Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di Fabrizio (del 17/03/2009 @ 09:26:30, in Italia, visitato 2208 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Liceo Scientifico St. “M. Malpighi”
Via Silvestri, 301, Roma

Progetto Intercultura / Diritti umani
CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLE CULTURE ROM-SINTI
Con il patrocinio della Provincia di Roma

L'estrema tensione che si riscontra attualmente nel nostro Paese in merito alla convivenza con le comunità Rom-Sinti richiede innanzi tutto l'avvio di un percorso di conoscenza di quella realtà. Il nostro Liceo, che ha come linee portanti del POF l'educazione all'intercultura, al rispetto dei diritti e alla convivenza civile, basata sul reciproco rispetto e sulla solidarietà, si fa promotore di una qualificata occasione di studio.

Il corso è rivolto non solo ai docenti interni, ma anche ai docenti delle scuole di zona e in generale al territorio, perché in questa fase potrebbe risultare interessante anche per altri operatori o semplicemente come momento di approfondimento culturale su un tema molto caldo e sul quale l'informazione è assolutamente carente.

Il corso si articolerà su tre incontri pomeridiani di tre ore ciascuno (dalle 15.00 alle 18.30), articolati su moduli tematici e un pomeriggio finale dedicato alla presentazione di espressioni artistiche, inteso come iniziativa aperta al territorio.

Sarà possibile frequentare anche soltanto uno o due moduli.

Sarà disponibile la bibliografia raccolta dal Progetto Intercultura e a tutti i partecipanti verranno distribuiti alcuni materiali di base.

Coordinatori del Corso:
Francesca Ferrari (Referente Progetto Intecultura/Diritti umani Liceo Sc. St. Malpighi)
Cristina Mattiello (Liceo Sc. St. M. Malpighi)

Per informazioni e iscrizioni: cristinam@mclink.it

Programma

I giornata: tra storia e immaginario
Giovedì 19 marzo, ore 15.00-18.30
1 Quadro storico di base (con un'attenzione specifica allo sterminio nei lager nazisti e alla creazione dei “campi nomadi”): Prof. Luca Bravi (Univ. di Firenze)
2 La costruzione dello stereotipo: Pino Petruzzelli (regista, attore, autore di “Non chiamarmi zingaro”)
3 L'immagine dello zingaro in letteratura: Cinzia Di Cicco (Liceo Sc. Malpighi)

II giornata: la scuola
Venerdì 17 aprile, ore 15.00-18.30

1 Problematiche della scolarizzazione: linee teoriche: Prof. Marco Brazzoduro (Docente di Politiche Sociali e Sanitarie, Università "La Sapienza", Roma “)
2 Tavola rotonda. Gli operatori: Rocco Mangiavillani (Comunità di Capodarco), Sabina Milani (Arci), un operatore di Sant'Egidio, un operatore dell'Opera Nomadi
3 Interventi di insegnanti delle scuole elementari e medie limitrofe con presenza di bambini Rom e di una maestra della Sc. Element. Iqbal Masih.

III giornata: la situazione attuale (diritti, cultura, interventi possibili)
Lunedì 11 maggio, ore 15.00-18.30
Laboratorio a cura di Eva Rizzin (sinta, Dottorato di ricerca in Geopolitica, Istituto di cultura sinta, ricercatrice ed esperta per il Parlamento europeo);
presentazione di filmati e materiali vari sulle problematiche giuridiche e la situazione politica e sociale in Italia e in Europa.

IV giornata: cultura e arte. Pomeriggio aperto al territorio
Venerdì 15 maggio


1 Quadro culturale generale: Cristina Formica, operatrice sociale, redattrice di Carta
2 Gli zingari e il cinema: Cristina Formica
3 Musica dal vivo: un musicista Rom; Lucilla Galeazzi (cantante di fama internazionale nel campo della musica popolare)

Verranno proposti assaggi di cucina Rom.

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Di Fabrizio (del 17/03/2009 @ 09:28:22, in casa, visitato 2155 volte)

Da Czech_Roma

The Prague Post, 12 marzo 2009

Foto Michael Heitmann: La madre single Helena Koňová attende la rilocazione forzata verso quelle che chiama unità "sporche ed in rovina" come parte della proposta di Chomutov.

By Curtis M. Wong and Sarah Borufka, Staff Writers
Chomutov, North Bohemia

Situata in una delle aree più indigenti del paese, la città di Chomutov trasuda un'aria di profondo sfinimento. Appartamenti sbriciolati si allineano ciascuno sulle vie principali, e persone dall'aria poco rassicurante bighellonano fuori da trasandati bar con slot-machine e take-away asiatici.

Le industrie locali hanno lasciato i residenti senza lavoro, ed il municipio di Chomutov spera di riaccendere la propria immagine con una complessa proposta che ha avuto effetto a febbraio. Chiamato "Záchranný kruh" (Salvavita), il piano ha lo scopo di rimuovere quelli a cui la sindaca Ivana Řápková si riferisce come "gente che crea confusione" - incluse prostitute e percettori di previdenza che non pagano l'affitto - dalle aree centrali e dai quartieri residenziali lì attorno.

"Il nostro scopo è aiutare i cittadini decenti", ha detto Řápková. "Per la prima volta nella storia della nostra città, tutti i dipartimenti municipali stanno lavorando assieme... E' un sistema complesso di misure che si indirizza a tutta la gente inadattabile di Chomutov".

Le statistiche di Řápková sono sconcertanti. Le registrazioni del municipio di Chomutov indicano che gli sono dovuti un totale di 240 Kč di affitti arretrati, come pure dalle susseguenti multe, soprattutto da parte di percettori di previdenza. La popolazione di Chomutov attualmente si aggira sui 50.000 abitanti, e si stimano in 8.000 quanti attualmente ricevono sussidi statali, di cui circa l'80% secondo quanto riferito è di origine Rom.

Nonostante la lodi del Ministro degli Interni Ivan Langer e dei residenti dell'area (in oltre 10.000 hanno firmato una petizione online di appoggio alla nuova legislazione in un periodo di otto giorni), l'iniziativa è stata largamente bocciata a livello nazionale, sollevando le critiche dei locali gruppi umanitari e anche di Michael Kocáb, Ministro per i Diritti Umani e le Minoranze. Tra le molte preoccupazioni c'è la nuova procedura che permette agli incaricati comunali di pubblicare i permessi di chi riceve la previdenza, come pure il piano di rilocazione, che trasferisce chi non ha pagato l'affitto dagli appartamenti comunali a blocchi di container in un'area periferica di Chomutov che la città ha comprato quattro anni fa.

Foto Michael Heitmann: I gruppi dei diritti umani considerano l'alloggio in container un piano inadeguato e populista.

Gli incaricati comunali dicono che il 60% degli avvisi di sgombero saranno consegnati entro le prossime due settimane a chi non ha pagato l'affitto. Poco dopo, i primi residenti si sposteranno nei container, poveramente isolati. Precedentemente usati come magazzini, alcuni di questi attualmente mancano di adeguato riscaldamento ed impianto elettrico, ed i residenti avranno l'accesso solo alle docce ed ai ricoveri comunali. Una volta lì, i residenti dovranno pagare 400 Kč ($18) al mese più i servizi.

"Il piano di Řápková è completamente demagogico", ha detto Jarmila Kuchárová, assistente sociale presso il ramo di Chomutov di Člověk v tísni (Gente in Difficoltà), una OnG. "Semplicemente non sono politiche sociali appropriate quelle di rimuovere i residenti dalla loro casa e mandarli in appartamento -di rimpiazzo- che sono così inadeguati."

Tra quanti stanno aspettando la rilocazione c'è Helena Koňová, madre single di tre figli, che attualmente vive provvisoriamente in un appartamento lungo il blocco dove sono situati i container. "Voglio solo vivere come chiunque altro, in un appartamento con l'acqua calda ed il riscaldamento centralizzato," ha detto Koňová, il cui marito è attualmente in prigione. "Non penso che sia troppo chiederlo per una madre con tre figli. Quelli nuovi sono sporchi ed in rovina."

I gruppi umanitari locali hanno fatto un paragone tra le proposte di Řápková e l'altrettanto criticata operazione dell'ex Ministro allo Sviluppo Regionale, Jiří Čunek. Nel 2006, Čunek, che era allora sindaco di Vsetín, Moravia orientale, spostò diverse famiglie rom dai quartieri centrali in case scadenti ai margini della città.

"Politicamente favorevole"

A differenza di Čunek, che espressamente rivendicava che lo scopo del suo piano era di "allontanare il pus dalla ferita", Řápková non fa riferimento esplicito ai cittadini rom nel descrivere la sua proposta ma, dato che la maggior parte di chi riceve assistenza sociale è di origine rom, i gruppi umanitari locali dicono che sono certi la cosa sia implicita.

"E' ovvio che la gente dovrebbe essere obbligata a pagare i propri debiti, indipendentemente dalla sua razza", dice Jan Šipoš, altro assistente sociale di Gente in Difficoltà. "Spostare i residenti in questi blocchi non è differente dal creare un altro ghetto... E' un modo di raggruppare gente di razza simile e creare uno stigma che rimarrà con loro per il resto della vita".

Continua suggerendo che il piano municipale sia ampliamente motivato politicamente. "E' un periodo politicamente favorevole a Řápková per portare [le tematiche rom] in prima linea e nascondere le altre urgenze della città".

Řápková ha rifiutato queste proteste, notando che molti dei residenti che saranno mandati nei container hanno causato molestie domestiche ed hanno, in qualche caso, danneggiato altre proprietà immobiliari cittadine.

"Questa diventerà, naturalmente, una sistemazione di base, e non augurerei a nessuno di viverci", ha detto Řápková. "Non ci siamo preoccupati del colore della pelle, ma se qualsiasi persona pagasse l'affitto e se disturbasse qualcuno nei paraggi. Le stesse politiche saranno applicate a normali famiglie che lavorano e che possono aver contratto debiti".

Šipoš ha detto che la città dovrebbe assumere un approccio più individuale nell'affrontare i debitori che dovrebbe includere il regolare pagamento delle bollette, ed ha detto che la sua organizzazione ha suggerito di sviluppare una politica cittadina che dovrebbe permettere a chi riceve previdenza per estinguere i debiti tramite programmi di servizio comunitario, che prevedano un graduale rientro.

"Come fornitore di servizi sociali, posso dirvi che queste persone di solito non vedono i debiti nella stessa maniera degli altri cittadini", dice. "Non penso che siano state esplorate tutte le opzioni... Questi debiti avrebbero dovuto essere risolti prima, invece di permettere il loro accumulo e poi di portare via tutto a questa gente".

- Naďa Černá contributed to this report.

The writers can be reached at news@praguepost.com

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Di Fabrizio (del 18/03/2009 @ 09:00:41, in Italia, visitato 1501 volte)

INT. Cesare Alzati - sabato 14 marzo 2009

Quali sono, a suo avviso, le principali cause della difficile integrazione dei rumeni in Italia?

Non credo sia corretto parlare di “difficile integrazione”. È significativo il caso di Romeni che, dopo aver conosciuto situazioni di vita dura in Italia, avendo trovato sistemazione in altri Paesi europei, intervistati, hanno dichiarato che l’ambiente in cui meglio si erano sentiti era comunque l’Italia. Nei mesi scorsi ho incontrato un imprenditore romeno, stabilitosi e operante da tempo nel nostro Paese, che pubblicamente ha testimoniato di non essersi mai sentito discriminato per la sua origine. Quando si parla di cittadini romeni presenti in Italia, non si può non considerare il fatto che tra loro vi sono appartenenti al popolo romeno e appartenenti ai gruppi Rom (ossia, Zigani; in lingua italiana: Zingari). Il problema dell’integrazione e della marginalità nei due casi si pone ovviamente in termini diversi. Se già esistono problemi di integrazione e di tutela nei confronti degli Zingari italiani, è oltremodo comprensibile che tali problemi si presentino in forma esasperata per gli Zingari non italiani, tra i quali non pochi sono i romeni. Ma in questo caso la questione non è legata alla cittadinanza (romena), ma alle consuetudini e alle forme di vita (zingaresche), sicché non è questione specifica ‘romena’. Merita comunque ricordare che nel ‘Vecchio Regno’, ossia nei territori romeni rimasti vassalli del Sultano – almeno formalmente – fino al 1878, gli Zingari erano schiavi, con relativo mercato, e sono stati emancipati nel 1855. Vi è dunque in questo gruppo etnico una sedimentazione di esperienze storiche, che ne rende il processo d’integrazione oltremodo complesso. Discorso profondamente diverso s’impone per quanti, appartenenti al popolo romeno, sono oggi presenti in Italia. E non sono soltanto cittadini romeni, ma anche Romeni con cittadinanza ucraina e – in misura assai più ridotta – moldovena. Tra costoro vi sono anche persone con elevati titoli di studio e ottima qualificazione professionale; vi sono validi studiosi perfettamente inseriti in organismi di ricerca, vi sono imprenditori e, naturalmente, come tutti sappiamo, ottimi manovali, infermiere e collaboratrici domestiche, talvolta con titoli di studio di alto livello. Nel contesto di una migrazione selvaggia, quale si è avuta, vi sono anche disperati, con precedenti penali e condanne nel loro Paese, che – venendo clandestinamente in Italia – vi portano la loro disperazione e la loro marginalità. Per renderci conto del fenomeno si pensi alla migrazione dalla Sicilia negli Stati Uniti all’inizio del Novecento e all’esportazione della delinquenza organizzata, che allora si determinò. Fu quello certamente un fenomeno legato all’immigrazione italiana, ma non sarebbe legittimo identificare l’Italia con quel fenomeno. L’equiparazione ‘Italiano-mafioso’ non è soltanto sgradevole a udirsi, soprattutto non è, e non era, rispondente alla realtà.

Non conosciamo quasi nulla della cultura romena, che pure anche linguisticamente è vicina alla nostra. Come mai? Come valuta la situazione culturale di quel paese, che ha vissuto un regime comunista particolarmente feroce ed è infine approdato nell’Unione Europea?

Sembra che la moltiplicazione smisurata degli strumenti di comunicazione paradossalmente ci renda in ugual misura ignoranti delle realtà con cui veniamo in contatto. L’intensità degli scambi culturali che si ebbe tra i due Paesi nel periodo interbellico è ben attestata dallo splendido edificio dell’Accademia di Romania in Roma a Valle Giulia. Nei manuali di Storia lo spazio romeno è peraltro quasi ignorato: colpevolmente, trattandosi di uno spazio cerniera, dove si è realizzato un interessantissimo interscambio tra le grandi tradizioni culturali, religiose, istituzionali dell’Europa. Questa ricca vicenda storica è ben espressa dall’Università di Cluj, in Transilvania. Le sue radici affondano nel Collegio gesuitico creato nel 1581, che nel secolo XVII divenne una prestigiosa Scuola superiore protestante (unitariana), nella seconda metà del Settecento conobbe la propria rifondazione quale Università tedesca e, un secolo più tardi, nel quadro del Regno d’Ungheria, fu trasformata in Università ungherese, per divenire infine, dopo la formazione del Regno della Grande Romania nel 1918, importante ateneo del sistema universitario romeno. Tale Università ha attualmente tre linee d’insegnamento: romena, ungherese e tedesca; ha quattro Facoltà teologiche: Ortodossa, Greco-Cattolica, Riformata, Romano-Cattolica; ha una Facoltà di Economia caratterizzata da linee di formazione specializzate per le diverse aree economiche europee, con corsi interamente in lingua inglese, tedesca, francese (è in fase progettuale anche una linea italiana); ha istituito con la collaborazione di Università dell’Unione Europea una dinamica Facoltà di Studi Europei ed è impegnata in una fitta rete di scambi internazionali. Chi visiti quell’Università non può sottrarsi all’impressione di un Paese che ha seriamente investito sulla formazione e sulla cultura, e che sta preparando con impegno il suo futuro, dopo la devastazione e il più che quarantennale isolamento imposto dal regime ideocratico e totalitario comunista. Siffatta impressione trova conferma nelle borse di studio che annualmente il Governo romeno pone a disposizione di propri giovani laureati in discipline umanistiche per soggiorni biennali di studio e di specializzazione in Italia, presso l’Accademia di Romania in Roma e a Venezia presso l’Istituto Romeno di cultura e ricerca umanistica.

Qual è la situazione religiosa della Romania?

La storia religiosa dello spazio romeno è la più marcatamente europea dell’intero continente! Ciò che altrove è polarizzazione dialettica (Ortodossia / Protestantesimo; Atene / Ginevra) qui, e segnatamente in Transilvania, è compresenza storica e complementarietà vissuta: nella stessa località chiesa protestante e chiesa ortodossa si trovano l’una presso l’altra. Ma anche in rapporto alla tradizione ortodossa, non si deve dimenticare che questo popolo, che ha sempre parlato lingua (neo)latina, ha utilizzato per secoli quale lingua di culto e di cultura la lingua slavona, sostituita nel Sei-Settecento dal greco, soprattutto in Valacchia e Moldavia (presso le Corti, nelle sedi episcopali e nei grandi monasteri). In tal modo anche quella che nell’ambito ortodosso può considerarsi una polarizzazione non priva di tensioni tra Slavia ed Ellenismo romeo (ossia, tra Mosca e Costantinopoli) nello spazio romeno è divenuto patrimonio analogamente compartecipato e armonicamente metabolizzato. Inoltre nella Transilvania, se il popolo romeno era di tradizione ortodossa, le egemoni componenti ungheresi e tedesche (Sassoni), di tradizione cattolica, col secolo XVI divennero protestanti: luterani i Sassoni, riformati gli ungheresi, in notevole misura acquisiti nel Seicento alla Chiesa unitariana (antitrinitaria). Solo a partire dalla fine del Seicento, con l’inserimento del Principato nel sistema imperiale asburgico, fu possibile un parziale recupero delle popolazioni ungheresi alla fede cattolica. Quanto ai Romeni negli anni 1697-1701 la loro Chiesa, pur conservando la tradizione ecclesiastica ortodossa, si dichiarò Unita con Roma. L’inserimento alla metà del Settecento di missionari confessionali serbi provocò la frattura all’interno di tale Chiesa col formarsi di una comunità ortodossa ‘non unita’ divenuta rapidamente maggioritaria. All’avvento del regime comunista la Chiesa Unita (o greco-cattolica, secondo il lessico cancelleresco asburgico) era comunità ancora molto consistente (oltre 1.500.000 fedeli) e caratterizzava centri urbani, come la stessa Cluj. Il 1° Dicembre 1948 tale Chiesa è stata dichiarata non più esistente dal potere ateo: tutti i suoi vescovi e un gran numero di suoi preti e laici sono stati posti in carcere (dove molti hanno trovato la morte) e i suoi luoghi di culto sono stati dati alla Chiesa ortodossa. Questo ha voluto dire nei villaggi cancellare totalmente la Chiesa unita, nelle città determinare nelle chiese cattolico-romane ungheresi una frequentazione da parte di fedeli romeni uniti, che vi cercavano ospitalità per confermare la propria fedeltà alla comunione con Roma. Uno dei primi atti istituzionali della Romania libera, dopo la caduta del regime, è stata la restituzione della legittimità legale alla Chiesa Unita, cui peraltro la Chiesa ortodossa non ha voluto restituire gli edifici di culto a lei conferiti dal passato potere (con l’unica eccezione dell’Arcidiocesi di Timisoara, retta dal metropolita del Banato Nicolae Corneanu, che al riguardo ha offerto e sta offrendo una straordinaria, coraggiosa e sofferta testimonianza di fraternità cristiana). Mentre in tutto il Paese vengono resi agli antichi proprietari i beni confiscati dalla collettivizzazione comunista, un recente disegno di legge intende escludere da tale restituzione unicamente la Chiesa Unita, assegnando gli edifici di culto (e non solo) a lei appartenuti, non in base al titolo di proprietà originario, ma in base alla maggioranza numerica dei fedeli: sicché, dopo la decimazione prodotta dalla persecuzione, la Chiesa Unita sarebbe privata di ogni suo legittimo bene proprio perché decimata. La situazione, paradossale, non può non creare tensioni: assolutamente assurde in un tempo come l’attuale, in cui le Chiese hanno problemi fondamentali con cui confrontarsi e sui quali offrire una concorde testimonianza. Per arricchire ulteriormente il quadro religioso di questo spazio va altresì ricordato che, segnatamente in Moldavia, fin dall’inizio del secolo XV anche gli Armeni ebbero una propria sede episcopale e che nell’Ottocento qui si insediarono pure i vecchio ritualisti russi. In età moderna e fino all’ultima guerra grande rilievo ebbe anche la comunità ebraica. Dal punto di vista religioso, dunque, lo spazio romeno, confessionalmente a prevalenza ortodossa, si presenta quale spazio eminentemente europeo, ed anche per questo aspetto trova nella Unione Europea la sua collocazione più consona e il contesto nel quale far crescere i germi di ‘unità nella diversità’ in esso presenti: sono germi profondamente in sintonia con il principio ideale ispiratore dell’Unione (in varietate concordia), dall’Unione stessa additato quale criterio istituzionale ai propri popoli e offerto quale messaggio al mondo.

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Di Fabrizio (del 18/03/2009 @ 09:01:50, in Italia, visitato 1540 volte)

Busto Arsizio (15 Mar 2009) Nei giorni scorsi il quartiere del Redentore è stato messo in subbuglio dalla notizia della realizzazione di un campo nomadi in via Vesuvio. Sono girati anche fogli di raccolta di firme per chiedere al Sindaco di impedirne la realizzazione. Forte l'emozione tra la gente del quartiere, ma durante le messe domenicali è accaduto qualche cosa che dà un quadro nuovo alla questione.

Don Giorgio, parroco del Redentore, alla fine delle messe di sabato e domenica ha voluto riferire ai propri fedeli che non vi è nulla di cui aver timore. "Non voglio prendere le parti della politica, lo dico solo per giustizia e rispetto delle persone", afferma don Giorgio, "ma la questione non sta nei termini in cui è stata posta. Non si tratta di un campo nomadi, ma della richiesta di una famiglia di giostrai italiani che da anni è presente nella nostra parrocchia, di poter acquisire un lotto di terreno (700 metri quadrati) che permetta di insediare in modo non precario, ma soprattutto non abusivo, le loro roulotte".

In effetti, risulta che la famiglia in questione ha pagato già da un anno l'affitto anticipato; la Giunta aveva concesso l'area con una delibera assunta due anni fa, ma poi non aveva dato seguito alla propria decisione, e sulla base di questi documenti essa ha potuto fare ricorso al Giudice di Pace, che ha dato torto al Comune, chiedendo di dare luogo alle decisioni assunte.

Chiaro che la politica ha avuto il suo ruolo e le sue responsabilità, tanto che questa mattina alcuni attivisti della Lega Nord erano davanti alla Chiesa del Redentore per volantinare sull'argomento, ma le dichiarazioni del parroco hanno sicuramente spiazzato la situazione: molte persone hanno infatti rifiutato il volantino o lo hanno gettato senza nemmeno leggerlo, dopo aver dato appena un'occhiata.

Un vero autogol per la Lega Nord.

Alessandro Berteotti

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Di Fabrizio (del 18/03/2009 @ 09:06:04, in Italia, visitato 1822 volte)

Da Tarantolati Sud Magazine

Caserta 17-03-09 NB. la mamma rom della foto, da 20 anni in Italia, ha trovato ottima ospitalità in Francia.

Caserta. La persecuzione del popolo rom continua. L'Opera Nomadi denuncia: "I sindaci sgomberano le comunità rom non seguendo le direttive inviate dal prefetto commissario straordinario per i rom della regione Campania Alessando Pansa".

La comunità rom di Teverola, proveniente da Giugliano, nei giorni scorsi si è spostata nuovamente dopo l'intimazione di sgombero. In realtà alcune visite di poliziotti alla comunità con l'invito di sgomberare il terreno, all'insaputa della prefettura di Caserta, avrebbero portato i rom ad andare via spaventati e a spostarsi in altro Comune, sotto un altro ponte. Terrorismo psicologico molto efficace. Il giallo sullo sgombero porta a credere che sotto ci sia una regia del tipo "scaricabarile" da parte dei sindaci che agiscono facendo pressioni per sgomberi nonostante l'ordinanza da parte del prefetto Pansa indichi l'individuazione dei terreni comunali per ospitare i rom e migliorare le loro condizioni di vita. I numerosi bambini, per i quali il prefetto Pansa chiede di progettare in scolarizzazione, sono privati dei loro diritti elementari, sballottati da un luogo all'altro (proprio a Teverola il caso di una bambina di soli 4 anni malata di cancro all'utero che è stata in chemioterapia, ora fuori pericolo). L'Opera Nomadi, nel ringraziare la prefettura di Caserta (il prefetto Ezio Monaco, il vicario Francesco Provolo e lo staff presieduto da Emilia Tarantino) e il prefetto Alessandro Pansa (ottime anche le intenzioni per l'impiego dei rom nella raccolta rifiuti) che si adoperano per sollecitare progettazione per campi attrezzati e scolarizzazione, stigmatizza il comportamento di alcuni sindaci che ostacolano l'integrazione mediante la non osservanza delle circolari. Il prefetto, nominato per i rom, infatti ha disposto l'individuazione di aree idonee alla realizzazione di nuovi insediamenti per porre fine allo stato di emergenza in cui si trovano le comunità, chiedendo ai Comuni di indicare il numero di persone che sarebbe possibile accogliere. La presidente dell'Opera Nomadi Nadia Marino spiega: "Resta un abissale scollamento tra le intenzioni del prefetto Pansa (che a Napoli si è mostrato solerte umano e disponibile) esposte nelle interviste in tv e i fatti, che, purtroppo, a causa di una politica ottusa e poco lungimirante da parte delle amministrazioni comunali, porta ad una condizione di vita peggiorativa delle comunità presenti. Ciò vanifica gli sforzi delle associazioni di volontariato e del coordinamento di enti che hanno partecipato alla tavola in prefettura per la progettazione in politiche d'integrazione". Ad oggi nulla si è fatto nonostante un decreto del Ministero della Pubblica Istruzione inviti a inserire i rom nel mondo della scuola: "E' costituito presso la Direzione Generale per lo Studente, per le finalità espresse in premessa, un Gruppo di lavoro con il compito di formulare proposte e pareri sul programma di iniziative per contrastare il fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica per i minori Rom, Sinti e Camminanti, da realizzare nell'ambito del sistema nazionale d'istruzione, al fine di consentire un efficace coordinamento e di evitare la duplicazione con consequenziale spreco di risorse umane e finanziarie". Secondo quanto scritto nel protocollo d'intesa della prefettura di Caserta, quest'ultima "curerà il coordinamento delle attività che fanno capo a ciascun ente ivi comprese eventuali attività di bonifica dai rifiuti presenti nei campi e in prossimità degli insediamenti e l'assegnazione di container da parte della Protezione Civile della regione Campania". La Regione Campania inoltre dovrebbe impegnarsi "ad individuare i fondi per l'attuazione delle finalità del protocollo anche sotto forma di cofinanziamento agli enti locali aderenti. Curerà, inoltre, il reperimento di container e roulotte da parte della Protezione civile regionale per la sistemazione dignitosa delle famiglie destinatarie degli interventi". Nella provincia di Caserta sono stati censiti i campi nelle seguenti zone: S. Arpino, S. Maria C.V., Teverola. e Capua (ex campo profughi), S. Maria a Vico, Maddaloni. L'Opera Nomadi chiede che ciascun Comune individui microaree da attrezzare che dovranno ospitare non più di una decina di famiglie. Dovranno essere assicurati: l'energia elettrica, l'acqua potabile, i servizi igienici, il trasporto scolastico, le vaccinazioni obbligatorie mediante un'Unità di strada della Asl. L'Opera Nomadi s'impegna a svolgere attività di consulenza, progettazione, sensibilizzazione. Anche attraverso l'ausilio del volontariato si impegna, altresì, a collaborare per la buona riuscita delle attività di scolarizzazione, assistenza sanitaria, con particolare riguardo al programma di vaccinazioni, a rendere operativo uno sportello legale e sanitario. La collaborazione con i Comuni è necessaria, in quanto dovranno impegnarsi a rendere disponibile un pulmino per l'accompagnamento di 20 bambini (o più in base all'esigenza), provvisto di due autisti coadiuvati da un assistente sociale che, in collaborazione con gli operatori sociali dell'associazionismo, provvederanno alla risoluzione dei problemi che ostano alla assidua e proficua frequenza scolastica dei minori rom. Intanto in Sardegna qualche mesi fa: "La Giunta regionale ha approvato una proposta normativa, in linea con le più recenti politiche dell'Unione europea sui Rom, che riconosce Rom e Sinti quali minoranza linguistica regionale".

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Di Fabrizio (del 19/03/2009 @ 09:13:30, in Italia, visitato 1487 volte)

Scrive la Cooperativa Pralipé di Pescara

E' la volta di Montesilvano e dell'ennesima strumentazione di un fatto di cronaca che si trasforma in atto di razzismo.
E' il trionfo della sopraffazione che usa la finta causa sociale per far presa sul malcontento comune.

Sequestrate e confiscate tutto ai Rom!

Uno slogan che presuppone l'analisi di due questioni fondamentali:
- il diritto di proprietà
- il relativismo culturale

Sulla prima questione c'è molto da dire, se non altro perché è sulla proprietà privata che, nei secoli, i popoli conquistatori hanno giocato il loro ruolo ed esercitato il potere.
Chiedete a un pescarese chi sono i Rom e vi diranno che sono "nomadi che hanno le ville". Un ossimoro che continua a rappresentare il pregiudizio secondo cui un Rom, se proprietario, ha costruito la sua casa con proventi illeciti.
Una generalizzazione che non tiene conto di coloro che lavorano e che hanno ristrutturato, nel corso degli anni, gli alloggi avuti in eredità dai padri.
Inoltre, ed è atteggiamento maggioritario in uso anche per tutte le comunità escluse, si colpevolizza il "possedimento" come rappresentazione di un avere che non compete, enfatizzando che "se sei povero, come hai fatto a farti la casa?".
Potremmo chiederlo a milioni di persone che, con i sacrifici che ognuno di noi conosce, sono riuscite ad avere una casa, grande o piccola che sia.



Sequestrate e confiscate tutto ai Rom!

Sul relativismo culturale e il riferimento all'appartenenza etnica possiamo dire molto di più: il fatto di appartenere alla comunità Rom ci pone davanti all'annosa questione del "non sono persona ma popolo", pur considerando che si è persona in un contesto in cui quel popolo si esprime. Allora, come si esprime il popolo Rom e come viene "espresso", dipinto e raccontato, dalla società che quel popolo accoglie?
Nell'ultima settimana i giornali locali hanno dipinto un fatto di cronaca rendendolo eclatante: l'entità della somma confiscata, il coinvolgimento della figura dei minori - che tanto fa presa sull'opinione pubblica - e la convenzionale ripresa dei caratteri "culturali", forzatura che tende a ribadire il concetto secondo cui tutto un popolo possiede determinate caratteristiche.
Criteri che rafforzano la discriminazione razziale, ribadendo che se uno è Rom è "culturalmente" dedito all'illecito.
Questo relativismo, che colpisce ogni straniero in terra straniera, rappresenta in questo caso un pericoloso strumento che ha come obiettivo quello di rendere lo stereotipo il canale preferenziale per arrivare alla "gente".
Più che uno slogan populista è uno slogan fascista che, in nome dello sviluppo dello stato sociale (più caserme e case popolari, sic!) gioca sull'annientamento del diritto di cittadinanza in nome del nazionalismo garantito dal senso di appartenenza etnica.
Dal relativismo culturale al concetto di razza superiore, quindi, il passo è veramente breve.

Mi chiedo quale risposta pubblica darà il territorio (non solo Montesilvano ma anche la provincia pescarese e, perchè no? tutta la regione) a questo gravissimo atto di razzismo.

Julia Prestia
Cooperativa Sociale Pralipé

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Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 09:14:16, in media, visitato 1730 volte)

[ http://www.estnord.it ]
Davide Casadio, presidente dell'Associazione Sinti Italiani [ http://sintiitaliani.blogspot.com/ ], visita il campo di viale Cricoli a Vicenza. Pochi giorni prima, il 5 marzo 2009, la polizia è entrata nel campo [e in molti altri del Veneto] schedando tutti i residenti, compresi i minori. Qui alcune testimonianze di quella notte, e una panoramica sulle condizioni di vita nel campo

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Di Franco Bonalumi (del 19/03/2009 @ 11:29:37, in sport, visitato 3255 volte)

Da Roma_Francais (con questo post, Franco Bonalumi inizia la sua collaborazione con Mahalla)

Greg Lamazères: Ultimo round a Neuengamme

Johann Trollmann, zigano tedesco, un pugile agile, inafferrabile, scaltro e affascinante, stella del ring nella Repubblica di Weimar, diventa la bestia nera del III Reich a causa del suo sangue ritenuto impuro e della sua "razza corrotta"; i suoi pugni, il suo spirito ed i suoi piedi troppo rapidi e la sua sola presenza erano un insulto all’ideale nazista.

Assieme a lui, e mentre lo stesso accade agli ebrei, è un intero popolo che la Germania di Hitler inghiotte sistematicamente, nonché una parte della propria popolazione.

Dai club di Hannover alle grandi birrerie di Berlino, dai ring illuminati ai palchi delle fiere, dai tavoli dei migliori cabaret alla prima linea del fronte, sino all’ultima sfida, divenuta mitica; sino alle nevi del fronte orientale e all’universo opprimente del campo di Neuengamme: gloria, declino e caduta di Johann Trollmann, il campione zigano che i nazisti hanno "divorato". Cause che, per la loro risonanza, hanno lasciato traccia nella nostra memoria.

Un importante romanzo sulla storia inedita del genocidio zigano.

Editions Privat.
ISBN : 978-2-7089-5858- 6
Parution le 15 janvier 2009 dans toutes les librairies
18 € / 224 pages
Contact presse: Isabelle de la Raitrie
isabelle.de.la.raitrie@editions-privat.com 05 61 33 77 05.

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Di Sucar Drom (del 19/03/2009 @ 13:34:32, in blog, visitato 1565 volte)

Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti
Il prossimo 18 marzo a Roma verrà presentata alla stampa la campagna nazionale "Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti". Ben 26 organizzazioni promotrici hanno dato vita a uno schieramento inedito, per ampiezza e pluralità. L’Alto commis...

Minoranze fra identità e culture maggioritarie
In preparazione all’ evento “minoranze: diritti e doveri” che si terrà a Parma nei prossimi giorni, pubblichiamo un testo di Gianluca Lottici, organizzatore dell’evento...

Napoli, i Rom tra stato di diritto e stato di eccezione: proposte di trasformazione urbana
Si terrà a Napoli, il 16 marzo, il convegno “I rom tra stato di diritto e stato di eccezione: proposte di trasformazione urbana”, organizzato da OsservAzione e dall’associazione chi rom e…chi no, nell’ambito del progetto “Roma Mig...

Ungheria, allarme aggressioni razziste
Le aggressioni armate contro rom in Ungheria ricordano le azioni del Ku-Klux-Klan negli anni '60 in Usa, secondo l'ERTF. Il presidente, Rudko Kawczynski (in foto), e' intervenuto alla riunione dopo ...

Rom: favorire l'integrazione prima che sia troppo tardi
Pubblichiamo l’intervista a Magda Kósáné Kovács, dopo la votazione del Parlamento europeo sulla Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 marzo 2009 sulla situazione sociale dei rom e su un lo...

Bruno Morelli, il nuovo spazio web
Sucardrom invita tutti a visitare il nuovo spazio web di Bruno Morelli, intellettuale e poliedrico artista rom abruzzese, dove potrete visionare molte delle sue opere...

Rom e Sinti nella letteratura/4 - IL SEICENTO
Con il tempo, i Rom-Sinti diventano i protagonisti di canzoni e filastrocche della tradizione popolare di tutta Europa; disprezzati e derisi in alcune zone e più considerati in altre, fino a divenire, nell...

Liberate Karol Racz
Il cittadino rumeno Karol Racz, anche se brutto, sporco e cattivo, è una persona innocente, fino a prova contraria non ha commesso alcun reato e deve essere dunque immediatamente s...

Ddl sicurezza, appello ai parlamentari
L’art. 45, comma 1, lett. f) del disegno di legge “Disposizioni in materia di sicurezza”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera (C. 2180), introduce l’obbligo per il cittadino straniero di esibir...

Mitrovica, una città e il suo doppio
Nonostante gli anni, la mercedes beige sorpassa con disinvoltura i trattori e gli altri veicoli che affollano la strada a due corsie che attraversa il Kosovo da nord a sud. La destinazione è Mitrovica...

Milano, interviene anche Amnesty International contro la furia degli sgomberi
Sara, piccola romena paralizzata dalla distrofia muscolare, è ancora nella sua prigione di legno e cellophane sotto il ponte Bacula. Ma la luce dei suoi occhi e il sorriso dei suoi sette anni hanno bucato il buio della c...

Mestre (VE), sospeso il Consiglio comunale
Mentre la Lega Nord impegna il Consiglio regionale per non far realizzare un abitare dignitoso per le famiglie sinte veneziane, il Consiglio Comunale di Mestre è stato sospeso dopo pochi minuti dal suo inizio. L’ordine del giorno: il referendum promosso dalla Lega Nor...

Sbattere in prima pagina il mostro italiano
Il numero in edicola di Gazeta Romaneasca, il settimanale dei romeni in Italia, ha una prima pagina diversa da tutti i numeri precedenti. L’apertura è dedicata al pedofilo italiano che a Napoli ha stuprato un bambin...

Venezia, Genitlini processato per istigazione all'odio razziale
Il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini sarà processato per le parole contro immigrati, Rom e Sinti pronunciate lo scorso settembre, durante la Festa dei Popoli a Venezia (guarda il video...

Venezia, il referendum non si farà
Il Consiglio comunale non ha approvato l'ammissibilità del referendum popolare, quindi non ci sono più ostacoli all' allestimento del...

Ddl sicurezza, dal Pdl 101 pugni alla Lega Nord
Stupore. Disappunto. Rabbia. Sono i sentimenti che circolano tra le fila dei deputati e dei senatori della Lega Nord dopo che 101 parlamentari del Popolo della Libertà, guidati da Alessandra Mussolini, hanno incalzato il premier sul disegno di legge sicurezza ("Inaccettabili il reato di clandestinità e l'obbligo di denuncia che s...

Pavia, progettiamo insieme il superamento urbanistico e sociale dei "campi nomadi" pavesi
La quarta edizione del Laboratorio di Sviluppo Locale Partecipativo (marzo-giugno 2009) - attività che si tiene presso l'Università di Pavia, CdL in Ingegneria Edile/Architettura, Corso di Sociologia Urbana e del Territorio - è dedicata al tema dell’a...

Milano, gli immigrati in Lombardia
Il 31 marzo 2009 a Milano si terrà l’8° Convegno Nazionale “Gli immigrati in Lombardia. La Ricerca e la sperimentazione al servizio del territorio. Rapporto 2008”, presso l’Auditorium “G. Gaber", P.zza Duca D’Aosta 3, ore 9.00. Promuovono ORIM Osservatorio Regionale per l’integrazione e la Multietnicità, Fondazione ISMU e Regione Lombardia...

Ministri a braccetto con neofascisti
I ministri Andrea Ronchi e Ignazio La Russa in posa con i neonazisti, come scritto da Paolo Berizzi nel suo libro "Bande nere" e riportato su Repubblica, hanno aperto un altro fronte polemico fra governo ed opposizione. Il Pd ha inviato una lettera a Berlusconi per chi...

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Di Fabrizio (del 20/03/2009 @ 09:12:19, in lavoro, visitato 1648 volte)

Da Bulgarian_Roma

Lunedì, 16 marzo 2009 - Diverse centinaia di dipendenti della compagnia di raccolta rifiuti Novera si sono riuniti per protestare fuori dal municipio di Sofia lo scorso 16 marzo chiedendo il mantenimento del posto di lavoro e il pagamento dei salari.

Secondo diverse cronache, il numero dei dipendenti di Novera varierebbe tra i 300 e i 1000.

I dipendenti, la maggior parte dei quali sono Rom, chiedono la preservazione del loro lavoro alla luce della decisione del sindaco Boiko Borissov di concludere la concessione a Novera alcuni giorni fa, concessione che originariamente doveva terminare solo nel 2014.

La protesta è seguita ad una settimana di recriminazioni tra Borissov e Novera, che ha lasciato il centro della città coperto di rifiuti per circa una settimana.

Novera rimprovera alla città di aver ritardato il pagamento di milioni di leva alla compagnia, mentre il municipio rimprovera a Novera di averlo ricattato per ottenere più fondi, rifiutando di raccogliere la spazzatura.

Ora i dipendenti di Novera hanno chiesto garanzie sul mantenimento del loro lavoro. Secondo il giornale Dnevnik, hanno minacciato di commettere illegalità pur di dare da mangiare ai loro figli, se questo non accadesse.

Alla polizia è stato chiesto di controllare la protesta. Secondo il municipio, non è stata autorizzata e dev'essere sgomberata.


SOMMARIO: Protesta dei lavoratori delle pulizie cittadine - 16 marzo 2009 | 14:27 | FOCUS News Agency

Sofia. I lavoratori di Novera, la compagnia che sino a pochi giorni fa aveva l'appalto municipale per le pulizie delle strade, ha inscenato una protesta pacifica. I Rom hanno iniziato a sfilare da tre punti a Sofia e si sono riuniti davanti al municipio. Non hanno intralciato il traffico. Hanno insistito sul mantenimento dei loro lavori e in un incontro col sindaco Boyko Borisov. Si sono dispersi quando la polizia gliel'ha chiesto.

"Simpatizziamo con le richieste dei lavoratori e li comprendiamo, ma la protesta non è stata organizzata dalla compagnia e dalla sua dirigenza," ha detto Dimitar Dimitrov, portavoce di Novera.

Ha aggiunto che Novera ha oltre 2.000 dipendenti.

"Sinora i lavoratori sono stati pagati. Nessuno è stato dismesso o licenziato. Quando i legali si informeranno sui motivi per cui la municipalità ha rescisso il contratto, prenderemo le misure necessarie. I lavoratori chiedono la sicurezza del lavoro e probabilmente è questa la ragione della loro protesta spontanea," ha aggiunto.

"La municipalità di Sofia non ha dato il permesso per la protesta dei lavoratori di Novera," ha detto il sindaco Boyko Borisov.

"Non capisco le ragioni della protesta visto che hanno rifiutato di lavorare per dieci giorni, senza nessuna ragione. Dopo dieci giorni hanno lasciato Sofia in crisi. Abbiamo pagato Novera con 18 milioni di BGN per due mesi. Da anni i cittadini si chiedono perché vengono pagati così tanti soldi per un lavoro che non viene finito," ha detto.

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