"Cosa significa per te scuola speciale?" "Scuola speciale è la scuola
zingara." (Bambina rom di 12 anni, allieva della scuola elementare speciale di
Pavlovce nad Uhom)
Ogni bambino ha diritto all'istruzione senza discriminazione. In Slovacchia, un
gran numero di bambini rom vede negato questo diritto.
La maggior parte è obbligata a frequentare "scuole speciali" o classi per
bambini con disabilità mentali, o viene segregata in scuole o classi ordinarie
per soli rom, dove studiano un programma ridotto in un isolamento virtuale dagli
altri alunni. Studi indipendenti stimano che circa l'80% dei bambini che
frequentano le scuole speciali della Slovacchia sono rom.
Le scuole speciali destinate a bambini con disabilità mentali forniscono ai
bambini rom programmi di qualità inferiore e ridotti. Esiste uno scarto di
quattro anni tra i programmi delle scuole primarie speciali e ordinarie, ciò
significa che i bambini di dieci anni nelle scuole primarie speciali apprendono
un'alfabetizzazione di base.
"Nella settima classe della scuola speciale ho imparato le stesse cose che
avevo imparato nella scuola ordinaria" (Ragazzo rom di 14 anni, che si è scoperto essere collocato erroneamente in
una scuola speciale).
Una scuola speciale di Pavlovce nad Uhom è una delle scuole segregate di fatto
in Slovacchia dove il 99,5 % dei circa 190 alunni sono bambini rom. Secondo una
ricerca di Amnesty International, questa non è un'eccezione. L'Organizzazione
teme che il modo in cui sono condotti gli accertamenti e i criteri utilizzati
per collocare un bambino in una scuola speciale possano equivalere a una
discriminazione, poiché, di fatto, non tengono conto delle differenze culturali
e linguistiche.
Amnesty International ritiene che in Slovacchia migliaia di bambini rom siano
collocati erroneamente in scuole speciali o segregati in scuole per soli rom.
Il fallimento del governo slovacco nel fornire un'istruzione adeguata a tutti i
bambini rom compromette il loro futuro nel campo dell'istruzione e nelle
prospettive lavorative e aumenta la marginalizzazione e la povertà delle persone
di etnia rom.
Amnesty International sollecita il governo slovacco a porre fine alla
discriminazione razziale nell'istruzione e ad affrontare le gravi violazioni del
diritto all'istruzione per i bambini rom.
Guarda il
video sui bambini rom in Slovacchia (in inglese)
Dušan Čaplovič
Deputy Prime Minister for Human Rights and Minorities
Sekcia ľudských práv a menšín, Úrad vlády Slovenskej republiky
Nám. slobody 1
813 70 Bratislava
Slovakia
Fax: +421 2 52 491 647
Email:podpredseda@vlada.gov.sk
Egregio Vice primo ministro,
Le scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione circa l'alto numero di
bambini di etnia rom segregati in scuole e classi speciali in Slovacchia.
Secondo la nuova Legge sulla scuola, la discriminazione nell'istruzione,
particolarmente la segregazione, è illegale. Tuttavia, nessuna misura è stata
ancora presa per assicurare che questa proibizione sia attuata nella pratica. La
esortiamo, quindi, a rivedere il mandato del Centro nazionale slovacco per i
diritti umani al fine di assicurare che si conformi agli standard degli altri
organismi sui diritti umani che monitorano la legge anti-discriminazione e la
sua attuazione. Il Centro dovrebbe avere l'autorità avviare indagini proprie, di
indagare sulle denunce individuali e raccomandare soluzioni; di monitorare e
sanzionare la segregazione.
La sollecitiamo, inoltre, a raccogliere in modo sistematico i dati, disaggregati
in base al genere e all'etnia, importanti per poter monitorare la portata della
segregazione e riuscire ad eliminarla.
Inoltre, La esortiamo a definire la categoria degli studenti di provenienza da
ambienti socialmente svantaggiati, termine comunemente usato per i bambini rom,
in modo che si possano distinguere dagli studenti con disabilità mentali. Nessun
bambino senza una reale disabilità mentale provata dovrà mai più essere
collocato in una scuola speciale.
Le ricordiamo, infine, che la scuola elementare speciale nella cittadina di
Pavlovce nad Uhom resta una scuola segregata per soli rom; molti bambini di
etnia rom vi sono stati collocati erroneamente e si vedono negare un'istruzione
di qualità. Siamo a conoscenza del fatto che questo caso è giunto all'attenzione
del governo slovacco, la sollecitiamo, dunque, a cogliere questa opportunità e
ad assicurare che il nuovo anno scolastico metta fine all'istruzione segregata
per i bambini rom di Pavlovce nad Uhom.
Lunedì 25 maggio 2009 ore 11.30 presso il Naga in
via Zamenhof 7a
"Ordinanza storica del TAR di Milano sui sinti italiani di Gambolò: accolto il
ricorso presentato dal Naga e sospeso lo sgombero coattivo. Le differenze sono
una ricchezza culturale da tutelare, non da tollerare."
Intervengono:
Pietro Massarotto avvocato e presidente del Naga
Franco Ovara Bianchi cittadino italiano di origine sinti, residente in Gambolò
"Che tu possa essere sano e fortunato" è il saluto che sinti, rom, gitani si
scambiano ad ogni incontro. Ed è lo stesso saluto che ha aperto, alla facoltà di
lettere di Palermo, la presentazione di "Yek dui trin..Rou(t)e", il libro che
raccoglie racconti, esperienze e progetti con il popolo Rom di Palermo. Cinque
anni di incontri, di timori superati, di battaglie,o difficili da racchiudere in
130 pagine. Sfogliandole però si entra in uno spaccato di vita e si varca la
soglia del pregiudizio e del luogo comune per entrare nella cruda esistenza di
una comunità che giorno dopo giorno prova a difendere identità e radici e cerca
una cittadinanza negata nonostante 20 e più anni di residenza. "Venite a dormire
nel nostro campo per due o tre giorni per conoscerci" è l’invito
provocatorio di Hasan Salihi, musicista rom kossovaro, rappresentante della
comunità di Palermo. "Trovereste tante sorprese ma vi imbattereste anche con i
nostri nemici: i topi, le fogne a cielo aperto, l’assenza totale di servizi".
La parola residente, cittadino suona strana e sembra quasi il tradimento di
quella che comunemente è considerata la vocazione di questo popolo:il nomadismo.
"Anche questo è un pregiudizio duro a morire" spiega Alexian Santino
Spinelli, docente di cultura rumena all’università di Chieti, poeta e musicista
rom( in foto). "In realtà il popolo romanì è una nazione senza territorio, ma in Italia
ben il 70% dei rom vi risiede stabilmente". Il professore fa un excursus storico
delle vicende del suo popolo e racconta la fuga dall’India, le persecuzioni
sotto il nazismo, il loro sterminio sotto l’indifferenza di tutti. "Quale è
stata la nostra arma di difesa? Una mano tesa che chiede insistentemente. Chiede
l’elemosina per sopravvivere, ma chiede anche una sicurezza, domanda una patria
e una dignità negata". Le parole cadono come macigni nell’aula magna di lettere,
dove alcuni operatori sociali denunciano l’assenza delle istituzioni e
l’utilizzo improprio delle risorse che la comunità europea ogni anno destina ai
campi nomadi. "Solo per Roma vengono assegnati due milioni di euro ogni anno: ho
chiesto case per la mia gente e anche per i romani, ma nessuna risposta è mai
arrivata, ci si disperde in mille progetti che non risolvono i nostri problemi".
"In realtà manca il coraggio di passare da una società multietnica ad una
comunità interculturale dove i rom non sono mediatori, ma rappresentanti di un
popolo e protagonisti del loro presente", conclude Nazzareno Guarnieri, rom
abruzzese, presidente della Federazione italiana rom e sinti. A Palermo in
questi cinque anni si è molto investito in questa direzione, dai tornei
sportivi, ai laboratori di conoscenza, alla lotta alla dispersione scolastica,
ma molto resta da fare per sollevare questo velo che inevitabilmente separa la
città dal campo.
Manca il coraggio di mettersi in cammino al fianco di questo popolo e forse la
presentazione di questo libro prova a tracciare un sentiero comune percorribile
da tutti: rom e palermitani insieme, provando ad essere per una volta tutti
"figli del vento", come cantava De Andrè.
Gli "Zigani" ritrovano pezzi di memoria
Swissinfo.ch par Isabelle Eichenberger
Passaporto svizzero di Thedo ed Anna B. annullato nel 1931
e mai rinnovato (Archivi federali svizzeri)
La Svizzera non è mai stata tenera con la "sua" gens du voyage e s'è
superata durante la II Guerra per liquidare il problema degli Zigani che
scappavano dallo sterminio nazista. Un libro infine chiarisce questa zona
d'ombra della politica dei rifugiati.
Primo caso illustrato: l'attuale presidente dell'associazione yéniche di
Svizzera, Robert Huber, è stato internato nel penitenziario di Bellechasse a 17
anni, in mezzo ai criminali, giusto perché faceva parte di questa minoranza di
"asociali".
Secondo caso: Anton Reinhard, giovane Sinto tedesco rifugiato in Svizzera,
espulso nel 1944 verso la Germania, dove fu ucciso nel 1945.
"Perseguitati già sotto l'Ancien Régime, gli Yénich e gli altri
"Zigani" hanno sofferto molto nel XX secolo. Con l'arrivo del nazismo, la
discriminazione s'è mutata in persecuzione". Thomas Huonker è uno dei migliori
specialisti della gens du voyage in questo paese.
Assieme a Regula Ludi, ha scritto "Roms, Sintis et Yéniches – La 'politique
tsigane' suisse à l'époque du national-socialisme", per la Commissione
indipendente di esperti "Svizzera - II Guerra mondiale" (CIE).
Alla pubblicazione del rapporto finale nel 2002, la CIE aveva
rinunciato a tradurre i suoi studi in francese ed italiano. Ora è cosa fatta
grazie alle Edizioni Pace Deux.
Fonti rare
Le pubblicazioni su questa popolazione sono rare come le fonti ufficiali,
perché gli "Zigani" hanno una tradizione orale ed erano registrati solamente sui
registri della polizia (che sono segreti). Questo statuto giuridico particolare
fa sì che gli storici lavorano soprattutto con le testimonianze. Inoltre, le
famiglie spesso sono state separate e le tradizioni familiari perdute. Bisogna
quindi rendere omaggio alla pazienza dei due storici.
A differenza dei Rom e dei Sinti di origine indiana, gli Yénich sono una
minoranza autoctona dalla notte dei tempi e si stima che il 10% sia ancora
nomade. "Sono cittadini svizzeri dal 1851, ma sono rimasti una sospetta" spiega
Thomas Huonker. E poi "dal 1926 c'è stata quell'azione Enfants de la Route de
Pro Juventute per neutralizzare gli Yénich e sterilizzarli, separare le
famiglie ed affidare i bambini a famiglie o case d'accoglienza".
Thomas Huonker, storico e specialista degli Yénich
(swissinfo)
"Razze straniere"
Quanto ai Sinti e ai Rom, sono stati ugualmente sospetti ed indesiderabili.
"Sono stati sistematicamente cacciati dalla Svizzera, tranne tra il 1848 e il
1888," prosegue lo storico. "Dal 1906, la frontiera per loro si è chiusa e non
avevano il diritto di viaggiare in treno. Le autorità non volevano questo gruppo
culturale nel paese. Questa terribile tradizione è durata sino al 1972 e non si
è interrotta neanche durante l'Olocausto."
Questa gente è stata assimilata alle "razze straniere" della dottrina ariana
dei nazisti. Le autorità svizzere erano informate delle persecuzioni, ma non
hanno lo stesso accordato l'asilo alla gens du voyage. Hanno continuato
ad espellerle e sterilizzarle.
"Erano sottoposti ad una procedura di registrazione," prosegue Thomas Huonker.
"Gli uomini erano internati per mesi nei penitenziari (a Witzwil, Bellechasse,
ecc.) o in clinica psichiatrica e la loro famiglia nelle case dell'Armée du Salut
o della Caritas. Li si riuniva solo per espellerli."
Un'antica maledizione
Perché questo accanimento? Per Thomas Huonker, è il problema classico delle
minoranze, un'antica maledizione, come quella degli ebrei o degli indigeni nei
paesi colonizzati. "Una volta rinchiusi nello stereotipo della minoranza senza
voce, è molto difficile uscirne perché i pregiudizi persistono, la maggioranza
insiste nel trattarli da stranieri." Questi meccanismi sociologici perseguitano
la gens du voyage.
Le cose hanno cominciato a cambiare negli anni '70, dopo la denuncia dello
scandalo di Enfants de la route. Ma è occorso tempo. Solo nel 1987 il presidente
della Confederazione, Alfons Egli, ha presentato scuse ufficiali alla gens du voyage.
Adesso resta loro da ritrovare il loro passato sparpagliato ai quattro venti.
"Gli Yénich hanno domandato ricerche ufficiali dal 1975. Si sono dovuti
attendere vent'anni perché cominciassero. In effetti ci sono state resistenze ad
aprire gli archivi, soprattutto da parte della Pro Juventute, delle
polizie cantonali e delle istituzioni psichiatriche", racconta lo storico.
Lo yénich è stato riconosciuto come una lingua nazionale ma, politicamente,
questa minoranza è assente dal paesaggio. "Provano a fare parlare di loro per
difendere la loro perpetua ricerca di terreni d'accampamento (vedi
QUI ndr), ma non sono rappresentati nelle istanze politiche, come gli
Uranais o gli Appenzellois. Ce ne sono uno o due nei Grigioni che
hanno responsabilità comunali, ma si definiscono come grisoni, non come yéniche",
spiega ancora Thomas Huonker.
ROMA (21 maggio) - È stato arrestato dagli agenti della polizia municipale lo
zingaro Sinti, di origine italiana, Pietro Setrow, di 38 anni, che stamani, nel
tentativo di opporsi alla demolizione della villa abusiva in costruzione a
Fontana Candida e di proprietà della sua famiglia, ha minacciato di suicidarsi.
Per bloccare l'uomo dal portare a termine gesti estremi, uno degli agenti
diretti dal comandante Antonio Di Maggio, è rimasto ferito. L'uomo dovrà
rispondere di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale.
«Hanno colpito noi perché siamo zingari. Qui tutti hanno costruito in modo
abusivo, tutti hanno pagato qualcuno, anche chi oggi è qui ad abbattere la
nostra casa, anche i vigili urbani, perché non vedesse. Non abbiamo più pagato e
ci hanno colpiti». È lo sfogo di uno dei componenti la numerosa famiglia di
sinti italiani. La villa abbattuta avrebbe dovuto «ospitare una trentina di
persone del clan». Gli zingari hanno spiegato di avere comprato il terreno in
quella zona «perchè ci avevano detto che si poteva costruire abusivamente e,
infatti, tutti sono abusivi».
La villa di circa 300 metri quadrati e del valore di circa 900 mila euro, era
già stata sequestrata tre volte. L'edificio era stato poi dissequestrato per
l'abbattimento alcuni giorni fa dal pm Assunta Cocomello della procura di Roma.
Un progetto "sponsorizzato" da
UPRE ROMA è una scuola di teatro. Il testo che segue è di Dijana Pavlovic
UPRE ROMA, in italiano ALZATEVI ROM, come dice il nome stesso, è un occasione
per i Rom e per i Sinti di alzare la testa raccontando se stessi, la propria
cultura e la propria realtà senza tabù, i propri valori e i disagi di un
inserimento sociale mancato, ma anche le proprie chiusure e la propria divisione
in due, tra il loro mondo di esclusione e il mondo dei gage, al quale
partecipano soltanto attraverso la televisione, e molto spesso attraverso il
peggio che la televisione può offrire alla società. Per questo la modalità
scelta è proprio quella teatrale, che assomiglia al luccichio e al meccanismo
delle trasmissioni televisive e avvicina il sogno dei giovani, non solo rom,
di essere protagonisti di "Amici" di Maria De Filippi, ma allo stesso tempo non
propone quel mondo, ma un mondo sincero di sentimenti veri e profondi, ed è una
vera occasione di espressione artistica. Quella espressione artistica che è
necessaria per poter dialogare tra culture diverse, conoscersi non solo
attraverso dati, cronaca nera e luoghi comuni, ma scambiare una parte della
propria esperienza e della propria anima – capirsi. Il teatro può diventare la
messa in scena dei propri vissuti, all'interno di un gruppo, con il supporto di
alcuni principi di presenza scenica derivati dall'arte dell'attore e rendere
armonico il rapporto tra corpo, voce, mente nella relazione con l'altro, gli
altri, sé stesso e la propria creatività interpretativa.
A tutto questo si aggiunge un valore simbolico: quello di ritornare alle proprie
origini e la cultura dello spettacolo viaggiante, dei circhi e di arte di
strada, per poi fare uno salto di qualità e trasformarlo in un potente mezzo di
comunicazione.
Oltre che promuovere la cultura rom, con questo progetto si vuole realizzare uno
strumento di comunicazione e di dialogo, dare uno spazio e la possibilità di
esprimersi ai giovani rom, e infine riuscire a creare una compagnia teatrale con
vita autonoma in grado di offrire anche i mezzi di sostegno per chi vi
partecipa. Per questo sono previste paghe e rimborsi spese per i frequentatori
del corso, come motivazione per arrivare alla fine del progetto e per legare una
passione a una prospettiva di una possibile vita professionale.
Il progetto consiste in tre parti:
* la selezione di adolescenti e giovani a partire da 14 anni attraverso un
provino davanti a una commissione, tenendo presenti quattro discipline: canto,
ballo, musica e recitazione. Si intende selezionare al massimo otto persone tra
ballerini, cantanti, musicisti e attori.
* il corso di recitazione, canto, ballo e musica. Si prevede una durata di 40
ore distribuite in un mese, nelle quali i frequentatori del corso insieme agli
esperti di teatroterapia (Alessandro Pecini) insegnanti professionisti della
Scuola Civica Paolo Grassi (Tatiana Olear e Ambra D'Amico) affronteranno con il
metodo dell'improvvisazione teatrale le proprie esperienze di vita e i temi
fondamentali della propria cultura. Per gli allievi musicisti sono previsti
interventi di musicisti rom (come Jovica Jovic) e non rom (come Maurizio Dehò),
finalizzati all'arrangiamento della musica tradizionale e/o alla composizione di
nuovi brani e testi che successivamente verranno usati nello spettacolo. Per i
ballerini è previsto l'intervento di coreografi.
* preparazione e prove per uno spettacolo teatrale e il debutto. Un periodo di
20 giornate lavorative nelle quale si mette insieme il lavoro svolto nella fase
precedente con la regia di Dijana Pavlovic.
Costi del progetto:
I fase: non ha costi
II fase:
Rimborso spese viaggi allievi: € 800 (€100 a attore)
Paghe allievi: € 800 (€100 a attore)
Insegnanti gettone presenza: € 2.000 (40 ore di insegnamento)
Eventuale affitto spazio: € 2.000
--------------
€ 5.600
III fase:
Paghe attori spettacolo: € 2.400 (€300 a attore)
Costi regia e assistente regia: € 4.000
Scenografia, costumi, luci, tecnico luci: € 6.000
Spazio prove (teatro): € 3.000
---------------
€ 15.400
Di Fabrizio (del 21/05/2009 @ 17:27:23, in Italia, visitato 2930 volte)
MILANO – 23 MAGGIO 2009
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA CRISI E CONTRO IL RAZZISMO! Campagna Nazionale "Da che parte stare"
La crisi colpisce duro, la crisi colpisce tutti: donne e uomini, italiani e
migranti. Eppure, per rispondere alla crisi, il governo produce e sancisce
differenze. È razzismo istituzionale: la legge Bossi-Fini e il "pacchetto
sicurezza" inseguono il sogno di una forza lavoro usa e getta, vogliono ridurre
i migranti e le migranti alla perenne espellibilità. Tutti i lavoratori e le
lavoratrici in cassa integrazione, sospesi dal lavoro e licenziati vedono ogni
progetto di vita frantumarsi di fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i
precari con contratti a termine e senza garanzie sono messi alla porta per
primi. Tra i lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il
permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una minaccia più
vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente. Per questo è ora di
scegliere DA CHE PARTE STARE.
Il razzismo istituzionale colpisce duro: il Governo Berlusconi, con la Lega Nord
in prima fila e buona parte dei media, hanno dato il via ad una campagna di odio
che si indirizza prevalentemente contro i "clandestini" ma criminalizza tutti i
migranti giustificando il loro sfruttamento. La proposta di un "contributo" per
il rinnovo dei permessi – che si aggiunge al furto dei contributi previdenziali
e pensionistici che non possono essere ritirati – mostra che il salario dei
migranti è considerato risorsa sempre disponibile. Si tratta di denaro che, con
quello di tutti i lavoratori, pagherà nuovi Centri di identificazione ed
espulsione. E mentre il razzismo istituzionale si legittima sul corpo delle
donne facendo strada a ronde e linciaggi popolari, la violenza continua nelle
case, i tagli alla scuola e al welfare pretendono di rinchiudere tutte le donne
tra le mura domestiche, riservando alle migranti solo un posto da "badanti". Per
questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
La crisi mostra spietatamente che lo sfruttamento non conosce differenze: tutti
hanno mutui e affitti da pagare, l’incubo del giorno dopo. Il razzismo
istituzionale impedisce però ai migranti di sperare persino nelle già povere "misure anticrisi". Ammortizzatori sociali, piani edilizi, bonus bebè non li
riguardano: devono solo pagare, e farlo in silenzio. L’abolizione del divieto di
denunciare i migranti irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie è
l’espressione più meschina di una strategia che vuole produrre una clandestinità
politica oltre che legale. Impedire di certificare la nascita dei figli e delle
figlie dei migranti senza documenti pone un’ipoteca sulle prossime generazioni.
Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.
Contro i colpi duri della crisi e del razzismo istituzionale, la risposta deve
essere altrettanto forte. È ora di scegliere DA CHE PARTE STARE, e tutti e tutte
siamo chiamati in causa. Le organizzazioni autonome dei migranti, che in questi
anni hanno tenuto alta la lotta contro la legge Bossi-Fini, le associazioni e i
movimenti antirazzisti, i sindacati, tutti siamo tenuti a schierarci contro
questa politica del razzismo. Fino a quando i migranti saranno esposti al
ricatto, tutti saranno più ricattabili. È tempo di ritessere il filo della
solidarietà, di avviare in ogni territorio una nuova grande azione concreta di
lotta capace di opporsi a un attacco alle condizioni di vita che colpisce prima
di tutto i migranti, ma non solo i migranti.
È ORA DI STARE DALLA PARTE DEI MIGRANTI E DELLE MIGRANTI. Per questo, facciamo
appello a tutti i lavoratori, le lavoratrici, gli studenti e le studentesse, le
associazioni e i sindacati, affinché siano parte di questa lotta. Con questo
appello inizia il percorso per una mobilitazione che arrivi a una grande
manifestazione nazionale il 23 maggio a Milano, una città del nord dove più
evidenti sono le caratteristiche dell’offensiva del razzismo istituzionale e più
marcati gli effetti della crisi. Affinché gli effetti della legge Bossi-Fini non
amplifichino quelli della crisi, NOI CHIEDIAMO:
- che i permessi di soggiorno siano congelati in caso di licenziamento, cassa
integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro;
- che i migranti, così come tutti quei lavoratori che non usufruiscono di
ammortizzatori, partecipino alla pari di ogni altro lavoratore a ogni misura di
sostegno e vedano salvaguardati i contributi che hanno versato;
- che i migranti e tutti i lavoratori possano rinegoziare i loro mutui in caso
di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i lavoratori e le
lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo che un migrante senza
contratto di locazione è un lavoratore clandestino;
- il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti che si
rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di registrare la nascita
dei loro figli;
- il ritiro della proposta di un permesso di soggiorno a punti e di qualunque
tipo di "contributo" economico, sia esso di 80 o di 200 €, per le pratiche di
rinnovo dei permessi.
- il blocco della costruzione di nuovi centri di identificazione ed espulsione,
l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di tutti i lavoratori
colpiti dalla crisi, la cancellazione di ogni norma che preveda l’allungamento
dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE.
- la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei
respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge organica
in materia.
Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna e provincia
Rete migranti Torino
MayDay Milano
Impronte – Rete per la libertà di movimento Roma
Rete 28 aprile
Associazione Città migrante – Reggio Emilia
Coordinamento migranti FIOM-CGIL – Parma
Coordinamento lavoratori immigrati CGIL – Reggio Emilia
Coordinamento immigrati CGIL – Brescia
Coordinamento migranti FIOM-CGIL - Bologna
Associazione diritti per tutti – Brescia
Sportello Illegale CSOA Gabrio – Torino
Cittadinanza globale – Verona
Coordinamento migranti basso mantovano
Sinistra critica - movimento per la sinistra anticapitalista
Laboratorio femminista Kebedech Seyoum
CSOA Casaloca – Milano
Coordinamento Nord sud del mondo
Associazione culturale "Carlo Giuliani" - San lazzaro - Ozzano (BO)
Comitato di solidarietà con profughi e migranti – Torino
Asociación Real Juvenil – Milano
Case di Plastica – Milano
Assocafé (Asociación Cultura Arte Fuerza al Exterior) – Milano
Associazione Antigone Lombardia – Milano Città Aperta
Sinistra Critica – Milano
Rete Antirazzista Campana
Coordinamento Immigrati Bergamo
Lavoratori migranti FIOM - Bergamo
Rete Antirazzista Catanese
CUB
Coordinamento migranti Verona
Le radici e le ali ONLUS – Milano
Carta
Agenzia per la Pace –Valtellina,Valchiavenna e Alto Lario
Rete Milano Città Aperta
Ass.ne Todo Cambia – Milano
Coordinamento Nazionale Migranti FIOM
Sinistra critica Calabria
Sinistra critica Firenze
Il Coordinamento lavoratori della Scuola "3 ottobre"
Cobas Scuola – Cosenza
Associazione Arcobaleno insieme senza frontiere – Sondrio
Associazione I Rom per il futuro – Torino
SdL intercategoriale
Csa Magazzino 47 – Brescia
Sinistra critica – Mantova
Scuola Popolare Migranti – Cologno Monzese
Partito della rifondazione comunista Sinistra Europea
Partito della rifondazione comunista Lombardia
Partito della rifondazione comunista - Federazione di Milano
Associazione ALFABETI Onlus – quartiere S. Siro Milano
Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo – Milano
Comunità kurda – Milano
L’Alternativa – San Paolo d’Argon (Bg)
Rete nazionale sicurezza sul lavoro – Ravenna
Associazione culturale Umoja – Parma
CISDA FVG – sportello operativo Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane –
Trieste
USI
AIT – Lavoratrici e lavoratori anarchici
Casa editrice agenzia X
Coordinamento donne contro il razzismo
Unione Migranti Sondrio
Coordinamento Rifugiati e Migranti di Amnesty
NAGA – Milano
Centro Interculturale Donne Native-Migranti Trama Di Terre – Imola
Associazione Interculturale Dawa – Modena
Cantiere - Milano
Comitato per non dimenticare Abba e per fermare il razzismo
Comitato in supporto dei rifugiati di Milano
Attac – Napoli
Associazione Ambulatorio Medico Popolare di Via dei Transiti 28 – Milano
Attac Italia
Coordinamento Attac – Milano
Laboratorio sociale "la città di sotto" – Biella
Associazione Itaca – Corsico
Confederazione Cobas – Torino
Collettivo Climax – Milano
Associazione vittime ed ex vittime della tratta del Progetto la ragazza di Benin
City
Radio Ciroma – Cosenza
Centro delle Culture Milano
Terre Libere – Lista per la Provincia di Bologna
Area programmatica Lavoro Società - CGIL nazionale
Comunità Carlo del Prete
Giovani Comunisti – Milano
Rete 25 aprile- partigiani in ogni quartiere
Assolei Sportello donna Onlus – Roma
XM24 – Bologna
Associazione Mosaico Interculturale
Associazione Senegalese "SUNUGAL" – Venezia
Casa di Mattoni – Fermo
Un ponte per…
Attac Perugia
Cascina Autogestita Torchiera Senz’Acqua
Associazione Famigliari e Amici di Fausto e Iaio
Assemblea Permanente NO F-35
Circolo Prc Francesco Vella – Palermo
Circolo Migranti "Amal"- Prc Genova
ANPI – Cassano d’Adda
Partito d’Alternativa Comunista
Vag 61 – Bologna
Collettivo La Rosa Bianca – Rozzano
Associazione Fulbè – Bergamo
SOKOS - Associazione per l’assistenza a emarginati e immigrati – Bologna
Collettivo femminista figlie femmine – Bologna
Consultoria Autogestita – Bologna
Comitato antifascista della zona 8 di Milano
Coordinamento stranieri – Vicenza
Altra Città Lista Civica di Donne Bologna
Comitato Intercomunale per la Pace del Magentino
Emergency
Rete Scuole Senza Permesso – Milano
Scuola d’italiano per stranieri – Baobab
Rivista "Guerre&Pace"
Coordinamento Diversi Uguali – Arezzo
Sinistra Critica – Verona
Associazione Cittadini senza Confini - Certaldo (FI)
ANPI – Catania
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo Milano
PIAM ONLUS - Progetto Integrazione Accoglienza Migranti – Asti
Proletaria comunicazione militante
Gruppo Migranti della Seconda Casa di Reclusione Milano-Bollate
Associazione Culturale "L’Officina del Futuro" - Lodi
Coordinamento Vittime della Globalizzazione – Lodi
Centro Occupato Autogestito T28 – via dei Transiti 28 Milano
Collettivo "Prendiamo la Parola" – Milano
ANPI – Treviso
Comitato No Expo – Milano
Associazione Casa della Sinistra Zona 4 – Milano
Associazione Xenia – Bologna
Altragricoltura
Gruppo Prometeo, Facoltà di medicina e chirurgia – Bologna
Retescuole.net
Associazione "Intorno al Cerchio" – Bologna
RSU ASP. E. Brignole
Collettivo studentesco ‘Aca Toro – Mantova
Lilliput Studenti Indipendenti – Associazione Studentesca Università Bocconi
ANPI sezione Gallaratese, Trenno, Lampugnano "A. Poletti e caduti di Trenno" -
Milano
ANPI sezione "Quarto Oggiaro" - Milano
ANPI sezione "Codè Montagnani Marelli" - Milano
ANPI sezione Vialba, Musocco "A. Capettini" – Milano
ANPI sezione Barona - Milano
Associazione Zastava – Brescia per la Solidarietà Internazionale Onlus
Rete Antifa Nord Ovest Milano
Partito Comunista dei Lavoratori
Centro Open Mind GLBT – Catania
G.A.S. (Gruppo di Acquisto Solidale) TAPALLARA – Catania
Associazione Altro diritto, Centro di documentazione su carcere marginalità e
devianza - Firenze
Associazione Apertamente – Biella
Iniziativa Femminista Europea (IFE)
Leoncavallo Spazio Pubblico Autogestito
Partito umanista – Prato
Collettivo Vagabondi di Pace
Network antagonista torinese, Csoa Askatasuna, Csa Murazzi
Un’Altra Bassano – lista comunale di sinistra di Bassano del Grappa
Coordinamento Migranti FIOM Piemonte
Lavoratori migranti FIOM Mantova
Ashiwa – Quarto
Comunità Burkinabè di Quarto BA-YIRI
Socialpress
FabioNews
Statunitensi contro la guerra – Firenze
Coordinamento nazionale dell'associazione Italia-Nicaragua
Centro Studi "Anna Seghers"
SISA - Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente
CDO - Stella Rossa Rugby Milano
Lista Aperta Candelo Democratica - Candelo (BI)
Nuovi partigiani della pace sezione Giorgio Caralli – Biella
Partito Umanista Milano
Slai Cobas per il sindacato di classe – Milano
Donne in Nero Milano
ADESIONI INDIVIDUALI Roberto Vassallo – RSU FIOM – Almaviva finance – Milano
Antonello Tiddia - RSU Carbosulcis rete 28 aprile CGIL
Guerrino Donegà – Resp. Dipartimento Politiche Sociali e Immigrazione CGIL -
LECCO
Vincenza Perilli – Bologna
Silvio Messinetti (Avvocato)
Davide Colace – Cosenza
Sandra Cangemi (Giornalista) – Milano
Antonio Fusaro
Alessio Tenaglia
Maddalena Celano
Bruno Ambrosi
Chiara Dall’Asta
Alma Masè – Trieste
Simona Valmori
Issa Diallo – Verona
Thiam Mbaye NIANG – Venezia
Luciano Muhlbauer – Consigliere regionale della Lombardia, Prc
Umberto Bardella
Stefano G.Ingala (Responsabile cittadini Immigrati PRC Biella)
Marco Sansoé - Laboratorio sociale "la città di sotto", Biella
Riccardo Casolo (medico)
Cristina Liverani - Sindacalista CGIL E.R.
Igor Gianoncelli - segretario FILLEA CGIL Sondrio
Massimiliano Piacentini – Lucca
Annamaria Rivera (antropologa e attivista antirazzista)
Giovanni Ozino Caligaris (Candidato per Candelo Democratica Lista Aperta)
Eugenio Viceconte - Roma
Annalisa Frisina (ricercatrice sociologia, Università di Padova)
Carlo Olivieri (medico umanista)
Devi Sacchetto (ricercatore, Università di Padova)
Francesca Vianello (ricercatrice, Università di Padova)
Giorgia Morera
Susanna Magistretti
Anna Viola
Catia Bianchi
Marco Fabio Fachini - Responsabile Ufficio Immigrazione CGIL Sondrio
Franco Cilenti – direttore Periodico "Lavoro e Salute" Torino
Franco Fortunato (architetto, Biella)
Marina Pensa – Segretaria CGIL Sondrio
Casadra Cristea – Bologna
Daniele Barbieri (giornalista, Imola)
Claudia Mantovan (Dipartimento di Sociologia Università di Padova)
Leonardo Angelini (psicologo – psicoterapeuta, Reggio Emilia)
Maura Zai – Candelo
Rosanna Pignata (candidata per Candelo Democratica lista aperta)
Fabio Surace
Luciana Spagnoli - Ufficio Migranti CGIL di Monza e Brianza
Luca Mandreoli - Ufficio Migranti CGIL di Monza e Brianza
Donatella Rizzo – Segretaria CGIL FP Liguria
Franco Pezzolo – Segretario CGIL FP Genova
Sonia Gobbi
Giuseppe Mosconi (Università di Padova)
Lucia Re (Ricercatore in Filosofia del diritto, Università degli studi di
Firenze)
Emilio Santoro (Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto, Università di
Firenze)
Laura Davì
Renato Sassi (ingegnere)
Piero Maestri (Consigliere Provinciale di Milano Sinistra Critica)
Giuseppe Campesi (Università di Firenze)
Mariagrazia Dell’Oro
Max Hirzel (Associazione Apertamente – Biella)
Alvise Sbraccia (Università di Bologna)
Anita Pignataro (Insegnante in pensione – Este, Padova)
Giovanni Raneri (School of Arts, Histories and Cultures, University of
Manchester)
Danilo Zolo (Docente di filosofia del diritto e del diritto internazionale –
Università di Firenze)
Nicolò Bellanca (Dipartimento di scienze economiche, Università di Firenze)
Meriam Rattin (Insegnante – Asmara, Eritrea)
Ferruccio Gambino (Professore associato, Università di Padova)
Fulcro Valtellini
John Gilbert (Presidente Direttivo Toscano FLC-CGIL)
Fabrizio Casavola (Redazione di Mahalla)
Alberto Zola (Assessore a Cooperazione, Partecipazione e Pace,
Trasporti, Turismo, Università
- Biella)
Caterina Di Francesco - Curtatone (MN)
Massimo De Giuli – Milano
Andrea Favario – Biella
Massimiliano Tomba (Università di Padova)
Marinella Sanvito
Martina Brighenti
Maddalena Antonini (Segreteria CGIL F.P. di Trieste)
Alessandro Heller (CGIL-FP del Comune di Trieste)
David Mark risponde su domande sulla situazione dei Rom in Europa, mettendo
in luce le attuali dorme di discriminazione e le minacce per il futuro.
"Questo tipo di clima antizigano è simile a quello che vedevamo in Europa
prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è là a ricordarci quali
sono i pericoli concreti."
Parole forti da David Mark, 26 anni, che segue le Iniziative Rom per l'Open
Society Institute, ed è coordinatore per la Coalizione Politiche Rom Europei (ERPC).
Parla della situazione dei Rom in Europa, della responsabilità UE come pure dei
governi nazionali e dei rischi per il futuro.
Come ti sei coinvolto alla causa rom?
Io stesso sono Rom e sono cresciuto in Romania. Quando ero cresciuto, mia
madre iniziò con una OnG sui Rom nella mia città. Poi quando studiavo in
Ungheria, sono stato attivista in programmi educazionali, campi estivi, ecc. In
estate torno ancora in Romania e lavoro su questi programmi. E' parte di ciò che
sono. Non è soltanto fare ciò che credo sia giusto o sbagliato, ma anche la mia
cultura e la mia identità. Sono un vero attivista rom.
Hai mai trovato discriminazione nei tuoi confronti?
In un certo senso. Quando dico che sono Rom, è comune notare un cambiamento
nell'attitudine verso di me. Ma mi sono circondato con persone che non sono
così. La reazione comune della gente significa anche che posso evitare di
parlare della mia identità culturale per evitare problemi. Benché abbia
assistito alla discriminazione contro altri Rom. Per esempio, essere in un bar
per una normale consumazione e vedere un gruppo di Rom più "tradizionale"
entrare, e a loro dicono che non possono ordinare perché è in corso una festa
privata. Io so che non c'è nessuna festa privata. Di sicuro non sono stato
invitato lì da nessuno. Questo tipo di cose mi fa molto arrabbiare.
Com'è partita la Coalizione?
E' un'iniziativa davvero nuova, perché l'abbiamo messa a punto due anni fa.
Siamo una coalizione di dieci OnG, che combinano le organizzazioni specifiche
con quelle di organizzazioni internazionali più grandi: Amnesty International, Minority Rights Group International,
European Roma Grassroots Organisation, ecc. Ci siamo uniti quando abbiamo
compreso che c'era una seria mancanza di attenzione da parte dell'Unione Europea
verso le tematiche rom. Sentivamo che dopo l'apertura dell'Unione Europea verso
est, fosse cruciale per i governi di tutta Europa di coinvolgersi
nell'affrontarne le conseguenze. La responsabilità UE in ciò è enorme.
In termine di singoli paesi, ci sono dei modelli europei che possono
essere seguiti?
Sì. Penso che il modo migliore di trarre interessanti conclusioni sia di
comparare due paesi con situazioni simili dovute all'influsso rom: Spagna e
Italia.
Questi paesi stanno agendo in maniera completamente differente. In Spagna,
abbiamo visto uno sforzo di integrare con strumenti come l'istruzione, strategie
d'impiego, e aiuto per le case, che hanno avuto molto successo. In Italia, c'è
una totale mancanza di volontà politica di accettare la questione ed affrontarla
pragmaticamente. Invece di progettare integrazione e soluzioni concrete, stiamo
vedendo misure di esclusione estrema e discorsi grondanti odio sviluppati dagli
stessi politici per guadagnare popolarità. Non si affrontano assolutamente le
questioni.
Vorresti dire che questo aiuto pragmatico che arriva dalla Spagna, come
pure dai gruppi indipendenti, ha aiutato la reale inclusione ed accettazione
sociale?
Sì. Penso davvero che questo aiuti immensamente. Quando i gruppi non sono
rifiutati ma accettati, aiuta il dialogo sociale e lo scambio interculturale. Tu
sai che i Rom sono un gruppo molto giovane, c'è un grande potenziale che può
essere sfruttato socio-economicamente. La gente deve solo rendersene conto.
Quali diresti sarebbero i rischi se l'Europa non si confrontasse con
questi temi?
Penso che se i paesi europei continueranno in questo modo, andremo incontro
ad un quadro molto torvo.
L'esclusione sociale viaggia. I Rom non spariranno. Se vengono espulsi o
rigettati da un paese, andranno in un altro, e poi probabilmente in un altro
ancora, sempre più alienati e diventeranno come paria ei paesi in cui si
stabiliscono. Ma alla fine dove andranno? Cosa possono fare? Si stimano 8-10
milioni di Rom in Europa oggi. Troppi per essere ignorati, specialmente in un
clima simile, dobbiamo soltanto guardare la storia per ricordare - l'antiziganismo
sta crescendo da molto tempo. Questo tipo di clima è simile a quello che
vedevamo in Europa prima dell'inizio della II guerra mondiale. La storia è lì a
ricordarci quali sono i concreti pericoli.
Così vorresti dire che l'Europa è xenofoba, o piuttosto razzista?
Sì. E penso che questi sentimenti stanno crescendo ad un ritmo davvero
preoccupante. Ci sono già stati eventi luttuosi in Ungheria. Dove i prossimi?
Cosa si può fare?
Noi dell'Open Society Institute stiamo facendo una campagna per un rinnovato
impegno e rispetto dei maggiori partiti europei verso la Carta dei Partiti
Europei per una Società Non Razzista, che originariamente è stata firmata nel
1998 dalla maggior parte dei partiti dell'Europa orientale. Però sinora abbiamo
ricevuto poche risposte.
Abbiamo anche bisogno di un approccio pragmatico dei governi nazionali che
diminuiscono l'attenzione invece di aumentarla. Sfortunatamente, i politici
spesso usano l'odio contro i Rom per fini politici, specialmente durante le loro
campagne. Questo fa solo peggiorare le cose.
Guardando al futuro, cosa possiamo tentare d'ottenere? Un Rom-Obama come
Presidente della UE?
Forse non un Presidente Rom, ma almeno un Commissario. Sarebbe bello.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: