Gli zingari li rubano davvero i bambini? La risposta nello spettacolo "Ma
ke razza di treno"
BELLINZONA - In occasione della Giornata Cantonale della memoria e della
giornata mondiale contro il razzismo, andrà in scena sabato prossimo, alle 20.30
allo Spazio Aperto di Bellinzona, lo spettacolo "Ma ke razza di treno" con la
compagnia Sugo d'inchiostro.
Nelle stazioni e nei treni nessuno é a casa. È tutto un brulicare di
viaggiatori, ognuno con il proprio bagaglio di sogni e paure. Una massa informe
dove tutti si sfiorano senza riconoscersi. Ma un giorno una musica
misteriosa e una notizia di cronaca spingono tre viaggiatori a togliersi la
maschera e a mettere a confronto le proprie storie nello scompartimento di un
treno.
Qual'è il filo che lega la studentessa che vorrebbe viaggiare, l’uomo impegnato
allergico agli stranieri e il clandestino rumeno col violino? E poi: gli zingari
li rubano davvero i bambini?
Uno spettacolo che scava fra i pregiudizi e gli stereotipi della vita
quotidiana, organizzato dalla Commissione Cantonale per l'integrazione degli
stranieri e la lotta contro il razzismo, dalla Commissione Cantonale Nomadi e
dall'Associazione Specchiati e Rifletti.
Interpreti: Simone Jaquet-Richardet, Marco Mottai, Francesco Mariotta
Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 09:19:57, in Italia, visitato 2580 volte)
LABORATORIO DI SVILUPPO LOCALE PARTECIPATIVO IV Edizione – Marzo-Giugno 2009
Organizzazione e Coordinamento: Prof. Andrea Membretti
Supervisione: Prof. Angelo Bugatti
Informazioni e contatti:
andrea.membretti@unipv.it
Comune di Pavia Settore Servizi Sociali
Università di Pavia - Facoltà di Ingegneria CdL Ingegneria Edile/Architettura
Corso di Sociologia Urbana e del Territorio
Il Laboratorio di Sviluppo Locale Partecipativo Il Laboratorio - a cui partecipano gli studenti del 4° anno del CdL in
Ingegneria Edile/Architettura, unitamente ad alcuni esperti esterni - è una
attività correlata al Corso di Sociologia Urbana e del Territorio; le sue
attività di studio e di ricerca progettuale si focalizzano sui temi dello
sviluppo socio-economico e territoriale di Pavia e provincia, con particolare
attenzione al rapporto tra dinamiche partecipative, qualità della vita e
dimensioni dell’abitare.
I Sinti abitano Pavia. La quarta edizione del Laboratorio è dedicata al tema dell’abitare in
riferimento alle comunità di Sinti che vivono stabilmente nella città di Pavia,
all’interno dei cosiddetti “campi nomadi”. L’obiettivo generale del Laboratorio
è quello di contribuire, tramite uno studio partecipativo di natura progettuale
che coinvolga direttamente i Sinti pavesi, a fare emergere possibili soluzioni
insediative in alternativa al modello dei “campi”: soluzioni che siano in grado
di coniugare il rispetto della norme vigenti con le esigenze e la cultura di cui
sono portatori i destinatari dell’intervento, favorendo nel contempo una
dialettica costruttiva con il resto della città e della popolazione in essa
residente.
I seminari pubblici Il Laboratorio prevede, come inquadramento generale del tema trattato, la
realizzazione dei seguenti incontri:
• 26 marzo, ore 18: Presentazione del Laboratorio presso
l’insediamento sinti di P.le Europa (sulla destra del Palazzo Esposizioni), con
la partecipazione degli studenti, della comunità sinta e del Comune di Pavia
• 30 marzo, ore 14: Lezione aperta sull’antiziganismo
presso l’insediamento sinti di Via Bramante (Borgo Ticino), con Andrea Membretti
(sociologo) e con Erasmo Formica (Associazione Sinti Italiani di Pavia)
• 6 aprile, ore 18, Sala Conferenze della Prefettura (p.zza Guicciardi):
Zingari: storia di un’emergenza annunciata, presentazione - in
anteprima pavese, con la partecipazione dell’autrice e del Prefetto di Pavia –
dell’omonimo volume (Liguori, 2008) di Anna Rita Calabrò, docente di Sociologia,
Università di Pavia
• 15 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Politiche locali per i
rom e per i sinti in Italia, presentazione (in anteprima pavese e con la
partecipazione di alcuni degli autori) del volume collettivo (a cura di T.
Vitale): Politiche possibili. Abitare la città con i rom e con i sinti (Carocci,
2009)
• 20 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Tra ghettizzazione,
persecuzione ed espulsione: il difficile rapporto tra comunità zigane e
territorio. Confronto con il regista e sceneggiatore Francesco Scarpelli,
a partire dalla visione di alcuni estratti dai suoi documentari su Rom e Sinti
nell’area milanese
• 22 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Partecipazione
collettiva e gestione degli insediamenti sinti e rom: il caso di Buccinasco e il
caso di Voghera, con Ernesto Rossi e Augusto Luisi, dell’Associazione
ApertaMente di Buccinasco (Milano) e con Laura Giusti, volontaria Opera Nomadi
di Voghera
• 27 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Realizzare insediamenti
con i Sinti e con i Rom: esperienze a confronto, con Armando de
Salvatore, associazione Architettura delle Convivenze (Milano)
Lunedì, 16 marzo 2009 - Diverse centinaia di dipendenti della
compagnia di raccolta rifiuti Novera si sono riuniti per protestare fuori dal
municipio di Sofia lo scorso 16 marzo chiedendo il mantenimento del posto di
lavoro e il pagamento dei salari.
Secondo diverse cronache, il numero dei dipendenti di Novera varierebbe tra i
300 e i 1000.
I dipendenti, la maggior parte dei quali sono Rom, chiedono la preservazione
del loro lavoro alla luce della decisione del sindaco Boiko Borissov di
concludere la concessione a Novera alcuni giorni fa, concessione che
originariamente doveva terminare solo nel 2014.
La protesta è seguita ad una settimana di recriminazioni tra Borissov e
Novera, che ha lasciato il centro della città coperto di rifiuti per circa una
settimana.
Novera rimprovera alla città di aver ritardato il pagamento di milioni di
leva alla compagnia, mentre il municipio rimprovera a Novera di averlo ricattato
per ottenere più fondi, rifiutando di raccogliere la spazzatura.
Ora i dipendenti di Novera hanno chiesto garanzie sul mantenimento del loro
lavoro. Secondo il giornale Dnevnik, hanno minacciato di commettere illegalità
pur di dare da mangiare ai loro figli, se questo non accadesse.
Alla polizia è stato chiesto di controllare la protesta. Secondo il
municipio, non è stata autorizzata e dev'essere sgomberata.
SOMMARIO: Protesta dei lavoratori delle pulizie cittadine - 16 marzo 2009
| 14:27 | FOCUS News Agency
Sofia. I lavoratori di Novera, la compagnia che sino a pochi giorni fa aveva
l'appalto municipale per le pulizie delle strade, ha inscenato una protesta
pacifica. I Rom hanno iniziato a sfilare da tre punti a Sofia e si sono riuniti
davanti al municipio. Non hanno intralciato il traffico. Hanno insistito sul
mantenimento dei loro lavori e in un incontro col sindaco Boyko Borisov. Si sono
dispersi quando la polizia gliel'ha chiesto.
"Simpatizziamo con le richieste dei lavoratori e li comprendiamo, ma la
protesta non è stata organizzata dalla compagnia e dalla sua dirigenza," ha
detto Dimitar Dimitrov, portavoce di Novera.
Ha aggiunto che Novera ha oltre 2.000 dipendenti.
"Sinora i lavoratori sono stati pagati. Nessuno è stato dismesso o
licenziato. Quando i legali si informeranno sui motivi per cui la municipalità
ha rescisso il contratto, prenderemo le misure necessarie. I lavoratori chiedono
la sicurezza del lavoro e probabilmente è questa la ragione della loro protesta
spontanea," ha aggiunto.
"La municipalità di Sofia non ha dato il permesso per la protesta dei
lavoratori di Novera," ha detto il sindaco Boyko Borisov.
"Non capisco le ragioni della protesta visto che hanno rifiutato di lavorare
per dieci giorni, senza nessuna ragione. Dopo dieci giorni hanno lasciato Sofia
in crisi. Abbiamo pagato Novera con 18 milioni di BGN per due mesi. Da anni i
cittadini si chiedono perché vengono pagati così tanti soldi per un lavoro che
non viene finito," ha detto.
Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 13:34:32, in blog, visitato 1565 volte)
Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti
Il prossimo 18 marzo a Roma verrà presentata alla stampa la campagna nazionale
"Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti". Ben 26 organizzazioni
promotrici hanno dato vita a uno schieramento inedito, per ampiezza e pluralità.
L’Alto commis...
Minoranze fra identità e culture maggioritarie
In preparazione all’ evento “minoranze: diritti e doveri” che si terrà a Parma
nei prossimi giorni, pubblichiamo un testo di Gianluca Lottici, organizzatore
dell’evento...
Ungheria, allarme aggressioni razziste
Le aggressioni armate contro rom in Ungheria ricordano le azioni del
Ku-Klux-Klan negli anni '60 in Usa, secondo l'ERTF. Il presidente, Rudko
Kawczynski (in foto), e' intervenuto alla riunione dopo ...
Rom: favorire l'integrazione prima che sia troppo tardi
Pubblichiamo l’intervista a Magda Kósáné Kovács, dopo la votazione del
Parlamento europeo sulla Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2009
sulla situazione sociale dei rom e su un lo...
Bruno Morelli, il nuovo spazio web
Sucardrom invita tutti a visitare il nuovo spazio web di Bruno Morelli,
intellettuale e poliedrico artista rom abruzzese, dove potrete visionare molte
delle sue opere...
Rom e Sinti nella letteratura/4 - IL SEICENTO
Con il tempo, i Rom-Sinti diventano i protagonisti di canzoni e filastrocche
della tradizione popolare di tutta Europa; disprezzati e derisi in alcune zone e
più considerati in altre, fino a divenire, nell...
Liberate Karol Racz
Il cittadino rumeno Karol Racz, anche se brutto, sporco e cattivo, è una persona
innocente, fino a prova contraria non ha commesso alcun reato e deve essere
dunque immediatamente s...
Ddl sicurezza, appello ai parlamentari
L’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di
sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180),
introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibir...
Mitrovica, una città e il suo doppio
Nonostante gli anni, la mercedes beige sorpassa con disinvoltura i trattori e
gli altri veicoli che affollano la strada a due corsie che attraversa il Kosovo
da nord a sud. La destinazione è Mitrovica...
Mestre (VE), sospeso il Consiglio comunale
Mentre la Lega Nord impegna il Consiglio regionale per non far realizzare un
abitare dignitoso per le famiglie sinte veneziane, il Consiglio Comunale di
Mestre è stato sospeso dopo pochi minuti dal suo inizio. L’ordine del giorno: il
referendum promosso dalla Lega Nor...
Sbattere in prima pagina il mostro italiano
Il numero in edicola di Gazeta Romaneasca, il settimanale dei romeni in Italia,
ha una prima pagina diversa da tutti i numeri precedenti. L’apertura è dedicata
al pedofilo italiano che a Napoli ha stuprato un bambin...
Venezia, Genitlini processato per istigazione all'odio razziale
Il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini sarà processato per le parole
contro immigrati, Rom e Sinti pronunciate lo scorso settembre, durante la Festa
dei Popoli a Venezia (guarda il video...
Venezia, il referendum non si farà
Il Consiglio comunale non ha approvato l'ammissibilità del referendum popolare,
quindi non ci sono più ostacoli all' allestimento del...
Ddl sicurezza, dal Pdl 101 pugni alla Lega Nord
Stupore. Disappunto. Rabbia. Sono i sentimenti che circolano tra le fila dei
deputati e dei senatori della Lega Nord dopo che 101 parlamentari del Popolo
della Libertà, guidati da Alessandra Mussolini, hanno incalzato il premier sul
disegno di legge sicurezza ("Inaccettabili il reato di clandestinità e l'obbligo
di denuncia che s...
Milano, gli immigrati in Lombardia
Il 31 marzo 2009 a Milano si terrà l’8° Convegno Nazionale “Gli immigrati in
Lombardia. La Ricerca e la sperimentazione al servizio del territorio. Rapporto
2008”, presso l’Auditorium “G. Gaber", P.zza Duca D’Aosta 3, ore 9.00.
Promuovono ORIM Osservatorio Regionale per l’integrazione e la Multietnicità,
Fondazione ISMU e Regione Lombardia...
Ministri a braccetto con neofascisti
I ministri Andrea Ronchi e Ignazio La Russa in posa con i neonazisti, come
scritto da Paolo Berizzi nel suo libro "Bande nere" e riportato su Repubblica,
hanno aperto un altro fronte polemico fra governo ed opposizione. Il Pd ha
inviato una lettera a Berlusconi per chi...
Da
Roma_Francais (con questo post, Franco Bonalumi inizia la sua collaborazione
con Mahalla)
Greg Lamazères: Ultimo round a Neuengamme
Johann Trollmann, zigano tedesco, un pugile agile, inafferrabile, scaltro e
affascinante, stella del ring nella Repubblica di Weimar, diventa la bestia nera
del III Reich a causa del suo sangue ritenuto impuro e della sua "razza
corrotta"; i suoi pugni, il suo spirito ed i suoi piedi troppo rapidi e la sua
sola presenza erano un insulto all’ideale nazista.
Assieme a lui, e mentre lo stesso accade agli ebrei, è un intero popolo che la
Germania di Hitler inghiotte sistematicamente, nonché una parte della propria
popolazione.
Dai club di Hannover alle grandi birrerie di Berlino, dai ring illuminati ai
palchi delle fiere, dai tavoli dei migliori cabaret alla prima linea del fronte,
sino all’ultima sfida, divenuta mitica; sino alle nevi del fronte orientale e
all’universo opprimente del campo di Neuengamme: gloria, declino e caduta di
Johann Trollmann, il campione zigano che i nazisti hanno "divorato". Cause che,
per la loro risonanza, hanno lasciato traccia nella nostra memoria.
Un importante romanzo sulla storia inedita del genocidio zigano.
Editions Privat.
ISBN : 978-2-7089-5858- 6
Parution le 15 janvier 2009 dans toutes les librairies
18 € / 224 pages
Contact presse: Isabelle de la Raitrie
isabelle.de.la.raitrie@editions-privat.com 05 61 33 77 05.
Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 09:14:16, in media, visitato 1730 volte)
[ http://www.estnord.it ]
Davide Casadio, presidente dell'Associazione Sinti Italiani [
http://sintiitaliani.blogspot.com/ ], visita il campo di viale Cricoli a
Vicenza. Pochi giorni prima, il 5 marzo 2009, la polizia è entrata nel campo [e
in molti altri del Veneto] schedando tutti i residenti, compresi i minori. Qui
alcune testimonianze di quella notte, e una panoramica sulle condizioni di vita
nel campo
Di Fabrizio (del 19/03/2009 @ 09:13:30, in Italia, visitato 1487 volte)
Scrive la Cooperativa Pralipé di Pescara
E' la volta di Montesilvano e dell'ennesima strumentazione di un fatto di
cronaca che si trasforma in atto di razzismo.
E' il trionfo della sopraffazione che usa la finta causa sociale per far presa
sul malcontento comune.
Sequestrate e confiscate tutto ai Rom!
Uno slogan che presuppone l'analisi di due questioni fondamentali:
- il diritto di proprietà
- il relativismo culturale
Sulla prima questione c'è molto da dire, se non altro perché è sulla proprietà
privata che, nei secoli, i popoli conquistatori hanno giocato il loro ruolo ed
esercitato il potere.
Chiedete a un pescarese chi sono i Rom e vi diranno che sono "nomadi che hanno
le ville". Un ossimoro che continua a rappresentare il pregiudizio secondo cui
un Rom, se proprietario, ha costruito la sua casa con proventi illeciti.
Una generalizzazione che non tiene conto di coloro che lavorano e che hanno
ristrutturato, nel corso degli anni, gli alloggi avuti in eredità dai padri.
Inoltre, ed è atteggiamento maggioritario in uso anche per tutte le comunità
escluse, si colpevolizza il "possedimento" come rappresentazione di un avere che
non compete, enfatizzando che "se sei povero, come hai fatto a farti la casa?".
Potremmo chiederlo a milioni di persone che, con i sacrifici che ognuno di noi
conosce, sono riuscite ad avere una casa, grande o piccola che sia.
Sequestrate e confiscate tutto ai Rom!
Sul relativismo culturale e il riferimento all'appartenenza etnica possiamo dire
molto di più: il fatto di appartenere alla comunità Rom ci pone davanti
all'annosa questione del "non sono persona ma popolo", pur considerando che si è
persona in un contesto in cui quel popolo si esprime. Allora, come si esprime il
popolo Rom e come viene "espresso", dipinto e raccontato, dalla società che quel
popolo accoglie?
Nell'ultima settimana i giornali locali hanno dipinto un fatto di cronaca
rendendolo eclatante: l'entità della somma confiscata, il coinvolgimento della
figura dei minori - che tanto fa presa sull'opinione pubblica - e la
convenzionale ripresa dei caratteri "culturali", forzatura che tende a ribadire
il concetto secondo cui tutto un popolo possiede determinate caratteristiche.
Criteri che rafforzano la discriminazione razziale, ribadendo che se uno è Rom è
"culturalmente" dedito all'illecito.
Questo relativismo, che colpisce ogni straniero in terra straniera, rappresenta
in questo caso un pericoloso strumento che ha come obiettivo quello di rendere
lo stereotipo il canale preferenziale per arrivare alla "gente".
Più che uno slogan populista è uno slogan fascista che, in nome dello sviluppo
dello stato sociale (più caserme e case popolari, sic!) gioca sull'annientamento
del diritto di cittadinanza in nome del nazionalismo garantito dal senso di
appartenenza etnica.
Dal relativismo culturale al concetto di razza superiore, quindi, il passo è
veramente breve.
Mi chiedo quale risposta pubblica darà il territorio (non solo Montesilvano ma
anche la provincia pescarese e, perchè no? tutta la regione) a questo gravissimo
atto di razzismo.
Caserta 17-03-09 NB. la mamma rom della foto, da 20 anni in Italia, ha
trovato ottima ospitalità in Francia.
Caserta. La persecuzione del popolo rom continua. L'Opera Nomadi denuncia: "I
sindaci sgomberano le comunità rom non seguendo le direttive inviate dal
prefetto commissario straordinario per i rom della regione Campania Alessando
Pansa".
La comunità rom di Teverola, proveniente da Giugliano, nei giorni scorsi si è
spostata nuovamente dopo l'intimazione di sgombero. In realtà alcune visite di
poliziotti alla comunità con l'invito di sgomberare il terreno, all'insaputa
della prefettura di Caserta, avrebbero portato i rom ad andare via spaventati e
a spostarsi in altro Comune, sotto un altro ponte. Terrorismo psicologico molto
efficace. Il giallo sullo sgombero porta a credere che sotto ci sia una regia
del tipo "scaricabarile" da parte dei sindaci che agiscono facendo pressioni per
sgomberi nonostante l'ordinanza da parte del prefetto Pansa indichi
l'individuazione dei terreni comunali per ospitare i rom e migliorare le loro
condizioni di vita. I numerosi bambini, per i quali il prefetto Pansa chiede di
progettare in scolarizzazione, sono privati dei loro diritti elementari,
sballottati da un luogo all'altro (proprio a Teverola il caso di una bambina di
soli 4 anni malata di cancro all'utero che è stata in chemioterapia, ora fuori
pericolo). L'Opera Nomadi, nel ringraziare la prefettura di Caserta (il
prefetto Ezio Monaco, il vicario Francesco Provolo e lo staff presieduto da
Emilia Tarantino) e il prefetto Alessandro Pansa (ottime anche le intenzioni per
l'impiego dei rom nella raccolta rifiuti) che si adoperano per sollecitare
progettazione per campi attrezzati e scolarizzazione, stigmatizza il
comportamento di alcuni sindaci che ostacolano l'integrazione mediante la non
osservanza delle circolari. Il prefetto, nominato per i rom, infatti ha disposto
l'individuazione di aree idonee alla realizzazione di nuovi insediamenti per
porre fine allo stato di emergenza in cui si trovano le comunità, chiedendo ai
Comuni di indicare il numero di persone che sarebbe possibile accogliere. La
presidente dell'Opera Nomadi Nadia Marino spiega: "Resta un abissale scollamento
tra le intenzioni del prefetto Pansa (che a Napoli si è mostrato solerte umano e
disponibile) esposte nelle interviste in tv e i fatti, che, purtroppo, a causa
di una politica ottusa e poco lungimirante da parte delle amministrazioni
comunali, porta ad una condizione di vita peggiorativa delle comunità presenti.
Ciò vanifica gli sforzi delle associazioni di volontariato e del coordinamento
di enti che hanno partecipato alla tavola in prefettura per la progettazione in
politiche d'integrazione". Ad oggi nulla si è fatto nonostante un decreto del
Ministero della Pubblica Istruzione inviti a inserire i rom nel mondo della
scuola: "E' costituito presso la Direzione Generale per lo Studente, per le
finalità espresse in premessa, un Gruppo di lavoro con il compito di formulare
proposte e pareri sul programma di iniziative per contrastare il fenomeno
dell'abbandono e della dispersione scolastica per i minori Rom, Sinti e
Camminanti, da realizzare nell'ambito del sistema nazionale d'istruzione, al
fine di consentire un efficace coordinamento e di evitare la duplicazione con
consequenziale spreco di risorse umane e finanziarie". Secondo quanto scritto
nel protocollo d'intesa della prefettura di Caserta, quest'ultima "curerà il
coordinamento delle attività che fanno capo a ciascun ente ivi comprese
eventuali attività di bonifica dai rifiuti presenti nei campi e in prossimità
degli insediamenti e l'assegnazione di container da parte della Protezione
Civile della regione Campania". La Regione Campania inoltre dovrebbe impegnarsi
"ad individuare i fondi per l'attuazione delle finalità del protocollo anche
sotto forma di cofinanziamento agli enti locali aderenti. Curerà, inoltre, il
reperimento di container e roulotte da parte della Protezione civile regionale
per la sistemazione dignitosa delle famiglie destinatarie degli interventi".
Nella provincia di Caserta sono stati censiti i campi nelle seguenti zone: S.
Arpino, S. Maria C.V., Teverola. e Capua (ex campo profughi), S. Maria a Vico,
Maddaloni. L'Opera Nomadi chiede che ciascun Comune individui microaree da
attrezzare che dovranno ospitare non più di una decina di famiglie. Dovranno
essere assicurati: l'energia elettrica, l'acqua potabile, i servizi igienici, il
trasporto scolastico, le vaccinazioni obbligatorie mediante un'Unità di strada
della Asl. L'Opera Nomadi s'impegna a svolgere attività di consulenza,
progettazione, sensibilizzazione. Anche attraverso l'ausilio del volontariato si
impegna, altresì, a collaborare per la buona riuscita delle attività di
scolarizzazione, assistenza sanitaria, con particolare riguardo al programma di
vaccinazioni, a rendere operativo uno sportello legale e sanitario. La
collaborazione con i Comuni è necessaria, in quanto dovranno impegnarsi a
rendere disponibile un pulmino per l'accompagnamento di 20 bambini (o più in
base all'esigenza), provvisto di due autisti coadiuvati da un assistente sociale
che, in collaborazione con gli operatori sociali dell'associazionismo,
provvederanno alla risoluzione dei problemi che ostano alla assidua e proficua
frequenza scolastica dei minori rom. Intanto in Sardegna qualche mesi fa: "La
Giunta regionale ha approvato una proposta normativa, in linea con le più
recenti politiche dell'Unione europea sui Rom, che riconosce Rom e Sinti quali
minoranza linguistica regionale".
Di Fabrizio (del 18/03/2009 @ 09:01:50, in Italia, visitato 1540 volte)
Busto Arsizio (15 Mar 2009) Nei giorni scorsi il quartiere del Redentore è stato
messo in subbuglio dalla notizia della realizzazione di un campo nomadi in via
Vesuvio. Sono girati anche fogli di raccolta di firme per chiedere al Sindaco di
impedirne la realizzazione. Forte l'emozione tra la gente del quartiere, ma
durante le messe domenicali è accaduto qualche cosa che dà un quadro nuovo alla
questione.
Don Giorgio, parroco del Redentore, alla fine delle messe di sabato e domenica
ha voluto riferire ai propri fedeli che non vi è nulla di cui aver timore. "Non
voglio prendere le parti della politica, lo dico solo per giustizia e rispetto
delle persone", afferma don Giorgio, "ma la questione non sta nei termini in cui
è stata posta. Non si tratta di un campo nomadi, ma della richiesta di una
famiglia di giostrai italiani che da anni è presente nella nostra parrocchia, di
poter acquisire un lotto di terreno (700 metri quadrati) che permetta di
insediare in modo non precario, ma soprattutto non abusivo, le loro roulotte".
In effetti, risulta che la famiglia in questione ha pagato già da un anno
l'affitto anticipato; la Giunta aveva concesso l'area con una delibera assunta
due anni fa, ma poi non aveva dato seguito alla propria decisione, e sulla base
di questi documenti essa ha potuto fare ricorso al Giudice di Pace, che ha dato
torto al Comune, chiedendo di dare luogo alle decisioni assunte.
Chiaro che la politica ha avuto il suo ruolo e le sue responsabilità, tanto che
questa mattina alcuni attivisti della Lega Nord erano davanti alla Chiesa del
Redentore per volantinare sull'argomento, ma le dichiarazioni del parroco hanno
sicuramente spiazzato la situazione: molte persone hanno infatti rifiutato il
volantino o lo hanno gettato senza nemmeno leggerlo, dopo aver dato appena
un'occhiata.
Di Fabrizio (del 18/03/2009 @ 09:00:41, in Italia, visitato 1501 volte)
INT. Cesare Alzati - sabato 14 marzo 2009
Quali sono, a suo avviso, le principali cause della difficile integrazione
dei rumeni in Italia?
Non credo sia corretto parlare di “difficile integrazione”. È significativo il
caso di Romeni che, dopo aver conosciuto situazioni di vita dura in Italia,
avendo trovato sistemazione in altri Paesi europei, intervistati, hanno
dichiarato che l’ambiente in cui meglio si erano sentiti era comunque l’Italia.
Nei mesi scorsi ho incontrato un imprenditore romeno, stabilitosi e operante da
tempo nel nostro Paese, che pubblicamente ha testimoniato di non essersi mai
sentito discriminato per la sua origine. Quando si parla di cittadini romeni
presenti in Italia, non si può non considerare il fatto che tra loro vi sono
appartenenti al popolo romeno e appartenenti ai gruppi Rom (ossia, Zigani; in
lingua italiana: Zingari). Il problema dell’integrazione e della marginalità nei
due casi si pone ovviamente in termini diversi. Se già esistono problemi di
integrazione e di tutela nei confronti degli Zingari italiani, è oltremodo
comprensibile che tali problemi si presentino in forma esasperata per gli
Zingari non italiani, tra i quali non pochi sono i romeni. Ma in questo caso
la questione non è legata alla cittadinanza (romena), ma alle consuetudini e
alle forme di vita (zingaresche), sicché non è questione specifica ‘romena’.
Merita comunque ricordare che nel ‘Vecchio Regno’, ossia nei territori romeni
rimasti vassalli del Sultano – almeno formalmente – fino al 1878, gli Zingari
erano schiavi, con relativo mercato, e sono stati emancipati nel 1855. Vi è
dunque in questo gruppo etnico una sedimentazione di esperienze storiche, che ne
rende il processo d’integrazione oltremodo complesso. Discorso profondamente
diverso s’impone per quanti, appartenenti al popolo romeno, sono oggi presenti
in Italia. E non sono soltanto cittadini romeni, ma anche Romeni con
cittadinanza ucraina e – in misura assai più ridotta – moldovena. Tra costoro vi
sono anche persone con elevati titoli di studio e ottima qualificazione
professionale; vi sono validi studiosi perfettamente inseriti in organismi di
ricerca, vi sono imprenditori e, naturalmente, come tutti sappiamo, ottimi
manovali, infermiere e collaboratrici domestiche, talvolta con titoli di studio
di alto livello. Nel contesto di una migrazione selvaggia, quale si è avuta, vi
sono anche disperati, con precedenti penali e condanne nel loro Paese, che –
venendo clandestinamente in Italia – vi portano la loro disperazione e la loro
marginalità. Per renderci conto del fenomeno si pensi alla migrazione dalla
Sicilia negli Stati Uniti all’inizio del Novecento e all’esportazione della
delinquenza organizzata, che allora si determinò. Fu quello certamente un
fenomeno legato all’immigrazione italiana, ma non sarebbe legittimo identificare
l’Italia con quel fenomeno. L’equiparazione ‘Italiano-mafioso’ non è soltanto
sgradevole a udirsi, soprattutto non è, e non era, rispondente alla realtà.
Non conosciamo quasi nulla della cultura romena, che pure anche
linguisticamente è vicina alla nostra. Come mai? Come valuta la situazione
culturale di quel paese, che ha vissuto un regime comunista particolarmente
feroce ed è infine approdato nell’Unione Europea?
Sembra che la moltiplicazione smisurata degli strumenti di comunicazione
paradossalmente ci renda in ugual misura ignoranti delle realtà con cui veniamo
in contatto. L’intensità degli scambi culturali che si ebbe tra i due Paesi nel
periodo interbellico è ben attestata dallo splendido edificio dell’Accademia di
Romania in Roma a Valle Giulia. Nei manuali di Storia lo spazio romeno è
peraltro quasi ignorato: colpevolmente, trattandosi di uno spazio cerniera, dove
si è realizzato un interessantissimo interscambio tra le grandi tradizioni
culturali, religiose, istituzionali dell’Europa. Questa ricca vicenda storica è
ben espressa dall’Università di Cluj, in Transilvania. Le sue radici affondano
nel Collegio gesuitico creato nel 1581, che nel secolo XVII divenne una
prestigiosa Scuola superiore protestante (unitariana), nella seconda metà del
Settecento conobbe la propria rifondazione quale Università tedesca e, un secolo
più tardi, nel quadro del Regno d’Ungheria, fu trasformata in Università
ungherese, per divenire infine, dopo la formazione del Regno della Grande
Romania nel 1918, importante ateneo del sistema universitario romeno. Tale
Università ha attualmente tre linee d’insegnamento: romena, ungherese e tedesca;
ha quattro Facoltà teologiche: Ortodossa, Greco-Cattolica, Riformata,
Romano-Cattolica; ha una Facoltà di Economia caratterizzata da linee di
formazione specializzate per le diverse aree economiche europee, con corsi
interamente in lingua inglese, tedesca, francese (è in fase progettuale anche
una linea italiana); ha istituito con la collaborazione di Università
dell’Unione Europea una dinamica Facoltà di Studi Europei ed è impegnata in una
fitta rete di scambi internazionali. Chi visiti quell’Università non può
sottrarsi all’impressione di un Paese che ha seriamente investito sulla
formazione e sulla cultura, e che sta preparando con impegno il suo futuro, dopo
la devastazione e il più che quarantennale isolamento imposto dal regime
ideocratico e totalitario comunista. Siffatta impressione trova conferma nelle
borse di studio che annualmente il Governo romeno pone a disposizione di propri
giovani laureati in discipline umanistiche per soggiorni biennali di studio e di
specializzazione in Italia, presso l’Accademia di Romania in Roma e a Venezia
presso l’Istituto Romeno di cultura e ricerca umanistica.
Qual è la situazione religiosa della Romania?
La storia religiosa dello spazio romeno è la più marcatamente europea
dell’intero continente! Ciò che altrove è polarizzazione dialettica (Ortodossia
/ Protestantesimo; Atene / Ginevra) qui, e segnatamente in Transilvania, è
compresenza storica e complementarietà vissuta: nella stessa località chiesa
protestante e chiesa ortodossa si trovano l’una presso l’altra. Ma anche in
rapporto alla tradizione ortodossa, non si deve dimenticare che questo popolo,
che ha sempre parlato lingua (neo)latina, ha utilizzato per secoli quale lingua
di culto e di cultura la lingua slavona, sostituita nel Sei-Settecento dal
greco, soprattutto in Valacchia e Moldavia (presso le Corti, nelle sedi
episcopali e nei grandi monasteri). In tal modo anche quella che nell’ambito
ortodosso può considerarsi una polarizzazione non priva di tensioni tra Slavia
ed Ellenismo romeo (ossia, tra Mosca e Costantinopoli) nello spazio romeno è
divenuto patrimonio analogamente compartecipato e armonicamente metabolizzato.
Inoltre nella Transilvania, se il popolo romeno era di tradizione ortodossa, le
egemoni componenti ungheresi e tedesche (Sassoni), di tradizione cattolica, col
secolo XVI divennero protestanti: luterani i Sassoni, riformati gli ungheresi,
in notevole misura acquisiti nel Seicento alla Chiesa unitariana
(antitrinitaria). Solo a partire dalla fine del Seicento, con l’inserimento del
Principato nel sistema imperiale asburgico, fu possibile un parziale recupero
delle popolazioni ungheresi alla fede cattolica. Quanto ai Romeni negli anni
1697-1701 la loro Chiesa, pur conservando la tradizione ecclesiastica ortodossa,
si dichiarò Unita con Roma. L’inserimento alla metà del Settecento di missionari
confessionali serbi provocò la frattura all’interno di tale Chiesa col formarsi
di una comunità ortodossa ‘non unita’ divenuta rapidamente maggioritaria.
All’avvento del regime comunista la Chiesa Unita (o greco-cattolica, secondo il
lessico cancelleresco asburgico) era comunità ancora molto consistente (oltre
1.500.000 fedeli) e caratterizzava centri urbani, come la stessa Cluj. Il 1°
Dicembre 1948 tale Chiesa è stata dichiarata non più esistente dal potere ateo:
tutti i suoi vescovi e un gran numero di suoi preti e laici sono stati posti in
carcere (dove molti hanno trovato la morte) e i suoi luoghi di culto sono stati
dati alla Chiesa ortodossa. Questo ha voluto dire nei villaggi cancellare
totalmente la Chiesa unita, nelle città determinare nelle chiese
cattolico-romane ungheresi una frequentazione da parte di fedeli romeni uniti,
che vi cercavano ospitalità per confermare la propria fedeltà alla comunione con
Roma. Uno dei primi atti istituzionali della Romania libera, dopo la caduta del
regime, è stata la restituzione della legittimità legale alla Chiesa Unita, cui
peraltro la Chiesa ortodossa non ha voluto restituire gli edifici di culto a lei
conferiti dal passato potere (con l’unica eccezione dell’Arcidiocesi di
Timisoara, retta dal metropolita del Banato Nicolae Corneanu, che al riguardo ha
offerto e sta offrendo una straordinaria, coraggiosa e sofferta testimonianza di
fraternità cristiana). Mentre in tutto il Paese vengono resi agli antichi
proprietari i beni confiscati dalla collettivizzazione comunista, un recente
disegno di legge intende escludere da tale restituzione unicamente la Chiesa
Unita, assegnando gli edifici di culto (e non solo) a lei appartenuti, non in
base al titolo di proprietà originario, ma in base alla maggioranza numerica dei
fedeli: sicché, dopo la decimazione prodotta dalla persecuzione, la Chiesa Unita
sarebbe privata di ogni suo legittimo bene proprio perché decimata. La
situazione, paradossale, non può non creare tensioni: assolutamente assurde in
un tempo come l’attuale, in cui le Chiese hanno problemi fondamentali con cui
confrontarsi e sui quali offrire una concorde testimonianza. Per arricchire
ulteriormente il quadro religioso di questo spazio va altresì ricordato che,
segnatamente in Moldavia, fin dall’inizio del secolo XV anche gli Armeni ebbero
una propria sede episcopale e che nell’Ottocento qui si insediarono pure i
vecchio ritualisti russi. In età moderna e fino all’ultima guerra grande rilievo
ebbe anche la comunità ebraica. Dal punto di vista religioso, dunque, lo spazio
romeno, confessionalmente a prevalenza ortodossa, si presenta quale spazio
eminentemente europeo, ed anche per questo aspetto trova nella Unione Europea la
sua collocazione più consona e il contesto nel quale far crescere i germi di
‘unità nella diversità’ in esso presenti: sono germi profondamente in sintonia
con il principio ideale ispiratore dell’Unione (in varietate concordia),
dall’Unione stessa additato quale criterio istituzionale ai propri popoli e
offerto quale messaggio al mondo.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione. Ulteriori informazioni sono disponibili QUI
La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto
pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico
dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla
pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net
Filo diretto sivola59 per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype
Outsourcing Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare. Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti: