Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 10/12/2006 @ 10:22:56, in Europa, visitato 1582 volte)
La popolazione Rom continua ad essere discriminata e questa settimana il
ballerino spagnolo di flamenco Joaquín Cortés, Rom lui stesso, è giunto al
Parlamento Europeo per cercare aiuto per la più grande minoranza europea. Cortés
ha incontrato parlamentari e il Presidente Josep Borrell.
La comunità Rom soffre discriminazione nel campo della scolarizzazione, della
rappresentanza e partecipazione politica, della casa e dell'impiego. Secondo il
rapporto EU 205 sul razzismo e la xenofobia, "I Rom sono spesso stereotipati
come criminali, mentre in realtà sono vittime di crimini."
STOP alla campagna di ANTI-ZIGANISMO
Cortés ha detto ai parlamentari, "la ragione principale della mia presenza è
che sono di origine Rom e la mia fondazione è promotrice di STOP alla campagna
di ANTI-ZIGANISMO. Sono qui perché intendo questa istituzione come impegnata
nella difesa dei diritti umani nella EU."
"Sono uno dei rari Rom europei a cui la fortuna è stata benevola così posso
asserire orgogliosamente la mia identità senza tema di essere perseguito,
umiliato o (fatto) capro espiatorio," ha detto Cortés. "Assieme dobbiamo
batterci per l'integrazione sociale della cultura Rom e spero che in un futuro
prossimo una nuova generazione viva una vita migliore."
Josep Borrell ha detto che Cortés potrebbe essere "la faccia del lavoro del
Parlamento per difendere i diritti dei Rom" e può "promuovere un'immagine
positiva della causa."
Il Parlamento è stato attivo in questo tema con una risoluzione del giugno
2006, richiedente misure per combattere i livelli estremi di discriminazione che
le donne Rom soffrono nel campo dell'etnicità e di genere e la risoluzione
dell'aprile 2005 che condanna "assolutamente tutte le forme di discriminazione
fronteggiate dal popolo Rom".
L'anno 2007 di uguali opportunità per tutti
Dei 12-15 milioni di Rom in Europa, 7-9 milioni vivono nella EU, la più parte
nell'Europa Centrale ed Orientale. La Romania, che raggiungerà la EU l'1
gennaio, ha la più vasta popolazione Rom in Europa, 1-2 milioni.
La visita del ballerino arriva poco prima del 2007, anno delle pari
opportunità, quando tutti i paesi EU si misureranno nella lotta alla
discriminazione contro i Rom e le altre minoranze.
REF. : 20061130STO00793
Ulteriori informazioni:
Resolution on the situation of Roma women in the EU
Resolution on the situation of the Roma in the EU
The EU and Roma
Joaquin Cortés website
Sempre da
Les Rroms acteurs
un'altra rapida storiella di buona domenica
Un colonnello d'armata di un certo paese si è follemente innamorato di una
giovane rromni che gli aveva letto la mano. Va quindi dal padre della ragazza
per chiederne la mano. Comincia un dialogo tra il vecchio rrom e il giovane
colonnello:
Sono colonnello.
- Ti ho chiesto che mestiere fai.
Ma sono il colonnello dell'armata di questo paese!
- Euuh.... bon... ascolta ragazzo, prima impara a intrecciare dei panieri
e poi torna che si ridiscute. Colonnello non è un mestiere. E se domani
lasci l'armata, come farai a provvedere a mia figlia?
Da
Mundo_Gitano
Alcune note sulla
storia del popolo Rom in Colombia, per PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO
ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM
Il 5 agosto 1998, nella
kumpania di Girón (Santander), nel quadro dello storico incontro
chiamato "Passato, Presente e Futuro del Popolo Rom di Colombia" sorse il Proceso
Organizativo del Pueblo Rom (Gitano) de Colombia (PRORROM). Attualmente i
Rom stanno lavorando intensamente perché il Governo Nazionale, con la
partecipazione dei Rom stessi, costruisca un quadro giuridico che regoli le
relazioni tra loro e lo Stato, attraverso la promulgazione di uno "Statuto
di Autonomia Culturale per il popolo Rom di Colombia".
La presenza Rom in
Colombia è più antica di quanto si creda. I Rom si incontrano in
Colombia dall'epoca della dominazione ispanica in America.
E' stato stabilito che nel
1498, col terzo viaggio di Cristoforo Colombo, arrivarono i primi quattro
Rom, conosciuti come egiptianos o egiptanos. Erano Antón de Egipto,
Catalina de Egipto, Macías de Egipto y María de Egipto, che avevano
commutato la condanna per omicidio in lavori forzati nelle galee.
Fu così che durante i
primi anni dell'invasione spagnola iniziarono ad essere tradotti in maniera
legale dalle imbarcazioni della Corona, molti Rom, svuotando in questa
maniera le carceri iberiche, mantenendo nel nuovo mondo le loro vite ed
usanze, cosa che allora in Spagna era considerato un grave delitto. Più
avanti nel tempo, la legislazione coloniale cambiò radicalmente, arrivando a
considerare i Rom come un cattivo esempio per i popoli indigeni, proibendo
il loro ingresso nelle Americhe e ordinando la deportazione di quanti vi si
erano stabiliti.
Nonostante i persistenti
intenti della Corona spagnola di controllare l'immigrazione illegale, o come
erano chiamati allora "llovidos", durante il primo secolo gli arrivi
furono considerevoli, inclusi quanti arrivarono con autorizzazioni o con
tutte le carte legali. Gli stratagemmi utilizzati dai "llovidos" per
burlarsi dei controlli coloniali furono diversi e di una creatività
infinita: dal cambio di nome e cognome, passando per la compera di false
autorizzazioni, sino al farsi passare per nobili e burocrati. Si suppone che
con questi artifizi arrivarono in quella che oggi è la Colombia, non solo
stranieri, mori ed ebrei, ma anche un gran numero di Rom.
Parte della legislazione
coloniale dell'epoca era indirizzata verso i cosiddetti "vagabundos".
In questo senso sono abbondanti i riferimenti ai problemi ed inconvenienti
che causano questi "vagabundos" che in gruppi familiari andavano
da un luogo all'altro, senza domicilio fisso né lavoro conosciuto. Le
descrizioni sui "vagabundos" si avvicinano alla vita
itinerante e nomade dei Rom e questo porta a supporre che i Rom dell'epoca
fossero catalogati in quel modo. Inoltre si trovano riferimenti ai Rom nei
numerosi giudizi emessi dal Tribunale del Santo Ufficio, meglio conosciuto
come Inquisizione. Sotto l'Inquisizione furono torturati e bruciati non solo
cristiani convertiti, mori ed ebre, ma anche molti Rom [...]
I alcune regioni di Nueva Granada
ci fu un fenomeno che la storiografia ha studiato sotto il nome di "arrochelados".
Gli "arrochelados" erano un gruppo di persone che vivevano al margine
della legislazione coloniale e che erano riusciti a costruire, in un cero
senso, società alternative al sistema della dominazione ispanica. Una delle
strategie di sopravvivenza di questi gruppi fu l'invisibilità, proprio come
fu adottata dai Rom. Recenti studi storici hanno presentato una nuova
visione dell'epoca coloniale che abbandona gli stereotipi secondo cui si è
trattato di un'epoca ordinata e tranquilla. [...] Diverse regioni furono
attraversate costantemente da gruppi nomadi ed itineranti: commercianti, "vagabundos"
ed altre persone che si dedicavano ad attività differenti dalla coltivazione
della terra.
A cosa si deve il fatto
che le testimonianze storiche sui Rom in Colombia siano poche e talvolta
inesistenti? Questa situazione è dovuta a due ragioni: La prima è che, date
le incessanti persecuzioni di cui erano vittima in Spagna e in tutta Europa,
si fecero ingenti sforzi per sparire come etnonimo. Ci sono diverse
testimonianze dalla Spagna, che evidenziano come la Corona, nel suo affanno
integrazionista e assimilazionista, proibisse espressamente l'utilizzazione
del nome Gitano. D'altra parte, era logico che se esistevano proibizioni
tassative della Corona all'ingresso e alla permanenza dei Rom nelle colonie
americane, non ci fosse altra alternativa che rifugiarsi nell'invisibilità.
I Rom attuali, nella quasi
totalità di nazionalità colombiana, tramandano attraverso la tradizione
orale che la nostra presenza in Colombia data dalla metà del XIX secolo, in
ogni caso prima che il paese adottasse il nome attuale. Questa tradizione
orale è corroborata da quella di viaggiatori stranieri dell'epoca che
menzionano la presenza di carovane di Rom che, con una certa frequenza,
percorrevano la rotta Caracas-Bogotá
-Quito-Lima- Buenos Aires.
Bisogna inoltre menzionare
che la situazione sociale e politica tra il 1821 e il 1851 vide in Colombia
diverse leggi abolizioniste che favorirono l'arrivo di diversi gruppi Rom
dall'Europa dell'Est, dove vivono sottomessi o in schiavitù. Queste leggi
abolizioniste stabilivano che chiunque arrivasse nelle nuove terre fosse
immediatamente riconosciuto come persona libera e ciò portò all'arrivo di
molti Rom in fuga verso la libertà.
Gabriel García Márquez
ricrea nel famoso "Cent'anni di Solitudine" alcuni tratti significativi
della storia del paese, in particolare della regione del Caribe.
García Márquez ritenne che la ricreazione letteraria di parte della storia
del paese senza la presenza dei Rom, sarebbe stata incompleta ed inesatta,
per questo li pone come protagonisti invisibili della narrazione, che vanno
da un paese all'altro, portando strumenti ed artefatti sconosciuti dal resto
della popolazione del tempo. Molti dei gruppi familiari Rom che vivono oggi
in Colombia sono, conseguentemente, discendenti dell'emblematico Melquíades.
La presenza dei Rom in
Colombia cresce relativamente durane gli anni tra la prima e la seconda
guerra mondiale, quando molti gruppi Rom fuggivano dagli orrori della guerra
e dalle orde nazi-fasciste, seguendo le rotte di quanti arrivarono via mare
nel XIX secolo.
Oggi, secondo quanto
riportato dal censimento del 2005, la popolazione Rom in Colombia è di 4.832
persone, cioè lo 0,001% della popolazione totale. Senza dubbio i Rom sono
molti di più e questa cifra non tiene conto dei Rom con nazionalità
colombiana che si trovano incrociando di continuo le frontiere coi paesi
vicini e quanti vivono all'estero.
Tramite PRORROM alcune
nostre richieste sono state riconosciute formalmente dallo Stato colombiano.
Tra queste le più importanti:
-
Lo Stato riconosce i
popolo Rom come gruppo etnico e transnazionale che è parte della
Colombia, dato che abita nel paese da prima della Repubblica.
-
Lo Stato riconosce che
le disposizioni legali contenute nella Convenzione 169 del 1989
dell'Organizzazione Mondiale del Lavoro "Sui Popoli Indigeni e Tribali
nei Paesi Indipendenti", si applicano estensivamente al nostro popolo,
dato che la nozione di Tribale si adatta perfettamente al tipo di
organizzazione sociale tradizionale dei Rom.
-
Lo Stato riconosce che
le disposizioni legali e costituzionali che proteggono i diritti dei
popoli indigeni e afrodiscendenti, per simmetria positiva, siano
estensive al popolo Rom.
I Rom chiedono un impegno
allo Stato colombiano per il riconoscimento attuato dei diritti del nostro
popolo, si traduca in politiche pubbliche che preservino la nostra integrità
etnica e culturale, che migliorino i nostri precari livelli di vita attuali.
Speriamo che le conseguenze del riconoscimento costituzionale della Colombia
come paese plurinazionale comprendano il nostro popolo.
BIBLIOGRAFIA
-
JUANCARLOS GAMBOA
MARTÍNEZ, ANA DALILA GÓMEZ BAOS, VENECER GÓMEZ FUENTES, et. al. Tras
el Rastro de Melquíades. Memoria y Resistencia de los Rom de Colombia. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005.
-
VENECER GÓMEZ FUENTES,
JUANCARLOS GAMBOA MARTÍNEZ y HUGO ALEJANDRO PATERNINA ESPINOSA. Los
Rom de Colombia: Itinerario de un Pueblo Invisible. Suport Mutu. PRORROM.
Bogotá, D.C. 2000.
PRORROM
PROCESO ORGANIZATIVO
DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA / PROTSESO ORGANIZATSIAKO LE RROMANE
NARODOSKO KOLOMBIAKO
[Organización Confederada
a Saveto Katar le Organizatsi ay Kumpeniyi Rromane Anda´l Americhi, (SKOKRA)]
¿Dime, hombre,
dónde esta nuestra
tierra,
nuestros montes,
nuestros ríos,
nuestros campos y
bosques?
¿Dónde esta nuestra patria?
¿Dónde nuestras tumbas?
Están en las palabras,
en las palabras de
nuestra lengua Romaní.
ESLAM DRUDAK
Di Sucar Drom (del 08/12/2006 @ 13:02:07, in blog, visitato 1723 volte)
Castelgoffredo (MN), divieto di sosta ai nomadi
Mercoledì 29 novembre 2006 in un'intervista online, pubblicata sulla Gazzetta di
Mantova, il Sindaco di
Castelgoffredo
ha dichiarato di aver "inserito nella segnaletica posta all'inizio dell'area
urbana anche quella che vieta la sosta ai nomadi". "Perchè vogliamo difendere i
cittadini pacifici, onesti e inermi da individui che da se...
Ferrara,
sarà ristrutturato il "campo nomadi"
Saranno in gran parte finanziati con fondi regionali gli interventi già
approvati dalla Giunta per migliorare le condizioni di sicurezza all'interno del
"campo nomadi" di via delle Bonifiche. I lavori, progettati dal servizio
Edilizia pubblica del Comune, su segnalazione della Circoscrizione Zona Nord,
comprendono la sostituzione di componenti elettriche, la creazione di nuovi
anelli di...
Butta la
luna e la lotta contro il razzismo
Segnaliamo la lettera di Flora Rossi, inviata al quotidiano La Repubblica,
critica sulla fiction Rai
Butta la Luna, interpretata da Fiona May.
Gentile Dottor Augias, Le scriviamo come madri di bambine afroitaliane, nere e
miste. Aspettavamo con interesse di vedere la fiction “Butta la lun...
Roma, il
Prefetto Achille Serra vuole discriminare i Rom Rumeni?
«Negli ultimi 20 giorni il giudice di pace di Roma ha bocciato le richieste di
espulsione di nomadi romeni che avevano commesso reati, sostenendo che a breve
diventeranno cittadini comunitari e in virtù di questo l'espulsione diverrà un
atto inutile».
A comunicare il dato, ieri mattina, al Comitato Provinciale per l'Ordine e la
Sicurezza è stato proprio il...
Di Fabrizio (del 08/12/2006 @ 10:03:54, in lavoro, visitato 1686 volte)
Da
Romanian_Roma
BUCAREST - I programmi per migliorare lo status dei Rom impegnano due euro
pro capite annualmente, questo ha detto Gelu Duminica, direttore esecutivo
dell'Agenzia per lo Sviluppo Comunitario "Impreruna", durante un seminario
tenutosi la scorsa settimana. Ha anche detto che questi progetti dagli anni
'90 hanno assegnato 50 milioni di euro, per migliorare lo status della comunità
Rom che conta 1,5 milioni di persone. L'Unione Europea ha garantito 42 milioni
di euro e la Romania i restanti 8 milioni. "Con un semplice calcolo, ai Rom sono
stati assegnati 2 euro pro capite nei passati 16 anni," spiega Duminica. "Circa
il 40% è stato speso per assistenza tecnica: formazione, monitoraggio,"
continua, "I programmi sono stati valutati nel corso degli anni. La nostra
agenzia ha sviluppato un programma per la creazione di lavoro, che è stato
giudicato il miglior programma europeo".
DIVERS - http://www.divers.
ro
Da Rana Halprin
Salve!
Sto per aggiornare il mio sito web con ulteriori fotografie e film clips. Sarò in Italia e nell'Europa dell'Est a prinavera-estate 2007 e sto cercando qualcuno che mi introduca presso famiglie Rom di musicisti - non musicisti famosi - ma che integrino la musica e la danza nella vita come anima e cultura!
[...]
I migliori saluti Rana Halprin
Di Fabrizio (del 07/12/2006 @ 09:21:20, in Italia, visitato 1628 volte)
La Regione Lazio istituira' una borsa di studio intitolata a Sasha Traikovich,
il giovane rom morto insieme alla moglie Lijuba Mikic nel rogo del campo nomadi
di Via dei Gordiani.
L'iniziativa e' degli assessori agli Affari istituzionali, Regino Brachetti, e
all'Istruzione, Silvia Costa, che hanno deciso di concretizzare in questo
modo l'impegno delle istituzioni a riconoscere e rendere il giusto tributo nei
confronti sacrificio del ragazzo nomade che prima di morire ha salvato dalle
fiamme i genitori, due sorelle e una nipotina.
La borsa di studio sara' destinata a uno studente di etnia rom, anche e
soprattutto nella prospettiva di promuovere e sostenere la scolarizzazione dei
ragazzi dei campi nomadi, spesso protagonisti di massicci fenomeni di abbandono
scolastico.
"La morte di Sasha Traikovich e della giovane moglie - ha detto l'assessore
Brachetti - devono diventare il simbolo, per i ragazzi rom, di una voglia di
riscatto e di integrazione, che la scuola puo' concretizzare, anche attraverso
la diffusione dei valori della tolleranza e della solidarieta' che le sono
propri".
"La conoscenza e l'istruzione costituiscono un formidabile mezzo di autotutela,
- ha concluso Brachetti - pure nella prospettiva della ricerca di sicurezza,
propria e degli altri".
"Vogliamo che la memoria del gesto eroico di Sasha, che ha perso la vita con la
giovane moglie, - ha dichiarato l'assessore Costa - prosegua nel tempo e che
aiuti i giovani rom a proseguire negli studi, ad uscire da situazioni difficili
e ad allontanarsi dal pericolo di abbandono della scuola".
"E', questo, uno degli obiettivi prioritari del mio Assessorato: di recente
abbiamo istituito l'Osservatorio sulla dispersione e l'abbandono scolastico - ha
concluso la Costa - e a breve attiveremo un tavolo con le 24 Comunita' Rom della
capitale, per discutere dell'accompagnamento e dell inserimento scolastico e
formativo dei ragazzi rom dopo la scuola dell'obbligo".
Di Fabrizio (del 06/12/2006 @ 10:17:50, in Europa, visitato 1978 volte)
Da IDEA international debate education association
Strasburgo, 28.11.2006 - Il Consiglio di Europa addestrerà i funzionari a Sarajevo [...] per controllare e valutare leggi che assicurino pari trattamento ai Rom in Bosnia Erzegovina - questo è parte di un prossimo progetto a più largo respiro che coinvolgerà altri quattro paesi balcanici: Albania, Macedonia, Montenegro e Serbia.
Cittadini europei storicamente bersaglio di razzismo ed esclusione, Rom hanno anche patito i recenti conflitti nei Balcani. Per questa ragione, gli esperti del Consiglio d'Europa - Divisione Rom e Viaggianti, attraverso il finanziamento della Commissione Europea, aiuteranno le azioni e gli sforzi governativi per i Rom in Bosnia Erzegovina. Con lo slogan "Pari Diritti e Trattamento per i Rom nel Sud Est d'Europa" il programma ha già raggiunto il suo primo ciclo di formazione in Macedonia e Albania, con un simile piano di formazione in Serbia.
Il programma include anche "Dosta!" - una parola romani che significa "abbastanza" - una campagna di sensibilizzazione per combattere contro pregiudizi e stereotipi che vanta testimonials come il tedesco premio Nobel Günter Grass, il regista francese Tony Gatlif e il musicista rom Saban Bajramovic.
[...]
Dal 1993, le tematiche di Rom e Viaggianti sono state al centro di tre priorità del Consiglio d'Europa: protezione delle minoranze, lotta al razzismo e all'intolleranza e lotta all'esclusione sociale. La difficile situazione fronteggiata dai circa 8-10 milioni di Rom in Europa rappresenta una minaccia alla coesione sociale negli stati membri. Inoltre, sempre più le associazioni dei Rom e Viaggianti si sono ripetutamente appellati al Consiglio d'Europa perché a questa minoranza siano assicurati i diritti fondamentali.
Press contacts: In Sarajevo: Radmila Stojadinovic of the Council of Europe office, Tel. +387 33 26 37 40 Frane Maroevic (Spokesperson, European Commission Delegation to Bosnia and Herzegovina) , Tel. +387 33 254 749 or Mobile +387 61 103 076 In Strasbourg: Ivana D'Alessandro (Roma and Travellers Division), Tel. +33 (0)3 90 21 51 51 Panos Kakaviatos (Council of Europe Press Service), Tel. +33 (0)3 90 21 47 06 Press Release Council of Europe Press Division Ref: 727a06 Tel: +33 (0)3 88 41 25 60 Fax:+33 (0)3 88 41 39 11 pressunit@coe.int internet: www.coe.int/ press To receive our press releases by e-mail, contact : Council.of.Europe. Press@coe.int A political organisation set up in 1949, the Council of Europe works to promote democracy and human rights continent-wide. It also develops common responses to social, cultural and legal challenges in its 46 member states.
Di Fabrizio (del 06/12/2006 @ 09:34:18, in lavoro, visitato 1713 volte)
Di Fabrizio (del 05/12/2006 @ 10:10:53, in Europa, visitato 2093 volte)
Rom e cancellati: amnesia europea
30.11.2006 scrive Franco Juri
Una marcia europea dei "cancellati" contro l'indifferenza del governo e parlamento sloveni. Per ribadire il loro diritto alla cittadinanza. Intanto in Slovenia dilaga la rivolta razzista anti-rom. Scenari inquietanti per un Paese che nella prima metà del 2008 presiderà l'UE
La lunga marcia dei cancellati è cominciata lunedì scorso a Lubiana. E' passata per Trieste, dove 48 vittime della cancellazione che non si vogliono arrendere o rassegnare di fronte all'indifferenza del governo e del parlamento di Lubiana che continuano a glissare sul problema, sono state accolte in Consiglio regionale dall'assessore alla cultura e alle politiche della pace Roberto Antonaz e da alcuni consiglieri di diversi partiti della sinistra (Rifondazione, PdCI, DS e Verdi).
Poi è stata la volta di Monfalcone, dove ad esprimere la propria solidarietà ai cancellati della Slovenia (ma anche a qualche cancellato italiano che si è unito alla carovana, come il giovane rom nato a Roma da genitori ex-jugoslavi Zvonko Đurđević) sono stati gli operai della Fincantieri, quelli del sindacato FIOM, con alle spalle una lunga tradizione di lotte operaie e di solidarietà interetnica. Ad applaudire il gruppo accompagnato nel loro viaggio verso Bruxelles dagli attivisti sloveni e italiani di "Karavla mir" e "Dostje" c'erano pure alcuni lavoratori del Bangladesh e del Pakistan, alcuni dei tanti che nella Monfalcone progressista e cosmopolita hanno ottenuto un diritto di domicilio esemplare rispetto ad altre realtà industrializzate. Da Monfalcone a Parigi, al parlamento francese insieme ai "sans papier" e poi a Bruxelles dal commissario Franco Frattini, accompagnati da due deputati della sinistra europea, Giusto Catania e Roberto Musacchio che avvertono: la Slovenia risolva questo problema prima di prendere in mano le redini dell'UE. Viaggio imbarazzante per il governo sloveno, che sulla marcia europea dei diseredati ex-jugoslavi preferisce per ora mordersi la lingua. Solo due i messaggi pervenuti dal mondo politico ai cancellati in procinto di partire; quello solidale del deputato socialdemocratico Aurelio Juri, e quello critico e stigmatizzante dell'eurodeputato del Partito democratico sloveno Miha Brejc. Molti cancellati, nonostante due delibere a loro favore della corte costituzionale slovena, continuano a rimanere tali, a non godere cioé di quegli elementari diritti di cittadinanza o di residenza che furono cancellati amministrativamente in una notte del 1992 e più tardi solo parzialmente riconosciuti a coloro che risucirono a mettere insieme tutta la documentazione richiesta, perlopiù andata in fiamme lì dove infuriava la guerra. La rivolta razzista Ma il problema dei cancellati è solo uno dei problemi che la Slovenia dovrà o dovrebbe risolvere prima di assumere la presidenza dell'Unione Europea nella prima metà del 2008. L'altro inquietante scenario che sembra purtroppo dilagare ed essere sfuggito di mano allo stesso governo Janša, che fin'ora lo ha ispirato e sostenuto tramite i propri commissari politici, è la rivolta anti-rom in tutta la Slovenia. Ad Ambrus c'è stato sabato scorso il primo caso di violenza, con in prima fila la testa insanguinata di un contestatario locale che assieme ad altre centinaia di compaesani bloccava le strade impedendo alla polizia l'accesso all'insediamento rom della famiglia Strojan. La polizia ha caricato ed ha colpito la testa di un locale militante del partito di governo. Negli scontri sono stati leggermente feriti anche altri paesani. Il giorno dopo ne ha fatto le spese il direttore della polizia di Lubiana, mentre Janša ed il ministro degli Interni Mate hanno chiesto scusa alla popolazione di Ambrus, dove quasi tutti votano tradizionalmente per il loro partito. I disordini erano cominciati in seguito alla notizia che la famiglia rom, ospitata nel centro di permanenza per stranieri di Postumia (25 persone di cui 21 tra donne, bambini ed un'anziana) per sfuggire al linciaggio della folla di Ambrus, si era decisa a tornare a casa propria dopo che le tante promesse del governo di trovare una sistemazione alternativa erano finite in una sommossa nazionale;da Ambrus a Mala huda, da Grosuplje a Ig, da Kocevje a Ribnica e Lubiana. Barricate, blocchi stradali persino con la partecipazione dei locali vigili del fuoco e dei loro mezzi antincendio, uomini minacciosi armati di pali e seghe a motore, pronti ad affrontare anche le unità speciali di polizia, gli skin head e le "viole", gli ultras del Maribor, pronti ad aiutare gli insorti, e una polizia tollerante e intimidita con l'eccezione dei disordini ad Ambrus di sabato, finiti con una testa rotta e le dimissioni immediate del direttore di polizia. Immagini da klu klux klan ma con dimensioni di massa da far rabbrividire anche il regista cinematografico più azzardato. Ogni ipotesi di insediamento dei rom, in qualsiasi parte del paese, persino a Lubiana, porta in strada le cosiddette "vaške straže" la cui simbologia politica rievoca direttamente il collaborazionismo filonazista nella seconda guerra mondiale. Una revansce in chiave attuale e xenofoba, su cui - salvo rare eccezioni - il mondo politico tace o balbetta, mentre la chiesa cattolica e un buona fetta dell'intellighenzia glissano pavidamente. A fare le spese della furia popolare anti-rom è stato pure il nuovo sindaco di Lubiana Zoran Janković che ha tentato di offrire una sistemazione alla famiglia Strojan nel proprio comune. E' stato fischiato e contestato aspramente dalla folla della comunità locale interessata ed ha fatto, vistosamente preoccupato, un realistico dietro front. Martedì per il solo sospetto (infondato) che nei veicoli della polizia dell'accademia di Gotenica presso Kočevje ci potesse essere uno Strojan è insorta la cittadina di Ribnica; al post odi blocco le »straže« hanno fermato persino i poliziotti e li hanno perquisiti, umiliando nuovamente lo stato di diritto. Cinquanta intellettuali di area liberal-progressista hanno richiesto intanto, in un appello a favore dei diritti dei Rom, le dimissioni del ministro degli interni Dragutin Mate cui addebitano la responsabilità diretta del caos razzista nel paese. Gli Strojan intanto aspettano nel CPT di Postumia, il governo mantiene un atteggiamento ambiguo, esibendo la propria impotenza ed umanitaria benevolenza ma senza perdere occasione di puntare l'indice su presunte divisioni in seno alla stessa famiglia e sulla "poca affidabilità" di questa al momento di trovare un accordo. La stessa sindrome dell'antisemitismo Cosa sta succedendo nella Slovenia del 2006, nel paese che tra meno di due anni dovrebbe presiedere l'Unione Europea? E' forse in preda alla sindrome di angoscia collettiva che sembra pervadere una buona fetta dei paesi dell'est europeo e che ricorda quella dell'antisemitismo nella Germania di Weimar? Dalla Polonia all'Ungheria, alla Slovenia. Com'è possibile che un paese con il reddito più alto tra quelli dei nuovi membri UE e noto per la sua tradizionale moderazione e per una proverbiale (apparente) stabilità politica, diventi ora poligono di lotte razziali e di un crescente culto del linciaggio e delle "vaške straže"?. La risposta va probabilmente cercata nella dilagante insicurezza, nel disagio che accompagna la gente in una fase di transizione particolarmente incerta, dove diventa tangibile e dolente ma anche redatto a tavolino, in nome delle leggi del libero mercato, il ridimensionamento dello stato sociale, dell'assistenza pubblica, di quella pensionistica, dei pari diritti alla scuola ed alla sanità. E poi è in arrivo l' Euro e con lui la grande paura dei rincari e dell' ulteriore perdita del potere d'acquisto. E poi Schengen e la libera circolazione all'interno dell' area, e l'arrivo della Romania e della Bulgaria e di tanti immigrati più giovani e più fertili. Insomma la percezione è quella di un sommovimento tettonico epocale che sta angosciando il piccolo individuo, sempre più insicuro e che cerca nella propria rassicurante comunità tradizionale un rifugio, da difendere ad ogni costo, anche con le seghe a motore. La classe politica al potere è impegnata ormai da alcuni anni a spiegare alla gente che l'assistenzialismo sociale va ridotto al minimo, cominciando dai settori più "parassitari". E l'idea del "parassita sociale", responsabile del malessere generalizzato, s'insinua nell' immaginario collettivo della gente che cerca e trova il capro espiatorio nei più deboli. Emira è bosniaca e lavora alla TV pubblica come donna delle pulizie con un contratto precario; entra nello studio tutta imbronciata e borbotta: "Maledetti Zingari, loro non lavorano e incassano l'assistenza sociale.Ed io qui a sgobbare! Maledetti!".
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