Di Sucar Drom (del 25/04/2006 @ 10:31:56, in casa, visitato 1692 volte)
L’Italia nega sistematicamente il diritto di Rom e Sinti ad un alloggio adeguato.
Il Comitato Europeo per i Diritti Sociali identifica tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata.
La politica dei «campi nomadi» condannata dal principale soggetto europeo a tutela dei diritti sociali.
24 Aprile 2006, Roma, Strasburgo, Budapest
In una decisione resa pubblica oggi, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali (CEDS) ha deciso che l’Italia sistematicamente viola, con politiche e prassi, il diritto di Rom e Sinti ad un alloggio adeguato. La decisione è basata su un Reclamo Collettivo presentato contro l’Italia dallo European Roma Rights Centre (ERRC), in collaborazione con osservAzione, secondo la modalità prevista dalla Carta Sociale Europea Revisionata.
Le politiche abitative per rom e sinti puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità di integrazione e condannano i Rom a subire il peso della segregazione su base razziale. In numerosi insediamenti di Rom e Sinti si riscontrano condizioni abitative estremamente inadeguate, che sono una minaccia per la salute e per la stessa vita dei residenti nei campi.
Inoltre, le autorità italiane sistematicamente e con regolarità sottopongono Rom e Sinti a sgomberi forzati dalle loro dimore. Durante gli sgomberi, le autorità spesso distruggono arbitrariamente i beni di Rom e Sinti, adoperano un linguaggio denigratorio e offensivo e umiliano gli sfrattati in vari modi. In molti casi, le persone cacciate dalle loro residenze come risultato delle azioni della polizia e delle autorità locali sono rese senza casa. In alcune circostanze, nel corso di tali sgomberi, i rom stranieri sono stati espulsi collettivamente dall’Italia. Molti Rom e Sinti in Italia vivono sotto la continua minaccia di sgomberi forzati.
Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.
L’articolo 31 della Carta stabilisce che:
«Per garantire l'effettivo esercizio del diritto all'abitazione, le Parti s'impegnano a prendere misure destinate:
1. a favorire l'accesso ad un'abitazione di livello sufficiente;
2. a prevenire e ridurre lo status di"senza tetto"in vista di eliminarlo gradualmente;
3. a rendere il costo dell'abitazione accessibile alle persone che non dispongono di risorse sufficienti"
Chiamata a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS ha deciso:
· unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti nomadi costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E
· unanimamente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E
· unanimamente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.
Secondo Piero Colacicchi, presidente di osservAzione, “con questa decisione vediamo finalmente premiato il nostro lavoro di anni contro la segregazione abitativa di Rom e Sinti in Italia”.
Per Claude Cahn, Programmes Director dell'ERRC, “Ora tocca al governo italiano rendere pubblico quali misure intende intraprendere per porre fine ai danni causati da anni di politiche razziste”. Il Reclamo Collettivo, presentato nel giugno 2004 dall’ERRC insieme ad alcuni partner italiani, è il risultato di sei anni di documentazione raccolta dall’ERRC sul rispetto dei diritti umani di rom e sinti in Italia.
Il 9 maggio a Roma (MACRO, museo di arte contemporanea, via Reggio Emilia 54, 9.30-13.00 – conferenza stampa 13.00-13.30) nella tavola rotonda “Contrastare la segregazione abitativa e l’esclusione sociale di Rom e Sinti”, ERRC e OsservAzione discuteranno con CEDS, Ufficio Nazionale contro la Discriminazione Razziale (UNAR) e un rappresentante del governo italiano le strategie per superare l’attuale emarginazione e discriminazione di rom e sinti in Italia.
La decisione del Comitato è disponibile contattando gli uffici dell’ERRC.
Ulteriori informazioni sul Reclamo Collettivo contro l’Italia sono disponibili dal Programmes Director dell’ERRC, Claude Cahn: (36 20) 98 36 445, claudecahn@compuserve.com
Ulteriori informazioni sulla situazione di rom e sinti in Italia, con particolare riferimento alla questione abitativa sono disponibili contattando:
Lorenzo Monasta, osservAzione, (+39) 3394993639, lmonasta@compuserve.comEuropean Roma Rights Center (ERRC) è un organizzazione internazionale di pubblico interesse impegnata in numerose attività dirette a contrastare le violazioni dei diritti umani dei rom e il razzismo, in particolare attraverso azioni legali strategiche, campagne di sensibilizzazione internazionali, ricerche e raccomandazioni alle autorità, formazione di attivisti rom. Per ulteriori informazioni sull’ERRC, visitare il sito www.errc.org.
OsservAzione - centro di ricerca azione contro la discriminazione di Rom e Sinti, è un’associazione di promozione sociale impegnata in attività dirette alla lotta all’anti-ziganismo e alla promozione dei diritti umani di Rom e Sinti in Italia. bb
Di Fabrizio (del 24/04/2006 @ 10:23:48, in Italia, visitato 2110 volte)
Per iniziare, il comunicato di Aven Amentza:
61° anniversario della Liberazione d’Italia
noi Rom e Sinti, italiani e immigrati, aspettiamo la democrazia
cioè la liberazione dalla guerra dell’oppressione e del pregiudizio
che già portò alle persecuzioni e stragi nazifasciste (ben oltre 600.000 morti)
e che oggi ci costringe a nascondere la nostra identità nazionale per poter vivere e lavorare in pace
se questo è un paese libero
lo deve alle lotte e al sacrificio di chi si è opposto alla dittatura fascista e all’occupazione nazista, che molti, interessati o confusi, cercano oggi di dimenticare, così come si cerca di cancellare la Storia, delle violenze e delle stragi, delle deportazioni, dei campi di concentramento e di sterminio.
In tutta Europa, dovunque si è organizzato un movimento di Resistenza, Rom e Sinti ne hanno fatto parte; spesso talmente numerosi da costituire intere formazioni, con propri comandanti (come in Jugoslavia, in Francia, in Slovacchia); spesso compiendo imprese e atti di valore personale e d’importanza storica; talvolta persino ottenendo il riconoscimento di una decorazione, in cambio d’una vita sacrificata.
Ma di ogni cosa positiva che viene dal nostro piccolo popolo pacifico (violenze, guerre, stragi, distruzioni le abbiamo solo subite, mai compiute) volutamente si perde notizia. I nostri grandi –uomini e donne- sono nascosti e dimenticati o ne viene taciuta l’appartenenza.
Rivendichiamo, così come facciamo per le centinaia di migliaia di nostri (e vostri!) fratelli, sterminati dagli oppressori, che queste persone stiano col loro nome nella schiera di coloro che hanno contribuito a liberare questo ed altri paesi e a porre le basi di una nuova Europa. Senza confini, proprio com’è nella nostra antica cultura. Ecco i nomi degli ignoti partigiani rom e sinti italiani:
il rom istrianoGiuseppe Levakovich, detto Tzigari, che militò nella Brigata “Osoppo”, in Friuli, agli ordini del comandante Lupo
Rubino Bonora, partigiano nella Divisione “Nannetti” in Friuli
Walter Catter, eroe partigiano, uno dei Martiri di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944
suo cuginoGiuseppe Catter, fucilato ventenne nell’Imperiese da brigatisti. Il suo distaccamento ne prese il nome. Decorato al valore.
il sinto piemonteseAmilcare Debar, l’unico ancora vivente, staffetta e poi partigiano combattente nella 48^ Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, comandata da Colajanni. Dopo la guerra fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite.
Il 25 Aprile è arrivato anche grazie a loro, ma per la loro gente non è arrivata la liberazione dal pregiudizio che, a causa di una profonda diversità culturale, ha segnato tutta la loro storia.
ROM E SINTI ASPETTANO IL LORO 25 APRILE
AVEN AMENTZA = VENITE CON NOI
Il tema dei Rom e Sinti non potrà non riguardare la nuova amministrazione: ESSA DOVRÀ DIALOGARE CON NOI. Sarà necessaria un’attenzione alle culture altre e alla volontà d’inserimento delle persone, che non sia continuamente penalizzata da una visione ostile e da ostacoli burocratici. La questione riguarda, a Milano, circa 3000 persone, metà delle quali cittadini italiani. Chiediamo di cessare gli sgomberi e di avviare il superamento della politica –solo italiana- dei campi: siamo ‘nomadi’ solo nel pregiudizio razzista degl’ignoranti.
ESSERE ROM E SINTI NON È UN DELITTO. SIAMO UOMINI E DONNE COME GLI ALTRI. LAVORIAMO, MA DOBBIAMO NASCONDERCI PER NON ESSERE LICENZIATI …PERCHÈ SIAMO ROM E SINTI.
Questo è il nostro 25 aprile nell’ Italia democratica?
In Italia Rom e Sinti sono circa 130.000, per metà cittadini italiani, sedentarizzati, o seminomadi per motivi di lavoro (giostre, circhi, piccolo commercio), o “nomadi” solo perché costretti dai continui sgomberi. Sono lo 0,2 per mille della popolazione: uno ogni mille abitanti. Il livello di scolarizzazione è bassissimo, la speranza di vita da Terzo Mondo, le occasioni d’inserimento poche. L’altra metà proviene dai paesi della Grande Jugoslavia e dalla Romania. Là e in altri paesi la loro condizione può essere anche diversa: vi sono ingegneri e domestiche, professori e giudici, artisti e vigili urbani, operai e impiegati, deputati ai parlamenti nazionali. Un gitano spagnolo è stato deputato al Parlamento europeo ed oggi vi sono due deputate ‘Zingare’ ungheresi.
L’Unione Europea è formata da 25 stati e una nazione: questa siamo noi.
L’ ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI –ONLUS
È nata due anni fa per combattere il pregiudizio, con l’incoraggiamento di CGIL Lombardia, Camera del Lavoro e Coop Lombardia. È un’associazione di Rom, Sinti e non rom (gagè).
La nostra impostazione: *avere voce come Rom e Sinti *difendere concretamente i nostri diritti, per poi consolidare anche l’esercizio dei doveri *usare l’associazione come percorso d’integrazione nell’esercizio della democrazia *difendere la legalità e la sicurezza di tutti.
Partecipiamo al progetto europeo di ricerca RomEco; in giugno siamo presenti alla Festa del quartiere in cui si trovano i campi di via Triboniano; abbiamo avviato una ricerca sulla partecipazione dei Rom e Sinti alla Resistenza; stiamo costituendo una cooperativa di donne rom (Progetto Equal); nella sede ottenuta dalla Provincia di Milano costituiremo un centro di documentazione su Rom e Sinti. Ma l’iniziativa di gran lunga più ‘scandalosa’ cui abbiamo dato vita, grazie al sostegno attivo di Camera del Lavoro di Milano e FILLEA Cgil, è stata l’apertura (giugno 2005) d’uno sportello sindacale,tuttora attivo,nei campi di via Triboniano, per il controllo delle buste paga e delle situazioni lavorative di numerosi Rom, soprattutto romeni e bosniaci.
VENITE A LAVORARE CON NOI! Chi è interessato ai nostri progetti e al nostro modo d’agire, può contattarci al telefono sotto indicato o agli indirizzi meg.rossi@tin.it, cipes.lomb@fastwebnet.it.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel. +39.(02).48409114
sede operativa: Provincia di Milano, via P. Pancrazi 10 – 20145 Milano. Tel. +39.(02).7740.4489 – fax 7740.4490
Costituita il 18 luglio 2004, registrata a Milano il 22 novembre 2004 , n° 104485 serie 3. Codice fiscale 97389270154
Stampato in proprio 25.4.2006
I Rom di Milano sfileranno al corteo di domani, in partenza alle 14.45 da Porta Venezia. Veniteci a salutare
(chi avesse altre segnalazioni da fare, può postarle nell'AGENDA)
Di Fabrizio (del 24/04/2006 @ 09:52:42, in Europa, visitato 2028 volte)
A:
Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa
Assemblea Parlamentare Consiglio d'Europa
Parlamento Europeo
Comitato Integrazione Parlamento Danese
Il Primo Ministro Danese, durante una conferenza stampa di martedì 18 aprile, ha definitivamente rifiutato le accuse di violazione
della
Convenzione ONU sull'infanzia
Convenzione ONU sulla tortura
Convenzione ONU sui diritti economici, sociali e culturali
Dichiarazione ONU sui Diritti Umani
Convenzione UNESCO contro la discriminazione nell'istruzione
in relazione ai bambini rom rifugiati dal Kosovo, esclusi da una scuola degna
di questo nome e rinchiusi nei centri di Avnstrup e Sandhom.
Durante la Pasqua, membri della coalizione di governo hanno ripetutamente
richiesto condizioni migliori per i richiedenti asilo, tra cui c'è anche un
piccolo numero di Rom del Kosovo. Richieste rifiutate per le istruzioni del
Ministero degli Interni, che assicurano che il Kosovo è una nazione sicura e che
le richieste d'asilo dei Rom del Kosovo sono quindi "manifestamente infondate"
[...]
Questo significa, per esempio, che se una donna testimonia che gli uomini
della KLA (Armata di Liberazione del Kosovo) arrivarono alle 21.45 e suo marito
dice alle 22.15, durante gli interrogatori (condotti separatamente) dalle
autorità immigratorie danesi, la loro richiesta viene etichettata come
"incongruente".
Secondo "Romano" la
Danimarca viola apertamente le Convenzioni ONU sui Diritti dei Rifugiati, quella
sulla tortura e quella europea sui diritti umani, per come vengono gestite le
richieste di asilo politico dei Rom..
Il Primo Ministro non ha voluto commentare il Rapporto Finale del Consiglio
d'Europa sui Diritti Umani dei Rom - Sinti - Viaggianti, presentato il 15
febbraio da Alvaro Gil-Robles, Commissario per i Diritti Umani, prima che lo
stesso lasciasse l'incarico.
Il rapporto rimprovera alle nazioni europee di aver impostato politiche
d'asilo particolarmente restrittive, allo scopo preciso di stoppare la fuga dei
Rom dai Balcani dopo il 1999.
Sempre "Romano" ha anche espresso riprovazione perché Søren Krarup, membro
della Commissione Parlamentare per l'Integrazione e del Partito Popolare, ha
commentato con i suoi colleghi di partito le prassi adottate con i richiedenti
asilo, indicati come "trafficanti di minori". Prassi confermata anche durante il
dibattito su TV2 news "Go'Morgen Danmark" da Henriette Kjær, portavoce dei
conservatori e dal parlamentare liberale Eyvind Vesselbo. Krarup, che è ministro
della chiesa luterana
"Folkekirke", è dell'opinione che sono i genitori, che abuserebbero dei
figli, ad opporsi al ritorno in patria.
"Romano" risponde che sono le autorità ad abusare dei bambini, obbligandoli a
vivere in campi di ghettizzazione e senza adeguata istruzione scolastica per 4-6
e anche 8 anni. La scuola per loro praticamente non esiste, non comprende la
madrelingua, non da preparazione alla vita fuori dal campo e nessuna possibilità
di continuare gli studi.
"Romano" accusa il governo di discriminare usualmente i Rom, quali che siano
gli argomenti formali adoperati. Sfortunatamente questo non si limita ai soli
Rom richiedenti asilo.
L'abuso su minori è una violazione del Codice Penale Danese.
Un rapporto della polizia dello scorso 2 aprile, afferma che la prolungata
detenzione nei campi è inefficace nel convincere i rifugiati a far ritorno senza
terrore nel proprio paese d'origine. L'Ufficio Immigrazione è stato portato in
tribunale, per aver rimpatriato a forza un ragazzo richiedente asilo dall'Iran,
dove è stato torturato e da dove è nuovamente fuggito.
Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 10:55:17, in Europa, visitato 2019 volte)
Aleksandra mi inoltra questa comunicazione: Cari amici della rete RomEco, volevamo informarVi che si è concluso il primo anno del Progetto di Ricerca Europeo sull'inserimento formativo e lavorativo dei Rom e Sinti, intitolato "RomEco". Siamo nel secondo anno del Progetto, alla fine del quale ci aspettiamo un rapporto, nonché una pubblicazione dei dati da diffondere. Si tratta, come molti di voi sanno, di un progetto internazionale tra l'Italia, la Germania, la Bulgaria e la Slovacchia.
Intanto Vi mandiamo il rapporto finale di un altro Progetto di Ricerca Europeo (il rapporto in inglese, è scaricabile QUI - sono 3 files formato .doc ndr.), intitolato "RomWom", sull'inserimento socio-economico delle donne Rom e Sinte, che ha visto coinvolti più di dieci paesi europei e che aveva una durata di sei mesi. Quindi, si trattava di produrre rapporti nazionali piuttosto generali (overviews), ma indicativi, con eventuali raccomandazioni, statistiche, ecc..
Alla prossima, Zoran Lapov, Alessandra Novelli, Demir Mustafa EUROFOR / Università di Firenze / ARCI-Toscana
Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 10:01:46, in conflitti, visitato 1947 volte)
Premessa: di infiltrazioni islamiche nei Balcani, ne sento parlare da tempo.
Come da tempo sento (e io stesso mi interrogo) sul ruolo degli USA, che da un
lato combattono una "battaglia epocale" e senza esclusioni di colpi, contro il
terrorismo islamico, e dall'altro hanno reso possibile che Bosnia, Kosovo e
Macedonia diventassero le centrali internazionali della droga, della
prostituzione e dell'addestramento dei mujaheddin. Settimana scorsa leggevo
questa
notizia ANSA, molto accurata su cosa sia diventata una città che era stata
un esempio della convivenza tra diverse religioni.
In questo quadro, il
Kosovo marcia a passo di carica verso la "democrazia", ancora non si
capisce quale. Ho trovato la notizia che segue su
Kosovo_Roma_News, e senza rinnegare nessuno dei miei dubbi, mi sembra
interessante per la fonte da cui arriva (Al Jazeera)
(indicazione x i tifosi della curva: adesso non mi interessa stabilire
qual'è la verità o quali sono le menzogne. Lo lascio fare a chi c'era o chi
dice di esserci stato. Visto che in passato ho dato spazio a fonti di
tuttaltro tenore, ritengo che sia interessante per VOI, sapere che a volte
anche gli ALTRI si fanno domande)
La Serbia sonda i crimini di guerra del Kosovo - 17 Aprile 2006 1:04 PM GMT (Al Jazeera)
-
Original article
Il Kosovo è sotto amministrazione ONU dal 1999.
Dieci ribelli kosovari albanesi sono indagati dal tribunale serbo contro i
crimini di guerra per le atrocità commesse contro civili durante il conflitto
del 1999.
Gli inquirenti si riferiscono a tre diversi casi di crimini di guerra, quando
due persone sparirono e altre due furono seriamente ferite.
Secondo il tribunale, le violazioni del diritto internazionale avvennero
nelle città di Pec e Djakovica, nel marzo e nel giugno 1999.
Le vittime furono Serbi, etnico-Albanesi e Zingari, o Rom. Il rapporto non
fornisce altri dettagli. E non arrivano ulteriori commenti dal Kosovo.
Formalmente la provincia è parte della Serbia, ma Belgrado non vi ha più
alcuna autorità da quando la Nato attaccò l'allora presidente
Slobodan Milosevic, per interrompere la sua politica contro i separatisti
kosovari-albanesi e respingere le truppe serbe.
Furono uccise durante quella guerra circa 10.000 persone, per la
maggior parte kosovari di etnia albanese.
Ma anche i ribelli dell'ALK sono stati accusati di rapimenti e uccisioni di
centinaia di Serbi e appartenenti ad altre etnie, durante il conflitto e dopo la
ritirata delle truppe serbe.
Status futuro:
Nel frattempo, durante gli sviluppi conseguenti, a più riprese l'incaricato USA
ha fatto pressione su Belgrado perché giocasse un "ruolo costruttivo" nei
successivi colloqui sullo status del Kosovo, pressioni a cui la Serbia ha
risposto di voler presentare quanto prima una specifica proposta per l'autonomia
della provincia amministrata dall'ONU.
Frank Wisner, rappresentante USA ai negoziati ONU, ha incontrato i leaders
serbi durante un viaggio nella regione, che includeva anche colloqui in Kosovo e
Macedonia. [In Serbia] ha incontrato il primo ministro Vojislav Kostunica, il
presidente Boris Tadic e il ministro degli esteri Vuk Draskovic.
C'è speranza che la visita dia nuovo respiro ai negoziati ONU sulla
provincia, che conta due milioni di abitanti.
La maggioranza dei kosovari di etnia albanese insiste sull'indipendenza,
mentre Belgrado e la minoranza serba vorrebbero che almeno formalmente il Kosovo
rimanesse nei confini serbi.
Di Fabrizio (del 23/04/2006 @ 00:12:49, in blog, visitato 8011 volte)
Premessa: questo fine settimana un fatto di cronaca (vedi IV segnalazione) ha innestato una (ennesima?) polemica all'interno di un'organizzazione che termina con la parola Nomadi e inizia con Opera. Ignoro cosa possa esserci in mezzo alle due parole.
Visto il tono sconsolante della polemica su un fatto tanto grave, mi guardo bene dal metterci il becco. Peccato che in un commento, firmato nientepopodimenoché da "il direttore - Sabato 22 Aprile 2006 ore 18:49:17", mi si tira in mezzo proprio alla fine, ma rivolgendosi ad altri:
Lei sta “blindando” l’informazione sui Rom/Sinti, negando visibilità a Romano Lil sia su Sucar Drom che su Mahalla di cui è uno dei conduttori, ...
Riporto per correttezza la mia risposta in merito, soprattutto perché o è scomparsa dai commenti o qualche manina distratta l'ha cancellata:
Una precisazione necessaria riguardo l'ultima parte della risposta de "il direttore". Sucar Drom collabora come autore al mio blog Mahalla dal novembre 2005, ben prima che nascesse il vostro blog e continuerà a farlo, a meno di suoi ripensamenti. Non ha comunque alcun potere di blindare o meno le informazioni, dato che la "linea editoriale", compreso le notizie da pubblicare o meno, dipende ESCLUSIVAMENTE da mie scelte. Un chiarimento ulteriore: come dovreste sapere NON SONO ISCRITTO ad Opera Nomadi, il mio è un bollettino indipendente E NON UN VOSTRO GIORNALE TELEMATICO (come potrebbe sembrare da ciò che scrive) e non gradisco che sia citato come motivo di basse polemiche nella vostra organizzazione.
A rileggere bene, mi sono dimenticato di rispondere alla riga sottostante, sempre de "il direttore":
... mentre su Romano Lil i suoi due blog sono in bella evidenza pubblicitaria. ...
vi giuro che ignoravo di aver mai commissionato pubblicità a un simile "bollettino". Anche perché gira su uno spazio gratuito Tiscali, mentre io pago per stare su Aruba, e non mi risulta di essere pagato (magari stornando fondi da qualche altra parte) da Opera Nomadi. Posso almeno rispondere che esserci o meno in questa PUBBLICITA' (?) mi è del tutto indifferente.
Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, all'età di 85 anni il giorno
di Pasqua è morto il noto violinista e compositore sinti tedesco Schnuckenack
Reinhardt.
Nato nel 1921 nella città di Weinsheim (Palatinato), studiò musica al
conservatorio di Magonza, ma fu deportato in Polonia nel 1940. Fuggito, visse
alla macchia con la sua famiglia, per ritornare nella sua regione alla fine del
nazismo.
La sua "Zigeunermusik" in chiave swing divenne popolare in Germania e
all'estero.
Il suo corpo è stato cremato giovedì scorso a Neustadt/ Weinstraße.
(foto sintiundroma.de: Concerto con Schnuckenack Reinhardt - a
sinistra - nel settembre 2002)
Di Fabrizio (del 22/04/2006 @ 10:36:40, in Europa, visitato 2004 volte)
LE MONDE | 24.03.06 | 13h11 . da
Roma_Francais
RAMNICELU (ROUMANIE) ENVOYÉ SPÉCIAL
E' un piccolo villaggio di aspetto medievale, come ce ne sono tanti nella
Romania profonda. Strade dissestate, case modeste. Al centro, i rumeni; nella
periferia, la minoranza zigana. Dal 16 marzo, Ramnicelu, nell'est del paese,
comune di circa 5.000 abitanti di cui un terzo Zigani, è nel mirino delle
autorità. Qualche giorno prima, la comunità zigana del villaggio era in festa.
Nove matrimoni lo stesso giorno, non è un avvenimento di tutti i giorni. Neanche
l'età delle spose, viste che le nove bambine vanno ancora a scuola e hanno tra
gli 8 e gli 11 anni. "In questa comunità, i matrimoni combinati sono la norma
dalla notte dei tempi" afferma Bogdan Panait, segretario di stato per la
protezione dell'infanzia.
"Dall'inizio dell'anno, abbiamo celebrato una trentina di matrimoni tra i
nostri ragazzi", racconta Gheorghe Fotache, consigliere d'origine zigana e
mediatore comunale tra loro e i rumeni. Io stesso mi sono sposato a 14 anni e
mia moglie ne aveva 9, e siamo molto felici." Ma questi matrimoni precoci, che
la comunità continua a praticare a nove mesi dall'adesione della Romania
all'Unione europea, mettono le autorità in imbarazzo.
Bucarest è stata sommersa dalle richieste europee di provvedere al problema,
sin dagli inizi dei negoziati nel 2000. Nel settembre 2003, l'auto-proclamatosi
re degli Zigani, Cioaba, era stato al centro di uno scandalo per il matrimonio
di sua figlia Ana Maria, 12 anni, col giovane
Birita di 15. L'intervento della baronessa britannica Emma Nicholson di
Winterbourne, ex relatrice del documento rumeno al Parlamento europeo, aveva
ottenuto la separazione dei bambini e l'impegno di Bucarest nel regolare la
spinosa questione.
I matrimoni multipli di Ramnicelu hanno fatto ritornare d'attualità la
questione. "Il sindaco del villaggio ci ha sottoposto la storia di questi nove
matrimoni di minori - testimonia Cecilia Manolescu, direttrice dell'antenna
locale per la protezione dell'infanzia. - Per iniziare abbiamo inviato un'equipe
di assistenti nel villaggio, accompagnati dalla polizia, per svolgere
un'inchiesta. Abbiamo trovato quattro minori a casa dei loro "suoceri". Ci hanno
detto che abitavano e dormivano con la suocera, e non con il giovane marito.
Sfortunatamente, è una situazione molto frequente nella nostra regione."
L'inchiesta non sembra destinata a far cambiare avviso al rappresentante
legale dei bambini. "Non vogliamo rinunciare a questa tradizione. - dice Alexandru Ibris,
nonno di una sposa di 8 anni - Nessuno fa loro del male, ma vogliamo mantenere
le tradizioni ereditate dai nostri vecchi. I rumeni non possono capire."
Questa pratica è malvista dalla popolazione rumena che non nasconde i suoi
sentimenti razzisti verso la minoranza zigana. Ufficialmente, la Romania ne
conta 530.000 su di una popolazione di 22 milioni, ma secondo i dirigenti della
stessa comunità, sarebbero un milione e mezzo.
Neacsa Raileanu, direttrice della locale scuola, è in agitazione per la
natalità galoppante tra la comunità zigana. "Vedo sempre di più bambine incinte
a 13 anni", afferma. Quanto al sindaco, Neculai Jugaru, si dichiara sconfitto.
"Abbiamo organizzato un incontro con molti genitori zigani e uno psicologo - ci
spiega. - Qualche ora più tardi gli stessi genitori sposavano i loro figli e
stavano festeggiando."
Mirel Bran -
Article paru dans l'édition du 25.03.06
Di Sucar Drom (del 21/04/2006 @ 13:07:38, in casa, visitato 1692 volte)
Repubblica Ceca, i Rom sono ghettizzati Il problema dei ghetti Rom è più serio di quanto non sia ammesso dalle stesse autorità ceche. Si stimano circa 300 ghetti, secondo una prima indagine nazionale, mentre le valutazioni del governo parlavano soltanto di una dozzina. "Ci sono circa 330 ghetti di Rom nella Repubblica Ceca" afferma il sociologo Ivan Gabal, uno degli autori dell'indagine. "Nessuno aveva immaginato che il ...
Cremona, sgomberate quattro famiglie Rom Il 14 aprile c'è stato a Cremona l'ennesimo sgombero di quattro famiglie Rom. Le famiglie erano già state sgomberate nei giorni scorsi da altre zone del Comune di Cremona. Secondo quanto riportato dal quotidiano locale le famiglie si erano fermate nel parcheggio di via Comizi Agrari, davanti alla nuova sede dell’Inail. L’arrivo al parcheggio era avvenuto al mattino. Una volta giunta la segn...
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