Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/01/2006 @ 00:30:52, in Regole, visitato 3078 volte)
|
Modelli per i Rom Ungheresi
|
|
|
|
|
|
By Nick Thorpe BBC, Hungary
|
|
|
In Ungheria una rivoluzione pacifica nelle relazioni tra la popolazione maggioritaria e la comunità rom
|
George Makula ha un sogno.
Ha fermato un gruppo di giovani in strada, per controllare i loro documenti.
I ragazzi sono Zingari ungheresi dalla pelle scura.
“Te la prendi con noi,” protestano, “perché siamo Rom”.
“Anch'io lo sono,” risponde emergendo alla luce dall'ombra della sua divisa.
Prima di incontrare George Makula, penso di non aver mai visto un poliziotto Rom in Ungheria. Sono in 700.000 nel paese, il 7% della popolazione.
|
|
I Rom sono la più vasta minoranza ungherese
|
Cittadini europei
Quando l'Ungheria, assieme ad altri nove paesi – principalmente dell'Est Europa, si è congiunta all'Unione Europa, la popolazione dei Rom nell'Unione è cresciuta di oltre un milione e mezzo.
L'alba di una nuova epoca si presenta loro, mentre scendono metaforicamente dai loro vagoni, probabilmente la più luminosa da quando in India nell'undicesimo secolo iniziarono il loro lungo viaggio verso occidente, grazie all'ordine del giorno sui diritti umani dell'agenda dell'unione.
Ma nei loro vagoni nazionali, rimangono problemi significativi.
|
Vivono nei ghetti ai limiti delle città, o in villaggi dell'est dove sono la maggioranza degli abitanti [...].
Sono orgogliosi delle loro rimanenti tradizioni musicali e artigiane, e conservano gelosamente parte della loro lingua, ma vivono per la maggior parte nella più abbietta povertà.
Si dice che più della metà della popolazione carceraria in Ungheria sia Rom, ma non ci sono statistiche in proposito.
Dal 1993, con l'adozione del Protection Act, la lettera “c” che appariva sui documenti pubblici e stava per (cigany – zingari) è stata abolita.
Una delle mie prime interviste in Ungheria, verso la metà degli anni'80, fu con lo scrittore rom Menyhert Lakatos.
“Ci sono stati tempi in cui venivamo uccisi o cacciati a vista, ” mi raccontava.
E uno dei suoi libri comincia con una patetica fila di zingari lungo una strada, con le orecchie tagliate.
“C'è forse da stupirsi” continuava “se a volte consideriamo i polli o i portafogli degli Ungheresi come un gioco d'abilità?”
|
In Europa vivono dai 10 ai 12 milioni di Rom, la maggior parte nei Balcani
|
|
Baldacchino di stelle
Una volta portai un gruppo di giovani Rom in un bar coperto. Era sabato di prima sera, in un villaggio nell'Ungheria del nord-est.
Ci avevano appena portato degli analcolici, che si presentò il padrone a dirci che il bar stava chiudendo.
Lasciammo il locale senza dire una parola, e ci incamminammo per un rettilineo, sotto un tappeto di stelle.
|
I ragazzi improvvisarono allora un ritmo, battendo le mani sulle ginocchia e inventando canzoni, accompagnandosi con una fascia d'ottone, mentre le ragazze facevano rotolare una ruota sul selciato.
L'Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria, fondata da George e qualche altro collega, ha un mese di vita.
“Il nostro primo scopo” spiega George Makula, “è mostrare ai nostri colleghi che non tutti i Rom sono ladri e mentitori.
“La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom” dice, “Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...”
Intanto la conversazione si allarga, quasi come un incendio, e le priorità si aggiungono e prendono spessore. Come persuadere quei pochi Rom in polizia a svelare la loro identità e uscire dall'anonimato.
Come reclutare i più giovani, e come combattere i reciproci pregiudizi tra Rom e polizia.
|
|
La polizia non vede mai i buoni esempi di Rom... Studenti, lavoratori, pompieri, inservienti civili...
George Makula, Associazione dei Poliziotti Rom d'Ungheria
|
|
Diversità culturale
Incontrai George alcuni anni fa
Mi disse che aveva saputo che in Gran Bretagna c'erano poliziotti neri. Gli diedi il nome e il numero di un referente all'ambasciata britannica.
|
|
Da allora è stato parecchie volte in Gran Bretagna, prendendo anche parte a discussioni tra i Rom e i Viaggianti ed invitando poliziotti britannici che insegnano ai loro colleghi la diversità etnica e culturale.
L'estate scorsa è stato a Washington DC.
L'associazione dei Poliziotti Neri degli Stati Uniti fu fondata negli anni '70. Ora il 56% dei poliziotti di Washington sono neri.
|
|
Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale
|
|
Mostra le statistiche sul tavolo di un caffè a Budapest, con gioia, come se fossero un regalo di Natale.
Le reazioni dei suoi colleghi sono state varie. Perché non creare anche un'associazione dei poliziotti ebrei, ha chiesto qualcuno. O una di quelli con gli occhi azzurri?
Altre sono state più positive. Una delle più strenue sostenitrici della neonata associazione è una funzionaria del Ministero degli Interni, Klara Csanyi, che ha fondato l'Associazione Poliziotte Ungheresi.
Adesso a Budapest c'è una famosa stazione radio rom. E un rinomato liceo rom a Pecs, nel sud del paese.
Ci sono due Romnià elette al Parlamento Europeo, e consigli municipali rom in quasi tutto il paese.
Adesso anche l'Associazione dei Poliziotti – aperta anche ai vigili e del fuoco e ai doganieri di origine Rom.
Dopo decenni di tentativi di assimilazione, alcuni Rom in Ungheria sono giunti ad una conclusione radicale. Ci dev'essere qualcosa di utile nel dichiarare la propria identità, invece di negarla.
Se la stato non è ancora in grado di contare quanti sono i propri Rom, stanno iniziando a contarsi da loro stessi.
|
Di Fabrizio (del 18/01/2006 @ 12:14:18, in scuola, visitato 1857 volte)
Pubblicato su:
17/01/2006 - 15:09
Un'indagine dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr rileva un generale inserimento degli studenti stranieri con gli italiani e con i docenti. Il rischio razzismo serpeggia però nelle superiori. Confermato il problema bullismo.
Immigrazione? Non è un problema, almeno a scuola, dove però è emergenza bullismo. Per gli alunni stranieri, anzi, insegnanti e coetanei sono un punto di riferimento e talvolta sono le famiglie dei ragazzi immigrati a ostacolare la socializzazione. E' quanto emerge da una indagine svolta da Camilla Pagani e Francesco Robustelli, psicologi dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su 10 scuole (3 superiori, 5 medie, 2 elementari) dell'Italia centrale (8 a Roma, una nella provincia di Roma, una nella provincia di Firenze), che ha coinvolto 86 insegnanti (73 femmine, 85%, e 13 maschi, 15%). "Un campione che rappresenta piuttosto fedelmente la realtà della scuola italiana", sottolineano gli autori. L'indagine è stata condotta con la tecnica del focus group: interviste collettive con i docenti (da un minimo di 5 a un massimo di 10) alla presenza di un ricercatore che fungeva da moderatore e di un altro come osservatore.
I focus group hanno seguito questa traccia: situazione della scuola per l'inserimento di alunni stranieri; preparazione degli insegnanti; atteggiamenti degli alunni italiani; rapporti tra gli alunni stranieri e gli alunni italiani; influenza delle diverse culture sugli atteggiamenti degli alunni; i rapporti tra la scuola e le famiglie degli studenti stranieri e degli studentii italiani; strategie adottate dagli insegnanti. Il primo dato emerso è che il dibattito sul concetto di integrazione, se cioè vada intesa come assimilazione o come conservazione della propria identità culturale, nei focus group si è sviluppato solo in 3 scuole medie, mentre nelle altre 7 l'integrazione viene intesa con una valenza decisamente positiva.
Ma soprattutto, in quasi tutte le scuole non ci sono state particolari difficoltà nell'inserimento di alunni stranieri, specie quando questi sono in Italia da qualche anno e hanno frequentato già la scuola materna e la scuola elementare da noi. Solo un insegnante di una scuola superiore lamenta esplicitamente che i rapporti tra ragazzi stranieri e italiani non sono buoni, ma il problema si riconduce a quello più generale del bullismo. "In tutti i dieci incontri, nell'analizzare il problema dell'inserimento degli alunni stranieri, gli insegnanti hanno fatto riferimento a quello che viene definito 'disagio giovanile'", evidenziano Pagani e Robustelli.
Molti insegnanti indicano insomma le ragioni dei rapporti difficili tra gli alunni più sul versante psicologico che su quello culturale: per esempio, quando i ragazzi manifestano aggressività nei riguardi dei soggetti più deboli come i portatori di handicap, indipendentemente dal fatto che siano stranieri o italiani. Di bullismo in senso stretto parlano gli insegnanti di 7 scuole, confermando quanto la letteratura scientifica ha rilevato sulla diffusione e gravità di questo fenomeno anche in Italia. Alcuni insegnanti, soprattutto nelle scuole superiori, riferiscono con rammarico che talvolta ragazzi italiani e stranieri non si frequentano molto fuori della scuola e attribuiscono in alcuni casi la responsabilità di questo fatto alle famiglie degli alunni stranieri (a parte le famiglie rom, il riferimento è in particolare a quelle cinesi, filippine e mussulmane) che non incoraggerebbero la socializzazione dei loro figli. In 2 scuole superiori alcuni docenti si sono però dimostrati preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso negri, zingari ed ebrei. "Anche il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori conferma i risultati della ricerca psicologica", sottolineano i ricercatori.
Le insegnanti delle scuole elementari sottolineano inoltre come l'inserimento degli alunni stranieri sia stato molto facilitato grazie alla collaborazione dei bambini italiani. In 3 scuole, 2 medie e 1 elementare, i docenti fanno riferimento a forme di vero e proprio attaccamento affettivo degli alunni stranieri alla scuola. In una elementare e una media, alunni stranieri, nonostante non abitino più vicino alla scuola, continuano a frequentarla. In un'altra scuola media sono gli insegnanti, oltre che i compagni di classe, a fungere da punti di riferimento: "Ad esempio una ragazza chiede alla sua insegnante di accompagnarla a comperarsi un costume per andare in piscina, attività che viene svolta con tutta la classe, e l'insegnante l'accompagna volentieri" è un esempio citato da Pagani e Robustelli.
Ogni singola disciplina comporta vantaggi e alcuni svantaggi per quanto riguarda l'inserimento dell'alunno straniero, soprattutto nella fase iniziale. Ad esempio, l'educazione fisica e l'educazione musicale non creano particolari problemi, in quanto materie che si basano molto sull'attività pratica. L'inglese risulta spesso molto difficile per gli stranieri, in particolare per quelli che già sono impegnati nell'apprendimento dell'italiano. Per quanto riguarda la matematica, l'inserimento sembra facilitato dall'uso di una simbologia internazionale, mentre difficoltà si riscontrano nelle scienze, che richiedono l'uso di un linguaggio molto specifico. Il problema della lingua viene segnalato dagli insegnanti di tutte le scuole intervistate.
Uno degli aspetti del problema linguistico, sollevato da 5 scuole su 10, è che in numerosi casi vengono inseriti nelle classi alunni stranieri, che non conoscono o conoscono molto poco l'italiano, 2-3-4 anni più grandi rispetto ai loro compagni. Mentre un problema affrontato nei focus group in 1 media e in 1 elementare, ed accennato in 1 superiore, è la preoccupazione di alcuni insegnanti e genitori per il fatto che l'inserimento di alunni stranieri o di portatori di handicap possa nuocere agli alunni più dotati e abbassare il livello generale della classe. I risultati della ricerca sono contenuti nel volume "Marek a scuola" edito da Franco Angeli, che sarà presentato domani 18 gennaio alle ore 16 preso la Sala Conferenze dell'Istituto "Galileo Galilei" - via Conte Verde, 51 - Roma. Oltre agli autori della ricerca interverranno: Maria Coscia - Assessore alle Politiche Educative e Scolastiche Comune di Roma, Vinicio Ongini - MIUR, Melina Decato - Vicesegretario generale Presidenza della Repubblica, Francesca Gobbo - Università di Torino, Paola Bastianoni - Università di Lecce, Paola Gabbrielli - Consulente Intercultura.
HC 2005 - redattore: NZ
Di Sucar Drom (del 18/01/2006 @ 01:20:15, in casa, visitato 2159 volte)
Rif: l'inaugurazione domenica scorsaDa redattoresociale.itTerreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi Il campo nomadi di Guastalla GUASTALLA (RE) – Sarebbero ormai 5000 i terreni privati agricoli acquistati, prevalentemente nel nord Italia, da famiglie sinte e rom, per viverci con le proprie roulotte. La stima è dell’Associazione Sucar Drom – Opera Nomadi di Mantova secondo cui sceglierebbero questa soluzione soprattutto i sinti italiani - sinti piemontesi, lombardi, veneti, Teich, Gackane, emiliani e marchigiani, Rom Harvati, Lovara e abruzzesi - decisi ad uscire ad ogni costo dalla logica assistenziale del campo. Una tendenza iniziata negli anni ’80 ed esplosa in un decennio, perché poco onerosa a livello finanziario - più difficile sarebbe l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile - e non straniante culturalmente. Più cauta nei numeri la valutazione di Nicola Solimano della Fondazione Michelucci di Firenze, realtà all’avanguardia nella progettazione e nella ricerca urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali. “E’ una tendenza in crescita, soprattutto tra i sinti. In Toscana nel 1992 erano uno o due i casi ed oggi sono almeno una ventina”. La Fondazione ha progettato e realizzato due aree, una a Prato per i Sinti ed una a Firenze per i Rom macedoni, oltre ad aver appaltato i lavori di un micro-area a Pisa ed aver esteso la propria consulenza a Trento e Bolzano. L’intervento dipende molto dalle caratteristiche dei destinatari, spiega la Fondazione; i Rom ad esempio hanno una tradizione abitativa e sono quindi pensabili soluzioni più vicine ad un modello di casa tradizionale, anche individuale, mentre per i sinti che mantengono una mobilità accentuata e sono legati ad un sistema di famiglia allargata (25-40 persone) vengono forniti più coerentemente servizi di supporto alla loro vita in roulotte. Importante adottare le diverse soluzioni insieme alle famiglie destinatarie del progetto: “E’ importante dimostrare che si sta lavorando alla loro casa e non per uno spazio di nessuno, questo mantiene un senso di identificazione e fa si che, ad esempio, non si verificano cattivi utilizzi delle strutture”. Il problema è che per la legge italiana queste roulotte sono e restano un abuso edilizio. Secondo Sucar Drom questo non solo mette in crisi le famiglie che attualmente vivono in terreni agricoli di proprietà, ma investe le amministrazioni comunali costrette a trovare anche soluzione alternative. “Il rischio evidente è il ritorno al campo nomadi”, paventa l’associazione Sucar Drom che chiede la possibilità di sanare le situazioni esistenti e creare le condizioni perché questa tipologia abitativa venga estesa, attraverso il lavoro di confronto in un tavolo interistituzionale con Ministeri e Regioni. Obiettivo: arrivare ad una soluzione uniforme su tutto il territorio nazionale. “Sono molte le famiglie che stanno facendo questa scelta – commenta Solimano della Fondazione Micheletti, secondo cui questa “è una strada da percorrere”. “Il discrimine è quello del rapporto con la legge sugli abusi edilizi – aggiunge - Occorre trovare un soluzione di equilibrio, in genere non si tratta di aree di pregio. Basterebbe consentire gli allacci alla rete idrica e fognaria, sanare piccoli abusi. Si tratta di interventi limitati”. (vedi lancio successivo) (cch) © Copyright Redattore Sociale
intervento di Fabio Suffré, mediatore culturale dell'Associazione Sucar Drom. Carissimi, vi ringrazio tutti per essere oggi qui con noi oggi a festeggiare u kher nevo (la nostra nuova casa), il Residence Sucar Plaza. Questa realizzazione è un primo segno in Emilia Romagna per costruire insieme un nuovo rapporto tra noi Sinti, le Istituzioni e il resto dei Cittadini. In questi quattro anni di lavoro partecipato abbiamo sperimentato la metodologia della mediazione culturale che vede noi Sinti per la prima volta protagonisti. Insieme con il Sindaco, il Vice Sindaco, il Geometra Eber Bianchi e tutti gli Uffici Comunali interessati abbiamo discusso, lavorato, costruito questa esperienza. Oggi io, a nome dell’Associazione Sucar Drom e delle famiglie Sinte guastallesi, li voglio ringraziare per l’impegno e la volontà che hanno dimostrato in questi quattro anni. Ringrazio anche tutto l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna e l’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova per il concreto sostegno che hanno offerto a questa esperienza. Oggi possiamo dire che abbiamo una casa dove poter vivere, crescere i nostri figli, gioire e anche soffrire come ogni famiglia al mondo. In questi giorni qualcuno ha affermato pubblicamente che il Residence Sucar Plaza, la nostra casa, non sarebbe altro che un “campo nomadi”. Oggi io rispondo a tutte queste persone che non hanno mai provato a vivere in un “campo nomadi”. Sucar Plaza non è un “campo nomadi” dove sei costretto a vivere contro la tua volontà, al di fuori della propria famiglia, senza privacy, decine e decine di famiglie ammassate una contro l’altra. Si provino questi signori a vivere una settimana in un “campo nomadi” a Reggio Emilia, a Bologna, a Carpi e la lista è tristemente lunga. La micro-area che oggi inauguriamo sarà esempio in tutta l’Italia per chiudere i cosiddetti “campi nomadi” e offrire alle Minoranza Etniche Linguistiche Sinte un habitat dignitoso. Ma ciò non è sufficiente e per questo chiedo alla Regione Emilia Romagna e alla Provincia di Reggio Emilia di sostenere il nostro progetto di mediazione culturale perché oltre all’habitat dobbiamo tutti insieme elaborare subito, senza perdere tempo, strategie condivise negli ambiti del lavoro, della cultura, della sanità e della scuola. Oggi gioiamo per questo momento, ma da domani vi chiediamo di lavorare insieme per costruire il reale riconoscimento dello status di Minoranze Etniche Linguistiche Nazionali per noi Sinti e per i Rom.
Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 01:57:43, in Regole, visitato 2071 volte)
La Svezia garantisce asilo ai cittadini dalla Romania, paese candidato nella EU - 12.01.2006 - 18:23 La Svezia ha garantito asilo politico ad un insegnante di yoga proveniente dalla Romania, paese candidato nella EU, con il capo di stato rumeno che si è riferito al caso come esempio delle imperfezioni nel sistema legislativo del paese, ad un anno dall'accesso previsto nella EU. Segnalazione completa (in inglese):
Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 00:11:28, in Europa, visitato 1936 volte)
oltre il pregiudizio CAMPAGNA CONTRO IL RAZZISMO
La Camera del Lavoro di Milano e Opera Nomadi presentano
PORRAJMOS lettura spettacolo voci da uno sterminio dimenticato Rom e Sinti nell'Europa della 2° guerra mondiale
Con Dijana Pavlovic' e Claudio V. Migliavacca
MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA RAHPSODIJA TRIO Muarizio Deho', violino Luigi Maione, chitarra Giampietro Marrazza, fisarmonica
Con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, Naum Jovanovic e Daniela Di Rocco
Un progetto di MaurizioPagani
Elaborazione video Itsos “Albe Steiner” sezione cine tv: Simone Ferrari, Luca Lossani, Desiré Ieva
Luci e tecnica – Lele Cascione
Testi & Regia: Dijana Pavlovic' – Claudio V. Migliavacca
|
|
Sabato abbiamo inaugurato il residence Sucar Plaza a Guastalla, in Provincia di Reggio Emilia. Erano presenti tante, tante persone (circa un centinaio) che insieme a noi e alla comunità sinta guastallese hanno voluto condividere questo momento di gioia. Particolarmente applauditi gli interventi di Mario Dallasta (Sindaco di Guastalla), Fabio Suffré (Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom), Gianluca Borghi (Consigliere Regionale ed ex Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Teresa Spagna (Funzionaria della Provincia di Mantova che sostituiva l’Assessore Fausto Banzi) Tutti e quattro questi interventi hanno evidenziato che ai Sinti deve essere riconosciuto lo status di Minoranze Etniche Linguistiche e che l’esperienza di Guastalla deve essere esempio replicabile a livello nazionale per uscire dalle logiche ghettizzanti e assistenziali del “campo nomadi”. In particolare si è posta l’attenzione sulle tre “parole chiave” che hanno guidato la progettualità: interazione, mediazione culturale e partecipazione. Infatti, il progetto abitativo di Guastalla non è tanto importante per la scelta della tipologia abitativa (micro-area), ma è importante perché è stato un progetto partecipato a tutti i livelli dalle famiglie guastallesi appartenenti alla Minoranza Etnica Linguistica dei Sinti Emiliani e soprattutto consapevole che le Minoranze Etniche Linguistiche Sinte e Rom sono soggetto pensante della città e per la città di Guastalla. Infatti, il raggiungimento degli obiettivi fissati si è reso possibile per il coinvolgimento diretto e a tutti i livelli (nelle fasi decisionali, progettuali, nella realizzazione e nelle verifiche) delle famiglie Sinte Guastallesi. Sono intervenuti anche Anna Maria Dapporto (Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Marcello Stecco (Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia) e Vladimiro Torre (Presidente dell’Associazione Them Romano di Reggio Emilia). L’inaugurazione è stata allietata dal gruppo musicale U SINTO di Bolzano e da un rinfresco con brindisi in un clima di gioia e felicità. Il residence Sucar Plaza è stato benedetto da Monsignor Ambrogio Morani. In foto il taglio del nastro. Da sinistra: Fabio Suffré, Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom; Mario Dallasta, Sindaco di Guastalla; Gianluca Borghi, Consigliere Regionale; Anna Maria Dapporto, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna; Marcello Stecco, Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia. Dietro a Fabio Suffré, all’estrema sinistra della foto si scorge Monsignor Ambrogio Morani. La foto è stata gentilmente concessa dal fotografo Ermes Lasagna che si è offerto di costruire insieme a noi un progetto fotografico, di cui vi parleremo nei prossimi mesi
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 10:34:23, in blog, visitato 1906 volte)
Finite tutte le ferie (anche quelle ortodosse e musulmane) ci vuole un babbo natale ritardatario e sgarruppato che porti qualcosa a chi continua a leggere la Mahalla nonostante la depressione del ritorno in ufficio.
E' dai tempi dell'ultimo trasloco che ci sono due ampli e luminosi blog, parcheggiati come magazzino su Tiscali (dove per fortuna nessuno sente la mia mancanza, visto che nel frattempo spopolano Sucar Drom e Romano Lil). E così pensavo, chi sarà il prossimo??
Beh, cosa farci di un blog? Non ne ho la minima idea, ma se volete aprirne uno, tanto vale usare i miei due magazzini:
che almeno potete sfruttare il nome che si era fatto.
Chi è interessato, mi scriva. Ovviamente, darò la precedenza a chi ha idea di mantenere una certa continuità con gli argomenti che erano trattati da quelle parti, quindi Rom e Sinti, ma anche progetti e diari su volontariato, associazionismo, scuola, media e informazione. Insomma, ci siamo capiti... L'importante, è che il nuovo “inquilino” non mi cancelli i post passati.
Una valutazione sulla piattaforma tiscali
Facilità d'uso
|
|
Grafica
|
|
Immagini
|
|
Html
|
|
Redazione Tiscali
|
|
Trolling e rompiscatole
|
|
Visibilità nella piattaforma
|
|
Visibilità nel web
|
|
In effetti, c'è il rischio del “ghetto tiscali”, dove ci si conosce tutti ma a fatica si oltrepassano i confini della piattaforma. In ogni caso, posso aiutare a ottenere buona visibilità negli aggrgatori specifici come bloglines, del.icio.us e frappr. Technorati invece con tiscali non lega molto.
Per contattarmi
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 00:06:35, in casa, visitato 1523 volte)
ricevo e porto a conoscenza:
Milano , 13 gennaio 2006
APPELLO ALLA CITTA’
“La solidarietà è la tenerezza tra i popoli” (J. Martí)
In occasione del Consiglio Comunale di lunedì 16 gennaio in cui è stato chiesto all’assessore Tiziana Maiolo da parte della conferenza dei capigruppo dell’opposizione di relazionare in merito alla situazione dei “rifugiati di via Lecco”, le firmatarie associazioni chiamano la cittadinanza alla partecipazione.
Siamo convinti che soltanto il dialogo, la collaborazione e la solidarietà tra tutti possano permettere una rapida soluzione della situazione in cui si trovano ormai da due mesi i “rifugiati di via Lecco”.
La risoluzione di questa situazione specifica può segnare un passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione umanitaria.
Milano ha bisogno di politiche specifiche, responsabilità sociale e programmazione di interventi che garantiscano la necessaria accoglienza e integrazione a coloro che, fuggendo da situazioni di guerra e persecuzioni personali, chiedono all’Italia e alla nostra città protezione e sostegno.
PRESIDIO
LUNEDI’ 16 GENNAIO
ORE 17,00
IN PIAZZA DELLA SCALA
Arci, Emergency, CGIL, Naga, Todo Cambia
Prime adesioni:
La comunità Kurda di Milano, SinCobas, Fiom, C.S Leoncavallo, Associazione culturale cilena, Rete Artisti contro la Guerra, Ass.Beretti Bianchi, Attac Milano, Associazione Azad per la libertà del popolo Kurdo, Filef Lombardia, Arci blob, Arciragazzi, Associazione per la Pace di Milano, Coordinamento lombardo nord sud del mondo, Associazione Maschere Nere, Basta Guerra, Rifondazione Comunista , Francesco Majorino, segretario cittadino DS, Augusto Rocchi, segretario provinciale PRC, Enrico Coviello, assessore agli stranieri e politiche di pace Comune di San Donato, Giusi Rotondo, Dario Fo e Franca Rame, Elena Cavallone
Info: 333/1229779 o 328/ 54 73 099
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 21:34:02, in Europa, visitato 1891 volte)
Pur non condividendolo in tutti i punti, mi sembra un'analisi originale e interessante per una rflessione sul futuro europeo:
Commenti al Programma Operativo per il 2006 (file pdf ndr) del Consiglio d'Europa proposto dalle prossime presidenze di Austria e Finlandia
Le 58 pagine del documento danno maggior importanza ai fertilizzanti che alla non-discriminazione. Continua la tendenza nel creare inaccettabili gerarchie tra i diversi livelli di discriminazione, tra cui è citata solo quella di genere. Tanto i paragrafi riguardo i fertilizzanti che l'eguaglianza di genere e la non-discriminazione hanno cinque righe, ma almeno i fertilizzanti sono elencati all'indice degli argomenti. La non-discriminazione viene menzionata anche nelle cinque righe che di fatto dovrebbero essere dedicate all'uguaglianza di genere e alle tematiche connesse (non che questo aiuti nella comprensione). E' abbastanza ironico l'introduzione del documento: "i recenti dibattiti hanno sottolineato l'importanza che l'unione si concentri sui temi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini". Gli Austriaci e i Finlandesi che hanno lavorato a questo documento, riceveranno da noi altre notizie. Non ero a conoscenza del così grande interesse dei miei concittadini europei per la verifica e la contabilità statutaria o l' indirizzamento sui diritti degli azionisti così come l' infrastruttura per le informazioni spaziali ed il metodo strategico all'amministrazione dei prodotti chimici. Ci sono anche argomenti più "seri": il rafforzamento dei diritti della piccola minoranza europea che deve affrontare viaggi aerei, così come le f usioni trasversali ai margini del settore bancario e l'accesso della Comunità al WIPO Geneva Act assieme al brevetto comunitario relativo all'urgente problema relativo ai diritti di proprietà europei. Il capitolo sul welfare animale, salute degli animali, protezione delle piante e nutrizione animale, è più grande di quello sulla politica sociale. Il documento è stato pubblicato il 22 dicembre e non vale neanche la scusa che è stato scritto dopo i postumi di una sbornia. Piuttosto la spiegazione risiede nel fatto che a quella data nessun parlamentare era a Bruxelles e le camere nazionali avevano giàla testa in ferie La maggior parte del documento si confronta con le relazioni esterne e il terrorismo, mentre la parte sui Diritti Umani è assolutamente inadeguata e si focalizza su Cina, Iran e Cina. Un documento terribile scritto da frequentatori di voli di prima classe, comitati di azionisti ed elites europee, che dovrebbero invece che guardare i canali di moda e di Gucci, dovrebbero sintezzizarsi su Euronews. La maggior copertura di notizie quest'anno è stata data agli eventi di Francia, dove esclusione sociale e razzismo hanno creato una bomba sociale. Il trattato costituzionale non è passato in Francia e Olanda a causa di una lingua elitaria e alla mancanza di collegamento tra i cittadini europei, e questo documento si pone sullo stesso percorso. Nel 1995, l'anno in cui l'Austria si congiunse all'Unione Europea, 4 Rom furono ammazzati da una bomba mentre tentavano di rimuovere dei graffiti razzisti scritti contro di loro. L'Austria sta tuttora lottando contro il neonazismo e il gap tra molto ricchi e molto poveri sta aumentando. L'antiziganismo e il razzismo sembrano essere sufficientemente tutelati dalle future presidenze europee. Probabilmente sperano che impacchettiamo le nostre cose e ci prendiamo una vacanza in attesa della presidenza tedesca. Valeriu Nicolae Deputy Director European Roma Information OfficeAv. Eduard Lacomble 17, Brussels valeriu.nicolae@erionet.orgTel. + 32 27333462 Fax: +32 27333875 Mobile: +32 476538194
|