Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di Fabrizio (del 05/09/2008 @ 08:53:13, in lavoro, visitato 1733 volte)

Da Czech_Roma

Agenzia trova lavoro per 40 Rom nella regione di Ostrava

By ČTK - 1 settembre 2008

Ostrava, Nord Moravia, 29 agosto (CTK) - L'agenzia per il reclutamento Rom ha trovato lavoro per 40 Rom dal 2006, nel quadro del progetto triennale Romcentrum, fondato dalla UE, ha detto venerdì a CTK il manager del progetto Lubomir Kuznik, dell'Associazione dei Romanì della Nord Moravia.

L'agenzia che è situata a Karvina, una cittadina vicino a Ostrava, registra ora circa 250 Romanì in cerca di lavoro, la maggior parte uomini.

"Cerchiamo lavoro su Internet, ma abbiamo anche contattato degli imprenditori regionali," ha detto Kuznik.

Ha detto che i datori di lavoro spesso considerano i i Romanì in cerca di impiego come un potenziale problema già prima di incontrarli.

D'altra parte, ha ammesso che anche molti Romanì sono da rimproverare. Alcuni di loro non sono interessati al lavoro e vanno in congedo per malattia dopo tre mesi.

Jan Rychly, capo dell'ufficio collocamento di Karvina, ha detto di apprezzare gli sforzi dell'agenzia.

Ha detto che il suo lavoro è difficile perché si trattava di persone mancanti di qualsiasi qualifica e poco abituata ad andare regolarmente a lavoro.

Rychly ha detto che è molto importante che persone della comunità Romany lavorino nell'agenzia.

Come parte del progetto Romcentrum, operatori sul campo hanno visitato le località Romanì nella regione di Ostrava, conosciuta per le miniere e l'industria pesante, ed hanno informato le persone su come comportarsi con un nuovo lavoro e come agire con i funzionari statali, ha detto Kuznik.

Ha poi detto che è stata lanciata una cooperazione con due scuole con molti studenti Romanì.

Kuznik ha detto che la UE non rifinanzierà il progetto, ma che alcune delle attività continueranno, come l'agenzia di reclutamento e la cooperazione con le scuole.

This story is from the Czech News Agency (ČTK).

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Di Fabrizio (del 05/09/2008 @ 12:14:06, in scuola, visitato 1997 volte)

Da Il Giornale

di Maria Sorbi - La scuola si prepara ad accogliere la valanga di alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni scuola si sta organizzando come può.

L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri. «È importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni conoscono l’italiano abbastanza bene».

Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare: tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e informatica con gli educatori.

Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.

Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta - sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione scolastica».

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Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 08:57:39, in Europa, visitato 2202 volte)

Un'intervista (tradotta dall'inglese) che non mi ha convinto del tutto. Mi sembra che emergano ancora i soliti stereotipi, oltre ad parecchie informazioni e considerazioni utili. Mi si dirà che in fondo sono le opinioni di un payo (se non sapete che cos'è leggetevi il post ; - ) ), ma io trovo che quest'intervista possa essere un buon passo iniziale per chi vuole avvicinarsi al mondo dei Rom.

Da Roma_Daily_News

Divers.ro

Ha lavorato direttamente con i Rom di Spagna e Romania. Ne parla in tutta onestà, a volte brutalmente, di un mondo che conosce bene. Con un master in pedagogia, educatore di strada ed ora coordinatore di un centro per bambini abbandonati, Juan Carlos Sanz Miguel presenta una realtà che non sempre è conveniente.

Cosa pensano gli spagnoli dei Rom? La loro opinione differisce da quella sui rumeni?
Prima di tutto, gli spagnoli hanno un'impressione peggiore sui Rom, comparata a quella sui rumeni. In Spagna, abbiamo diversi stereotipi riguardo agli Zingari, e quelli che provengono dalla Romania hanno la peggior reputazione. Per la mia esperienza, gli Zingari spagnoli sono considerati come pigri, ladri, asociali nel senso che non osservano le norme, che non hanno certificati di nascita e i documenti personali che ha ogni persona regolare, che si attaccano rigorosamente alle loro tradizioni e violano i diritti delle donne. Sono disprezzati dagli altri perché non collaborano, perché non si assumono responsabilità. Sono molto chiusi e legano soltanto fra loro. Questo perché c'è un conflitto costante con le autorità. E gli Zingari rumeni hanno la peggior reputazione: sono ladri, i più pigri, più di quelli spagnoli. Come succede in Italia.

I Rom della Spagna e quelli di Romania hanno lo stesso stile di vita?
In molte cose si assomigliano. Vivono in ghetti ai margini delle città e si guadagnano da vivere allo stesso modo: lavorano in contesti che non sono al 100% legali, dove possono far affari tra loro. Commerciano fiori, rottami, macchine usate e molti altri materiali di riporto. E' chiaro che ne i Rom rumeni ne quelli spagnoli accetterebbero un piano di lavoro ben stabilito, di lavorare un certo numero di ore al giorno.

Per loro la cosa più importante è la famiglia, il significato della parola famiglia è molto chiaro, e la loro casa non è così importante. Non importa se non c'è abbastanza spazia per tutta la famiglia (la famiglia estesa). Ho notato che i Rom rumeni non hanno una coesione familiare così forte come quelli spagnoli. Comparato alla Romania, l'abbandono dei bambini è minore in Spagna. Quasi inesistente. D'altra parte, i Rom spagnoli non sono così bravi nel capitolo "scuola", un fatto provato dal basso numero di Rom che frequentano i programmi educativi. Di solito, hanno poche necessità e tentano di evitare il dottore, non avendo documenti personali, ma se succede che hanno bisogno di cure mediche, i giovani Rom spagnoli le richiedono ugualmente, proprio come quelli rumeni. Vogliono essere visitati subito. Non importa se ci sono altre persone in attesa. Devono essere i primi.

Ma le donne, in entrambe i casi, vengono per ultime, dopo i bambini. Non ricevono alcun rispetto. Sono sacrificate al benessere della famiglia.

Il mondo zingaro è molto chiuso, diviso in differenti clan - domatori di orsi, calderai ecc. - che non comunicano tra loro. Sono molto possessivi. Per mostrare agli altri la loro forza, i Rom spagnoli marcano il loro territorio con avvisi come: "Atención! Esta obra la vigila un gitano!" (Attenzione! Questa opera è sorvegliata da un gitano!). E' come una precauzione. Sono assieme a tutta la famiglia, con i membri del gruppo che si difendono l'un l'altro. Se c'è un conflitto, viene risolto secondo la legge Zingara. Per capire gli Zingari, devi essere come uno di loro.

Puoi darci esempi di posti in Spagna con grandi gruppi di Rom?
Gli Zingari si riuniscono in posti chiamati "tierra de nadie" (terra di nessuno). Ci sono aree dove nessun altro potrebbe vivere. Un esempio può essere Cańada Real, 14, 14 km. dal centro di Madrid. E' un posto accanto alla discarica cittadina. Le case sono povere e sporche, e molti dei Rom che vivono lì sono di origine rumena. Ci sono molti posti simili, ma questo è il più grande.

Pensi che i Rom incontrino difficoltà nel loro sforzo di integrarsi nella società?
I Rom soffrono di cattiva percezione e non penso neanche che abbiano la voglia di integrarsi. Danno sempre l'impressione di non aver bisogno di nessun altro eccetto che la loro famiglia. In Romania si parla di Rom e rumeni, mentre in Spagna parliamo di Gitanos e payos (termine peggiorativo che i Rom spagnoli usano per identificare chi non è come loro). Penso che non saranno mai totalmente integrati, ma non è soltanto colpa loro. La società è ugualmente responsabile.

Il mondo accetta la cultura zingara, ma non le persone che l'hanno creata. Una scuola non potrà aiutare un bambino Rom finché non cambierà la maniera di relazionarsi con loro. Conosco la storia di un bambino che la maestra aveva spostato da un'altra collega, ma il bambino rifiutò di andarci perché non voleva stare accanto ad uno zingaro.

Com'è la situazione dei bambini Rom in Spagna? E' permesso loro di andare a scuola?
In Spagna è chiaro: molto spesso, le famiglie Rom non mandano i loro figli a scuola per due ragioni: l'educazione che ricevono è istituzionale e non li riguarda, la scuola è il posto dove loro imparano cose che non hanno a che fare con la cultura e la tradizione zingara; di solito, i Rom piazzano i loro campi alle periferie delle città, lontani dal centro e dal mondo moderno. E allora, un'unità educativa deve accettare i Rom per quello che sono: Rom. Così un bambino, quando va a scuola, va in un posto che è contro di lui.

In Romania, alle famiglie Rom sono stati dati dei soldi per mandare i loro bambini a scuola, ma non penso che questa sia la soluzione. Se qualcuno già li manda, gli altri li isolano perché quando la gente parla degli Zingari, parla di qualcosa di cattivo, di pericoloso. Dobbiamo accettare i Rom come popolo, e non come un gruppo di individui.

"I Rom possono abusare dei loro bambini, ma non li venderanno"
I bambini Rom sono più oggetto di abusi e traffici di persone?
Sì. Imparano in tenera età che devono aiutare la famiglia. La famiglia è qualcosa di sacro di cui tu non parli con nessuno. Non trattengono niente dei soldi che raccolgono dall'elemosinare, lavare i vetri o da altre attività, tutto va al capofamiglia. In Spagna ho incontrato casi dove i ragazzi sotto i 15 anni erano usati per spacciare droga

Sino al 2002, il quartiere La Celsa - chiamato anche El hipermercado de las drogas (l'ipermercato delle droghe) era un posto dove si vendevano un sacco di narcotici. Quando le forze dell'ordine circondarono La Celsa, questi minori erano quelli che portavano fuori la droga. La polizia non potè arrestarli per due ragioni: avevano tutti meno di 16 anni e non c'era un dipartimento specializzato per le infrazioni dei minori.

Ci sono associazioni che appoggiano la popolazione Rom in Spagna?
La più grande associazione che gode di un ampio riconoscimento è la Fundación Secretariado Gitano. Sviluppano molti programmi con e per i Rom, e sono presenti anche in Romania, dato il gran numero di Rom che vive lì.

Quanti lavorano nell'istruzione per i Rom devono lavorarci assieme per molto tempo. Nel primo anno, ti valutano da distante. Non ti permettono di stare troppo vicini. Quando vedono che veramente sei interessato e fai qualcosa di buono con loro, iniziano ad aprirsi. Allora diventi una delle persone più importanti nella loro vita. (Mihaela Dumitrascu – DIVERS – www.divers.ro)

Originario di Santa Cruz de la Salceda (Spagna) con un master in pedagogia, Juan Carlos Sanz Miguel, è stato per otto anni presidente esecutivo della Association Ciudad Joven di Madrid, dove ha lavorato anche come educatore di strada. E' interessato specialmente nella formazione e riabilitazione dei Rom nel quartiere Pozo del Tio Raimundo, che dovrebbero avvicinarsi al centro di cura diurno dell'associazione. E' arrivato in Romania cinque anni fa e ora è vice presidente dell'Associazione dei Fratelli di Marist delle Scuole in Romania (AFMSR) e coordinatore in una delle case del Centro Marcelin Champagnat di Bucarest, che ospita bambini abbandonati, molti dei quali di etnia Rom.

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Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 09:05:19, in Regole, visitato 1829 volte)

Cari amici:
Questa è una cattiva notizia. Berlusconi vince, noi gitani perdiamo.
La Commissione permanente dell'Unión Romaní si è riunita con carattere d'urgenza per analizzare la notizia che abbiamo letto stamattina
(5 settembre ndr) sui giornali: "L'Unione Europea approva la legge per controllare i gitani". Nel documento che segue riassumiamo il pensiero unanime della nostra organizzazione a riguardo di ciò.

Dobbiamo riconoscere che la notizia appena conosciuta, secondo cui la Commissione Europea ha dato via libera e ora benedice il censimento dei bambini gitani che il Governo italiano sta realizzando, è stata come un secchio di acqua fredda gettato sulle nostre teste. Come dura poco, Signore, l'allegria nella casa dei poveri!

Eravamo così contenti a sapere che il Parlamento Europeo e la sua Commissione si erano manifestati contrari alla forma con cui le autorità italiane volevano "timbrare" i gitani! E poi è arrivata la chiesa cattolica che si è messa al nostro lato, ed all'unisono le associazioni dei migranti, ed anche i sindacati, e la lobby ebraica con tutta la sua forza. E noi, i gitani, abbiamo manifestato a Roma, Madrid, Vienna e Bruxelles per denunciare delle misure che ci ricordavano tempi passati di lacrime, campi di concentramento e forni fumanti. Ed a cosa è servito? A ben poco, viste le dichiarazioni di Michele Cercone, portavoce della Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione Europea, che ha manifestato che "dall'analisi delle informazioni fornite dalle autorità italiane, non ci sono  indizi per cui né le ordinanze né le direttive autorizzino alla raccolta di dati relativi all'origine etnica o alla religione delle persone censite". Quanto cinismo. A ragione, dice il Vangelo che "i figli delle tenebre sono più saggi dei figli della luce".

A noi tutto ciò sembra uno sproposito. Crediamo, inoltre, che il Governo italiano non ha fatto altro che riprendere i sui testi iniziali, cancellando quelle espressioni che chiaramente ricordavano epoche del controllo nazista ed i numeri tatuati sulla pelle delle persone. L'affanno repressivo era così evidente che accecati dal trionfo elettorale non hanno cercato riparazioni, anche ai condannati a morte occorre dare alcune garanzie processuali per giustificare la loro condanna. Per questo la società civile ha alzato nel cielo il grido ed il Governo di Berlusconi ha sofferto i rimproveri più duri che mai un altro governo democratico aveva ricevuto dopo la II guerra mondiale.

Oggi abbiamo fatto un gravissimo passo indietro. A noi, gitani e gitane che formiamo la Unión Romaní, non servono le ragioni date dalla Commissione Europea. Specialmente quando la stessa portavoce della Giustizia riconosce che quanto ora si pretende fare in Italia non è di registrare tutti, ma che "si tratta di un ricorso molto ben limitato". Limitato? Limitato a chi? Ai più poveri, ai mendicanti, a quelli più scuri, alle bimbe che vestono gonne colorate? Dicono che ora non chiederanno ai genitori dei bambini se sono gitani. E' davvero necessario chiedere questo quando i "controllori" entrano in un accampamento di migranti, di rifugiati o semplicemente di poveri marginalizzati dal sistema?

La portavoce di Giustizia della Commissione ha utilizzato un termine raggelante per giustificare questo censimento infame di impronte digitali. Ha detto che il Governo italiano lo farà "come ultima soluzione". Cosa ci ricorda? Fu Adolf Eichmann che utilizzò questa stessa espressione per risolvere il problema ebreo e dare inizio all'olocausto. Il Governo italiano che si prenderanno le impronte digitali a quelle persone che "non potranno essere identificate in altro modo". Che barbarie! Siamo tornati al sistema del carnet di identità antropometrico già scartato da tutti i paesi democratici civili.

Noi reclamiamo coerenza alle autorità europee. Noi chiediamo che si sopprima radicalmente questa norma. Noi chiediamo che il Governo italiano dica pubblicamente che non registrerà negli archivi della polizia i bambini e le bambine gitani prendendone le impronte. Noi, i gitani spagnoli, chiediamo solamente che non si rispetti solamente la lettera della Legge -abbiamo già visto con quanta abilità le autorità italiane la ricompongono - ma anche lo spirito della Legge. Questa dice che tutti gli esseri umani sono uguali e che sono investiti del medesimo principio di dignità per il solo fatto di essere nati.

Juan de Dios Ramírez Heredia - Presidente de la Unión Romaní

Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)

Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org/index_es

Barcellona, 5 settembre 2008


PS: leggi anche: Nomadi/ Eurodeputata rom: Dubbi su 'assoluzione' Ue per Italia
... e naturalmente se ne discute anche su Sucar Drom in diversi post

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Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 09:22:58, in blog, visitato 1936 volte)

Da qualche tempo leggo NO(b)BLOGO. Questo vi da l'esempio di cosa potete trovarci:

E' di nove persone controllate il bilancio del blitz che i carabinieri hanno eseguito su una costruzione abusiva di via Milano a Santo Stefano Ticino.

All'operazione hanno preso parte 24 militari della compagnia di Abbiategrasso e della stazione di Corbetta, oltre a rinforzi provenienti dal terzo battaglione Lombardia.

Tutto è risultato in regola.

A Santo Stefano la situazione non è diversa da quella presente negli altri comuni.

Una famiglia ha acquistato tempo fa un appezzamento di terreno agricolo e vi ha costruito un prefabbricato.

Il Comune ha emesso un'ordinanza di abbattimento che la famiglia ha impugnato davanti al Tar.

I giudici amministrativi hanno dato ragione al Comune, ma ora siamo in attesa della sentenza del Consiglio di Stato e la questione rischia di trascinarsi nel tempo.

Fermi ! Non preoccupatevi, il mondo non è impazzito
e Berlusconi non tradirà le promesse della sua base elettorale.

Niente esercito contro quelli che hanno fatto un piccolo abuso pressati dall'emergenza abitativa e soprattutto completa impunità per quelli che l'abuso l'hanno fatto per pura speculazione in alloggi di lusso o capannoni industriali aggiunti alla fabbrichetta.

Abbiate fede ... prima o poi arriverà un bel condono ed anche una medaglia per l'Italico spirito di iniziativa.
Sicuramente nessuno vi abbatterà la lussuosa veranda con idromassaggio e vista.

Solo che la notizia è vera ... ma trattasi di "zingari"
... per cui tutti contenti.


La pubblica una testatina online spesso troppo solerte nel pubblicare le veline degli sceriffi lombardi.

Eccola :
Blitz al campo rom di Santo Stefano: nove persone identificate SANTO STEFANO TICINO 05/09/2008 -

E' di nove rom controllati il bilancio del blitz che i carabinieri hanno eseguito nell'insediamento abusivo di via Milano a Santo Stefano Ticino. All'operazione, rientrante nel patto "Milano sicura", hanno preso parte 24 militari della compagnia di Abbiategrasso e della stazione di Corbetta, oltre a rinforzi provenienti dal terzo battaglione Lombardia.Tutto è risultato in regola. A Santo Stefano la situazione non è diversa da quella presente negli altri comuni. I rom di origini slave hanno acquistato tempo fa un appezzamento di terreno agricolo e vi hanno costruito un prefabbricato. Il Comune ha emesso un'ordinanza di abbattimento che i rom hanno impugnato davanti al Tar. I giudici amministrativi hanno dato ragione al Comune, ma ora siamo in attesa della sentenza del Consiglio di Stato e la questione rischia di trascinarsi nel tempo.

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Di Fabrizio (del 07/09/2008 @ 09:34:32, in Italia, visitato 2492 volte)

- CINEMOVEL

EMERGENZA NAZIONALE contro il razzismo e la politica mafiosa

11 settembre ore 19.00: Interventi di Luigi Ciotti (pres. di Libera), Maurizio Pagani e Giorgio Bezzecchi (Opera Nomadi Milano), Fulvio Vassallo Paleologo (univ. di Palermo), Francesco Viviano (giornalista de La Repubblica)
a seguire: Libero Cinema in Libera Terra - proiezione del film La Terramadre. Sarà presente il regista Nello La Marca.

12 settembre ore 20.30: Presentazione del libro Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino di Giuseppe Ayala.
Ne parleranno con l'autore: Lirio Abbate (giornalista ANSA), Giovanni Impastato (Casa Memoria), Umberto Santino (pres. CSD Giuseppe Impastato), Francesco La Licata (giornalista de La Stampa), Antonio Ingroia (magistrato).

Presso la PIZZERIA IMPASTATO SS 113 Km. 288,800 Contrada Vallecera - Cinisi

Organizzano gli eventi:

  • Associazione Culturale Peppino Impastato - Casa Memoria Cinisi
  • Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" Palermo
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Di Fabrizio (del 07/09/2008 @ 14:27:13, in Europa, visitato 1745 volte)

Da Roma_Daily_News

Oggi (6 settembre ndr) ho parlato con Thomas Hammarberg, commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani. Era profondamente preoccupato per la reazione UE alla risposta italiana alla richiesta della Commissione di chiarimenti sulla presa delle impronte ai Rom. Ha detto che questo legittimerà ulteriori discriminazioni e accuse ai Rom di crimini potenziali. Hammarberg si è anche interrogato sul diritto del commissario Jacques Barrots di parlare a nome della commissione in questione.

Irka Cederberg - giornalista

irka.cederberg@telia.com
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817

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Di Fabrizio (del 08/09/2008 @ 08:43:01, in Europa, visitato 1631 volte)

Un'altra intervista, questa volta di un Rom. Da Roma_Francais

Saimir Mile: "Contro l'immagine del gitano ladro"

L'associazione La voix des Roms, creata nel 2005, ha il proprio blog per parlare della cultura Rom e combattere la "gitanofobia", "perché non siamo inevitabilmente quello che gli altri vedono in noi". Incontro col suo presidente, Saimir Mile. INTERVISTA di Viola Fiore.

 (video in francese)

Quali sono i pregiudizi più importanti di cui soffrono i Rom?
Credo che il pregiudizio più grande sia dire che i Rom sono ripiegati su sé stessi, chiusi nella loro comunità e non interessati ad integrarsi nel paese dove vivono. L'immagine che si alimenta è quella del gitano ladro che vive in un campo sporco, meglio se conduce una Mercedes e ha denti d'oro. E' importante dire che i Rom che vivono in campi rovinati ai margini delle città sono una minoranza. In Francia, per esempio, non rappresentano che l'1% o l'1,5% dei 500.000 Rom che vivono nel paese. Dire che i Rom sono rinchiusi nella loro comunità, è avere di loro un'infima conoscenza.

Quindi chi soni i Rom?
Bella domanda. Ma prima di rispondere, sarebbe bene porre la stessa questione riguardo gli altri popoli europei: chi sono i Francesi? Gli Italiani? Sono identità diverse che si sono fuse nel tempo sino a costituire le nazioni attuali. In origine, i Rom erano abitanti dell'India meridionale, da cui furono cacciati circa 800 anni fa. Da là è nato il popolo rom, diversificato attraverso i luoghi che ha attraversato priam di arrivare, infine, in Europa.

Che dire del sentimento di appartenenza di questo popolo?
Il sentimento identitario è molto forte tra i Rom. Ho un cugino, in Albania, che voleva sposare un'Albanese, ma i suoi genitori, entrambe rom, si sono opposti. Esiste una volontà diffusa di restare "tra Rom", ma non è sempre così. Spesso, le donne incontrano degli ostacoli quando vogliono sposare un "gadjo", qualcuno che non è Rom, e che di solito dopo il matrimonio non si integra nella comunità. Il problema è facile da capire: più si è rifiutati, esclusi dalla società, più si ha la tendenza a ripiegarsi nella propria comunità. E la storia dei Rom è piena di rifiuti.

In Francia, come in tutta Europa, l'integrazione è molto limitata. In altri paesi va meglio?
Prima della guerra, le cose andavano meglio nei Balcani. In Albania, il paese da cui arrivo, c'era molto più mescolanza: gli Albanesi imparavano il romanès (lingua parlata dai Rom e dai Sinti) nei villaggi, cosa inimmaginabile in Francia!

Perché falliscono i progetti d' integrazione?
Perché non c'è una visione globale, serena e chiara di quello su cui si vuole intervenire. La terminologia lo mostra molto bene: in Francia, si parla di "gens du voyage" quando i Rom non sono più nomadi da tempo. Questa definizione mostra che l'individuo rom non esiste, e questo in una Repubblica che rifiuta il comunitarismo. A quello stadio, se le istituzioni persistono a chiamare "nomadi" i Rom, è perché loro vogliono che siano nomadi. Chiarire questa falsa informazione, significa perdere i lavori e le sovvenzioni legate a quello che si chiama "l'etno-businnes rom". Che alcuni chiamano "l'industria Zingara".

Gli specialisti del "problema gitano" sono numerosi: le imprese che gestiscono le "aree di accoglienza" (i campi, spesso creati vicino a discariche o ditte inquinanti, dove vive una parte della popolazione rom), le imprese della sicurezza, le associazioni a cui lo Stato francese ha delegato la gestione dell'amministrazione e dei servizi per i Rom, ecc. Spesso, tutte queste organizzazioni sono molto controproducenti, perché mantengono la popolazione in una situazione di dipendenza totale.

A livello europeo, quali sono le principali politiche per i Rom?
In Europa, domina ancora la concezione dei Rom come popolazione "asociale". Il primo passo da superare, secondo noi, è quello del riconoscimento giuridico dei Rom e della loro cultura. Da qualche anno, grazie allo sviluppo di Internet, abbiamo installato una rete con altre associazioni di Rom di differenti paesi europei. Nel 2001, abbiamo elaborato assieme uno statuto del popolo rom che occorre fare approvare dall'Unione Europea. Ma il cammino per il riconoscimento è ancora lungo.

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Di Fabrizio (del 08/09/2008 @ 09:16:51, in Italia, visitato 1431 volte)

Da Gopk

Pausa sull'erba del principale parco milanese, controllando permessi e altro, vicino, un gruppo di musicisti improvvisamente iniziò a suonare... musica zingara. Forte. Belle canzoni da Gadjo Dilo e altre famose colonne sonore. Qui nei prossimi giorni ci sarà qualcosa come un festival di musica zingara. E' la prima volta che in questa città appare questo tipo di musica in questa maniera eccezionale... un fenomeno che succede in un periodo in cui la vita romanì viene rappresentata sui media come una minaccia alla sicurezza urbana italiana ed un pericolo per la cultura e la legalità italiane. Piuttosto spiazzante questo Giano a due facce (i Rom come popolo) non sarebbe differente dalle forme classiche con cui la vita romanì potrebbe resistere/negare/accettare le oppressioni e le discriminazioni. In ogni caso, sopravvivere. Le condizioni costanti di essere nel contempo esoticizzati ed oppressi può aver contribuito a perpetuare l'ambiguità della rappresentazione comune della vita romanì culturale e sociale. Un'ambiguità che sfida qualsiasi concezione pura ed essenziale dell'identificazione, che è la ragione per cui sociologi ed antropologi si sentono nel contempo affascinati e delusi.

In questo paese, dove il tempo sembra eterno, dove - come dice Pasolini in un film apparso in questi giorni sulla sua "rabbia" - non c'è una rabbia forte, perché non c'è una forte vita borghese, tutte le possibilità di emancipazione ed opposizione all'ideologia dominante (come il capitale e la chiesa) sono vecchie, non rinnovate. E questo è molto più interessante quando si arriva alla questione su come vengano costruite le rappresentazioni. Penso che dovremmo prendere la rappresentazione dei Rom come un caso di "eternizzare" un mondo sociale che si pensa essere solo un utile strumento per assicurare a qualche piccolo borghese la sensazione di sicurezza. Naturalmente, non tutti in questo paese hanno questa sensazione. E non sono neanche sicuro che quello di cui parla Pasolini sia così differente da quello di un prete o di un  vescovo... la tendenza ad essere profeta, la tendenze a spiegare "la realtà", tutto, con un paio di frasi, e la tendenza ad arrivare ad importanti conclusioni da un paio di considerazioni sulla "società italiana". Mancanza di materiale empirico, in altre parole.

Tuttavia - come dice Bourdieu - gente come Sartre (e Pasolini potrebbe essere considerato una sorta di j. P. Sartre italian-visuale orientato all'arte) sono quelli che hanno le parole da usare quando qualsiasi altro è silente.

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Di Fabrizio (del 08/09/2008 @ 11:55:41, in Regole, visitato 1548 volte)

Da OSSERVATORIO sulla LEGALITA' e sui DIRITTI

di Rita Guma (presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus)

Poiche' si continuano a leggere rivendicazioni di alcuni riguardo al parere della Commissione UE sulla questione del 'censimento' dei Rom in Italia, vanno fatte alcune precisazioni.

Il commento del sottosegretario Mantovano ce ne da' lo spunto. "La valutazione della Commissione europea, di integrale apprezzamento per le misure adottate dal Governo italiano sui campi nomadi, non ha bisogno di commenti: è chiara ed esplicita. - ha affermato Mantovano - Mancano ancora, invece, le scuse pubbliche di tutti quegli italiani che, all'opposizione dentro e fuori il Parlamento, non hanno esitato a buttare fango sull'Italia pur di contrastare l'azione dell'Esecutivo. Ma non si può avere tutto... Resta il rammarico di tre mesi persi dietro a polemiche che, al vaglio del massimo organismo dell'UE, si sono rivelate per quello che erano: dannose e strumentali".

Come Mantovano sa benissimo, la Commissione UE e' un organo politico, non giudiziario, ed emanazione dei governi, non degli elettori tutti in quanto non elettiva, quindi le sue valutazioni risentono degli equilibri politici, tanto e' vero che la Corte di Giustizia UE - che e' invece l'organo UE deputato alle valutazioni sulla legalita' dei comportamenti europei alla luce della normativa UE - non sempre sposa la concezione della Commissione di cio' che e' legale.

Ad esempio - proprio parlando di diritti civili - la Commissione ha concluso accordi con gli USA sui dati sensibili dei passeggeri UE in viaggio per gli Stati Uniti su cui il parlamento UE (organo elettivo) - timoroso per la privacy dei cittadini europei - ha portato la Commissione davanti alla Corte di Giustizia, che ha dato torto alla Commissione.

Il principio di separazione dei poteri esiste proprio perche' chi opera in un ruolo politico non puo' anche amministrare la giustizia con sufficienti garanzie, e peraltro la legislazione UE, che la Commissione UE ha dichiarato essere stata rispettata dalle misure del governo italiano in questa circostanza, non e' un trattato finalizzato a garantire i diritti umani.

Ricordiamo inoltre che i metodi adottati dal governo italiano nel caso dei Rom sono stati criticati dal Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa e che il Consiglio d'Europa (di cui fa parte la Corte per i diritti dell'uomo) e' una organizzazione che trova il suo fondamento nella "Convenzione europea dei diritti dell'uomo", sottoscritta anche dall'Italia.

Quindi il Commissario Hammarberg - che prima di emettere il suo giudizio e' stato due giorni in Italia - e' un esperto di diritti che basa il suo giudizio su norme nate proprio per tutelare i diritti.

Quindi Mantovano ed altri dovranno accettare che, nonostante il pronunciamento della Commissione presieduta da Barroso (un politico la cui ricandidatura e' stata peraltro sponsorizzata da Berlusconi), in molti Italiani (e non) resti ancora il dubbio sul rispetto dei diritti umani conseguente alle misure sui campi nomadi adottate dal governo nelle varie fasi della vicenda.

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