Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/05/2005 @ 15:24:20, in Kumpanija, visitato 3340 volte)
Articolo originale

[Djurdjevdan - Herdelezi] è una delle più importanti per i Rom dell'aerea dei Balcani meridionali. E' una delle poche feste celebrate tanto dai Rom musulmani che da quelli cristiani ortodossi.

Retroscena religioso
San Giorgio è sovente ritratto come "valoroso cavaliere" che combatte un drago, è - tra l'altro - patrono dei soldati, dei fabbri, dei viaggianti e degli artisti, e anche un "Grande Martire" della chiesa orientale. E' considerato dai Rom serbo-ortodossi il loro santo patrono. Secondo il calendario ortodosso, Djurdjevdan (il giorno di San Giorgio) cade il 6 di maggio, ma le celebrazioni iniziano il giorno prima. Il corrispettivo musulmano (Herdelezi) deriva dal turco: hdrelez, che mischia i nomi hzr ed Elias. Secondo la leggenda, questa festa turca molto popolare ha origine dall'incontro nel IX secolo tra il sant'hizir (in arabo: el khadr) e il profeta Elijah.

Come per djurdjevdan, si inizia a celebrarlo il 5 maggio. I musulmani che non sono Rom, hanno smesso da tempo di festeggiarlo. Se lo fanno, non partecipano alle celebrazioni dei Rom. Attualmente, in Turchia "Herdelezi" è la festa ufficiale dei Rom.

Probabilmente, la commemorazione del profeta Elia del Vecchio Testamento e di San Giorgio, furono unificate molto presto e in seguito si aggiunse quella di El Kahdr. Le due feste sono, alla fine, espressione di un nazionalismo religioso, che si mischia alle precedenti feste per celebrare la primavera. Da festa di tutta la comunità orientale, è poi diventata celebrazione unificante tra i Rom.

Significato e cerimonia
Djurdjevdan ed herdelezi sono celebrati in maniere diverse a seconda della religione di appartenenza, anche se con uguali significati. Segna l'inizio del passaggio dalla primavera all'estate e per auspicare salute e fortuna. Vengono quindi adoperate candele, ramoscelli verdi, e "acqua benedetta", simboli della vita e della primavera.

Nei primi tempi, la preparazione alla festa iniziava una settimana prima. Tanto musulmani che ortodossi non potevano mangiare carne di pecora, formaggio o bere latte. Oggigiorno, tutto inizia il 5 maggio. Le case vengono pulite e decorate con candele e ramoscelli. A Prilep (Macedonia), ogni anno i Rom vanno in processione sul monte Dabnica, dove trascorrono la notte dopo avere cenato assieme. L'indomani portano alle famiglie l'acqua raccolta sulla montagna. Ai piedi del tragitto (o pindo) sono accolti con la musica. Si ritiene che l'acqua abbia proprietà curative. Tanto l'acqua che i "riti purificatori" devono avere giocato un ruolo importante nei tempi passati, come spiega l'etnologo Tihmor Gjorgjevic nella sua dissertazione "Die Zigeuner in Serbien" del 1903.

Il 6 di maggio, tutti si vestono a festa. Ogni famiglia avrà provveduto a comprare una pecora. Il gruppo dei Rom Gurbet (musulmani) di Kumanovo (Macedonia) col sangue di un animale macellato segnano la fronte dei loro bambini. Alcuni gruppi decorano le tavole da pranzo con rami di pero, uova pasquali e candele. Talvolta, candele, rami e monete adornano le corna delle pecore macellate.

Oltre al significato religioso e rituale, djurdjevdan and herdelezi sono celebrazioni che aiutano a mantenere i contatti sociali. Non importano le condizioni finanziarie. Ogni famiglia condivide parte della pecora arrosto con amici e parenti. Tihomir Gjorgjecic spiegava che anche i morti (mulo) influenzavano il rituale. I Rom musulmani di Aleksinac distribuivano la carne alla griglia ai vicini, in onore dei loro morti.

Le feste di djurdjevdan ed herdelezi possono durare una settimana. In molte città, i Rom si riuniscono nelle piazze dando una gran festa con musica e danze.

Nella foto: ostentazione del pane benedetto tra gli ortodossi e balli in piazza tra i musulmani

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Di Fabrizio (del 07/05/2005 @ 21:29:25, in Europa, visitato 4391 volte)
da USTIBEN

Preambolo: lo scorso marzo vengo a sapere dalla mailing list British_Roma che nel distretto di Billericay (Essex) il movimento dei Nomadi e Viaggianti aveva candidato un proprio rappresentante alle elezioni distrettuali, Richard Sheridan. Di lui poi non so più nulla (ho provato a scrivere alla stessa mailing list per avere chiarimenti, ma senza risposte). In compenso, pochi giorni dopo, nel distretto di Folkestone (estremo sud est del paese, nel seggio dove si candida il leader del partito conservatore Howard) in rappresentanza dello stesso movimento viene candidata Silvy Dunn, nelle liste del piccolo Peace & Progress party.
Qui ne parla la BBC, da cui ho rubato la foto (a proposito: è fatta molto bene la tabella riassuntiva dei risultati finali), ma al solito preferisco dar la parola ai diretti interessati.

Fabrizio
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USTIBEN
Ustiben report by Grattan Puxon

Sylvia Dunn, la prima candidata Rom britannica alle elezioni nazionali, ha raccolto pochi voti, ma stabilito un precedente storico. Ai suoi supporters sul campo, Joe e Bridie Jones di Gypsy and Traveller Affairs, il compito si è presentato difficile sin dall'inizio, con la raccolta delle firme per presentare la candidata. Alla fine il suo risultato col Peace & Progress party - 22 voti - non è soddisfacente.

Altri piccoli partiti sono riusciti a fare di meglio, contando sulla base dei votanti registrati. Sylvy, la cui candidatura ha ricevuto appoggi e apprezzamenti in tutto il paese, mancava di potenziali votanti in quel feudo conservatore.
Ma, come ha detto Joe aprendo la campagna elettorale: "Stiamo tracciando un percorso che altri seguiranno."

Dovrà esserci una forte svolta a livello nazionale, ponendo enfasi nel voto postale e nella registrazione di chi non ha fissa dimora, prima che possa verificarsi un impatto reale. Stiamo avanzando su questa strada.
La registrazione dei votanti a Dale Farm nel bastione conservatore di Basildon ha contribuito alla vittoria di misura dei laburisti. Così questo schema ha ottenuto pubblicità positiva.

La comparsa di candidati Rom in altre parti d'Europa, sia nei parlamenti nazionali che in misura minore per le votazioni europee, non è più una novità assoluta. Su 10 milioni di Rom in Europa, almeno quattro milioni sono in età di voto.

In Gran Bretagna, contando Rom, Viaggianti e quanti si sono sedentarizzati, dovremmo essere circa 500.000 votanti, a cui andrebbero aggiunti altri 200.000 se l'età per votare fosse abbassata a 16 anni. Questo ci porterebbe a concorrere per istanze di governo locale, dove sinora non abbiamo mai avuto voce in capitolo, rimanendo un'eccezione l'elezione a sindaco del Viaggiante Charlie Smith (Essex del Sud).

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Di Fabrizio (del 08/05/2005 @ 12:32:28, in conflitti, visitato 2300 volte)
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha misurato il livello di contaminazione nel campo per rifugiati di Mitrovica Nord. Sono già morte 27 persone per avvelenamento da piombo e altre 34 sono intossicate.
Il caso, sollevato a fine novembre 2004, è stato recentemente ripreso da diversi media, l'ultimo QUI.

Nonostante i recenti accordi per il ritorno dei rifugiati nei campi alle loro case, nel settore meridionale della stessa città, il rientro non potrà avvenire (sembra) che per la fine di quest'anno, anche se le condizioni sono tuttora da definire.

Nella gara che sembra essere iniziata tra i mezzi d'informazione, a chi descrive la situazione con maggior raccapriccio, si è aggiunta la Reuters.

Riferimenti:
Gruppo Kosovo_Roma_News
 
Di Fabrizio (del 09/05/2005 @ 16:36:25, in Kumpanija, visitato 4097 volte)
da Saimir Mile

Ciao a tutti!
A Parigi, Herdelezi è stata anche un'opportunità per fare amicizia con i Gajè. A Bagnolet, alla periferia di Parigi, abbiamo organizzato una festa, a cui sono intervenute molte persone, per condividere la celebrazione, parlare con i Rrom e ballare, assieme ai nostri gruppi e ai rappers francesi. Tra gli intervenuti, il sindaco e diversi consiglieri.
Di seguito, alcune foto

Te oven saste baxtale savorre!
And-o Paris, o Herdelèzi sas vi jekh okàzia e Rromenqe te phanden amalipen e Gajençar. And-o Bagnolet, pase k-o Paris,
kerdili avdives jekh fèsta ande savi avile but 3ene te sunen muzika rromani thaj francikani (rap) aj te vakeren e Rromençar.
Maskar lende sas vi o Serutno e forosqo vi aver manusa kotar e forosqo sombesipen.
Bichalas Tumenqe foto kotar i fèsta

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Di Fabrizio (del 09/05/2005 @ 19:23:41, in casa, visitato 2525 volte)
Terminata la tornata elettorale, è nuovamente all'ordine del giorno la questione dello sgombero di Dale Farm.
Centinaia le famiglie coinvolte, mentre il team legale che appoggia il Comitato dei residenti ha già preparato i primi 25 ricorsi.< BR> Mentre si avvicina la data della Marcia per i Diritti Umani, si susseguono anche gli incontri pubblici che il comitato ha promosso. Tra questi ce ne sono anche con gli ufficiali della polizia distrettuale e col consiglio comunale di Basildon, che ha promosso lo sgombero del villaggio, nel tentativo di scongiurarlo.
"Continuaiamo a sottolineare la complessità legale" dice Grattan Puxon di Ustiben, "come pure la questione dei diritti umani. Almeno, abbiamo strappato la concessione che lo sgombero sarà rimandato a dopo la manifestazione del 14 maggio."
Continua Puxon: "Non si tratta di rimuovere dei caravans: Dale Farm è un villaggio comunitario di case e bungalows. Sono almeno 150 i bambini che frequentano la scuola."
Desta preoccupazione, non solo nella comunità dei Viaggianti, la decisione comunale di appaltare lo sgombero alla compagnia privata Constant & Co, che ha già ottenuto dal comune la somma di £. 20.000 per presentare un piano di sgombero (che il Comune non ha ancora approvato) e al termine della distruzione del villaggio dovrebbe ricevere in saldo £. 1.500.000 (circa 2 milioni di euro). La compagnia si è già occupata nel recente passato di simili azioni, a Oak Lane, Chelmsford, Borehamwood, collezionando diverse cause legali per violenza privata, furti e distruzione di proprietà personali.
Il caso "Dale Farm" ha raggiunto notorietà perché il contenzioso col comune di Basildon e la comunità viaggiante si trascina da anni e per il gran numero di famiglie coinvolte, ma è solo l'ultimo di altri casi simili, che sta trasformando l'intera comunità in "Cittadini Rifugiati Interni", come le comunità Rom in Kossovo.
Dopo aver sollevato reazioni contrastanti in patria, tra cui numerose espressioni di solidarietà, questa vicenda ha in seguito mobilitato uno studio legale inglese. Ora la notorietà travalica i confini e manifestazioni di solidarietà e offerte di assistenza legale stanno arrivando da diversi paesi nel mondo.

Riferimenti:
Gruppo British_Roma
 
Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 04:47:06, in Italia, visitato 4547 volte)
da Ronald Lee

Premessa: Alla fine di aprile, la morte di una bambina Rom in un campo a Napoli a causa di un incendio, e un articolo uscito sulla Padania contro l'apertura di un campo attrezzato sempre a Napoli, hanno riportato l'attenzione di giornalisti e parlamentari europei sulla situazione dei Rom in Italia. Non so perché, si sono rivolti anche a me per la raccolta dei dati. C'è qualche lettore napoletano che può aiutarmi?
Anche nella mailing list Roma_Italia si registrano toni allarmati, soprattutto da parte di quelle organizzazioni che già hanno fatto ricorso a Bruxelles contro l'Italia.
Questo ne è un esempio:
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...Sono stato a Roma nel 2001 e ho visitato alcuni campi rifugiati per i Rom.
Questo tipo di brutalità [...] è comune nei campi e nelle città.
Vi invio l'introduzione che feci per "Suspino: A Cry for Roma" di Stefano Montesi, un film che fu poi prodotto con una compagnia canadese di Vancouver [...]


-ROMA ANDE KALISFERIA- ROM NEL LIMBO


By Ronald Lee
Executive Director
Roma Community Centre
Toronto
Canada

I Vlach NordAmericani ritengono che esista un posto tra la terra e il Cielo chiamato "Kalisferia", dove finiscono le anime dei bambini non battezzati, i suicidi e quanti hanno commesso crimini. Una triste regione di oscurità totale abitata da creature impaurite, condannate a vivere lì sino quando non riceveranno la grazia per raggiungere Raiyo, il concetto Rom corrispondente al Paradiso. Quando sono entrato nel campo Casilino 900, una baraccopoli vicino a Roma, ho incontrato Kalisferia in terra!

Non si sa quanti siano i rifugiati Rom in Italia. "Ziganopoli: La Segregazione Razziale dei Rom in Italia" pubblicato da The European Roma Rights Center, Budapest, ottobre 2000, ne calcola 130.000, altri danno una cifra compresa tra 90.000 e 110.000. Il governo italiano considera tutti i Rom e Sinti come nomadi, che devono vivere in campi segregati. Non hanno possibilità di mescolarsi col resto della società. Molti sono rifugiati dal Kossovo, dalla Bosnia, dalla Macedonia e da altre regionidella ex Yugoslavia, altri dalla Romania. Molti vivono in questi campi da 10, 15 anni e anche di più. I loro figli, nati in Italia, non hanno conosciuto altra se non quella dei campi. Non possono appellarsi alla Convenzione per i rifugiati, come quanti sono profughi in Canada. Qualcuno ottiene un permesso di residenza, e la maggior parte non può richiedere il permesso di lavoro. Le donne devono mendicare per strada per portare da mangiare in famiglia. La polizia può sottrarre loro figli e metterli in istituto. Nessuno conosce il numero dei campi in Italia. Alcuni sono legali e altri no. La differenza non è chiara, dipende dalla volontà delle giunte locali. La maggior parte dei Rom nei campi "nomadi" provengono da comunità balcaniche sedentarizzate da tempo. Questo nomadismo istituzionalizzato applicato dal governo italiano è una palese violazione dei diritti umani.

Come attivista Rom, che ha lavorato in Canada con i rifugiati Rom provenienti dai paesi ex-comunisti dell'Europa centrale e orientale, sono rimasto stupefatto per le condizioni di vita e la disumanizzazione del mio popolo, qui in un paese civilizzato nell'Europa occidentale. Con i miei colleghi venni fermato all'ingresso di Casilino 900, dalla polizia che esaminava i nostri passaporti, e fummo ammoniti a non entrare "in quel campo di Zingari. Vi ruberanno le macchine fotografiche e vi rapiranno" ci informarono. Alla fine, ci fecero passare "a nostro proprio rischio".

La prima cosa che mi colpì in Casilino 900, fu la pila di immondizia che emergeva ovunque, le baracche che erano state costruite e le roulottes a cui erano state tolte le ruote. L'immondizia non era rimossa e tutto il campo era infestato dai ratti, che spesso assalivano i bambini. Non c'era elettricità né acqua corrente, eccetto delle fontanelle all'ingresso del campo e dei wc chimici, inutilizzabili per l'accumulo di escrementi. L'immondizia veniva bruciata assieme alla legna. In un campo, incrociai un furgone guidato da un rifugiato etiope, che era incaricato di pulire i wc chimici una volta al mese.

Casilino 900, mi hanno raccontato i Rom, è simile a molti altri campi in Italia per rifugiati. [...] Per fortuna, sono riuscito a parlare con loro in romanes, che mi deriva in parte dall'essere di origine Vlach, e anche dal confronto con altri rifugiati in Canada, che parlano una varietà di dialetti simili. Il problema maggiore è dato dai permessi di lavoro e dalla mancanza di status legale. Non possono appellarsi alla Convenzione sui rifugiati. Se lo fanno, come è successo a una famiglia bosniaca con 8 figli, arrivata 11 anni fa, hanno 30 giorni per lasciare l'Italia o essere deportati- L'Italia non applica la Convenzione di Ginevra del 1951. Invece, lo fa per l'Accordo ONU di New York del 1954 sugli apolidi. Tra i pochi Rpom che hanno potuto usufruirne, c'è Babo Daniele, arrivato in Italia dopo un'odissea tra gli stati dell'ex Yugoslavia, munito di un inutile passaporto rosso yugoslavo, senza più cittadinanza nelle nuove repubbliche, nessuna delle quali voleva accettarlo come di nazionalità Rom.

Sono migliaia, inclusi i lavoratori ex-yugoslavi all'estero, che non possono tornare in patria, anche se volessero, perché il marito è diventato cittadino di una repubblica e la moglie di un'altra. Tra di loro, anche molti Rom che si erano rifugiati in Macedonia e da qui sono arrivati in Italia. Babo Daniele si fabbrica da sé il forno dove cuoce pizza e bistecche in un laboratorio che ha ricavato accanto alla casa che si è costruito nel campo. La casa viene rifornita di elettricità da un generatore a benzina, che ha costruito con pezzi di varia provenienza. Per sopravvivere, vende le pentole e le stoviglie che lui stesso fabbrica. Era un fabbro ambulante sta tentando invano di ottenere un permesso per aprire una piccola officina dove inserire altri residenti del campo. Le sue richieste non hanno ancora incontrato le orecchie giuste.

Un altro che non si arrende è l'ottantenne Sevko R., ramaio Chergari della Bosnia, che ancora prova a continuare il suo lavoro. Mi racconta: "Ho raccolto e lavorato il rame per tutta la vita e morirò col rame tra le mani." Altri sono abili nel confezionare gioielli, nell'aggiustare pentole o in altre attività commerciali, ma il governo non ha mai mostrato interesse nel permettere lo sviluppo di micro-progetti che permettesero loro di vivere. Ci sono fabbri, meccanici, commercianti a vari livelli.

Molti degli uomini a Casilino 900 e in centinaia di altri campi, sono demoralizzati. Senza permesso per lavorare, devono sopravvivere con lavori in nero o con l'elemosina delle donne. La stampa italiana bolla questi campi come "terreno fertile per la criminalità" e non c'è dubbio che questa tentazione esista, dato che tutte le strade per un'impiego onesto sono eliminate o proibite.

La scolarizzazione è un altro disastro. Alcuni bambini vanno a scuola, nei pochi campi serviti dagli scuolabus, ma la maggior parte lo fa sporadicamente. Alcuni giovani si guadagnano da vivere strimpellando O Sole Mio o La Cumparsita per i turisti stranieri che li confondono con suonatori italiani. Le ragazze vengono avviate all'accattonaggio, qualcuna lavora come domestica nelle case dei ricchi.

Nell'adiacente campo Luigi Carboni, abitato da rifugiati Rom dalla Romania, i bambini vanno a scuola quando funziona il servizio di scuolabus. I Rom vivono in container, che sono la miglior soluzione per i rifugiati, ma i container sono pochi. Sono confortevoli come le nostri mobilhome in Canada, hanno acqua corrente, servizi interni, elettricità, frigoriferi e piccole camere da letto. A prima vista questo campo modello, unico nel suo genere, sembra migliore della sistemazione che i nostri rifugiati Rom dall'Ungheria trovano lungo l'autostrda per Hamilton, a St. Catherines o nella Niagara Peninsula, finché non si scopre che questi Rom potrebbero rimanere lì per sempre. In Canada, la situazione di provvisorietà dura due mesi e poi i Rom possono cercarsi un'altra sistemazione, ottenere il permesso per lavoarre e4 cominciare ad integrarsi nella società canadese, mentre l'Immigration & Refugee Board (IRB) vaglia la loro posizione di richiedenti asilo. Se la richiesta ottiene esito positivo, possono percorrere tutto l'iter che da immigrati li può portare a diventare cittadini canadesi. Se la richiesta viene rifiutata, è possibile ricorrere in appello, e solo dopo un ulteriore rifiuto, si viene rimpatriati o si opta per il ritorno volontario. L'aspetto negativo di questa prassi è che attualmente, solo dal 12 al 18% dei richiedenti asilo dall'Ungheria ottengono il benestare dall'IRB, contro l'89% dei Rom dalla repubblica Ceca nel 1998.

Il problema principale nel campo modello Luigi Candoni è la fame. I rifugiati in Italia non ottengono una diaria e se le donne non andassero a mendicare, nessuno mangerebbe. [...] Per gli uomini la prospettiva è il lavoro in nero. E' anche impossibile ottenere assistenza medica. Una giovane di 27 anni, incinta di sette mesi, andò in ospedale a causa di un aborto spontaneo. Le furono date delle pillole e venne congedata. La conobbi tre mesi dopo [...] che soffriva ancora di emorragia. Non ha potuto essere curata in nessuna struttura o ospedale.

La routine al campo Luigi Candoni, come negli altri campi attorno, è dettata dalla fame. Le madri partono la mattina presto con i figli in età prescolare e prendono la metropolitana per andare in città. Possono mendicare, ma non nella Città del Vaticano, dove rischiano di essere arrestate. Mentre Sua Santità li ha benedetti e si è riferito a loro come "miei Amatissimi Figli del Vento", non ha permesso loro di mendicare nei suoi domini. La sera, madri e bambini tormnano al campo e sono investite dalle domande delle più anziane, che attendono tra montagne di vestiti donati dalle associazioni caritatevoli o magari messi da parte per essere nuovamente scambiatinella speranza di un guadagno supplementare. Se non si è raccolto abbastanza, salta la cena o la colazione [...] L'indomani, ricomincia il ciclo. In altri campi, è successo che le donne tornassero e trovassero tutto demolito dai bulldozer... [...]

Ho lasciato l'Italia con una domanda, che devo farmi come attivista Rom canadese. Dove sono i leaders Rom in Europa? Perché nessuno di loro è coinvolto in questa tragedia? Sono troppo impegnati in conferenze senza fine e a combattersi l'un l'altro i benefici delle autorità? Sono troppo occupati nell'ingrandire loro stessi e ad autopromuoversi, per prendersi cura della gente dei campi? In Canada, facciamo tutto quanto possiamo per assistere i Rom rifugiati in un paese dove hanno la fortuna di esssere accettati come rifugiati ed eventualmente ottenere la cittadinanza. Se vivessi in Europa, vorrei essere in Italia e combattere per questi Rom. Perché non lo fanno i nostri leaders ed attivisti europei? I Gajé non risolveranno questo problema, magari possono aiutarci e in effetti lo stanno facendo, ma senza una nostra forte leadership, Kalosferia non avrà mai fine.

Durante la mia ultima visita a Casilino 900, "Cipollina", una ragazza di 12 anni ed apprendista mendicante, mi ha implorato: "Amico, le man tusa ande Kanada - portami con te in Canada!" Se solo avessi potuto, l'avrei fatto. C'è stato un eco alla sua richiesta: "Kako! Azhutisar amen te djas ande Kanada. Meras ande Italiya - Zio! Aiutaci ad andare in Canada. In Italia stiamo morendo."

Il mondo deve conoscere di questi campi, del razzismo istituzionalizzato e delle condizioni inumane in cui i Rom sono forzati a vivere. Questo fotogiornale di Stefano Montesi, attivista italiano e fotogiornalista, che ha dato il suo tempo e il suo talento per aiutare i Rom, correndo egli stesso rischi con le autorità, è di inestimabile valore. Ho incontrato Stefano in Italia e posso raccomandare il suo lavoro e il suo impegno per la causa dei diritti umani.

Link utili
- ERRC
- Dichiarazione universale dei diritti umani
- I maestri del rame
- Casilino 700 - Testi di Pietro Orsatti, foto di Stefano Montesi
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Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 12:20:25, in Italia, visitato 3310 volte)

da Maurizio Pagani

GIOVEDI’ 12 MAGGIO ORE 17,00 PRESIDIO DAVANTI ALLA PROVINCIA DI MILANO VIA VIVAIO 1

Negli ultimi quattro anni il numero di rom presenti nel Comune di Milano e in Provincia è sensibilmente aumentato per l’arrivo di centinaia di famiglie emigrate dalla Romania.
Si tratta di una popolazione urbana di circa 4.000 persone, suddivise complessivamente in 15 diverse comunità di rom e sinti, per la metà italiani, che raddoppiano il proprio numero nell’intera area provinciale.
Periodicamente l’attenzione delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione e dei cittadini si concentra su fatti gravi, veri o presunti, di forte impatto emotivo, scoprendo una “emergenza” ormai strutturale lungo i nuovi confini della miseria metropolitana, delle pessime condizioni di vita e dei luoghi abitati dalle persone immigrate, degli arresti o espulsioni degli “irregolari”, dei disagi profondi di chi vive, pur non avendolo chiesto, ai margini della società.
Dalla dinamica dei conflitti che contrappone e divide, anziché avvicinare, le genti rom alle Istituzioni (nei luoghi del confronto che si chiamano via Triboniano o via Barzaghi, Capo Rizzuto o via Adda, San Dionigi o ancora l’area Falk di Sesto San Giovanni) emerge l’assenza nella sfera pubblica di critiche costruttive circa gli esiti e le modalità delle politiche adottate, spesso risolte nei soli “sgomberi” e nella tragedia dei beni comuni, che non hanno favorito alcun significativo processo di apprendimento istituzionale nè di convivenza civile.
Di fronte al fallimento dei processi istituzionali che hanno visto operare in modo approssimativo e sbagliato il Comune di Milano, la Prefettura e la Questura (anche di recente con il controverso e discutibile piano di ristrutturazione dell’area di via Triboniano), occorre che anche la Provincia di Milano, sul cui territorio sono presenti in modo consistente e non transitorio i gruppi rom, faccia la propria parte promovendo, senza più esitare, piccole azioni concrete di tutela dei diritti dei cittadini rom e adottando un programma più generale di interventi di “qualità sociale” che ridiano fiducia nelle Istituzioni e speranza ai cittadini più deboli.

Chiediamo quindi che:
1. venga realizzato con urgenza un monitoraggio della situazione nei 188 Comuni del territorio provinciale;
2. si ricerchino possibili soluzioni abitative alternative al campo di via Triboniano e via capo Rizzuto coinvolgendo le Amministrazioni Comunali della provincia in progetti abitativi rivolti a piccoli nuclei, anche attraverso la fattiva cooperazione di risorse umane e professionali delle medesime famiglie rom;
3. l’Assessorato alla Tutela dei Diritti dei Cittadini si impegni da subito a favorire anche presso la propria sede istituzionale l’elezione di una stabile residenza per le famiglie censite in regola, al fine di dare piena attuazione ai diritti di cittadinanza e alla regolarizzazione dei documenti;
4. vengano garantite, di concerto con il CSA (ex Provveditorato agli studi), risorse appropriate per sostenere l’iscrizione e la frequenza dei minori alle scuole dell’obbligo contribuendo in tal modo a promuovere una effettiva tutela per le centinaia di minori rom a cui tale diritto viene negato con il rischio di incrementare i fenomeni di devianza e microcriminalità.
I promotori dell’iniziativa e le comunità rom non mancheranno di dare il proprio fattivo contributo, che non può tuttavia prescindere dall’impegno richiesto di attivare concrete azioni di solidarietà e di sostegno civile e politico.

Opera Nomadi sezione di Milano
(Ente Morale DPR n.347 del 26.3.1970)
Sezione Legale di Milano Via Archimede 13 20129 Milano
Centro di Documentazione via De Pretis 13
tel. 0284891841
operanomadimilano@tiscalinet.it
Cod. Fisc. n. 97056140151

Comitato Italiano contro la schiavitù moderna
via Bagutta 12
Iscr. reg. prov. vol. 3064 12.2.2001
Tel . 02 76317047
ccsm.segreteria@katamail.com
C.F. 95061990131

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Di Fabrizio (del 10/05/2005 @ 15:12:06, in blog, visitato 2996 volte)
All'ormai "storico" blog di Yuri del Bar, si sono aggiunti man mano:
- http://yuridelbar.blog.tiscali.it/
- l'associazione Sucar Drom
- le mediatrici culturali
- un altro sito che non vi dico...
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Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 11:39:48, in Europa, visitato 1694 volte)
postato da Osservatorio sui Balcani



11.05.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadi
Un'intervista con Jelena Bjelica, autrice del libro “Sulle tracce della libertà – traffico di esseri umani in Europa”, di prossima pubblicazione anche in Francia, grazie a Le Courrier des Balkans

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Di Fabrizio (del 11/05/2005 @ 12:51:48, in Italia, visitato 1979 volte)
Distribuzione di volantini su immigrati davanti alla scuola: nota del Centro tutela contro le discriminazioni

Diversi cittadini hanno segnalato la distribuzione davanti ad una scuola media di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom. Il Centro di tutela contro le discriminazioni, istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione, condanna con forza questo tipo di azioni.


"Attenti cittadini hanno segnalato al Centro di tutela contro le discriminazioni - dice la nota - la distribuzione davanti ad una scuola media inferiore di Bolzano di volantini che stigmatizzano le persone immigrate e i Rom." Nella campagna elettorale in corso per l’elezione dei sindaci e dei consiglieri comunali, si fa notare, alcuni partiti hanno fatto ricorso a contenuti che hanno per oggetto le minoranze immigrate e le popolazioni Rom e Sinti. "Non essendo i ragazzi delle scuole medie inferiori in età di voto, il Centro tutela sottolinea che queste azioni, più che fare campagna elettorale, avvelenano il clima sociale e di convivenza pacifica pluriculturale in Alto Adige."

Il Centro di tutela contro le discriminazioni - istituito nell’ambito dell’Osservatorio provinciale per l’immigrazione della Ripartizione Formazione professionale italiana -"condanna con forza questo tipo di azioni che nulla hanno a che fare con una legittima espressione di opzioni politiche diverse, ed invita tutti i partiti politici a mostrare coraggio civile e ad impegnarsi a favore di una cultura dell’uguaglianza dei diritti e doveri e contro ogni forma di razzismo." La nota ricorda che proprio di recente la Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa ha rinnovato l’invito a tutte le forze politiche nei Paesi membri ad astenersi dall’uso della xenofobia come strumento di costruzione di consenso politico. Per questo le azioni che vanno in tal senso devono essere contrastate con fermezza.

La nota precisa infinche che in generale tutti gli atti discriminatori - individuali, istituzionali e culturali - possono essere segnalati al Centro di tutela contro le discriminazioni al numero verde gratuito 800 22 55 88, da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30.
(Autore: pf)

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