Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/04/2007 @ 10:07:39, in Europa, visitato 2113 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Carissimi, il 18 aprile ci sarà a Milano János Ladányi della Corvinus University (Budapest) che è uno dei più grandi esperti della condizione dei rom in Europa dell'Est. Ha scritto fra l'altro Patterns of Exclusion. Constructing Gypsy Ethnicity and the Making of an Underclass in Transitional Societies of Europe per Columbia University Press. Ho pensato di organizzargli un piccolo seminario, in modo che potesse confrontarsi con un po' di persone interessate. Sarebbe il 18 aprile dalle 10.00 alle 12.00 in Bicocca presso il dipartimento di Sociologia. Mi farebbe veramente moltissimo piacere se poteste venire. Sarà un seminario molto informale, di confronto rispetto a quanto sta succedendo ai rom nei paesi dell'est. Il seminario sarà in inglese. Se potete venire, vi prego di farmelo sapere con una mail per ragioni logistiche. Un caro saluto tommaso
Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970 www.operanomadimilano.org
L’Università Milano Bicocca – Dipartimento di Sociologia, in collaborazione con l’Opera Nomadi di Milano vi invitano Mercoledì 18 Aprile dalle ore 10,00 alle ore 12,00 presso l’Aula Pagani ad un incontro seminariale con il Prof. János Ladányi della Corvinus University (Budapest), uno dei maggiori esperti della condizione dei rom in Europa dell'Est. János Ladányi ha scritto fra l'altro Patterns of Exclusion - Constructing Gypsy Ethnicity and the Making of an Underclass in Transitional Societies of Europe per Columbia University Press. Parteciperanno all’incontro il Prof. Tommaso Vitale (sociologo), Giorgio Bezzecchi, Segretario Nazionale Opera Nomadi e Maurizio Pagani, Vicepresidente Opera Nomadi Milano. Patterns of Exclusion. Constructing Gypsy Ethnicity and the Making of an Underclass in Transitional Societies of Europe
Durante il periodo del rapimento del giornalista Daniele Mastrogiacomo molti blog hanno postato la sua foto, richiedendone la liberazione. Non mi sembra che ci sia lo stesso impegno per il suo interprete e per il mediatore che permise la liberazione di Mastrogiacomo. Non capisco il perché e vi giro questo appello con raccolta di firme.
Siamo angosciati per la sorte di Rahmatullah Hanefi. Il responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah è stato prelevato all'alba di martedì 20 dai servizi di sicurezza afgani. Da allora nessuno ha potuto vederlo o parlargli, nemmeno i suoi famigliari. Non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui Rahmatullah Hanefi è rinchiuso, ci hanno detto però che lo stanno interrogando e torturando “con i cavi elettrici”. Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo, semplicemente facendo tutto e solo ciò che il governo italiano, attraverso Emergency, gli chiedeva di fare. Il suo aiuto potrebbe essere determinante anche per la sorte di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Mastrogiacomo, che non è ancora tornato dalla sua famiglia. Domenica 25, il Ministro della sanità afgano ci ha informato che in un “alto meeting sulla sicurezza nazionale” presieduto da Hamid Karzai, è stato deciso di non rilasciare Rahmatullah Hanefi. Ci hanno fatto capire che non ci sono accuse contro di lui, ma che sono pronti a fabbricare false prove. Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency. Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano, negli ultimi giorni, di impegnarsi per l’immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l’avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data.
LIBERATE ANCHE LORO Per aderire all'appello per la liberazione di Rahmatullah Hanefi e Adjmal Nashkbandi: www.emergency.it/appello
In allegato Messaggio di Etem Dzevat per la giornata Internazionale Rom e
Sinti 2007.
Saluti e abbracci di Buona Pasqua a tutti.
Agostino Rota Martir
L’8 Aprile 1971 a Londra si è formata la “Romani Union International”,
conosciuta dall’ONU come Organizzazione non Governativa (ONG) attivata per i
diritti dei Rom.
Ora partecipa attivamente al Parlamento Europeo e alla Corte d’Europa.
Ma parliamo per Pisa.
A Pisa l’8Aprile è festeggiata la prima volta il 1998, gli iniziatori è il
Comitato del campo Nomadi di Coltano…in tale occasione esisteva la Cooperativa
con “esperti Rom” che prendeva le “risorse per cultura e Feste Rom” e nemmeno
sapevano che cosa è l’8 Aprile e non sono venuti alla festa, magari invitati…
Sono tre anni 2005-’06-’07 come 8 Aprile passa senza festeggiarlo con musica,
teatro e cibo ma solo con una lettera mandata alle Istituzioni, al
Tirreno…magari a Canale 50 e Granducato si manda la stessa lettera, ma loro non
hanno informato mai.
Il 2005 muore il “nostro Papa Wojtila” e per il lutto noi Rom piangendo
festeggiamo l’8 Aprile.
Il 2006 gli Italiani vanno alle urne, non era il momento per festa.
Comunque abbiamo festeggiato l’arrivo del governo Prodi, da cui noi Rom
aspettiamo grandi cambiamenti.
Uno di questi è il riconoscimento come minoranza linguistica-culturale dei Sinti
(cittadini Italiani) e Rom e possibilità per gli stranieri dopo cinque anni in
regola con il Permesso di Soggiorno di avere cittadinanza Italiana.
2007, l’8 Aprile è Pasqua: già ci sono Rom cattolici e ortodossi che festeggiano
la Pasqua e per questo motivo si rimanda a Maggio, Giugno quando si farà (con
l’aiuto di Dio e il patrocinio del Comune di Pisa) un giorno della
“Presentazione Cultura Romanì”.
Sottolineando che noi Rom non abbiamo terra-madre, essendo assoluti pacifisti,
mai accusatori, sempre accusati, sterminati.
Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Balcanica…sempre mandati in esodo dalle
nostre case (Kosovo, Bosnia, Macedonia), non avendo nessuna accoglienza al
nostro arrivo, un popolo sul quale esiste il più grande pregiudizio,
discriminazione.
Tutti gli sbagli degli “esperti Rom” si paga noi “zingari e nomadi” sulla nostra
pelle.
Sempre sulle nostre spalle cade su portamento delle difficoltà ad arrivare alle
“pari opportunità” e sognata “dignità”.
Da cittadini che abitavano a case, andavano al lavoro, a scuola, benissimo
convivevano prima della guerra, arrivando in Italia siamo persi nostra identità
di persone, esseri umani e siamo diventati pericolosi, furbi, ladri, nomadi,
zingari.
Sono uno dei pochi Rom intelectuali presenti in Pisa e Toscana e partecipo come
legale presentante di A.C.E.R. al programma “Le città sottili”, finanziata dal
Comune di Pisa e Regione Toscana.
Anno 2001-2002 si è svolto il “censimento” dei Rom a Pisa per il progetto…alcuni
Rom sono andati a cercare futuro in altri paesi, sentendo delle possibilità
ritornano e gli esperti Rom parte di loro li fanno entrare e alcuni no.
In seguito negli anni passati, sapendo di possibilità i Rom facevano venire al
“banchetto” dei suoi famigliari.
E ora? Mandarli via in Macedonia dove li aspetta condanna per non partecipazione
alla “ guerra civile” tra Macedoni e Albanesi.
Macedonia è circondata. Grecia serve visto, Bulgaria serve il visto. La Serbia
non da ingresso per i “Cigani” senza corruzione, almeno 1.000 Euro per persona.
Albania, Kosovo non puoi, nemmeno in sogno.
Per i “Magupi” niente ingresso, solo uscita! E’ un collasso economico e i
territori ancora sotto controllo di U.C.K.
Macedonia, “Oasi di Pace”, in Kosovo le case dei Rom rimaste non bombardate da
aerei NATO partiti da Aviano (Italia), bruciate da U.C.K., come il quartier Rom
Mitrovica. Dove spedirli? Gli Albanesi vogliono Kosovo etnicamente pulito.
80% di Rom Bosniaci presenti a Pisa sono nati qui in Italia, nemmeno sanno
parlare Bosniaco e in quale enclave si mandano? Croata, non li riconosce,
Mussulmana non sono praticanti di Islam, Serbi? Non li vogliono.
Con tutte queste situazioni tante volte volevo dimissionarmi da Presidente dell’A.C.E.R.
Ma grazie a Dio che abbiamo l’assessore Sanità sociale, come Carlo Macaluso.
Tanti erano “d’accordissimo” per progetto, ma dopo gli stessi mettevano il
bastone tra le ruote, lui è rimasto dell’idea di fare il possibile e meglio per
risolvere il nostro problema. Lavoravo come accompagnatore bimbi a scuola-bus e
da 10 mesi ho lasciato per protesta. La legge dice che ogni bimbo che va a
scuola, l’ACER si è impegnata e tanti bimbi ora regolarmente frequentano la
scuola, lasciando il semaforo dove chiedevano l’elemosina ed erano meta di
“affidamento” degli assistenti sociali.
Magari si dice: “Attento bimbo mio, stai buono italiano, se no ti lascio rubare
dagli zingari”.
Ma sono gli Italiani che rubano i bimbi Rom con legge “affidamento”, per
arrivare alla donazione.
Non c’era posto per i “fuori progetto bimbi Rom” nel pulmino comunale.
Non c’è altri soldi comprare altri pulmini, e alcuni bimbi sono rimasti fuori
scuola ed io “fuori lavoro”.
Ma io devo rimanere lì dentro il progetto, magari mi buttano dalla porta,
entrerò dalla finestra, cercando che il progetto va avanti.
Si prevede villaggio Rom al posto di Campo nomadi, regolarizzazione con il
Permesso Soggiorno, lavoro, possibilità di fare “extra censimento” con aiuto
della Regione e dello Stato Italiano.
Noi Rom presenti a Pisa vogliamo integrarci in società italiana, riprendere la
nostra identità di gente normale.
Ma siete voi, Istituzioni, cittadini che dovete darci la possibilità di
integrarci.
Il cattivo gesto è quello che tantissimi sono approfittato e buttata la sua
spazzatura alla strada in via Idrovora, alcuni lasciando il segno di imprese e
ora tutta la colpa si vuole buttare su nostre spalle.
Spero nei vostri gesti umani e nella possibilità di convivere davvero in pace,
con dignità e pari opportunità, rispettando la legge, portando nostra cultura,
lingua madre, tradizioni alla vostra conoscenza.
Auguri il 8 Aprile 2007
BASTALO 8 April 2007
Per questo scritto prendo ogni responsabilità legale e morale.
Etem Dzevat
Presidente A.C.E.R. Pisa
Di Fabrizio (del 07/04/2007 @ 10:06:57, in Italia, visitato 1709 volte)
foto per gentile concessione di Dijana Pavlovic
Karaula Mir - Migrazioni Resistenze
5 aprile 2007
Milka ha 85 anni. Ieri, al campo nomadi di Testaccio, il Campo Boario,
davanti al balletto dei vigili urbani, davanti ai gipponi e alle volanti della
polizia venuti per sgomberare novanta famiglie, per ripulire dal disordine e
dare spazio al decoro urbano, si è sentita male. L'hanno portata in ospedale
per consolarla di aver perso l'ultima casa, per rincuorarla di non avere più un
posto dove andare. Anche Bogdan è vecchio, vecchio di tutti gli anni
attraversati al margine, lasciati al confino insieme alla sua gente, i
Kaldarascia, Rom italiani, zingari se preferite; ma Bogdan è anche vecchio di
persecuzioni e genocidi ormai ben riposti al caldo della nostra coscienza,
perché Noi non siamo nazisti e sopra ogni cosa Noi non siamo razzisti.
continua
Di Sucar Drom (del 06/04/2007 @ 10:19:50, in blog, visitato 1944 volte)
Roma,
morte accidentale di un cittadino invisibile
Sui giornali di sabato, un comunicato del garante dei Diritti delle Persone
Private della Libertà del Comune di Roma, Gianfranco Spadaccia, riferiva così la
morte di Paolo: «Un rumeno, detenuto nel carcere di Regina Coeli, è morto questa
notte per cause imprecisate nell'ospedale Santo Spirito, dove era stato
ricoverato con urgenza nell'estremo tentativo di salvarlo.
Il cittadino rumeno, to...
La
salute precaria dei bambini Rom
Lorenzo Monasta, collaboratore del Centro di Ricerca Azione contro la
Discriminazione di Rom e Sinti (osservAzione), ha portato a termine un
importante studio di epidemiologia comunitaria sulla salute dei bambini da 0 a 5
anni nei "campi nomadi" d'Italia.
"Il problema fondamentale della ricerca epidemiologica” spiega Lorenzo Monasta
“su...
Rom e
Sinti Insieme, convocazione del primo incontro dei delegati
Venerdì 30 Marzo 2007 alle ore 15.00 a Mantova si è riunita la segreteria
tecnica del Comitato Rom e Sinti Insieme. Erano presenti alla riunione Yuri del
Bar, Radames Gabrielli, Guarnieri Nazzareno e Carlo Berini. Dopo una sintetica
analisi dell’incontro del 24 Marzo 2007 si è discusso di varie ipotesi di lavoro
da porre all’attenzione dei delegati che costituiranno il Comitato Rom e Sinti
Insieme ...
Mantova, parole e metodi per educare a un mondo complesso
Dal mese di novembre 2006 si tiene a Mantova un corso di formazione per docenti,
operatori, mediatori culturali e amministratori, organizzato dall'Istituto
Mantovano di Storia Contemporanea. Diverse le collaborazioni tra cui la
Provincia di Mantova, la Fondazione Università di Mantova e l'Istituto di
Cultura Sinta. Lunedì due aprile e mercoledì nove maggio si terranno gli ultimi
due incontri...
Alghero, il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli in visita presso i Rom
La mattina del 31 marzo il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli ha visitato il
"campo Rom" dell’Arenosu, alle porte di Fertilia, in provincia di Alghero in
Sardegna.
Il senatore ha preannunciato un’interrogazione parlamentare sull’argomento. Si è
anche espresso favorevolmente sulla priorità di proporre al più presto un
Decreto Legge mirato per i Rom.
Bulgarelli continua spiegando che ...
La
Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti
Il Governo Italiano, in analogia ad altri Stati europei, ha istituito, con
decreto del Ministro dell’Interno 30 gennaio 2004, il Comitato contro la
discriminazione e l’antisemitismo, con il compito di esercitare un costante
monitoraggio sui pericoli di regressione verso forme di intolleranza, razzismo,
xenofobia ed antisemitismo e di individuare gli ...
Rom e
Sinti, l’Italia delle contraddizioni: Roma contro Milano
Mentre a Roma il Ministero dell’Interno promuove la Giornata Internazionale dei
Rom e dei Sinti, a Milano la Lega Nord, con l’approvazione del governo e del
questore della città, muove le ronde padane contro i rom.
Se nella capitale politica si lavora per il Comitato contro la discriminazione e
l’antisemitismo, nella capitale produttiva del Nord alcuni si muovono per
raccogliere le istanze ...
Rom e
Sinti, l'Italia condannata è sotto osservazione
Da alcuni giorni il Ministero del Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale
(D.G. Tutela Condizioni di Lavoro, Div. II - Affari Internazionali) sta inviando
agli Enti Locali una richiesta dati sulla situazione dei Rom e dei Sinti.
Tale richiesta, urgente, è motivata dal Ministero per le pressanti richieste che
il Comitato Europeo dei Diritti Sociali presso il ...
Roma, i
Rom e i Sinti denunciano gli sgomberi e chiedono il riconoscimento
Pubblichiamo il documento redatto dai rappresentanti delle comunità rom e sinte
capitoline con il supporto del professor Brazzoduro e al professor DeAngelis che
è stato consegnato oggi al Ministro Amato e che nei prossimi giorni sarà inviato
ai rappresentanti istituzionali europei e italiani e alla stampa nazionale...
Milano,
le ronde padane sono un problema di ordine pubblico?
Cinque minuti. Non è durata più di tanto la passeggiata della Guardia nazionale
padana nel "campo nomadi" di via Vaiano Valle, una cascina diroccata circondata
da baracche in legno e lamiera alla periferia sud di Milano. Sono riusciti ad
entrare in 5, altri 15 aspettavano all'esterno, fermati da una barriera di donne
e bambini.
Una sessantina di persone in tutto, che hanno accolto la prim...
Rom e
Sinti: il Ministro Amato annuncia una Conferenza internazionale
La questione delle popolazioni rom e sinte è stata al centro della riunione di
oggi del “Comitato contro la discriminazione e l'antisemitismo”, istituito
presso il Ministero dell´Interno. L´occasione è stata data dalla prossima
celebrazione, in data 8 aprile, della Giornata Internazionale dei Rom e dei
Sinti.
Il ministro Giuliano Amato, che ha presieduto la riunione, ha annunciato di
voler ...
Di Fabrizio (del 06/04/2007 @ 09:38:50, in blog, visitato 1699 volte)
Un articolo di Gianni Biondillo sulla Repubblica di
ieri, è ripubblicato in rete.
Partiamo da un dato incontrovertibile: la Lega, da quattro legislature,
amministra, insieme ai suoi alleati, la città di Milano, in una condizione
politica davvero unica, con la regione saldamente nelle mani di Formigoni da
circa un decennio e con, alle spalle, il governo di centro destra con la più
lunga legislatura repubblicana, quello di Berlusconi. Se c’era un problema di
sicurezza, questa gente che oggi lancia allarmi e organizza ronde, avrebbe avuto
tutte le condizioni ideali per risolverlo. Se c’era. E se, soprattutto c’era la
voglia di risolverlo
la lettura continua su
Nazione Indiana
Di Fabrizio (del 05/04/2007 @ 10:52:18, in Europa, visitato 1837 volte)
E' uscito l'aggiornamento di marzo 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Da Roma_Daily_News
Percezioni di identità - I Luli a Samarcanda - Posted by Ben | in Human Rights, Religion, Culture | on March 29th, 2007
Nafisa Hasanova (22 anni, Uzbeka) ama sfidare i tabù: lei visita i Luli, Rrom dell'Asia Centrale, la cui comunità è stata marginalizzata nella sua città di Samarcanda. D'altra parte, per tragica ironia, gli stessi Luli hanno una percezione distorta della loro identità e sono sull'orlo della perdita di una tradizione di secoli. Se la comunicazione all'interno della loro comunità e con la più vasta società attorno non migliora, dice Nafisa, il futuro è squallido.
I Luli in Uzbekistan: Una comunità poco conosciuta
Il popolo Rrom è meglio conosciuto in Occidente come Zingari, un termine che i Rrom non userebbero mai per descrivere loro stessi, ma che è stato imposto dall'esterno. Il termine ha molte connotazioni: persecuzione, marginalizzazione e discriminazione. La gente associa Zingaro con uno stile di vita itinerante di furti, piuttosto che con l'etnicità. Per esempio, in inglese esiste un verbo derivato dal sostantivo Gypsy, to gyp, che significa imbrogliare. Così la persona imbrogliata è gypped e chi imbroglia è Gypsy - interessante dimostrazione di come il linguaggio stesso può raccontarci il ruolo sociale e gli stigma dei Rrom nella cultura occidentale.
Nell'Asia Centrale, i Rrom sono conosciuti come Jughi, Multani o Luli. Loro si autodefiniscono Mugat (Mughat), che significa adoratori del fuoco, e Ghurbat, che significa soli o poveri. Tutte queste parole sono derivate dall'arabo. "Parte dei Rrom arrivarono nell'Asia Centrale dalla città di Multan, che oggi è nel Pakistan. E' per questo che a volte sono chiamati Multani: quelli che vennero da Multan," mi spiega il Dr. Khol Nazarov, un professore Luli. Gli antenati dei Rrom dell'Asia Centrale appartenevano ad una casta di cantanti, musicisti e ballerini. Di fronte alle fatiche nella loro patria, furono forzati a partire e dispersi in tutto il mondo. Una piccola comunità di Rrom si stabilì in Uzbekistan, dove vivono tuttora, conosciuti come Luli, nella città di Samarcanda.
A causa del loro stile di nomadico, i Rrom hanno sempre incontrato la diffidenza dei loro vicini meno mobili. Come in Occidente, sono largamente ritenuti mendicanti, ladri e criminali, incapaci di fermarsi. D'altra parte, la situazione in Uzbekistan è lievemente diversa dalle comunità Rrom nei paesi occidentali. Durante l'era Sovietica, la situazione materiale della maggior parte dei Rrom era relativamente buona. Grazie al lavoro garantito, alla casa e ad altri servizi sociali, i Rrom erano meno svantaggiati di quanto lo siano oggi. Allo stesso tempo, d'altra parte, le autorità sovietiche esercitavano una grande pressione perché i Rrom si assimilassero. L'uso in pubblico della lingua rrom era proibito. Poi venne il collasso dell'Unione Sovietica. Il susseguente malfunzionamento dell'economia non poté più fornire lavoro per i Rrom; lievitarono, soprattutto tra i Rrom i tassi di disoccupazione. La marginalizzazione crebbe peggio: deprivati dei mezzi di sussistenza, i Rrom ricominciarono a mendicare per sopravvivere - e a casa delle politiche culturali sovietiche, il loro senso di identità era stato severamente scosso.
Le durezze sperimentate dai Rrom Uzbeki hanno attirato l'attenzione degli attivisti dei diritti umani di Samarcanda, che dicono che le autorità dovrebbero fare di più per la comunità Luli. "Al momento, non hanno neppure un centro culturale nazionale," dice Komil Ashurov, del Centro Diritti Umani di Samarcanda. Mentre le altre minoranze hanno propri centri culturali nazionali, "Сохнут" per gli Ebrei o "Русь" per i Russi, i Luli mancano di un forum ufficiale per preservare il loro patrimonio culturale.
Rompendo il silenzio: una visita alla comunità Luli
L'idea di fare una ricerca sui Luli apparve strana a molti, incluso la mia famiglia e amici, in particolare a mia madre. Erano preoccupati perché la consideravano un'impresa pericolosa. Le cose poterono solo peggiorare quando divenne chiaro che intendevo visitare la loro comunità per parlare con loro e vedere dove e come vivevano.
Non ci si può immaginare quali ostacoli ho dovuto superare per raggiungere la "terra dei Luli."
Erano completamente sfiduciati sui non-Luli, che avevano assorbito stereotipi secolari sulla loro comunità. Non aiutava il fatto che i Luli vivessero in comunità separate chiamate jughihona, cosa che li rende apparire estremamente pericolosi e segregati. E' per questo che nessuno poteva immaginare che io andassi lì da sola. La prima volta mi recai lì accompagnata da Maite Ojeda, il mio supervisore, avevo concordato con uno dei Luli intervistati di incontrarci prima e poi girare per la jughihona. All'ultimo momento l'intervistato rifiutò di accompagnarci, dicendo che aveva paura che potesse succederci qualcosa perché, "Gli uomini Luli sono pericolosi." Ero scioccata: qui era un componente della comunità che assumeva il punto di vista maggioritario sui Luli.
Due altre donne tentarono di convincerci a non andare. Nonostante tutto, salimmo sul minibus e guidammo verso la jughihona. L'ostacolo seguente fu il guidatore, che rifiutò di portarci là perché "non era sicuro." Promise si aspettarci.
Tutte le trepidazioni ci facevano temere il peggio, ma la nostra esperienza fu esattamente all'opposto: la gente della comunità Luli era estremamente amichevole! Così, si ruppe il primo stereotipo. Non mi sembravano più pericolosi o aggressivi. Così potei passare al lavoro che volevo compiere, trovare cosa i Luli sapevano di loro stessi.
L'auto-percezione dei Luli
Intervistai sedici Luli, sette dei quali, tutte donne tra i 13 e 35 anni, confessarono di ignorare la storia del loro popolo. Gli altri, tra i 30 e 55 anni, affermarono che i Luli erano originari dell'India. Quanti furono in grado di darmi più dettagli furono maschi scolarizzati di oltre 40 anni. Come si può vedere, quasi la metà degli intervistati non aveva niente da raccontare ai propri figli sulle loro origini. Ciò che mette più paura è che questa ignoranza è prevalente tra i più giovani. Quando chiesi come le informazioni sulle peculiarità culturali passavano di generazione in generazione, un uomo, un macchinista, disse, "Non passano. I nostri nonni ci raccontavano le storie, che ora sono solo nella nostra memoria. E noi non ne parliamo ai nostri figli. Non ne sanno nulla. Sparite."
Quando ho chiesto sulla loro occupazione, la maggior parte dei Luli ha risposto "quidirish" o "talbidan". La parola quidirish, che ha origine dalla lingua uzbeka, significa "cercare", "viaggiare" o "visitare" (relativamente agli amici), mentre la parola talbidan (o talabidan) significa "invitare", "cercare" o "chiedere" ed è originaria del persiano. Così, i Luli non dicono di mendicare, ma di chiedere - ricordo una risposta, "Noi chiediamo, ma la gente ci chiama mendicanti, e questo è insultante. Perché noi ci limitiamo a chiedere."
I Tagichi e gli Uzbechi chiamano "gadoy" i Luli, mentre i Russi li chiamano "poproshayka." La parola gadoy significa "povero" o "mendicante," che implica un modo di vita parassitario. Anche la parola poproshayka significa povero, ma anche "mendicante", in tono dispregiativo. E' naturale, da fuori il punto di vista è molto negativo sull'occupazione dei Luli, sono visti come semplici mendicanti, sanguisughe della società. Tutto ciò è in linea con l'attitudine mondiale verso i Rrom. D'altra parte, la domanda rimane senza risposta se questo stile di vita dei Luli di Samarcanda deriva dalla tradizione o dalla necessità.
Mendicare: Tradizione o Bisogno?
Perché mendicano? Per rispondere, mi sono rivolta prima alla società maggioritaria chiedendo di scegliere un nome che potesse descrivere chi/cosa sono i Luli. Nove su 35 hanno risposto su cosa sono; il resto li ha paragonati a "creature selvagge", "bestie", "la vera peste della popolazione." La maggioranza ritiene che il mendicare sia un'abitudine, una tradizione per i Luli. Inoltre, la maggioranza della popolazione intende la parola Luli come sinonimo di mendicare, molti non sanno che i Luli formano un gruppo etnico, [...] Gli intervistati non vedono connessione tra i Luli ed i Rrom europei e russi. Di conseguenza, si fanno delle correlazioni con i Luli che sono molto differenti da come le associazioni occidentali fanno con gli "Zingari." Per esempio: "Un Luli è un mendicante, mentre Tzigano è una nazionalità," mi ha detto un giovane di 23 anni. "Tzigano è una nazionalità, danzano, cantano e guadagnano soldi. Sono più civilizzati; li rispetto. Ma i Luli sono mendicanti, che non lavorano, tutto quello che fanno è mendicare". Il termine tzigano è attualmente il nome comune dell'Est Europa per i Rrom (identico all'ungherese czigany, al russo zigan, il tedesco zigeneur sino all'italiano zingari) che si infiltrarono nella regione dell'Asia Centrale nell'era sovietica.
Soltanto due dei 23 intervistati credono che il mendicare dei Luli sia il risultato dello sviluppo socioeconomico: "Sono cresciuti vedendolo ed assorbendolo. Ci sono abituati," dice una giovane Uzbeca di 20 anni. Altre due persone pensano che il mendicare sia una necessità. Così, la maggioranza degli intervistati credono che per i Luli mendicare sia un modo di vita.
Cosa dicono i Luli sulle ragioni del loro mendicare? Sette dei 17 intervistati ritengono sia una tradizione, e gli altri 10 una necessità.
Intervistando i Luli si scontrano due contraddizioni percettive:
Prima, quando si intervistano uomini scolarizzati l'immagine è chiara: mendicare non è affatto una tradizione. Ho forti argomenti su questo. Per esempio: "I nostri antenati erano cantanti e danzatori. Questa è la nostra tradizione," spiega un uomo Luli di 50 anni. Sua moglie, invece, dice che il mendicare è una tradizione abbandonata dagli antenati, e che la gente lo fa senza riguardo all'età o allo stato finanziario. Questa contraddizione in prospettiva di una famiglia Luli è scioccante, ma ho trovato questa divisione estesa a tutta la comunità.
Ora, viene la seconda contraddizione: quando si chiede esattamente cosa vorrebbero per il loro popolo se avessero il potere di cambiare le cose, i Luli che pensano che il mendicare sia un'occupazione tradizionale, rispondono che darebbero lavoro a tutti, per non essere costretti all'accattonaggio per strada. La stessa donna che affermava che il suo popolo ha una tradizione nel mendicare, dice, "Se ci fosse il lavoro, nessuno mendicherebbe, questo è sicuro. Noi mendichiamo perché dobbiamo mangiare. Mi piacerebbe lavorare e non mendicare per le strade." La storia sembra darle ragione: durante il periodo sovietico c'era meno gente, Luli e no, a mendicare per strada, molti di loro lavoravano nelle fabbriche e nelle fattorie.
Quindi, l'accattonaggio non è una tradizione Luli. ...Alla fine non nel senso della tradizione come psicologia culturale, ho trovato che i Luli hanno il proprio metodo tradizionale per risolvere i problemi finanziari. Quando tra i non-Luli ci sono difficoltà finanziarie, prima vendono le loro proprietà, poi chiedono denaro in prestito, e solo di fronte a privazioni senza via d'uscita si decidono a mendicare. Nel caso dei Luli è comune vedere chi soffre delle difficoltà mendicando, mentre nel contempo mantengono il televisore o la macchina che altri avrebbero già venduti.
Stereotipando i Luli
C'è un altro stereotipo che riguarda i riti matrimoniali. Da fuori si crede che la futura sposa giuri di provvedere alla famiglia, nutrire il marito, e che le si dia un bastone ed un sacco, che sono il simbolo del matrimonio. Quando ho chiesto ai Luli su questa tradizione, mi hanno detto che è un assurdo pettegolezzo. Poi ho visto un video delle loro cerimonie matrimoniali, mi sono sorpresa vedendo che i loro matrimoni sono in tutto simili a quelli degli Uzbechi e dei Tagichi, eccetto l'assenza delle cerimonie di registrazione. Ho controllato con il locale Mullah per essere certa - se esistesse davvero una tradizione matrimoniale come comunemente si creda - e lui mi ha risposto, "Sono già 15 anni che lavoro in questo posto, ma non ho mai potuto testimoniare niente del genere."
Da fuori si pensa anche che i Luli abbiano un'altra religione, come il buddismo o non abbiano del tutto una religione. In realtà tutti i Luli sono musulmani. Durante i loro matrimoni, la sposa e lo sposo sono portati due volte alla moschea locale, invece che all'ufficio addetto alle registrazioni. Ci sono regole rigide su come la donna dev'essere vestita, come il foulard, i vestiti lunghi, ecc. e sono tutte regole strettamente islamiche. Uno degli stereotipi prevalenti sui Luli è che abbiano un loro specifico punto di vista che influenza il loro stile di vita. Una nozione comune è che siano misteriosi e amanti della libertà, al punto di resistere a tutte le autorità, siano benigne o meno. A me sono apparsi estremamente realistici ed amanti della libertà come qualsiasi altra persona. Quando ho chiesto loro di cosa avrebbero avuto bisogno per essere felici, nessuno mi ha risposto di volere maggior libertà o di voler viaggiare. Al contrario, i loro bisogni erano molto terreni: avere una casa, un lavoro, una sposa da amare e bambini felici.
C'è bisogno di miglior comprensione da ambo le parti.
Quando partii con la mia ricerca sui Luli di Samarcanda, avevo la mia schiera di pareri sulla loro comunità. Questi pareri sono stati messi in discussione, e questo è bene. L'unica cosa che posso sicuramente aggiungere è che la situazione dei Luli è un tema molto vasto che necessità di ulteriori ricerche e testimonianze. Posso aggiungere che la mancanza di informazione sulla società Luli si risolve in stereotipi senza base e alimenta un'intolleranza distruttrice. Questo rende impossibile l'integrazione tra le due comunità, Luli e no.
La mancanza di un'accurata autopercezione tra gli stessi Luli li rende incapaci di difendersi contro le discriminazioni, [...] Per di più, li mantiene in povertà, esclusi dalla società e contribuisce alla loro sparizione come minoranza nazionale.
Di Fabrizio (del 04/04/2007 @ 09:55:29, in Italia, visitato 2435 volte)
Quando le fiaccole illuminano la strada per le ronde
C’è da stupirsi che qualcuno si stupisca.
Le “ronde padane” proposte per controllare i campi nomadi non sono una novità,
un’improvvisa e incontrollabile deviazione dal percorso sin qui seguito
dall’operazione “Proteggiamo Milano” che ha vissuto il proprio culmine con la
manifestazione del 26 marzo scorso.
Non è il caso di dilungarsi sulle immagini lugubri che tali alzate d’ingegno
richiamano alla memoria, né sulla partita politica che si sta giocando
all’interno della maggioranza che governa la nostra città.
I propositi di chi oggi si appresta a presidiare Rogoredo e Gratosoglio -domani
si vedrà- non devono destare stupore: bastava ascoltare gli slogan dei militanti
leghisti che alla manifestazione del 26 marzo hanno sfilato dietro allo
striscione “Zingari, fora dai ball!”.
I militanti del Carroccio gridavano:“Non ne vogliamo/zingari non ne
vogliamo”, “Clandestino, zingarello/il tuo posto è sul battello” .
Bastava ascoltare e prevedere. Del resto erano le stesse forze politiche che
erano state protagoniste del presidio anti-rom di Opera, con tutto ciò che ne è
seguito.
Una volta innalzato il vessillo della sicurezza non bisognava essere dotati di
capacità profetiche per prevedere che il primo bersaglio sarebbero stati i campi
nomadi e che coloro che avrebbero fatta sentire più alta la propria voce
sarebbero stati gli imprenditori della paura, coloro che reclamano a gran voce
sicurezza ma si oppongono a qualsiasi percorso che porti a integrazione, dignità
e legalità.
Ma si sa gli apprendisti stregoni spesso non valutano appieno gli effetti delle
proprie azioni.
Effetti che si sono fatti già sentire concretamente e sono quantificabili.
Infatti, non solo è stata messa in moto una deriva che sarà difficile arrestare,
ma è stata sconfessata la politica messa in atto dall’Assessore Moioli che
puntava a disegnare dei percorsi di riconoscimento e inserimento per i nomadi.
Anche le cifre parlano chiaro: 400.000 euro dirottati dalle politiche sociali a
quelle per la sicurezza.
Beniamino Piantieri
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