Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Intervista a Carlo Berini su
Tempo Radio
Questa mattina Carlo Berini, Presidente dell'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di
Mantova, è intervenuto in diretta su Tempo Radio. Moltissime le telefonate e gli
sms arrivati in redazione, tanto che insieme con il Direttore della Radio,
il signor Beschi, si è deciso di realizzare altre trasmissioni nei prossimi
mesi.
Tante le domande, a partire dai
1.100 euro
al mese ai Sinti fino ad arrivare alle attività lavorative e ai cosiddetti
"campi nomadi". Berini è anche intervento sulla
presunta
invazione di Rom e Sinti dalla Romania, smentendo gli allarmi che hanno
investito l'Italia nell'ultimo mese.
Potete ascoltare l'intervento di Berini (in foto), collegandovi questa sera alle
ore 21.00 nello spazio web di
Tempo Radio. Potrete inoltre leggere l'intervento sul mensile
Il Gazzettino.
Il Consiglio Direttivo dell'Opera Nomadi, insime a Sucar Drom, ringrazia Tempo
Radio per l'opportunità offerta.Inoltre:
Bolzano,
Pino Petruzzelli mette in scena la memoria del Porrajmos
All'olocausto dimenticato di Rom e Sinti, il Porrajmos, è dedicato il reportage,
in forma di spettacolo, proposto martedì 23 gennaio al Centro di formazione
professionale "L. Battisti" di Bolzano, in collaborazione con il Teatro stabile
di Genova. Viene presentato "Zingari, l'olocausto dimenticato", di Pino
Petruzzelli.
Più di 500.000 Rom e Sinti sono stati uccisi nei...
Di Fabrizio (del 23/01/2007 @ 22:45:47, in Italia, visitato 2220 volte)
Leggo su
ChiAmaMilano
Un secolo fa, Opera come New Orleans? Ma i subumani allora eravamo noi
[...] Nel 1912 il futuro presidente Usa Woodrow Wilson scriveva nella sua
History of American People: "...Arrivano moltitudini di uomini della classe più
bassa, dal sud dell'Italia, e uomini del genere più spregevole dall'Ungheria e
dalla Polonia, uomini dalle cui file non traspare né qualificazione né
energia, né iniziativa né intelligenza sveglia; e sono venuti in numeri
crescenti anno dopo anno come se i paesi del sud Europa si stessero sgravando
dei loro più sordidi e sfortunati elementi. Perfino i cinesi sarebbero più
desiderabili come lavoratori, se non come cittadini, della maggior parte di
questa feccia che affolla i nostri porti orientali".
In un articolo del 1888 si poteva leggere: "Gli immigranti italiani possiedono
un livello di cultura ed educazione così basso che i lavoratori americani,
abituati a un più alto livello di vita, non possono competere con loro. È
impossibile per gli americani piegarsi a livelli così bassi di esistenza - hanno
scoperto gli investigatori congressuali - , come per esempio vivere di rifiuti,
essere ammassati insieme come animali, non avere la minima nozione di pulizia e
igiene. Non ci può essere nessun vantaggio per questo paese nel lasciar entrare
gente simile. Al meglio, possono contribuire a portare una condizione di
barbarie".
Le condizioni di vita della maggior parte degli immigrati italiani erano a dir
poco terribili. Alla fine dell’800 un giornalista danese del New York Tribune
raccontò che in un insieme di case, che avevano complessivamente 132 stanze,
abitavano 1324 emigranti italiani.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo il dibattito statunitense circa
l’immigrazione italiana era impegnato nel decidere se gli Italiani fossero da
assimilare ai “negri” e quindi da considerare come “subumani” o da collocare nel
gradino più basso degli “umani”, sotto Polacchi e Cinesi. Tanto che dopo i neri,
gli immigrati italiani alla fine dell’800 furono tra le principali vittime dei
linciaggi (circa 800 documentati).
Come quando il 15 ottobre 1890 fu ucciso il sovrintendente della polizia di New
Orleans, David Hennessy e gli abitanti ne attribuirono la responsabilità ai
siciliani perché Hennessy era stato impegnato in un'operazione anticrimine nella
colonia italiana.
In un clima d'isteria, la polizia arrestò centinaia di italiani e ne fece
processare nove. Con gran costernazione della comunità americana, la giuria
trovò sei dei nove accusati "non colpevoli" e non riuscì a raggiungere un
verdetto sugli altri tre. Politici e giornali chiesero che si rimediasse a
questo "fallimento" della giustizia: una folla attaccò la prigione, ne tirò
fuori undici italiani e li linciò.
Beniamino Piantieri
Di Fabrizio (del 24/01/2007 @ 10:15:41, in Europa, visitato 2090 volte)
Da
Macedonian_Roma
Cari amici,
Spero che dopo tutte queste vacanze, in quest'anno possiamo organizzarci
meglio e cominciare a vedere la situazione in una maniera più positiva. Voglio
ricordare che il movimento dei Rom ha preso una direzione positiva, ma d'altra
parte le problematiche sono rimaste quelle o sono peggiorate. Il Forum Europeo
dei Rom e Viaggianti [European Roma and Travelers Forum -
ERTF ndr] con l'OSCE/ODIHR lo scorso marzo ha partorito il gruppo di
Skopje, formato da attivisti Rom che hanno fatto una priorità dell'aiutare i Rom
rifugiati e i dispersi dal Kosovo, come pure dei Rom rimasti in Kosovo. E' una
priorità perché i Rom possano meglio organizzarsi in simili situazioni di crisi
come nella situazione del dopoguerra nella ex Yugoslavia.
In molti ci criticano per i pochi progressi ottenuti, sono personalmente
d'accordo ma d'altra parte dobbiamo considerare la realtà, ci troviamo in
difficili relazioni diplomatiche tra i Rom prima di tutti e poi tra loro come
popolo e le istituzioni. Ora la Serbia è nella fase pre-elettorale e [...] solo
dopo sarà possibile confrontarsi sullo status finale del Kosovo. Voglio e spero
che i Rom di Serbia abbiano una rappresentanza in parlamento, così che possano
aiutarci nel risolvere la situazione attuale dei Rom in questa regione. Anche se
possiamo intendere l'attuale come una fase di passaggio, è molto importante per
redirigerci sui seguenti punti.
- Far crescere l'importanza delle tematiche Rom nel nuovo status del
Kosovo, dei rifugiati e dispersi nei Balcani e nei paesi europei (non
dobbiamo dimenticare che il Kosovo è una grande ferita per noi Rom come è
stato l'Olocausto).
- Dobbiamo comunicare e cooperare più spesso e in modo più costruttivo,
anche in maniera critica, così da migliorare la nostra piattaforma politica,
economica e sociale (ERTF nell'ultima riunione plenaria ha votato una
Risoluzione su questi temi e spero che questo abbia una ricaduta nei
programmi di molti governi europei e balcanici)
- Dobbiamo essere più attivi a livello locale e nazionale così da essere
di supporto all'ERTF.
Esistono molte analisi di esperti ma abbiamo perso la nostra capacità di
influenzare i livelli decisionali e dobbiamo sviluppare nostri piani d'azione
per raggiungere i nostri scopi.
Per finire, cari amici, colleghi e fratelli, usciamo dai nostri recinti e
cominciamo a lavorare positivamente per raggiungere qualcosa in più di ciò di
cui abbiamo timore.
Spero che presto saremo in grado attraverso lo scambio di informazioni e
aiuto da Varsavia, Strasburgo, Bruxelles di cooperare meglio.
Devlesa
Asmet Elezovski
Da
Roma_Daily_News
Mohammad Kamran - RAWALPINDI: Gli Zingari non hanno
residenza permanente, ma risiedono stabilmente in Pakistan. Incredibilmente
nelle statistiche della nazione non si fa cenno a questo popolo senza casa.
Nell'ultimo censimento dedicato alla conta degli alloggi e alla
registrazione al voto, questo popolo è rimasto escluso perché non risiede in
alloggi permanenti e non hanno documenti per provare la loro identità.
Questi nomadi vivono in una povertà abbietta senza un pezzo di
carta che certifichi la loro cittadinanza, ma sono parte della nostra
popolazione. In effetti, per il tipo di via che conducono, non hanno bisogno di
documentazione. Al governo non è mai importato di contarli o di rimetterli nel
conto demografico.
Questo popolo vive di solito accanto alle strade ferrate in
città o in luoghi dove l'autorità è più tollerante. A Rawalpindi la cintura
attorno la principale ferrovia a Murree Chowk è una di queste colonie.
Le famiglie zingare che abitano l'area continuano la loro vita
immutabile da anni. Nel loro quartiere di baracche che chiamano casa, bambini
ignudi giocano nel fango, una donna scava e un uomo si siede godendosi il sole.
D'altra arte, questo scenario non è confinato solamente a Murree
Chowk. Gli Zingari si ritrovano quasi ovunque in Pakistan. Questi nomadi
attraversano il paese con le loro cose sui carretti e piantando le tende dove si
fermano. Lo stile di vita transiente non appartiene al passato ma fa parte del
presente.
"Non capisco perché la gente ci giudichi diversi. Siamo felici e soddisfatti
cella nostra vita. Mangiamo tre volte al giorno e raramente andiamo a dormire
con lo stomaco vuoto." dice Wali Muhammad, 40 anni. Con le loro dimore
improvvisate, gli scarsi possessi e il dialetto rustico, sono una reminiscenza
di tempi passati.
Il loro stile di vita è in forte contrasto con la vita
cittadina. I loro figli raramente frequentano le scuole e gli uomini di solito
passano il giorno a dormire e la notte curando il bestiame. Spesso le donne
chiedono l'elemosina o raccolgono legna da bruciare. Il loro stile di vita
nomadico attira sospetti perché è visto come un modo di scappare dopo aver
commesso crimini o furti.
Spesso sono visti come predatori, parassiti e criminali. La
gente non gli crede e li evita appena possibile.
Come la società è diventata più industrializzata, la maggioranza
della popolazione si è spostata dalle campagne alle città. Gli Zingari
continuano la loro esistenza nomadica, che è una sfida a quanti non riescono ad
intendere la vita senza una residenza stabile, proprietà e obiettivi
professionali. "Ho fatto quello che volevo e non ho niente di cui lamentarmi,"
dice Wali Muhammad spiegando perché non ha un lavoro.
Osservando la sua famiglia e la dimora, Wali non si considera
deprivato o negletto. Viceversa vede la vita piena di posti dove andare senza
troppi legami che lo riportino indietro.
Il governo e le organizzazioni sociali a volte tentano di
"aiutare" questi zingari a fermarsi, avere un'educazione e conformarsi alle
norme sociali, ma alla fine i tentativi falliscono perché questi zingari
intendono continuare a vivere come hanno sempre fatto.
Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 10:03:46, in Europa, visitato 1552 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Secondo voci ancora da confermare, nelle recenti elezioni parlamentari in
Serbia, sono stati eletti due Rom in Parlamento:
Rajko Djuric – Unione dei Rom di Serbia
Sajin Srdzan - Partito Rom
[...]
Asmet Elezovski
Roma National Congress
National Roma Centrum
Phone/fax: +389 31 427 558
Mobile: +389 75 844 822
www.nationalromacentrum.org
Di Fabrizio (del 25/01/2007 @ 22:14:16, in Regole, visitato 1671 volte)
Di Fabrizio (del 26/01/2007 @ 09:37:36, in Europa, visitato 2050 volte)
Da
Romanian_Roma
DUBLINO - Michael McDowell, Ministro della Giustizia, ha ammesso che le
richieste di asilo di oltre 200 Rom sono state rigettate senza nemmeno essere
considerate. Ma secondo Irish Times gli attivisti dei diritti civili
ammoniscono sulla confusione dovuta al fatto che costoro ora sono cittadini
dell'Unione Europea e godono della libertà di movimento.
I 220 Rom avevano fatto richiesta d'asilo settimana scorsa al Commissario per
i Rifugiati.
Ma descrivendo quella che chiama "azione decisa nell'occuparsi dell'afflusso
di Rumeni richiedenti asilo" McDowell dice di voler applicare il trattato EU che
blocca le richieste di asilo provenienti da cittadini dell'Unione salvo casi
eccezionali di negazione dei diritti umani.
[...]
Il Dipartimento di Giustizia dice che i Rumeni, nella loro richiesta,
intendevano migliorare le loro condizioni economiche e l'accesso al mercato del
lavoro. Inoltre il dipartimento cita l'accesso ai servizi sanitari e
all'alloggio.
Secondo la legge, Rumeni e Bulgari, anche se dal 1 gennaio sono diventati
cittadini europei, non possono arrivare in Irlanda per lavorare o richiedere i
benefici connessi. Ma possono viaggiare in Irlanda e rimanervi senza dover
chiedere asilo o registrare la loro presenza nel paese.
La polizia può bloccare il loro ingresso se non hanno mezzi finanziari o se
rappresentano una minaccia alla sicurezza nazionale. Diverse OnG che lavorano
con i rifugiati ritengono che i Rumeni abbiano fatto la richiesta per errore.
E Peter O'Mahony, presidente del Consiglio Europeo per le Libertà Civili,
dice che c'è stata confusione: "Non posso credere che Rumeni e Bulgari abbiano
richiesto volontariamente di usufruire del sistema d'asilo, che significherebbe
essere controllati strettamente e un ingresso finanziario di solo € 19.10 a
settimana."
"A loro non sarebbe permesso di lavorare. Avrebbero accesso limitato
all'educazione per gli adulti e anche i loro bambini avrebbero scarsi benefici.
I Rumeni hanno il diritto di rimanere in Irlanda per tre mesi, dopodiché
possono richiedere residenza permanente, ma è chiaro che alcuni intenderanno
tornare a casa.
DIVERS - http://www.divers. ro
Di Sucar Drom (del 26/01/2007 @ 12:01:48, in blog, visitato 1507 volte)
Unione Europea, l'ultradestra pronta a discriminare i Sinti e i Rom
"Identità, tradizione, sovranità" (Its): è questo il nome del nuovo gruppo
politico dell'ultradestra al Parlamento europeo costituitosi oggi ufficialmente
a Strasburgo. La nuova formazione avrà 20 europarlamentari (il minimo per
formare un gruppo parlamentare con le nuove regole per l'Ue a 27 Stati membri),
provenienti da sette paesi diversi (Francia, Romania, Belgio, Italia, Austria,
Bu...
Mantova, attacco antisemita alla Sinagoga
Graffito antisemita compare nella notte sulle porta della sinagoga di Mantova in
via Govi. È stata dipinta con dello spray la stella di David gialla che marchiò
le vittime dell’olocausto. A scoprire lo sfregio è stata ieri mattina Licia
Vitali, una volontaria della comunità ebraica. Qualcuno durante la notte aveva
raggiunto il portone della sede della comunità ebraica e aveva disegnato un
triango...
Milano, confronto tra falchi e colombe nel centrodestra
In via Triboniano arrivano i container: finora 10, entro fine mese gli altri 23.
Ma i residenti non hanno ancora preso visione del patto di legalità e sicurezza:
glielo ha solo letto un dirigente comunale. «Noi possiamo indicare emendamenti -
dice Antonietta Spinella, del comitato Lago dei tigli - ma i tempi sono stretti,
ci spiace che ci coinvolgano a cose fatte». I residenti non esaspera...
Saluzzo (CN), Porrajmos: una persecuzione dimenticata
Per commemorare la "Giornata della Memoria", il Comune di Saluzzo presenta
giovedì 25 gennaio alle ore 21.00 nei locali dell'Antico Palazzo comunale, in
collaborazione con il circolo Arci Ratatoj, il filmato "Porrajmos, una
persecuzione dimenticata". Alla serata parteciperanno Giorgio Bezzecchi e
Maurizio Pagani, rispettivamente presidente e segretario dell'Opera Nomadi di
Mil...
Trento, momento commemorativo sul Porrajmos
Sabato 27 gennaio, alle ore 15.00, si svolgerà un momento commemorativo davanti
alla lapide in ricordo del Porrajmos esposta a Palazzo Pat, in Piazza Dante a
Trento.
Il Presidente dell'Associazione Sinti del Trentino (Sezione dell'Opera Nomadi)
apporrà una corona di fiori e commemorerà i Sinti e i Rom "divorati" durante le
dittature fascista e nazista. Durante la cerimonia...
Napoli, tensione e esasperazione
Una coppia di rom sottrae una bambina all’assistente sociale durante il
trasferimento alla casa famiglia per minori a cui era stata assegnata dai
servizi sociali. Non è ancora chiaro alle forze dell’ordine se a compiere il
gesto siano stati genitori della bambina. Questo fenomeno rappresenta la
situazione di esasperazione a cui sono giunte le comunità rom e sinte della
città partenopea. Co...
Seveso (MI) rock sinfonico di Sarajevo con Goran Bregovic
Dal vivo l'11 febbraio alla manifestazione "Sevesosuona" il grande musicista
Goran Bregovic, uno dei principali responsabili del successo planetario che da
tempo accompagna le musiche provenienti dalla regione balcanica. Con la sua
personalità poliedrica che ha saputo fondere in maniera personalissima le
tradizioni della sua terra di origine con l’energia e la spettacolarità proprie
del ro...
Rom e Sinti protagonisti a "L'Infedele" di Gad Lerner
L'Infedele in onda ieri sera 24 gennaio alle 21.30 su La7 ha affrontato le
tensioni suscitate dai "campi nomadi" nell'hinterland milanese e ha ricordato,
in occasione della Giornata della Memoria - il Porrajmos - la persecuzione delle
popolazioni rom e sinte europee. Hanno partecipano tra gli altri: don Virginio
Colmegna, la scrittrice Rosetta Loy, il regista Davide Ferrario (autore di un...
Ferrero, superare la logica disperante dei campi
Roma, 25 gennaio. Va superata la logica dei "campi nomadi", lasciati in ''una
situazione disperante'' da troppi anni di disinteresse politico che ha
letteralmente ''fatto marcire la situazione''. E' il pensiero del ministro della
Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, intervenuto a una riunione convocata ieri
25 gennaio al Ministero con i rappresentanti delle popolazioni Rom e Sinte...
Negare la Shoah sarà reato. Il Cdm vara la legge
«Bisogna tenere alto il livello di guardia contro ogni rigurgito di
antisemitismo». Con queste parole, il ministro della giustizia, Clemente
Mastella, annuncia la presentazione al prossimo consiglio dei ministri del 27
gennaio, che coincide con la celebrazione della Giornata della memoria, di un
disegno di legge contro il diritto di negare la Shoa, il genocidio degli ebrei.
Il Guardasigilli ...
Maurizio Pagani*, 26 gennaio 2007
In 500 mila trovarono la morte nelle camere a gas naziste, anche se è difficile ancora oggi stabilire con certezza la proporzione della persecuzione. In Italia, la legge che istituisce la Giornata della Memoria, non estende il riconoscimento alla loro tragedia
Durante la seconda guerra mondiale oltre 500.000 zingari trovarono la morte nei lager nazisti di tutta Europa. Si trattò di una persecuzione "razziale", assimilabile a quella ebraica, fondata su una presunta "asocialità biologica" degli zingari, la cui origine indoeuropea, cioè ariana, era stata irrimediabilmente compromessa dalle contaminazioni con i popoli "slavi" e dalla presenza del gene del wandertrieb, l'istinto al nomadismo. La persecuzione degli zingari fu però anche la conseguenza più o meno diretta dei pregiudizi che la società europea aveva maturato nei loro confronti, ricollegandosi a una storia secolare di incessanti discriminazioni.
Nella lingua zingara, il romanès, vi è una parola per indicare la propria shoà: porrajmos, che significa letteralmente distruzione, divoramento. La scarsità delle fonti storiche disponibili fino ad oggi in Italia ha segnato il limite più evidente per documentare le responsabilità del fascismo circa le deportazioni e le stragi che subirono le comunità rom e sinte. Già i Rom stranieri presenti sul territorio italiano, insieme a saltimbanchi e girovaghi, vennero a trovarsi nel mirino della polizia fascista dal 1926, respinti oltre frontiera benchè provvisti di regolare passaporto. Ma saranno gli articoli degli scienziati Renato Semizzi e Guido Landra, consulenti di Mussolini ed estensori delle Leggi Razziali, a segnare tra il 1938 e il 1940 una svolta significativa del regime. L'ampia discrezionalità nell'applicazione estensiva di alcune norme anti - ebraiche e il ricorso a disposizioni prefettizie in materia d'ordine pubblico, consentirono infatti l'invio al confino e l'internamento nei campi di prigionia dei rom sul territorio nazionale o la deportazione verso i lager nazisti, segnando una continuità di sostanza con quanto di più cruento ed efferato avveniva nei territori dell'Europa Orientale. Nel 1938 ebbero dunque inizio nelle regioni del Nord Est rastrellamenti e deportazioni in massa di famiglie rom verso il meridione e le isole. In seguito alle prime disposizioni d'internamento inviate dal Capo della Polizia di allora Arturo Bocchini ai Prefetti del Regno e al Questore di Roma con Circolare dell'11 settembre 1940, zingari stranieri e italiani furono arrestati e trasferiti nei campi provinciali allestiti dal Ministero dell'Interno a Bolzano, Berra, Boiano, Agnone, Tossicìa, Ferramonti, Vinchiaturo e nelle isole, tra cui la Sardegna, la Sicilia e le Tremiti.
Tranne che in studi più recenti, "la memoria custodita nelle comunità Rom" è stata di fatto ignorata, tralasciando di raccogliere i racconti dei perseguitati e di incrociarli con i dati riscontrabili negli archivi statali, comunali, delle questure e dei giornali dell'epoca, rimuovendo e tacendo un vuoto storico carico di una forte responsabilità sociale. I piani di sterminio del popolo Rom vennero attuati non solo nei territori annessi dal dominio nazista ma anche dai governi collaborazionisti, in particolare in Romania e Jugoslavia, che furono, con la Polonia, tra i principali teatri di questa efferata persecuzione. Non solo i limiti della precisione statistica e lo stato di guerra generalizzato, ma la stessa struttura sociale dei gruppi rom e il loro prudente "mimetismo", che rendeva parziale il censimento anagrafico dei nuclei familiari, la forte dispersione territoriale, le sommarie registrazioni degli internati e la distruzione dei documenti rendono arduo il compito di dire quanti furono gli zingari sterminati. Si sa però che interi gruppi sparirono da zone di antico insediamento, come l'Olanda, insieme alla quasi totalità della generazione degli anziani, depositari del sapere e delle tradizioni. In Italia, la legge dello Stato che istituisce la Giornata della Memoria, non estende il riconoscimento alla tragedia subita dagli zingari.
Quella "Rom" è una delle grandi questioni morali che riemerge nell'Europa di oggi. Una diaspora di popolazioni lacerate dalle nuove povertà e dai processi di modernizzazione, dalla perdita di protezioni sociali nelle proprie comunità di antico insediamento che danno impulso a nuove immigrazioni. L'Italia accoglie una minima parte dei Rom che emigrano, con un ritardo culturale grave a cui si associano politiche pubbliche logore o discriminanti. La politica dei campi nomadi, ad esempio, è una mera invenzione amministrativa, "tutta" italiana, che condanna le comunità romanì all'emarginazione e alla ghettizzazione per il ripetersi di politiche di esclusione e assimilazione, collocandole sostanzialmente al di fuori della società, dei legami sociali stabiliti, dei rapporti familiari e di vicinato. In Italia, paese il cui tasso di "fastidio" verso i Rom non è certo minore alla media europea, i casi di violazione dei diritti privati ai danni dei Rom compiuti dalle Istituzioni per mano dei comuni o delle prefetture rischiano, come nel recente caso del comune di Opera alle porte di Milano, di "innescare" un'analoga violenza immotivata e razzista di una parte della popolazione o delle forze politiche che ne alimentano ad arte il malcontento. L'immagine sociale che ne emerge diviene così, del tutto impropriamente, quella centrata sulla devianza, il disturbo e la pericolosità sociale che vanno sanzionati e disciplinati con rigore. Dichiarare, come è stato fatto e scritto dalle Istituzioni milanesi e dalla Casa della Carità di Don Virginio Colmegna che le comunità rom dovranno da qui in avanti sottoscrivere un "patto di legalità e socialità", unici tra i cittadini di questo Paese a cui viene richiesto, in cambio di interventi pubblici di "solidarietà", è come affermare implicitamente che i Rom sarebbero "portatori di illegalità e asocialità". Come nelle più buie epoche del passato. Le politiche "emergenziali" hanno dunque il fiato corto e scansano i più scomodi nodi strutturali, quali quello della condizione abitativa metropolitana, producendo nell'immediato solo nuovi ghetti sociali. Il rapporto tra la nostra società e quella rom andrebbe viceversa riportato nell'ambito di una dialettica sociale che riconosca e rispetti i valori culturali e umani delle specifiche identità. Senza riconoscimento e reale negoziazione non vi può essere una condizione di diritto e di eguaglianza ma, solo, la tentazione di percorrere scorciatoie "differenziali" che modificano il quadro giuridico e il "trattamento istituzionale" a cui si sottopone la parte più debole dei nostri concittadini.
*Vicepresidente Opera Nomadi Milano
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