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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 21/03/2006 @ 10:34:09, in conflitti, visitato 2375 volte)

Dal Kosovo, due documenti (AVVISO di lettura lunga e complicata):

  • la riflessione di Rand Engel, coordinatore dei volontari per la ricostruzione in Kosovo
  • la lettera aperta di Brahim MUSIĆ, Rom della diaspora e presidente dell'associazione Ternikano Berno

Sviluppi della diaspora della Mahalla di Mitrovica

Tema: Il nodo irrisolto della Diaspora nelle decisioni sulla Mahalla dei Rom può causare il ritiro dei dispersi interni (IDP) dalla partecipazione e dalla presa delle decisioni, e questo può danneggiare seriamente tutta la comunità. Le loro necessità sono da risolvere subito.

Retroscena del caso:
Il ritorno nella Mahalla di Mitrovica è stato tentato praticamente ogni anno, a partire dal 2000. Gli sforzi precedenti non hanno mai ottenuto risultati concreti e c'è a possibilità che nel 2006 si arrivi ad un risultato. La comunità internazionale e le municipalità procedono sulla base degli accordi siglati il 18 aprile 2005, che però non sono mai stati approvati dai rappresentanti IDP dei campi attorno a Mitrovica o dai residenti della ex Mahalla. Si registra un'iniziativa dei rappresentanti degli IDP, che richiede di essere ammessi ai tavoli negoziali che trattano il ritorno.

Proposta che è attualmente dibattuta seriamente dal "Gruppo Direttivo" - il comitato interagenzia responsabile del progetto di ritorno nella Mahalla. Il Gruppo Direttivo si è diviso tra chi ritiene la proposta 1) facilmente accettabile, 2) valida se ci fossero futuri negoziati, 3) quasi impossibile.

Nell'ultimo incontro del 3 marzo i rappresentanti degli IDP hanno espresso la loro insoddisfazione per:

  • l'inattività del comune all'interno del Gruppo Direttivo. Il comune avrebbe un ruolo attivo da assumere su diversi punti chiave, ma la mancata partecipazione induce gli IDP a credere di essere abbandonati a se stessi;
  • non si tiene conto degli interessi degli ex residenti della mahalla, la maggior parte dei quali è oggi dispersa in altre nazioni. La loro preoccupazione è che tutta l'area venga riconvertita ad altri scopi oppure abbandonata e che gli ex residenti siano obbligati ad accettare condizioni vessatorie per il loro ritorno.

Ci sono preoccupazioni temporali: la ricostruzione nell'area dovrebbe partire il 1 aprile. Inoltre, i finanziatori si ritroveranno a convegno a Mitrovica il 27 marzo. Per questo continuano gli incontri tra il Comitato Direttivo e i rappresentanti dei RAE (Rom, Askali ed Egizi) che attualmente sono sparsi nei campi profughi.

In ogni caso, la ricostruzione partirà con o senza un accordo in tal senso. Nel 2006 il programma prevede circa 57 case su terreno privato e due appartamenti su terreno municipale accanto all'istituto di agricoltura.

Le urgenze:
I rappresentanti degli IDP al momento possono ricercare un accordo ragionevole per quelli che sono dispersi nei campi profughi interni. Non hanno alcun mandato e mancano di rapporto con la comunità della diaspora. Dati i tempi pressanti, si trovano di fronte due scenari:

  • se riuscissero ad ottenere un accordo congiunto col comune e il Gruppo Direttivo, molte delle loro richieste del 18 aprile 2005 verrebbero incorporate nel piano d'azione. Tra queste, contratto d'affitto per gli abitanti della mahalla con scadenza a 99 anni, riconsegna delle case agli ex abitanti anche in assenza di documenti originali. La cooperazione tra finanziatori e comune assicurerebbe eque condizioni di ritorno.
  • in mancanza di accordo, i finanziatori della ricostruzione sarebbero comunque tenuti a provvedere alla ricostruzione, ma non ci sarebbero garanzie per gli ex abitanti della mahalla. Le ipotesi più probabili sarebbero che il comune assegnasse queste case a nuovi proprietari, piuttosto che divisioni e tensioni nella comunità per poter ritornare alle case originali.

Presupposti:

  • questo è il migliore anno per avere progressi nella mahalla;
  • molti finanziatori sono stanchi di dover continuamente cambiare i piani esistenti ed hanno perso la fiducia nel fatto che le cose possano migliorare. Credono che non riusciranno mai raggiungere un accordo coi rappresentanti degli IDP;
  • alcuni finanziatori minacciano di ritirare i loro soldi se non vedranno significativi processi;
  • molti di quanti vivono la diaspora e che provengono dalla mahalla, comprendono la tragedia di vivere in campi per profughi interni, e sono pronti ad accettare qualsiasi ragionevole accordo che permetta di fare ritorno nella mahalla;
  • altri viceversa hanno interesse nel bloccare ogni accordo, perché questo accelererebbe la loro espulsione dai paesi dell'Europa occidentale;
  • non c'è tempo ulteriore. L'accordo va siglato entro questo mese;
  • i componenti della diaspora sono vari, dispersi e i loro interessi non sempre coincidono. Il problema è come rappresentarli unitariamente ed in modo appropriato.

Interessi della diaspora contro interessi degli IDP
Si stima che sino al 1999 vivessero 8.000 persone nella mahalla di Mitrovica. Poco meno di 700 sono nei campi IDP in Kosovo. Il resto sono dispersi, buona parte in Serbia e Montenegro, e molti di più nei paesi dell'Europa occidentale. Tra loro ci sono interessi divergenti. I 700 nei campi IDP vivono in condizioni deplorevoli e hanno una fortissima necessità di migliorare la loro condizione. Possono anche accettare il compromesso di andare a vivere in case in affitto, pur di no restare nei campi. I compromessi non sono mai desiderabili: si può pensare che siano un ricatto, ma verrebbero accettati, anche al costo di perdere la proprietà della loro casa.

Il popolo della diaspora ha meno ragioni per cedere a compromessi. Vivono più o meno sicuramente altrove. Molti probabilmente non hanno intenzione di ritornare a Mitrovica - almeno nei prossimi anni. Vedono qualsiasi compromesso come una violazione dei loro diritti umani fondamentali (diritto al ritorno, alla proprietà, minaccia di rimpatrio forzato).

Soluzioni proposte:

  • IDP: i loro rappresentanti hanno chiesto che i Rom della diaspora nominino propri rappresentanti, in tempo utile per la chiusura dei colloqui preliminari.
  • Diaspora: Brahim Music suggerisce la formazione di una commissione che coinvolga le OnG dei diversi paesi. Un primo incontro si è già tenuto a Bruxelles ed un altro si terrà entro fine mese a Vienna. E' un'opzione che comprende la partecipazione di un ampio spettro della diaspora, ma che necessita di tempi più lunghi.
  • Gruppo Direttivo: da parte loro vorrebbero dividere la trattativa tra il settore est e quello ovest della mahalla, senza intervenire nel settore ovest finché non sia risolta la questione della rappresentanza della diaspora. La proposta può essere accettata anche dai rappresentanti degli IDP - che però chiedono: 1) una presa di posizione dai Rom della diaspora, 2) la presa d'atto da parte di questi ultimi che nel frattempo si inizierà ad operare nel settore est, 3) la comprensione dei diversi attori (istituzioni, comunità internazionale, finanziatori) e l'impegno che la mahalla potrà ritornare ai legittimi abitanti.

Se fosse possibile da parte dei componenti della diaspora, di promuovere una visita non ufficiale di una propria delegazione, questo sarebbe di grande aiuto. Si potrebbe anche organizzare una conferenza telefonica a cui prendano parte componenti della diaspora.

Questioni irrisolte:

  1. Chi parlerà a nome della diaspora? Quanto e come potrà dirsi rappresentativo?
  2. Se il Gruppo Direttivo ed assieme gli altri soggetti locali ed internazionali coinvolti, garantissero di non intervenire nel settore ovest della mahalla sino al coinvolgimento di una delegazione della diaspora, questo sarà sufficiente perché nel frattempo i Rom delle comunità all'estero avvallino il ruolo di mediatore sin qui assunto dai rappresentanti degli IDP?
  3. La diaspora potrà accettare che nel frattempo inizi la ricostruzione nel settore est? Questo non li porterà viceversa ad appellarsi all'accordo del 18 aprile 2005?

Attualmente, i piani approvati prevedono la ricostruzione delle case distrutte a tutti gli ex residenti, indipendentemente dalla dimensione delle case, o che fossero in affitto o di proprietà. I Rom confinati nei campi sono disposti ad accettare di ottenere casa anche in località  e condizione diversa dalla loro provenienza. Non è una soluzione ottimale, ma il Gruppo Direttivo ritiene che questo compromesso potrebbe smuovere le resistenze del comune.

Conclusioni:
Il tempo a disposizione è quasi scaduto. Certo, sarebbero stati invece necessari mesi per lavorare a questa fase, ma non è così. I finanziatori e gli amministratori (UNMIK, OnG, comune) mostrano sempre più la loro impazienza, ma anche per gli IDP è così. Il ruolo della diaspora verrà tenuto in conto, se si dimostrerà capace di accelerare il processo di ritorno.

Rand Engel
Balkan Sunflowers


Da: Ing. Brahim MUSIĆ
President of the NGO «Ternikano Berno»

Clichy-sous-Bois

FRANCE

To: Mrs. Laurie WISEBERG Minority Rights Adviser & Executive Officer for Return to Roma Mahalla Project

Mrs. Els de GROEN, MEP

Mrs. Anastasia CRICKLEY, Special Representative of OSCE Chairmanship

Mr. Yves DOUTRIAUX, Ambassador of France at OSCE

Mr. Nicolae GHEORGHE, OSCE/ODIHR Adviser on Roma and Sinti Issues

Mr. Rudko KAWCZYNSKI, President of ERTF

Mr. Bashkim IBISHI, President of ERTF’s Kosovo Commission

Mr. Rand ENGEL, Coordinator Volunteers for Social Reconstruction

Signore e Signori

Come Rom di Mitrovica, che vive in Francia da oltre tre decadi, sono profondamente preoccupato per gli ultimi sviluppi nella mia città. La Rromani Mahlàva, lo storico quartiere dove vivevano oltre 8.000 Rrom, Askali e Balcano-Egizi, è stato svuotato dai suoi abitanti da oltre sei anni. La maggior parte di loro è in esilio nell'Europa occidentale. Circa 700, i meno fortunati, dal 1999 sono confinati nei capi della parte settentrionale della città, in un'area altamente pericolosa, causa l'inquinamento da metallo di tutta la zona. Sono tutti fatti a voi noti, per cui il mio scopo non è di informarvi, ma piuttosto portare la vostra attenzione sui rischi attuali. In realtà, la disastrosa situazione di questi 700 IDP è stata internazionalmente discussa, - più come si trattasse di uno "scoop", mentre i rischi erano già noti sei anni fa, - ed ora il dibattito si sta accelerando, avviandosi verso la confusione totale. Nella fretta di spostare gli IDP dall'area contaminata, sono apparse due opzioni: a) una caserma dismessa, inappropriata perché posta sulla stessa area contaminata, b) il ritorno nella Mahlàva. Proprio su quest'ultima ipotesi vertono le mie osservazioni:

Sin dal 2002, diverse OnG rromani con sede in Francia, hanno proposto una serie progetti per assicurare, in fasi diverse, un ritorno sicuro e sostenibile dei rifugiati e degli IDP del Kosovo. E' la nostra personale esperienza che insegna come spesso, il ritorno debba essere preparato e guidato, incluso quei rari casi, - come la Francia - dove i richiedenti asilo Rrom dal Kosovo sono stati garantiti dallo status di rifugiati. In molti farebbero ritorno volontariamente,. Nondimeno, nessuno dei loro progetti ha ottenuto l'attenzione dei finanziatori.

Con la crisi della contaminazione ambientale a Mitrovica nord, il tema del rimpatrio ha invaso la discussione. Ma se agissimo nel senso sbagliato? Cioè, l'inquinamento dei campi profughi è una questione prettamente umanitaria, e come tale dev'essere affrontare ed urgentemente risolta. invece, il rimpatrio e "la ricostruzione della Mahlàva" sono più un processo politico, da affrontare in fasi differenti e senza precipitazione, pena il fallimento e probabili conflitti. Per questo, occorre definire cosa sta accadendo a Mitrovica. La mia opinione - condivisa da tutti i Rrom con cui mi sono consultato - l'intero processo altro non sarebbe che una soluzione d'emergenza per i 700 IDP che sono in pericolo di vita. Riguarda esclusivamente la rilocazione di queste famiglie, senza dover dipendere da quelle che fossero le loro precedenti proprietà o la ricostruzione della Mahlàva nel suo complesso (prego notare che il 90% degli ex abitanti è rifugiata all'estero e quindi non coinvolta).

Per quanto le famiglie che vivono nei campi per IDP si trovino in una situazione senza via di scampo, non hanno ritenuto di prendere una posizione netta sul piano di rilocazione proposto, perché sanno di non poter decidere a nome dei loro ex-vicini e di potersi trovare nella situazione di ledere i diritti ed interessi di questi ultimi. Preoccupazione comprensibile e condivisibile, che trova d'accordo anche i rifugiati di Mitrovica che appartengono alla diaspora, che si sentono esclusi dal processo di "ricostruzione della Mahlàva", e nel contempo sono a rischio imminente di rimpatrio forzato, quando questo non sia già avvenuto come nel caso della Germania.

Alcune tra la parti in causa nel processo di ricostruzione, richiedono il coinvolgimento della diaspora tramite uno o più rappresentanti. Con tutto il rispetto per quello che si chiama processo di autorappresentazione politica - che non sempre si è mostrato efficace - penso che questa strada sia inappropriata. Progetti ed interessi delle singole famiglie sono diversi. Talvolta variano tra gli stessi componenti di un gruppo familiare. In queste condizioni, non è possibile arrivare ad una rappresentanza univoca. Questa forma di coinvolgimento, d'altro canto, è in contrasto col diritto alla scelta libera e cosciente dei rifugiati, come riconosciuta dalle leggi e dalle norme internazionali. Per questo, diverse OnG, esperti ed attivisti rromani hanno proposto la creazione di una Commissione che indaghi sui diritti di proprietà e sui piani riguardanti ogni singola famiglia che ha abbandonato Mitrovica dall'inizio del conflitto. Ciò permetterebbe il disegno di un piano urbano ed eviterebbe futuri conflitti sulle proprietà. E' un metodo che trova d'accordo gli IDP e la diaspora, perché assicurerebbe una soluzione a lungo termine. Ancora, non abbiamo ottenuto nessuna risposta dall'UNMIK. Siamo coscienti che la nostra proposta prenderà più tempo, ma è l'unica su cui si può fondare la ricostruzione del quartiere rromani di Mitrovica. Tra le varie ragioni, ne elenco tre:

  1. Prima che inizi la ricostruzione, è necessario identificare ogni possibile reclamo sull'area che verrà edificata. I documenti del catasto di Mitrovica sono incompleti e gli ex residenti (che siano in possesso di documenti che comprovino il loro status o viceversa ne siano sprovvisti) non sarebbero rintracciabili stramite una ricerca sul campo o incrociando i dati a disposizione.
  2. La Mahlàva si è progressivamente sviluppata nel corso dei secoli, senza seguire alcun piano urbano. Di questo c'è invece bisogno ora, quando se ne affronta la ricostruzione. Ragione ulteriore per coinvolgere gli ex residenti nelle scelte che competeranno le unità abitative e le infrastrutture.
  3. Il ritorno dev'essere affrontato come un processo globale. Soddisfare esclusivamente il  bisogno di alloggio, non è sufficiente per programmare un ritorno sostenibile, se non è accompagnato da misure che riguardino l'occupazione, i servizi sociali, la scuola ecc. Nel passato , molti Rrom della Mahlàva campavano di piccole e medie attività commerciali. Come ricordavo in precedenza, gli IDP confinati nella parte nord della città, tornerebbero in una situazione di estrema deprivazione sociale, economica e sanitaria, e non sarebbero in grado da soli si assicurare al quartiere il necessario dinamismo economico. Per questo, l'ipotesi più probabile è che sarebbero obbligati a rivendere le loro case. Un piano globale e ragionato, inclusa l'opzione del ritorno degli ex residenti in esilio, darebbe maggior sicurezza sia in termini economici che di atmosfera generale.

Le attuali pressioni, in vista della conferenza indetta dai finanziatori il 27 marzo, non devono farci ulteriori fretta per una soluzione in tempi brevi. Certamente, è necessario raccogliere quanto necessario per finanziare la ricostruzione, ma ragionando in semplici termini economici, ogni investimento deve prevedere la successiva redditività. Colgo l'occasione per ricordare che il prezzo delle case nel quartiere è praticamente il doppio di quanto si vorrebbe stanziare. Siamo perfettamente consci che attualmente c'è un'incompatibilità tra una soluzione emergenziale per gli IDP e quella più a lungo termine della ricostruzione. Ma questi due nodi estremi non possono essere separati. Dobbiamo per forza proseguire secondo una logica che preveda tempi diversi: prima gli IDP e poi i rifugiati che sceglieranno il ritorno. Più breve sarà il tempo che intercorre tra queste due fasi, più avremo la certezza di un ritorno sostenibile. Per tutte queste ragioni, caldeggio la Commissione che abbiamo proposto, a fronte di un esplicito mandato e che entri in funzione prima che la ricostruzione abbia inizio. Le ragioni sono tanto pratiche quanto politiche. Quanto qui proposto no solo raccoglie il parere favorevole dei diretti interessati -  gli stessi Rrom - ma assicura anche l'esperienza e la pratica maturata da me e dai miei colleghi. Per questo, chiediamo il vostro appoggio istituzionale finanziario.

Siamo naturalmente disponibili al dialogo e a fornire tutte i chiarimenti e le spiegazioni necessarie.

Brahim MUSIĆ
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Di Fabrizio (del 21/03/2006 @ 11:48:25, in casa, visitato 3192 volte)

Mangiatoia anche al campo di via Triboniano?

Ci sono lavori in corso, ne parlava un recente comunicato di Aven Amentza: ... si è cominciato dai Rom bosniaci, una famiglia allargata di 50 persone. Essi hanno assistito, dal fango del prato, in cui hanno trascorso questi mesi di pioggia e gelo, alle varie fasi dei lavori e, con grande sconcerto, a quella che ha portato all’installazione dei containers...

Il recente incendio ha provocato nel settore dei Rom rumeni un gran rimescolamento, se il campo era prima un labirinto inestricabile, ora la situazione è persino peggiorata: come ricordava una recente denuncia: Non corrisponde al vero anzi, è una palese e sfacciata menzogna, che vi fosse la possibilità di accogliere quanti si fossero rivolti per chiedere un riparo. [...] Solo 7 o 8 persone, compresi alcuni bambini, hanno potuto occupare un letto in camerata. Nel settore dei Khorakhané (Bosniaci) quanto scritto un mese fa è praticamente uguale. Davanti a un camper, fa bella mostra uno scaramantico estintore. Il ragazzo che voleva fare il cuoco, ha cambiato idea e pensa ad un futuro da elettrauto. Nonostante i rivolgimenti, lo sportello sindacale continua sotto i miei occhi.

Sono gli stessi Rom, con i volontari di Aven Amenza, che mi accompagnano nel cantiere dove si sta costruendo il loro nuovo campo. Subito prima dell'ingresso, due segnali forti e di segno opposto:

  • tre famiglie si sono accampate accanto al muro di cinta esterno. Le loro roulottes sono bruciate nell'incendio dell'otto marzo e da allora vivono in tenda. Avevano perso tutto e un negoziante lì vicino ha dato loro tre tende nuove, per 18 euro. Non so se questo negoziante posso chiamarlo benefattore, o soltanto una persona onesta.
  • questo cartello fa bella mostra di sé:

Comune di Milano
Lavori di messa in sicurezza e adeguamento igienico sanitario campo nomadi - 2° intervento - campo nomadi di via Triboniano

Importo progetto Euro 1.000.000,00
Importo base d'asta Euro 749.662,51
Oneri per la sicurezza Euro 42.237,83
Importo del contratto Euro 611.349,78
Inizio lavori 29/08/05
Fine lavori 28/08/06
Sospensione lavori dal 30 /08/05 al 14/09/06
Gara in data 15/04/05 Euro 611.349,78. Gara al ribasso del 18,45%
Preciso di non avere competenze in materia, ma che mi sfugge la logica di come sono stati spesi un miliardo e due del vecchio cono.

I 50 Khorakhané sono accampati da questo inverno in una spianata, attrezzata di 6 bagni chimici (tutti funzionanti per fortuna). Al cantiere lavorano 5 operai. Il nuovo campo è un rettangolo di circa 20/25 metri per lato, con una gettata di cemento e una rotonda. Al centro è stata ricavata una strada vagamente circolare, con in mezzo una fontanella comune. Nella rotonda forse potrebbe manovrare un Ape piaggio, non di più.

Il resto dello spazio è occupato dal blocco dei bagni e da 6 container, staccati di un paio di metri (e anche meno) l'uno dall'altro. Se per caso dovesse scoppiare un incendio, diventerebbero una trappola micidiale.

I 6 container. ...mentre la gru li sollevava per collocarli sul terreno, hanno potuto constatare che essi erano ampiamente danneggiati nella parte sottostante. Alcuni lo sono anche nell’interno e nel soffitto. Insomma, ci piove. Uno dovrà essere sostituito, perché i suoi allacciamenti non corrispondono a quelli che l’impresa ha realizzato nel terreno. (op. cit.)

Controllo le targhette su ogni container: provenienza Commissariato del Friuli, costruiti nel 1992, ultima revisione nel 1993.

OK, ho fatto una rapida ricerca. Container simili, ma nuovi li vendono proprio in via Triboniano (hanno persino un sito web, cercatelo con google) i costi variano tra 1.400 e 5.800 euro l'uno a seconda del modello. Rimane da capire dove siano spariti gli altri soldi da quest'estate: tra bagni chimici, una passata di ruspa e una gettata di cemento.

Puntata precedente

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Di Fabrizio (del 22/03/2006 @ 00:20:00, in Italia, visitato 2515 volte)

Il tempo ha valori di conversione differenti, questo si sa. Passare dalla teoria alla pratica è quello che frega.

Il programma del campo per le elezioni è nato dopo un mese di discussioni con le famiglie. Un altro mese (quasi due), è passato cercando chi in zona e in città potesse essere interessato al confronto. Poi, tutti si svegliano nello stesso momento: oggi ci sarà il primo incontro con Legambiente, domani con l'Arci.

Martedì scorso c'è stata l'occasione di presentare il nostro lavoro al candidato sindaco e ai partiti che ne appoggiano la candidatura. E' andata meglio del previsto, ad un certo punto ho perso il filo del discorso, ma doveva essere finito lì vicino. I signori partiti, tutto ad un tratto hanno deciso di appoggiarci, e d'improvviso ci vogliono persino candidare. E va bene che in campagna elettorale non si butta niente... ma per prudenza si era già concordato con chi candidarsi. Comunque, è deciso che può essere un programma Open Source : - D

Che altro? Speravo che martedì mi accompagnasse qualcuno del campo, e invece all'ultimo momento mi son ritrovato da solo. Peccato, ci fosse stata la loro presenza tutto il discorso sarebbe stato ascoltato con attenzione anche maggiore. E così ho dovuto sbrigarmela da solo col rinfresco finale...

A proposito di valore di conversione del tempo e di esaurimento nervoso: si discute per un mese e alla fine si concorda - vedere come avere un ruolo e un tetto regolare all'interno del parco dove si vive da anni. Il più entusiasta di tutti salta fuori con l'idea di acquistare una cascina in una zona diversa da quella su cui si discute dall'inizio. Da una settimana proviamo a spiegargli che l'idea c'entra come i cavoli a merenda, lui mantiene lo stesso entusiasmo ed è convinto di avere già il finanziamento in tasca. O forse è lui a voler convincere noi.

(nell'immagine, le prove della gioiosa macchina di guerra)

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Di Fabrizio (del 22/03/2006 @ 10:10:30, in Kumpanija, visitato 1832 volte)

Broadening the Agenda: The Status of Romani Women in Romania è l'ultimo rapporto (in inglese) della fondazione Soros sulla condizione delle romnià in Romania. Qui è scaricabile in formato pdf (427K).

Alcuni dati emersi dal rapporto:

  • Oltre il 63% delle donne rom dichiarano di avere meno diritti degli uomini all'interno delle comunità.
  • Circa un quarto non ha frequentato la scuola. La percentuale tra gli uomini è del 15%. La percentuale femminile sulla popolazione globale della Romania è del 4%.
  • La maggioranza testimonia di discriminazioni sul lavoro per motivi etnici e il 21% aggiunge di discriminazioni di genere.
  • Il 39% delle donne rom non ha avuto nessun reddito nell'ultimo anno. Tra quante hanno un impiego, il 54% lavora senza contratti o benefici sociali.
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Di Fabrizio (del 22/03/2006 @ 10:37:50, in Europa, visitato 3971 volte)

5 marzo 2005 - BRUXELLES - Christian Dupont, ministro federale per l'integrazione sociale, ha annunciato un piano per combattere il problema di madri e bambini che mendicano per le strade delle città del Belgio. L'annuncio è stato salutato con favore dalla parlamentare socialista Dalila Douifi, che aveva sollevato il problema.

Scene pietose di madri viste mendicare coi bambini in braccio - particolarmente gli ultimi giorni di freddo intenso - avevano rinnovato le preoccupazioni (cfr. Belgio 4 luglio 2005).

Ci sono state indagini sui rischi alla salute di questi bambini, che spesso sono curati con dosi eccessive di sciroppo della tosse. Le leggi internazionali proibiscono l'esposizione e l'impiego di bambini in circostanze estreme, come la temperatura di questi periodi.

Dopo aver coinvolto il ministro degli interni (Patrick Dewael) e quella della giustizia (Laurette Onkelinx), Dalila Douifi aveva espresso le sue preoccupazioni al ministro Dupont. Che a sua volta aveva annunciato che da martedì 12 marzo verranno impiegati 12 mediatori culturali per approcciare i mendicanti.

"L'aspetto interculturale non è secondario. Per esempio, non sempre i Rom vogliono essere aiutati. Fa parte della loro cultura," ha detto Douifi.

I mediatori saranno dispiegati nelle città di Bruxelles, Anversa, Gent, Liegi e Charleroi.

Douifi ha poi aggiunto che ci sono già stati sviluppi positivi nella città di Anversa, dove le autorità cittadine favoriscono la frequenza scolastica dei bambini nell'età dell'obbligo. Se il figlio frequenta la scuola, i genitori hanno garantiti i benefici sociali di legge.

"Il problema è molto complesso: spesso si pone come combinazione di repressione, prevenzione e rimedi. Le misure introdotte dal ministro Dupont sono un punto di partenza verso la soluzione," ha continuato Douifi, concludendo che l'impiegodi bambini per l'accattonaggio è un crimine comunque perseguibile.

Copyright Expatica News 2006


Sullo stesso argomento, ricevo:

Riguardo al cambio di politica annunciato dal governo belga verso mendicanti ed uso dei bambini, il presidente di Opre Roma, Wolf Staf Bruggen, è stato intervistato sul canale 1 della radio nazionale, mercoledì di settimana scorsa.

Bruggen, che è anche delegato dell'European Roma and Travellers Forum, ha commentatola notizia, fornendo ulteriori informazioni.

Prima di tutto,  non tutti i mendicanti nelle strade di Anversa e Bruxelles sono Rom. Secondariamente, i Rom che mendicano, arrivano dalla Romania e vivono in Belgio in situazione di completa illegalità, senza accesso a nessun servizio sociale di base. Tutti i loro averi dipendono dalla mendacità. Su questo tema diverse organizzazioni, inclusa Opre Roma, avevano già pubblicato un loro rapporto all'inizio del 2005, dov'era chiaramente spiegato perché alcuni Rom erano costretti a mendicare e perché dovessero portare i bambini con loro!

[...]  Riguardo all'uso di mediatori culturali ha detto che possono essere d'utilità se appartengono alla stessa comunità e condividono lingua e tradizioni dei Rom mendicanti.

Per terminare, il problema non è dato dai mendicanti e la soluzione non risiede nel togliere i bambini dalla strada. Il problema è la povertà e la mancanza di una seria politica migratoria: occorre una soluzione strutturale che offra ai Rom un'alternativa e la prospettiva di una vita decente.

Wolf Bruggen
Chairman-Voorzitter-Presidentos
Opré Roma ngo
opreromavzw@yahoo.com
Tel : ++32 (0)486.32.57.62

Fonte: Roma_Benelux

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Di Fabrizio (del 22/03/2006 @ 14:36:31, in media, visitato 1710 volte)

Oltre 350 telefonate, 19 casi individuati, utenza di cittadini immigrati ma anche italiani, segnalazioni legate in prevalenza alla ricerca del lavoro e di un alloggio in Alto Adige: sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto 2005 del Centro di tutela contro le discriminazioni, organismo insediato all'interno dell'Osservatorio provinciale sulle immigrazioni. Il rapporto annuale è stato presentato oggi (martedì 21) a Bolzano. Essenziale si rivela il servizio del numero verde 800 225588 per le segnalazioni.

Nel quadro della "Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale", il Centro tutela contro le discriminazioni ha presentato il Rapporto 2005 in materia di discriminazioni. Il Centro è attivo in Alto Adige all'interno dell'Osservatorio provinciale sulle immigrazioni, due servizi creati su iniziativa della Formazione professionale italiana e del Fondo sociale europeo.  

L'assessora provinciale all'Immigrazione Luisa Gnecchi ha ricordato che oggi nel mondo le persone migranti sono 180 milioni, "e diventa importante saper attivare misure che possano garantire l'inclusione sociale e l'accoglienza e insegnare il rispetto reciproco." Il Rapporto 2005 del Centro tutela contro le discriminazioni, a cura di Udo Enwereuzor, valuta il servizio dall'aprile 2005, quando il Centro ha avviato la rilevazione degli atti discriminatori in Alto Adige grazie all’attivazione del numero verde 800 225588, a disposizione di tutti i cittadini che hanno subìto o assistito a una discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. I contatti telefonici complessivi sono stati 357, di questi 19 circoscritti a casi pertinenti al tema della discriminazione. In Alto Adige i casi di discriminazione individuale segnalati sono pertanto contenuti, ma - ha rilevato l'assessora Gnecchi - il problema richiede sempre un grado elevato di attenzione e sensibilità. "Il Centro tutela antidiscriminazioni - ha specificato Gnecchi - è prezioso per entrambe le parti: se all'altro capo del telefono il cittadino immigrato trova una persona in grado di capire e ascoltare, questo servizio diventa uno strumento prezioso per conoscersi e per superare assieme la difficoltà del momento."

L’utenza che si è rivolta al numero verde è composta da cittadini immigrati ma anche da cittadini italiani. In alcuni casi a segnalare le discriminazioni sono stati dei testimoni, segno di un certo grado di senso civico della cittadinanza. Il maggior numero delle segnalazioni riguarda il settore del lavoro mentre al secondo posto risultano la ricerca di un alloggio. Nell’ambito lavorativo non risulta problematico soltanto l’accesso ma anche il rapporto di lavoro, spesso poco trasparente per le ore lavorative in busta paga oppure le ore di straordinario non pagate e superiori al monte ore massimo consentito. I casi riguardanti l’alloggio negato sono riscontrabili in particolare sui siti internet per la ricerca della casa e su riviste locali specializzate. Le diciture “no extracomunitari” e “nur Einheimische” sono utilizzate spesso e dove queste non sono scritte apertamente la discriminazione si nasconde frequentemente dietro al requisito “solo referenziati”.

Con il Rapporto 2005 è stato presentato il video "Così vicini, così lontani – tracce di discriminazione", prodotto da helios e che verrà trasmesso venerdì 24 marzo alle 20.25 su Rai Sender Bozen e domenica 26 marzo alle 9.45 sulla Rai regionale in lingua italiana. Il programma ha previsto anche intermezzi musicali con il gruppo U Sinto della famiglia Radames Gabrielli.

(Autore: pf)

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Di Fabrizio (del 22/03/2006 @ 15:55:25, in Italia, visitato 1858 volte)

Leggo sul blog di Sherif el Sebaie:

Fra poche settimane i cittadini italiani saranno chiamati a votare il nuovo governo. Circa 3 milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia non lo potranno invece fare, nonostante rappresentino il 9% della forza lavoro, paghino tasse e contributi e/o investano soldi in Italia contribuendo alla crescita di questo paese. Per la Destra essi si materializzano solo quando fanno la fila per tre giorni davanti agli uffici postali. Di conseguenza, non è loro permesso esprimere un'opinione non solo sull'operato del governo del paese dove si dipanano le loro vite, dove investono i loro soldi, dove sognano un futuro, ma non potranno nemmeno rispondere, con lo strumento del voto, a chi li offende quotidianamente e gratuitamente. I cittadini italiani però lo possono fare. Per se stessi, innanzitutto. Ma anche per i loro vicini di casa o per i loro colleghi di lavoro stranieri che vivono nello stesso paese, svolgono gli stessi lavori, pagano le stesse tasse, aiutano i propri familiari nei paesi di origine mentre subiscono ogni tipo di insulto e di angheria, ogni tipo di ricatto e di sfruttamento garantito e perpetuato da leggi che i cittadini italiani stessi possono cambiare. La possibilità di ritrovarsi per altri cinque anni alla mercé della Lega e delle svariate espressioni neofasciste che sono confluite ultimamente nella coalizione della Destra, mi riempie di orrore per le nostre esistenze, i nostri investimenti materiali e affettivi e il nostro stesso diritto alla vita in questo paese. Ma quello che mi preoccupa ancora di più è vedere alcuni cittadini italiani - di sinistra o vicini ai suoi ideali - esternare la loro volontà di astenersi dal voto mentre intere popolazioni vengono bombardate dalle Destre proprio con la scusa di regalare loro questo diritto. L’astensione è una prospettiva orribile per chi deve subire una miriade di provvedimenti e di esternazioni a dir poco umilianti senza possibilità di cambiare le cose in meglio per sé stesso e per tutti. Ritengo che le idee espresse nel programma dell'Unione in materia di immigrazione siano un balsamo capace di lenire ferite che rischiano di incancrenirsi irrimediabilmente. Quindi, cari amici italiani, se non volete votare per voi stessi, fatelo almeno per noi. Se non avete a cuore i vostri interessi, abbiate pietà almeno delle nostre esistenze, della nostra dignità umana calpestata ogni santo giorno. Adottate i nostri voti e quelli dei nostri figli. Andate a votare, per il bene dell'Italia.
 
 
 
Sherif El Sebaie, Il Manifesto, P.12
 
 
Per aderire alla campagna "Adotta il voto di un immigrato", si può ripubblicare il testo della sopra riportata "Lettera agli italiani" pubblicata oggi (Martedi 21 marzo 2005, giornata mondiale contro il razzismo), ripubblicare la vignetta del mitico Mauro Biani* o esporre - sui propri siti e blog - il banner della campagna
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Di Sucar Drom (del 23/03/2006 @ 01:58:57, in casa, visitato 1631 volte)
Modena, Forza Italia contro gli stanziamenti a favore di Sinti e Rom
"Le giunte di sinistra continuano a sperperare milioni di euro per pagare servizi a nomadi. Invece di pensare a rendere più accessibili le case ai cittadini, gli Amministratori di sinistra preferiscono spendere enormi cifre solo per cambiare posto alle carovane."

Con queste parole esordisce Leoni di Forza Italia condannando l'impegno della Regione Emilia Romagna e di seguito del...


Modena, il Consiglio Comunale sceglie le microaree per i Sinti

IL Consiglio Comunale di Modena ha votato per la chiusura del "campo nomadi" di via Baccelliera, dove vivono circa trecento Sinti Italiani.

L’area di via Baccelliera è stata permutata all’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero dell’Arcidiocesi di Modena e Nonantola con un terreno di circa 9.600 metri quadrati di proprietà dell’Istituto.

La permuta dei terreni p...


Roma, sgomberate famiglie Rom Kalderasha
Blitz all'alba di lunedì 20 marzo nel parcheggio di Saxa Rubra dove i Vigili Urbani del XX Gruppo e le Forze dell'Ordine hanno sgomberato il "campo nomadi" abusivo, allestito da almeno un anno. L'operazione era richiesta da alcune settimane dal Sindaco di Roma, Walter Veltroni.

L'Assessore alla Sicurezza del Comune di Roma, Liliana Ferraro, ha espresso il suo apprezzamento e il s...


Roma, sfilata di moda dell'Antica Sartoria Rom
A Roma domenica 26 marzo 2006, alle ore 18.00
presso La Palma Club, in via Giuseppe Mirri n.35
sarà presentata la nuova collezione
dell'Antica Sartoria Rom.


L'evento, organizzato con il contributo del Comune di Roma, è affiancato da un ricco programma che inizia alle ore 16.00 con una tavola rotonda dal titolo "i Rom e il lavoro: realtà e prospettive", prosegue al...
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Di Fabrizio (del 23/03/2006 @ 08:02:39, in Italia, visitato 1976 volte)

Una “nuova primavera” sta per abbattersi sul “campo di via Triboniano” a Milano, senza il contorno di fiori e celebrazioni rituali, come quella che in genere si festeggia l’8 aprile, giornata di festa internazionale per molte comunità rom in ogni parte del mondo.

Da oltre 6 anni infatti, centinaia di rom rumeni sono qui costretti a vivere in condizioni disastrose e inumane, ai margini estremi di una periferia le cui case si fermano là dove arriva la fermata del tram. Più oltre, lungo un percorso di centinaia e centinaia di metri a piedi, solo un posto caldo d’inverno per i senza fissa dimora e in lontananza gli slum dei baraccati.

Eppure il tanto decantato avvio dei lavori di ristrutturazione del campo, previsti per lunedì prossimo, non sarà un’occasione per rimediare alla più infelice e inutile opera pubblica degli ultimi dieci anni rivolta ai rom, ma l’ennesimo, incontrastato episodio di una politica apertamente “differenziale” dell’amministrazione comunale, che separa e discrimina i rom da tutti gli altri concittadini milanesi.

Duemila metri quadrati, ripuliti velocemente dopo il disastroso incendio di due settimane fa, accoglieranno alla rinfusa almeno duecentocinquanta persone, i cosiddetti “storici”.

Gli altri, quasi altrettanti, seguiranno probabilmente la sorte occasionale di chi scappa inseguito dalla costante minaccia di un fermo di polizia, di una separazione dai familiari, di un’espulsione.

Non importa chi essi siano, o quali storie portino con sè, siano essi bambini che vanno a scuola o che non ci vanno, donne e uomini, giovani e anziani.

In fondo a destra, se non hai i “documenti” esci dal campo, dritto davanti a te, se ce li hai o sei più furbo degli altri, ti aspetta per i prossimi 6 mesi un’area priva di tutto, a cominciare dai bagni (ma ne sono stati promessi di quelli chimici), di acqua (quante fontanelle ci saranno? E’ la domanda che ci verrebbe da rivolgere alla Sig.ra Molteni, consigliere comunale della Lega Nord, che in una sua visita al campo di via Barzaghi ebbe una volta a dire che una, sì, propria una sola fontanella, per le esigenze di settanta persone era più che sufficiente), e le docce? Nessun allacciamento, anche solo provvisorio, è previsto alla corrente elettrica, né la predisposizione di un minimo impianto antincendio.

Ma accade proprio a Milano?…

Opera Nomadi Sezione di Milano - il Vicepresidente Maurizio Pagani

Rif: l'inchiesta di settimana scorsa

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Di Fabrizio (del 23/03/2006 @ 09:05:18, in musica e parole, visitato 1946 volte)
Ecco, mi ricordo che avevo un appuntamento! : - )

Giovedì 23 marzo ore 21

alla Libreria Calusca

via Conchetta, 18 Milano

Carovane in Calusca
Presentazione del libro
"Carovane tra le pagine" di Giada Valdannini



Intervengono:

Maurizio Pagani (vice presidente Opera Nomadi Milano)
Giorgio Bezzecchi (segretario nazionale dell’Opera Nomadi, rom hervato)
Fabrizio Casavola (redattore di Mahalla)
Francesco Uboldi (regista del documentario Rom, musicisti sotterranei)
Guido Gaito (etnomusicolo)

Sarà presente l'autrice

Durante la serata sarà proiettato il film di Uboldi, "Rom, musicisti sotterranei"

... E poi si balla!

"Carovane tra le pagine": Un lungo viaggio attraverso la storia e la tradizione del popolo rom. Un saggio alla scoperta di una migrazione millenaria che partendo dall'India ha condotto i Rom, Sinti, Kalè, Manush e Romnichals sino alle porte d'Europa. Per presentare la cultura dei figli del vento attraverso le note della curiosità, affinché la conoscenza prenda il posto del pregiudizio. Il tutto in un'opera che si compone di varie sezioni: dalla storia delle tribù primigenie alla fuga verso l'Occidente passando per Bisanzio, i Balcani e il cuore d'Europa. Come anche le più recenti persecuzioni, quelle perpetrate durante il cosiddetto “Olocausto dimenticato”. Nonché la descrizione della loro lingua, il Romanès, nota a tutti i gruppi in ogni singola parte del pianeta. A completare la prima sezione, la presentazione delle comunità, i valori tradizionali e le forme del pregiudizio. Fino all'antologia critica che racchiude alcuni tra gli scritti più belli dei Rom italiani contemporanei passando attraverso la nascita della loro letteratura.


Il libro sostiene la battaglia sul copyleft per la libera fruizione del sapere e pertanto è scaricabile gratuitamente (per intero) dal sito http://www.gaffi.it
(sezione libri - collana ingegni).

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