Da
Roma Press Agency (RPA)
Non voglio cambiare i Rom, voglio creare per loro migliori condizioni di vita
di: Kristína Magdolenová
Jarmila Vaòová (1965) lavora come giornalista per Roma Press Agency. Nel 2002 ha concorso come indipendente al posto di rappresentante comunitaria. Non è stata eletta per un pugno di voti. Comunque, continua il suo impegno nella regione di Kosice e dintorni. Ha quattro figli. Attualmente, sempre come indipendente, è candidata alle elezioni regionali (VUC).
Lo sono diventata per caso. Ho terminato gli studi nel 2002, erano gestiti da Roma Press Agency e dall'Istituto Democrazia Nazionale per le Donne Rom. Scopo del corso era offrirci una possibilità di partecipare agli affari pubblici. presto ho scoperto che c'era un ampio spazio vuoto nella politica locale, dove potevo avere un ruolo tanto come indipendente che come persona autosufficiente. Dopo il corso, RPA mi offrì un posto da giornalista. Questo lavoro ha un'importanza chiave, ma non tutti sarebbero in grado di farlo. Non soltanto perché è un tipo di lavoro precario nel terzo settore e no adeguatamete valutato, ma anche per la perdita di privacy, per le aspettative che una comunità demotivata ripone in te,a spettative che spesso non è proprio possibile mantenere. E' un lavoro che richiede un grande supporto dai familiari e nel contempo la capacità di lavorare in proprio.
- Dici che la comunità si aspetta risposte rapide. Cosa ne consegue?
Dopo il 1989, quando i Rom divennero il gruppo che pagava il prezzo più alto ai cambi nel mondo del lavoro, si trovarono in una specie di trappola sociale, con lo stato che offriva loro come unico aiuto la dipendenza dall'assistenza sociale. I benefici sociali relativamente alti e la crescita del razzismo, portò la comunità a rinchiedersi in se stessa. Strettamente legato a ciò, l'abbassamento del suo livello scolare. Chi non si adeguaqva, si trovava davanti un muro e l'unica soluzione era l'emigrazione. Con lo schock delle riforme sociale (febbraio 2004 ndr) la comunità fu costretta a risvegliarsi dal letargo. Però, lo stato ancora non da sufficienti ragioni ai Rom perché risolvano i loro problemi da soli. Se tu passassi ora in un quartiere rom, o se addirittura tu fossi una figura importante dentro la comunità, ci si aspetta da te che agiti una bacchetta magica e tutto si risolve. Un'aspettativa naturale nella situazione odierna.
Cosa posso dirti? Ho uno spazio per informare sui loro problemi e le loro esigenze. Ho un'opportunità sicuramente maggiore alla loro di comunicare con i rappresentanti dello stato e el autorità locali, per offrire soluzioni o porre questioni. Ho l'opportunità di condurre discussioni, far valere la mia opinione, manifestare per i Rom. Quello che non posso fare è legiferare e creare programmi specifici.
- Quando hai preso coscienza del tuo essere Rom? Che avevi dei doveri verso la tua comunità?
Sono cresciuta in una famiglia dove ebbi la possibilità di conoscere la cultura rom. A casa si ascoltava musica rom, si parlava il romanès, anche con i miei bambini. Ma non sono mai stata cosciente della mia personale differenza. Anche a scuola, nessuno mi ha mai fatto sentire diversa. Mi sentivo una donna slovacca. Il punto di svolta fu la Rivoluzione di Velluto. Improvvisamente, mi resi conto che i non-Rom ci rifiutavano non solo di far parte della loro vita, ma anche di riconoscerci come membri a pieno titolo della società. Fu un sonoro schiaffo e mi ci volle parecchio per capire definitivamente chi ero: Una Romnì, con tutto ciò che questo comporta, nata in Slovacchia ma Romnì. E da quel momento, visto che avevo maggiori possibilità rispetto al resto della mia gente di acquisire informazioni, sentii che era un mio dovere aiutare la comunità.
- I politici rom spesso dicono che i Rom devono cambiare. Come lo intendi?
Per me, aiutare i Rom significa dar loro sufficienti opportunità perché amministrino e abbiano la responsabilità delle loro vite. Sono convinta che non abbiano bisogno di chi decida per loro come vivere o come far crescere i loro bambini. Hanno bisogno di uno spazio come gli altri cittadini nella società - quindi delle stesse opportunità di essere responsabili. Svolgo giornalmente un lavoro sul campo e so, per esempio, che i Rom sanno costruirsi la casa da soli. Non hanno bisogno di appartamenti tutti uguali dove non si trovano a loro agio. Ma se non hanno reddito, se non lavorano, se non possono accedere al credito, cosa possono costruire? E' un circolo vizioso da cui non sappiamo venirne fuori. E secondo la mia opinione, la ragione è che i Rom sono sottovalutati dalla società. Ci vuole in una posizione dove abbiamo minori possibilità di influenzare la qualità della nostra stessa vita e di ottenere gli stessi risultati della maggioranza. Così non ce la faremo.
- Quindi la chiave di soluzione del problema è data dalla sua stessa denominazione?
In un certo modo, è così.
- E come dev'essere rinominato?
Possibilità diseguali.
- C'è bisogno di una discriminazione positiva?
Non so se è il termine corretto. Forse io non lo userei. Abbiamo necessità di accesso su basi paritetiche. Quindi, se uno ruba, dobbiamo punirlo perché ladro e non come Rom; allo stesso modo se uno è un vbuon lavoratore non dobbiamo giudicarlo con pregiudizio per la sua origine etnica e dobbiamo offrirgli possibilità di lavorare, senza licenziarlo alla prima occasione. Non percepiamo un bambino a scuola come Rom, per esempio, sino a ché questa percezione non si qualifica dal bisogno di insegnargli il romanès, altrimenti ha le stesse domande e richieste di qualsiasi altro coetaneo. Così saremo in grado, come Rom, di essere pienamente valutati come compèonenti della società e partners ai vari livelli.
- Hai la sensazione che ci siano meno richieste sui bambini rom?
Sì. Percepisco il problema della scolarizzazione, anche come un problema degli insegnanti, che non sanno come comportarsi o non adempionoi al loro compito verso gli studenti rom. Dicono "per uno zingaro questo può bastare". Il risultato di questa formazione incompleta è che i ragazzi poi regrediscono. Oppure finiscono in scuole differenziali di seconda scelta. Così la società sta investendo nell'ignoranza. Logica dispari.
- Ci sono abbastanza soldi per affrontare i problemi dei Rom?
Mi risulta di sì. Il problema è che non sono ben investiti. Ed anche il modo in cui i media scrivono su come sono impiegati, che spesso si riduce a "ancora altri soldi per i Rom". Non è così. E' denaro per cittadini di questo paese, che qui risiedono e vogliono goderne i vantaggi. Vogliono vivere in sicurezza e con uno standard di vita decente. Potrebbero anche trovare da loro la soluzione. Io sono una donna Rom, ma non ho meno bisogno di libertà, perché non mi trovo in situazione di indigenza. Quelli che non mi conoscono, invece pensano che sia così. La somma di denaro necessaria a risolvere il "problema Rom", secondo me, dev'essere commisurata al livello di razzismo. Più tardi ne saremo coscienti, più ne pagheremo i costi.
- Nella comunità rom, il ruolo della donna è tradizionalmente succube a quello maschile. Tu sei una donna, sei candidata indipemndente alle elezioni a Kosice. Questa tua partecipazione, e l'eventuale elezione, come si concilia col tuo ruolo tradizionale?
Certamente per me è più complicato che per una donna dell'etnia maggioritaria. Tra i Rom, gli uomini non mostrano molto interesse nel supportare le loro donne. Lo testimonia il fatto che il mio concorrente nella località dove vivo e holavorato a lungo, è un leader riconosciuto dei Rom. Me lo spiego in questa maniera: vorrebbe fermarmi dall'entrare in politica, perché il nostro bacino elettorale è limitato.
- Cambierà questo stato di cose?
Se la maggioranza non mi sostiene, come persona che vuole risolvere i problemi dei Rom e creare uno spazio per loro, potrebbe anche essere che nessuno di noi venga eletto. E nuovamente i Rom non avranno un loro rappresentante. Forse è questo lo scopo di chi costantemente predica il cambiamento, e per questo vede solo ciò che non è stato fatto o che è stato rovinato.
- Pensi che i Rom preferiranno votare per un uomo piuttosto che per una donna?
La mia squadra crede in me e penso che in questi quattro anni hanno capito cosa volevo ottenere e la direzione in cui mi sarei mossa. So di avere la loro fiducia e questa è la cosa più importante. Non sono il tipo di persona che appare ad una settinmana dal voto, dicendo: Sono qui, votate me. La gente mi conosce, sa cosa faccio per loro. E questo non solo perché mi sono candidata. Conosco i problemi dei Rom e come giornalista posso influenzare alcune cose. Credo nei Rom, vivo la loro stessa vita e mi confronto quotidianamente nella pratica. I Rom non sono stupidi. Apprendono dal lor passato e non possono più essere comprati per una manciatra di monete. Il loro voto è importante, almeno quanto quello di qualsiasi altro elettore.
- Significa che non entrerai in nessun partito politico?
Non intendo aderire ai partiti politici Rom registrati, anche se sono in contatto con loro. Visto che nella mia regione non hanno un candidato proprio, mi devono appoggiare anche se sono una candidata indipendente. E' importante anche per loro che venga eletta una Romnì.
- Sinora, c'erano oltre 20 partiti politici dei Rom, Dopo che è stata imposta la registrazione, ne restano solo due. Cosa ne pensi?
Da un canto, come al risultato dell'incostanza e del dilettantismo di alcuni dei cosiddetti leaders. Da un altro lato, come la possibilità di essere più uniti. In ogni caso, voglio ricordare che i Rom sono cittadini di questo stato e le loro convinzioni politiche devono essere libere, e devono votare indipendentemente dalla loro appartenenza etnica.
- Cosa diresti a un votante della maggioranza etnica?
Voglio dir loro che la soluzione dei nostri problemi è nelle nostre mani, se solo si collabora. Ad esempio, se chi vota appoggerà candidati Rom che non si presentano con vagoni di promesse, ma viceversa con una prospettiva di responsabilità e di capacità di affrontare i problemi. Se questo votante vuole proteggere il proprio benessere futuro, se vuol continuare a sentire questa terra come casa sua, deve iniziare a cooperare con questi Rom che hanno le sue medesime aspettative. A questo punto selezioneremo un vasto numero di Rom, che possa essere aiutato con un investimento minimo. Il resto, il lungo termine che è comunque necessario, non dovrà pesare sul bilancio dello stato. Sembra semplice e lo è realmente. Manca solo la volontà. O meglio: da parte dei Rom c'è. Ora è il turno dei votanti non-Rom.
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