Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/08/2007 @ 09:30:55, in scuola, visitato 2381 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
Cronistoria e Motivazione di un Percorso Matematico
Le proposte raccolte si riferiscono a un percorso di insegnamento-apprendimento
relativamente ad alcuni concetti aritmetici ed in particolare al concetto di
numero
Tale percorso é il risultato di una attività di "ricerca sul campo" come
fonte privilegiata per l'acquisizione di conoscenze e di tecniche più adeguate
per favorire l' apprendimento degli alunni Rom.
Per gli alunni Rom ai quali si riferisce lo specifico intervento didattico
l'apprendimento risultava condizionato da numerosi fattori, tra cui
l’insufficiente conoscenza della lingua italiana e la mancanza di esperienze
prescolastiche nella scuola dell’infanzia.
Tali problematiche, rivelatesi in tutta la loro gravità in un'alunna, hanno
rappresentato la "motivazione psicologica e professionale" per la
ricerca-azione.
“All’inizio del mio lavoro, come insegnante distaccata dalla classe, ben
presto mi sono accorta del grave dislivello degli alunni rom rispetto ai
compagni: tutti per quanto riguarda l’area logico matematica avevano grosse
lacune perfino sugli apprendimenti elementari e primari, concetti chiave che
pregiudicano gli apprendimenti successivi.
Una ragazzina di V conosceva a fatica i numeri entro il 10 con incertezza nella
lettura tra il 7 ed il 4 e il 6 ed il 9, un'altra di IV conosceva con difficoltà
i numeri entro il cento ma non conosceva la struttura della numerazione in base
10, un'alunna di II non conosceva i numeri e.... potrei continuare con altri
esempi.
Dopo i primi tentativi di ripercorrere le fasi in modo più lento,
individualizzando al massimo il percorso e utilizzando i materiali più comuni
(regoli, blocchi logici, multibase...), mi sono accorta che i risultati non
erano soddisfacenti ed inoltre i bambini erano demotivati e a volte si
rifiutavano di lavorare.
Si era tentato di utilizzare alcuni giochi motori, ma l’eccitazione ed altri
elementi interferivano nell’attenzione e nella concentrazione e non favorivano
né l’apprendimento né la relazione
Una bambina in particolare soffriva tremendamente e non riusciva a capacitarsi
sul fatto che tutti avevano imparato mentre lei no : era talmente frustata e si
sentiva così inferiore rispetto ai suoi compagni che anche nelle attività dove
era molto brava, ad esempio nel gioco della pallavolo, era impacciata e rigida;
in classe si mimetizzava, non interveniva e non partecipava , inutili erano le
mie spiegazioni sul fatto che lei parlava un’altra lingua e che l’insegnante,
non conoscendo tale lingua, si trovava in difficoltà.
D’altra parte la non conoscenza dei segni numerici e delle prime competenze
logico matematiche non permetteva molte possibilità di lavoro all’interno della
classe per cui durante le attività matematiche specifiche, si doveva procedere
con un lavoro differenziato non sempre motivante e/o gratificante.
Molto più grave era la situazione della ragazzina di V, che , sprovvista della
strumentalità minima di base , può aver vissuto in modo negativo i cinque anni
di scuola e in particolare una disciplina così importante come la matematica,
l’insegnante avrà pensato che la bambina forse aveva problemi o deficit
intellettivi e chissà che opinione sulla scuola si saranno fatto i genitori
della ragazzina.
Risultati così deludenti non contribuiscono certamente a creare quel clima di
fiducia e di stima tra il mondo dei rom e la scuola”.
Questa situazione alquanto generalizzata, è stata di stimolo per individuare
metodi e strategie alternative, per favorire l'apprendimento dei concetti in un
contesto di accettazione e valorizzazione del sé, nonché della "fiducia di
base".
E' chiaro dunque che la metodologia qui proposta, non é stata utilizzata con i
bambini Rom che seguivano il regolare programma scolastico.
“Si procedeva abbastanza parallelamente con la programmazione di classe e non
era completamente alternativo a ciò che l’insegnante di classe svolgeva, ma di
supporto e di integrazione, in quanto l’obiettivo primario era quello di far
partecipare a pieno titolo il bambino rom all’attività della classe .
Proposte che prevedono un insegnamento alternativo, secondo me, sono proposte
che possono tenere l’alunno lontano dalla classe ed inoltre in caso di un
cambiamento di scuola, cosa peraltro frequente tra i rom, l’alunno potrebbe
trovarsi in difficoltà;
ritengo quindi di fondamentale importanza considerare i metodi e gli itinerari
più comuni che vengono attuati nelle classi”
Le difficoltà riscontrate riguardavano l'acquisizione di "concetti chiave"
che pregiudicano gli apprendimenti successivi, quali:
- lettura e nella scrittura dei simboli numerici;
- aspetto ordinale del numero;
- aspetto cardinale del numero;
- valore posizionale delle cifre.
La metodologia proposta vuole sviluppare il concetto di numero
"valorizzando le precedenti esperienze degli alunni Rom nel contare e ricordare
i simboli numerici, in contesti di gioco di vita familiare e sociale"
“Osservando quello che facevano al campo e quali erano le attività che più li
attiravano, un po' alla volta e procedendo per tentativi, ho elaborato un
percorso che si attua attraverso alcuni giochi con le carte”.
Il gioco rappresenta per i bambini Rom e Sinti un elemento di forte
MOTIVAZIONE ad apprendere.
Il gioco, infatti, si presenta come un "luogo di apprendimento"
semplice, con regole precise e definite, dove la lingua non é più veicolo
privilegiato di conoscenza, ma semplice strumento a fini pragmatici.
Il bambino impara attraverso il fare, per semplici deduzioni, senza subire lo
"svantaggio" dovuto alla scarsa o mancata conoscenza della lingua italiana.
Il contesto di gioco organizzato, ripetitivo dal punto di vista simbolico,
linguistico, affettivo, emotivo e relazionale attraverso giochi individuali, in
coppia o per piccoli gruppi, rappresenta un momento positivo:
- di apprendimento alla pari dei coetanei gagé;
- di socializzazione attraverso la conoscenza ed il rispetto di alcune
regole;
- di relazione con se stesso e gli altri attraverso il superamento
dell'ansia;
- di conoscenza della lingua italiana, veicolo per assolvere a semplici
richieste e bisogni.
Le attività di gioco non sono proposte in forma alternativa ad attività e
materiali strutturati ma a loro integrazione.
“Durante gli spostamenti da una scuola all’altra i giochi che utilizzavo con
alcuni bambini rom precedevano il mio arrivo; appena iniziavo, mi veniva
richiesto” ci fai giocare al gioco del cambio?....”, questo mi faceva capire che
i bambini che appartenevano a famiglie diverse e che abitavano in luoghi
diversi, quando si ritrovavano, parlavano di scuola, contrariamente a quanto si
può pensare.
Inoltre alcuni giochi erano così coinvolgenti che dovevo costruirne una serie
per permettere loro di continuare a giocare anche al campo sia con gli adulti e
sia con i più piccoli che ancora non frequentavano e questo costituiva un bel
biglietto da visita per la scuola soprattutto per quei bambini che si dovevano
iscrivere”
Una simile proposta metodologica appare sempre più percorribile e produttiva,
nella misura in cui si realizza un raccordo metodologico didattico tra le
insegnanti che intervengono sul bambino Rom.
L'impostazione ludica delle attività, l'accordo sull'uniforme utilizzo della
simbologia pur nella molteplicità delle esperienze proposte agli alunni,
appaiono variabili determinanti per un apprendimento lineare e progressivo.
Inoltre, se il gioco rappresentava sempre il "momento operativo
significativo" era riproposto successivamente anche nella forma scritta
con schede predisposte che rispettavano la gradualità precedentemente espressa
nel gioco e utilizzavano i medesimi simboli.
FINALITA’ EDUCATIVE DEI GIOCHI
Il gioco come "metodologia privilegiata" per coinvolgere gli
alunni Rom in un percorso di apprendimento efficace e significativo, é una
scelta che risponde a molteplici finalità:
- valorizzazione di sé ed autostima;
- valorizzazione della lingua romanés
- apprendimento-prevenzione-recupero;
- conoscenza e rispetto delle regole scolastiche
Prima di tutto nel gioco si propone un clima positivo di accoglienza, in cui
l'alunno Rom si trova in condizione di assoluta parità con i coetanei e ciò
favorisce lo sviluppo dell'autostima attraverso il superamento di difficoltà
linguistiche e concettuali che spesso il bambino Rom incontra nella "lezione
tradizionale" basata sulla comunicazione verbale dei concetti.
Inoltre, nell'attività ludica, il bambino Rom utilizza con abilità le sue
capacità intuitive, deduttive e pratiche; questo suscita nei compagni
atteggiamenti di stima che accrescono la "fiducia in sé dell'alunno Rom e
favoriscono un più armonico sviluppo della sua dimensione affettiva ed emotiva"
Nel gioco il bambino Rom scopre un "ambiente gratificante" dove
apprendere in modo spontaneo e divertente, attraverso l'azione diretta e mirata
tendente ad uno scopo preciso ed immediato.
Attraverso il gioco l'alunno si appropria, per deduzione, di conoscenze e
concetti come punti di riferimento cognitivi da utilizzare in contesti
successivi e differenziati mediante generalizzazioni ed astrazioni.
Nel gioco, l'alunno Rom é motivato a conoscere e rispettare regole stabilite
precedentemente; in tal modo egli si confronta con regole "diverse" dalla sua
cultura di appartenenza e progressivamente acquisisce una gamma diversificata di
atteggiamenti e comportamenti.
- Il gioco é predisposto tenendo conto di alcune variabili fondamentali
quali:
- l'interesse che può suscitare nell'alunno;
- le conoscenze da raggiungere in coerenza con i fondamenti
epistemologici della disciplina;
- le abilità cognitive e linguistiche da potenziare;
- il percorso cognitivo da innescare nell'alunno considerando l'età
psicologica.
Quindi: "dall'esperienza diretta a quella pensata" dal "concreto
all'astratto".
Fondamentale, nella realizzazione del gioco, è l'atteggiamento dell'insegnante
che non può né estraniarsi, né dirigere con atteggiamento autoritario, nè
fungere da semplice spettatore; deve farsi piuttosto animatore che guida e
partecipa con il medesimo entusiasmo degli alunni, pronto a sostenere,
incoraggiare e gratificare.
Inoltre, poiché l'amicizia tra l'alunno Rom e gagé non sempre si instaura
spontaneamente, l'insegnante dovrà essere particolarmente attenta a cogliere i
minimi segnali di positiva convivenza e relazione, per potenziarli e
rafforzarli.
TIPOLOGIA ED ELENCO DEI GIOCHI
I giochi proposti utilizzano materiali con i quali i bambini Rom, per motivi
culturali, hanno maggior familiarità, quali il gioco con le carte, i dadi, il
denaro, le auto e la velocità
- il gioco a scopa
- la tombola (prima, seconda, terza)
- il primo gioco del cambio
- carta her
- il trenino dei numeri
- i numeri amici
- alla stazione del...
- il secondo gioco del cambio
- le carte di baba
Tutti questi giochi sono finalizzati a sviluppare il concetto di numero ad
integrazione delle attività di classe e si riferiscono ai diversi livelli di
acquisizione
1) Conoscenza del segno numerico
- nominalizzazione
- lettura
- scrittura
Il bambino Rom, non adeguatamente sostenuto dalla competenza linguistica in
lingua italiana, raggiunge questo livello con maggior difficoltà rispetto ai
bambini gagè; pertanto le tre abilità: pronuncia, lettura e scrittura
devono essere allenate attraverso specifici percorsi con una particolare
attenzione all'aspetto linguistico.
2) Aspetto ordinale del numero.
3) Aspetto cardinale del numero.
4) Valore posizionale delle cifre.
Per quanto riguarda l’aspetto cardinale del numero e il valore posizionale sono
stati utilizzati i giochi con le carte e l’uso del denaro, sviluppando in modo
graduale il processo della simbolizzazione e allenando le abilità del contare
come sequenza numerica verbale e come corrispondenza tra l’atto del contare e la
quantità numerica.
Mentre per l’acquisizione dell’aspetto ordinale del numero si è utilizzato uno
sfondo di tipo fantastico con l’utilizzo di un trenino un po' speciale, dove la
sequenza numerica verbale non era più una corrispondenza tra l’atto del contare
ed una quantità numerica, ma una corrispondenza tra l’atto del contare e uno
spostamento da sinistra a destra seguendo l’asse orizzontale dei numeri fino al
numero 9
L'esperienza con i bambini Rom ha evidenziato l'importanza di programmare
separatamente, percorsi graduali, mirati ed esaustivi per ciascuno dei quattro
obiettivi
La programmazione dettagliata di contenuti, attività e modalità di verifica, se
é la base di ogni lavoro scolastico, rappresenta la condizione assolutamente
inderogabile per guidare e controllare il processo formativo dei bambini Rom.
ORGANIZZAZIONE DEI GIOCHI
Alcuni giochi venivano realizzati in classe con tutti i compagni, per altri
giochi si utilizzava un’altra aula adibita a laboratorio interculturale : queste
le possibilità e le modalità
- bambino Rom più insegnante;
- gruppo di bambini Rom di diversa età e diverso livello di apprendimento
più insegnante;
- gruppo di bambini Rom e bambini gagé appartenenti alla stessa classe più
insegnante.
Le modalità indicate dovevano valutare diverse esigenze:
- i tempi di attenzione e concentrazione
- il numero ridotto come condizione più idonea per la attiva
partecipazione di tutti gli alunni;
- permettere all'insegnante di seguire l'alunno Rom con maggiore
continuità sia per gli apprendimenti logico matematici, che per il rispetto
delle regole;
- offrire all'alunno Rom la possibilità di allenarsi senza sforzo su
abilità acquisite, soprattutto in riferimento a problemi dovuti alla
frequenza irregolare e alle mancate esercitazioni pomeridiane
La scelta di una modalità di gioco rispetto ad un'altra dipendeva:
- dalla disponibilità di orario per l'insegnamento individualizzato;
- dal rapporto instaurato tra l'alunno Rom e l'insegnante;
- dal tipo di collaborazione offerta dalle altre insegnanti del
team,soprattutto in ordine alla gestione dei tempi di compresenza;
- dalla difficoltà del bambino a stare in classe per seguire il
normale
programma;
- dalla necessità di creare momenti d'incontro positivi e
soddisfacenti
tra tutti gli alunni Rom del gruppo e tra gli alunni Rom e gli alunni gagé
che frequentavano la stessa classe.
E’ superfluo sottolineare che la terza modalità è la più produttiva ed
efficace non solo per i risultati che si sono registrati sul livello di
apprendimento ma soprattutto sul versante relazionale ed affettivo : la
relazione positiva con i compagni costituisce una condizione fondamentale per
l'apprendimento.
Inoltre inizialmente venivano utilizzati come unica attività alternativa
alle lezioni in classe, in un successivo momento, nella misura in cui procedeva
la socializzazione, venivano proposti come base e motivazione alle attività
scolastiche, infine erano concessi come gratificazione e/o premio.
Di Fabrizio (del 10/08/2007 @ 09:26:02, in media, visitato 1830 volte)
Emergenza Rom
Roma, 17 luglio 2007. I rappresentanti delle comunità Rom della capitale raccontano in prima persona la vita da zingaro. E spiegano cosa sono i Patti della legalità voluti dalla giunta Veltroni Realizzato da Arcoiris Roma (clicca per accedere alla pagina e visualizzare il filmato) Riprese:Paolo Dimalio Interviste: Francesca Chippari Montaggio: Paolo Dimalio
lunghezza: 36,19 min.
Di Fabrizio (del 11/08/2007 @ 09:17:35, in Europa, visitato 1538 volte)
BELGRADO -- Un graffito "Morte ai Rom" è stato scritto sul muro di una casa abitata da una famiglia Rom.
Le famiglie Rom che vivono nel distretto di Borča, alla periferia di Belgrado, affermano di temere attacchi.
L'uomo sul cui muro è apparsa la scritta, Emin Gani, dice che la sera prima c'era stata una grande festa, e che l'unico motivo potrebbe essere l'invidia.
"Non ho dormito tutta la notte, continuo a guardare dalla finestra. Non so cosa fare, se dovremmo lasciare il quartiere oppure no. Non so dove andare," dice Gani.
Dragan Stanković, del Consiglio Nazionale Rom e membro del consiglio comunale, dice che questo non è il primo incidente motivato dall'odio contro i Rom del quartiere.
Dice che la migliore soluzione sarebbe che i tribunali diventassero più attivi e severi.
I tribunali sono deboli. La polizia ferma chi scrive i graffiti, ed il giudice li rilascia e firma un rapporto. A questa gente è permesso di girare nuovamente libera e fare quel che vogliono," dice Stanković.
Secondo statistiche del Partito Rom, il numero di attacchi contro i Rom in Serbia resta immutato, quasi uno al giorno.
Il partito afferma che l'unico cambiamento positivo è che i Rom ora denunciano i crimini contro di loro, ma in molti non hanno un'esperienza positiva con gli ufficiali dello stato.
Di Sucar Drom (del 12/08/2007 @ 09:24:40, in blog, visitato 1769 volte)
Roma, in Consiglio Regionale lo SDI si smarca da Veltroni e si schiera contro i
mega "campi nomadi" da 1000 persone
“Sono tra coloro che giudicano positivo il fatto che Roma abbia firmato il patto
di legalità. La questione degli arrivi a Roma è stata sottovalutata per troppo
tempo: si pensava che la Capitale fosse in grado di accogliere tutto e tutti. Ma
le cose non stanno ...
Foggia, l'Opera Nomadi protesta insieme ai Rom dopo l'ennesimo sgombero
L’insediamento rom di Borgo Segezia è stato sgomberato. Ma non è la prima volta.
Numerosi gli uomini delle forze dell’ordine arrivati in quello che un tempo
veniva definito “il giardino di Foggia” per mandar via i circa 200 Rom presenti.
La goccia che ha fatto traboccare ...
Goran Bregovic: "Noi zingari non siamo immondizia"
Rom "acquisito", Goran Bregovic, in 30 anni di carriera, con la sua musica ha
scaldato, esaltato e commosso il pubblico di tutto il mondo. «Ma sono una delle
poche star esistenti, che si presterebbero a suonare in riva al mare di un
paesino sconosciu...
Modena, i Sinti sono soddisfatti del luogo proposto dall'Amministrazione
Comunale per una micro area
I Sinti modenesi sono soddisfatti. Al loro rappresentante Efrem De Barre piace
la nuova collocazione della microarea annunciata dal sindaco Pighi e
dall’assessore Maletti. Trenta persone della comunità sinti, ora residenti ne...
Palermo, la ragazzina rom che studia senza libri
Nubi di polvere. Afa. Baracche di legno e case di fortuna in muratura. Tutto
intorno legname, rottami, cataste di oggetti e vestiti. Niente acqua, niente
verde, soltanto la strada per giocare. All´ingresso del “campo nomadi” della
Favorita, una bambina aspetta all'ombra di una tettoia...
Università di Firenze, iscriviti al corso di “Educazione e Pluralismo Culturale”
Il Dipartimento di Scienze dell'Educazione e dei Processi Culturali e Formativi
dell'Università di Firenze ha predisposto il Corso di Perfezionamento
Post-Lauream “Educazione e Pluralismo Culturale” per l'Anno Accademico
2007/2008. Il corso si rivolge a insegnan...
Palermo, chi risarcisce l’immagine brutalmente violata dei Rom e dei Sinti?
E’ stato solo un caso di strumentalizzazione. Di “psicosi”, così è stato
definito dalla Magistratura la vicenda ( avvenuta sabato scorso) del presunto
tentato rapimento di un bimbo di tre anni da parte di una “zingara” in una
spiaggia di Isole delle Femmine, a poca distanza di Palermo. Il magistrato ha
scarcerato la donna, una rumena d...
Accademia Europea di Arte Romanì, aperte le iscrizioni
Da oggi sono aperte le iscrizioni per i corsi attivati dall’Accademia Europea di
Arte Romanì. L’accademia è un progetto di Alexian Santino Spinelli, Docente
della Cattedra di Lingua e Cultura Romanì all’Università di Trieste. L’Accademia
nasce come risposta alla grande richiesta di formazione specifica ed ac...
Palermo, Alleanza Nazionale si schiera al fianco delle minoranze albanofone
siciliane
“All’Ars, attraverso l’arma vigliacca del voto segreto e dietro incomprensibili
motivazioni politiche, si e’ consumata un’imboscata ai danni delle minoranze
albanofone si...
Action Week against Racism and Discrimination
La rete FARE (Football Against Racism in Europe), partner UEFA nella lotta al
razzismo, terrà la sua ottava Action Week annua dal 17 al 30 ottobre. La Action
Week against Racism and Discrimination delle rete FARE è diventata, negli ultimi
sei anni, la maggiore iniziativa antirazzismo del calcio europeo. Lo s...
I Rom e i Sinti di Roma resteranno a Roma
I Rom e i Sinti di Roma resteranno a Roma: lo ha chiarito ieri il presidente
della Provincia, Enrico Gasbarra, ai sindaci di una serie di comuni molto
preoccupati dalla possibilità di essere costretti a ospitare i "villaggi della
solidarietà" pre...
Roma, i volontari di Don Orione scrivono a Veltroni
In una lettera aperta, il movimento di Don Orione chiede a Veltroni di
intervenire per assicurare dignità a tutti quegli uomini, donne e bambini della
zona che vivono in condizioni inumane. Sono tanti i senza tetto che popolano la
nostra città. Questa volta nel mirino c'è la zona intorno via Pa...
Rom "rapitrice" scagionata, Ordine dei Giornalisti: "giornalisti devono
riflettere"
Dopo la vicenda della Rom arrestata a Palermo, scagionata dopo aver rischiato il
linciaggio in una spiaggia con l'accusa d'aver tentato di rapire un bimbo --
caso finito con grande risalto su tutti i media -- i giorn...
L'odio
L’odio non l’ho mai conosciuto, ne ho solo sentito parlare… Forse oggi mi rendo
conto cosa vuol dire. Oggi il mondo è pieno d’odio, basti pensare a quanto odio
esiste contro il mio popolo, i Rom e i Sint...
Livorno, bruciati vivi quattro bambini
Ancora un dramma della disperazione. Quattro bambini rom sono bruciati vivi in
un incendio che si e' sviluppato questa notte, intorno all’una, in una baracca
vicino Livorno. La baracca in legno dove i quattro bambini sono morti è
collocata sotto un cavalcavia lungo Pian di ...
Di Fabrizio (del 13/08/2007 @ 09:37:28, in Italia, visitato 1639 volte)
Tra le tante segnalazioni che mi stanno arrivando dopo il rogo di Livorno dove sono morti quattro piccoli Rom, un commento di Radames Gabrielli di Nevo Drom. Secondo voi, davvero i campi rom (abusivi o meno) sono a rischio?
Che grande dispiacere................................ ecco che cosa succede a costruire i cosiddetti campi nomadi... adesso chi si prende la colpa!!! logicamente sempre dei poveri... quelli che non hanno niente per vivere decentemente... li prendono e li buttano nei campi nomadi... e la popolazione permette che ne costruiscono più grandi. così che si possono bruciare tutti, sinti e rom in un colpo solo. dice che faranno le indagini... ma veramente chi a la colpa!!! radames.
Da Mundo_Gitano (lungo, consiglio la lettura offline)
Ingegnere aeronautico, consulente per gli affari sociali del governo degli Stati Uniti, autore teatrale, poeta, giornalista, conferenziere, musico, filosofo, diffusore dellla cultura gitana in Internet nel tempo libero... Miguel Mendiola è un gitano stanziato negli Stati Uniti con cui si potrebbe conversare per ore e ore sugli argomenti più diversi e, come mostra nei suoi articoli, conta su un invidiabile senso dell'humour
[...]
Puoi commentarci alcuni dati della tua biografia?
Sono nato a Siviglia nel 1944. Sono nato in una famiglia mista paya (gagia) e gitana; anche se mi identifico di più con la parte gitana da parte di padre, in un barrio dove i vicini erano per lo più gitani e i payos che vivevano lì erano "gitanizzati". [...] Tutti avevamo una cosa in comune: la povertà. E quando si andava a mangiare da un vicino o dall'altro, non si pensava se uno era gitano o payo. Mi impressionava la solidarietà che esisteva e si dimostrava e come fosse possibile vivere in armonia specialmente quando la miseria ci lasciava nudi nella nostra umanità.
Da parte di padre, la mia famiglia era parte dei Vargas, una famiglia gitana molto antica ed estesa a Siviglia. Eravamo anche in buone relazioni con i Pavones, da parte di mia nonna Carmen. La mia famiglia ha sempre avuto passione per il Flamenco. Tutte le mie sorelle furono ballerine professioniste e mio fratello Rafael è chitarrista (fu membro del gruppo Farruco Los Bolecos). Io sono la pecora nera della famiglia. Imparai a leggere e scrivere, cosa che non era molto comune per i giovani del barrio, dove la gente aveva altre preoccupazioni più urgenti: la fatica giornaliera di non saper cosa comprare per mangiare. Grazie ad alcuni zii da parte di madre, ho potuto studiare un poco.
Mi sposai molto giovane e venni a lavorare in America, perché a Siviglia non vedevo chiaro nel mio futuro. Qui per diversi anni ho lavorato come ingegnere nell'industria aeronautica. Attualmente lavoro per i Servizi Sociali dello stato di California, come supervisore di dipartimento. Non so il perché, mi è sempre piaciuto riflettere sulle cose e come a Camarón, "mi domandavo sul mio passo per questo Mondo". Da qui il mio amore per la Filosofia. Credo che per questo odiai tanto il mio lavoro e trovavo sollievo in altre cose, leggendo, per esempio. Cominciai a scrivere su tutte le stupidate che mi capitavano, anche poesie, e ho non so quante casse piene di fogli e lettere, chissà a cosa serviranno, eccetto che ad aiutarmi a mettere in ordine i miei pensieri.
Mi incanta la musica folclorica e classica ed imparai da solo a suonare il flauto, semplicemente per intrattenermi. [...] Una volta scrissi un'opera teatrale andalusa. Venne presentata a Los Angeles con molto successo, ci lavoravano molti attori di teatro e del cinema ben conosciuti nell'area, diverse volte è stata sul punto di essere presentata in altri teatri, ma alla fine questo non succedeva mai per diverse disgraziate ragioni.
Quest'opera, La Salamandra contiene pezzi musicali che comprendono tutta la gamma del folclore andaluso, compreso soprattutto il flamenco (qui mi aiutarono mio fratello Rafael e mio cognato Enrique Soto "El sorderita"). I pezzi musicali accompagnano la trama e questo richiede che gli artisti sappiano anche ballare. E' un'opera difficile, però con un tema molto originale, anche se un buon direttore potrebbe semplificarla. Come succede sempre in queste cose, il problema è il denaro. Però intanto l'opera c'è, e qui sono anch'io al vostro servizio.
Quanti bambini hai mangiato oggi?
So che ti riferisci a "Una modesta proposta" [..] ispirata all'originale di Jonathan Swift, è una parodia che spero nessun abbia preso sul serio. Proponevo di tornare alla nostra venerabile tradizione di "mangia-bambini" per cui i payos che ci accusano di cannibalismo continuano ad avere ragione [...] Esistono miti orribili sui gitani. Non molto tempo fa vidi un film dal titolo Il violino rosso. E' la storia di un violino che passando di mano in mano influenza la vita dei suoi padroni. Uno di loro muore e viene seppellito con il violino. Naturalmente, di seguito appaiono diversi gitani che la notte vanno nel cimitero, dissotterrano il morto e portano via il violino. Questo è un mito che prevale attraverso la storia e la letteratura: i gitani come saccheggiatori di tombe. Ma, se siamo tra i più paurosi al mondo! Io non vado da nessuna parte, nemmeno dal medico. Deve accompagnarmi qualcuno, altrimenti non ci vado. Come potremmo andare di notte in un cimitero a disseppellire i morti?! Però queste sono le immagini che vengono continuamente proiettate e che ci disumanizzano.
Credi che gli stereotipi ed i pregiudizi contro i gitani riguardino l'accesso al mondo del lavoro?
Sarebbe difficile che un impresario consideri dare un posto di lavoro ad una persona "sporca, vaga e bugiarda". Gli stereotipi sono ben saldi ed a quelli tradizionali dobbiamo aggiungere il più moderno di "drogato". Forse la miglior maniera di rispondere a questa domanda si troverebbe in quello che scrissi in un forum di Internet come risposta a chi accusava i gitani per stare dove sono e secondo loro siamo noi che non vogliamo integrarci e rifiutiamo il lavoro, pagare la tasse ed altro. "Il pregiudizio starebbe nell'attribuire a tutto un gruppo di persone virtù o difetti di una parte dei suoi componenti. Nel caso della comunità gitana,i razzisti vedono solamente il settore più povero e marginalizzato della comunità. [...] Analizzano le caratteristiche e concludono: Tutti gli individui di questo settore hanno attributi comuni. Già questo costituisce pregiudizio, perché in quel settore ci saranno sotto-settori ed individui che non corrispondono al comportamento segnalato. Entriamo per esempio in un barrio composto la maggior parte da gitani poveri, analfabeti e soprattutto marginalizzati dalla società. I razzisti concludono che tutti quanti vivono nel barrio sono gitani ed in secondo luogo che tutti sono pezzenti e drogati. Nessuna delle due cose è vera. Quello che può essere verità è che dentro a questo gruppo e dovuto alle condizioni estreme di vita, si incontra un maggior indice di delinquenza, come in tutti i gruppi marginalizzati, non importa siano payos o gitani.
Qualcuno menziona che le carceri sono piene di gitani. Una volta di più, è una dichiarazione falsa e razzista. Le carceri contengono payos e gitani, I numeri sono proporzionali al margine di povertà che esiste in entrambe i gruppi. Questo accade in tutti i paesi del mondo e con tutti i gruppi marginalizzati. Le carceri del mondo contengono molta gente povera. Punto.
Dichiarazioni di questa indole sono disegnate per segnalare un gruppo determinato come speciali. "Le carceri sono piene di gitani" non è che una accusa mal dissimulata di qualcosa di intrinsecamente nocivo nell'etnia gitana, per cui ci sono "tanti" gitani in carcere. Questo è il messaggio subliminale (non così subliminale per quanti di noi abbiamo passato tanto tempo studiando l'origine, la causa e l'effetto del razzismo).
Una volta scoperti questi attributi nel settore scelto, li si estende a tutto il gruppo in generale. Così abbiamo iniziato a parlare non dei pregiudizi, ma del razzismo. I commenti di questi razzisti iniziano sempre con "i gitani così, i gitani cosà", includendo tutti. Non tutti sono uguali e ho conosciuto alcuni gitani onesti, però... Il però è il però razzista, molto conosciuto nei circoli dove studiamo queste cose, E' il però che addolora, che dispiace.
Il linguaggio razzista ha la sua propria grammatica e le sue proprie regole sintattiche. Il razzista non sa ma sospetta. Sono quelli che iniziano con "Io non sono razzista, però...", "Non lo dico per offendere, però..." ed iniziano ad offendere, oppure "Non voglio criticare, però..." e procedono a criticare.
Confidano nella loro ignoranza per cui tutti i gitani sono ladri, drogati, rapitori di bambini, ecc. non interessa loro se le loro conclusioni sono verità o menzogna. Queste cose del razzismo non sono facili. Per educare un razzista, occorrono molta pazienza, molti anni e molti ricorsi, che naturalmente non abbiamo e tanto meno con un mezzo come questo.
La colpa della marginalizzazione sofferta dal popolo gitano ricade sui gitani stessi nel non volersi integrare nella società maggioritaria. La parola "integrazione" viene pronunciata con irritazione. Come una maestra impaziente che vuole aiutare l'alunno, che però non collabora. Questo dell'integrazione viene da molto lontano. Ai gitani non viene permesso di essere gitani e per integrarsi devono lasciare i loro uffici tradizionali, come il lavoro dei metalli, la compravendita, la vendita ambulante ecc. Però nessuno ci ha mai spiegato perché il dedicarsi alla vendita ambulante sia un segno di ribellione, di non volersi integrare. Milioni di gagé ha i propri affari e nessuno glielo impedisce né parla loro di integrazione. Un'altra cosa che da fastidio è che alcuni gitani insistano in una certa forma di vestirsi. [...] Che danno possano fare, più che a quanti capricciosamente vogliono imporre i loro gusti?
Per molto tempo, si è proibito loro di parlare la propria lingua. Per integrarsi occorre parlare la lingua della comunità maggioritaria. Però il gitano parla la lingua maggioritaria. Non fa nessun danno il potere parlare un altra lingua, come il catalano, il basco, che si parlano senza menzionare la parolina "integrazione".
Per integrarsi occorre lasciare i costumi e le tradizioni gitane ed adottare quelle della comunità maggioritaria. Molti gruppi regionali hanno costumi e tradizioni proprie che non sono necessariamente celebrati nel resto del paese. Però a loro non si richiede di lasciare costumi e tradizioni. Perché allora ai gitani? Una volta di più denoto in questa domanda un tono paternalista. Ed una volta di più stiamo parlando di certi settori della comunità gitana, perché non tutti i gitani seguono le antiche tradizioni. [...]
Cosa diresti ai bambini e bambine gitani ?
L'assenteismo scolastico tra i bambini è un problema grave e difficile da risolvere, specialmente quando ci riferiamo ai gruppi più marginalizzati.
E' particolarmente grave per il futuro di questi bambini quando si inizia male nella scuola primaria, Se non si piantano delle buone basi o non si termina il ciclo di studio, il bambino non tornerà a studiare, o se la fare più avanti sarà molto difficile
Quelle volte che si arriva alla scuola secondaria, c'è la frustrazione di tutto quanto non si è acquisito dei conoscimenti di base, costa nuovamente apprendere il livello superiore. [...] C'è mancanza di voglia, di motivazione e frustrazione che invitano ad abbandonare gli studi per sempre.
E' molto difficile parlare a bambini che vivono in condizioni sub-umane dei benefici del permanere nella scuola. Non c'è comunicazione perché questi concetti sono totalmente estranei a loro. A ciò dobbiamo aggiungere "l'aspettativa del fallimento". [...] E' dimostrato che l'indice di fallimento scolastico è molto elevata tra quei bambini ai cui si va dicendo che non avranno successo o glielo si fa intendere.
I tempi sono cambiati. Ai miei tempi, non avevo niente da decidere. Era mio padre, o la paura di mio padre, quello che mi faceva continuare. E dietro tutta la famiglia. [...] Credo sia cruciale per quanti oggi sono in un collegio, che hanno la fortuna di una borsa di studio, di terminare almeno gli studi di base. Non soltanto per loro, ma per tutta la comunità gitana. Abbiamo bisogno di gente con una professione, di leaders e di gente preparata. Necessitiamo di esempi. Questi chavales non hanno idea della trascendenza storica di cui fanno parte. [...]
Quali iniziative a favore della convivenza interculturale degli Stati Uniti sottolineeresti e quali potrebbero essere più facilmente adottabili in Spagna?
In questo paese non esiste la convivenza interculturale. Tutti i gruppi etnici, razziali e sociali sono segregati. I negri vivono nei loro quartieri, i cinesi nei loro e lo stesso per i latino americani. E nella società maggioritaria vediamo la separazione tra chi è ricco e chi non lo è tanto.
Non vedo nessuna iniziativa per poter cambiare il panorama. Ci sono molte leggi contro la discriminazione che dicono "Questo non si può dire e non si può fare quest'altro", ecc. In qualche caso, tante proibizioni risultano controproducenti, l'unica cosa a cui servono è separare maggiormente le differenti culture, allo svilupparsi di questo "non toccarmi" che ultimamente produce indifferenza. Io spero che questo sentimento di "politicamente corretto" che ha invaso la società americana non arrivi in Spagna.
Ciò che è sano è modificare l'equilibrio socio-economico tra i gruppi. Per questo abbiamo la politica di "azione affermativa" per cui tutte le imprese statali o che dipendano dal governo devono impiegare un certo numero di lavoratori di minoranze, secondo la percentuale che esiste nella società. In Spagna, traslando questa politica, avremmo un 2% di gitani impiegati dal governo e in tutte le aziende che dipendano dal governo.
Questa politica delle quote a prima vista sembra ingiusta. Però in qualche modo occorre pagare il debito storico, il danno causato da tanti anni di persecuzione e razzismo. A parte questo, non trovo sbagliato che tutti i gruppi di una società siano rappresentati nei differenti organi sociali, siano lavorali, politici o culturali.
Un articolo che pubblicasti sulla rivista I Tchatchipen lo titolasti "Il gitano nel XXI secolo". Sei ottimista o pessimista rispetto al nuovo secolo e millennio? Quali saranno i valori e le conoscenze più importanti?
Sono ottimista che in questa epoca le cose cambieranno significativamente e mi baso su due ragioni: le qualità gitane sono ideali per questo tempo di cambi drastici e la promozione di queste qualità, per mezzo di gitani preparati, sarà in funzione di progressione geometrica, lenta al principio, ma subito accelerata [...] Parliamo un poco di queste "virtù" a cui tante volte mi riferisco e di cui sono tanto orgoglioso. Però chiarisco prima che quando parlo di qualità e virtù mi riferisco ad una cultura in generale e naturalmente ci sono eccezioni individuali.
La prima è la generosità inerente alla cultura gitana. Il fattore "bontà" come lo chiamo, contrapposto al fattore "avarizia" che predomina nelle culture lineari. Man mano che la società maggioritaria andrà facendosi più matura psicologicamente, inizierà a valorizzare individui con un alto livello di "coefficiente emozionale", più che di quello intellettuale. Una persona può avere un alto coefficiente di intelligenza ed essere allo stesso tempo un "gilipollas" che non serve a niente. Le imprese lavorali oggi van cercando gente che sia preparata, ma che sia anche flessibile, rapida a reagire ai cambi, che prenda decisioni in un batter d'occhio. In altre parole, tutto ciò di cui è carente un "idiota educato" o un "robot cibernetico". Questi saranno necessari per compiere una funzione specifica ma saranno, marco queste parole, i braccianti del secolo XXI. Non sanno ridere e ami impararono a piangere, per questo non intendono la natura umana. In questo secolo è sommamente importante, e chi meglio di un gitano per questo?
Quali valori stiamo cercando in questo secolo? Niente di più o di meno dei valori innati del gitano: osservazione, intuizione, adattabilità ecc. Il secolo XXI è alla nostra portata.
Chiaro che questi sono i termini generali, dobbiamo vincere tre ostacoli importanti:
- Reputazione. Gli stereotipi nei quali stiamo asfissiando.
- La mancanza di preparazione scolastica.
- La poca esperienza in lavori non tradizionali.
Di questo parleremo un'altra volta. Però voglio tornare a parlare delle virtù gitane, anche se le mie sono opinioni molto personali basate sulla mia esperienza. Però spero di trovare appoggio in questa difesa del buono della cultura gitana e forse un giorno, che potremmo denominare "dell'effettività gitana", questo si converta in uno slogan universale tra di noi.
Questa effettività è più di un "coefficiente emozionale". Non conoscevo questo termine sino a poco tempo fa, anche se l'avevo descritto con le mie parole. Un amico, mentre parlavamo di queste cose, mi disse che le mie teorie sulla cultura gitana e "l'effettività gitana" erano comuni quel che un certo Goleman aveva denominato "coefficiente emozionale". Per il dottor Daniel Goleman, queste qualità includono l'intuizione, la capacità di osservazione, l'empatia e la destrezza, che marcano le persone con successo nella vita. Sono capacità basiche necessarie per il successo nel campo lavorale. Tutte sono qualità gitane per cui deduco che il gitano sia "emozionalmente intelligente".
Le persone che hanno un deficit di coefficiente emozionale solgono essere introverse, antisociali, riservate. Hanno gran difficoltà nell'intendere la comunicazione non verbale [...] Ecco il "gilipollas"... che è l'antitesi del gitano. Però, se il gitano è così "sveglio", perché non ha il successo che dovrebbe? Per i tre ostacoli di cui ho parlato prima.
Nel momento in cui il gitano otterrà una educazione scolare e si integrerà nella forza lavoro, vedremo un'ascensione esponenziale [...].
Dobbiamo tradurre queste qualità nel campo lavorale. Quando succederà, il gitano sarà molto impiegabile e molto sollecitato. Le grandi imprese stanno dannandosi per incontrare persone con queste qualità, che siano decisivi nel gestire le crisi, nella risoluzione dei conflitti e nel saper prendere decisioni con un'alta percentuale di successo. Credo che il secolo XXI sia il secolo del gitano.
Hai anche scritto che "la famiglia è il fulcro (il punto di appoggio) della vita del gitano". Come credi che interverranno i nuovi tempi nel concetto di famiglia nella cultura gitana?
Spero con tutta l'anima che non si perda niente, perché il giorno che il gitano non amerà la sua famiglia, non rispetterà i genitori, non gli importerà se un fratello è ammalato, sarà la fine della gitanità.
Il nostro amore per la famiglia va oltre quello che qualsiasi persona decente possa sentire per la sua gente. La nostra è devozione e sorpassa l'amore naturale tanto in qualità che come estensione. Amiamo e ci preoccupiamo per qualsiasi cugino di primo, secondo o terzo grado, mentre la maggioranza della gente neanche lo conosce o sospetta della sua esistenza. Questa unione e amore filiale è stata l'affinità degli atomi della nostra cultura. Tutto quanto pregiudica la conservazione di questo amore filiale, tutto - ripeto, è antizigano. Non importa se è qualcosa di tanto nobile cole la religione, tanto canaglia come la droga o tanto mondano come la politica, l'avarizia o l'egoismo. Di questo potremmo parlare a lungo e lo lasciamo ad un'altra occasione.
Di Sucar Drom (del 15/08/2007 @ 09:31:29, in blog, visitato 1682 volte)
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Di Fabrizio (del 16/08/2007 @ 08:55:09, in blog, visitato 1954 volte)
Da
La
Voix de Rroms
L'Italia e la Francia sull'elenco europeo dei paesi che discriminano | 14
agosto 2007
Un lancio dell'agenzia AFP ripreso dal giornale Le Monde informa che dopo la
morte di quattro bambini rroms dopo un incendio, l'Italia è stata iscritta "fra
i 14 paesi dell'Ue che mantengono discriminazioni verso i loro abitanti a causa
della loro razza o della loro origine etnica". Questi 14 stati membri dell'Ue
sono: la Spagna, la Svezia, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Francia,
l'Irlanda, il Regno Unito, la Grecia, l'Italia, la Lettonia, la Polonia, il
Portogallo, la Slovenia e la Slovacchia. Constatate dunque che anche la Francia vi
appare, mentre la Romania, l'Ungheria, o anche la Bulgaria non vi
sono. Ciò non vuole dire che non vi sia discriminazione, ovviamente, ma quello
vuole dire anche che, fra i membri dell'Ue, i migliori allievi in materia
d'uguaglianza non sono inevitabilmente ciò che si credono.
In Francia anche, ci sono state disgrazie come quella. Fortunatamente, non 4
morti di colpo, ma ne ce ne sono state, ad esempio a Lione, due piccole ragazze
morte in un incendio, 2 anni fa. E di incendi senza vittime, ce ne sono
regolarmente. L'ultimo è stato quello di Aubervilliers, ma si è inteso parlare
nei mass media soltanto dell'interruzione del servizio del RER, e non dei
caravan bruciati con tutto ciò che c'era dentro e della gente che si è trovata
per strada. Era certamente maldestro per i voyageurs non potere rientrare
da loro e di essere bloccato durante alcune ore alla Gare du Nord o sulle vie,
la prova è che la Sncf le ha compensate, come occorreva. Quanto a quelli che si
trovano senza nulla, fuori... NO COMMENT!
In Italia, i genitori delle vittime passeranno dinanzi al giudice per non
assistenza a persona in pericolo... NO COMMENT!
Non pensiamo che sia a causa di quest'incendio che l'Italia sia stata messa
sull'elenco dei paesi sospettati di discriminazione. In tutti i casi, sembra che
questa tragedia semini il disordine. Destra contro sinistra, potere centrale
contro enti territoriali, ciascuno respinge il difetto all'altro. Una tavola
rotonda a livello nazionale viene chiesta per trovare una soluzione a questa
situazione che l'Italia giudica nuova ed alla quale non sarebbe preparata.
Un'argomentazione come un altra, che vale ciò che vale. Frattanto aspettando,
l'Italia ed i 13 altri stati membri dell'UE che, secondo il parere dell'UE
mantengono discriminazioni razziali, "sono sollecitati da Bruxelles a rispondere
entro il 27 agosto, altrimenti saranno suscettibili di sanzioni finanziarie".
Le cifre dei Rroms dell'Europa centrale ed Orientale entrati in Italia
recentemente sembrano gonfiate (il lancio parla di 60.000), ma non è questo
l'essenziale. Questa cifra potrebbe comprendere anche i profughi politici (e
ce n'è un certo numero, dall'ex Iugoslavia) e gli immigrati in situazione
regolare aventi condizioni di vita normali. L'essenziale è certamente altrove: È
- che sì o no la Romania fa parte dell'Ue? È - che sì o no i Rroms rumeni, come
tutti gli altri cittadini rumeni possono essere considerati tale, in particolare
con un diritto al lavoro che sia effettivo, anche se per un primo periodo
transitorio è soltanto parziale (soltanto alcuni settori sono "aperti"), è - che
sì o no i figli delle famiglie che migrano hanno il diritto di frequentare la
scuola nel paese in cui i loro genitori desiderano installarsi o risiedere un
certo tempo, come è riconosciuto dalla convenzione internazionale relativa ai
diritti del bambino, è - che sì o no possono accedere a questi diritti, tutto
sommato di base, per bidonvilles insalubri, di cui, anche se sopravvivono, non
usciranno mai indenni, o in ogni caso, mai da cittadini europei?
Tale è la questione, e si pone nello stesso modo qui in Francia. Ad un momento
dato occorrerà spiegarsi la realtà, prendere la questione e
trattarla nell'insieme, anziché provare a fare il fai da te a destra ed a sinistra.
Più che dell'immediato di alcune persone in questa o quella città di questo o
quel paese, si tratta dell'Europa di domani! E quello, quello supera i politici
del momento! I politici d'oggi, che siano in Italia, in Francia o altrove,
domani non saranno più là. Alcuni prenderanno la loro pensione, di altri
troveranno un'altra vocazione, altri ancora potranno essere condannati dalla
giustizia per dio sa quale affare... ma noi, saremo là! Riflettiamo ed agiamo
oggi, per continuare ad esistere ancora domani. Se non possiamo agire, almeno
riflettiamo, e riflettiamo a mente fredda
Per leggere il lancio dell'AFP,
PREMETE QUI
I recenti disordini di Rom nella capitale sarebbero il risultato della discriminazione, ha affermato giovedì un gruppo dei diritti umani, ma ha minimizzato sul pericolo che queste violenze si possano espandere nel paese.
Martedì la polizia stava pattugliando un quartiere accanto ad un ghetto rom, quando circa 400 Rom armati di coltelli, asce e bastoni sono apparsi richiamati dalla voce che il quartiere stava per essere attaccato dagli skinheads.
L'agitazione era nell'aria da domenica, quando un Rom era stato picchiato da skinheads. Il giorno dopo circa 200 Rom avevano devastato un caffè e attaccato quattro persone che avevano l'aspetto di skinheads.
Le organizzazioni dei diritti umani dicono che questi incidenti sono il simbolo delle condizioni dei Rom in Bulgaria, molti dei quali passano la loro vita in povertà, sono analfabeti e marginalizzati nella società.
Ci sono diversi elementi - tensioni etniche, problemi sociali, severe discriminazioni contro i ghetti zingari - dice Emil Koen dell'osservatorio del Comitato di Helsinki.
"I ghetti sono come polveriere pronte ad esplodere al minimo incidente, Non mi aspetto il crescere della tensione in tutto il paese... I Rom bulgari mancano del senso di solidarietà che i rivoltosi francesi avevano de anni fa," ha aggiunto.
Secondo la polizia gli incidenti non indicano il crescere delle tensioni etniche e viene anche rifiutato il paragone portato dai giornali con i disordini nelle periferie francesi del 2005, stimolati dal razzismo e dalla discriminazione contro le minoranze etniche.
I Rom sono circa il 4,7% dei 7,8 milioni di popolazione bulgara.
Numerose iniziative per affrontare al loro discriminazione sono fallite. Sono sesso trattati con sospetto dai Bulgari, che tendono a stereotipare i Rom come disonesti e pigri.
Alcune organizzazioni Rom hanno detto che le agitazioni di questa settimana sono state deliberatamente provocate dai partiti politici che osservano per ootenere il supporto alle elezioni comunali di ottobre.
La polizia martedì non ha effettuato arresti ed i media locali riportano quanto ha detto il segretario del Ministro degli Interni, Ilia Iliev, di aver paura di essere accudato di discriminazione.
PHOTO: internet - Reuters
Di Fabrizio (del 17/08/2007 @ 10:59:58, in Europa, visitato 2008 volte)
Da crj-mailinglist
La questione rom, dopo essere stata argomento spesso strumentale di polemica politica, esplode in questi giorni di agosto grazie all'eco della stroncatura europea nei riguardi dell'Italia. L'Italia è infatti accusata dall'Europa di non applicare la "direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche". E' prima di tutto necessario chiarire alcuni aspetti, intimamente legati a quella che assume le proporzioni di una vera emergenza umanitaria.
I cittadini rom di nazionalità rumena sono a tutti gli effetti cittadini europei, ogni discriminazione nei loro riguardi è doppiamente illecita, oltre che ingiusta. Per quanto riguarda la popolazione di origine jugoslava ed in particolare kosovara essa è vittima delle guerre che si sono succedute in quella martoriata regione.I rom della Jugoslavia e del Kosovo sono sfuggiti alle vendette e alle epurazioni etniche che negli ultimi anni hanno assunto le proporzioni di un moderno progrom.
continua
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