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Mal di pancia
Di Fabrizio (del 12/12/2005 @ 09:34:28, in conflitti, visitato 3012 volte)

Fate finta che sia un tentativo di mettere la testa fuori dal seminato.

Una scena a cui alcuni di voi hanno sicuramente assistito è lo sgombero/ il controllo in un campo rom: pistole puntate sulle donne e sui bambini, caroselli di gipponi... e per quanti non ne hanno mai visti (o si ostinano a negare che succedano cose simili), il riferimento per capire lo trovano in film come Soldato Blu o Piccolo Grande Uomo.

Per anni, i Rom hanno vissuto con un PARADIGMA: i celerini potevano agire in quella maniera (che lo facessero a ragion veduta oppure no, qui non importa), perché i Rom sono ai margini della società, tanto geograficamente che nell'agenda politica. Questo ha anche significato che le associazioni, più che i Rom stessi, avevano una ragione in più per battersi per diminuire l'isolamento geografico e politico: fare in maniera che certi atteggiamenti della polizia non passassero sotto silenzio.

Facile comportarsi come RAMBO, quando il nemico è indifeso e nessuno può testimoniare. Il Rom, italiano o straniero, in un campo abusivo o regolare, è per la legge un tipo di cittadino che se si lamenta perde il diritto a risiedere, che il comune gentilmente gli concede.

Ma ecco, si presenta nell'ultimo mese un malessere che percorre l'Europa. Nelle periferie francesi, scoppia una rivolta, le cause si perdono in quarant'anni di storia francese. La miccia è nuovamente l'isolamento geografico e politico. La risposta dello STATO è stata l'impiego della forza pubblica e la militarizzazione delle periferie. Forse i Flic sono stati + civili con i figli del Maghreb, dei loro colleghi italiani nei confronti dei Rom, rimane il fatto che anche in quel caso LA FORZA PUBBLICA E' INTERVENUTA PER SANCIRE IL DISTACCO TRA POPOLAZIONE E ISTITUZIONI. In questo mese e mezzo difatti, non è emersa nessuna strategia pubblica che affronti il tema dei rapporti tra le istituzioni (centrali o decentrate) e settori marginali in rivolta.

Un bubbone che può espandersi a macchia d'olio nel continente: a differenza dei Rom qui si tratta di cittadini riconosciuti come tali, che si ribellano e che non possono essere sgomberati. Al limite, li si può lasciare a marcire, sapendo che prima o poi la rivolta può tornare.

PARTICOLARE IMPORTANTE: dato che in Francia le violenze sono avvenute da entrambe le parti, al di là di quel che raccontano governi e giornali, chiunque può rintracciare in rete documenti, video, testimonianze di cosa è successo. Senza censure.

Mi rendo conto, che i miei ragionamenti si perdono in 100 rivoli. Un intermezzo?

3 pericolosi agitatori anarco-insurrezionalisti e uno che passava di lì per caso

Ma ecco che la cura esonda: in Val di Susa. Non sono disperati delle periferie, non sono una dimenticata minoranza etnica (non ancora, almeno). Eppure la polizia si è comportata con loro come se dovesse fare un controllo in campo rom. Un ministro, che si affretta a dichiarare che non ci sono state cariche della polizia. Una TV (grazie internet!) che mette online le riprese di cosa è successo.

Il punto chiave, come all'inizio di questo post, resta la mancanza di dialogo tra decisori e cittadini (quell'altro ministro: "...si mettano il cuore in pace!"). E nel mio piccolo, proprio quel ministro che ha interessi privati nell'appalto, ricorda molto da vicino quegli assessori che sgomberano i campi, e hanno preso qualche mazzetta perché su quei terreni si costruisca il solito centro commerciale...

Diciamo che l'argomento (TAV sì, TAV no) per me ha un'importanza minima, rispetto al risultato ottenuto: la polizia che carica cittadini inermi e gli stessi cittadini che vengono fatti passare per ostaggio di chissà quale complotto sovversivo. Sulla protesta in sé, personalmente posso essere o meno d'accordo, ma ritengo che la differenza tra una democrazia e il suo contrario è la possibilità di esprimere, pacificamente ma con forza, le proprie opinioni. Quindi, d'accordo o meno, vi segnalo dove confrontarsi con l'eterogeneo comitato che si è formato in quella valle.

Quello che mi interessa, piuttosto, è che mentre sulla carta l'Italia passa ad una Costituzione "federalista", nei fatti le istanze locali vengono soffocate (e sconfessate dagli stessi "federalisti"). La mancanza di una mediazione trasforma in pericolosi agitatori anche chi tra i manifestanti avrà sempre votato moderato o leghista.

Quello che lega tra loro tre situazioni molto diverse tra loro (il campo sosta, la banlieu francese, la valle piemontese) a parte la reazione poliziesca, è che sono un puzzle di nodi locali, che presi singolarmente hanno poco valore, rischiano di essere proteste corporative, o comunque minoritarie: una difesa del proprio ghetto o del proprio cortile.

La scommessa, al di là degli schieramenti di destra o sinistra, è di uscire dai propri schemi ed orizzonti, anche per le politiche dei Rom e dei Sinti. Trovare le ragioni remote perché le rivendicazioni specifiche possano essere assunte da uno schieramento più vasto. Sapendo che più si sarà civili e democratici nel nostro argomentare, più saremo (civilmente e democraticamente) censurati.