Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 14/12/2005 @ 07:15:21, in Italia, visitato 2168 volte)
Dopo MerateOnline che aveva pubblicato il nostro comunicato e dopo aver riportato la cronaca dell’Associazione Radicale Enzo Tortora, questo è apparso sul numero 79 del giornale Martesana2:I rom di via Idro contro generalizzazioni e indifferenzaI rom del campo storico di via Idro 62 non ci stanno a essere coinvolti nelle rapine e nelle violenze avvenute nelle ville della Brianza nelle settimane scorse. Non ci stanno a essere sbattuti sulle pagine dei quotidiani milanesi insieme ai veri responsabili; alcuni di questi ultimi vivono in baracche e roulotte tra il Lambro e la Martesana, nei comuni di Cologno, Vimodrone e Cernusco oltre che di Milano; ma quando si tratta di raccontare la provenienza dei responsabili di questi crimini, quasi tutti i giornali parlano dei rom di via Idro. Le 150 persone che ci vivono, non ci stanno a essere di nuovo isolati, mettendo in discussione i risultati di convivenza costruiti nei quindici anni di via Idro: la cooperativa Laci Buti, convenzionata con i Parchi e Giardini del Comune di Milano, che dà lavoro ad una quindicina di loro; un campo ben attrezzato e sistemato con casette in legno e addirittura in cemento, da loro costruite e mai condonate nonostante i loro tentativi. Per non parlare dei bambini e dei ragazzi che frequentano la scuola e di tutte le altre piccole cose conseguenti alla loro scelta di essere una comunità stanziale che vuole rimanere e continuare a vivere nel loro campo. I risultati non sono incoraggianti; all’incontro da loro organizzato per venerdì 2 dicembre al campo e preparato da circa 200 inviti mandati a giornali e istituzioni, si sono presentati solamente il rappresentante dei Ds di viale Monza, dei Radicali, dell’Anpi di Precotto e del nostro giornale. Non poteva poi mancare Fabrizio Casavola, loro amico da tempo. Temono l’indifferenza delle istituzioni in primo luogo; prima vengono sgomberati altri campi e poi nella nostra zona i vari Borghezio organizzano manifestazioni contro le soluzioni alternative che la Casa della Carità, solo per citare un esempio, prova a mettere in essere. Gli stessi accampamenti provvisori sorti in questi mesi nella campagna intorno a via Idro sono la conseguenza della chiusura di altri campi voluta dal Comune. I rom di via Idro sono i primi ad affermare che in quegli accampamenti soprattutto di rom rumeni, convivono persone oneste e delinquenti. Bisogna però saper distinguere e intervenire, fare progetti di mediazione culturale e sociale, altrimenti tutto si confonde e vincono coloro che vogliono fare di tutta l’erba un fascio. E per questi motivi le famiglie della comunità Rom di via Idro 62 precisano in un loro comunicato: [ segue il testo del comunicato]
L'articolo è di Paolo Pinardi
PS: come affermato tante volte su questo blog, i problemi e le logistiche dei campi-sosta sono da affrontarsi di concerto con quelli dei quartieri che li ospitano. Leggendo quest'altro articolo di Giuseppe Natale, sempre sul numero 79, conoscerete qualcosa di più su quella zona, ritrovando nomi e situazioni che spesso ricorrono nelle cronache della Mahalla.
Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie generale, n. 286 del 9 dicembre 2005 - sezione Atti amministrativi, è stato pubblicato un Avviso per la presentazione di progetti di analisi dei fattori, dei processi e delle buone prassi connesse con la discriminazione su base etnica e razziale, rivolto alle associazioni e fondazioni senza fini di lucro.
L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito delle attività istituzionali dell’UNAR – così come individuate nel Quadro generale di riferimento - finalizzate alla promozione di azioni positive e volte ad eliminare situazioni di svantaggio dovute alla razza o all’origine etnica, si rivolge ad associazioni e fondazioni senza fini di lucro che svolgono la loro attività nel campo della lotta alla discriminazione.
Le associazioni o fondazioni, che possono partecipare sia come soggetti proponenti sia come partner, dovranno sviluppare proposte progettuali nell’ambito dei seguenti assi di intervento:
- Asse I Strumenti e pratiche di contrasto alla discriminazione razziale nel mondo del lavoro pubblico e privato.
- Asse II Strumenti e pratiche di contrasto alla discriminazione nell’accesso all’assistenza sanitaria e all’alloggio
- Asse III Tutela dei diritti fondamentali e contrasto alla discriminazione delle comunità Rom e Sinti
- Asse IV Pratiche per l’effettività degli strumenti di tutela delle vittime di discriminazione nell’accesso al sistema di giustizia.
Il termine per la presentazione dei progetti, che dovrà avvenire secondo le modalità previste nell’Avviso e nei relativi allegati A (Domanda di Candidatura) e B (Scheda di Presentazione del Progetto), scade il 7 febbraio 2006.
Riferimenti: Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali
Il Consiglio d’Europa ospiterà la prima sessione del Forum europeo dei Rom e nomadi, ERTF, che riunirà rappresentanti dei Rom di 42 Stati membri dell’Organizzazione. Il Forum, che si terrà da martedì 13 a giovedì 15 dicembre, rappresenta la prima tappa del processo d’integrazione di circa 12 milioni di Rom residenti in Europa, molti dei quali in condizioni di estrema povertà, con un’aspettativa di vita 15 anni inferiore alla media e con il più alto tasso di mortalità infantile d’Europa. Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, e il rappresentante permanente della Romania e attuale presidente dei Rappresentanti dei Ministri, l’Ambasciatore Gheorghe Magheru, parteciperanno alla cerimonia inaugurale, alla presenza degli ambasciatori finlandese, Anne-Marie Nyroos, e francese, Gilles Chouraqui. È attesa anche la partecipazione del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e del presidente del Parlamento europeo, Josep Borrell Fontelles. ERTF è la più vasta organizzazione europea e l’unica istituzione internazionale Rom che riunisce organizzazioni Rom e nomadi di livello internazionale e nazionale, leader delle comunità, rappresentanti di ONG, organi consultivi governativi e partiti politici. Rif: Agenzia AISE
Di Fabrizio (del 13/12/2005 @ 09:10:17, in scuola, visitato 1974 volte)
Pochi fondi per l'integrazione in aula Preoccupante il divario nei tassi di promozione tra alunni italiani e stranieri. Oggi sul Sole 24 Ore
Aumentano gli alunni stranieri nelle scuole italiane, ma non i fondi stanziati per favorire la loro integrazione. È il chiaroscuro tratteggiato del Sole 24 Ore nella consueta pagina del lunedì sull'immigrazione realizzata in collaborazione con Stranieri in italia.
Lo scorso anno scolastico gli alunni stranieri hanno superato quota 360mila, con un aumento del 56% rispetto a due anni prima.
Il loro inserimento nelle scuola non è però indolore, come dimostra il divario nei tassi di promozione tra italiani e stranieri. Nel 2001/02 è stato promosso il 77% degli stranieri (contro l'84% del totale), mentre nel 2003/04 la percentuale è scesa al 72,6%, contro l'85% che si è registrato sul totale degli alunni.
Ogni anno il ministero dell'Istruzione stanzia 53 milioni di euro per "realizzare interventi mirati alla lotta all'emarginazione scolastica nelle aree a forte processo migratorio". Risorse previste dal contratto degli insegnanti, che però scade nel 2006. I sindacati hanno chiesto al Miur l'impegno a garantire lo stanziamento fino al rinnovo.
Altri stanziamenti sono legati a progetti specifici, che ad esempio prevedono l'impiego di mediatori culturali e facilitatori linguistici. Ma "le riduzioni degli organici che hanno colpito 34mila posti nel 2002 hanno inciso anche qui", denuncia la Flc-Cgil.
Succede così che nell'istituto comprensivo Gianni Rodari di Baranzate (Milano), dove gli alunni stranieri sono il 35% del totale, non c'è nessun mediatore linguistico a facilitare il loro inserimento. "Alle materne il problema è relativo perché i bambini imparano in fretta e già a febbraio tutti riescono a comunicare," spiega la preside Maria Fiorenza Lombardi "la questione si complica alle elementari e alle medie, quando ai ragazzi si chiede di fare cose più complesse".
Una scheda realizzata dall' avv. Mariangela Lioy, il nostro esperto in immigrazione, spiega le tappe principali per l'iscrizione a scuola dei ragazzi stranieri, dal riconoscimento dei titoli di studio alla scelta relativa alla frequenza dell'ora di religione. Come ogni settimana, il Sole 24 Ore pubblica infine uno scadenzario fiscale in inglese, romeno e arabo, dedicato agli imprenditori stranieri in Italia.
(5 dicembre 2005)
EP
Fate finta che sia un tentativo di mettere la testa fuori dal seminato.
Una scena a cui alcuni di voi hanno sicuramente assistito è lo sgombero/ il controllo in un campo rom: pistole puntate sulle donne e sui bambini, caroselli di gipponi... e per quanti non ne hanno mai visti (o si ostinano a negare che succedano cose simili), il riferimento per capire lo trovano in film come Soldato Blu o Piccolo Grande Uomo.
Per anni, i Rom hanno vissuto con un PARADIGMA: i celerini potevano agire in quella maniera (che lo facessero a ragion veduta oppure no, qui non importa), perché i Rom sono ai margini della società, tanto geograficamente che nell'agenda politica. Questo ha anche significato che le associazioni, più che i Rom stessi, avevano una ragione in più per battersi per diminuire l'isolamento geografico e politico: fare in maniera che certi atteggiamenti della polizia non passassero sotto silenzio.
Facile comportarsi come RAMBO, quando il nemico è indifeso e nessuno può testimoniare. Il Rom, italiano o straniero, in un campo abusivo o regolare, è per la legge un tipo di cittadino che se si lamenta perde il diritto a risiedere, che il comune gentilmente gli concede.
Ma ecco, si presenta nell'ultimo mese un malessere che percorre l'Europa. Nelle periferie francesi, scoppia una rivolta, le cause si perdono in quarant'anni di storia francese. La miccia è nuovamente l'isolamento geografico e politico. La risposta dello STATO è stata l'impiego della forza pubblica e la militarizzazione delle periferie. Forse i Flic sono stati + civili con i figli del Maghreb, dei loro colleghi italiani nei confronti dei Rom, rimane il fatto che anche in quel caso LA FORZA PUBBLICA E' INTERVENUTA PER SANCIRE IL DISTACCO TRA POPOLAZIONE E ISTITUZIONI. In questo mese e mezzo difatti, non è emersa nessuna strategia pubblica che affronti il tema dei rapporti tra le istituzioni (centrali o decentrate) e settori marginali in rivolta.
Un bubbone che può espandersi a macchia d'olio nel continente: a differenza dei Rom qui si tratta di cittadini riconosciuti come tali, che si ribellano e che non possono essere sgomberati. Al limite, li si può lasciare a marcire, sapendo che prima o poi la rivolta può tornare.
PARTICOLARE IMPORTANTE: dato che in Francia le violenze sono avvenute da entrambe le parti, al di là di quel che raccontano governi e giornali, chiunque può rintracciare in rete documenti, video, testimonianze di cosa è successo. Senza censure.
Mi rendo conto, che i miei ragionamenti si perdono in 100 rivoli. Un intermezzo?
3 pericolosi agitatori anarco-insurrezionalisti e uno che passava di lì per caso
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Ma ecco che la cura esonda: in Val di Susa. Non sono disperati delle periferie, non sono una dimenticata minoranza etnica (non ancora, almeno). Eppure la polizia si è comportata con loro come se dovesse fare un controllo in campo rom. Un ministro, che si affretta a dichiarare che non ci sono state cariche della polizia. Una TV (grazie internet!) che mette online le riprese di cosa è successo.
Il punto chiave, come all'inizio di questo post, resta la mancanza di dialogo tra decisori e cittadini (quell'altro ministro: "...si mettano il cuore in pace!"). E nel mio piccolo, proprio quel ministro che ha interessi privati nell'appalto, ricorda molto da vicino quegli assessori che sgomberano i campi, e hanno preso qualche mazzetta perché su quei terreni si costruisca il solito centro commerciale...
Diciamo che l'argomento (TAV sì, TAV no) per me ha un'importanza minima, rispetto al risultato ottenuto: la polizia che carica cittadini inermi e gli stessi cittadini che vengono fatti passare per ostaggio di chissà quale complotto sovversivo. Sulla protesta in sé, personalmente posso essere o meno d'accordo, ma ritengo che la differenza tra una democrazia e il suo contrario è la possibilità di esprimere, pacificamente ma con forza, le proprie opinioni. Quindi, d'accordo o meno, vi segnalo dove confrontarsi con l'eterogeneo comitato che si è formato in quella valle.
Quello che mi interessa, piuttosto, è che mentre sulla carta l'Italia passa ad una Costituzione "federalista", nei fatti le istanze locali vengono soffocate (e sconfessate dagli stessi "federalisti"). La mancanza di una mediazione trasforma in pericolosi agitatori anche chi tra i manifestanti avrà sempre votato moderato o leghista.
Quello che lega tra loro tre situazioni molto diverse tra loro (il campo sosta, la banlieu francese, la valle piemontese) a parte la reazione poliziesca, è che sono un puzzle di nodi locali, che presi singolarmente hanno poco valore, rischiano di essere proteste corporative, o comunque minoritarie: una difesa del proprio ghetto o del proprio cortile.
La scommessa, al di là degli schieramenti di destra o sinistra, è di uscire dai propri schemi ed orizzonti, anche per le politiche dei Rom e dei Sinti. Trovare le ragioni remote perché le rivendicazioni specifiche possano essere assunte da uno schieramento più vasto. Sapendo che più si sarà civili e democratici nel nostro argomentare, più saremo (civilmente e democraticamente) censurati.
RELAZIONE SULLA SCOLARIZZAZIONE DEI MINORI ROM NELLE SCUOLE MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE DELLA REGIONE CAMPANIA
I Rom a Napoli e nella Campania
In Campania, a fronte delle presenze tradizionali di Rom italianizzati e perfettamente integrati nella società locale, esistono circa 3000 Rom di origine ex-Jugoslavia, in prevalenza dasikhané (dei sottogruppi Mrznarja, Kanharija e Banguleshd) con una minoranza di Musulmani (khorakhané). Le loro condizioni abitative sono quasi dappertutto disastrose (baraccopoli), con alcune significative eccezioni come il nuovo campo attrezzato di Secondigliano a Napoli, che presenta però vistosi problemi di isolamento e gestione. Un ottimo villaggio attrezzato è stato recentemente aperto a Caivano e un altro è atteso a Giugliano, dove esiste il più grande insediamento di baracche dopo quello di Scampia (rispettivamente, circa 600 e 800 persone). Per i circa 1000-1500 Rumeni presenti nella provincia esiste, allo stato attuale, un solo Centro di Accoglienza Comunale a Napoli, la Scuola “G. Deledda” di Soccavo.
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Scuola materna ed elementare a Napoli
A cinque anni dall'inizio del progetto comunale Napoli-Zona Nord gestito dall’Opera Nomadi di Napoli (oggi ribattezzato “Attività specifiche per minori rom ed extra-comunitari”), la percentuale di minori rom che frequenta le scuole materna ed elementare a Napoli con una certa regolarità è del 50% circa. La percentuale scende a circa il 20 % nella scuola media, per i motivi che ben conosciamo: necessità di contribuire all’economia familiare, per le femminucce al menage domestico e in più, precoce avviamento al matrimonio.
Le scuole interessate a Napoli, tra Scampia e Secondigliano, sono la Pascoli II (elementare e media), l'80°, l'87° e il 10°. Qualche altra scuola del Centro accoglie i minori rom abitanti in zona, ma non avendo progetti in queste scuole, l’O.N. non ha un monitoraggio di queste frequenze.
Il numero di bambini iscritti è salito quest'anno (2005-2006) a 264. Il principale ostacolo alla frequenza è rappresentato dalla necessità economica della famiglia, che impiega i bambini per il mangel. Le inadempienze vengono gestite dagli operatori dell'Opera Nomadi, che avvisano e sollecitano costantemente le famiglie sulla necessità di rispettare i "Patti di cittadinanza" istituiti con il Comune di Napoli, in particolare riguardo l'obbligo di iscrizione/frequenza dei minori. Per fare sì che gli O.D.S. inviati dalla scuola sui casi di dispersione più eclatanti abbiano un esito positivo, l’Opera Nomadi lavora a stretto contatto con l’assistente sociale di Scampia, in modo da concordare insieme interventi fattivi e non inutilmente repressivi.
L'Opera Nomadi dà anche sostegno logistico e consulenza per i bambini rom rumeni iscritti a Soccavo (6 alle elementari).
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Scuola media a Napoli
A Napoli, la frequenza nella scuola media di alunni Rom è estremamente limitata (25 iscritti, di cui 7-8 frequentano più o meno con regolarità). Data l’esiguità delle risorse a disposizione dell’O.N., in passato solo poche ore sono arrivate a questa fascia così delicata del processo di scolarizzazione. L’O.N. di Napoli sta attualmente cercando di intervenire su questa fascia di dispersione con un progetto comunale ad hoc sul campo di Secondigliano, relativo all’alfabetizzazione degli adolescenti e finalizzato al conseguimento della terza media. Laddove in passato è stato realizzato, si é riusciti a intervenire con qualche risultati in questa sacca di dispersione.
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Fuori Napoli
Fuori Napoli, la sezione napoletana della nostra associazione, quella di Caserta e quella di Giugliano hanno attivato percorsi di scolarizzazione sulle comunità locali, pur tra mille difficoltà e ostacoli.
A Caivano è iniziata la scolarizzazione di circa 30 minori rom del gruppo Crna Gorja del Montenegro, con accompagnamento scolastico.
A Caserta, circa 30 bambini frequentano in varia maniera la scuola elementare, dove l’Opera Nomadi locale svolge attività di mediazione con le famiglie e sta per mettere in campo dei laboratori interculturali.
A Giugliano, il progetto dell'Opera Nomadi locale, prevedente l'accompagnamento e la mediazione per circa 70 bambini rom va avanti ormai da 2 anni.
25 bambini rumeni erano stati iscritti a Casoria (v. Lufrano), dove recentemente c’è stato uno sgombero di 400 persone, ma per mancanza di accompagnamento comunale, il diritto allo studio di questi bambini non è stato adeguatamente sorretto e incoraggiato.
E’ difficile seguire le situazioni sparse della provincia napoletana, dell’avellinese e del beneventano, dal momento che non sono in atto progetti in queste zone. Nel Salernitano era stato iniziato un discorso di scolarizzazione dei minori rom slavi locali, ma le difficoltà dell’Opera Nomadi locale hanno fatto sì che anche qui il monitoraggio fosse discontinuo.
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Attività svolte dall'Opera Nomadi riguardanti l'alfabetizzazione primaria e l’intercultura
Accompagnamento scolastico (legge 285/'97): quest'attività costituisce a tutt'oggi il grosso del progetto 285 di cui si è detto. Attualmente l'accompagnamento dei circa 240 alunni rom nelle diverse scuole di Secondigliano e Scampia (circa la metà frequentano con una certa regolarità) viene svolto coi pulmini donati dal Banco di Napoli all’Opera Nomadi e guidati da operatori rom. Gli operatori italiani e rom sono coinvolti in una difficile e paziente opera di mediazione con le famiglie rom, si preoccupano anche di sollecitare le famiglie su punti delicati come l'igiene, eventuali pediculosi o altre affezioni/infezioni, la certificazione dopo l’assenza per malattia, il materiale scolastico e le inadempienze.
Laboratori interculturali e di sostegno dell'alfabetizzazione (legge 285/'97): tale attività viene svolta in tre scuole di Secondigliano, l'87° (Don Guanella), l'80° e Pascoli II. In tali scuole sono state organizzate attività di sostegno all'alfabetizzazione in un'ottica interculturale che, spesso, vengono eseguite in condizioni di grande precarietà logistica dovuta anche alla mancanza cronica di spazi. Tali laboratori prevalentemente linguistici hanno l'importante funzione di colmare l'evidente lacuna di una programmazione didattica differenziata, tarata sulle esigenze specifiche dei minori rom, che sono in parte diverse da quelle degli alunni italiani. I bambini rom presentano infatti dei condizionamenti che sono dovuti alle precarissime condizioni igienico-sanitarie e abitative, nonché al carattere orale della loro cultura. E' dunque importante che la loro frequenza scolastica sia seguita e monitorata nel tempo da operatori qualificati che cercano anche di dare un taglio interculturale all'alfabetizzazione (con l’obiettivo di arrivare in prospettiva a un apprendimento bilingue: italiano/romanes). Fondamentale è infatti che gli alunni rom non dimentichino la loro lingua, il Romanés, le loro tradizioni e i loro costumi. L’Opera Nomadi ha anche costantemente introdotto attività ludiche, grafico-pittoriche, espressive e musicali sulla storia, la lingua, la cultura del popolo rom, con interventi mirati sul gruppo classe e in presenza delle maestre. Quest’anno, in una delle scuole, la Pascoli II, è partito un piccolo laboratorio di circo sulle tradizioni del popolo rom.
Doposcuola (legge 285/'97): le attività di doposcuola, svolte nel Campo Nuovo, presso il centro sociale B o presso le varie case del campo, è condotto a stretto contatto con il lavoro svolto a scuola, spesso dagli stessi operatori. Tali attività hanno coinvolto una ventina di bambini, dai 6 agli 11 anni, corrispondenti alla fascia di età della scuola elementare, a vario titolo bisognosi di sostegno per l'alfabetizzazione e l'integrazione scolastica. L'attività è stata condotta, per quanto possibile, anche in romanés, madrelingua dei bambini rom.
Progetto di aggiornamento per docenti sulla scolarizzazione di minori rom: svolto a Giugliano, in collaborazione con l'Opera Nomadi locale, ha interessato nell’anno 2004-2005, una ventina di insegnanti di vari circoli di Giugliano e altrettanti operatori sociali e tutors del Comune di Giugliano e dell'Opera Nomadi locale.
A Napoli, a tutt’oggi, non si è ancora vista un tale iniziativa e se ne sente fortemente la mancanza.
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Criticità e principali difficoltà incontrate
Le difficoltà riscontrate, nell’interfaccia scuola-famiglie rom, sono legate alle condizioni igieniche spesso precarie, alla diffidenza delle famiglie Rom verso l’istituzione dei gagé, da sempre ostile al loro popolo, alla mancanza in alcune scuole della provincia o della regione di progetti calibrati sulle esigenze di questi bambini e all'assenza di corsi di aggiornamento specifici per insegnanti e operatori del settore. Parecchie scuole non approvano più i progetti interculturali per mancanza di fondi o di personale o, più semplicemente, perché non ritengono che dalla cultura rom si possa imparare qualcosa.
A parte una mediatrice rumena, mancano, inoltre, in Campania, mediatori culturali rom, formati ufficialmente con un Corso Regionale, che intervengano nei rapporti con le maestre e nella promozione di un clima favorevole all’apprendimento e vicino al vissuto dei piccoli Rom. I pochi mediatori che in passato si era riusciti a formare con enormi sforzi sono fuggiti in nord-Italia per problemi con la comunità rom ortodossa, ma anche per la discontinuità dei pagamenti e la mancata valorizzazione a livello locale del loro importantissimo ruolo interculturale.
In generale, bisogna dire che nel processo di scolarizzazione, come è stato portato avanti in questi anni in Campania, manca molto la concezione del lavoro in rete, in un’ottica di fattiva collaborazione interdisciplinare ed interistituzionale. A livello cittadino napoletano, è venuto ad esempio meno il tavolo interistituzionale "Scolarizzazione minori rom e immigrati", che costituiva un punto di riferimento per gli operatori del settore, anche per rilevare e discutere gli eventuali punti di criticità dei progetti e del lavoro svolto in comune. Si spera a breve che questo momento di raccordo venga ripreso, perché costituiva un validissimo momento di confronto e riscontro.
Questo discorso di lavoro in rete riguarda tuttavia, crediamo, anche il livello centrale e sovraregionale, e a questo proposito sarebbe forse utile una maggiore attenzione da parte degli organi centrali (Ministero. Sovrintendenze) sul livello di rendimento del processo di scolarizzazione, che non può essere sostenuto solo dall’associazionismo. La costituzione di un Ufficio Centrale e Regionale per il Monitoraggio sarebbe a questo proposito, un validissimo strumento per la rilevazione dei dati (iscrizione, frequenza, successo scolastico), allo scopo di migliorare la qualità dell’offerta formativa rivolta ai piccoli rom. A livello centrale, inoltre, si avverte comunque, nell’immediato, l’esigenza di un monitoraggio da parte del Ministero dei risultati conseguiti, magari attraverso apposite ricerche messe in campo con l’IRRSAE o altri enti di ricerca/formazione.
Un’altra scelta intelligente sarebbe, a nostro avviso, quella di raccomandare, fermo restando l’autonomia delle singole scuole in fatto di curricola, l’adozione di offerte curricolari che contengano, in una certa percentuale, elementi tratti dalla storia, dalla lingua e dalla cultura rom. Spesso, infatti, si può dire che viene completamente trascurata o sottostimata la legittima esigenza di una programmazione interculturale, vale a dire che accolga spunti della cultura rom all’interno del curricolo o delle attività extra-curricolari. In questo senso, una revisione della legge 482 del ’99 sulle minoranze linguistiche, in direzione di un’inclusione del Romanes tra le lingue minoritarie da proteggere o tutelare, apporterebbe enormi benefici al lavoro svolto sul campo dagli operatori.
A distanza di circa 5 anni dall’inizio dei progetti dell’Opera Nomadi con il Comune di Napoli e a 2 dall’inizio dei progetti con Giugliano, in definitiva, si riconoscono indubbi risultati nell’affermazione del diritto allo studio dei minori extra-comunitari di etnia rom. L’iscrizione e l’accoglienza sono ormai prassi consolidate, a Napoli, come in parecchi casi nella provincia.
D’altro canto, la percentuale di frequenza (regolare) di circa il 50% (e del 60-70% saltuaria), come anche i dati riguardanti il successo scolastico (60-70% dei casi di promozione, ma con criteri che a volte andrebbero meglio verificati), impone l’esigenza di una valutazione complessiva del lavoro svolto insieme nelle scuole. I risultati ottenuti in termini di rendimento (livello complessivo di alfabetizzazione, capacità strumentali base, socializzazione) sono, infatti, a nostro avviso, inferiori alle aspettative, in alcune delle scuole dove si collabora, nonostante gli sforzi enormi messi in campo dall’Opera Nomadi con le poche risorse a disposizione. Quello che serve è un maggiore coordinamento a livello locale (orizzontale) e locale-centrale (verticale), con una maggiore capacità di monitoraggio dei risultati e delle criticità, una maggiore valorizzazione della lingua e cultura rom in sede curricolare, metodologico-formale e contenutistica, e un maggiore dispiegamento di risorse, in senso sia finanziario che di investimenti nella formazione del personale.
Napoli, 30 novembre 2005
A fine settembre si è accennato alla musica zigana che affonda le radici nel
jazz e nella tradizione europea (1
- 2).
Per quanto questo filone musicale sia poco conosciuto, fa parte della tradizione
musicale dei Sinti da almeno 90 anni.
Ecco invece un gruppo che fa della contaminazione etnica e musicale la sua
bandiera.
Dalla California il punk dei Clash mischiato con suoni rom: i Gogol
Bordello
Qui
potete scaricare alcuni mp3. Hanno anche un blog
Di Fabrizio (del 11/12/2005 @ 00:42:16, in scuola, visitato 2607 volte)
da Gente Veneta
Un progetto durato tre anni, con preside, insegnanti, istituzioni e operatori abbondantemente coinvolti, pensato per far convivere i sinti e il mondo della scuola. Tre anni raccontati in un filmato. Cosa accade? Il filmato parte e parla di giochi, laboratori, giornalini e siti internet, ma dei sinti neanche l'ombra. Stessa scena in una giornata di festa, durante l'anno, nel cortile della stessa scuola: i bambini giocano, i genitori guardano e alcuni operatori del Comune, giunti per l'occasione, vengono invitati a riconoscere i sinti del campo nomadi tra gli altri bambini. Questi aguzzano la vista, ma niente da fare. Eppure sono sedici i giovani inquilini delle roulotte che stanziano a meno di un chilometro, nel noto campo nomadi di via Vallenari. Un numero che non è una novità per la scuola elementare Francesco Baracca di Mestre, che per più di una generazione è stata considerata "la scuola degli zingari", e che ora dà a tutti una lezione di innovazione e dignità: «I sinti non si vedono perché sono come tutti gli altri - dicono oggi insegnanti e operatori - si mescolano con gli altri bambini e stanno bene, e sono loro ad insistere coi genitori dicendo: "vogliamo andare a scuola"». E inoltre partecipano alle gite scolastiche, si fermano il pomeriggio, e in barba alla tradizionale incompatibilità tra "zingari" e società, vivono la scuola come la "loro" scuola, senza sentirsi necessariamente minacciati o estranei. E' infatti questo il risultato principale dimostrato dal progetto "Minori Sinti", presentato mercoledì 30 novembre nel convegno "Scuola di convivenze" presso l'elementare Virgilio di Mestre e realizzato in alcune classi della scuola elementare Baracca, con l'appoggio del preside Lucio Pagnin, di insegnanti come Nerio Bellemo e Antonio Perazzi, e in collaborazione con altri e diversi enti: il Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune, il Servizio Adulti Etam-Animazione di comunità e territorio e la Cooperativa Sociale Gea. Una rete che ha "intrappolato" saldamente non solo i ragazzini in classe - sinti e non sinti, coinvolti tutti insieme in attività di gioco e di lavori di gruppo in orario scolastico per migliorare il senso di appartenenza e la collaborazione - ma anche i genitori e lo stesso campo nomadi, terreno di azione degli operatori di Comune e associazioni che hanno sostenuto da un parte i ragazzi, aiutandoli con attività extrascolastiche e nei compiti, e dall'altra i genitori: «A loro abbiamo fornito una rappresentazione della scuola- conferma una operatrice - visto che la maggioranza dei genitori non l'ha mai frequentata». Abbandoni, bocciature, assenteismo, e grosse difficoltà di convivenza: sono questi i principali problemi che riguardano la presenza dei ragazzini sinti nelle scuole. Ma il nodo principale, così come avviene per molte altre etnie, sta soprattutto nelle differenze culturali, che il progetto ha cercato di sfruttare e di comprendere. Un buon esempio per tutti quello della elementare Baracca, commentano anche i servizi educativi e la municipalità di Mestre, un progetto utile ma anche strettamente urgente e necessario ormai in molti altri istituti, viste le difficoltà che soprattutto nelle scuole medie insegnanti e famiglie quotidianamente incontrano, con ragazzini poco gestibili «che a 14 anni già in famiglia sono considerati adulti», ha sottolineato anche Domenico Canciani, psico-pedagogista intervenuto al convengo, «e che soffrono di grosse lacune sul piano dell'istruzione». Dunque, un consiglio per insegnanti e genitori? «Rivolgetevi ai servizi già attivi» propone per esempio Radiana Gregoletto dell'Etam, denunciando le scuole che chiudono le porte agli operatori e negano il problema : «Oggi proprio le scuole di periferia - com'era un tempo la Baracca, dice la Gregoletto - hanno da tempo constatato questa problematicità, e sono le più avanzate. Mentre nelle scuole di centro Mestre ora c'è la disperazione».
Maria Paola Scarmuzza
Tratto da Gente Veneta , no.46 del 2005
Scrive Yvonne Slee dall'Australia (ve la ricordate?)Ho terminato di scrivere un nuovo libriccino: Read About Gypsies. Molto sinteticamente è un'introduzione all'universo Romani, riporta informazioni, foto, poesie e articoli sui Rom, Sinti Kalé di tutto il mondo, con accenni alla loro storia, cultura, cucina, linguaggio ecc. Ci sono anche un paio di pagine dedicate ai Sinti e ai Rom che morirono durante l'Olocausto, inoltre una foto dell' Holocaust Memorial, a cui è dedicata un'ulteriore sezione (ndr vedi). Termino con le parole che mi lasciò mia nonna, Sinti: "Potranno toglierci tutto, ma non il nostro orgoglio", che descrivono pienamente i Rom e i Sinti che attraversarono la II guerra mondiale. Altre informazioni le potete trovare visitando il mio sito (libro e sito in inglese ndr.)
Yvonne Slee
Di Fabrizio (del 10/12/2005 @ 19:41:09, in Europa, visitato 1966 volte)
cliccare sull'immagine per leggere l'articolo (testo in inglese)
9. 12. 2005: E' uscito il 7 novembre il libro
(Ne)boli [(No)dolore], sulle memorie dei sopravvissuti Rom
all'Olocausto della II guerra mondiale. Il volume raccoglie le
testimonianze orali sull'Olocausto assieme ai racconti sulla vita
prima e dopo la guerra. Alla presentazione presso il coffeeshop
Krasne Ztraty di Praga erano presenti alcuni dei sopravvissuti.
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9. 12. 2005: In occasione del 57° anniversario
della Giornata Internazionale dei Diritti Umani (10 dicembre)
l'ambasciatore USA nella Repubblica Ceca, William J. Cabaniss, ha
premiato l'attivista Sri Kumar Vishwanathan, creatore del
programma Common Life.
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9. 12. 2005: Si autodefinisce "un animale da
fatica a tempo pieno"; Enisa Eminova, Romnì macedone,
consulente di Roma Women's Initiative, fondata lel 1999
nell'ambito delle iniziative di Open Society
Institute. Roma Women's Initiative opera per sviluppare, collegare
e catalizzare un gruppo guida di donne Rom impegnate nello
sviluppo dei diritti umani delle donne dell'Europa Centrale e
Orientale.
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