Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 18/01/2006 @ 01:20:15, in casa, visitato 2154 volte)
Rif: l'inaugurazione domenica scorsaDa redattoresociale.itTerreni e non campi: sarebbero ormai 5000, soprattutto nel nord Italia, le aree private ad uso agricolo acquistate da famiglie sinte e rom per viverci con le proprie roulotte. Ma per lo Stato si tratta di abusi edilizi Il campo nomadi di Guastalla GUASTALLA (RE) – Sarebbero ormai 5000 i terreni privati agricoli acquistati, prevalentemente nel nord Italia, da famiglie sinte e rom, per viverci con le proprie roulotte. La stima è dell’Associazione Sucar Drom – Opera Nomadi di Mantova secondo cui sceglierebbero questa soluzione soprattutto i sinti italiani - sinti piemontesi, lombardi, veneti, Teich, Gackane, emiliani e marchigiani, Rom Harvati, Lovara e abruzzesi - decisi ad uscire ad ogni costo dalla logica assistenziale del campo. Una tendenza iniziata negli anni ’80 ed esplosa in un decennio, perché poco onerosa a livello finanziario - più difficile sarebbe l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile - e non straniante culturalmente. Più cauta nei numeri la valutazione di Nicola Solimano della Fondazione Michelucci di Firenze, realtà all’avanguardia nella progettazione e nella ricerca urbanistica e della architettura moderna e contemporanea, con particolare riferimento ai problemi delle strutture sociali. “E’ una tendenza in crescita, soprattutto tra i sinti. In Toscana nel 1992 erano uno o due i casi ed oggi sono almeno una ventina”. La Fondazione ha progettato e realizzato due aree, una a Prato per i Sinti ed una a Firenze per i Rom macedoni, oltre ad aver appaltato i lavori di un micro-area a Pisa ed aver esteso la propria consulenza a Trento e Bolzano. L’intervento dipende molto dalle caratteristiche dei destinatari, spiega la Fondazione; i Rom ad esempio hanno una tradizione abitativa e sono quindi pensabili soluzioni più vicine ad un modello di casa tradizionale, anche individuale, mentre per i sinti che mantengono una mobilità accentuata e sono legati ad un sistema di famiglia allargata (25-40 persone) vengono forniti più coerentemente servizi di supporto alla loro vita in roulotte. Importante adottare le diverse soluzioni insieme alle famiglie destinatarie del progetto: “E’ importante dimostrare che si sta lavorando alla loro casa e non per uno spazio di nessuno, questo mantiene un senso di identificazione e fa si che, ad esempio, non si verificano cattivi utilizzi delle strutture”. Il problema è che per la legge italiana queste roulotte sono e restano un abuso edilizio. Secondo Sucar Drom questo non solo mette in crisi le famiglie che attualmente vivono in terreni agricoli di proprietà, ma investe le amministrazioni comunali costrette a trovare anche soluzione alternative. “Il rischio evidente è il ritorno al campo nomadi”, paventa l’associazione Sucar Drom che chiede la possibilità di sanare le situazioni esistenti e creare le condizioni perché questa tipologia abitativa venga estesa, attraverso il lavoro di confronto in un tavolo interistituzionale con Ministeri e Regioni. Obiettivo: arrivare ad una soluzione uniforme su tutto il territorio nazionale. “Sono molte le famiglie che stanno facendo questa scelta – commenta Solimano della Fondazione Micheletti, secondo cui questa “è una strada da percorrere”. “Il discrimine è quello del rapporto con la legge sugli abusi edilizi – aggiunge - Occorre trovare un soluzione di equilibrio, in genere non si tratta di aree di pregio. Basterebbe consentire gli allacci alla rete idrica e fognaria, sanare piccoli abusi. Si tratta di interventi limitati”. (vedi lancio successivo) (cch) © Copyright Redattore Sociale
intervento di Fabio Suffré, mediatore culturale dell'Associazione Sucar Drom. Carissimi, vi ringrazio tutti per essere oggi qui con noi oggi a festeggiare u kher nevo (la nostra nuova casa), il Residence Sucar Plaza. Questa realizzazione è un primo segno in Emilia Romagna per costruire insieme un nuovo rapporto tra noi Sinti, le Istituzioni e il resto dei Cittadini. In questi quattro anni di lavoro partecipato abbiamo sperimentato la metodologia della mediazione culturale che vede noi Sinti per la prima volta protagonisti. Insieme con il Sindaco, il Vice Sindaco, il Geometra Eber Bianchi e tutti gli Uffici Comunali interessati abbiamo discusso, lavorato, costruito questa esperienza. Oggi io, a nome dell’Associazione Sucar Drom e delle famiglie Sinte guastallesi, li voglio ringraziare per l’impegno e la volontà che hanno dimostrato in questi quattro anni. Ringrazio anche tutto l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna e l’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Mantova per il concreto sostegno che hanno offerto a questa esperienza. Oggi possiamo dire che abbiamo una casa dove poter vivere, crescere i nostri figli, gioire e anche soffrire come ogni famiglia al mondo. In questi giorni qualcuno ha affermato pubblicamente che il Residence Sucar Plaza, la nostra casa, non sarebbe altro che un “campo nomadi”. Oggi io rispondo a tutte queste persone che non hanno mai provato a vivere in un “campo nomadi”. Sucar Plaza non è un “campo nomadi” dove sei costretto a vivere contro la tua volontà, al di fuori della propria famiglia, senza privacy, decine e decine di famiglie ammassate una contro l’altra. Si provino questi signori a vivere una settimana in un “campo nomadi” a Reggio Emilia, a Bologna, a Carpi e la lista è tristemente lunga. La micro-area che oggi inauguriamo sarà esempio in tutta l’Italia per chiudere i cosiddetti “campi nomadi” e offrire alle Minoranza Etniche Linguistiche Sinte un habitat dignitoso. Ma ciò non è sufficiente e per questo chiedo alla Regione Emilia Romagna e alla Provincia di Reggio Emilia di sostenere il nostro progetto di mediazione culturale perché oltre all’habitat dobbiamo tutti insieme elaborare subito, senza perdere tempo, strategie condivise negli ambiti del lavoro, della cultura, della sanità e della scuola. Oggi gioiamo per questo momento, ma da domani vi chiediamo di lavorare insieme per costruire il reale riconoscimento dello status di Minoranze Etniche Linguistiche Nazionali per noi Sinti e per i Rom.
Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 01:57:43, in Regole, visitato 2068 volte)
La Svezia garantisce asilo ai cittadini dalla Romania, paese candidato nella EU - 12.01.2006 - 18:23 La Svezia ha garantito asilo politico ad un insegnante di yoga proveniente dalla Romania, paese candidato nella EU, con il capo di stato rumeno che si è riferito al caso come esempio delle imperfezioni nel sistema legislativo del paese, ad un anno dall'accesso previsto nella EU. Segnalazione completa (in inglese):
Di Fabrizio (del 17/01/2006 @ 00:11:28, in Europa, visitato 1931 volte)
oltre il pregiudizio CAMPAGNA CONTRO IL RAZZISMO
La Camera del Lavoro di Milano e Opera Nomadi presentano
PORRAJMOS lettura spettacolo voci da uno sterminio dimenticato Rom e Sinti nell'Europa della 2° guerra mondiale
Con Dijana Pavlovic' e Claudio V. Migliavacca
MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA RAHPSODIJA TRIO Muarizio Deho', violino Luigi Maione, chitarra Giampietro Marrazza, fisarmonica
Con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, Naum Jovanovic e Daniela Di Rocco
Un progetto di MaurizioPagani
Elaborazione video Itsos “Albe Steiner” sezione cine tv: Simone Ferrari, Luca Lossani, Desiré Ieva
Luci e tecnica – Lele Cascione
Testi & Regia: Dijana Pavlovic' – Claudio V. Migliavacca
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Sabato abbiamo inaugurato il residence Sucar Plaza a Guastalla, in Provincia di Reggio Emilia. Erano presenti tante, tante persone (circa un centinaio) che insieme a noi e alla comunità sinta guastallese hanno voluto condividere questo momento di gioia. Particolarmente applauditi gli interventi di Mario Dallasta (Sindaco di Guastalla), Fabio Suffré (Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom), Gianluca Borghi (Consigliere Regionale ed ex Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Teresa Spagna (Funzionaria della Provincia di Mantova che sostituiva l’Assessore Fausto Banzi) Tutti e quattro questi interventi hanno evidenziato che ai Sinti deve essere riconosciuto lo status di Minoranze Etniche Linguistiche e che l’esperienza di Guastalla deve essere esempio replicabile a livello nazionale per uscire dalle logiche ghettizzanti e assistenziali del “campo nomadi”. In particolare si è posta l’attenzione sulle tre “parole chiave” che hanno guidato la progettualità: interazione, mediazione culturale e partecipazione. Infatti, il progetto abitativo di Guastalla non è tanto importante per la scelta della tipologia abitativa (micro-area), ma è importante perché è stato un progetto partecipato a tutti i livelli dalle famiglie guastallesi appartenenti alla Minoranza Etnica Linguistica dei Sinti Emiliani e soprattutto consapevole che le Minoranze Etniche Linguistiche Sinte e Rom sono soggetto pensante della città e per la città di Guastalla. Infatti, il raggiungimento degli obiettivi fissati si è reso possibile per il coinvolgimento diretto e a tutti i livelli (nelle fasi decisionali, progettuali, nella realizzazione e nelle verifiche) delle famiglie Sinte Guastallesi. Sono intervenuti anche Anna Maria Dapporto (Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Marcello Stecco (Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia) e Vladimiro Torre (Presidente dell’Associazione Them Romano di Reggio Emilia). L’inaugurazione è stata allietata dal gruppo musicale U SINTO di Bolzano e da un rinfresco con brindisi in un clima di gioia e felicità. Il residence Sucar Plaza è stato benedetto da Monsignor Ambrogio Morani. In foto il taglio del nastro. Da sinistra: Fabio Suffré, Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom; Mario Dallasta, Sindaco di Guastalla; Gianluca Borghi, Consigliere Regionale; Anna Maria Dapporto, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna; Marcello Stecco, Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia. Dietro a Fabio Suffré, all’estrema sinistra della foto si scorge Monsignor Ambrogio Morani. La foto è stata gentilmente concessa dal fotografo Ermes Lasagna che si è offerto di costruire insieme a noi un progetto fotografico, di cui vi parleremo nei prossimi mesi
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 10:34:23, in blog, visitato 1902 volte)
Finite tutte le ferie (anche quelle ortodosse e musulmane) ci vuole un babbo natale ritardatario e sgarruppato che porti qualcosa a chi continua a leggere la Mahalla nonostante la depressione del ritorno in ufficio.
E' dai tempi dell'ultimo trasloco che ci sono due ampli e luminosi blog, parcheggiati come magazzino su Tiscali (dove per fortuna nessuno sente la mia mancanza, visto che nel frattempo spopolano Sucar Drom e Romano Lil). E così pensavo, chi sarà il prossimo??
Beh, cosa farci di un blog? Non ne ho la minima idea, ma se volete aprirne uno, tanto vale usare i miei due magazzini:
che almeno potete sfruttare il nome che si era fatto.
Chi è interessato, mi scriva. Ovviamente, darò la precedenza a chi ha idea di mantenere una certa continuità con gli argomenti che erano trattati da quelle parti, quindi Rom e Sinti, ma anche progetti e diari su volontariato, associazionismo, scuola, media e informazione. Insomma, ci siamo capiti... L'importante, è che il nuovo “inquilino” non mi cancelli i post passati.
Una valutazione sulla piattaforma tiscali
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Redazione Tiscali
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Visibilità nel web
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In effetti, c'è il rischio del “ghetto tiscali”, dove ci si conosce tutti ma a fatica si oltrepassano i confini della piattaforma. In ogni caso, posso aiutare a ottenere buona visibilità negli aggrgatori specifici come bloglines, del.icio.us e frappr. Technorati invece con tiscali non lega molto.
Per contattarmi
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 00:06:35, in casa, visitato 1520 volte)
ricevo e porto a conoscenza:
Milano , 13 gennaio 2006
APPELLO ALLA CITTA’
“La solidarietà è la tenerezza tra i popoli” (J. Martí)
In occasione del Consiglio Comunale di lunedì 16 gennaio in cui è stato chiesto all’assessore Tiziana Maiolo da parte della conferenza dei capigruppo dell’opposizione di relazionare in merito alla situazione dei “rifugiati di via Lecco”, le firmatarie associazioni chiamano la cittadinanza alla partecipazione.
Siamo convinti che soltanto il dialogo, la collaborazione e la solidarietà tra tutti possano permettere una rapida soluzione della situazione in cui si trovano ormai da due mesi i “rifugiati di via Lecco”.
La risoluzione di questa situazione specifica può segnare un passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione umanitaria.
Milano ha bisogno di politiche specifiche, responsabilità sociale e programmazione di interventi che garantiscano la necessaria accoglienza e integrazione a coloro che, fuggendo da situazioni di guerra e persecuzioni personali, chiedono all’Italia e alla nostra città protezione e sostegno.
PRESIDIO
LUNEDI’ 16 GENNAIO
ORE 17,00
IN PIAZZA DELLA SCALA
Arci, Emergency, CGIL, Naga, Todo Cambia
Prime adesioni:
La comunità Kurda di Milano, SinCobas, Fiom, C.S Leoncavallo, Associazione culturale cilena, Rete Artisti contro la Guerra, Ass.Beretti Bianchi, Attac Milano, Associazione Azad per la libertà del popolo Kurdo, Filef Lombardia, Arci blob, Arciragazzi, Associazione per la Pace di Milano, Coordinamento lombardo nord sud del mondo, Associazione Maschere Nere, Basta Guerra, Rifondazione Comunista , Francesco Majorino, segretario cittadino DS, Augusto Rocchi, segretario provinciale PRC, Enrico Coviello, assessore agli stranieri e politiche di pace Comune di San Donato, Giusi Rotondo, Dario Fo e Franca Rame, Elena Cavallone
Info: 333/1229779 o 328/ 54 73 099
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 21:34:02, in Europa, visitato 1888 volte)
Pur non condividendolo in tutti i punti, mi sembra un'analisi originale e interessante per una rflessione sul futuro europeo:
Commenti al Programma Operativo per il 2006 (file pdf ndr) del Consiglio d'Europa proposto dalle prossime presidenze di Austria e Finlandia
Le 58 pagine del documento danno maggior importanza ai fertilizzanti che alla non-discriminazione. Continua la tendenza nel creare inaccettabili gerarchie tra i diversi livelli di discriminazione, tra cui è citata solo quella di genere. Tanto i paragrafi riguardo i fertilizzanti che l'eguaglianza di genere e la non-discriminazione hanno cinque righe, ma almeno i fertilizzanti sono elencati all'indice degli argomenti. La non-discriminazione viene menzionata anche nelle cinque righe che di fatto dovrebbero essere dedicate all'uguaglianza di genere e alle tematiche connesse (non che questo aiuti nella comprensione). E' abbastanza ironico l'introduzione del documento: "i recenti dibattiti hanno sottolineato l'importanza che l'unione si concentri sui temi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini". Gli Austriaci e i Finlandesi che hanno lavorato a questo documento, riceveranno da noi altre notizie. Non ero a conoscenza del così grande interesse dei miei concittadini europei per la verifica e la contabilità statutaria o l' indirizzamento sui diritti degli azionisti così come l' infrastruttura per le informazioni spaziali ed il metodo strategico all'amministrazione dei prodotti chimici. Ci sono anche argomenti più "seri": il rafforzamento dei diritti della piccola minoranza europea che deve affrontare viaggi aerei, così come le f usioni trasversali ai margini del settore bancario e l'accesso della Comunità al WIPO Geneva Act assieme al brevetto comunitario relativo all'urgente problema relativo ai diritti di proprietà europei. Il capitolo sul welfare animale, salute degli animali, protezione delle piante e nutrizione animale, è più grande di quello sulla politica sociale. Il documento è stato pubblicato il 22 dicembre e non vale neanche la scusa che è stato scritto dopo i postumi di una sbornia. Piuttosto la spiegazione risiede nel fatto che a quella data nessun parlamentare era a Bruxelles e le camere nazionali avevano giàla testa in ferie La maggior parte del documento si confronta con le relazioni esterne e il terrorismo, mentre la parte sui Diritti Umani è assolutamente inadeguata e si focalizza su Cina, Iran e Cina. Un documento terribile scritto da frequentatori di voli di prima classe, comitati di azionisti ed elites europee, che dovrebbero invece che guardare i canali di moda e di Gucci, dovrebbero sintezzizarsi su Euronews. La maggior copertura di notizie quest'anno è stata data agli eventi di Francia, dove esclusione sociale e razzismo hanno creato una bomba sociale. Il trattato costituzionale non è passato in Francia e Olanda a causa di una lingua elitaria e alla mancanza di collegamento tra i cittadini europei, e questo documento si pone sullo stesso percorso. Nel 1995, l'anno in cui l'Austria si congiunse all'Unione Europea, 4 Rom furono ammazzati da una bomba mentre tentavano di rimuovere dei graffiti razzisti scritti contro di loro. L'Austria sta tuttora lottando contro il neonazismo e il gap tra molto ricchi e molto poveri sta aumentando. L'antiziganismo e il razzismo sembrano essere sufficientemente tutelati dalle future presidenze europee. Probabilmente sperano che impacchettiamo le nostre cose e ci prendiamo una vacanza in attesa della presidenza tedesca. Valeriu Nicolae Deputy Director European Roma Information OfficeAv. Eduard Lacomble 17, Brussels valeriu.nicolae@erionet.orgTel. + 32 27333462 Fax: +32 27333875 Mobile: +32 476538194
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 14:46:23, in Italia, visitato 2215 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir:
LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA DI VIAREGGIO
SUCCEDE A VIAREGGIO…e altrove Da diverso tempo i Servizi Sociali di Viareggio si stanno “interessando” di una famiglia Rom, il risultato di questa attenzione è che la suarichiesta di aiuto si è trasformata in dramma, di pari passo con gli interventi elargiti a “favore degli interessati”. La conseguenza di questo strano rapporto è che dei suoi 6 figli, ben sei, sono stati allontanati e affidati a famiglie italiane e a strutture sociali. Alla luce di questi fatti, noi riteniamo che la cittadinanza di Viareggio debba essere informata, perché il fatto è grave e merita una sua attenta riflessione e una presa di posizione (se necessaria) nei confronti dei Servizi Sociali che fino ad ora, hanno avuto buon gioco di fronte al silenzio della cittadinanza e di alcune Associazioni forse un pochino… compiacenti!Noi crediamo che questa vicenda meriti un’attenzione particolare, anche perché oggi si fa ungran parlare della famiglia e dei suoi valori, e sono molti, chi in una veste e chi in un’altra, pronti (giustamente!) a difenderla o a sottolineare la sua importanza per la società…ora di fronte all’annientamento di una famiglia Rom, è strano che nessun “paladino” della famiglia, nessuna Associazione senta il bisogno di scendere in campo, ci sorge un dubbio: forse perché la famiglia in questione è Rom? Certamente, di fronte a quest’ultima affermazione, un assistente sociale, oppure l’Associazione di Volontariato, la Cooperativa sociale… chiunque ritiene di essere sensibile e attento alle problematiche sociali (povertà, emarginazione, degrado sociale), la sinistra in quanto tale… ognuno reagirà sentendosi giudicato, provocato, non esitando ad esibire la propria pagella antirazzista, o sventolando l’impegno a favore delle diversità e della tolleranza e la difesa dei diritti delle minoranze minacciate: ma allora, come si arriva a portare via 6 minori Rom dalla loro famiglia, e a permetterlo senza che questo provochi un sussulto, nemmeno un minimo di imbarazzo di coscienza sociale, capace di interrogare quella filosofia che anima gli interventi a favore di chi vive al margine? Ed è pur vero, che chi ha operato a contatto con questa famiglia Rom, ha sempre pensato di agire per il loro bene! Perché non scatta un corto circuito, non pretendo nelle nostre coscienze (sarebbe chiedere troppo!!), ma almeno dentro i nostri criteri di analisi, dentro le nostre certezze dogmatiche…? Cosa vuol dire agire per il bene di qualcuno diverso da me, lontano da me? Forse già in partenza, quando lo avviciniamo, gli parliamo già lo abbiamo catalogato come un “deviante”, quindi già pronto e adatto al nostro intervento, per il suo bene, naturalmente. Senza rendercene conto, e con tutte le nostre buone intenzioni, oggi sembra essere vera questa assurdità: sono le istituzioni, la società stessa che hanno bisogno dei devianti, quasi li cercano per auto-alimentarsi, per auto-giustificare la propria bontà, la propria legalità, per dimostrare che la nostra civiltà è più capace di educare rispetto a un’altra… I servizi sociali di Viareggio interpellati più volte da noi e dall’avvocatessa della famiglia Rom, continuano a ripetere che il fine di ogni loro intervento è “il bene stesso dei minori”…frase bella ma altrettanto ambigua, soprattutto alla luce della storia dolorosa del popolo Rom, un passato di persecuzione, di bandi di ogni genere, tentativi di sterilizzazione sulle donne Rom (sempre per il loro bene), di bambini sottratti alle loro famiglie già ai tempi di Maria Teresa D’Austria nella seconda metà del ‘700 (non per cattiveria…sempre per il loro bene) e infine l’Olocausto toccato a circa 800.000 Rom-Sinti nei campi di stermino…semplicemente considerati asociali e devianti! Quindi, quando affermiamo di agire per il bene di qualcuno, e dei minori in particolare, dobbiamo sapere che innanzitutto, la concezione del bene dei minori è rapidamente mutabile, non solo nel tempo, anche all’interno di una stessa società, mada Regione a Regione, da città a città, da serviziodi assistenza sociale a servizio di assistenza sociale, nonostante il potere di questi servizi di condizionare fortemente i Giudici del Tribunale dei Minorenni.
Questo vale per ogni forma di “devianza”, ma per i Rom diventa ancora più difficile e tragico: “vedere come la macchina istituzionale che si occupa di questi minori, considerati per definizione pubblica devianti, li schiacci, li trasformi in casi, in modo implacabile e tragico, in nome del loro bene.” ( cfr. Gabriella Petti, Il male minore) Purtroppo, il mondo del volontariato di Viareggio, anche se non lo conosciamo personalmente, ci ha dato l’impressione (speriamo d’esserci sbagliati!!) di volersi sganciare da questo caso, preferendo allinearsi sull’azione dei servizi sociali: un po’ per tattica e un po’ per convenienza politica e sociale. Peccato, la realtà del volontariato in genere dovrebbe provocare le Istituzioni, pungolarle se necessario, in questo caso sceglie, anche inconsapevolmente di essere funzionale al progetto = i devianti servono al sistema dominante – quindi incapaci di andare oltre le nostre visioni, i nostri parametri e modelli di educazione. Un altro aspetto che ci sembra importante sottolineare è la conoscenza del mondo Rom. Come ottenere il bene di qualcuno, se non si conosce il suo mondo culturale? Anche in questo caso i servizi sociali di Viareggio hanno dimostrato una superficialità impressionante; a differenza di altri loro colleghi Toscani, non hanno mai sentito la necessità di capire o per lo meno di interrogarsi sul loro operato, anche per arrivare a comprendere qualcosa sulla cultura Rom, sulle loro abitudini e stili di vita. A chi lavora in un Servizio Sociale è richiesta un minimo di conoscenza e la capacità di adeguare il proprio intervento alle possibilità reali e concrete dei destinatari. Questa conoscenza, a noi sembra, che i servizi sociali di Viareggio l’abbiano ignorata e disattesa, e ancor più grave è il fatto di non rendersi conto dei disagi e le gravi difficoltà, che loro stessi hanno creato all’interno della famiglia Rom.
Ne è la prova la relazione stessa che il Servizio Sociale ha presentato al Tribunale dei Minorenni di Firenze, molto generica basata prevalentemente più su motivazioni soggettive o su pregiudizi diffusi, che di analisi motivate e fondate scientificamente, con la conseguenza di rendere ancora più difficile la difesa della famiglia.
Vorremmo elencare alcune di queste situazioni, anche per dare alla cittadinanza degli elementi concreti per valutare l’operato dei servizi sociali.
- “ Fino al momento dell’accoglienza nel campo nomadi gestito dall’Associazione…” (pag. 6 della relazione dei Servizi Sociali di Viareggio al Tribunale Minorenni di Firenze)
Per prima cosa, chiediamo alla cittadinanza se è a conoscenza dell’esistenza a Viareggio di un campo nomadi nel passato recente!
Quello che i servizi sociali chiamano campo nomadi, anche per far credere al Tribunale di essere venuti incontro alla sensibilità della famiglia Rom, in realtà era un fatiscente campo d’accoglienza per immigrati (in seguito smantellato anche per motivi di …illegalità!!), composto di soli uomini, con nessun minore e tanto meno con donne.
Come poteva trovarsi questa famiglia Rom, quale tranquillità per il marito sapendo che l’unica donna in quel luogo era proprio sua moglie?
Nella mentalità Rom una donna che sta da sola in mezzo a tanti uomini, non può che essere vista con sospetto e … vergogna.
La presenza di altre famiglie Rom avrebbe di sicuro tranquillizzato il nucleo, ma questo non era la caratteristica –purtroppo- di quel centro di accoglienza, perché chiamarlo “campo nomadi”, quando ci risulta che a Viareggio non è mai esistito?
- Facciamo anche presente che la situazione igienico sanitaria di quel centro di accoglienza, non poteva certo rappresentare il meglio per le persone che vi abitavano, figuriamoci per dei minori…eppure sono stati gli stessi servizi sociali a indirizzare e mantenere la famiglia Rom in quel luogo: “Il Servizio Sociale con il supporto dei volontari dell’Associazione inizia un rapporto stretto con il nucleo familiare finalizzato… all’attivazione di un progetto di accompagnamento e di assistenza…” (dalla relazione, pag. 1) Accompagnamento o abbandono? Perché non si dice concretamente cosa è stato fatto per assistere la famiglia, quale forma di aiuto per recuperarla se si riteneva che ci fosse questo pericolo? Perché non si è cercato innanzitutto di regolarizzare la loro presenza, di accompagnare i Rom nelle pratiche per il Permesso di Soggiorno, di aiutare il padre anche per un lavoro, per ottenere una residenza anagrafica, perché non mettere la famiglia in condizione di stare e abitare in un posto più decente e sicuro? Sembra, invece che gli unici interventi siano stati quelli di allontanare i figli dai genitori e cercare anche di dividere la coppia.
- Contestiamo anche il fatto che la madre con alcuni suoi figli sia dovuta andare presso un centro di recupero per tossici, che nella relazione viene definita semplicemente: “comunità, o contesto protetto e strutturato in modo da attivare un percorso di accompagnamento alla cura dei figli.” (pag. 3), riteniamo che anche questa sia stata una scelta sbagliata, non sufficientemente valutata per i suoi risvolti psicologici, soprattutto per la madre, come in effetti si è dimostrato in seguito. Era inevitabile che la donna Rom prima o poi si sarebbe allontanata da quella comunità.
Chi ha detto e chi garantisce che questi erano interventi adatti a una famiglia appartenente a un mondo culturale totalmente diverso, da quello a cui sono abituati gli assistenti sociali?
In effetti, questi interventi hanno creato un forte clima di instabilità all’interno della coppia, per poi utilizzarla come giustificazione dei loro interventi repressivi e discutibili.Rattrista il fatto che anche il Tribunale dei minorenni di Firenze ingenuamente fa sua la nota dei servizi sociali: “Il servizio sociale del comune di Viareggio abbia attuato ogni possibile intervento di sostegno ed indirizzo dei genitori al fine di proteggere i figli minori…”
Senz’altro il Tribunale non poteva avere gli strumenti sufficienti per leggere più a fondo, essendosi basato solo sulla relazione del servizio sociale che ha fatto sulla famiglia Rom partendo da alcuni episodi, ma le è sfuggita completamente la comprensione dell’identità della stessa, che è un’identità altra e che, in quanto tale, non venendo compresa, è stata criminalizzata. Purtroppo le cose, a volte vanno proprio così! Insomma, tale relazione è la prova chiara di superficialità e ambiguità di un intervento, che pur nascendo da buone intenzioni – il voler aiutare qualcuno in difficoltà – ma non avendo un minimo di conoscenza del mondo culturale dei destinatari finisce con il danneggiarli ulteriormente. Ad esempio, nell’intera relazione la parola “Rom” apparese non indirettamente una sola volta, aprova che per gli operatori non ha avuto alcuna importanza sapere chi si aveva di fronte. In effetti, ignorando l’identità dei destinatari si evidenza il disprezzo dell’altro, il diverso da me/noi, finendo purtroppo per essere, anche inconsapevolmente artefici di discriminazioni, e con la netta convinzione di operare per il bene dell’altro. Tale relazione meriterebbe di essere presa in considerazione e divulgata nelle aule di sociologia, come testimonianza del danno che possono arrecare coloro che operano nel sociale, convinti di essere “bravi e dalla parte giusta”, ma ignorano completamente il mondo culturale dei destinatari di un loro intervento. Sempre secondo la relazione, vivere in roulotte appare come una devianza, uno dei motivi per cui è “giusto” portare via i minori affidandoli ad altre famiglie, compresa l’ultima nata (31 Agosto 2005). Questi servizi sociali, prima ancora che la madre partorisse avevano già messo in atto disposizioni chiare (arbitrarie?) perché la neonata non fosse consegnata ai genitori.
Ma quali interventi eranostati fatti da parte dei servizi sociali durante il periodo della gravidanza, per tentare di rendere questa donna adatta a tenersi il nascituro?
Eppure, in ogni città italiana, un po’ ovunque, saranno migliaia le famiglie Rom che vivono le stesse condizioni, ossia in roulotte o baracche, e molte senz’altro peggio… Gli operatori di Viareggio pensano di essere i soli in Italia capaci di volere veramente il bene dei minori Rom?Perché a pochi chilometri da Viareggio, ad esempio a Pisa o a Lucca, o a Livorno e Firenze dove ci sono dei campi Rom e Sinti, le donne partoriscono il loro figlio in ospedale e dopo qualche giorno con molta tranquillità e serenità se lo portano nelle loro roulotte? Strano, che nessun assistente sociale arrivi ad impedirlo… o a proporre alla madre, segretamente di lasciare il marito e di andare in una comunità protetta? Protetta da chi? Questo è proprio uno strano modo di cercare e volere il bene della famiglia! O si preferisce, invece infierire su questa povera coppia per poi dimostrare l’instabilità di mente del più debole dopo averlo sottoposto anche ad una visita psichiatrica?
“Ma non sono i Rom che rapiscono i bambini?” Pensiamo che questa leggenda metropolitana, alla luce di quel che succede in quel di Viareggio e altrove, meriterebbe di essere riscritta, anche solo per fare un po’ di giustizia. Loro, benché diversi dai nostri modelli, anche se i loro figli non vestono alla Chicco e non imitano le “veline” di turno, tanto meno si nutrono di merendine Kinder Bueno e quant’altro…. un po’ più di giustizia se la meritano, ingenue vittime del “nostro bene”.
U.N.P.R.eS. Toscana ( Ufficio Nazionale Pastorale Rom e Sinti) – 3 Ottobre 2005 -
p.Agostino Rota Martir, Pisa Palagi Marcello, Massa Carrara
Palagi Franca, Massa Carrara
p.Luciani Meli, Lucca
Sergio Giampaoli, Lucca
P.C. questa lettera aperta è stata inviata ai giornali locali, ad alcuni nazionali, alle Associazioni Nazionali ed Europee (versione inglese) che si occupano dei Rom e relative Commissioni del Parlamento Europeo e alla Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 10:52:55, in Europa, visitato 1925 volte)
Si è svolta recentemente una sessione di organizzazioni di
Ebrei, Polacchi e Rom della Bielorussia (vedi precedente ndr). Queste hanno
richiamato nuovamente l'attenzione sulle difficoltà di
finanziare la ricostruzione del Monumento alle vittime della II guerra
mondiale, presso l'ex campo di concentramento di Koldichevo, nella
regione di Brest (oltre 22.000 appartenenti alle succitate
nazionalità vi perirono o furono torturati - vedi Dzeno 15-07-04 ndr)
A novembre le organizzaizoni "Duiaspora Bielorussa Gitana", "Unione dei
Polacchi di Bielorussia" e le organizzazioni e associazioni ebraiche di
Bielorussia, avevano scritto al Parlameto per richiedere la partenza
dei lavori di ricostruzione, e la bonifica del luogo dove doveva
avvenire.
Il 21 dicembre 2005 è arrivata la risposta (N.° 364)
del presidente della Bielorussia, confermando che erano stati stanziati
i fondi per la riparazione del monumento e la risistemazione dell'area
a Koldichevo.
Un primo passo in avanti, per un patrimonio da consegnare alle prossime
generazioni In
The Head of the PA “Belarusian Gipsy diaspora”
Kozlovskiy O. A.
Minsk, Belarus.
E-mail: belarus_roma@yahoo.com
Tel.: + 375 172 348908
Mobile: + 375 29 634 89 08
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