Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/12/2005 @ 12:58:18, in media, visitato 1905 volte)
Da Roma Press Agency (RPA)
Non voglio cambiare i Rom, voglio creare per loro migliori condizioni di vita
di: Kristína Magdolenová
Jarmila Vaòová (1965) lavora come giornalista per Roma Press Agency. Nel 2002 ha concorso come indipendente al posto di rappresentante comunitaria. Non è stata eletta per un pugno di voti. Comunque, continua il suo impegno nella regione di Kosice e dintorni. Ha quattro figli. Attualmente, sempre come indipendente, è candidata alle elezioni regionali (VUC).
Lo sono diventata per caso. Ho terminato gli studi nel 2002, erano gestiti da Roma Press Agency e dall'Istituto Democrazia Nazionale per le Donne Rom. Scopo del corso era offrirci una possibilità di partecipare agli affari pubblici. presto ho scoperto che c'era un ampio spazio vuoto nella politica locale, dove potevo avere un ruolo tanto come indipendente che come persona autosufficiente. Dopo il corso, RPA mi offrì un posto da giornalista. Questo lavoro ha un'importanza chiave, ma non tutti sarebbero in grado di farlo. Non soltanto perché è un tipo di lavoro precario nel terzo settore e no adeguatamete valutato, ma anche per la perdita di privacy, per le aspettative che una comunità demotivata ripone in te,a spettative che spesso non è proprio possibile mantenere. E' un lavoro che richiede un grande supporto dai familiari e nel contempo la capacità di lavorare in proprio.
- Dici che la comunità si aspetta risposte rapide. Cosa ne consegue?
Dopo il 1989, quando i Rom divennero il gruppo che pagava il prezzo più alto ai cambi nel mondo del lavoro, si trovarono in una specie di trappola sociale, con lo stato che offriva loro come unico aiuto la dipendenza dall'assistenza sociale. I benefici sociali relativamente alti e la crescita del razzismo, portò la comunità a rinchiedersi in se stessa. Strettamente legato a ciò, l'abbassamento del suo livello scolare. Chi non si adeguaqva, si trovava davanti un muro e l'unica soluzione era l'emigrazione. Con lo schock delle riforme sociale (febbraio 2004 ndr) la comunità fu costretta a risvegliarsi dal letargo. Però, lo stato ancora non da sufficienti ragioni ai Rom perché risolvano i loro problemi da soli. Se tu passassi ora in un quartiere rom, o se addirittura tu fossi una figura importante dentro la comunità, ci si aspetta da te che agiti una bacchetta magica e tutto si risolve. Un'aspettativa naturale nella situazione odierna.
Cosa posso dirti? Ho uno spazio per informare sui loro problemi e le loro esigenze. Ho un'opportunità sicuramente maggiore alla loro di comunicare con i rappresentanti dello stato e el autorità locali, per offrire soluzioni o porre questioni. Ho l'opportunità di condurre discussioni, far valere la mia opinione, manifestare per i Rom. Quello che non posso fare è legiferare e creare programmi specifici.
- Quando hai preso coscienza del tuo essere Rom? Che avevi dei doveri verso la tua comunità?
Sono cresciuta in una famiglia dove ebbi la possibilità di conoscere la cultura rom. A casa si ascoltava musica rom, si parlava il romanès, anche con i miei bambini. Ma non sono mai stata cosciente della mia personale differenza. Anche a scuola, nessuno mi ha mai fatto sentire diversa. Mi sentivo una donna slovacca. Il punto di svolta fu la Rivoluzione di Velluto. Improvvisamente, mi resi conto che i non-Rom ci rifiutavano non solo di far parte della loro vita, ma anche di riconoscerci come membri a pieno titolo della società. Fu un sonoro schiaffo e mi ci volle parecchio per capire definitivamente chi ero: Una Romnì, con tutto ciò che questo comporta, nata in Slovacchia ma Romnì. E da quel momento, visto che avevo maggiori possibilità rispetto al resto della mia gente di acquisire informazioni, sentii che era un mio dovere aiutare la comunità.
- I politici rom spesso dicono che i Rom devono cambiare. Come lo intendi?
Per me, aiutare i Rom significa dar loro sufficienti opportunità perché amministrino e abbiano la responsabilità delle loro vite. Sono convinta che non abbiano bisogno di chi decida per loro come vivere o come far crescere i loro bambini. Hanno bisogno di uno spazio come gli altri cittadini nella società - quindi delle stesse opportunità di essere responsabili. Svolgo giornalmente un lavoro sul campo e so, per esempio, che i Rom sanno costruirsi la casa da soli. Non hanno bisogno di appartamenti tutti uguali dove non si trovano a loro agio. Ma se non hanno reddito, se non lavorano, se non possono accedere al credito, cosa possono costruire? E' un circolo vizioso da cui non sappiamo venirne fuori. E secondo la mia opinione, la ragione è che i Rom sono sottovalutati dalla società. Ci vuole in una posizione dove abbiamo minori possibilità di influenzare la qualità della nostra stessa vita e di ottenere gli stessi risultati della maggioranza. Così non ce la faremo.
- Quindi la chiave di soluzione del problema è data dalla sua stessa denominazione?
In un certo modo, è così.
- E come dev'essere rinominato?
Possibilità diseguali.
- C'è bisogno di una discriminazione positiva?
Non so se è il termine corretto. Forse io non lo userei. Abbiamo necessità di accesso su basi paritetiche. Quindi, se uno ruba, dobbiamo punirlo perché ladro e non come Rom; allo stesso modo se uno è un vbuon lavoratore non dobbiamo giudicarlo con pregiudizio per la sua origine etnica e dobbiamo offrirgli possibilità di lavorare, senza licenziarlo alla prima occasione. Non percepiamo un bambino a scuola come Rom, per esempio, sino a ché questa percezione non si qualifica dal bisogno di insegnargli il romanès, altrimenti ha le stesse domande e richieste di qualsiasi altro coetaneo. Così saremo in grado, come Rom, di essere pienamente valutati come compèonenti della società e partners ai vari livelli.
- Hai la sensazione che ci siano meno richieste sui bambini rom?
Sì. Percepisco il problema della scolarizzazione, anche come un problema degli insegnanti, che non sanno come comportarsi o non adempionoi al loro compito verso gli studenti rom. Dicono "per uno zingaro questo può bastare". Il risultato di questa formazione incompleta è che i ragazzi poi regrediscono. Oppure finiscono in scuole differenziali di seconda scelta. Così la società sta investendo nell'ignoranza. Logica dispari.
- Ci sono abbastanza soldi per affrontare i problemi dei Rom?
Mi risulta di sì. Il problema è che non sono ben investiti. Ed anche il modo in cui i media scrivono su come sono impiegati, che spesso si riduce a "ancora altri soldi per i Rom". Non è così. E' denaro per cittadini di questo paese, che qui risiedono e vogliono goderne i vantaggi. Vogliono vivere in sicurezza e con uno standard di vita decente. Potrebbero anche trovare da loro la soluzione. Io sono una donna Rom, ma non ho meno bisogno di libertà, perché non mi trovo in situazione di indigenza. Quelli che non mi conoscono, invece pensano che sia così. La somma di denaro necessaria a risolvere il "problema Rom", secondo me, dev'essere commisurata al livello di razzismo. Più tardi ne saremo coscienti, più ne pagheremo i costi.
- Nella comunità rom, il ruolo della donna è tradizionalmente succube a quello maschile. Tu sei una donna, sei candidata indipemndente alle elezioni a Kosice. Questa tua partecipazione, e l'eventuale elezione, come si concilia col tuo ruolo tradizionale?
Certamente per me è più complicato che per una donna dell'etnia maggioritaria. Tra i Rom, gli uomini non mostrano molto interesse nel supportare le loro donne. Lo testimonia il fatto che il mio concorrente nella località dove vivo e holavorato a lungo, è un leader riconosciuto dei Rom. Me lo spiego in questa maniera: vorrebbe fermarmi dall'entrare in politica, perché il nostro bacino elettorale è limitato.
- Cambierà questo stato di cose?
Se la maggioranza non mi sostiene, come persona che vuole risolvere i problemi dei Rom e creare uno spazio per loro, potrebbe anche essere che nessuno di noi venga eletto. E nuovamente i Rom non avranno un loro rappresentante. Forse è questo lo scopo di chi costantemente predica il cambiamento, e per questo vede solo ciò che non è stato fatto o che è stato rovinato.
- Pensi che i Rom preferiranno votare per un uomo piuttosto che per una donna?
La mia squadra crede in me e penso che in questi quattro anni hanno capito cosa volevo ottenere e la direzione in cui mi sarei mossa. So di avere la loro fiducia e questa è la cosa più importante. Non sono il tipo di persona che appare ad una settinmana dal voto, dicendo: Sono qui, votate me. La gente mi conosce, sa cosa faccio per loro. E questo non solo perché mi sono candidata. Conosco i problemi dei Rom e come giornalista posso influenzare alcune cose. Credo nei Rom, vivo la loro stessa vita e mi confronto quotidianamente nella pratica. I Rom non sono stupidi. Apprendono dal lor passato e non possono più essere comprati per una manciatra di monete. Il loro voto è importante, almeno quanto quello di qualsiasi altro elettore.
- Significa che non entrerai in nessun partito politico?
Non intendo aderire ai partiti politici Rom registrati, anche se sono in contatto con loro. Visto che nella mia regione non hanno un candidato proprio, mi devono appoggiare anche se sono una candidata indipendente. E' importante anche per loro che venga eletta una Romnì.
- Sinora, c'erano oltre 20 partiti politici dei Rom, Dopo che è stata imposta la registrazione, ne restano solo due. Cosa ne pensi?
Da un canto, come al risultato dell'incostanza e del dilettantismo di alcuni dei cosiddetti leaders. Da un altro lato, come la possibilità di essere più uniti. In ogni caso, voglio ricordare che i Rom sono cittadini di questo stato e le loro convinzioni politiche devono essere libere, e devono votare indipendentemente dalla loro appartenenza etnica.
- Cosa diresti a un votante della maggioranza etnica?
Voglio dir loro che la soluzione dei nostri problemi è nelle nostre mani, se solo si collabora. Ad esempio, se chi vota appoggerà candidati Rom che non si presentano con vagoni di promesse, ma viceversa con una prospettiva di responsabilità e di capacità di affrontare i problemi. Se questo votante vuole proteggere il proprio benessere futuro, se vuol continuare a sentire questa terra come casa sua, deve iniziare a cooperare con questi Rom che hanno le sue medesime aspettative. A questo punto selezioneremo un vasto numero di Rom, che possa essere aiutato con un investimento minimo. Il resto, il lungo termine che è comunque necessario, non dovrà pesare sul bilancio dello stato. Sembra semplice e lo è realmente. Manca solo la volontà. O meglio: da parte dei Rom c'è. Ora è il turno dei votanti non-Rom.
© RPA, 2002-2005. All rights reserved. The Roma Press Agency (RPA) GRANTS ITS PERMISSION for the publication and transmission of its materials or their parts in printed, electronic or spoken form under the condition that the Roma Press Agency (RPA) is mentioned as their source. Otherwise the case will be considered as a copyright violation.
Di Fabrizio (del 09/12/2005 @ 11:54:37, in media, visitato 2502 volte)
30 novembre 2005
Premiate le immagini drammatiche dei Rom del Kosovo che stanno morendo nei campi profughi contaminati.
Ivor Prickett, studente e fotodocumentarista che ha vinto il Tom Webster Award
Ivor Prickett, ha ottenuto il prestigioso Tom Webster Award per le sue commoventi foto che mostrano la difficile situazione di dozzine di rifugiati interni, è il secondo studente della scuola d'arte, media e design di Newport a vincere quest'anno un premio tanto importante. Il mese scorso era toccato a Guy Martin che aveva ricevuto l' Observer Hodge Student Award 2005 per la sua relazione-progetto sull'enorme mole di traffico della strada tra Baghdad e Costantinopoli - lavoro che aveva partecipato anche al Tom Webster Award.
Le foto di Ivor sulle condizioni del campo di Kabbare
“Sono molto contento di aver vinto questo premio,” ci ha detto Ivor (22 anni) che ha passato cinque settimane in Kosovo per le fotografie che ha adoperato per una ricerca del suo corso. “Per me è importante questo riconoscimento, il primo da un ente esterno all'Università, e mi rassicura sulle ragioni del mio lavoro e sul futuro che mi prefiggo nel fotogiornalismo."
“Quella del Kosovo è stata la prima guerra di cui ho avuto coscienza quando ero più giovane e mi ha sempre interessato. Quando ho letto di questa gente che viveva nei campi rifugiati costruiti su terreni contaminati, ho sentito che dovevo andare e raccontare quella storia. Sono rimasto schoccato dalla scoperta di bambini zingari sotto i sei anni di età, esposti a quei livelli di radiazioni e che tutti potrebbero morire presto o soffrire di danni irreparabili al cervello."
Durante la sua prima visita al campo, Ivor è stato con Vebbi (foto sopra) e la sua famiglia. Al ritorno, Ivor ha scoperto che Vebbi nel frattempo era diventato l'ultima vittima della contaminazione del campo
Ivor andò al campo di Kabbare dove vivevano 60 Rom dispersi interni, e scattò oltre 2000 foto, e ne presentò 12 alla giuria del premio, sponsorizzato dall'agenzia fotografica Impact di Londra.
“Il campo, costruito dalle Nazioni Unite e dall'OMS, si trova dove una volta c'erano miniere di zinco ed è contaminato da piombo che lentamente sta avvelenando gli occupanti. Sinora, circa 35 persone sono morte prematuramente in circostanze inaspettate.”
|
Durante la sua seconda visita al campo, Ivor scoprì tragicamente che il capofamiglia che l'aveva ospitato la volta precedente, era tra le ultime vittime.
A DESTRA: Per Ivor si è trattato di un problema di coscienza fotografare il funerale di Vebbi, ma ho sentito di doverlo fare per ricordare al mondo la sofferenza dei Rom.
|
|
“Rimasi shoccato scoprendo che Vebbi, aveva solo 27 anni, era morto per un tumore al cervello,” dice Ivor. “Avevo vissuto con lui e la sua famiglia, erano in cinque in una stanza, quando andai la prima volta a scattare foto. Fu un momento doloroso - avevo convissuto con quella famiglia e stavo riprendendo il funerale di Vebbi, ma dovevo raccogliere quella testimonianza. Come fotogiornalista avevo il dovere di documentare e raccontare." |
|
Queste foto sono state recentemente pubblicate su Foto8, una rivista che ospita il meglio del fotogiornalismo. Il premio di £1000 ha permesso a Ivor di dedicarsi al suo prossimo progetto - sui fuorilegge cercatori d'oro in Mongolia.
"Ho letto che dopo la caduta del comunismo, si è scoperto che là c'erano filoni auriferi. Questa gente, che si autonomina Ninjas, scava senza permessi e spesso ci sono dispute tra loro e le forze di sicurezza. Non ci sono soltanto poveracci, ma anche docenti e impiegati, tutti quelli che con la caduta del comunismo hanno perso la loro pensione. L'unico futuro per loro e le loro famiglie è trovare trovare dell'oro."
A SINISTRA: Questo ritratto del padre di Vebbi subito dopo il funerale è tra le fotografie pubblicate dalla rivista internazionale Foto8
|
Ivor dice di dovere il suo successo al corso della Newport’s University. "Studiare fotogiornalismo è stata la cosa migliore della mia vita. I miei tutors mi hanno influenzato profondamente e mi hanno guidato negli ultimi tre anni." |
Commentando il successo dei due studenti che hanno ottenuto un premio quest'anno, Pete Davis, il coordinatore del corso, afferma: "Il Tom Webster award per giovani studenti di fotografia è diventato uno dei più prestigiosi oggi in GB. Gli standards sono alti, ed eccellere con due studenti è un indiscutibile traguardo"
A DESTRA: Gli studenti Ivor Pricket (a destra) e Guy Martin entrambe premiati quest'anno
|
|
"Tanto Ivor che Guy sono un esempio di ciò che motiva i giovani fotografi. Interesse e passione per la ricerca e comprensione degli eventi nazionali e mondiali, assieme ad iniziativa e capacità di testimoniare, per produrre immagini forti che comunichino le loro idee ad una vasta audience. Sono certo che tutti e due faranno parte in futuro di un grande gruppo mondiale di studenti impegnati ai più alti livelli nelle varie aree della fotografia."
Notes for Editors:
Il Tom Webster Award è patrocinato da Impact Photos ed è intitolato alla memoria di un fotogiornalista morto nel 1994 all'età di 24 anni. Il premio si prefigge di offrire a giovani fotogiornalisti di iniziare o continuare progetti specifici. I vincitore riceve un premio di £1000 e la segnalazione di Impact Photos. E' riservato a fotografi di età inferiore a 29.
|
Cari compagni e amici, aggiornamento sugli sgombrati di Casoria. Dopo un mese e passa, una parte, ovverossia gli ospitati nella chiesa dei gesuiti a Scampia (circa 40) sono stati finalmente accolti dal Comune di Napoli, su investitura della Prefettura, nella scuola G. Deledda di Soccavo. L'operazione è stata condotta per i primi venti ieri sera, in fretta e furia, senza interpellare l'O.N. e quindi senza opportuna mediazione. I Rom hanno titubato, anche perchè istigati a rifiutare da parte di alcuni scalmanati fricchettoni che non hanno problemi di permessi di soggiorno e di tetto sulla testa. Stasera sono andato a parlargli io e mi sono fatto interprete di una richiesta di maggiore elasticità delle regole del centro, in particolare, sul punto riguardante le uscite diurne (ore 9-19) per i neonati, i malati gravi e le donne incinte. L'accoglienza non è ottimale, ma migliorabile, come già si è fatto in altre parti della Deledda, ad opera degli stessi Rom. Credo che sia un'occasione che non dovrebbero lasciarsi sfuggire, visto che tre anni di lotta hanno prodotto solo questo poco, teniamocelo stretto, nella prospettiva di rilanciare la lotta politica su scala più generale (vedi legge regionale). Rimane il problema per quelle famiglie rom rimaste in baracca a Scampia e nella chiesa evangelica, oltre che per quelli a Torre del Greco (e a Bari). Su queste famiglie, non esiste accoglienza prevista e il Comune di Napoli se ne lava le mani. Tra l'altro, alla Rotonda di Cupa Perillo, si sente sempre più insistentemente la voce di sgombero imminenti per tutti, rumeni e slavi compresi (1-2 mesi). Ultima comunicazione: lunedì mattina alle 10 vado con l'avv. in Questura, se avete casi emblematici di p.di s. da chiedere, fatemelo sapere in tempo. [...]
ciao e a presto.
Un album su Flickr, con le foto degli antenati in Punjab e in Rajastan. Qui invece, raccolte di immagini da tutto il mondo.
Di Daniele (del 08/12/2005 @ 11:07:24, in casa, visitato 2398 volte)
|
|
Rom kosovari lasciano campo tossico delle Nazioni Unite. |
Centinai di Rom che hanno passato sei anni in un improvvisato campo kosovaro contaminato dal piombo, devono essere trasferiti in nuove case. Dalla campagna di bombardamento della Nato nel 1999, i 560 Rom hanno vissuto vicino a una vecchia fonderia di piombo a Mitrovica. |
Il contingente francese della forza di pace ha iniziato la bonifica
|
La Svezia donerà 320.000 € per aiutare i Rom, la stessa somma donata dalla Germania. Ora le autorità sperano di traslocare i Rom in un nuovo accampamento prima della fine dell'anno. Rimarranno lì fino a quando i lavori di ricostruzione delle loro case originali, nella zona attorno a Mitrovica, non saranno terminati nel 2006. I Rom furono costretti ad allontanarsi dalle loro case vicino alla mahala, dall'etnia albanese che li consideravano collaboratori dei serbi, alla fine del conflitto del 1999. Emergenza medica. "Queste persone sono state allontanate dalle loro case e hanno vissuto negli ultimi sei anni in un terreno abbandonato e nessuno si interessa veramente di loro," ha detto Per Byman, direttore dell'associazione umanitaria svedese sul sito web BBCNews. |
I lavori dovrebbero iniziare la settimana prossima sulle case provvisorie su una ex base militare francese, ha detto il signor Byman. Lo scopo è di trasferire i Rom lontano dalla fonderia di piombo, accusata per una serie di problemi di salute, specialmente fra i bambini. |
|
"I bambini nascono con disfunzioni, con arti mancanti ecc.," ha detto il signor Byman. "Ora speriamo che la loro qualità di vita possa migliorare." Una volta trasferiti, i Rom avranno accesso all'acqua calda, all'elettricità, formazione professionale e assistenza medica. I livelli dell'avvelenamento da piombo fra i i Rom nei campi di Zitkovac, Kablare e Cesmin Luq sono attualmente qualificati come "un'emergenza medica acuta" dalle autorità mediche americane. |
SEE ALSO:
|
RELATED INTERNET LINKS:
The BBC is not responsible for the content of external internet sites
|
|
Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 10:25:38, in Europa, visitato 3048 volte)
25/11/2004 - Nuovamente impantanati gli sforzi per erigere a Berlino un monumento alle vittime Rom e Sinti dell'olocausto nazista. Nonostante gli esponenti dei maggiori partiti abbiano dichiarato il loro appoggio alla realizzazione, gli stessi partiti non hanno trovato un accordo sul termine da adoperare per indicare tale monumento. L'ultima definizione (A tutti quanti definiti "zingari" dal nazismo) è stata rigettata mercoledì scorso. Continua invece la discussione se i gruppi dei Rom e dei Sinti possano rappresentare tutti i popoli nomadi perseguitati dal regime nazista.
dall'archivio di Pirori, 1 dicembre 2004. Sempre su Pirori, l'11 dicembre 2004:.... "Oggigiorno," continua, "in Germania i neonazisti sono accettati meglio di noi Sinti." E' furioso col cancelliere Schröder che all'inizio di quest'anno ha presenziato all'apertura della galleria fondata da Christian Friedrich Flick, nipote di un industriale nazista. "Una mostra pagata col denaro di noi forzati". Per protesta, si è dimesso dal partito socialdemocratico. Non ha rapporti con altri sopravvissuti; dice di sentirsi in comunanza "mentalmente". Ma vorrebbe che le attività di testimonianza nelle scuole - intende riferirsi agli attivisti ebraici - fossero più comprensive verso i Sinti, che ritiene esserne rimasti esclusi per la differente cultura. "Juden, juden, juden," dice "Sinti, nix." Regolarmente è in viaggio per Berlino, dove si discute ancora invano [...] sulla costruzione di un monumento per le vittime Sinti. "Sono un vecchio di 84 anni, che deve ancora dimostrare e andare a Berlino..." Qui la sua voce si rompe e d'improvviso abbandona la stanza.
Nel frattempo, l'artista a cui è stato commissionato il monumento ha compiuto la bella detà di 75 anni, come ricorda ARTfaq:
Lo scultore israeliano Dani Karavan compie 75 anni
Le sue opere si trovano in tutto il mondo, il suo marchio: sculture monumentali che il visitatore esplora camminando all’interno di esse. Dani Karavan il 7 dicembre compie il suo 75° compleanno. Tra le sue opere più spettacolari ricordiamo “Passaggi” (vedi foto), realizzata nel 1994 nel paese spagnolo Portbou, dove il filosofo tedesco, Walter Benjamin, è stato assasinato durante la sua fuga dai nazisti. Altrettanto spettacolari sono le sue sculture “Strada dei diritti umani”, vicino al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, e la sua creazione per il Heinrich-Böll-Platz a Colonia. A Berlino gli è stato commissionato un monumento commemorativo per i Sinti e Rom, uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dani Karavan è nato a Tel Aviv nel 1930. All’Accademia Bezalel di Gerusalemme ha studiato disegno, più tardi ha proseguito gli studi a Firenze e Parigi. Nel 1977 è stato presente alla Documenta di Kassel. Nel 1996 ha ricevuto il “Kaiserring” di Goslar. Per la sua opera completa è stato onorato con il Premio di Israele.
Bernd Noack
Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 00:30:31, in Italia, visitato 1883 volte)
Due notizie da il passaporto.it: L'ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, ha approvato un progetto di legge ordinaria che prevede l’attribuzione dell’elettorato attivo e passivo agli stranieri non comunitari e il loro effettivo coinvolgimento nella vita pubblica degli enti locali. La notizia riguarda un numero significativo di immigrati: si stima che gli aventi diritto al voto amministrativo siano pari a 800 mila su quasi 3 milioni di soggiornanti stranieri di ANELISE SANCHEZ
Il numero speciale del mensile della Polizia di Stato ‘Poliziamoderna’ pubblica un inserto che approfondisce i temi dell’immigrazione. Si intitola 'Stranieri. Ingresso, soggiorno e lavoro'. Una serie di schede riassumono il percorso da fare per ottenere la regolarizzazione o l’assunzione presso aziende o privati
Da Kosovo_Roma_News
IN MEMORIA DELLE VITTIME ROM E IL FUTURO DEI LORO FIGLI
di: Rajko Djuric
I Roma di Serbia e , che come i Rom di molti paesi europei e no, assieme agli Ebrei furono le principali vittime di guerre e stanno seguendo con attenzione ed apprensione le "dispute diplomatiche" che ora accompagnano le trattative sul futuro delle due etnie maggioritarie del Kosovo e Metohija.
Le Nazioni Unite, il cui Segretario Generale Kofi Annan ha avuto l'opportunità di parlare con i rappresentanti dell'Unione Internazionale dei Rom, è stato informato sui fatti e sui dati inerenti la situazione generale di 12 milioni di Rom, la più grande minoranza nazionale d'Europa. E' pure noto che sino al 1999, i Rom erano anche la più grande minoranza nazionale in Kosovo e Metohija.
Karitas, la società per i popoli oppressi con sede a Gottinga, assieme ad altre OnG europee hanno mostrato grande attenzione al destino dei Rom kossovari, e dal 1999 ne informano tramite il periodico "Good Day" della chiesa cattolica di Colonia.
Con questo, tanto l'Europa che la comunità internazionale sono a conoscenza che prima la ALK e poi l'UCK hanno commesso crimini contro i Rom, e una radicale "pulizia etnica". Di circa 260.000 Rom che vi vivevano sino al 1999, ne sono rimasti solo 26.656. Di 193 insediamenti, ne restano soltanto 26.
Questo significa la distruzione totale della minoranza Rom, che in Kosovo e Metohija non era avvenuta nemmeno con la II guerra mondiale e l'intervento delle SS tedesche, dei fascisti italiani e dei loro alleati. E' la formulazione fatta da Hana Arendt “Il totalitarismo distrugge totalmente.”
Ecco un estratto dei vari rapporti.
T.T. e sua moglie, Rom di Obilic, rapiti il 5 luglio1999 affermarono di "essere stati torturati da gente di etnia albanese" dopo le uccisioni della famiglia Krasnici. Nella loro casa vennero bruciati vivi Alija, sua moglie Muljazima, i figli Djulja, Fadilj, Cherim e Nedzmedin, che aveva solo un anno."
Anche a Pristina bambini Rom vennero bruciati vivi.
La ALK, definita persino da alcuni intellettuali albanesi come "fascista", uccise un gran numero di Rom a Pristina, Pec, Obilic, Djakovica, Lipljan, Prizren, Podujevo, Urosevac e Gnjilane. A Pristina vivevano circa 22.000 Rom, secondo le ultime stime ne restano 1.300, a Pec di circa 20.000 ne rimangono 1.100, 500 su 7.000 a Obilic, 250 su 7.000 a Gnjilane, 300 su 5.000 a Gnjilane... Una lunga ed agonizzante lista di rapimenti di donne e ragazze, dispersi, alcuni rapporti parlano di fosse comuni dove sarebbero sepolte le vittime.
Il tragico destino dei Rom kossovari è stato amplificato dal premio Nobel Gunther Grass e i suoi appelli e discorsi sono stati pubblicati nel libro "Senza Voce", edito in Germania da Steidl.
L' UNMIK è a conoscenza di quanto, oggi e allora, stiano facendo gli estremisti albanesi contro i Rom che vivono tuttora in Kosovo.
Nonostante ciò, i Rom di Serbia e Montenegro, tra cui 116.000 Rom registrati come profughi rifugiati dalla provincia del Kossovo - sono fermamente convinti che la verità sarà sempre dalla parte dei più privilegiati, di chi ha maggior confidenza con la comunità internazionale, in particolare con Martti Ahtisaari, inviato speciale dell'ONU ai colloqui sullo status del Kosovo e Metohija. In precedenza Ahtisaari, come presidente della Finlandia, aveva mostrato grande comprensione per i Rom del proprio paese. L'attuale presidente Tarja Halonen ha continuato la strada intrapresa dal suo predecessore, aprendo la porta ai Rom non solo in Finlandia, ma in tutta Europa, e per questo ha ottenuto nel 2003 la più alta onoreficenza dai Rom dì Europa.
I Rom di Serbia e Montenegro sono dell'opinione che è più utile concentrarsi su quanto possa unirci, piuttosto che rimarcare le differenze con chi ci attacca fieramente.
Coinvolti sulle questioni di pace e sicurezza, i membri di questa minoranza nazionale si aspettano che la comunità internazionale nei colloqui sullo status del Kosovo assuma e difenda tutti quei punti di vista rispettosi dei principi e delle norme del diritto internazionale.
Un Kosovo indipendente, in qualsiasi forma dovesse esplicitarsi, significherebbe riconoscere e premiare quanti commisero crimini contro i Rom, un delitto che negli annali della storia europea ha il solo paragone con quello che accadde ad Auschwitz e con l'Olocausto, nello stesso anno in cui è caduto il 60° anniversario della vittoria sul fascismo. Negare giustizia ai Rom del Kosovo e privare del futuro i loro figli, significherebbe un silenzio colpevole della comunità internazionale, complice col regime che ha si è macchiato di delitti contro i diritti nazionali, civili ed umani, garantiti dall'ONU, nel cuore del continente e delle istituzioni europee.
Ci si aspetta dalla comunità internazionale che le soluzioni proposte portino pace, sicurezza, stabilità e prosperità a tutti in Kosovo. Nel contempo, si tenga conto che l'etica richiede giustizia, senza cui non potrà esserci una pace duratura. La giustizia non può in alcun modo dipendere dalla volontà di chi si è macchiato di crimini.
Dalla saggezza e dalle decisioni della comunità internazionale dipenderà se il millennio appena iniziato porterà nuova fiducia e speranza ai popoli del Kosovo, che hanno condiviso sin dai tempi dei re e dei sultani, del terrore nero e rosso, una cooperazione senza fine, mutua conoscenza e amicizia. Non sarà più così, in un Kosovo diviso, o indipendente.
Tutti questi popoli, come hanno spiegato anche eminenti storici e scrittori, non hanno sofferto per mancanza di virtù ma, soprattutto, l'assenza di condizioni che permettessero l'affermare dei propri diritti e libertà. L'esperienza storica testimonia che la malafede e l'odio velenoso crescono in modo incontrollato ai confini tra le divisioni dei popoli e delle minoranze nazionali.
Le parole di Willy Brandt, dette in un altro contesto, oggi possono servire da faro per politici e diplomatici: "Potrà crescere assieme solo chi vivrà assieme!”
L'autore è presidente della Roma Foundation e del Roma PEN Centre.
NdR A proposito della segnalazione di ieri, Daniele vi manda il link dell'articolo completo
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:14:26, in casa, visitato 1871 volte)
Roma press agency Slovakia (RPA) comunica che il municipio di Nizna Mysla, nel distretto di Kosice, intende costruire un muro tutto attorno all'insediamento dei Rom. Il comune aveva costruito tre edifici nel 1989 che aveva assegnati ai Rom; col tempo il quartiere ha visto anche la crescita di circa 15 altri rifugi di fortuna, occupati da giovani famiglie con figli. Si ritiene che ogni baracca ospiti 15 persone. "E' una bomba a tempo. Il municipio dovrà circondare tutto l'insediamento, oppure i Rom continueranno ad allargarsi. Devono capire che sono sulla proprietà altrui" dice a RPA il sindaco Jozef Veber. Poi aggiunge che in consiglio hanno discusso sulla possibilità di ottenere un finanziamento di 6 milioni di corone dal Ministero delle Costruzioni e lo Sviluppo Regionale. Denaro che sarà speso per la costruzione del muro. A parte, il problòema della proprietà dell'area: "Non siamo in grado di negoziare, perché la proprietà è molto frammentata. Alcuni dei proprietari sono morti e il processo del trapasso agli eredi è piuttosto lungo," commenta il sindaco. Secondo lui, il problema dei Rom residenti nel villaggio dev'essere affrontato nella sua interezza. Il livello scolastico generale è basso e sembra che uno solo abbia terminato la scuola secondaria. Inoltre, i Rom, che secondo RPA sono il 15% della popolazione, non hanno un centro culturale comunitario proprio.
(Dzeno/Roma Press Agency)
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:02:20, in Europa, visitato 1868 volte)
Da: Barrie Taylor su British_Roma
Un'associazione caritativa Rom nel Regno Unito sta conducendo una vasta
ricerca sull'abuso di farmaci e droghe che ha colpito anche la nostra comunità.
Il gruppo di ricerca è composto da Rom ha determinato che il fenomeno ha
iniziato ad espandersi in concomitanza con la sedentarizzazione. Adulti e
ragazzi sono introdotti all'uso di droghe nelle scuole, nei pub o nei club. Ora
l'associazione sta provando a stabilire quale sia la profondità del fenomeno e
approntare materiale apposito per prevenire il fenomeno in quei settori della
comunità che ancora non siano stati toccati da questo disagio.
Occorrono unità specifiche che facciano da ponte e da traino tra la
comunità e i servizi socio-sanitari. Formare gruppi di auto aiuto che possano parlare
alle famiglie, aiutarle a comprendere la situazione e fornire supporto.
Il ricovero è gratis, ma i Rom non ne hanno consuetudine, per la maggior
parte perché non sono a conoscenza di questa possibilità. Dobbiamo essere noi
stessi a promuovere un progetto nazionale, che abbia radici nella nostra
cultura.
I responsabili del gruppo di ricerca da anni operano nel campo delle droghe e
recentemente hanno potuto accedere a un finanziamento della Lancs University,
che permetterà di produrre una documentazione sulle esigenze di Nomadi e
Viaggianti, ed eventualmente di poter provvedere ai casi più disperati. Come
partner dell'associazione europea UNITE, hanno anche possibilità di accedere e
condividere aiuti e conoscenze specifiche. Ora occorre anche coinvolgere il
Governo per condividere una strategia nazionale.
[...]
Contact 07949182079 and ask for Barrie Taylor
Droga e tossicodipendenza in Europa:
|