Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/05/2005 @ 23:35:29, in lavoro, visitato 3869 volte)
... e filosofia, per i nostalgici del quiz Un campo sosta si riconosce dall'odore: può essere il fumo della legna che ti rimane appiccicato ai vestiti, di animali da cortile e bambini piccoli, o di wc intasati e vestiti zuppi. Fango e polvere. Qui il fango era un ricordo, perché i vialetti interni erano asfaltati da anni. Da un paio di mesi sono in corso i lavori di ripavimentazione. Il campo è un cantiere unico, ma tra gli operai che lavorano non conosco nessuno, sono di un'impresa esterna. Gli uomini del campo sono seduti a fumare e a lamentarsi, i più giovani invece fanno a gara con gli operai: il tempo è ancora incerto e stanno riparando i tetti delle loro baracche. Le baracche sono abusive, ma nessuno dice niente, d'altronde qui c'è chi ci abita da 16 anni - e non conosco nessuno che a Milano vivrebbe tutto questo tempo in una roulotte.
Quasi assieme al campo, era nata una cooperativa, formata dai Rom stessi, da volontari, da operatori della scuola e dei servizi sociali. Si era formata con lo scopo preciso di fornire occasioni di lavoro, di operare per la scolarizzazione dei bambini in età scolare, di indire manifestazioni che potessero presentare vari aspetti della cultura e del modo di vita dei Rom. Non è così strano come sembra, immaginare questa cooperativa. Un Rom è abituato a trattare la durata prevista del lavoro e la ricompensa, poi a seconda dell'impegno e del premio coinvolgere altri parenti o conoscenti, oppure chiedere in prestito gli attrezzi necessari a qualche componente della sua famiglia allargata, se non ha attrezzi a disposizione; poi si divide. Come pure, è costume che vecchi e bambini, anche se non fan parte del proprio gruppo ristretto, vengano accuditi in comune quando non siano in grado di essere autosufficienti al proprio sostentamento. Insomma: a parte qualche difficoltà con quote sociali, bilanci e consigli di amministrazione, per loro il concetto di cooperativa è molto più comprensibile che per noi.
Cos'è successo nel frattempo? - a fine 1992, ci fu la prima manifestazione cittadina dei Rom a Milano, per chiedere che il campo venisse attrezzato dignitosamente, dopo 3 anni. La sera stessa, si finì in TV a Milano-Italia di Gad Lerner. Il campo venne sistemato; - fu stipulata una convenzione per il trasporto degli alunni alla scuola dell'obbligo. I ragazzi iniziarono a frequentare la scuola media. La convenzione non è stata più rinnovata; - attività para-scolastiche all'interno del campo: doposcuola, scolarizzazione per adulti. Animazione per ragazzi e sportiva. Nessuna convenzione viene rinnovata da due anni; - vari corsi di formazione professionali: operatori del verde, lavorazione del rame, produzione tessuti batik; richieste varie di commercializzazione di quanto autoprodotto; - installazione di serre all'interno del campo. In abbandono; - corso di informatica e primo bollettino Rom con redazione interna. Non è più finanziato; - affido di minori dall'istituto Beccaria, per reinserimento sociale e famigliare. Interrotta per mancanza di attività curricolari... ... perché a distanza di anni, l'unica convenzione rimasta "era" quella per il mantenimento del verde e la potatura delle piante in alcuni giardini comunali. Ci lavoravano 4/5 persone, 2 soli mesi all'anno. Da quest'anno, anche di quello non si sa più niente.
Ho capito: si fa prima a dire cosa è rimasto: La vecchia e cara "ARTE DI ARRANGIARSI" Un serbatoio di professionalità inespresse per: - lavori di giardinaggio (compreso piantumazione, concimazione, abbattimenti, lavori da serra); - squadre per lavori di traslochi, imbiancatura, muratura; - pulizie civili e industriali; - e poi ci sono idraulici, piastrellisti, saldatori, portinai... meglio che niente! Contattatemi!
Domanda: ma come è potuto succedere? Magari dipende dalle persone, o dalla politica... se ne parla da tempo e forse ho perso il filo del discorso. Questa gloriosa cooperativa, ha avuto secondo me un grande difetto: legarsi a un grande, unico cliente. Finendo per dipendere dai suoi "mal di pancia". Questo cliente è il Comune di Milano, che ha fatto (sicuramente) cose buone e altre meno. Ad esempio, ha "usato" la cooperativa per incentivare la presenza dell'obbligo, o ha dato lavoro agli adulti. Ma nel contempo, l'ha "usata" anche per avere servizi di buon livello a prezzi stracciati, scaricandola quando trovava qualcuno a cui subappaltare questi servizi che fosse ancora più disperato, o quando il ragionamento era di mera opportunità politica. Quando ne parlo al campo, insisto: "Cercate altri committenti, offritevi al privato!". La risposta è che loro per primi non credono che i privati si fidino di loro. Il peggio (è sempre la mia opinione) è che si siano abituati ad avere qualche contentino a poco prezzo, e la maggior parte degli adulti in età di lavoro abbia perso la capacità tipica del nomade, del sapersi adattare a seconda delle circostanze e inventarsi il lavoro. Non è la disperazione della recente lettera dal Canada. Per questi Rom, cittadini italiani a tutti gli effetti, forse è peggio: una vita ad aspettare, in un lager carino fuori dalla città, senza memoria di cosa siano e senza voglia per cambiare.
Tranquilli: qualcuno ce la fa sempre - è provato dalle statistiche! Per esempio la casa: piano piano, senza che nessuno se ne accorga, le famiglie dai campi finiscono nelle case popolari. I miei amici della PadaniaOnLine rivendicano di essere stati i primi a chiedere la chiusura dei campi. Posso dirgli bravi? ...se insieme all'onore si accollano anche gli oneri. Un conto è avere qualche famiglia che fa domanda di casa popolare, un altro "chiudere i campi". Lo scrivo, pensando a noi sedentari: che senso avrà dare la casa a chi non può mantenerla, se non si progettano politiche di supporto? Tanto i problemi, resteranno in quelle periferie già avvelenate dalla convivenza nella miseria.
Sì, lo so, sono il solito ipercritico. E voi invece sarete pazienti, perché manca ancora un pezzo a questo puzzle, che chiameremo Ziganopoli. Ziganopoli, non è solo il campo, è tutta l'industria che ci gira attorno. Ziganopoli, è dare lo spazio dove vivere e togliere poco per volta la possibilità di essere autonomi, per finire nel girone di quel purgatorio che è l'assistenza, ad aspettare qualcuno che risolva i problemi. E' anche isolamento forzato, in maniera fisica rimbalzando tra campi e periferie già a rischio di loro. Ma... non è tutto. L'isolamento può anche essere mediatico: cosa c'è di + adatto di un popolo tenuto isolato e temuto, per costruirci la PICCOLA INDUSTRIA dell'esperto che parla di loro? Oppure dei quintali di libri e film scritti NON da loro? La stampa, la pubblicità legate a questi eventi. I dibattiti sui Rom e Sinti a cui loro non vengono invitati? (a meno che non siano persone eccezionali o abbiano assistito a fatti eccezionali). A cui non vengono chiamati neanche per montare/smontare le strutture o occuparsi del catering? Pensate a quanti sociologhi, scrittori, filmaker disoccupati, se solo ci fosse un sociologo, uno scrittore, un regista Rom. Magari, basterebbero solo qualche imbianchino e qualche giardiniere in +, per fermare questa "esposizione della povertà altrui"!
Io ipercritico? Fate i bravi e ripensate alla scena iniziale. Vi rioffro la mia piccola soluzione: LAVORO CERCASI! - lavori di giardinaggio (compreso piantumazione, concimazione, abbattimenti, lavori da serra); - squadre per lavori di traslochi, imbiancatura, muratura; - pulizie civili e industriali; - e poi ci sono idraulici, piastrellisti, saldatori, portinai... (with a little help by my friends) Contattatemi! Dimenticavo: a buon rendere!!
Di Fabrizio (del 12/05/2005 @ 01:35:05, in casa, visitato 1888 volte)
Un soggetto sempre attuale: LO SGOMBERO Qui a Podgorica (già Titograd) in Montenegro.
Segnalazione da: Vanja Calovic Executive director MANS Tel/fax: + 381 81 656 050; 656 060 Mobile: + 381 69 446 094 E-mail: mans@cg.yu
Riferimenti Gruppo Roma_Yugoslavia
Di Fabrizio (del 12/05/2005 @ 01:14:40, in Europa, visitato 2886 volte)
Da: Roma Network die Taz (Germania): Il Partito Socialdemocratico Tedesco si oppone alla deportazione in Kossovo BERLINO taz. - La minaccia di rimpatriare forzatamente i rifugiati del Kossovo dalla Germania, non incontra solo il biasimo delle organizzazioni dei rifugiati. "Se la situazione della sicurezza continua a mantenersi fragile, sarebbe irresponsabile un rimpatrio di massa" ci racconta Dieter Wiefelspuetz (SPD), portavoce al Bundestag degli Affari Interni del suo partito, annunciando che chiederà al Ministro degli Interni rassicurazioni in merito. Come è stato riportato, il Ministero degli Interni ha siglato un accordo con l'amministrazione ad interim dell'UNMIK il 26 aprile, in base alla quale membri delle minoranze Askali, Egizie e Rom sarebbero stati rimpatriati a partire da questo mese. [...] precisamente, 300 alla volta da maggio e 500 da luglio. Le organizzazioni dei rifugiati stimano in 10.000 i rifugiati coinvolti nell'accordo. Questi tipo di rimpatri forzati erano stati sospesi dopo i disordini di marzo 2004. L'accordo è stato criticato anche da Marieluise Beck, del partito dei Verdi e rappresentatnte del Governo per le tematiche migratorie [...], che ha richiesto "un pronunciamento chiaro perché sia permesso [ai rifugiati] di rimanere in Germania". In una recente intervista, Beck ammoniva sull'alto rischio legato al loro rientro e sulle preoccupazioni per il loro futuro. Guenther Burkhardt, Direttore Esecutivo di Pro Asyl, ha indicato queste deportazioni come "una falla nella diga umanitaria". Le previsioni sulla situazione in Kossovo sono difficili. Nel proprio rapporto di marzo, l'UNHCR definisce la situazione "fragile e poco chiara", nel contempo afferma di avere "preoccupazioni sulla sicurezza generale" per i rimpatriati. Nikolaus von Holtey di Pax Christi, ritiene che non dovrebbero verificarsi "veri atti di violenza", piuttosto una situazione generalizzata di intolleranza razzialie e di piccole violenze. SASCHA TEGTMEIER taz 7.5.2005 Gruppo Roma_und_Sinti
Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 12:51:48, in Italia, visitato 1979 volte)
Distribuzione di volantini su immigrati davanti alla scuola: nota del Centro tutela contro le discriminazioni
Diversi cittadini hanno segnalato la distribuzione davanti ad una scuola media di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom. Il Centro di tutela contro le discriminazioni, istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione, condanna con forza questo tipo di azioni. "Attenti cittadini hanno segnalato al Centro di tutela contro le discriminazioni - dice la nota - la distribuzione davanti ad una scuola media inferiore di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom." Nella campagna elettorale in corso per l’elezione dei sindaci e dei consiglieri comunali, si fa notare, alcuni partiti hanno fatto ricorso a contenuti che hanno per oggetto le minoranze immigrate e le popolazioni Rom e Sinti. "Non essendo i ragazzi delle scuole medie inferiori in età di voto, il Centro tutela sottolinea che queste azioni, più che fare campagna elettorale, avvelenano il clima sociale e di convivenza pacifica pluriculturale in Alto Adige." Il Centro di tutela contro le discriminazioni - istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione della Ripartizione Formazione professionale italiana -"condanna con forza questo tipo di azioni che nulla hanno a che fare con una legittima espressione di opzioni politiche diverse, ed invita tutti i partiti politici a mostrare coraggio civile e ad impegnarsi a favore di una cultura dell’uguaglianza dei diritti e doveri e contro ogni forma di razzismo." La nota ricorda che proprio di recente la Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa ha rinnovato l’invito a tutte le forze politiche nei Paesi membri ad astenersi dall’uso della xenofobia come strumento di costruzione di consenso politico. Per questo le azioni che vanno in tal senso devono essere contrastate con fermezza. La nota precisa infinche che in generale tutti gli atti discriminatori - individuali, istituzionali e culturali - possono essere segnalati al Centro di tutela contro le discriminazioni al numero verde gratuito 800 22 55 88, da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30. (Autore: pf) il link
Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 11:39:48, in Europa, visitato 1694 volte)
postato da Osservatorio sui Balcani
11.05.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadi Un'intervista con Jelena Bjelica, autrice del libro “Sulle tracce della libertà – traffico di esseri umani in Europa”, di prossima pubblicazione anche in Francia, grazie a Le Courrier des Balkans
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 15:12:06, in blog, visitato 2996 volte)
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 12:20:25, in Italia, visitato 3310 volte)
da Maurizio Pagani
GIOVEDI’ 12 MAGGIO ORE 17,00 PRESIDIO DAVANTI ALLA PROVINCIA DI MILANO VIA VIVAIO 1 Negli ultimi quattro anni il numero di rom presenti nel Comune di Milano e in Provincia è sensibilmente aumentato per l’arrivo di centinaia di famiglie emigrate dalla Romania. Si tratta di una popolazione urbana di circa 4.000 persone, suddivise complessivamente in 15 diverse comunità di rom e sinti, per la metà italiani, che raddoppiano il proprio numero nell’intera area provinciale. Periodicamente l’attenzione delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e dei cittadini si concentra su fatti gravi, veri o presunti, di forte impatto emotivo, scoprendo una “emergenza” ormai strutturale lungo i nuovi confini della miseria metropolitana, delle pessime condizioni di vita e dei luoghi abitati dalle persone immigrate, degli arresti o espulsioni degli “irregolari”, dei disagi profondi di chi vive, pur non avendolo chiesto, ai margini della società. Dalla dinamica dei conflitti che contrappone e divide, anziché avvicinare, le genti rom alle Istituzioni (nei luoghi del confronto che si chiamano via Triboniano o via Barzaghi, Capo Rizzuto o via Adda, San Dionigi o ancora l’area Falk di Sesto San Giovanni) emerge l’assenza nella sfera pubblica di critiche costruttive circa gli esiti e le modalità delle politiche adottate, spesso risolte nei soli “sgomberi” e nella tragedia dei beni comuni, che non hanno favorito alcun significativo processo di apprendimento istituzionale nè di convivenza civile. Di fronte al fallimento dei processi istituzionali che hanno visto operare in modo approssimativo e sbagliato il Comune di Milano, la Prefettura e la Questura (anche di recente con il controverso e discutibile piano di ristrutturazione dell’area di via Triboniano), occorre che anche la Provincia di Milano, sul cui territorio sono presenti in modo consistente e non transitorio i gruppi rom, faccia la propria parte promovendo, senza più esitare, piccole azioni concrete di tutela dei diritti dei cittadini rom e adottando un programma più generale di interventi di “qualità sociale” che ridiano fiducia nelle Istituzioni e speranza ai cittadini più deboli.
Chiediamo quindi che: 1. venga realizzato con urgenza un monitoraggio della situazione nei 188 Comuni del territorio provinciale; 2. si ricerchino possibili soluzioni abitative alternative al campo di via Triboniano e via capo Rizzuto coinvolgendo le Amministrazioni Comunali della provincia in progetti abitativi rivolti a piccoli nuclei, anche attraverso la fattiva cooperazione di risorse umane e professionali delle medesime famiglie rom; 3. l’Assessorato alla Tutela dei Diritti dei Cittadini si impegni da subito a favorire anche presso la propria sede istituzionale l’elezione di una stabile residenza per le famiglie censite in regola, al fine di dare piena attuazione ai diritti di cittadinanza e alla regolarizzazione dei documenti; 4. vengano garantite, di concerto con il CSA (ex Provveditorato agli studi), risorse appropriate per sostenere l’iscrizione e la frequenza dei minori alle scuole dell’obbligo contribuendo in tal modo a promuovere una effettiva tutela per le centinaia di minori rom a cui tale diritto viene negato con il rischio di incrementare i fenomeni di devianza e microcriminalità. I promotori dell’iniziativa e le comunità rom non mancheranno di dare il proprio fattivo contributo, che non può tuttavia prescindere dall’impegno richiesto di attivare concrete azioni di solidarietà e di sostegno civile e politico.
Opera Nomadi sezione di Milano (Ente Morale DPR n.347 del 26.3.1970) Sezione Legale di Milano Via Archimede 13 20129 Milano Centro di Documentazione via De Pretis 13 tel. 0284891841 operanomadimilano@tiscalinet.it Cod. Fisc. n. 97056140151
Comitato Italiano contro la schiavitù moderna via Bagutta 12 Iscr. reg. prov. vol. 3064 12.2.2001 Tel . 02 76317047 ccsm.segreteria@katamail.com C.F. 95061990131
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 04:47:06, in Italia, visitato 4547 volte)
da Ronald Lee
Premessa: Alla fine di aprile, la morte di una bambina Rom in un campo a Napoli a causa di un incendio, e un articolo uscito sulla Padania contro l'apertura di un campo attrezzato sempre a Napoli, hanno riportato l'attenzione di giornalisti e parlamentari europei sulla situazione dei Rom in Italia. Non so perché, si sono rivolti anche a me per la raccolta dei dati. C'è qualche lettore napoletano che può aiutarmi? Anche nella mailing list Roma_Italia si registrano toni allarmati, soprattutto da parte di quelle organizzazioni che già hanno fatto ricorso a Bruxelles contro l'Italia. Questo ne è un esempio: -----
...Sono stato a Roma nel 2001 e ho visitato alcuni campi rifugiati per i Rom. Questo tipo di brutalità [...] è comune nei campi e nelle città. Vi invio l'introduzione che feci per "Suspino: A Cry for Roma" di Stefano Montesi, un film che fu poi prodotto con una compagnia canadese di Vancouver [...]
-ROMA ANDE KALISFERIA- ROM NEL LIMBO
By Ronald Lee Executive Director Roma Community Centre Toronto Canada
I Vlach NordAmericani ritengono che esista un posto tra la terra e il Cielo chiamato "Kalisferia", dove finiscono le anime dei bambini non battezzati, i suicidi e quanti hanno commesso crimini. Una triste regione di oscurità totale abitata da creature impaurite, condannate a vivere lì sino quando non riceveranno la grazia per raggiungere Raiyo, il concetto Rom corrispondente al Paradiso. Quando sono entrato nel campo Casilino 900, una baraccopoli vicino a Roma, ho incontrato Kalisferia in terra!
Non si sa quanti siano i rifugiati Rom in Italia. "Ziganopoli: La Segregazione Razziale dei Rom in Italia" pubblicato da The European Roma Rights Center, Budapest, ottobre 2000, ne calcola 130.000, altri danno una cifra compresa tra 90.000 e 110.000. Il governo italiano considera tutti i Rom e Sinti come nomadi, che devono vivere in campi segregati. Non hanno possibilità di mescolarsi col resto della società. Molti sono rifugiati dal Kossovo, dalla Bosnia, dalla Macedonia e da altre regionidella ex Yugoslavia, altri dalla Romania. Molti vivono in questi campi da 10, 15 anni e anche di più. I loro figli, nati in Italia, non hanno conosciuto altra se non quella dei campi. Non possono appellarsi alla Convenzione per i rifugiati, come quanti sono profughi in Canada. Qualcuno ottiene un permesso di residenza, e la maggior parte non può richiedere il permesso di lavoro. Le donne devono mendicare per strada per portare da mangiare in famiglia. La polizia può sottrarre loro figli e metterli in istituto. Nessuno conosce il numero dei campi in Italia. Alcuni sono legali e altri no. La differenza non è chiara, dipende dalla volontà delle giunte locali. La maggior parte dei Rom nei campi "nomadi" provengono da comunità balcaniche sedentarizzate da tempo. Questo nomadismo istituzionalizzato applicato dal governo italiano è una palese violazione dei diritti umani.
Come attivista Rom, che ha lavorato in Canada con i rifugiati Rom provenienti dai paesi ex-comunisti dell'Europa centrale e orientale, sono rimasto stupefatto per le condizioni di vita e la disumanizzazione del mio popolo, qui in un paese civilizzato nell'Europa occidentale. Con i miei colleghi venni fermato all'ingresso di Casilino 900, dalla polizia che esaminava i nostri passaporti, e fummo ammoniti a non entrare "in quel campo di Zingari. Vi ruberanno le macchine fotografiche e vi rapiranno" ci informarono. Alla fine, ci fecero passare "a nostro proprio rischio".
La prima cosa che mi colpì in Casilino 900, fu la pila di immondizia che emergeva ovunque, le baracche che erano state costruite e le roulottes a cui erano state tolte le ruote. L'immondizia non era rimossa e tutto il campo era infestato dai ratti, che spesso assalivano i bambini. Non c'era elettricità né acqua corrente, eccetto delle fontanelle all'ingresso del campo e dei wc chimici, inutilizzabili per l'accumulo di escrementi. L'immondizia veniva bruciata assieme alla legna. In un campo, incrociai un furgone guidato da un rifugiato etiope, che era incaricato di pulire i wc chimici una volta al mese.
Casilino 900, mi hanno raccontato i Rom, è simile a molti altri campi in Italia per rifugiati. [...] Per fortuna, sono riuscito a parlare con loro in romanes, che mi deriva in parte dall'essere di origine Vlach, e anche dal confronto con altri rifugiati in Canada, che parlano una varietà di dialetti simili. Il problema maggiore è dato dai permessi di lavoro e dalla mancanza di status legale. Non possono appellarsi alla Convenzione sui rifugiati. Se lo fanno, come è successo a una famiglia bosniaca con 8 figli, arrivata 11 anni fa, hanno 30 giorni per lasciare l'Italia o essere deportati- L'Italia non applica la Convenzione di Ginevra del 1951. Invece, lo fa per l'Accordo ONU di New York del 1954 sugli apolidi. Tra i pochi Rpom che hanno potuto usufruirne, c'è Babo Daniele, arrivato in Italia dopo un'odissea tra gli stati dell'ex Yugoslavia, munito di un inutile passaporto rosso yugoslavo, senza più cittadinanza nelle nuove repubbliche, nessuna delle quali voleva accettarlo come di nazionalità Rom.
Sono migliaia, inclusi i lavoratori ex-yugoslavi all'estero, che non possono tornare in patria, anche se volessero, perché il marito è diventato cittadino di una repubblica e la moglie di un'altra. Tra di loro, anche molti Rom che si erano rifugiati in Macedonia e da qui sono arrivati in Italia. Babo Daniele si fabbrica da sé il forno dove cuoce pizza e bistecche in un laboratorio che ha ricavato accanto alla casa che si è costruito nel campo. La casa viene rifornita di elettricità da un generatore a benzina, che ha costruito con pezzi di varia provenienza. Per sopravvivere, vende le pentole e le stoviglie che lui stesso fabbrica. Era un fabbro ambulante sta tentando invano di ottenere un permesso per aprire una piccola officina dove inserire altri residenti del campo. Le sue richieste non hanno ancora incontrato le orecchie giuste.
Un altro che non si arrende è l'ottantenne Sevko R., ramaio Chergari della Bosnia, che ancora prova a continuare il suo lavoro. Mi racconta: "Ho raccolto e lavorato il rame per tutta la vita e morirò col rame tra le mani." Altri sono abili nel confezionare gioielli, nell'aggiustare pentole o in altre attività commerciali, ma il governo non ha mai mostrato interesse nel permettere lo sviluppo di micro-progetti che permettesero loro di vivere. Ci sono fabbri, meccanici, commercianti a vari livelli.
Molti degli uomini a Casilino 900 e in centinaia di altri campi, sono demoralizzati. Senza permesso per lavorare, devono sopravvivere con lavori in nero o con l'elemosina delle donne. La stampa italiana bolla questi campi come "terreno fertile per la criminalità" e non c'è dubbio che questa tentazione esista, dato che tutte le strade per un'impiego onesto sono eliminate o proibite.
La scolarizzazione è un altro disastro. Alcuni bambini vanno a scuola, nei pochi campi serviti dagli scuolabus, ma la maggior parte lo fa sporadicamente. Alcuni giovani si guadagnano da vivere strimpellando O Sole Mio o La Cumparsita per i turisti stranieri che li confondono con suonatori italiani. Le ragazze vengono avviate all'accattonaggio, qualcuna lavora come domestica nelle case dei ricchi.
Nell'adiacente campo Luigi Carboni, abitato da rifugiati Rom dalla Romania, i bambini vanno a scuola quando funziona il servizio di scuolabus. I Rom vivono in container, che sono la miglior soluzione per i rifugiati, ma i container sono pochi. Sono confortevoli come le nostri mobilhome in Canada, hanno acqua corrente, servizi interni, elettricità, frigoriferi e piccole camere da letto. A prima vista questo campo modello, unico nel suo genere, sembra migliore della sistemazione che i nostri rifugiati Rom dall'Ungheria trovano lungo l'autostrda per Hamilton, a St. Catherines o nella Niagara Peninsula, finché non si scopre che questi Rom potrebbero rimanere lì per sempre. In Canada, la situazione di provvisorietà dura due mesi e poi i Rom possono cercarsi un'altra sistemazione, ottenere il permesso per lavoarre e4 cominciare ad integrarsi nella società canadese, mentre l'Immigration & Refugee Board (IRB) vaglia la loro posizione di richiedenti asilo. Se la richiesta ottiene esito positivo, possono percorrere tutto l'iter che da immigrati li può portare a diventare cittadini canadesi. Se la richiesta viene rifiutata, è possibile ricorrere in appello, e solo dopo un ulteriore rifiuto, si viene rimpatriati o si opta per il ritorno volontario. L'aspetto negativo di questa prassi è che attualmente, solo dal 12 al 18% dei richiedenti asilo dall'Ungheria ottengono il benestare dall'IRB, contro l'89% dei Rom dalla repubblica Ceca nel 1998.
Il problema principale nel campo modello Luigi Candoni è la fame. I rifugiati in Italia non ottengono una diaria e se le donne non andassero a mendicare, nessuno mangerebbe. [...] Per gli uomini la prospettiva è il lavoro in nero. E' anche impossibile ottenere assistenza medica. Una giovane di 27 anni, incinta di sette mesi, andò in ospedale a causa di un aborto spontaneo. Le furono date delle pillole e venne congedata. La conobbi tre mesi dopo [...] che soffriva ancora di emorragia. Non ha potuto essere curata in nessuna struttura o ospedale.
La routine al campo Luigi Candoni, come negli altri campi attorno, è dettata dalla fame. Le madri partono la mattina presto con i figli in età prescolare e prendono la metropolitana per andare in città. Possono mendicare, ma non nella Città del Vaticano, dove rischiano di essere arrestate. Mentre Sua Santità li ha benedetti e si è riferito a loro come "miei Amatissimi Figli del Vento", non ha permesso loro di mendicare nei suoi domini. La sera, madri e bambini tormnano al campo e sono investite dalle domande delle più anziane, che attendono tra montagne di vestiti donati dalle associazioni caritatevoli o magari messi da parte per essere nuovamente scambiatinella speranza di un guadagno supplementare. Se non si è raccolto abbastanza, salta la cena o la colazione [...] L'indomani, ricomincia il ciclo. In altri campi, è successo che le donne tornassero e trovassero tutto demolito dai bulldozer... [...]
Ho lasciato l'Italia con una domanda, che devo farmi come attivista Rom canadese. Dove sono i leaders Rom in Europa? Perché nessuno di loro è coinvolto in questa tragedia? Sono troppo impegnati in conferenze senza fine e a combattersi l'un l'altro i benefici delle autorità? Sono troppo occupati nell'ingrandire loro stessi e ad autopromuoversi, per prendersi cura della gente dei campi? In Canada, facciamo tutto quanto possiamo per assistere i Rom rifugiati in un paese dove hanno la fortuna di esssere accettati come rifugiati ed eventualmente ottenere la cittadinanza. Se vivessi in Europa, vorrei essere in Italia e combattere per questi Rom. Perché non lo fanno i nostri leaders ed attivisti europei? I Gajé non risolveranno questo problema, magari possono aiutarci e in effetti lo stanno facendo, ma senza una nostra forte leadership, Kalosferia non avrà mai fine.
Durante la mia ultima visita a Casilino 900, "Cipollina", una ragazza di 12 anni ed apprendista mendicante, mi ha implorato: "Amico, le man tusa ande Kanada - portami con te in Canada!" Se solo avessi potuto, l'avrei fatto. C'è stato un eco alla sua richiesta: "Kako! Azhutisar amen te djas ande Kanada. Meras ande Italiya - Zio! Aiutaci ad andare in Canada. In Italia stiamo morendo."
Il mondo deve conoscere di questi campi, del razzismo istituzionalizzato e delle condizioni inumane in cui i Rom sono forzati a vivere. Questo fotogiornale di Stefano Montesi, attivista italiano e fotogiornalista, che ha dato il suo tempo e il suo talento per aiutare i Rom, correndo egli stesso rischi con le autorità, è di inestimabile valore. Ho incontrato Stefano in Italia e posso raccomandare il suo lavoro e il suo impegno per la causa dei diritti umani.
Link utili - ERRC - Dichiarazione universale dei diritti umani - I maestri del rame - Casilino 700 - Testi di Pietro Orsatti, foto di Stefano Montesi
Di Fabrizio (del 09/05/2005 @ 19:23:41, in casa, visitato 2525 volte)
Terminata la tornata elettorale, è nuovamente all'ordine del giorno la questione dello sgombero di Dale Farm. Centinaia le famiglie coinvolte, mentre il team legale che appoggia il Comitato dei residenti ha già preparato i primi 25 ricorsi.< BR> Mentre si avvicina la data della Marcia per i Diritti Umani, si susseguono anche gli incontri pubblici che il comitato ha promosso. Tra questi ce ne sono anche con gli ufficiali della polizia distrettuale e col consiglio comunale di Basildon, che ha promosso lo sgombero del villaggio, nel tentativo di scongiurarlo. "Continuaiamo a sottolineare la complessità legale" dice Grattan Puxon di Ustiben, "come pure la questione dei diritti umani. Almeno, abbiamo strappato la concessione che lo sgombero sarà rimandato a dopo la manifestazione del 14 maggio." Continua Puxon: "Non si tratta di rimuovere dei caravans: Dale Farm è un villaggio comunitario di case e bungalows. Sono almeno 150 i bambini che frequentano la scuola." Desta preoccupazione, non solo nella comunità dei Viaggianti, la decisione comunale di appaltare lo sgombero alla compagnia privata Constant & Co, che ha già ottenuto dal comune la somma di £. 20.000 per presentare un piano di sgombero (che il Comune non ha ancora approvato) e al termine della distruzione del villaggio dovrebbe ricevere in saldo £. 1.500.000 (circa 2 milioni di euro). La compagnia si è già occupata nel recente passato di simili azioni, a Oak Lane, Chelmsford, Borehamwood, collezionando diverse cause legali per violenza privata, furti e distruzione di proprietà personali. Il caso "Dale Farm" ha raggiunto notorietà perché il contenzioso col comune di Basildon e la comunità viaggiante si trascina da anni e per il gran numero di famiglie coinvolte, ma è solo l'ultimo di altri casi simili, che sta trasformando l'intera comunità in "Cittadini Rifugiati Interni", come le comunità Rom in Kossovo. Dopo aver sollevato reazioni contrastanti in patria, tra cui numerose espressioni di solidarietà, questa vicenda ha in seguito mobilitato uno studio legale inglese. Ora la notorietà travalica i confini e manifestazioni di solidarietà e offerte di assistenza legale stanno arrivando da diversi paesi nel mondo.
Riferimenti: Gruppo British_Roma
da Saimir Mile
Ciao a tutti! A Parigi, Herdelezi è stata anche un'opportunità per fare amicizia con i Gajè. A Bagnolet, alla periferia di Parigi, abbiamo organizzato una festa, a cui sono intervenute molte persone, per condividere la celebrazione, parlare con i Rrom e ballare, assieme ai nostri gruppi e ai rappers francesi. Tra gli intervenuti, il sindaco e diversi consiglieri. Di seguito, alcune foto
Te oven saste baxtale savorre! And-o Paris, o Herdelèzi sas vi jekh okàzia e Rromenqe te phanden amalipen e Gajençar. And-o Bagnolet, pase k-o Paris, kerdili avdives jekh fèsta ande savi avile but 3ene te sunen muzika rromani thaj francikani (rap) aj te vakeren e Rromençar. Maskar lende sas vi o Serutno e forosqo vi aver manusa kotar e forosqo sombesipen. Bichalas Tumenqe foto kotar i fèsta
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