Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 22/01/2010 @ 09:36:36, in Europa, visitato 1659 volte)

Segnalazione di Paolo Ciani

Budapest (Ungheria): "Zingari, europei senza patria". Un convegno all'Accademia della Scienze, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, raccoglie le voci solidali con il popolo rom

La Comunità di Sant’Egidio dell'Ungheria promuove un convegno dal titolo: “Zingari: europei senza patria”, il 22 gennaio, all’Accademia delle Scienze di Budapest.

L'iniziativa nasce dall'esigenza di reagire alla serie di attentati compiuti in Ungheria negli ultimi due anni contro gli zingari, esprimendo la vicinanza al dolore delle vittime, contro il pregiudizio e la violenza verbale e fisica, che feriscono tragicamente non solo i loro bersagli, ma anche i loro portatori e la società nel suo insieme.

La Comunità di Sant’Egidio ha inteso così raccogliere le voci solidali con la popolazione rom, e offrire le motivazioni per opporre alle derive antigitane una vera cultura dell’accoglienza e della dignità della persona, insieme a piste di integrazione.

Al convegno intervengono, tra gli altri: Péter Szőke, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Ungheria e funzionario del Ministero degli Affari Esteri; Katalin Katz, della Hebrew University, Jerusalem, esperta di prestigio internazionale dell’olocausto dei rom; Ceija Stojka, scrittrice rom di nazionalità austriaca, sopravvissuta all’olocausto; János Ladányi, dell'Università Corvinus di Budapest; mons. Marco Gnavi, della Comunità di Sant’Egidio; mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, responsabile della Conferenza episcopale ungherese per la pastorale degli zingari e una rom ungherese, madre e nonna di due zingari uccisi lo scorso anno a Tatárszentgyörgy.

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Di Fabrizio (del 22/01/2010 @ 09:30:43, in casa, visitato 1672 volte)

Segnalazione di Tommaso Vitale

Il villaggio rom a Coltano - Pisa - 14/gen/10
Dal sito della
Fondazione Michelucci:

Terminati i lavori del nuovo villaggio. Un’area residenziale attrezzata per 17 famiglie rom

Un'area residenziale - che sostituisce il fatiscente "campo nomadi" - voluta dal Comune di Pisa e sostenuta dalla Regione Toscana, per superare l'abitare inferiore e marginalizzante di una popolazione svantaggiata, stigmatizzata e ad economia debole.

Il progetto dell’area residenziale per famiglie rom a Coltano nasce all’interno di un piano di sistemazioni abitative “Le città sottili”, voluto dall’amministrazione comunale (con riferimento alla L.R. Toscana 2/2000) e rivolto ai gruppi rom presenti sul territorio con diversi insediamenti.
I riferimenti dell'intervento di superamento del vecchio campo (il cui progetto preliminare è stato realizzato dalla Fondazione Michelucci) trovano i loro presupposti nella particolare localizzazione dell’area di intervento (all’interno di un parco naturale) e nell’esigenza di dare una risposta concreta alla richiesta di un abitare non più precario e marginalizzante per una popolazione svantaggiata ad economia debole.
A fronte di una scelta localizzativa, che non presenta le condizioni più favorevoli che a favorire il difficile processo di inserimento urbano e sociale dei Rom (prossimità urbana, servizi territoriali, vicinanza di istituti scolastici, ecc.), l’attenzione è stata rivolta a ribaltare l’attuale situazione di “apartheid” geografico e sociale, pensando l’intervento come realizzazione di un borgo abitato nella campagna, in prossimità della via Aurelia, e di un complesso di abitazioni con servizi in relazione col parco.
In tal senso le scelte progettuali sono andate nella direzione di un progetto naturalisticamente integrato e rispettoso del territorio inteso come risorsa, rifacendosi nelle tipologie all’edilizia presente in maniera diffusa nell’area: la casa colonica a un piano a pianta generalmente quadrata con un corpo basso che si estende su di un lato e utilizzato in passato per l’attività agricola.
L’intervento prevede 17 unità abitative in muratura, aggregate in tre corpi di fabbrica in linea, distribuiti lungo un percorso pedonale che attraversa longitudinalmente il lotto; dal punto di vista costruttivo è stato previsto un sistema a muratura facilitata, ipotizzato per un intervento in autocostruzione, con elementi in polistirene espanso a riempimento in calcestruzzo, integrato a pannelli-cassero in materiale sintetico e cemento armato per i solai.
Nell’ottica di facilitare una vita di relazione aperta al proprio gruppo parentale allargato e un luogo dove i bambini e gli adolescenti possano trovare la piena sicurezza di una crescita non necessariamente penalizzante come quella dei classici campi, è stata realizzata una netta divisione fra la viabilità pedonale e carrabile, mentre gli alloggi hanno una fascia di pertinenza a verde in grado di garantire continuità fra interno ed esterno dell’alloggio.
I tre corpi di fabbrica si articolano intorno allo sviluppo di un modulo abitativo standard di 60,3 mq., che variando per disposizione e diminuzione dei locali crea un disegno d’insieme articolato che pure in una situazione di contiguità, garantisce un buon livello di privacy.
Nella definizione dell’alloggio tipo, le indicazioni progettuali - condivise anche con i futuri abitanti - hanno tenuto conto della particolare utenza sfruttando al massimo l’utilizzo delle superfici disponibili.
Nonostante il progetto sia stato pensato ipotizzando un intervento in autocostruzione, la realizzazione finale con il cantiere aperto ad aprile 2007 è stata affidata esternamente a seguito di appalto pubblico.
La base d'asta per la realizzazione del villaggio è stata di 920.000 euro.
Il cantiere con la realizzazione completa delle opere previste è stato consegnato all'Amministrazione comunale di Pisa il 9 dicembre 2009.

SCHEDA TECNICA
superficie coperta
tipo A = 60,3 mq.
tipo B = 45,9 mq. (sopraelevazione)
tipo A = 12 moduli = totale mq. 723,6
tipo B = 5 moduli = totale mq. 229,5 (sopraelevazione)
totale superficie coperta mq. 723,6
volume coperto
tipo A = 60,3 X 2,70 = mc. 162,81
tipo B = 45,9 X 2,70 = mc. 123,93
tipo A = 12 moduli = totale mc. 1953,72
tipo B = 5 moduli = totale mc. 619,65
totale tipo A + totale tipo B = mc. 2573,37
Progetto definitivo
Studio Tecnico Mugello (con la collaborazione della Fondazione Michelucci)
Progettazione: Geom. Stefano Zanieri
Progettazione e direzione dei lavori: Geom. Gianfranco Chiarelli
Progettazione strutturale: Ing. Paolo Collini
Le varie fasi progettuali che hanno portato alla realizzazione del progetto sono state attuate in collaborazione con gli uffici tecnici dell’ASL 5 (Ing. Stefano Bonechi)

MC

Allegati:


Dopo le polemiche seguite alla chiusura del progetto Città Sottili di Pisa, ho chiesto un parere informato ad Agostino Rota Martir, che i lettori di questo blog già conoscono, e che vive ed opera con i Rom di Coltano da molti anni. Ecco cosa m'ha scritto:

Caro Fabrizio, grazie dell'attenzione e la gentilezza di chiedere un mio parere, ecco ci tengo a sottolineare che è innanzitutto un mio parere, anche se nasce molto dal sentire dei Rom di Coltano e sono anche il frutto di tanti anni di ascolto, di pazienza, di delusioni e amarezze e prese in giro, di sotterfugi che contraddistingue il comune di Pisa, in primis i responsabili del progetto denominato "Città Sottili".
Non è ancora il momento di fare (almeno per me) una valutazione complessiva sul Progetto del Villaggio Rom di Coltano, cosa che penso di fare più avanti, farlo ora forse significa mettere a disagio... (per non dire altro) delle famiglie Rom: è anche per questo che voglio parlare solo a titolo personale.

Mi limito a rispondere-commentare i contenuti della pagina che ho scaricato dal link che mi hai mandato.

Partiamo dal titolo: "Autocostruzione": niente di più falso e fuorviante. Era nelle intenzioni iniziali quello di coinvolgere i Rom nell'autocostruzione, ma è sempre rimasto sulla carta, una semplice buona intenzione. E si è fatto veramente poco per coinvolgere i Rom in questo, anche perché gran parte dei Rom erano privi di un Regolare Permesso di Soggiorno: senza Soggiorno, niente Party!!
Quindi il villaggio è stato interamente costruito dalle ditte Italiane. Non è vero che è la costruzione è iniziata nel 2007!! I Rom stanno aspettando dal 2002 e i primi lavori sono incominciati (se ricordo bene) nel 2004.
Nella presentazione si parla di "coinvolgimento" dei Rom, anche questa è risultata una bella intenzione, posso dire che il comune ha creduto pochissimo coinvolgere i Rom, semplicemente ha dato la priorità ad Associazioni, "esperti" Rom, operatori, Cooperative che spesso hanno gestito con ambiguità la vita dei Rom: decidere al posto loro, pensare al loro futuro con schemi e visioni discutibili e anti-Rom. Spesso il coinvolgimento si limitava a chiedere ai Rom di ubbidire a promesse che venivano poi spesso disattese dai stessi responsabili del Progetto. Il Progetto ha di fatto diviso la comunità dei Rom, creando rivalità e sospetti tra gli stessi, e la cosa triste è il sospetto che spesso tutto questo rispondeva a tattiche che i responsabili operavano deliberatamente: "Dividi et impera". In nome dell'integrazione spesso vengono calpestati e silenziati i diritti dei Rom. Perché è più importante far vedere alla cittadinanza che i Rom sono sotto "controllo", e sbandierare quei risultati che vogliamo vedere...ma in questi lunghi anni le condizioni di vita sono forse migliorate? Si, è vero c'è a fianco un bel villaggio in muratura, tutto cintato, asciutto..mentre i Rom che vivono accanto da anni vivono allagati alla prima pioggia, le fogne che escono maleodoranti, e tante famiglie sono ancora senza servizi igienici, messi in attesa dal 2003 con la promessa di avere un alloggio, di pazientare, di collaborare... mentre ora il Comune fa sapere che deciderà una commissione (l'ennesima), tutta nuova, completamente inesperta e priva di memoria storica, che ancora una volta stabilisce nuovi criteri, arbitrari e discriminatori... perché la maggioranza delle famiglie sembra che verrà esclusa!

Altra grossa delusione (più corretto dire constatazione) è il ruolo della Fondazione Michelucci di Firenze. Sinceramente mi chiedo come una Istituzione così famosa e ricercata possa pensare che il Villaggio appena realizzato tenga conto dello stile di vita, ma sopratutto dell'abitare Rom. Sarebbe bene che la stessa Fondazione si pronunci in merito e risponda ad alcune domande precise: "Il Villaggio così com'è è adesso, è lo stesso progetto che la Fondazione ha presentato al comune quando le fu chiesto la consulenza?" Ritiene la Fondazione Michelucci che la realizzazione finale del Villaggio di Coltano è pensato e adatto per famiglie Rom?"
A me sembra che la Fondazione Michelucci si è mostrata attenta a rispettare la vocazione dell'area del Parco naturale di Coltano, cosa senz'altro lodevole e meritevole, ma pensare di superare la logica dei campi forse ci vuole ben altro, non basta certo sostituire una parola con "villaggio Rom" per far credere chissà quale novità, quando tutto il resto non fa altro che ripetere le stesse logiche dei campi...

Termino qui, pur avendo tante altre cose da dire, preferisco rimandarle ad un'altra occasione, scusami la poca chiarezza e un po' di imprecisione.
Ciao Ago

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Di Fabrizio (del 22/01/2010 @ 08:59:30, in Kumpanija, visitato 1494 volte)

Da TheatreRom

Una mattina mi sono svegliato di soprassalto per le urla, esco fuori dalla roulotte e vedo una scena meravigliosa. Due pantere dei carabinieri di zona, che ci conoscevano tutti, e un brigadiere che parlava con il vecchio Sefko, che era considerato l’uomo di fiducia di tutto il campo (se uno vuole far sapere in giro una cosa, basta raccontarla a Sefko e raccomandargli di non dirlo a nessuno: stai sicuro che nel giro di un’ora tutti gli zingari, carabinieri, polizia, pompieri e pure gli autisti dell’Atac sapranno che cosa è successo). Sento il brigadiere che gli fa delle domande:
Brigadiere: “di chi è tutta questa roba?”, indicando un barile, uno di quelli di gasolio che era strapieno di rame squagliato.

Sefko: “bambini”, e indicava due ragazzini di 4 -5 anni massimo.

Brigadiere: “ma che, mi stai prendendo per il culo, come cazzo loro possono portare due quintali e mezzo di rame squagliato?

Sefko: “ma che ne sanno bambini, signor brigadiere, quanto pesano due quintali e mezzo, sono solo bambini e ancora non vanno a scuola e non conoscono matematica.” Quando ho sentito la risposta di Sefko mi sono ammazzato di risate, ridevo cosi tanto che ho smesso ridere dentro la caserma, perché mi hanno portato per accertamenti dei documenti, che io regolarmente non avevo.

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Segnalazione del Centro Sociale SOS Fornace

[...] La giornata di ieri sarà ricordata per sempre come una delle pagine più vergognose vissute dalla nostra città nella sua storia recente. Dopo lo sgombero di settimana scorsa, che ha colpito un rom cieco e in dialisi, ieri un nucleo famigliare allargato composto da un uomo di 22 anni - cittadino italiano e metalmeccanico -, 4 donne e 10 bambini, tutti di etnia rom, si è visto strappare quel poco che aveva da un esercito di un centinaio di uomini in divisa che hanno così portato a compimento la "soluzione finale" prospettata dall'amministrazione razzista di Rho per la comunità rom, e cioè il progetto scientifico di un loro allontanamento dal territorio rhodense. La casa dove risiedeva il nucleo famigliare è stata sgomberata ed abbattuta dalle ruspe, e gli abitanti sbattuti su una strada.
Durante lo sgombero, in spregio ad ogni più elementare diritto umano, non è stato preposto dall'amministrazione rhodense alcun tipo di intervento di carattere "sociale" o...

Comunicato

Rho, 19 gennaio 2010.. A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata della Memoria, il Sindaco ciellino Zucchetti ha voluto festeggiare con uno sgombero il Porrajmos, lo sterminio nazista di Rom e Sinti. La Giunta razzista della città di Rho, dopo lo sgombero di settimana scorsa di un rom cieco e in dialisi, molto pericoloso per la sicurezza dei cittadini, questa mattina ha mandato un dispiegamento impressionante di Polizia Locale, Polizia di Stato e Carabinieri per sgomberare una decina di bambini e alcuni adulti che vivevano nella propria casa in via Magenta, abbattuta dalle ruspe.

Nonostante Zucchetti abbia fatto proprio lo slogan di Expo 2015, “Nutrire il Pianeta”, la solidarietà e l’umanità non abitano a palazzo Visconti, soprattutto quando si avvicina la campagna elettorale delle regionali e, per nascondere la servitù degli amministratori leghisti e ciellini alla Fiera e ai palazzinari, che loro rappresentano contro gli interessi della città, si tenta di puntare il dito ancora una volta contro i rom, come facevano i nazisti, indicandoli come capro espiatorio di tutti i mali della città.

Dopo avergli confiscato i terreni che avevano acquistato regolarmente da italiani, dopo avere incassato diverse rate del condono per alcune migliaia di euro per poi dichiararlo illegittimo, ora il Sindaco, appena uscito da Messa, gli ha fatto abbattere la casa, interrompendo così di fatto l’iter scolastico dei bambini e mettendo a rischio la posizione lavorativa dell’unico uomo della famiglia, tra l’altro cittadino italiano.

Tutti gli sgomberi di Rom che stanno avvenendo a Rho negli ultimi mesi sono finalizzati anche a liberare terreni che con il Pgt cambieranno destinazione d’uso, essendo inseriti in aree di trasformazione che da agricole diventeranno edificabili. Così nella città vetrina di Expo i razzisti e gli speculatori viaggiano a braccetto, compiendo l’ennesimo atto disumano.

Alcuni esponenti del centro sociale Fornace, tenuti a distanza dalla Polizia, hanno assistito alle operazioni di sgombero testimoniando alle persone vittime di questa ingiustizia, la propria solidarietà. Nei prossimi giorni ci saranno a Rho iniziative di protesta.

sosfornace@inventati.org
www.sosfornace.org

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Di Fabrizio (del 21/01/2010 @ 09:35:27, in blog, visitato 1423 volte)

Da Hungarian_Roma

The Morning Star Oriel Myrddin, Carmarthen - 15 gennaio 2010 - by Len Phelan

Abitazione in una caverna, una delle molte immagini presentate nella mostra del Galles del Sud

Una delle conseguenze maligne del collasso del socialismo nell'Europa orientale, è stato il trattamento del popolo rom.

 Marginalizzati ed abusati per generazioni, sono anche crescentemente sotto attacco negli stati dell'Europa centrale.

E in Italia il regime di Berlusconi chiude un occhio, se non incita, i pogrom contro la popolazione rom che con altri gruppi di migranti sono un capro espiatorio per i mal di pancia di uno stato quasi-fascista.

Molte delle immagini dei media sui Rom sono sensazionalizzate, tuttavia ancora provocano pietà e rabbia per il loro trattamento disumano.

Ma l'esposizione di Tina Carr e Anne-Marie Schone rivela sottilmente un'altra sfaccettatura della realtà che è largamente sconosciuta.

Sponsorizzate dal Consiglio delle Arti, le due hanno passato un lungo periodo fotografando i Rom in Ungheria, alcuni dei quali hanno resistito a violenti reinsediamenti.

Le fotografie sono un salutare antidoto all'usuale trattamento di quei soggetti, con un linguaggio figurato, intimo, rispettoso ed empatico, soffuse con la luce, i colori e le decorazioni di una ricca cultura.

Molti Rom vivono in appartamenti comuni di cemento, senza acqua corrente, elettricità o riscaldamento centrale.

Ma ciò che queste fotografe rivelano è un popolo il cui senso d'identità - si può osare dire ottimismo - trascende il loro ambiente spesso colpito dalla povertà.

Questo fuoco ispiratore è un marchio di fabbrica delle due artiste, il cui ultimo progetto è stato uno studio criticamente applaudito su un'altra comunità estraniata - le generazioni "post-carbone" nel Galles del sud.

Colpisce in questa esposizione anche la gamma delle situazioni, dagli appartamenti decorati di Budapest ad una remota comunità troglodita.

Anche se sradicati questi soggetti possono apparire in ambienti urbani o naturali, col titolo dell'esposizione che collega il folklore dei Rom alle loro origini nomadi, è ciò che fornisce un punto di vista che supera quello del reportage puramente pittoresco.

Queste interessanti immagini fanno molto nel contrastare i preconcetti negativi sui Rom nell'evidenziare il loro tenace legame di un'identità da cui, culturalmente, tutti noi possiamo trarre beneficio.

E contrastano i tentativi razzisti di demonizzare un popolo le cui origini sono "europee" come quelle di qualsiasi altro.

Per apprezzare pienamente queste foto di grande formato, è necessaria una visita alla galleria.

Ma potete anche vederle online ed ottenere alcune affascinanti informazioni sui retroscena del progetto visitando www.oncewewerebirds.blogspot.com

Until February at Oriel Myrddin, Carmarthen. (01267) 222-775.

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Di Fabrizio (del 21/01/2010 @ 09:33:47, in Europa, visitato 1591 volte)

Da British_Roma (vedi anche QUI)

By Brian Lovett

13/01/2010 - Una strategia di relazioni comunitarie che affronti il razzismo nell'area del Village è [stata lanciata] dal sindaco onorario a Belfast venerdì 15 gennaio.

Il progetto di alcuni gruppi locali nacque inizialmente in risposta agli attacchi razzisti dell'anno scorso contro Rom e Polacchi, durante i quali alcuni Rom furono forzati a fuggire dalle loro case.

La strategia, coordinata dal Greater Village Regeneration Trust (GVRT) e dal Village Focus Group, sottolinea un impegno allo sviluppo di relazioni comunitarie nell'area per i prossimi tre anni.

Lo scopo è sviluppare una strategia che renda il Village "un posto più armonioso dove vivere" e "disinnescare le tensioni razziste e prevenire ulteriori attacchi/intimidazioni".

La strategia è stata sviluppata attraverso un processo consultivo che ha coinvolto un'indagine della comunità per campionare le opinioni e vasta consultazione con i soggetti chiave.

Paula Bradshaw, direttrice di GVRT, ha detto che il gruppo ha iniziato a lavorare nello sviluppare lo schema, sin da quando gli attacchi hanno avuto luogo.

"La ragione per cui siamo arrivati ad una strategia formulata è perché abbiamo capito che c'era una sfida enorme," ha detto. "Detto questo, crediamo che quanti esprimeranno punti di vista razzisti nel Village saranno sempre meno in futuro. Ma avevamo bisogno di una robusta strategia per affrontare questi temi."

[...] GVRT avrà l'appoggio della Northern Ireland Housing Executive attraverso il programma del Vicinato Condiviso.

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Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:50:15, in Italia, visitato 1564 volte)

Li, 19 Gennaio 2010 - Comunicato Federazione romanì

Sabato 16 gennaio a n. 129 persone rom abitanti nel campo di Via di salone è stato notificato il trasferimento al C.A.R.A. (Centro di accoglienza richiedenti asilo) della protezione civile ed attualmente gestito dalla Croce rossa Italiana.

Mancava la Croce rossa! … ed è arrivata.

Lunedì mattina 60 persone rom del campo di via di Salone sono stati costretti ad accettare il trasferimento al CARA e sottoscritto un accordo, mentre oggi diverse famiglie rom della ex Jugoslavia del campo di Casilino 900 sono state trasferite al campo di Salone. Le famiglie rom Macedoni e Kosovari restano al campo di Casilino 900.

Il solito "travaso" romano che da diversi anni si realizza a Roma per volontà della politica, di qualsiasi colore, e con la complicità di tanti.

La Federazione romanì, con l’aderente ass. Romà onlus e la collaborazione dell’organizzazione europea ERRC è presente a Roma nei campi di Casilino 900 e Salone per sostenere le famiglie rom, per raccogliere informazioni, per controllare il rispetto dei diritti, per denunciare alle istituzioni preposte le violazioni.

La Federazione romanì nel sottolineare ancora una volta la NON CONDIVISIONE delle politiche adottate dal Comune e dal Commissario per l'emergenza rom di Roma verso la popolazione romanì, denuncia l’utilizzo strumentale della partecipazione attiva rom per fare propaganda politica e per perseguire interessi.

Se quando accaduto in questi giorni è il metodo per mettere in atto il piano nomadi a Roma temiamo una forte crescita del disagio che si riverserà sulla quotidianità di tutti i cittadini, rom e sinti compresi.

La Federazione romanì fa appello a Rom e Sinti di Roma ed agli amici del popolo rom di essere co-promotori della prossima iniziativa pubblica in corso di definizione, inviando email a: federazioneromani@libero.it

Nazzareno Guarnieri - Presidente Federazione romanì

Sede legale e segreteria: Via Altavilla Irpina n. 34 - 00177 Roma
Codice fiscale 97322590585 – Email: federazioneromani@libero.it
Tel. 0664829795 – fax 0664829795 Web: http://federazioneromani.wordpress.com
Presidenza 3277393570 - Coordinamento 3331486005 - Segreteria 3483915709

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Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:37:10, in Italia, visitato 1526 volte)

VENERDI' 29 GENNAIO ORE 20.30

Presso l'Area Fenderl (Vittorio centro-dietro la stazione ferroviaria)

L'ANPI di Vittorio Veneto in ricorrenza della Giornata della Memoria organizza una serata su: TUTTI I COLORI DELL'OLOCAUSTO

Nei lager i prigionieri erano “classificati” attraverso dei triangoli colorati. Il colore qualificava, negando l’identità ed il percorso esistenziale della persona, la tipologia dei deportati. Così il rosso identificava gli oppositori del regime (politici/partigiani), il verde i criminali comuni, il nero gli “asociali” (gruppo dai contorni indefiniti che comprendeva prostitute, senza fissa dimora, lesbiche, profughi), il blu gli immigrati, gli apolidi e i combattenti della Spagna Repubblicana, il viola i Testimoni di Geova e altri gruppi religiosi (fatta eccezione per i sacerdoti polacchi), il marrone gli zingari (Rom e Sinti), il rosa gli omosessuali. La stella gialla composta da due triangoli contrapposti indicava gli ebrei. In questo caso il triangolo sottostante era sempre giallo, mentre quello superiore poteva essere anche di un altro colore corrispondente alla classificazioni precedentemente elencate.
Questo incontro è un'occasione per conoscere le persone che furono perseguitate durante la dittatura nazista e fascista. Saranno rappresentate le componenti etniche, religiose e sociali che il totalitarismo nazifascista perseguitava. A testimonianze sul passato e considerazioni sul nostro presente si accompagnerà un’introduzione e un inquadramento storico da parte di Daniele Ceschin, il quale porrà particolare attenzione alla situazione locale.

Partecipano:

Eliseo Moro
Partigiano del battaglione Bixio, catturato nel gennaio 1945 e deportato nel lager di Dachau. Presidente dell’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (Aned) Sezione di Pordenone

Alessandro Zan
Presidente regionale Arcigay Veneto

Loris Levak
Presidente dell’Associazione Rom Kalderash, figlio di Mirko Levak, ex deportato sopravissuto ad Auschwitz

Daniele Ceschin
Storico, membro del Comitato Direttivo dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana

Contatti:
anpivittorioveneto@gmail.com
328 8935643
347 1024232 (dopo le 19)

VISITATE I SITI:
www.anpi.it
www.anpitreviso.it

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Di Fabrizio (del 20/01/2010 @ 09:29:32, in Europa, visitato 1492 volte)

Da Romanian_Roma (per ulteriori informazioni, cercare nel blog Guardia Ungherese o Magyar Garda)

[...]

Nell'agosto 2009 Gabor Vona, il presidente del partito ungherese ultra-nazionalista JOBBIK, prese parte ad un campo giovanile organizzato dalla Gioventù Ungherese in Transilvania. La partecipazione di un estremista ungherese ad un evento organizzato in Romania è stata trattata con indifferenza dalle autorità rumene. Allora MCA espresse preoccupazione su questa apparizione ed il suo futuro impatto, ma non si fece niente, né da parte delle autorità, né da parte dell'UDMR, il partito rappresentante la minoranza ungherese di Romania, partito che partecipa al governo appena formato.

Il 12 gennaio 2010, il giornale "Adevarul" informava i lettori sul "Plutonul Secuiesc", una divisione del battaglione "Wass Albert", parte della "Guardia Ungherese", gruppo paramilitare estremista che ha esteso la sua attività in Romania.

La procedura di reclutamento del "Plutonul Secuiesc", come presentato da "Adevarul", include elementi che indicano chiaramente la natura paramilitare di questo gruppo che si sta sviluppando in Romania: domande come "hai servito nell'esercito?", "pratichi sport estremi?", "qual è il tuo grado militare e in quale corpo hai militato?", fanno parte del questionario che i richiedenti devono compilare.

In conclusione. un nuovo soggetto si è aggiunto ai gruppi esistenti estremisti, nazionalisti, anti-democratici in Romania. Questo è un gruppo controllato e formato da un'entità politica straniera, un gruppo che in Ungheria è stato dichiarato illegale. Facciamo appello alle autorità rumene di agire rapidamente e con decisione nel prendere tutte le misure necessarie a bloccare il trasferimento di attività illegali, razziste, ultra-nazionaliste sul suolo rumeno.

Maximillian Marco KATZ and Alexandru Florian
The Center for Monitoring and Combating AntiSemitism in Romania (MCA)

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Di Fabrizio (del 19/01/2010 @ 11:12:27, in Italia, visitato 1885 volte)

Sempre sulla situazione del campo di via Salone a Roma, Eugenio Viceconte segnala un suo video di poco tempo fa

 Alla conferenza della Federazione Romanì il rappresentante del campo di via Salone chiede aiuto alla federazione preoccupato per la situazione di molti della comunità che si trovano senza documenti di soggiorno. E' il problema che 3 mesi dopo si sta proponendo con i rom che vengono mandati al CARA di Castelnuovo di Porto


Rassegna da NoBlogo:

Anna Pizzo - Sulla situazione del trasferimento al CARA dei Rom del campo di Salone Jan. 18th, 2010 at 4:17 PM
“Vorrei sapere per quale ragione è stato deciso di trasferire una parte dei rom di via Salone presso il Cara di Castelnuovo di Porto che non è un luogo adatto ad ospitare intere famiglie rom, per la maggior parte nate e cresciute in Italia, ma è un centro provvisorio per rifugiati richiedenti asilo”.

Da tusciaweb.

Sono le stesse perplessità espresse ieri notte da questo blog.

Anna Pizzo ci mette il cuore nel suo essere consigliere regionale.

Questa mattina era al Campo di Salone, e tra le altre cose ha messo l'accento su:
- continuità scolastica dei bambini che frequentano le scuole del territorio e che verranno invece trasferiti lontano dai propri istituti scolastici (ci sono circa 50 km tra Castelnuovo di Porto e la zona della Rustica dove è il Campo di Salone)
- la durata, ad oggi sconosciuta, della deportazione in un luogo inadeguato
- il rischio di disgregazione dei nuclei familiari dovuto alla permanenza in un luogo, il CARA, che non è in grado di garantire una vita normale e regolare alle famiglie con bambini.


Il gioco dei bussolotti ... Jan. 18th, 2010 at 7:46 PM
Forse nelle vecchie fiere qualche zingaro dalla mano veloce c'avrà provato a far fessi i gagé gonzi con il gioco delle tre carte, con le tre tavolette o con i bussolotti. Un peccato veniale.

Questa volta a Roma il banco del gioco dei bussolotti lo tengono il Sindaco Alemanno ed il prefetto Pecoraro che gestisce la perpetua emergenza nomadi.

Con il valido aiuto della Croce Rossa, tra una baracca, un container ed una camerata in un CARA cercano di far sparire lo "Zingaro" sotto gli occhi di tutti.

Dopo mesi di promesse e di assicurazioni, di fasulli riconoscimenti delle rappresentanze dei campi, comincia il vorticoso giro di spostamenti tra i campi.

Questa mattina si è cominciato al Campo di Salone, che sta poco oltre il raccordo zona La Rustica.

130 persone che senza nessuna logica vengono inviate a Castelnuovo di Porto in una struttura classificata come CARA ed a cui viene appiccicata l'incongrua definizione di "richiedenti asilo".

La logica dello spostamento al CARA non è chiara.

Perché mai mandare interi nuclei familiari, sloggiandoli dal container che occupano da anni, in una camerata lurida di un CARA per sbrigare una situazione anagrafica ormai pluri decennale?

Il racconto della mattinata lo fa molto bene Enza Forceri. - "Via di Salone, dai nomadi no al trasferimento: “Via da qui solo morti”.

Le dichiarazioni di Marco Squicciarini della Croce Rossa lasciano più che perplessi, cito dall'articolo di E. Forceri:

“La decisione è stata presa da Comune e Prefettura e ha riguardato le persone che non avevano documenti in regola e avevano fatto richiesta d'asilo - ha spiegato Marco Squicciarini, coordinatore per l'emergenza rom della Croce rossa Italiana - Il prefetto si è anche impegnato a chiudere l'istruttoria per le loro richieste in 15 giorni invece dei due mesi necessari. Questo per tranquillizzare i rom che stamani non volevano partire”.
....
“Qualcuno ha deciso di andarsene - ha continuato Squicciarini - comunque alla fine dell'esame delle richieste, chi ha diritto tornerà nella sua casetta di Salone. Proprio per fugare i loro dubbi, abbiamo lasciato loro le chiavi e dal Cara potranno venire ogni giorno a controllare che tutto sia a posto. È prevista soltanto una disinfestazione interna alle casette”.
La gente di via di Salone ha paura che questa operazione si risolva in una ingiusta espulsione verso paesi, che neanche più conoscono. Speriamo che non sia vero e questa storia della "richiesta d'asilo" si risolva finalmente nei documenti di soggiorno di cui hanno bisogno.

La testimonianza di questa paura la trovate già nelle parole del rappresentante del campo alla conferenza della Federazione Romanì che si è tenuta Roma il 30 ottobre scorso.

E dal racconto di Enza Forceri, e da voci raccolte da amici al Casilino 900, è chiaro che il gioco dei bussolotti rischia anche di diventare una lotta al massacro tra disperati.

La gente di Via Salone va via dal container senza un motivo credibile e con la pura di vedersi scalzata dalle persone del Casilino 900.

Quelli del Casilino 900, che domani cominceranno a muoversi per via Salone, hanno il fondato timore di trovarsi nella situazione di dover affrontare l'ostilità da parte dei vecchi residenti.

Al Casilino la comunità ha indetto un assemblea per giovedì.
Riporto dal gruppo del Casilino 900 questo appello del portavoce del campo:
... oggi siamo nella emergenza di un trasferimento del campo del Casilino 900
chiedo una assemblea generale delle associazioni , cittadini, comitati di quartieri, professori universitari, giornalisti e di tutti coloro che ci conoscono o abbiano la voglia di conoscerci
che si terrà giovedì ore 15 nel piazzale FIGLI DI UN STESSO PADRE
siete tutti invitati

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