Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 25/04/2008 @ 09:23:51, in Italia, visitato 2226 volte)
Le autorità di Milano commettono un nuovo crimine contro i Rom:
antifascisti, vi invitiamo a ritrovare i valori della Resistenza
di Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Milano, 24 aprile 2008. La città della Madonnina si prepara a festeggiare la
Liberazione capovolgendone lo spirito. La liberazione che Milano e i suoi
politici, una banda di razzisti senza scrupoli, inseguono è quella dai poveri,
dalle minoranze deboli, dalle famiglie Rom. Milano dedica mezzi e risorse,
impiega decine di agenti della forza pubblica per trasformarsi in una città "Zigeunerfrei",
libera dagli zingari. Ho vissuto a Milano per tanti anni e l'ho abbandonata
quando da città della solidarietà è divenuta città dannata, in preda a deliri
architettonici, fieristici e razziali, come la Berlino di Hitler. Oggi una
"squadra di protezione" formata da agenti in assetto antisommossa, agli ordini
dell'Obergruppenführer Gianvalerio Lombardi ha compiuto un'operazione di
sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni, provenienti da Timisoara,
che si era rifugiata in un campo del quartiere Giambellino. Il campo era
"abusivo": numerose famiglie in condizioni di miseria tragiche si erano
rifugiate lì per evitare di morire di fame e malattie nella loro città di
origine, vivevano in una situazione di segregazione e discriminazione
insostenibile. L'azione degli agenti - ma per amor del vero, dopo aver osservato
le loro malefatte con i miei occhi, preferisco chiamarli "sgherri" - è stata
eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono stati
costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei rastrellati
dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla distruzione del
loro piccolo, miserabile mondo. Le baracche sono state distrutte e date alle
fiamme senza che agli occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni.
Una mamma supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le
copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva con un ghigno: "Non
ti servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti in
Romania". I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li
intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una delle
famiglie cacciate in malo modo dalla squadraccia era la famiglia Covaciu, il cui
capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i Rom di Milano per gli
innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei riguardi delle famiglie
perseguitate. Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il
francese, lo spagnolo e l'italiano. Una dei loro quattro bambini, Rebecca
Covaciu, 11 anni, è dotata di un notevole talento nel campo delle arti
plastiche, tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom
in Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della Memoria
2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha acquisiti in
permanenza. Altre opere di questa bambina straordinaria fanno parte del Museo
d'Arte contemporanea di Hilo (Stato delle Hawaii, U.S.A.). Le opere grafiche di
Rebecca sono state selezionate inoltre all'interno del Festival di Intercultura
di Genova "Caffé Shakerato" e concorrono per il Premio UNICEF 2008. Nonostante
questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a cercare un lavoro
anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era costretta a vivere in una
baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza acqua potabile né corrente
elettrica. Solo l'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che
Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico. Ora
Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea (promessa che
sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia non la ucciderà), ma
un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è incamminata in una "marcia
della morte" verso il nulla, con i suoi cari. Noi cerchiamo di aiutarli come
possiamo, così come cerchiamo di soccorrere tanti altri Rom, ma le nostre
possibilità sono limitate e le tragedie causate dal razzismo e dalla spietatezza
delle istituzioni italiane sono migliaia. Non basta "occuparsi della
questione-Rom", bisogna che i veri antirazzisti, le poche persone che ancora
credono nel valore dei Diritti Umani, i veri spiriti umanitari e coraggiosi si
cerchino e facciano fronte, insieme, a una tragedia che per orrore e dolore
ricorda molto da vicino gli anni dell'Olocausto, della Shoah, del Samudaripen.
Di Fabrizio (del 26/04/2008 @ 09:15:25, in Italia, visitato 2379 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Presentati i risultati del progetto realizzato tra l’ottobre e il novembre
del 2006 dal Gruppo immigrazione e salute del Lazio. Coinvolti 140 operatori.
1.500 le schede compilate. 384 casi di ipertensione, il 77% in persone con più
di 35 anni
ROMA – Gli operatori sanitari coinvolti sono stati in tutto 140. Tra questi
c’erano 63 medici, 58 infermieri e 24 altre figure professionali. Cinque le
Asl di Roma coinvolte per una campagna che si è sviluppata tra l’ottobre e il
novembre del 2006 e che ha interessato circa 5000 nomadi Rom e Sinti presenti
nei 35 campi della capitale. Si tratta del progetto “Salute senza esclusione” il
cui obiettivo era quello di avvicinare la popolazione Rom e Sinti alle strutture
sanitarie pubbliche e nello stesso tempo verificare lo stato di salute e le
eventuali emergenze sanitarie della popolazione nomade. Sono questi i dati
salienti del progetto curato dal Gris del Lazio (gruppo immigrazione e salute
del Lazio) e dall’area sanitaria della Caritas, con il patrocinio della Società
italiana di medicina delle migrazioni.
I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma nel
complesso monumentale del Santo Spirito, alla presenza dell’assessore regionale
alla sanità, Augusto Battaglia e del neo senatore Lucio D’Ubaldo, già presidente
del Cda Laziosanità-Asp. Alla presentazione hanno partecipato poi anche Pietro
Grasso, direttore generale Asl-Roma E e naturalmente Maurizio Sprovieri (Asl
Roma E e Gris Lazio) che ha coordinato i lavori e Salvatore Geraci, dell’area
sanitaria della Caritas, uno dei curatori della ricerca e della realizzazione
del progetto. I risultati quantitativi sono stati presentati dalla dottoressa
Laura Cacciani (AspLazio). La popolazione interessata dal progetto si aggira
sulle 5000 persone, in 35 campi nomadi della capitale.
Complessivamente gli operatori che sono stati coinvolti nel progetto sono
riusciti a compilare circa 1500 schede. Secondo il racconto degli operatori, la
maggiore sensibilità si è riscontrata tra le donne Rom che si sono avvicinate
con più facilità e si sono mostrate più curiose nei confronti del progetto
sanitario. Interessante il dato sul controllo della pressione arteriosa,
soprattutto degli uomini. Rispetto a circa 2000 contatti che si sono potuti
realizzare, i medici delle Asl coinvolte hanno riscontrato 384 casi di pressione
alta o ipertensione. Il 77% dei casi di ipertensione si è riscontrata tra
persone con più di 35 anni. Di questi casi il 71% riguardava una ipertensione
lieve, il 21% una ipertensione moderata e infine un 8% una ipertensione grave.
(pan) (vedi lanci successivi)
Campagna sanitaria a Roma, nessuna emergenza
Importante la vaccinazione dei bambini (''scoperto'' solo il 9%), ma hanno
pesato gli sgomberi del 2007. In alcuni insediamenti non è stato possibile
accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie
ROMA - Non si sono riscontrati casi di malattie infettive, né emergenze
sanitarie particolari nel corso della campagna di avvicinamento alle strutture
sanitarie pubbliche per i Rom e i Sinti di Roma che è stata realizzata nella
capitale alla fine del 2006 dal Gris (gruppo immigrazione e salute) e dalla
Caritas. A distanza di due anni si è fatto oggi un bilancio di quella esperienza
per poter estendere il modello di ricerca e di intervento anche ad altre realtà.
Lo spunto per avviare una campagna sanitaria era stato dato nel 2005 da due casi
di poliomelite che si erano manifestati in quell'anno in Bulgaria. Non c"è stato
comunque nessun stato d’allerta, ma la campagna sanitaria del 2006 a Roma ha
permesso comunque di vaccinare decine di bambini che erano rimasti fino ad
allora fuori dal sistema di prevenzione e controllo.
Il dottor Giovanni Baglio, presentando questa mattina a Roma i risultati della
campagna di sanità pubblica, ha detto che allora c’erano state ragioni
epidemiologiche fondate, ma che poi per fortuna non si sono riscontrate
particolari emergenze sanitarie in Italia tra i Rom e Sinti. Gli obiettivi della
campagna sanitaria nei campi Rom sono stati dunque due: il primo relativo alla
copertura delle vaccinazione e il secondo relativo all’accesso ai servizi da
parte dei Rom e Sinti. La campagna del 2006 ha fatto seguito a un precedente
intervento del 2002, durante il quale è stato vaccinato l’80% dei bambini dei
campi nomadi. Il grado di "scopertura”, ovvero il grado di assenza di vaccini, è
passato così dal 40% al 9%.
Molto importante, secondo il dottor Baglio, ma anche secondo il dottor Sprovieri
della Asl Roma E che ha coordinato i lavori di presentazione della ricerca, è
stato il grado di coinvolgimento del privato sociale nell’attività delle
strutture sanitarie pubbliche. Nelle conclusioni della ricerca, si mette
comunque anche in evidenza che l’impatto generale dell’intervento sanitario è
stato in parte vanificato dagli sgomberi avvenuti nel corso del 2007 a Roma. La
finalità del progetto era quella di favorire un rapporto stabile tra la
polazione dei Rom e Sinti e i servizi sanitari territoriali, ma ovviamente
questo deve presupporre un certo radicamento o quantomeno una stanzialità. In
alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni
igieniche e sanitarie.
Dall’esperienza che i medici e in generale gli operatori hanno fatto nei campi
Rom, si ricavano alcune conclusioni che sono generalizzabili. Ci sono cioè
alcune parole-chiave che sono emerse: 1) lavoro in rete; 2) integrazione e
sinergia tra pubblico e privato sociale; 3) approccio al tema con equipe
multidisciplinari; 4) offerta attiva di prestazioni sanitarie; 5) coinvolgimento
attivo della popolazione di riferimento. (pan) (vedi lancio successivo)
Di Sucar Drom (del 27/04/2008 @ 11:12:31, in blog, visitato 2284 volte)
Genova, un condominio per i Rom?
Un condominio per un’ottantina di Rom, profughi dalla ex Jugoslavia, potrebbe
essere ricavato dalla ristrutturazione di un edificio disabitato in via dei
Laminatoi, a Cornigliano. I Rom sono quelli che abitan...
Piero Terracina: il Pdl? Anche lì c'è un'anima fascista e razzista
«Il problema è Alemanno, non Storace. Con lui smetto i viaggi ad Auschwitz»
Piero Terracina, sopravvissuto al campo di sterminio, attacca: «Il Pdl? Anche lì
c'è un'anima fascista ...
Ue, solo per i disabili la proposta di non discriminazione
Il Commissario Špidla ha dichiarato che la proposta della Commissione
europea in materia di non discriminazione al di fuori dal campo del lavo...
Veneto, la Regione vuole approvare una legge razzista
Il Consiglio regionale del Veneto torna a riunirsi, dopo la pausa elettorale,
oggi (ore 14) e mercoledì 23 (ore 10) a palazzo Ferro-Fini. L'attività
dell'assemblea legislativa riprende con la discussione del pro...
Anche i silenzi uccidono
Mentre si sta scatenando in tutta Italia la caccia al rom, ritenuto il nemico
interno per eccellenza, quando si tratta di riconoscere loro i diritti più
basilari che spettano a tutte le persone, ritardi e colpevoli silenzi si
moltiplicano. Non stupisce neppure la condizione di ab...
Veneto, Opera Nomadi: i Rom e i Sinti non sono nomadi
Nel territorio Veneto sono presenti: Rom Kalderasha, Rom Harvati, Sinti Veneti,
Sinti Taic, tutti italiani; Rom provenienti dalla ex Yugoslavia (Serbia, Bosnia,
Kosovo, Macedonia, Croazia) di recente immigrazione e, ultimamente, in seguito
...
Livorno, io non sono razzista... ma però
Il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, salirà sul palcoscenico per
interpretare se stesso, in uno spettacolo ispirato e dedicato alla tragedia di
Pian di Rota, dove lo scorso agosto persero la vi...
Ue, Tajani non ricoprirà la delega di Frattini
E’ di ieri sera la notizia, rilanciata stamani dal quotidiano spagnolo El Paìs,
che l’eurodeputato Antonio Tajani, vicepresidente del PPE, e tra i più papabili
candidati alla vicepresidenza della Com...
Roma, salute senza esclusioni
Stimati intorno alle 8mila presenze distribuite in 33 insediamenti, di cui solo
alcuni attrezzati o semiattrezzati, i Rom e i Sinti - tra coloro che vivono a
Roma - sono i più esposti al rischio di contrarre malattie a causa della
marginalità sociale e del ridotto ri...
Napolitano: i giovani sono chiamati a contrastare i nuovi autoritarismi e
integralismi
“La Storia sembra assegnare a ogni generazione una missione”. Il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano esterna questa sua riflessione ricevendo al
Quirinale, alla vigilia della celebrazione del 25 aprile, festa della
Liberazione, i rappresentanti delle associazioni nazionali combattentistiche e
d...
Veneto, le osservazioni e le proposte dell’Associazione Rom Kalderash
Il 25 luglio 2007 sono state presentate alla sesta commissione consiliare
permanente della Regione Veneto le osservazioni e le proposte di Loris Levak e
Aldo Levak dell’Associazione ...
Milano, una brutta storia
Una donna rom rumena di 40 anni è stata segregata per 7 giorni nel “campo” di
Bisceglie, alla periferia di Milano. La polizia ha fermato due connazionali. I
due uomini, di 33 e 40 anni, sono stati bloccati ieri dalla squadra Mobile di
Milano con l'accusa ...
Veneto, abrogate la legge regionale
Il 19 gennaio 2006 il Consigliere regionale Federico Caner ha presentato il
progetto di legge regionale n. 115 “abrogazione della legge regionale 22
dicembre 1989, n. 54 (interventi a tutela della cultura dei Rom e dei Sinti)”.
Il progetto di legge regionale n. 2...
25 aprile, le radici profonde del razzismo italiano
Non è vero che le leggi sulla razza emanate dal governo fascista ed entrate in
vigore il 1 settembre 1938 furono un episodio isolato e neppure l'automatico
prodotto dell'alleanza con la Germania di Hitler. La cultura italiana - q...
Di Fabrizio (del 28/04/2008 @ 09:24:04, in Europa, visitato 2275 volte)
L'ambasciata tedesca di Pristina seguirà due progetti per le comunità
Rom, Askali ed Egizia nel Kosovo.
Questi progetti istruiranno le donne e sensibilizzeranno sul traffico di
persone e gli abusi sessuali nelle comunità, particolarmente vulnerabili a
questi rischi. Il governo tedesco finanzierà il progetto con 13.000 €.
I progetti saranno condotti dall'OnG Prosperità, che per la prima volta si
rivolgerà specificatamente alle donne di queste comunità sull'argomento del
traffico di persone e relativi rischi.
Il secondo progetto riguarderà i casi di abuso sessuale. Riguarderà le
risorse disponibili per le donne nei casi di abusi o violenze sessuali.
Le tre comunità riceveranno assistenza dal governo tedesco come parte del
Patto di Stabilità.
Entrambe i progetti saranno lanciati lunedì a Gjakova da Hans-Dieter
Steinbach, ambasciatore tedesco in Kosovo.
http://www.newkosovareport.com/20080426908/Society/Germany-to-help-in-minority-women-trafficking-and-violence-awareness.html
SIEC. Actualidad Étnica, Bogotá, D.C. 23/04/2008. Le Nazioni Unite
avvertono che la diversità linguistica si vede minacciata in tutto il mondo e
che i popoli indigeni sentono questa minaccia con particolare intensità tanto
che circa 600 idiomi sono spariti. Il documento preparatorio al dibattito sulla
questione degli idiomi indigeni, da realizzarsi il 24 aprile 2008 come parte del
settimo periodo delle sessioni del Foro Permanente per le Questioni Indigene
delle Nazioni Unite, contiene i diritti linguistici e varie raccomandazioni per
proteggere e promuovere gli idiomi indigeni.
La settima sezione del Foro Permanente per le Questioni Indigene si riunirà
nella sede delle Nazioni Unite a New York dal 21 aprile al 2 maggio 2008. Le
Nazioni Unite sostengono che "secondo l'UNESCO, circa 600 idiomi sono spariti
nell'ultimo secolo ed altri seguono sparendo, al ritmo di un idioma ogni due
settimane. Se non si farà niente per lottare contro le tendenze attuali, è
probabile che entro la fine del secolo oltre il 90% degli idiomi mondiali sarà
sparito."
Le Nazioni Unite avvertono che ogni volta sono meno i bambini che apprendono
l'idioma indigeno in forma tradizionale, dai genitori ed antenati; "Anche quando
la generazione paterna parla la lingua indigena, non tende a trasmetterla ai
figli. Ogni volta è più frequente che soltanto gli anziani utilizzino gli idiomi
indigeni."
Davanti a questo rischio imminente l'ONU sottolinea l'importanza di
proteggere gli idiomi indigeni ed esige dagli Stati, dai governi e dalla società
un reale compromesso; "salvare gli idiomi è una questione che riveste somma
urgenza ed è fondamentale per assicurare la protezione dell'identità e della
dignità dei popoli indigeni e per salvaguardare il loro patrimonio
tradizionale."
Secondo la massima istanza internazionale in materia di Diritti Umani, gran
parte dell'enciclopedia dei conoscimenti tradizionali indigeni che suole
trasmettersi oralmente da una generazione all'altra, corre il rischio di
perdersi per sempre come conseguenza dell'erosione linguistica; "Questa perdita
è irreparabile e non rimpiazzabile. Le norme consuetudinarie dei popoli indigeni
si fondano sull'idioma e se questo di perde, il popolo non può capire le proprie
leggi ed il proprio sistema di governo che sottintende alla sopravvivenza
futura."
Le Nazioni Unite enfatizzano il fatto che la perdita degli idiomi indigeni
significa non solamente la perdita delle conoscenze tradizionali ma anche della
diversità culturale, che riguarda l'identità e la spiritualità dei popoli e
delle persone. "Le diversità biologiche, linguistiche e culturali sono
inseparabili e si rafforzano reciprocamente, di modo che quando si perde una
lingua indigena, si perdono anche i conoscimenti tradizionali su come conservare
la diversità biologica del mondo e far fronte al cambio climatico ed altri
problemi ambientali."
Diritti linguistici
In questo aspetto l'ONU assicura che "I diritti linguistici non sono
adeguatamente riconosciuti in molti paesi e frequentemente le legislazioni e le
politiche nazionali li lasciano a lato. Alcuni idiomi ricevono un riconoscimento
ed uno statuto ufficiale mentre alla maggioranza degli idiomi, specialmente
quelli indigeni, viene negato il riconoscimento giuridico. Gli idiomi e le
persone che li parlano sono rifiutati e vengono fatti sentire inferiori, ciò da
luogo a politiche e pratiche discriminatorie."
Però non basta il diritto base per conservare e utilizzare il proprio idioma;
le Nazioni Unite sostengono che i diritti linguistici dei popoli indigeni
includono: "Il diritto a ricevere educazione nella lingua materna. Il diritto
che gli idiomi indigeni siano riconosciuti nelle costituzioni e nelle leggi. Il
diritto a non essere discriminati per motivi di lingua ed il diritto a creare
mezzi di comunicazione nella lingua indigena e ad averne accesso."
Protezione e promozione degli idiomi linguistici
Le Nazioni Unite segnalano che la Dichiarazione delle Nazioni Unite Sui
Diritti dei Popoli Indigeni, approvata l'anno scorso dall'Assemblea Generale,
insieme ad altre norme pertinenti i diritti umani, propone la base per formulare
politiche e norme relative alla promozione ed al rafforzamento degli idiomi
indigeni. "Per la sopravvivenza e lo sviluppo degli idiomi indigeni si
richiedono la volontà e gli sforzi dei popoli indigeni, come pure l'applicazione
di politiche di appoggio, specialmente nel campo dell'istruzione, da parte degli
Stati Membri."
Questi sono alcuni dei mezzi che, secondo le Nazioni Unite, si devono
adottare per proteggere e promuovere gli idiomi indigeni:
- Garantire il diritto all'educazione nell'idioma materno per i bambini
indigeni.
- Assegnare fondi e ricorsi necessari per conservare e sviluppare gli
idiomi indigeni, specialmente per l'istruzione.
- Tradurre negli idiomi indigeni leggi e testi politici chiave, in modo
che i popoli indigeni siano nelle condizioni migliori per partecipare nelle
sfere politiche e giuridiche.
- Stabilire programmi di immersione in un idioma per i popoli indigeni,
tanto per bambini che adulti.
- Aumentare il prestigio degli idiomi indigeni, favorendone l'uso
nell'amministrazione pubblica e nelle istituzioni accademiche.
- Utilizzare gli idiomi indigeni in modo che vengano mantenuti vivi e
siano trasmessi da una generazione all'altra.
Tomado de:
http://www.etniasdecolombia.org/actualidadetnica/detalle.asp?cid=6645
Di Fabrizio (del 30/04/2008 @ 09:08:03, in Regole, visitato 2396 volte)
Da
Hungarian_Roma
Il sig. Horvath è di origine Rom, figlio di un sopravissuto all'Olocausto ed
in patria è spesso stato vittima di violenze da parte della polizia e degli
skinheads, incluso un accoltellamento quasi fatale. Sua moglie e suo figlio
stanno chiedendo al governo canadese di fermare il suo ingiusto rimpatrio da una
nazione in cui si era rifugiato.
Al termine dell'articolo, c'è una lista di cose che è possibile fare. Giovedì
1 Maggio ci sarà una dimostrazione alle 14.00 davanti al Consolato Ungherese di
Toronto (425 Bloor Street East - Sherbourne subway). Abbiamo elencato altri
consolati ungheresi (Calgary, Winnipeg, Vancouver) ed un'ambasciata (Ottawa) nel
caso qualcuno volesse organizzare manifestazioni simili.
Grazie!
Toronto Action for Social Change, tasc@web.ca, (416) 651-5800
By Colin Perkel, Canadian Press
TORONTO - Adolf Horvath, 51 anni, è un rifugiato rom terrorizzato di essere
rimandato in Ungheria si nasconde mentre sua moglie ed il figlio fanno appello
al ministro federale della giustizia per riconsiderare la sua estradizione.
[...] In vista dell'imminente estradizione, Horvath è sparito da cinque
settimane.
"Ho perso mio padre" dice suo figlio Adam, 13 anni e studente a Toronto,
mentre le lacrime gli rigano il volto. "Non ho futuro senza mio padre, non posso
vivere senza di lui. Se andrà in Ungheria, può essere ucciso e io non lo
voglio."
Horvath ha ragione di aver paura di essere rimpatriato. E' stato
ripetutamente assalito e minacciato in Ungheria, dove gli abusi sui Rom sono
comuni. Durante un attacco a casaq sua, gli skinheads lo colpirono e
accoltellarono di fronte alla moglie terrorizzata, Erika di 36 anni, e al figlio
Adam, che allora aveva 2 anni e mezzo. "Quasi l'ammazzavano," dice Erika Horvath.
"Anch'io sono stata colpita."
Horvath lasciò l'Ungheria per il Canada nel 1999. Sua moglie ed il figlio
ottennero lo status di rifugiati e le autorità canadesi nel 2004 decisero che a
causa della sa origine rom c'era "più di una possibilità di persecuzione."
Come risultato, il Canada l'ha ritenuto "persona bisognosa di protezione,"
cosa che avrebbero dovuto precludere il suo ritorno in Ungheria.
Tuttavia, in risposta alla richiesta del governo ungherese di estradizione,
il Ministro della Giustizia Rob Nicholson ha deciso che la cosa sarebbe dovuta
essere decisa in tribunale.
Nel prendere la sua decisione, Nicholson ha contato in parte sulle
informazioni dell'allora ministro dell'immigrazione, Monte Solberg, che
concludeva dicendo che Horvath affrontava rischi di abusi una volta ritornato in
patria. Tuttavia, Solberg ha deciso che Horvath potrebbe contare in Ungheria
sulla protezione statale e quindi potrebbe essere estradato.
Dice Ronald Poulton, avvocato di Horvath: "Tutto ciò è ridicolo. E'
imbarazzante che il governo canadese prenda questa decisione. Se gli succederà
qualcosa, riterrò responsabile il governo canadese."
Laszlo Bakos, dell'ambasciata ungherese ad Ottawa, dice di non avere
conoscenze di prima mano sui maltrattamenti, ma aggiunge che Horvath non
dovrebeb aver paura di fare ritorno. Dice: "Non ci sono casi di tortura in
Ungheria."
Il mese scorso la Corte Suprema del Canada non ha dato motivi di sostenere le
decisioni degli altri tribunali minori. Ciò significa che, a meno di un
cambiamento del ministro della giustizia, Horvath ha esaurito ogni mezzo legale
per rimanere in Canada.
Piuttosto che ricorrere contro l'estradizione, Horvath si è nascosto ed è
scomparso. "Avrebbe fatto così chiunque, giusto?" dice Erika.
Aggiunge: "Onestamente, non capisco. Se qualcuno cerca protezione dal paese
da cui scappa, perché vogliono rimandarlo indietro?"
Horvath ha consegnato al tribunale documenti che indicano che le richieste
ungheresi tendono solo a nascondere le accuse alla polizia. Ci sono inoltre
nuovi documenti che suggeriscono che l'Ungheria ha chiesto l'estradizione per
accuse mai poste.
La famiglia ora prega Nicholson di terminare il processo di estradizione.
"Ho ancora incubi dove la polizia picchia la mia famiglia," Ha scritto Adam
al ministero, ricordando il disegno che fece quattro anni fa dove un poliziotto
rideva mentre picchiava suo padre.
"Sarò disperato per il resto della mia vita se dovrà andare."
Un portavoce del Dipartimento di Giustizia dice che Nicholson non avrebbe
commentato.
I Rom sono stati spesso perseguitati in Europa, con decine di migliaia di
loro morti per mano dei nazisti.
Sia il Dipartimento di Stato USA che Amnesty International hanno notato che i
Rom affrontano maltrattamenti e persino torture per mano della polizia o dei
razzisti.
Poulton, che ha denominato il rischio di danno al suo cliente in Ungheria
"estremamente acuto," ha detto che è preoccupato per la famiglia.
Take Action: Stop Mr. Horvath's Forced Removal to Persecution and Cruel
Treatment
1. Call and write Justice Minister Rob Nicholson, ask how Canada can forcibly
return a person in need of protection to the country from which he needs
protection? Ask that the extradition of Adolf Horvath by halted. (613) 995-1547,
Fax: (613) 992-7910, nichor@parl.gc.ca, Nichor1@parl.gc.ca
2. Call and write Hungarian Embassy (613) 230-2717, PVastagh@kum.hu, FBanyai@kum.hu, LBakos@kum.hu, and Consulate of Hungary,
hungarian.consulate@bellnet.ca (416) 923-8981.
Politely ask that they communicate to their government your desire to see them
drop the extradition against Adolf Horvath, especially since the two
complainants in the case against Mr. Horvath recanted their evidence, saying
they only made the allegations under police pressure. PLEASE leave a message if
you get the answering machine.
Embassy of the Republic of Hungary
299 Waverley Street, Ottawa, Ontario K2P 0V9
Tel.: (613) 230-2717
Fax: (613) 230-7560
Consulate General of the Republic of Hungary in Toronto
425 Bloor Street East., Suite 501, Toronto, Ontario M4W 3R4
Tel.: (416) 923-8981
Fax: (416) 923-2732
hungarian.consulate@bellnet.ca
Calgary
Honorary consul: Mr. Arthur Szabo
400, 1111 - 11th Avenue SW , Calgary, Alberta, T2R 0G5
Tel.: (403) 229-1111/ # 313
Fax: (403) 245-0569
huconsul@mac.com
Vancouver – Honorary Consulate General
Honorary consul general: Mr. André Molnár
1770 West 7th Ave. Suite 412, Vancouver, BC V6E4P5
Tel: (604) 730-7321
Fax: (604) 730-7339
Vancouver
Honorary consul: Mr. Zoltan Vass
Suite 310 - 885 Dunsmuir Street, Vancouver, BC, V6C, 1N5
Tel: (1) (604) 909-3750
Fax: (1) (604) 608-1027
E-mail: zvass@tradingpostfinancial.com
Winnipeg – Honorary Consulate
Honorary consul: Mr. Thomas Frohlinger
Suite 301, 204 Kennedy Street, Winnipeg, Manitoba R3C 1T1
Telephone: (204) 956-0490;
Fax: (204) 947-3747
frohlinger@pkf-law.com
|