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Di Fabrizio (del 24/02/2007 @ 10:26:37, in media, visitato 3003 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale:

Autori e curatori: Gabriella Amiotti , Alessandro Rosina

Contributi: Cinzia Bearzot, Anna Maria Birindelli, Elena Dell'Agnese, Alessandro Ghisalberti, Giuseppe A. Micheli, Daniele Montanari, Rosella Pellerino, Sergio Rovagnati, Giovanna Salvioni, Laura Terzera, Teresio Valsesia, Tommaso Vitale, Giuseppe Zecchini

Collana: Equivalenze

Argomenti correlati: Storia sociale e demografica - Storia urbana e del territorio - Antropologia

Codice Volume: 570.10 Codice ISBN 13: 978-88-464-8245-7
Pagine: 176
Edizione: in preparazione, 1a

Presentazione del volume:
La questione delle minoranze, da sempre tema spinoso e ricco di implicazioni, è stata, direttamente e indirettamente, al centro dei conflitti europei del secolo appena concluso e delle maggiori tragedie a essi connesse. Non a caso l'idea di un'Europa unita si fonda sulla premessa del rispetto e della valorizzazione delle identità culturali, religiose, etniche e linguistiche. Ogni minoranza è una storia a sé stante, ciascuna con un proprio delicato, spesso instabile, equilibrio tra salvaguardia della propria identità e integrazione nel contesto più generale nel quale è inserita.
Un equilibrio sempre a rischio, messo in discussione sia da forze esterne sia da forze interne e facilmente suscettibile di strumentalizzazioni. L'accelerazione e l'estensione dei percorsi di mobilità, in una società che evolve a passi rapidi verso la globalizzazione, rende peraltro ancor più difficile la definizione dei marcatori di confine identitario: l'ampliamento dello spazio di vita può causare il collasso delle stesse coordinate fisiche di riferimento, quello "spazio vissuto" che consente di delimitare il territorio del sé.
Il volume vuole stimolare una riflessione critica su questi temi, a partire da casi concreti. Vengono a tal fine proposti alcuni approfondimenti del modo nel quale specifiche minoranze hanno declinato, nella storia e nel presente dell'Europa mediterranea, il delicato rapporto tra integrazione e identità.

Gabriella Amiotti, è docente di Geografia storica del mondo antico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica di Milano. Ha svolto attività di ricerca su temi di storia politica, di storia della geografia e storia della cartografia nel mondo classico.
Alessandro Rosina è docente di Demografia presso la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano. Ha svolto attività di ricerca su temi di demografia storica, di transizione alla vita adulta e di formazione della famiglia.
Indice:
Giuseppe A. Micheli, Prefazione
Nel passato
Gabriella Amiotti, Introduzione
Cinzia Bearzot, Rivendicazione di identità e rifiuto dell'integrazione nella Grecia antica (Ateniesi, Arcadi, Plateesi, Messeni)
Giuseppe Zecchini, L'identità dei Celti tra conservazione e assimilazione
Alessandro Ghisalberti, Minoranza etnica e uniformità socio-culturale: aspetti della civiltà medievale nell'area del mediterraneo
Daniele Montanari, Aspetti dell'identità ebraica in Età moderna. La Comunità mantovana
Nel presente
Alessandro Rosina, Introduzione
Giovanna Salvioni, Identità e memoria: uno sguardo alle comunità albanesi del sud Italia
Rosella Pellerino, Teresio Valsesia, Sergio Rovagnati, Le alpi ed oltre: Occitani, Walser, Ladini
Elena Dell'Agnese, Tommaso Vitale, Rom e Sinti: una galassia di minoranze senza territorio
Laura Terzera, Anna Maria Birindelli, Riflessioni sul processo di integrazione della popolazione immigrata in Italia. Il caso della Lombardia.
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Di Fabrizio (del 25/02/2007 @ 10:27:30, in Europa, visitato 2617 volte)

Segnalato da Tommaso Vitale

Da Euregion.net - Saturday 24 February 2007

In Slovenia dilaga la rivolta razzista anti-rom. Scenari inquietanti per un Paese che nella prima metà del 2008 presiderà l'UE. Per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema, in novembre scorso ha avuto luogo una marcia, che partendo da Lubiana, ha toccato anche Trieste e Monfalcone.

La famiglia Strojan
La lunga marcia dei cancellati si è svolta in novembre, cominciando da Lubiana. E' passata per Trieste, dove 48 vittime della cancellazione che non si vogliono arrendere o rassegnare di fronte all'indifferenza del governo e del parlamento di Lubiana che continuano a glissare sul problema, sono state accolte in Consiglio regionale dall'assessore alla cultura e alle politiche della pace Roberto Antonaz e da alcuni consiglieri di diversi partiti della sinistra (Rifondazione, PdCI, DS e Verdi).

Poi è stata la volta di Monfalcone, dove ad esprimere la propria solidarietà ai cancellati della Slovenia (ma anche a qualche cancellato italiano che si è unito alla carovana, come il giovane rom nato a Roma da genitori ex-jugoslavi Zvonko Đurđević) sono stati gli operai della Fincantieri, quelli del sindacato FIOM, con alle spalle una lunga tradizione di lotte operaie e di solidarietà interetnica.

Ad applaudire il gruppo accompagnato nel loro viaggio verso Bruxelles dagli attivisti sloveni e italiani di "Karavla mir" e "Dostje" c'erano pure alcuni lavoratori del Bangladesh e del Pakistan, alcuni dei tanti che nella Monfalcone progressista e cosmopolita hanno ottenuto un diritto di domicilio esemplare rispetto ad altre realtà industrializzate. Da Monfalcone a Parigi, al parlamento francese insieme ai "sans papier" e poi a Bruxelles dal commissario Franco Frattini, accompagnati da due deputati della sinistra europea, Giusto Catania e Roberto Musacchio che avvertono: la Slovenia risolva questo problema prima di prendere in mano le redini dell'UE. Viaggio imbarazzante per il governo sloveno, che sulla marcia europea dei diseredati ex-jugoslavi preferisce per ora mordersi la lingua. Solo due i messaggi pervenuti dal mondo politico ai cancellati in procinto di partire; quello solidale del deputato socialdemocratico Aurelio Juri, e quello critico e stigmatizzante dell'eurodeputato del Partito democratico sloveno Miha Brejc.

Molti cancellati, nonostante due delibere a loro favore della corte costituzionale slovena, continuano a rimanere tali, a non godere cioé di quegli elementari diritti di cittadinanza o di residenza che furono cancellati amministrativamente in una notte del 1992 e più tardi solo parzialmente riconosciuti a coloro che risucirono a mettere insieme tutta la documentazione richiesta, perlopiù andata in fiamme lì dove infuriava la guerra.

La rivolta razzista

Ma il problema dei cancellati è solo uno dei problemi che la Slovenia dovrà o dovrebbe risolvere prima di assumere la presidenza dell'Unione Europea nella prima metà del 2008. L'altro inquietante scenario che sembra purtroppo dilagare ed essere sfuggito di mano allo stesso governo Janša, che fin'ora lo ha ispirato e sostenuto tramite i propri commissari politici, è la rivolta anti-rom in tutta la Slovenia.

Ad Ambrus c'è stato sabato scorso il primo caso di violenza, con in prima fila la testa insanguinata di un contestatario locale che assieme ad altre centinaia di compaesani bloccava le strade impedendo alla polizia l'accesso all'insediamento rom della famiglia Strojan. La polizia ha caricato ed ha colpito la testa di un locale militante del partito di governo. Negli scontri sono stati leggermente feriti anche altri paesani.

Il giorno dopo ne ha fatto le spese il direttore della polizia di Lubiana, mentre Janša ed il ministro degli Interni Mate hanno chiesto scusa alla popolazione di Ambrus, dove quasi tutti votano tradizionalmente per il loro partito.

I disordini erano cominciati in seguito alla notizia che la famiglia rom, ospitata nel centro di permanenza per stranieri di Postumia (25 persone di cui 21 tra donne, bambini ed un'anziana) per sfuggire al linciaggio della folla di Ambrus, si era decisa a tornare a casa propria dopo che le tante promesse del governo di trovare una sistemazione alternativa erano finite in una sommossa nazionale;da Ambrus a Mala huda, da Grosuplje a Ig, da Kocevje a Ribnica e Lubiana. Barricate, blocchi stradali persino con la partecipazione dei locali vigili del fuoco e dei loro mezzi antincendio, uomini minacciosi armati di pali e seghe a motore, pronti ad affrontare anche le unità speciali di polizia, gli skin head e le "viole", gli ultras del Maribor, pronti ad aiutare gli insorti, e una polizia tollerante e intimidita con l'eccezione dei disordini ad Ambrus di sabato, finiti con una testa rotta e le dimissioni immediate del direttore di polizia.

Immagini da klu klux klan ma con dimensioni di massa da far rabbrividire anche il regista cinematografico più azzardato. Ogni ipotesi di insediamento dei rom, in qualsiasi parte del paese, persino a Lubiana, porta in strada le cosiddette "vaške straže" la cui simbologia politica rievoca direttamente il collaborazionismo filonazista nella seconda guerra mondiale.

Una revansce in chiave attuale e xenofoba, su cui - salvo rare eccezioni - il mondo politico tace o balbetta, mentre la chiesa cattolica e un buona fetta dell'intellighenzia glissano pavidamente. A fare le spese della furia popolare anti-rom è stato pure il nuovo sindaco di Lubiana Zoran Janković che ha tentato di offrire una sistemazione alla famiglia Strojan nel proprio comune. E' stato fischiato e contestato aspramente dalla folla della comunità locale interessata ed ha fatto, vistosamente preoccupato, un realistico dietro front.

Martedì per il solo sospetto (infondato) che nei veicoli della polizia dell'accademia di Gotenica presso Kočevje ci potesse essere uno Strojan è insorta la cittadina di Ribnica; al post odi blocco le »straže« hanno fermato persino i poliziotti e li hanno perquisiti, umiliando nuovamente lo stato di diritto. Cinquanta intellettuali di area liberal-progressista hanno richiesto intanto, in un appello a favore dei diritti dei Rom, le dimissioni del ministro degli interni Dragutin Mate cui addebitano la responsabilità diretta del caos razzista nel paese.

Gli Strojan intanto aspettano nel CPT di Postumia, il governo mantiene un atteggiamento ambiguo, esibendo la propria impotenza ed umanitaria benevolenza ma senza perdere occasione di puntare l'indice su presunte divisioni in seno alla stessa famiglia e sulla "poca affidabilità" di questa al momento di trovare un accordo.

La stessa sindrome dell'antisemitismo

Cosa sta succedendo nella Slovenia del 2006, nel paese che tra meno di due anni dovrebbe presiedere l'Unione Europea? E' forse in preda alla sindrome di angoscia collettiva che sembra pervadere una buona fetta dei paesi dell'est europeo e che ricorda quella dell'antisemitismo nella Germania di Weimar? Dalla Polonia all'Ungheria, alla Slovenia. Com'è possibile che un paese con il reddito più alto tra quelli dei nuovi membri UE e noto per la sua tradizionale moderazione e per una proverbiale (apparente) stabilità politica, diventi ora poligono di lotte razziali e di un crescente culto del linciaggio e delle "vaške straže"?.

La risposta va probabilmente cercata nella dilagante insicurezza, nel disagio che accompagna la gente in una fase di transizione particolarmente incerta, dove diventa tangibile e dolente ma anche redatto a tavolino, in nome delle leggi del libero mercato, il ridimensionamento dello stato sociale, dell'assistenza pubblica, di quella pensionistica, dei pari diritti alla scuola ed alla sanità.

E poi è in arrivo l' Euro e con lui la grande paura dei rincari e dell' ulteriore perdita del potere d'acquisto. E poi Schengen e la libera circolazione all'interno dell' area, e l'arrivo della Romania e della Bulgaria e di tanti immigrati più giovani e più fertili.

Insomma la percezione è quella di un sommovimento tettonico epocale che sta angosciando il piccolo individuo, sempre più insicuro e che cerca nella propria rassicurante comunità tradizionale un rifugio, da difendere ad ogni costo, anche con le seghe a motore.

La classe politica al potere è impegnata ormai da alcuni anni a spiegare alla gente che l'assistenzialismo sociale va ridotto al minimo, cominciando dai settori più "parassitari". E l'idea del "parassita sociale", responsabile del malessere generalizzato, s'insinua nell' immaginario collettivo della gente che cerca e trova il capro espiatorio nei più deboli.

Emira è bosniaca e lavora alla TV pubblica come donna delle pulizie con un contratto precario; entra nello studio tutta imbronciata e borbotta: "Maledetti Zingari, loro non lavorano e incassano l'assistenza sociale. Ed io qui a sgobbare! Maledetti!".
Fonte: www.osservatoriobalcani.org

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Di Fabrizio (del 26/02/2007 @ 09:43:59, in casa, visitato 2881 volte)

Ustiben report
DALE FARM DI FRONTE ALLA DECISIONE FINALE

By
Grattan Puxon

Il Governo UK rigetta l'appello finale dei residenti di Dale Farm e spiana la strada per l'abbattimento della quinquennale e più estesa comunità di Nomadi e Viaggianti della Gran Bretagna.

Durante lo scorso inverno un centinaio di famiglie hanno atteso con ansia il responso del Ministro per le Comunità Ruth Kelly - mentre montavano le proteste anti-zigane guidate dal deputato John Baron.

Queste dimostrazioni, nelle quali i sostenitori del neo-fascista National Party hanno avuto un ruolo preponderante, hanno avuto il risultato di aumentare gli attacchi razzisti ai Viaggianti, bambini inclusi.

Attualmente non si registrano tentativi di sgombero, nell'attesa del giudizio della magistratura sulla decisione finanziata con cinque milioni di euro dal consiglio comunale di Basildon per radere al suolo Dale Farm. Questo è previsto non prima di luglio.

Giudizio a parte, Basildon intende avvalersi dei servizi della Constant & Co., la compagnia privata specializzata negli sgomberi di Zingari.

Nei mesi scorsi è stata impegnata nella distruzione di varie piccole proprietà di Zingari nel distretto di Basildon.

Queste attività, assieme alle spese legali, sono costate circa un milione di euro [...]

Nel rigettare il diritto dei Viaggianti a risiedere nelle proprie aree di proprietà, Ruth Kelly nel contempo ha sottolineato che gli sgomberati saranno forzati a vivere per strada.

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Di Fabrizio (del 27/02/2007 @ 09:54:00, in Regole, visitato 6004 volte)

Da Roma_Italia

Di: Blaga Bangieva - http://international.ibox.bg/news/id_692666547

Non sta aumentando il numero di nomadi sugli aerei in volo verso l'Italia da Sofia e Bucarest. Non c'è afflusso di Bulgari e Rumeni alla frontiera italo-slovena, vicino a Trieste - la porta naturale dell'Italia per i lavoratori che arrivano dai due paesi balcanici.


Nei primi due giorni da quando Bulgaria e Romania hanno raggiunto l'UE, la vera invasione non arrivava da fuori , ma dall'interno, dice la pubblicazione "Balkans". Il rapporto è collegato con le notizie di ieri che a Torino l'ultimo nato del 2006 ed il primo del 2007 erano Rumeni.

Rumeni e Bulgari hanno già adesso gli stessi diritti di Francesi, Tedeschi e Spagnoli.

Il "Corriere della Sera" ha accennato alle loro speranze che la UE non si dispiaccia di questa espansione.

Inoltre OnG italiane come "Caritas" e la Fondazione "Iniziative ed esami delle società multi-etniche" sono in competizione nel fare prognosi su quanti Rumeni e Bulgari arriveranno in Italia.

Le aspettative variano tra i 60 e i 105 mila in corsa verso l'Italia. Non è facile fare pronostici esatti, ma gli Italiani mostrano di aver timore degli Zingari, che sono circa il 2,5% della popolazione totale dei due paesi balcanici.

Secondo il "Corriere della Sera" il governo italiano starebbe considerando un disegno di legge sugli Zingari che arrivano in Italia, la maggior parte senza documenti.

Il giornale poi afferma che a Capodanno, da tutti i centri di permanenza temporanea, sono stati rilasciati i Bulgari e i Rumeni, arrestati perché con documenti irregolari o col permesso di residenza scaduto.

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Di Fabrizio (del 27/02/2007 @ 10:20:59, in Italia, visitato 2582 volte)

Aflat è un Rom, viene dalla Romania, vive nel campo di via Triboniano, ha firmato il “Patto di legalità” e manda i suoi due figli a scuola, sperando che domani possano fare una vita diversa dalla sua

ascolta l'intervista ad Aflat

inoltre: intervista a don Colmegna

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Di Sucar Drom (del 28/02/2007 @ 09:50:47, in blog, visitato 2430 volte)

Finalmente Bucarest, viaggio di un'occidentale al confine d'Oriente
Inutile descrivere il gate d’ingresso dell’aeroporto di Bucarest Otopeni, l’accesso asettico – moquettes e insegne luminose – utilizzato dai manager, simile ai gates di tutti gli aeroporti del mondo. È il confine terrestre il luogo migliore per misurare i cambiamenti della Romania.
La dogana di Bors-Oradea, al chilometro 450 della superstrada che collega Budapest a Cluj Napoca, il capoluog...

Basilicata e Puglia, Roby Lakatos in concerto
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Novara, mai più "campo nomadi" per i Rom Polacchi?
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Modena, microaree già sperimentate nelle Circoscrizioni 2 e 3
Sul tema delle nuove microaree per i Sinti, intervengono i presidenti delle Circoscrizione n. 2 e 3, Antonio Carpentieri e Fabio Poggi. Queste Circoscrizioni infatti hanno già visto la sperimentazione delle nuova forma di organizzazione della presenza dei Sinti.
"Tutta la città, ogni forza politica, ogni forza sociale, tutto il territorio, devono farsi carico con responsabilità del s...

Stereotipi di un italiano istruito che vive all'estero
Ieri sui marciapiedi, a Montréal, era proibito alla gente di sostare e conversare con amici. Del resto a nessun quebecchese o canadese era venuto mai in mente di farlo, non perché fosse proibito ma perché non faceva parte delle sue abitudini. Più di un italiano, invece, dovette trascorrere una notte in prigione, in quei tempi, e pagare una multa salata per aver osato "oziare" sul marciap...

Milano, un'occasione persa per la città
La sera di martedì 20 febbraio circa duecento persone hanno partecipato all’incontro organizzato da Gad lerner e Aldo Bonomi per interrogarsi sui fatti di Opera e più in generale sulla Milano “barbara” che caccia i Rom. Molte sono state le personalità del mondo culturale, politico ed economico che hanno accettato l’invito.
Intervento appassionato di Marco Revelli, pubblicato sul ...

Catania, un nuovo caso di pedofilia
Un 53enne è stato trovato abbracciato ad un ragazzino di 14 anni dentro un locale del cosiddetto "campo nomadi". Erano seminudi e in atteggiamenti intimi. L’uomo è stato arrestato per violenza carnale su un minore.
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Carpaneto (PC), Pino Petruzzelli e il suo spettacolo sul Porrajmos
Un'orazione civile che risveglia le coscienze e ci richiama ad una verità scomoda. Ad un Olocausto dimenticato, di cui si fa certamente meno memoria che del genocidio ebraico. Pur senza diminuire l'unicità di quest'ultimo, riemergono dalle pieghe della storia, i "senza storia", quelli che vivono alla giornata, che magari rubano pure per sopravvivere, quelli che non hanno né passato né fu...

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Di Fabrizio (del 28/02/2007 @ 10:26:09, in Regole, visitato 2569 volte)

Ricevo da Mariagrazia Dicati

[...] Giovedì 15 febbraio una donna Rom è stata tradotta, insieme ai due figli di 1 e 3 anni, dal carcere femminile di Napoli presso la Corte di Appello per l'udienza relativa all'accusa di evasione dagli arresti domiciliari, per il reato di furto. Assistevano al processo chiusi in una gabbia di ferro.
Per questo bruttissimo episodio non abbiamo visto o ascoltato una protesta coerente alla gravità del fatto,

INTERVIENE L'UNICEF con la seguente dichiarazione

Dichiarazione del Presidente dell'UNICEF Italia Antonio Sclavi: «Suscita sdegno e viva preoccupazione la notizia delle due bambine Rom di 1 e 3 anni, rinchiuse in una gabbia assieme alla madre durante un'udienza svoltasi giovedì scorso presso la Corte di Appello del Tribunale di Napoli.

Ritengo ingiustificabili comportamenti così lesivi dei diritti dei bambini, ancora più gravi perché avvenuti nel nostro paese e auspico che a simili episodi facciano seguito provvedimenti efficaci da parte delle autorità competenti.

Non bisogna dimenticare che fenomeni di questo tipo, oltre ad offendere la dignità dei minori, possono causare loro anche gravi traumi psicologici.

Mi auguro che tutto ciò induca il paese a una riflessione che riconosca la necessità di ampliare il sistema di garanzie dei diritti, istituendo al più presto il Garante nazionale per l'infanzia e i Garanti regionali (ove ancora non istituiti)con il compito di tutelare i diritti dei bambini in tutto il territorio, attraverso un continuo ed attento monitoraggio.

Occorre inoltre che gli operatori competenti in materia di giustizia e sicurezza ricevano un'adeguata formazione sui diritti dei bambini, affinché prevalga l'interesse superiore dei minori in tutte le decisioni e circostanze che li riguardano e a nessun bambino venga mai più riservato un trattamento tanto discriminante e lesivo della dignità.»

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