Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Eric suggerisce questo video: Django Reihnardt e Stephane Grappelli, che provano per scherzo J'Attenndrai, seduti ad un bar mentre il resto del gruppo gioca a carte. (12 mg, necessita quicktime)
Sono finalmente riuscito a dare una semi traduzione a questo bel articolo ma per me assolutamente difficile... parto travagliatissimo... comunque eccoci qui, molto provati ... Articolo precedenteRevival Rom 10.02.06 - Carl Wilson Quando i Gogol Bordello per la prima volta visitarono Toronto pochi anni fa, il sudicio club dove suonarono era dominato da teenager ucraini e russi che avevano sentito che la bizzarra band "gypsy punk" di 8 elementi era diretta da un esule. I pochi non slavi presenti avevano sentito voci di uno con i baffi a manubrio, direttore di un circo rock, i cui spettacoli riforniti di vodka mescolavano (come suggerisce il nome della band) giochi sguaiati con voli letterari in un frullatore di linguaggi sconnessi e si concludevano in stati estatici di nudità alla Iggy Pop. Quando i Gogol Bordello tornarono il mercoledì successivo, la folla del pretenzioso Drake Hotel può aver sentito che sono diretti da una stella del cinema. Ma essenzialmente non è cambiato nulla. La famiglia per metà rom di Eugene Hutz fuggì dalla pioggia radioattiva di Chernobyl quando era teenager, viaggiando attraverso l'Europa e finalmente negli Stati Uniti. Questo autunno, il profugo ribelle era oggetto di ammirazione al festival del cinema di Toronto come l'appassionato sfortunato "premium" interprete Alex in Everything is illuminated, il film basato sul romanzo di Jonathan Safran Foer. I critici sollecitavano Hutz per una nomination all'Oscar come attore non protagonista che non si materializzava. "Non perdevo il sonno per questo" dice Hutz. Dopo tutto, i fan già sapevano che il suo personaggio cinematografico aveva appena un frammento della creatività carismatica che egli porta sul palcoscenico. Là, è fiancheggiato da una parata di batterie, da ninfette dipinte da guerra e ragazzi che frustano violini e pompano fisarmoniche, facendo per la musica zigana ciò che i Pogues hanno fatto per la musica folk irlandese. "Forse mia madre e tutta la stampa ucraina erano pronte per me a prendere l'Oscar. Ma io so dove appartengo e ciò che devo fare". Sebbene programmasse di continuare a recitare, egli non vuole abdicare al suo posto come un santo sub-culturale di New York per Los Angeles, o accettare alcuno dei film "prevedibile, il cattivo ragazzo dell'Europa orientale che diffonde armi bioniche" che ultimamente gli hanno offerto. Così egli conta nel recente album dei Gogol Bordello, Gypsy punks underdogs world strike, "Essi sono troppo avidi per pagare i conti del mio asilo / Questa è la mia vita e la libertà è la mia professione / Questa è la mia missione per tutta la durata del volo". Questa missione incominciò a Kiev, dove scoprì il rock attraverso il padre musicista, poi il punk da solo nei mercati neri. " Fresh fruit for rotting vegetables dei Dead Kennedy, ho ascoltato questo disco 5000 volte" dice. (Tutte le frasi di Hutz arrivano accompagnate da esclamazioni accentuate perciò spruzzateli nella vostra testa). "Andava bene quando la perestroika stava per esplodere. Dead Kennedy era molto guerra fredda e potrei dire che queste persone stavano cercando di fare progressi dall'altra parte su un livello umanitario. Mi parlò subito." Attraverso "scambi di studenti dai paesi socialisti africani" egli ascoltava anche band di funk come i War and Parliament-Fankadelic. "George Clinton diceva che i Funkadelic volevano avere "tutto l'esercito" sul palco. Si vede l'influenza di questo nei Gogol Bordello – è proprio un esercito di un diverso tipo di caratteri". Anche Key stava scoprendo il suo background rom. "Stavamo facendo al stessa cosa, ma quando ho lasciato Kiev ho incontrato tutta la famiglia diffusa. Dapprima ero un po' arrabbiato: 'questa è la parte più bella della nostra famiglia!' Io sono un miscuglio di ucraino-russo-lituano-rom e posso identificarmi con qualsiasi altro spirito, ma l'aspetto rom è importante perché ti porta dritto all'intersezione di arte e diritti umani e tutta la musica e l'arte che mi ha sempre interessato aveva quel elemento… tendendo ai confini". Egli finalmente realizzava il suo sogno della città internazionale, New York, soltanto per trovare la cultura underground che aveva idealizzato, era in un periodo di stanca. Perciò decise di inventare lui. Partendo da una band per matrimoni mise insieme i Gogol Bordello – con un paio di russi, due israeliani, un thai-americano, un ecuadoregno, un cinese-scozzese e un batterista della Florida. Accumularono esibizioni affollate e DJing in bar minuscoli nel distretto affollato di Manhattan e poi in giro per il mondo. "Aumentammo (la nostra audience) tour dopo tour. Quei fan non andranno da nessuna parte. Ora c'è anche [cinema] una truffa ceh arriva in cima ad esso, ma la fondazione è già là. Le migliori band crescono nel successo essenzialmente nel loro sesto o settimo anno". Le grandi case discografiche chiamano ora – troppo tardi, dice Hutz – e la loro scena del party interculturale ha prodotto articoli adulatori sul New York Times, alleati come Slavic Soul Party! E la Hungry Marchino Band ed anche qualche mediocre imitazione. "A volte non voglio essere Gandhi a questo proposito. Voglio colpire il loro culo. Ma ogni cosa finirà esattamente dove appartiene. "Hutz ha cause più grandi, principalmente la "rivoluzione culturale" egli proclama nei suoi momenti alla Clash nella canzone, contro "l'elemento di repressione" che ha scoperto in tutto il mondo. "Non intendo lo stile cinese, per esaurire la tua propria storia. Ma ho fatto tante esperienze di alterazioni mentali ed allargate. Ho imparato che gli esseri umani sono molto adattabili e potenti. Dipende tutto da come tratti l'informazione. Non dovete credere a queste idee prefabbricate date dall'educazione, o il culto delle celebrità dei valori che sono imposti dai media. In questo rivoluzionate voi stessi per primi. No, Hutz non è adatto a Hollywood. Da tutti i segnali, come canta Underdog World Strike, egli è 'indistruttibile'."
Alexian Santino Spinelli e l'Associazione Thèm Romanó vi invitano a visitare il sito dedicato alla mostra
Tu taj Me - Io e te insieme per vincere il pregiudizio
Un’esposizione su Arte, Storia e Cultura Romaní comprendente foto, quadri, sculture, proverbi bilingue (Romani- Italiano) illustrati da un famoso pittore Rom. La mostra ripercorre idealmente il cammmino dei Rom a partire dall'India fino ad arrivare in occidente dando un particolare rilievo alle repressioni subite dai Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals a cominciare da quelle del 1600 per arrivare all'olocausto sotto la dittatura nazista. L'esposizione è completata anche da oggettistica in rame e ferro, abbigliamento e sartoria romaní, proiezione di video, documentari e diapositive.
per visitare il sito clikkare sul link sottostante
http://www.alexian.it/mostra/mostra.html
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Le proposte artistiche di Alexian per l'estate 2005
Novità assoluta Alexian e il suo Gruppo Presentano
Romano Etno-Jazz Quando la musica, i canti e le liriche dei Rom Incontrano il Jazz Nel repertorio un omaggio a Django Reinhardt
So me sinom Tour Un percorso musicale e canoro nella lingua romaní (zingara) dei Rom abruzzesi per un viaggio ideale attraverso l'intimità di un’arte assolutamente originale.
Giovedì 16 febbraio 2006 - h.21.00
presso il circolo familiare di viale Monza 140 (MM Turro / Gorla – bus 44) MILANO
L'associazione Naviglio Piccolo ONLUS
in collaborazione con Mahalla
presenta
le storie del film Miracolo alla Scala di Claudio Bernieri
interverranno il regista e i protagonisti
con la partecipazione della Banda del Villaggio Solidale
Cose utili da sapere:
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Ingresso
Normale: Euro 5,00 Soci di Naviglio Piccolo: Euro 3,00 Per chi si associa al momento e per i lettori di Mahalla: gratuita Quota associativa a Naviglio Piccolo: Euro 15,00
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stampare e presentare questo tagliando alla biglietteria. Ingresso gratuito
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Per chi non conosce (ancora) il film:
Marian Badeanu è un "milanese" singolare: non è nato in città (e questo a Milano è la norma) e i suoi occhi ridono anche quando è arrabbiato o sommerso dai problemi. Arrivato in queste terre qualche anno fa, si è conquistato il titolo di "nostro" concittadino nella bolgia dei campi sosta sgomberati nella periferia e giocando a guardie e ladri coi controllori ATM quando suonava nella metropolitana.
Il regista segue le peripezie sue e del gruppo musicale degli UNZA a cercare un lavoro, in giro per la città, durante i concerti. Mentre il comune non riesce a risolvere la questione Scala e la storica banda dei Martinitt va chiudendo (sugli immigrati e sulla casa, meglio stendere un pietoso velo...) questi “concittadini”creano un complesso che rappresenta l'Italia alle manifestazioni all'estero, vogliono fondare una scuola di musica e un'associazione di consulenza per immigrati. Sognano, litigano, si riappacificano, aprono un confronto con le autorità.
Un film su come cambia la città e i suoi abitanti.
Informazioni: naviglio.piccolo@virgilio.it - info@sivola.net
Per il suo terzo appuntamento la Stagione Concertistica Comunale di Senigallia ospita un violinista gitano d’eccezione: Roby Lakatos. Domenica 12 Febbraio Auditorium San Rocco, ore 18,15 Gipsy.
Il violinista gitano Roby Lakatos non è solo un sorprendente virtuoso, ma anche un musicista di straordinaria versatilità stilistica. Ugualmente a suo agio nel suonare musica classica, musica jazz, musica pop o musica folkloristica ungherese Lakatos, violinista gitano definito “l’archetto del diavolo”, è anche, insieme, un virtuoso classico, un improvvisatore jazz, un compositore e un arrangiatore.
In questo concerto Roby Lakatos ci propone materiali originali, se pure adattati al complesso, certamente collocabili nel genere della “musica ungherese” (ungheresi sono infatti autori Balogh, Csàmpai, Hubay, Weiner). Ma attraverso la magia della vitalità gitana ungherese, ci presenta rielaborazioni di materiali che parrebbero estranei a questa cultura e, persino, refrattari ad una rilettura così identificata (M. Legrand, J. Lewis, C. Corea, C. Trenet). Viene quasi automatico fare paragoni con Liszt e Brahms e la loro ‘musica ungherese’. Oppure anche con Bartok e il suo rapporto con la musica popolare. Ebbene, il cammino di Lakatos è molto diverso e, in alcuni casi, speculare a quelli. Liszt e Brahms nell’Ottocento hanno fatto conoscere al pubblico dei concerti di tutta Europa una tradizione considerata genericamente ‘ungherese’ e che invece era tzigana, cioè tipica delle popolazioni nomadi. Ma hanno compiuto questa operazione (raccogliendo, il primo le melodie che aveva ascoltato in gioventù e il secondo le melodie eseguite dai complessi popolari che lungo il Danubio erano giunti da Budapest a Vienna) adattando le musiche attraverso strumenti e linguaggi della cultura musicale occidentale europea.
Anche Bartok cerca e ripropone la musica ungherese (quella magiara, questa volta), ma la sua è un’operazione ancora diversa. Egli infatti utilizza le vere musiche popolari, quelle che adoperano modelli melodici, ritmici e armonici differenti da quelli della musica occidentale, per cambiare il linguaggio della musica colta del Novecento. Lakatos e il suo ensemble compiono invece due operazioni differenti: la prima è quella di attingere ad autori ungheresi, di presentare la musica zingara, quella vera, quella senza mediazioni ‘commerciali’, proporre pagine originali della tradizione o riscritte sull’onda di quella tradizione e per gli organici di un’orchestra tzigana. La seconda coinvolge direttamente il profondo spirito gitano di Lakatos e del suo gruppo che rileggono con un nuovo spirito pagine celeberrime di Trenet e di Corea, compiendo attraverso i modi di una tradizione popolare la rilettura di un patrimonio musicale ad essa estraneo.
ROBY LAKATOS Nato nel 1965 nella leggendaria famiglia di musicisti gitani discendente da Janos Bihari, ha debuttato a nove anni come primo violino in una band gitana. Non ha però trascurato gli studi classici, diplomandosi nel 1984 in violino (conseguendo anche un premio) al Béla Bartók Conservatory di Budapest. Tra il 1986 e il 1996, lui e il suo ensemble si sono esibiti al "Les Atéliers de la grande Ile" di Bruxelles collaborando anche con Vadim Repin e Stéphane Grappelli e ottenendo l’approvazione incondizionata di Sir Yehudi Menuhin. Nel marzo del 2004, Lakatos è apparso con grande successo insieme alla London Symphony Orchestra al festival per orchestre “Genius of the Violin” accanto a Maxim Vengerov. Si è esibito nelle più grandi sale concertistiche in America, in Europa e in Asia e incide in esclusiva per la Deutsche Grammophon..
ROBY LAKATOS ENSEMBLE Kálman Cséki, pianista, nato nel 1962, inizialmente suonava il violoncello ma presto ha cambiato il suo strumento studiando piano classico con Lilly Wiedener e piano jazz con Attila Garay. Ha studiato al Béla Bartók Conservatory e ha passato otto anni girando il mondo con le pop band prima di tornate a Budapest ed insegnare alla Special Academy of Music.
Lászlo Bóni, secondo violino del gruppo, nato a Budapest nel 1968, ha studiato con il padre di Roby Lakatos, suonando nella sua orchestra e prendendo un diploma di violinista gitano nel 1987. Successivamente ha passato sei mesi in Giappone suonando con un trio gitano facendo anche un tour in tutta Europa. Dal 1991 al 1994 ha lavorato ad Anversa.
Ernest Bangó, nato nel 1968, è il figlio di un famoso esecutore di cimbalo. Prima che gli fosse permesso di studiare quello strumento, all’età di sette anni, suo padre ha insistito perché studiasse il violino e il pianoforte. Dopo gli studi classici al Béla Bartók Conservatory, dove tra i sui insegnanti c’era anche Ferenc Gerencsir, è passato alla musica gitana prendendo il diploma di solista nel 1986. È apparso a Ginevra, Dusseldorf e Montréal.
Oszkár Németh, nato nel 1968 nella città ungherese di Eger aveva solo sei anni quando ha preso parte come violinista alla famosa Rajko Gypsy Orchestra. È rimasto con il gruppo fino alla fine degli anni ’80 suonando per la Regina Elisabetta II, tra altre importanti personalità. Nel 1984 si è dedicato al contrabbasso prendendo un diploma nel 1987 e per i numerosi impegni lavorativi è rimasto a Budapest fino al 1992. è membro del Roby Lakatos's Ensemble dal 1991.
Attila Rontó, chitarrista, è nato nel 1969 a Miskolc in Ungheria e ha cominciato a studiare all’Accademia di musica all’età di nove anni. Contemporaneamente si è avvicinato alla musica gitana ed ad altri tipi di musica grazie al padre e al nonno e, dall’età di undici anni, ha suonato regolarmente in vari ensemble. Successivamente si è interessato alla musica jazz studiano per quattro anni al conservatorio e formando il suo gruppo specializzato in latin jazz e flamenco. È apparso in numerosi festival e in televisione e ha al suo attivo numerose registrazioni. Fa parte del Roby Lakatos's Ensemble dal 1991.
Biglietto intero € 8, ridotto € 5 (meno di 25 anni e più di 65). I biglietti saranno posti in vendita al botteghino dell’Auditorium con inizio alle ore 17.
Prossimo appuntamento della Stagione: Domenica 26 Febbraio Auditorium San Rocco ore 18,15 Quartetto d’Archi della Scala Musiche di Mozart, Beethoven, Debussy
Ahmetovic Velija, poeta rom residente nella citta' di Rimini, annuncia l'uscita del suo libro.
Elisabetta Caravati
4 febbraio 2006
Vincitore per due anni consecutivi del premio internazionale di cultura Romani' "Amico Rom" che si tiene ogni anno a Lanciano, nel 2002 si e' aggiudicato il secondo posto e nel 2003 il primo nella sezione poesia in lingua romani'.
Quest'anno, dopo un lungo lavoro di ricerca, ha realizzato un intero libro sulle tradizioni, le feste, la cultura e la "filosofia di vita" del popolo rom. Il libro contiene inoltre una raccolta di poesie in lingua romani' con accanto la traduzione in italiano.
Il testo e' gia' disponibile in libreria ed e' distribuito dalle edizioni Mobydick di Faenza.
La prefazione del libro e' firmata da d. Oreste Benzi, presidente dell'associazione Papa Giovanni XXIII, che, sia personalmente che attraverso i suoi collaboratori, ne ha sostenuto il progetto e la produzione.
L'autore e' disponibile per incontri, interviste, confronti, colloqui con gli alunni delle scuole.
Per contattare l'autore e/o richiedere copie del libro: Ahmetovic Velija via Ca' del Drago, 27 47900 - Rimini
cell: 348 0634388
PISTOIA - "Tu Taj Me", Conosciamoci. Io e te per vincere il pregiudizio. Si è aperta ieri a Pistoia (31 gennaio - 7 febbraio) una rassegna dedicata alla storia e alla cultura del popolo Rom, per ricordare un olocausto troppo spesso dimenticato. "Le cifre più attendibili parlano di oltre 500mila persone scomparse nei vari campi di concentramento e di sterminio nazisti e fascisti - si legge nella presentazione dell'iniziativa - e a distanza di oltre sessanta anni dalla fine del secondo conflitto mondiale le comunità romanès sono ancora costrette lottare per essere riconosciute vittime dello sterminio".
La rassegna, nell'ambito delle 'Giornate della memoria 2006', è promossa dal Comune di Pistoia in collaborazione con la Provincia e la Cooperativa sociale Pantagruel. Il progetto rientra all'interno di "Porto Franco" promosso dalla Regione Toscana, e vede coinvolti anche i comuni di Massa e Cozzile, Ponte Buggianese, San Marcello Pistoiese.
La rassegna si è aperta ieri alle 18 a Pistoia (presso 'L'Angolo', via Capitini, Loc. Le Fornaci) con l'inaugurazione di una mostra che sarà visitabile fino al 7 febbraio (domenica esclusa, ore 10-12 - 15.30-18.30). La mostra, costituita da foto, quadri, sculture, proverbi bilingui (Romanì-Italiano) illustrati da un famoso pittore Rom, ripercorre idealmente il cammino dei Rom a partire dall'India fino ad arrivare in occidente dando particolare rilievo alle repressioni subite da Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals a cominciare da quelle del 1600 per arrivare all'olocausto sotto la dittatura nazista.
L'esposizione è corredata da proiezioni di filmati ed interviste ad ex deportati Rom. Inoltre saranno presentati oggetti in rame e ferro, abbigliamento e sartoria romaní, proiezioni di video, documentari e diapositive, oltreché cd-rom dell'Alexian group, la formazione musicale di Santino Spinelli (musicista e docente della Cattedra di Lingua e Cultura romaní all'Università degli studi di Trieste), che rappresenta un viaggio ideale attraverso i diversi stili musicali romanès dall'India del Nord (terra d'origine) fino all'Occidente, con musiche e canti romanès internazionali.
Venerdi 3 febbraio, presso la stessa sede della mostra, sarà presentato il volume "Baro romano drom. La lunga strada dei rom, sinti, kale e romanichals" di Santino Spinelli.
Ecco le iniziative che coinvolgeranno gli altri comuni:
Mercoledì 1 febbraio, ore10,00 e 22.00 Comune di Massa e Cozzile, Margine Coperta Cinema Olimpia, Via 1° maggio n. 45 proiezione del film "Romanì Rat".
Sabato 4 febbraio, ore15,30 Comune di Ponte Buggianese Sala Consiliare del Comune di Ponte Buggianese, Via Matteotti n. 78 presentazione del libro: Baro Romano Drom La lunga strada dei rom, sinti, kale e romanichals.
Giovedì 2 febbraio, ore 10,30 Comune di San Marcello Pistoiese Istituto Comprensivo di San Marcello P.se Incontro con Santino Spinelli e Barbara Beneforti (Cooperativa Sociale Pantagruel)
ore 21,0 Sala consiliare del Comune di San Marcello Pistoiese presentazione del libro Baro Romano Drom.
Per informazioni Ufficio Servizi Sociali Comune di Pistoia, telefono 0573/371414 Cooperativa Pantagruel, telefono 0573/371368
(sm) © Copyright Redattore Sociale
Sabato 28 Gennaio 2006
sotto la lente
Roberto Durkovic suona dal vivo il 30 gennaio alla Casa 139
Quella musica tzigana che sale dal metrò
Il quinto album dell’artista, «Semplicemente vita», unisce l’ispirazione del cantautore ai ritmi balcanici
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AUDIO
A me mi piace vivere alla grande
Il mago dei colori
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Li ha conosciuti mentre suonavano canzoni tzigane in metropolitana per guadagnarsi da vivere. Li ha seguiti vagone dopo vagone, li ha presi con sé e assieme a loro è arrivato a esibirsi davanti a Papa Wojtyla, in piazza San Pietro. Il viaggio artistico di Roberto Durkovic, madre italiana e padre cecoslovacco, comincia così, dopo un incontro casuale e un po’ magico con un gruppetto di rumeni. Il risultato è una musica che ha patrie diverse, o forse non ne ha affatto, e la conferma arriva dall’ultimo lavoro: «Semplicemente vita» (etichetta Storie di Note).
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Il quinto cd di Roberto Durkovic si muove tra sonorità tzigane e cantautorato italiano, canzone jazzata, echi mitteleuropei e influenze flamenche. Si parte con una cover di Fanigliulo, «A me mi piace vivere alla grande», in una versione orecchiabilissima. Dopodichè arrivano la fisarmonica, il violino e il contrabbasso di «Scintille», i ritmi gitani e le percussioni de «Gli uomini di Lisa», l’allegria un po’ alla Bregovic del «Mago dei Colori» (il pezzo strumentale suonato il primo aprile 2004 davanti a Giovanni Paolo II durante la giornata «Il Papa incontra i giovani») fino alla veneziana «Soffio» e a «Fantasisti del metro», che racconta l’inizio di tutta la storia: «Come un treno locale ci fermavano in ogni stazione, una chitarra un pianoforte, gioia come Savicevic con il pallone». Si conclude con «Insonnia d’estate», arricchita dalla voce di Silvia Scrofani.
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Per partire dal principio, bisogna dire che la carriera di Durkovic comincia una ventina d’anni fa. «Ho iniziato a suonare per ribellione, strimpellando Guccini, e ho fatto la gavetta sui Navigli, esibendomi nei vari locali milanesi». In quel periodo si avvicina al Club Tenco e nel ’93 ottiene una segnalazione al premio della critica «Sanremo Nuovi Talenti». Arrivano i primi due dischi, sperimentali e un po’ artigianali. «Poi, dopo il fortunato incontro in metrò con i miei amici rumeni, ho potuto finalmente realizzare un grande sogno: unire due anime, legate probabilmente alle mie origini. L’anima italiana, cantautorale e quella tzigana. Ma non mi sono fermato qui: nel mio gruppo sono entrati anche musicisti cileni, ucraini e spagnoli».
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Assieme a questa allegra combriccola Durkovic realizza un altro paio di dischi prima di arrivare al risultato più maturo, «Semplicemente vita», che lui presenta così: «E’ un lavoro che ha diversi colori, diverse gradazioni. C’è ovviamente il colore balcanico, qualcosa di sudamericano e pezzi molti intimi, sentimentali. Un disco che è il proseguimento di questo mio viaggio a contatto con la strada, il racconto di emozioni vissute assieme a musicisti straordinari che sono spesso costretti a suonare ai margini. Persone che mi hanno regalato una grande ricchezza, musicale e culturale». Niente male, per una storia cominciata per caso, tra i vagoni del metrò.
INFORMAZIONI: ROBERTO DURKOVIC lunedì 30 gennaio La Casa 139, via Ripamonti 139 Milano ore 22 info: www.robertodurkovic.com, www.lacasa139.com.
di Germano Antonucci
(rif: la storia raccontata in Mahalla)
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Con la preghiera di dare massima circolazione, M.N. Opera Nomadi di Napoli.
L’Associazione Culturale “FIGLI DEL BRONX” PRESENTA: “SOTTO LA STESSA LUNA tour” con il contributo del Comune di Napoli (Assessorato agli Affari Sociali) programma delle dieci proiezioni del film “SOTTO LA STESSA LUNA” di Carlo Luglio una produzione “FIGLI DEL BRONX” prodotto da: Luca Liguori, Dario Cortucci, Gaetano Di Vaio
6 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso il teatro “AREA NORD” a Piscinola (In collaborazione con “Liberascenaensemble”) Ore 19,00, saluta Renato Carpentieri. A seguire: Performance musicale di Riccardo Veno; Proiezione del film; Dibattito con Maurizio Braucci (scrittore) Carlo Luglio (regista del film), Mario Martone, Roberto Saviano (scrittore), Giovanni Zoppoli (operatore sociale) e Marco Rossi Doria (maestro di strada).
16 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso “PIAZZA TELEMATICA” a Scampia (in collaborazione con l’associazione “AaQuaS”) Ore 19,00, saluta Padre Farbrizio Valletti (Gesuita a scampia). A seguire: Proiezione del film; Dibattito con Padre Fabrizio Valletti, Carlo Luglio, Raffaele Tecce (Assessore agli Affari Sociali del Comune di Napoli), Ciro Tarantino (ricercatore), Aldo Bifulco (Legambiente circolo “La Grù) e Francesco Minisci (responsabile cultura Prc).
27 Febbraio 2006, proiezione e dibattito presso il campo Rom del Comune di Napoli a Scampia, (In collaborazione con l’associazione “Opera Nomadi”) Ore 19,00, saluta Amedeo Curatoli (Presidente “Opera Nomadi”- regionale). A seguire: proiezione del film; dibattito con Amedeo Curatoli, Marco Nieli, Enzo Esposito (“Opera Nomadi”), Carlo Luglio, (Mario Martone), Marco Rossi Doria. (un Rom residente nel campo).
11 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il “PAN” (Palazzo delle Arti a via dei mille N° 60) (In collaborazione con il gruppo di lavoro “Chi rom e chi no”) ore 19,00: proiezione del film; a seguire: dibattito con Maurizio Braucci, Carlo Luglio, Rachele Furfaro (assessore alla Cultura del Comune di Napoli), don Tonino Palmese (Libera) e Gaetano Di Vaio (Figli del Bronx).
18 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il Centro Sociale “DAMM” a Montesanto (In collaborazione con il gruppo di lavoro “Chi rom e chi no”) ore 21,00: performance musicale di Riccardo Veno; proiezione del film; a seguire: dibattito con Maurizio Braucci, Carlo Luglio, gruppo di lavoro “Chi rom e chi no” associazione culturale “Figli del bronx” e gli attori del film.
30 Marzo 2006, proiezione e dibattito presso il Centro Sociale “GRIDAS” a Scampia (In collaborazione con “GRIDAS” e gruppo di lavoro “Chi rom e no”). Ore 19,00: proiezione del film; a seguire: dibattito con gli operatori del centro sociale “Gridas”, “Chi rom e chi no”, “Figli del Bronx”, Alessandro Fucito (Presidente Commissione Educazione Comune di Napoli) e con il regista e gli attori del film.
4 Aprile 2006, proiezione e dibattito presso la Facoltà di Architettura, (In collaborazione con “Terzopianoautogestito) ore 17.30: Performance musicale di Riccardo Veno a seguire: proiezione del film e dibattito con Maurizio Braucci, Giovanni Persico (docente di sociologia presso la Federico 2°) e Terzopianoautogestito.
- Aprile 2006, ore 18,30, proiezione e dibattito presso L’ORIENTALE in collaborazione con il gruppo di lavoro dell’orientale
-? Aprile 2006, ore 18,30, proiezione e dibattito presso (In collaborazione con la Film Commission Regione Campania) Daimmo.
6 Maggio 2006, priezione e dibattito presso la ex scuola media statale “DELEDDA” a Soccavo (In collaborazione con l’associazione “Opera Nomadi”) Ore 19,00: performance musicale di Riccardo Veno; a seguire: proiezione del film e dibattito con gli operatori delle Associazioni “Opera Nomadi”, “Figli del Bronx” e “chi Rom e chi no”
Teatar Roma / RomanoTeatro
Chaplin
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Link
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Cari amici, cari visitatori!
Le novità del nostro teatro in queste pagine, vi permetteranno di camminarci lentamente, proprio come Charlie Chaplin dare un occhio, informarvi e conoscere i componenti e il loro lavoro
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Il Teatro Chaplin!
- E' il teatro dei Rom della regione Primorsko-goranska, attivo dal 2004 nella città di Rijeka.
Conta diversi membri, tutti impegnati nel proteggere e promuovere i valori della cultura Rom. Per questo presentano i propri lavori in tutta la Croazia. Intendono anche presentarsi all'estero per stupire gli spettatori stranieri con i loro incredibili shows.
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Perché “Chaplin”?
- Abbiamo scelto il nome del famoso attore perché sua nonna era Romani. Ma non è l'unica ragione!
Ne " IL GRANDE DITTATORE " Charlie Chaplin proclama:
"Ci sarà una grande guerra, un bagno di sangue. Non voglio essere il dittatore in un mondo in cui i poveri soffrono, io voglio un mondo in cui possa far ridere le persone di tutte le razze e culture".
Proprio come Chaplin, i componenti del teatro vogliono portare il sorriso sulla volto di tanti, farli divertire e raggiungere il loro cuore, che siano bianchi, neri o gialli, perché sono tutti uguali davanti a Dio.
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La vita di Charlie Chaplin!
-Chaplin nacque il 16.04.1889. a Londra. Aveva un fratello di nome Sydney, e i suoi genitori divorziarono subito dopo la sua nascita.
Nel 1896, sua madre, Hannah, non era più i grado di badare ai figli e.così tutti furono costretti a trasferirsi. Nel 1910, Chaplin lasciò l'Inghilterra per gli USA, dove recitò come protagonista nelle commedie di McSennett. Nel 1914 divenne popolare con la sua caratterizzazione del clown. Dopo la I guerra mondiale, fndò una propria compagnia, che divenne molto rinomata. Morì il 25.12.1977, lasciando dietro a sè numerosi capolavori che vivranno per sempre.
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