Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 29/09/2008 @ 17:11:50, in Italia, visitato 2326 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Martedì 30 settembre alle ore 11, presso la sala del Consiglio comunale di
Pesaro, sarà presentato un evento molto atteso in città: la visita al capoluogo
marchigiano di Rigoberta Menchù, Premio Nobel per la pace e attivista per i
diritti dei popoli indigeni, prevista per i primi di ottobre. L'attivista e
scrittrice incontrerà alcune personalità cittadine e presenterà la sua nuova
campagna per i diritti dei popoli discriminati.
I numerosi episodi di razzismo e xenofobia avvenuti nella città di Pesaro non
sono mai stati stigmatizzati dalle autorità locali; al contrario, un assessore
di sinistra ha affermato, recentemente, riferendosi ai Rom: ''Qui a Pesaro i
nomadi non attecchiranno mai. Non c’è acqua per quei pesci, perché qui la gente
lavora. Qui il nomade se ne va in fretta o viene allontanato. Gli amici spagnoli
secondo me non hanno sbagliato del tutto a definirci razzisti''.
Nello scorso luglio il sindaco di Pesaro si impegnò pubblicamente, anche in
alcune interviste pubblicate sui giornali locali, ad avviare un progetto di
integrazione, in linea con le Direttive Ue e le leggi internazionali contro il
razzismo e a tutela dei popoli. Il progetto avrebbe dovuto comprendere
assistenza sociale per le persone Rom gravemente ammalate (vi sono casi di
tumori maligni in fase avanzata, cardiopatie gravi, mutilazioni e handicap), la
possibilità di accedere a un alloggio decoroso (il sindaco propose di consentire
alla comunità Rom di riattare edifici fatiscenti nell'area cittadina), il
ricongiungimento nelle famiglie di alcuni minori e un piano di inserimento
professionale per le persone valide.
Purtroppo, nonostante il Gruppo EveryOne avesse proposto di contribuire, con
sacrificio personale dei suoi membri, al progetto, ogni promessa è stata
disattesa, con conseguenze drammatiche per le famiglie Rom, già provate da anni
di indigenza, emarginazione e incuria a parte delle Istituzioni.
Ciprian Danila, il giovanissimo Rom che viveva a Sesto San Giovanni in
condizioni di indigenza intollerabili ed è morto bruciato vivo nel rogo
scatenato da una candela all'interno dell'edificio fatiscente in cui viveva:
avrebbe dovuto ricongiungersi alla famiglia della sua fidanzata, che vive a
Pesaro. Soltir Danila, 55 anni. Malato di cancro, avrebbe dovuto ricongiungersi
alla sua famiglia ed essere curato presso l'Ospedale San Salvatore (ospedale
che, una volta compresa la condizione sanitaria spaventosa in cui versano i Rom,
ha scelto di curarli, secondo il codice deontologico). E' morto in Romania,
senza poter accedere ai farmaci che avrebbero potuto salvarlo.
A Pesaro vivono altre persone Rom a rischio di vita, senza cure, in luoghi
freddi e malsani. Solo lo spirito umanitario di alcuni cittadini - fra i quali
spiccano per impegno e generosità Mariateresa, Maria, Elisa e il sacerdote don
Roberto - ha impedito altri drammi irreparabili. Ma per l'amministrazione della
città, non c'è posto per i Rom. Il tempo stringe, l'inverno è alle porte e
nonostante le rassicurazioni del sindaco per i Rom di Pesaro non è stato fatto
nulla.
Di fronte al rischio di tragedie umanitarie come quelle che stanno colpendo i
Rom in molte città italiane, Il membri del Gruppo EveryOne, con le sole proprie
risorse, hanno senza clamori iniziato ad organizzare piani si emergenza per la
salvaguardia delle famiglie Rom presenti a Pesaro. La piccola Annamaria, malata
di polmonite (una delle prime cause di morte infantile nel mondo) è stata curata
e trasferita insieme alla sua famiglia al sicuro, al sud, lontano da Pesaro, in
un Paese che ha scelto di accoglierla, di darle un alloggio e un'occasione di
lavoro. Annamaria frequenterà le scuole locali e la sua brutta tosse, grazie al
riscaldamento, alle cure mediche e a un'alimentazione adeguata, guarirà presto.
Un'altra famiglia è in procinto di partire, verso il sud, dove è attesa da
alcuni uomini di buona volontà, fra cui l'eroico parroco don Michele, un uomo
che non verrà dimenticato, quando la persecuzione dei Rom avrà termine. In
questi giorni, il Gruppo EveryOne presenterà a Rigoberta - con cui ha una
fraterna affinità nell'impegno per i diritti degli emarginati - un documento in
cui è dettagliata la condizione di emarginazione e negazione di ogni diritto
umano in cui si trovano i Rom di Pesaro, chiedendole di aggiungere la sua voce
al coro delle proteste e di chiedere con voce ferma alle autorità locali di
rispettare le Direttive Ue e le convenzioni internazionali che combattono il
razzismo e promuovono la tolleranza fra i popoli. Prossimamente, inoltre,
l'organizzazione presenterà il cortometraggio "Pesaro Zigeunerfrei", una
denuncia della repressione delle famiglie Rom che cercano di sopravvivere nella
città di Rossini (compositore che, peraltro, amava la cultura "zingara").
Mentre le organizzazioni per i diritti umani e i cittadini Pesaro assolvono i
compiti per cui l'amministrazione è stata eletta, il comune di Pesaro ha
l'ardire di parlare di Diritti Umani e accogliere una donna che si batte contro
gli abusi e le violenze perpetrati da governi e istituzioni locali contro le
minoranze etniche. Circa un anno fa Rigoberta, scambiata per una nomade, fu
espulsa da un hotel di Cancun, in Messico. Ci auguriamo che l'amministrazione
pesarese, che non può certo essere definita accogliente o tollerante nei
confronti delle minoranze poiché attua una politica pesantemente discriminatoria
contro le famiglie Rom che vivono in città, non riservi per sbaglio al premio
nobel Rigoberta Menchù lo stesso trattamento che ha riservato alle persone di
etnia Rom che si sono rifugiate a Pesaro e che a malapena sono lasciate
camminare per le strade della città.
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527 - (39) 331 3585406 - (+39) 334 3449180
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 30/09/2008 @ 09:04:41, in Italia, visitato 2520 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
FONDAZIONE VILLA EMMA - RAGAZZI EBREI SALVATI
In collaborazione con
Istituto di cultura Sinta
Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Provincia di Modena
Comune di Modena
Comune di Nonantola
Casa delle culture di Modena
Memo - Multicentro educativo Sergio Neri
Venerdì 3 ottobre 2008
[ore 10-13: prima sessione]
Scritti segreti (laboratorio I)
Materiali-stimolo offerti ai corsisti e disposti in uno spazio: musica, oggetti,
fotografie…
Pino Petruzzelli - scrittore, attore e autore teatrale - lavorerà sui risultati
del laboratorio, componendo una narrazione collettiva.
Saluti delle autorità
Silvia Facchini, Assessore Istruzione e Formazione Provincia di Modena
Adriana Querzè, Assessore Istruzione Comune di Modena
Pier Paolo Borsari, Sindaco di Nonantola
Stefano Vaccari, Presidente Fondazione Villa Emma
Presentazione del seminario
Maria Bacchi, Fondazione Villa Emma
[ore 15-18: seconda sessione]
Rom e Sinti: chi sono? da dove vengono? dove stanno andando?
ne discutono:
Luca Bravi, Università di Firenze
Eva Rizzin, Istituto di cultura sinta, Mantova
Yuri Del Bar, Consigliere comunale, Comunità sinta di Mantova
coordina: Stefano Liuzzo, musicologo e studioso delle culture rom e sinta
[ore 18,30-20: terza sessione]
Non chiamarmi zingaro
In viaggio con Pino Petruzzelli sulle tracce del suo ultimo libro, Edizioni
Chiarelettere, 2008
Sabato 4 ottobre 2008
[ore 10-13: quarta sessione]
Luogo, movimento, identità: Gypsies, Travellers e Rom
Lectio magistralis di Judith Okely, Hull University
Nel corso dell’incontro scorreranno immagini e narrazioni di vita riguardanti
Rom e Sinti.
[ore 15-18: quinta sessione]
Detti, interdetti e non detti (laboratorio II)
Riflessioni e scritture sul rapporto con ciò che non viene scritto,
a cura di Maria Bacchi e Nella Roveri, Fondazione Villa Emma
[ore 21.30: sesta sessione]
Juan Lorenzo e Flamenco libre: musica, canto, danza
Domenica 5 ottobre
[ore 10-13: settima sessione]
Scritti segreti (laboratorio III)
Pino Petruzzelli mette in scena le scritture dei corsisti.
riflessioni di:
Tommaso Vitale, Università di Milano-Bicocca.
Nazzareno Guarnieri, Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme
Demir Mustafa, poeta rom macedone
[ore 15-18: ottava sessione]
La vita e altri cantieri: racconto filmico di un’esperienza
ne discutono:
Radames Gabrielli, Presidente Associazione Nevo Drom
Salvatore Saltarelli, Centro tutela contro le discriminazioni, Provincia
autonoma di Bolzano
Da uno a tredici: il progetto delle Microaree a Modena
ne discutono:
Francesca Maletti, Assessore alle Politiche sociali, Comune di Modena
Giacomo De Barre e altri rappresentanti della Comunità sinta di Modena
Luca Puggioli, Coordinatore Ufficio nomadi e altri operatori del Centro
stranieri - Comune di Modena
coordina: Walter Reggiani, Presidente Casa delle culture di Modena
In attesa del prossimo anno
Fausto Ciuffi, Direttore Fondazione Villa Emma
[Tutte le sessioni del Seminario (tranne l’ultima, che avrà luogo a Modena) si
svolgeranno a Nonantola. Stiamo individuando e definendo, in questi giorni,
spazi e sedi per lo svolgimento dei lavori e degli incontri aperti al pubblico.
Ricordiamo, a tale proposito, che le sessioni dedicate al laboratorio sono a
numero chiuso e riservate ai soli iscritti al Seminario di formazione, che
riceveranno un regolare attestato. Avviamo quindi in questa fase - con la
comunicazione del programma - la raccolta delle iscrizioni, per garantire ai
tanti interessati un’adeguata accoglienza e notizie tempestive sulle modalità
del soggiorno a Nonantola. Nel giro di poco tempo riceverete ulteriori
informazioni sull’articolazione organizzativa di tutte le fasi dei nostri
incontri, con indicazione di luoghi, momenti riservati ai pasti e alla
convivialità, indirizzi e recapiti telefonici per la prenotazione dei
pernottamenti.]
Per informazioni e iscrizioni
Fondazione Villa Emma
Alessandra Varvaro
segreteria@fondazionevillaemma.org
tel e fax 059 54719
Da
Mundo_Gitano (come accennato in post precedenti, in Colombia e in buona
parte delle Americhe, i Rom sono ancora semi-nomadi)
pubblicato su
Indymedia Colombia
Colombia, Accampamento Rom
NOMADISMO, SPOSTAMENTO FORZATO E RIPARAZIONE COLLETTIVA: IL CASO DEL
POPOLO ROM
por YOSKA BIMBAY [1] lunedì 22 settembre 2008 at 6:14 PM
prorrom@gmail.com
Idee liberate per affrontare il rompicapo della riparazione collettiva ed
integrale del popolo Rom
"I nostri spostamenti derivati dal conflitto armato non appaiono sicuramente
nelle statistiche. I morti che ha messo il nostro popolo a causa delle guerre
non contano per nessuno. I nostri dispersi per le guerre continuano sotto
silenzio. La precarizzazione crescente dei nostri livelli di vita prodotta dalle
violenze segue totalmente inosservata" [2].
In Colombia si inizia a riconoscere, almeno teoricamente, che il conflitto
armato interno ha generato gravi impatti sul popolo Rom. Significa che questo
riconoscimento, certamente ancora molto precario, è un primo passo perché lo
stato colombiano pensi seriamente alla possibilità di includere i Rom nei suoi
programmi di riparazione collettiva e simbolica.
Quanto scritto sopra discende da ciò che è espresso in un documento elaborato
dalla Commissione Nazionale di Riparazione e Riconciliazione (CNRR) in cui,
riferendosi ai soggetti della riparazione, menziona esplicitamente il popolo
Rom. In particolare vi si legge: "che la riparazione tenga in considerazione i
gruppi particolarmente vulnerabili come le comunità ed i popoli indigeni, le
comunità afrodiscendenti ed il popolo Rom [3]." Anche se l'allusione, nel
contesto del documento, è abbastanza periferica, trascina per il popolo Rom
un'enorme importanza e può vedersi come un bilancio a favore del processo di
riconoscimento dei suoi diritti collettivi.
Inoltre, in un importante studio della Procura Generale della Nazione [4],
portato a conoscenza nel giugno 2007, in cui si esprimono i criteri per arrivare
alla riparazione collettiva ed integrale dei gruppi etnici, il popolo Rom è
incluso come uno dei soggetti collettivi di cui tener conto.
Che il popolo Rom, in maniera adeguata, sia tenuto in conto nei processi di
riparazione collettiva e simbolica, in circostanze simili a quelle dei popoli
indigeni, afrodiscendenti e razziali, è una scommessa politica che senza dubbio
segnala un percorso per dare giustizia storica ad un popolo che è stato
abitualmente e sistematicamente escluso dalle politiche pubbliche e dai
programmi sociali governativi.
Col peso di essere invisibile per l'insieme del paese, il popolo Rom iniziò
ad essere visto dagli attori armati, tanto illegali che legali, i quali con la
voragine di violenza politica che scatenarono, lo colpirono in maniera negativa
nella propria integrità etnica e culturale.
Senza essere un inventario esaustivo e solo in maniera indicativa, si può
dire che tra i principali impatti che il conflitto armato interno ha provocato
al popolo Rom, c'è quanto segue:
Si configurano territori del paese in cui i Rom esercitano le loro attività
economiche tradizionali, alle quali per paura - derivate effettivamente da
fattori obiettivi o fondate su fattori soggettivi - non circolano più o non lo
fanno con frequenza ed intensità precedente. Diversi patrigruppi familiari, per
timore delle azioni dei gruppi paramilitari che costantemente ricorrevano alle
estorsioni per lasciarli lavorare o che apertamente rubavano loro mercanzie e
prodotti, hanno optato per diminuire l'intensità, l'ampiezza e la frequenza dei
loro itinerari, sin quasi a ridurla al minimo, così le reti ed i percorsi che
pazientemente erano state costruite nell'esercizio dell'itinerare ancestrale
sono rimaste inattive. Questa situazione è stata fatta propria da alcune kumpeniyi,
associazioni di patrigruppi familiari Rom, come una forma di confinamento, che
impedendo la mobilità si è tradotto negativamente sulle attività economiche
tradizionali. Paradossalmente, mentre il numero dei senza casa nel paese è
cresciuto in poco tempo in maniera esponenziale, i Rom che per natura si
spostano da un luogo all'altro, non possono più farlo come in precedenza.
La vasta mobilità geografica del popolo Rom, imprescindibile per la
realizzazione dei suoi principi e delle più importanti attività economiche,
essendo di fatto notevolmente ridotta, si è presto trasformata in una crescente
precarizzazione economica dei patrigruppi familiari, cosa che ha causato un
allarmante impoverimento socioculturale, dovuto tra l'altro alla diminuzione del
flusso degli ingressi monetari richiesti per il complimento delle cerimonie e
rituali inerenti alla sua vita culturale, soprattutto relazionati alla lealtà,
prestigio e status, hanno causato rotture ed indebolimenti dei suoi valori
identitari.
Senza alcun dubbio non sono stati pochi gli spostamenti non volontari
eseguiti da alcuni patrigruppi familiari come conseguenza del conflitto armato
interno che equivocamente furono spiegati e compresi, tanto dalle istituzioni
nazionali come dalla società maggioritaria, a partire dal tradizionale itinere
che ha caratterizzato il popolo Rom. E così vari casi di spostamenti forzati di
cui sono stati vittime distinti patrigruppi familiari, alla fine sono stati
confusi con le dinamiche proprie di itinere e mobilità del popolo Rom. Questi
spostamenti forzati, che sono avvenuti senza visibilità dalle istituzioni, hanno
inciso nel debilitamento delle rete sociali di solidarietà, sovraccaricando i
dispositivi di reciprocità e mutuo aiuto messi in moto per accogliere i
patrigruppi familiari coinvolti.
Per un popolo quantitativamente piccolo come quello dei Rom, con una popolazione
in Colombia che secondo il Censimento Generale DANE del 2005 si stima in 4.832,
ci si aspetta che la perdita di vite umane abbia impatto profondo sulla vita
sociale e culturale, perdite che, resta inteso, aumentano progressivamente
quando si presentano casi di morti violente e sparizioni forzate commesse dai gadyé
(i non Rom), questo perché non solo le possibilità di fare giustizia scappano
dall'orbita della Romaní Kriss, il proprio sistema giuridico, ma perché
l'immaginario socialmente costruito prodotto dai ricordi accumulati nella
memoria collettiva del popolo Rom sulle persecuzioni incessanti di cui è stato
vittima per mano dei
gadyé in diversi momenti storici e diverse parti del mondo, finiscono per
rinforzare la marginalità, sostenuta dal timore verso le leggi e le istituzioni
degli "altri", si espande. Gli assassinati ed dispersi riportati
all'interno dei patrigruppi familiari, indicano che tanto le
Águilas Negras come i paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC)
con gli insorti, hanno la loro parte di responsabilità.
Nel maggio 2002 si diffuse, soprattutto nei circoli del movimento associativo
internazionale del popolo Rom, una notizia [5] che confermava il timore
generalizzato di una kumpania ubicata nel nord-est del paese, dovuto alle
minacce, minacce ed estorsioni di cui erano oggetto alcuni patrigruppi familiari
per mano delle strutture paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC).
Alcuni degli Shere Romengue, autorità tradizionali, si videro forzati a
pagare somme di denaro, si suppone in cambio di sicurezza e tranquillità. Altri,
che rifiutarono di pagare queste estorsioni perché materialmente non potevano o
non volevano farlo, dovettero spostarsi verso un'altra kumpeniyi in
Venezuela. Questa situazione si mantenne, con qualche intermittenza, almeno per
due anni.
Anche se certamente è necessario approfondire sugli impatti che il conflitto
armato ha avuto sul popolo Rom, da parte del Proceso Organizativo
del Pueblo Rom (Gitano) de Colombia (PRORROM), si considera ci siano elementi di
giudizio sufficienti per proporre che se non si vuole commettere una
dimenticanza storica imperdonbile, i Rom non possono essere esclusi dalle
iniziative che si stanno costruendo sulla riparazione collettiva e su quella
simbolica, sia nel quadro della Legge di Giustizia e Pace, che negli altri
scenari. L'importante, in ogni caso, è che la società colombiana e lo Stato
ricordino e non dimentichino mai che il popolo Rom è stato colpito nella sua
integrità etnica e culturale per l'azione dei gruppi armati.
Qualsiasi proposta di riparazione collettiva che abbia come soggetto il popolo
Rom, deve fondarsi nella formalizzazione del pieno riconoscimento della sua
esistenza, il che porta implicitamente al tassativo riconoscimento dei suoi
diritti collettivi. In questo contesto l'istituzione di un quadro giuridico che
regoli le relazioni tra lo Stato colombiano ed il popolo Rom, che vada nella
direzione di eliminare per sempre le asimmetrie discriminatorie ed odiose
attualmente esistenti tra i diritti costituzionali e legalmente riconosciuti ai
popoli indigeni e quelli che effettivamente e realmente sono riconosciuti a
questo popolo, è una premessa imprescindibile e non procastinabile che deve
contemplare qualsiasi proposta di riparazione collettiva che pretenda di fare
giustizia con i Rom.
Girón (Santander), 17 de septiembre de 2008
Bibliografía
COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR). Recomendación de
criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa. CNRR. Bogotá, D.C.
2007. [152p.].
PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la paz
y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la sesión
plenaria del Congreso Nacional de Paz y País el 11 de mayo de 2002. En: PRORROM.
Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de Colombia.
Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.
PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la
reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General
de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C.
2007. [325p.].
SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA). ¡Un
S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de mayo de
2002.
[1] Miembro de la Secretaría Operativa del Proceso Organizativo del Pueblo Rom
(Gitano) de Colombia, PRORROM.
[2] PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la
paz y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la
sesión plenaria del Congreso Nacional de Paz y País del 11 de mayo de 2002. En:
PRORROM. Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de
Colombia. Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.
[3] El subrayado es nuestro. COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR).
Recomendación de criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa.
CNRR. Bogotá, D.C. 2007. P. 25.
[4] PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la
reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General
de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C.
2007. Pp. 76-77.
[5] SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA).
¡Un S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de
mayo de 2002.
Le famiglie Campos e Rossetto, dopo l'ennesimo rinvio del processo per direttissima contro i loro congiunti, hanno pregato che sia attuato il silenzio stampa. Da questo momento sucardrom chiede a tutti gli organi di stampa di non intervenire.
Di Fabrizio (del 30/09/2008 @ 17:35:45, in Italia, visitato 2733 volte)
Ricevo da Roberto Malini
Pesaro, 30 settembre 2008 - La direzione sanitaria dell'Ospedale San
Salvatore di Pesaro rifiuta le ragioni dell'intolleranza e riconosce senza
eccezioni il diritto alla salute di tutti i pazienti "a partire proprio dai Rom,
che più di tutti soffrono a causa della precarietà," ha commentato la dottoressa
Adriana Vacca, portavoce dell'Azienda ospedaliera. Dopo qualche incomprensione
iniziale, dovuta alla carenza di informazioni ricevute dall'Ospedale San
Salvatore riguardo alla presenza di una comunità Rom in città, è nata una
sinergia fra il San Salvatore, il Gruppo EveryOne e la neonata Associazione "La
Ruota Rossa" (che rappresenta proprio i "nomadi" che vivono a Pesaro). Grazie a
tale collaborazione, la situazione sanitaria dei Rom di Pesaro è decisamente
migliorata e alcuni pazienti che soffrono di gravissime patologie (tumori
maligni, cardiopatie, considerevoli handicap della persona) sono ora in cura e
si può affermare senza dubbio che sono state evitate gravi tragedie umanitarie,
nonostante la latitanza delle Istituzioni e l'irresponsabilità dei servizi
sociali. "I nostri medici faranno sempre il possibile per garantire esami e cure
ai pazienti Rom, ma il problema più urgente è la condizione in cui sono
costretti a vivere," ha detto allargando le braccia un medico dell'ospedale
pesarese, "perché non è tollerabile che esseri umani, fra cui malati e bambini,
non abbiano alcun sostegno da parte delle Istituzioni. Non abbiamo la bacchetta
magica e possiamo solo fare eco all'allarme sollevato dal Gruppo EveryOne: se
non verranno attuati progetti a tutela di queste persone sfortunate, il freddo
del prossimo inverno potrebbe causare situazioni umanitarie spaventose".
Riguardo alla tutela dei pazienti Rom, l'Ospedale San Salvatore ribadisce che
non solo si atterrà sempre alle normative relative al diritto alla salute degli
stranieri regolari e irregolari (decreto legge 286 del 25 luglio 1998; DPR 394
del 31 agosto 1999; Circolare del Ministero della Salute n.5 del 24 marzo 2000;
Piano Sanitario Nazionale 2002- 2004), che riguardano la prestazione di cure
urgenti o essenziali, ma non rifiuterà in alcun caso di prestare assistenza
medica a una persona malata, specie se la condizione di precarietà in cui vive
rende "essenziale" anche la cura di un semplice raffreddore.
"Abbiamo illustrato nei dettagli al sindaco, durante un incontro, la tragedia
delle famiglie Rom di Pesaro, supplicandolo di intervenire, per evitare che
l'indigenza, l'emarginazione razziale e le gravi condizioni di salute dei
'nomadi' presenti in città potessero causare drammi atroci," dichiarano gli
attivisti del Gruppo EveryOne, "ma nonostante gli impegni assunti, anche sulla
stampa locale, i Rom sono stati abbandonati e sopravvivono in edifici
fatiscenti, al freddo, senza acqua né corrente elettrica, senza alcun sostegno
sociale. Abbiamo chiesto almeno un cassonetto per i rifiuti. Niente. Alcuni
familiari, anche minorenni, avrebbero dovuto ricongiungersi ai loro parenti. Uno
di loro, purtroppo, il giovanissimo Ciprian Danila, promesso sposo di una
ragazza Rom di Pesaro, è morto bruciato vivo a Sesto San Giovanni, per colpa di
una candela, ma soprattutto dell'emarginazione in cui era costretto. Se, come
promesso, il programma di integrazione fosse partito all'inizio di settembre,
sarebbe ancora vivo e lo vedremmo camminare per le strade di Pesaro".
Grazie alla collaborazione fra il San Salvatore, il Gruppo EveryOne e due
persone straordinarie - Giancarlo e il sacerdote don Michele - Annamaria,
bambina Rom di cinque anni, nata a Pesaro, ha ricevuto le cure per una brutta
polmonite (una delle prime cause di mortalità infantile) ed è stata posta al
riparo, con la sua famiglia, in una cittadina del Sud Italia, che si è offerta
di accogliere il nucleo familiare, offrendo un alloggio confortevole e inserendo
il capofamiglia in un programma di inserimento al lavoro, dopo essere venuta a
conoscenza della situazione di persecuzione e incuria riservata ai Rom di
Pesaro, dove - purtroppo - alle promesse di assistenza umanitarie e piani di
integrazione dispensate dal sindaco e da alcuni assessori del Comune, non è
seguito alcun progetto concreto.
Oggi la piccola Annamaria sarà iscritta a scuola e sono bastati pochi giorni
in una casa riscaldata, con un'alimentazione adeguata e migliorare la tosse che
la scuoteva giorno e notte. Giovedì 2 ottobre la Direzione sanitaria del San
Salvatore incontrerà il Gruppo EveryOne e La Ruota Rossa per pianificare le
modalità con cui sarà affrontata la gravissima emergenza sanitaria che si
prefigura - salvo un intervento urgente della Provincia di Pesaro, allertata
dall'organizzazione per i Diritti Umani - per l'inverno imminente, se le
famiglie Rom di Pesaro non avranno una condizione alloggiativa e sociale
dignitosa. "L'Ospedale San Salvatore di Pesaro è un esempio per tutta la sanità
italiana," concludono gli attivisti EveryOne, "perché segue una direttiva etica,
che trova nel Giuramento di Ippocrate i suoi fondamenti. Abbiamo segnalato
l'Azienda ospedaliera marchigiana alla Commissione europea, per i principi
esemplari che la caratterizzano, principi che pongono la salute dell'essere
umano - al di là della sua razza o etnia - al centro di tutto. Sembra un
concetto scontato, ma non è così, perché in tutta Italia si segnalano casi di
pazienti Rom rifiutati o curati con estrema superficialità, di farmaci
essenziali negati, di trattamenti discriminatori. Per sconfiggere il razzismo vi
è bisogno di esempi positivi e in questo senso la condotta del San Salvatore è
doppiamente preziosa: un sostegno necessario ai suoi pazienti Rom e un modello
per le strutture sanitarie che, dimenticando Ippocrate, si sono lasciate
travolgere dalla deriva razzista".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527 - (39) 331 3585406 - (+39) 334 3449180
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
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