Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Dunque, TIKLA è stato anche un guaritore:
Eh sì, brava gente, anche questa volta il Diavolo mi aveva fatto una proposta dove non avevo niente da perdere, se non dimenticare per un po' la fame e la miseria.
Andai nella piazza del paese e mi misi a gridare:
"Gente, ascoltatemi. Non dovete più aver paura della morte e delle malattie. Ci sono io, Tikla, che vi guarisce con lo sguardo. Forza, fatevi avanti"
Il primo fu un uomo che aveva la moglie che da tempo era stesa a letto. Gli chiesi di portarmi nella stanza. La donna aveva gli occhi chiusi. Ma il Diavolo, visibile soltanto da me, si era posto alla cima del letto. Sorrisi a quell'uomo.
"Non temere, tua moglie dorme ma presto si alzerà e sarà guarita completamente"
Difatti, improvvisamente come si era ammalata, la donna l'indomani si alzò dal letto, perfettamente in salute. La mia fama, si sparse ben presto nei dintorni, io al solito entravo in casa e guardavo dove si era messo il Diavolo. Che,devo dirlo, fu di parola e non mi fece mai scherzi. Così, cominciarono anche a litigarsi la mia presenza e ne approfittai per farmi ben pagare. Certo, qualche volta, il Diavolo si metteva ai piedi del letto, e allora dovevo dire che purtroppo non c'era niente da fare.
Ma, amici miei, dovete sapere che anche se il Diavolo era stato corretto e generoso nei miei confronti, mi stava lo stesso preparando una sorpresa. Lui, conosce bene noi uomini, con le nostre passioni e le nostre debolezze. Proprio nel momento che la mia fama era al massimo, giunse anche al re notizia delle mie capacità. In qualsiasi altro momento, mi avrebbe fatto arrestare con l'accusa di stregoneria, ma non se sua figlia era gravemente malata,e nessun dottore era riuscito a curarla.
La figlia del re, era la più bella ragazza che avessi mai visto.Mi ricordo ancora come se fosse oggi, che mi incantai a guardare quella grazia e quella delicatezza reali. E mi ricordo, la disperazione che mi prese, quando vidi una figura conosciuta, ma visibile solo a me... ai piedi del letto. Il Diavolo aveva deciso che la principessina sarebbe morta.
Niente, ogni volta che ci penso mi commuovo ancora . Non me la sento più di continuare. Portate pazienza alla prossima puntata.
Nel frattempo:
Aggiornamenti da zio Kalderosh
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Ciao nipoti e ciao kumpanja tutta! Qui in Svizzera è tutto pulito e ordinato,che sembra di essere al campo del Poderaccio. Fa un po' freschino la sera, ma vi assicuro che NEMA PROBLEMA
Vi piace la foto? E' la zietta vostra davanti al nostro chalet. Purtroppo, le montagne son venute male male. Dev'essere colpa della slikka.
Kako Kalderosh
PS: ho sentito di Xavier e non vorrei che facesse altri guai. Quindi, stavolta il francobollo lo tengo io!! Comunque, torniamo presto, che la zietta vuole presentarmi ai genitori, sono carabinieri loro pure... SPEREM!
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Continua, anche se ferragosto è alle porte, il corso di giornalismo di Tikla. Che ormai sta diventando una specie di telenovela. Aggiornamento: lo zio Kalderosh non è più agli arresti domiciliari. Stamattina è sparito! Prima di affermare che lo zio abbia scoperto il significato della parola "latitante", vorrei far presente che assieme a lui è sparita anche una carabiniera (si dice così?) che lo piantonava. Come spiegavo la volta scorsa, ad agosto lo zio diventa particolarmente "iperattivo" e davvero non so come spiegare ai carabinieri rimasti, che forse non si tratta di rapimento, ma di fuga d'amore, rispettosa della tradizione. Prometto che, se non mi viene un esaurimento nervoso, vi terrò aggiornati. Quanto a Tikla e al suo corso di giornalismo, mi ha detto che oggi non aveva notizie da commentare ( tranne questa, forse), ma se volevo aveva un'altra storia da raccontare. Tikla dice che la verità è come una donna, così come è stata fatta. Mettile un po' di rossetto, un po' di fondotinta, è non è più verità, ma qualcosa di diverso. L'ho fermato, per paura che si facesse prendere da qualche discorso antifemminista, ma lui ha continuato. Se la verità può diventare così facilmente una bugia, è per un istinto di "comunicare" (ha usato proprio questa parola) e di sopravvivere. Come ha fatto lui col diavolo, come facciamo tutti.
TIKLA IL GUARITORE
"Non riesco a capire" mi fece un giorno il Diavolo "Come mai sei così scaltro che riesci ad ingannare anche me e sei sempre così povero" "E' che il denaro mi sfugge tra le mani. La vita è dura e la gente ci caccia da un posto all'altro. Così, quando sono riuscito a risparmiare qualcosa, dobbiamo ripartire. Finisce che perdiamo giornate intere a far nulla. I bambini piangono, mia moglie mi da del buono a nulla..."
Il Diavolo, quel mio caro amico, mi ascoltava, ma sapevo che il suo ruolo non era di aiutare i poveracci come me, piuttosto il contrario. Poi, mi fece:
"Ti aiuterò a guadagnare dei soldi, tanti soldi, se vorrai. Ma dovrai obbedirmi"
"Non dovrò per caso ammazzare qualcuno?"
"Per quello, basto io. Voglio solo che tu mi obbedisca ciecamente e senza fare obiezioni!"
Inutile dire, che mi feci molto diffidente. Quello continuò. S'informò su mia moglie che prediceva l'avvenire. Su quanto si poteva guadagnare in questo modo. Poi arrivò la sua proposta:
"Resta inteso che questa proposta è solo per te, non per tua moglie. Avrai il dono di guarire gli ammalati, così guadagnerai abbastanza per vivere bene. Ma dovrai stare attento. Quando ti chiameranno per curare qualcuno, io sarò visibile solo a te. Se mi vedrai accanto alla testa dell'ammalato, sappi che guarirà, qualunque sia la sua malattia. Se, al contrario, mi vedrai ai suoi piedi, sappi che quella persona sarà prossima alla morte. Non dovrai insistere. Accontentati di consolare la famiglia"
E secondo voi, ho accettato o no? Mi sa che dovrete aspettare domani per conoscere il seguito.
Da: Lee Fuhler Romani Association
Australia
Carissimi,
Dopo "L'Albero delle Anime", lo
Jewish Holocaust Museum & Research Centre di Melbourne ospita una
nuova scultura nella sezione dedicata al ricordo dell'Olocausto dei Rom.
Voglio personalmente ringraziare il Centro Ebraico e il suo staff
per l'opportunità unica e per voler ricordare il sacrificio del popolo
Rom. L'opera è stata commissionata alla scultrice Sarah Saaroni, lei
stessa una sopravissuta. Il Centro viene visitato da 30.000 persone ogni
anno molti di loro sono studenti e il Centro ospita anche giornate
educative.
"L'Albero delle Anime" di Zoe Amor,
dedicata alla Porrajmos (l'Olocausto dei Rom)
Rileggevo un vecchio articolo dall'archivio di Pirori, che vi ripropongo. Mi sembra interessante, alla luce di alcuni cambiamenti che stanno avvenendo in Bulgaria (ad esempio, l'affermarsi del partito nazionalista Ataka) e in Europa, come il rapporto tra tradizione e rinnovamento, il ruolo della scuola e delle OnG nell'inclusione dei Rom. Altre notizie sulla Bulgaria
9 Settembre 2004 Conversazione con gli etnologi Elena Marushiakova e Vesselin Popov sul passato, presente e futuro dei Rom di Bulgaria Elena Marushiakova e Vesselin Popov hanno pubblicato numerosi articoli di studio sulla storia e la vita contemporanea dei Rom in Bulgaria e nell'Europa dell'Est, sono gli autori di "Zingari nell'Impero Ottomano: Un Contributo alla Storia dei Balcani". Attivamente coinvolti con diverse associazioni di studio sui Rom e progetti di ricerca internazionale, hanno fondato la Società di Studio sulla Minoranza Romani a Sofia e promuovono esposizioni su questi temi nei musei di Sofia e Budapest. Polia Alexandrova per TOL ha discusso con loro sulle caratteristiche dei Rom bulgari, partecipazione politica, il ruolo ambiguo del settore non-profit e il pericolo di confinare le persone in riserve etniche. TOL: Come definireste i principali gruppi Rom in Bulgaria? Vesselin Popov: Il gruppo più caratteristico sono i cosiddetti Yerla, discendenti della prima ondata di migrazione zingara e parlano differenti dialetti nei loro villaggi Rom. Il secondo gruppo sono i cosiddetti Kardarasa o Kaldarara, ex nomadi, la maggior parte vivono in villaggi e piccole città. Un altro gruppo caratteristico sono i Rudara, che parlano un dialetto proprio e preferiscono essere identificati come Vlasi [Vlachs] o Antichi Rumeni. Elena Marushiakova: I Rom in Bulgaria non sono una comunità omogenea... Vesselin Popov: Per esempio, ci sono vasti gruppi zingari di lingua turca che non si considerano Rom. Alcuni si definiscono Turchi etnici, mentre altri non sono sicuri della propria origine. Se prendiamo il linguaggio come criterio, ci sarebbero quattro gruppi: che parlano bulgaro, turco, rumeno e romanesh. Dobbiamo poi considerare i differenti dialetti, i matrimoni misti, che alcuni gruppi sono aperti e altri chiusi ecc. Anche la religione potrebbe essere un criterio - alcuni Rom sono musulmani, altri cristiani e ce ne sono molti che seguono altre religioni. Elena Marushiakova: Molti Rom bulgari stanno cercando di costruirsi una nuova identità propria e certamente lo farebbero trovando qualcuno che scrivesse la loro storia. Disgraziatamente, in Bulgaria la cosiddetta integrazione dei Rom è direttamente connessa con la disintegrazione dei differenti gruppi. Se poniamo tre gruppi nello stesso villaggio, presto ognuno di loro dimenticherà di essere stato di una comunità differente. Così, il gruppo più numeroso dei Rom è quello di chi ha perso la propria identità o ne conserva solo una vaga memoria. TOL: Quali sono le caratteristiche dei Rom bulgari rispetto a quelli delle nazioni confinanti? Vesselin Popov: Quando parliamo delle caratteristiche dei Rom dell'Est Europa in generale, dobbiamo guardare indietro alla storia di questa regione e vedere come i tre grandi imperi che si sono alternati nei secoli: Ottomano, Austro-Ungarico e Russo, hanno influenzato la comunità. Oggi i differenti gruppi hanno le loro specificità, più che altro per fattori geopolitici, ma il modello è simile ovunque. Elena Marushiakova: D'altra parte,ciò che rende i Rom bulgari differenti da quelli di altre parti dei Balcani è che i cosiddetti zingari nomadici qui sono più numerosi, mentre lo sono di meno che nell'ex Unione Sovietica, per esempio. Lo sviluppo e l'arricchimento del sistema etno-culturale dei Rom in Bulgaria è un processo storico continuo, in relazione con una moltitudine di interazioni culturali e mutue influenze. TOL: Non abbiamo molte notizie sui Rom bulgari in Europa Occidentale, ma si sentono molte storie sui Rom di Romania, mendicanti o in situazioni di illegalità. Perché? Vesselin Popov: Il modello di mobilità è diverso. Non è che i Rom bulgari in Europa Occidentale siano meno di quelli rumeni, è che preferiscono spostarsi nei villaggi e lavorare nel settore agricolo, piuttosto che rimanere nelle grosse città e mendicare per strada. Nessuno conosce il numero esatto dei Rom bulgari che oggi lavorano nei vivai o nelle aziende agricole in Olanda. La loro migrazione è invisibile, ma anche vantaggiosa per i paesi occidentali. Per questo nessuno ne parla. LA TRAPPOLA DELLA TRADIZIONE TOL: Cosa è stato fatto a livello politico in Bulgaria a favore dei Rom? Elena Marushiakova: La Bulgaria non è un'isola, è parte della scena internazionale. Ci sono processi internazionali che stanno andando avanti. Se non ci fossero queste influenze dall'esterno, la Bulgaria seguirebbe ancora lo stesso vecchio modello e la situazione apparirebbe completamente differente. Il vecchio e e testato modello balcanico, dove le differenti comunità etniche vivevano fianco a fianco, senza interagire l'una con l'altra, ha funzionato per secoli. Ma il nuovo modello occidentale fornisce assistenza ai membri più poveri della società. Questo modello richiede però l'identificazione dei cosiddetti poveri e da loro assistenza attraverso un sistema di previdenza. Oggi le comunità non sono più separate, isolate dal mondo. Così, non possiamo parlare realmente di un ritorno al vecchio modello di coesistenza, perché il mondo è parecchio cambiato. Ciò significa che non possiamo chiedere ai Rom, o ai Bulgari stessi, o a chiunque altro, di chiudersi in una sorta di comunità a base etnica, perché così si finisce in una specie di riserva. Disgraziatamente, questo è ciò che succede ad alcune comunità Rom in tutta Europa.
TOL: Quindi, quel che state tentando di dirci è che la comunità Rom è punita nei suoi tentativi di vivere una vita moderna, perché il resto della società sta tentando di riportarli indietro nella loro cultura? Elena Marushiakova: Sì, la società occidentale ha questa idea romantica sui Rom. Li vede come gelosi delle proprie tradizioni, osservanti i loro rituali, indossando i loro costumi come segno di etnicità. La percezione dei Rom come una comunità super-esotica fuori dal tempo e dallo spazio è molto comune in Occidente. Ma chi vorrebbe vivere come facevano i propri antenati secoli addietro? Come ci si può aspettare che qualcuno viva attaccato alle proprie tradizioni, mentre il resto della società si sviluppa, influenzata dalla tecnologia, dalla globalizzazione e dalla modernizzazione? Qui stiamo parlando di processi naturali. Tutti i popoli del mondo, senza distinzione di età, razza o etnìa, vogliono vivere secondo la contemporanea definizione di benessere. TOL: Se compariamo il livello di discriminazione verso i Rom in questa regione e nell'Europa occidentale, che tipo di fotografia ne otteniamo?
Vesselin Popov: In Europa occidentale i Rom non sono stati riconosciuti come cittadini sino agli inizi del XX secolo, mentre nell'Impero Ottomano erano membri a pieno titolo della società nel XIV secolo. Avevano un posto speciale in tutta l'organizzazione sociale e amministrativa dell'Impero. Da un punto di vista comparativo, in quei tempi il loro status civile era relativamente più favorevole che quello dell'Europa occidentale. Ci fu addirittura un'istanza nel XVI secolo, quando alcuni Rom fecero un appello all'Impero reclamando per i loro diritti umani violati. Noi pensiamo agli Ottomani come ai grandi invasori nella [nostra] storia, ma possono servire come buon esempio dell'osservanza dei diritti umani anche al giorno d'oggi. Elena Marushiakova: Tanto più il livello di discriminazione è preoccupante, più lo vediamo come tema complesso. Non è dovuto solo ai cambi politici o storici, ma anche alla modernizzazione della società. Per di più, ci sono differenti tipi di discriminazione. I cosiddetti discorsi apertamente razzisti sono più comuni nell'Europa orientale, ma la discriminazione nascosta è definitivamente più forte in Occidente. Dopo i cambiamenti politici [la fine del regime comunista], quando la gente dell'ex blocco comunista ha capito di poter dire quel che voleva senza essere punita per questo, si è iniziato ad usare parole forti contro quanti non erano di gradimento. Ma in realtà il loro odio era minore di quanto si potesse supporre dalla loro comunicazione verbale. Così, parlare è una cosa, mentre le relazioni umane effettive sono qualcosa di completamente differente. Vesselin Popov: E' difficile calcolare il livello di discriminazione e di segregazione sociale, perché ci sono criteri molto complessi. In Bulgaria, i media mantengono un'immagine stereotipata della comunità Rom o usano linguaggi sbagliati per descrivere o criticare il loro stile di vita. Nel contempo, le relazioni tra Bulgari e Rom sono migliori che in paesi come la Gran Bretagna, per esempio.
TOL: Qual'è il livello di integrazione dei Rom in questa parte del mondo? Elena Marushiakova: In termini di integrazione sociale, l'Europa dell'Est è molto lontana dal resto del continente. I Rom nell'Europa occidentale sono più integrati e maggiormente marginalizzati. La situazione è cattiva in Europa Centrale, migliora nell'Europa del sudest, è buona nell'ex Unione Sovietica, dove le politiche specifiche verso i Rom sono state limitate o inesistenti. E' qui l'ironia: maggiori sono le politiche [d'integrazione], minore è l'integrazione sociale. ONG SENZA FINE DI LUCRO TOL: Come vedete il ruolo delle organizzazioni Rom in Bulgaria? Elena Marushiakova: Lo sapete che la prima organizzazione dei Rom è nata nei Balcani? E che sono esistiti qui per più di cent'anni, senza essere sponsorizzati o pagati per le loro attività? Le organizzazioni Rom erano attive in Bulgaria anche prima che l'area diventasse profittevole [per le organizzazioni straniere]. Vesselin Popov: Ma non sarà profittevole per sempre. Alcune organizzazioni rimarranno e altre spariranno. Altre varieranno la loro attività e nasceranno nuove organizzazioni. Alcune diventeranno parte delle strutture governative, mentre altre ancora si trasformeranno in partiti politici. TOL: La partecipazione politica dei Rom si è rafforzata negli ultimi anni, ma ci sono stati diversi tentativi di limitarla, specialmente durante le elezioni locali del 2003. Vesselin Popov: Sì, ci sono stati questi tentativi durante le elezioni locali dell'anno scorso, ma in molte parti non erano contro i Rom, ma contro i loro partners politici. Non erano azioni su base etnica, ma influenzate politicamente. Tutti sanno che un forte movimento politico Rom diventerebbe una minaccia per tutti gli attori politici, indipendentemente dalla loro origine. TOL: Esiste un forte partito politico dell'etnìa turca e nessun significativo partito politico Rom. Perché? Vesselin Popov: Dipende dalla maturità delle comunità. L'etnìa turca è stata capace di scegliere il proprio percorso molto presto nel suo sviluppo come comunità. Elena Marushiakova: Ci sono anche fattori soggettivi. All'etnìa turca è capitato di avere leaders molto buoni. La loro comunità si è mobilitata a lungo prima dei cambiamenti [la fine del regime comunista], come risultato delle repressioni patite sotto il comunismo. Mentre nel caso dei Rom, il loro tentativo di mobilitarsi ha trovato lo sfogo nel settore delle ONG. TOL: I Rom della Bulgaria devono fidarsi delle ONG? Vesselin Popov: Direi di no. Il nuovo approccio di presentare i Rom attraverso immagini spaventose di miseria ai margini della società e di degradazione personale, con lo scopo di impattare gli sponsor stranieri e l'opinione pubblica occidentale, serve solo ad aumentare gli stereotipi negativi sugli zingari. Nel lungo termine, sono d'ostacolo alla soluzione dei problemi. Questa nuova immagine pubblica accompagna perfettamente lo scenario del rapido sviluppo di "un'industria zingara", che oggi è diventata la politica statale nell'Europa dell'Est, supportata da diversi programmi europei. Elena Marushiakova: In Bulgaria il settore delle ONG è qualcosa di comico. Nella società occidentale esiste una divisione di classe, quindi c'è bisogno di un sistema di organizzazioni di aiuto il cui compito principale è il bilanciamento [degli interessi in conflitto]. Ma i Balcani, particolarmente la Bulgaria, non sono mai stati una società divisa in classi. Qui un pastore può diventare primo ministro, in Occidente no. Così il modello di società che si è importato, non funziona bene, semplicemente perchénon è stato sviluppato per una società come quella bulgara. Naturalmente, la Bulgaria è molto cambiata, quindi ci sarà bisogno di questi gruppi in futuro. TOL: Quindi sembra che i Rom bulgari non possano fidarsi tanto dei partiti che delle ONG. Cosa possono scegliere? Elena Marushiakova: Penso che esista ancora la possibilità di una mobilitazione politica. Quando saranno stati evidenziati i problemi etnici, la gente comincerà a cercare come risolverli. Il settore ONG è stato testato e ha dimostrato di essere inefficace, quindi bisogna provare altre strade. SUCCESSI SCOLASTICI TOL: Una voce positiva riguarda i progressi nel programma governativo di desegregazione scolastica, per offrire ai Rom uguali opportunità. A tre anni dall'inizio, qual'è il bilancio? Elena Marushiakova: La desegrazione scolastica era già iniziata da tempo, prima che se ne cominciasse a parlare. E' diventata una grande questione dopo che è stato coinvolto il settore delle ONG. La cosa migliore, d'altra parte, è che un precedente processo inconscio è improvvisamente diventato ufficiale. Vesselin Popov: Il programma di desegrazione scolastica ha avuto successo nel fermare un processo molto pericoloso - che stava trasformando le scuole per Rom in ghetti. Il programma ha anche degli oppositori: molta gente, specialmente nell'Unione Europea, pensano che mandare i bambini Rom in classi miste significa imn qualche modo assimilarli. Preferirebbero che questi bambini stessero rinchiusi nella loro società, mantenendo vive le loro tradizioni. Questo conflitto di idee sarà il tema dominante nei prossimi anni. Elena Marushiakova: I Rom in Bulgaria hanno goduto di pari opportunità per anni, incluso il diritto ad una buona educazione. Le cosiddette classi segregate cominciarono ad apparire negli anni del "socialismo sviluppato" alla metà degli anni '70. Ma la separazione in normali "classi di basso livello" e classi per l'elite, era già in auge. Vesselin Popov: Il modello di desegrazione ha funzionato bene, ma la recente introduzione degli insegnanti-assistenti [Rom] ha lasciato il segno. Come può un bambino Rom sentirsi uguale agli altri in una classe dove c'è un assistente che interpreta la lezione per lui? Tutta l'idea è strana, perché non esiste in tutta la Bulgaria un singolo bambino Rom che non parli il bulgaro. Inoltre, se parlano bene la lingua d'origine, parlano anche il bulgaro molto bene. Quindi, chi ha bisogno di assistenti? Non è un altro tentativo di mettere i Rom in una specie di riserva sociale, di farli sentire differenti? Elena Marushiakova: Quello che succede è un tentativo di allontanare i bambini dal loro sviluppo, metterli in classi miste con l'idea di dare loro uguali opportunità e poi farli nuovamente sentire differenti. E' una cosa talmente ovvia, che la notizia del programma degli insegnanti-assistenti è sfociata in uno scandalo. E la cosa più strana è che parte di questo programma è stato sviluppato con l'Unione Europea, attraverso il programma PHARE. Secondo me, una vera perdita di tempo e soldi. Polia Alexandrovna è corrispondente per TOL. Copyright © 2004 Transitions Online. All rights reserved.
26. 7. 2005 - Oggi il giornale El Pais ha pubblicato un servizio speciale sul Programma Sanitario Comunitario della Navarra, che riunisce una comunità di circa 20 famiglie a operatori e mediatori sanitari. [...]
Il programma è partito nel 1987, per aumentare gli standard di vita della comunità. I mediatori sanitari vengono eletti dalla comunità; oggi sono circa 15, maschi e femmine, e assistono circa 7000 Rom nella regione della Navarra. I mediatori partecipano a un corso preparatorio, e ricevono un salario di 8.500 Euro all'anno. Il programma si avvale della collaborazione del network Gaz Kalo, che riunisce 14 associazioni Rom nella regione.
Il progetto si basa sul coinvolgimento della locale comunità Rom e sulla selezione di mediatori all'interno della comunità stessa, un processo che va completandosi in 6 mesi. Ci sono 10 commissioni permanenti, formate da rappresentanti del sistema sanitario e deiservizi sociali, delle scuole e dell'associazionismo, che coordinano il programma e supportano i mediatori locali.
Le statistiche sulla comunità Rom rimangono simili nel tempo: la popolazione globale è molto giovane, col 24% sotto i 12 anni di età. Il tasso di natalità è 5 volte superiore alla media spagnola, quello di fertilità 6.7 volte superiore. Probabilmente a causa delle condizioni di povertà, poca scolarizzazione, disoccupazione [...] l'aspettativa di vita è di 10-15 anni inferiore alla media. Anche le abitudini di vita, come l'abuso di alcool e tabacco, influiscono sulle statistiche; a questo si aggiunga che i Rom tendono ad evitare la medicina preventiva e ricorrono ai servizi medici solo per le emergenze. (cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?id=96)
A fronte di queste statistiche, il Programma Sanitario ha ottenuto grandi risutati. Quando iniziò nel 1987, solo la metà delle famiglie ricevevano assistenza sanitaria, oggi la percentuale è cresciuta al 90%. Il programma di vaccinazioni raggiunge l'80% dei Rom, e circa il 70% di loro si è vaccinato contro l'epatite B. Il tasso di scolarità tra i dodicenni è salito dal 62% del 1990, all'attuale 100%.
Il Programma si è occupato anche di pianificazione familiare. Oggi, circa il 62% delle donne si reca nei centri di pianificazione familiare, il 75% riceve assistenza pre-natale e il 25% partecipa ai corsi pre parto (la percentuale sale all'80% nelle aree coperte dalle associazioni Rom). Il Programma Sanitario organizza anche corsi sull'abuso di tabacco e droghe. Il Programma Sanitario Comunitario della Navarra ha ottenuto recentemente il Premio European Project Health and Social Inclusion di EuroHealthNet dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
(Dzeno Association)
I Gypsy King
hanno interrotto ieri la tournee negli Stati Uniti, per la morte di Clementine Reyes, madre di Mounin, Antonico, Mario e Toni: componenti storici e nuovi del gruppo.
Chi ha apprezzato la loro musica, può unirsi al dolore della famiglia, dei suoi cari e degli amici su http://www.gypsymusique.com/
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Giovedì 7 luglio, ore 21.00
presso il Centro sociale Garibaldi
via Garibaldi 89/b (MM Lanza) Milano
- proiezione del film Zingari in Carrozza (sarà presente il regista
e alcuni degli attori) in anteprima cittadina.
- banchetto di presentazione del libro "CAMPIONI SENZA DIMORA. La favolosa storia di
Multietnica, la squadra di immigrati campione del mondo"
(sarà presente l'autore). E' un'occasione ideale per incontrare la squadra
campione del mondo 2004 di calcetto a 5, prima della partenza per il
campionato mondiale di Edimburgo, che inizierà il 18 luglio.
- naturalmente, ci sarò anch'io, presente come il prezzemolo...
trailer su vivimilano
La redazione di Mahala è venuta in possesso di una lettera quanto meno SOSPETTA. Stiamo ancora valutando se è autentica quindi, prendetela con la dovuta cautela.
Caro nipote,
Vorrei poterti scrivere che sono orgoglioso di te, che sei il primo della famiglia che ha studiato. Pensavo che dentista fosse qualcosa di buono, non solo dal punto di vista delle tasse. Speravo che avresti aiutato la gente, ma anche la tua famiglia.
Certo, non potevo immaginare che tra i gagé i dentisti possono diventare ministri, altrimenti ti avrei fatto studiare l'italiano. Mi piange il cuore quando leggo sui giornali che fai il ministro e non trovi mai le parole per far capire che grande cuore tu hai.
Vedi, sono stato giovane anch'io, e so che è facile farsi traviare dalle cattive compagnie, e magari dimenticarsi della tua famiglia. Tipo: offendere apposta chi non ti ha fatto niente, per il solo gusto di dimostrarti grande. Allora: qualsiasi cosa tu faccia, non dimenticarti da dove vieni.
Ad esempio, so che hanno assegnato un premio col tuo nome: qualche volta non potresti invitarci? Non dirmi che ti vergogni del tuo sangue! In tutto questo tempo, non hai mai portato non dico una bottiglia di vino, ma almeno qualche manciata di patatine.
Riposati, nipote mio, sono davvero preoccupato. Ti saluta anche Ahmid, che sta scrivendo la lettera al posto mio, perché ormai la vista è quella che è. Per fortuna, almeno i denti sono buoni!
Il tuo affezionato zio Kalderosh
Anche quest'anno si terrà il concorso "Miss Roma", sponsorizzato da BTR TV. Per chi si occupa di informazione sui Rom, è una di quelle notizie che esulano dal circolo vizioso della cronaca nera e del folclore scontato. E i diretti interessati (pardon: le dirette interessate), come vedono queste iniziative? La lettera che segue (che trovate nella mailing list Macedonian_Roma offre spunti interessanti:
Da Enisa Eminova
Spettabile Zoran Dimov (direttore di BTR TV ndr.)
Sono in totale disaccordo conl'idea che si possa eleggere la Romni più bella. Comprendo che un media come BTR debba seguire l'andamento dominante e adeguarvisi, ma dovete anche comprendere che non sempre questo andamento può essere il più adatto ai nostri scopi.
Se da un lato abbiamo da imparare dall'esperienza altrui, non dobbiamo smettere di valorizzare e analizzare la nostra storia, specialmente quella della condizione femminile.
Questa la ragione del mio forte disaccordo.
Mi aspetto da lei, come responsabile di un importante mezzo di informazione dei Rom, un approccio diverso alla condizione femminile delle Romni. Abbiamo molte e altre maniere di esprimerci. Non siamo bambole in attesa di essere giudicate più belle delle altre.
Quando all'inizio di giugno sono stata in Bulgaria, un giovane Rom mi disse:
"Noi uomini abbiamo paura delle donne forti! Ma questo non è IL problema. Il problema vero è che anche tra di noi ci sono gli stessi pregiudizi che tra tutti gli altri uomini. Così le donne sono viste come nella maggior parte degli altri contesti"
Mi scrisse anche una donna: "Noi che siamo scolarizzate, siamo viste come un virus. Un virus contagioso!"
Occorre finirla! Mentre gli uomini Rom combattono per i diritti dei rom, dimenticano che la parola DIRITTI non significa solo quelli dei maschi!
La mia domanda ai tanti maschi attivisti è: Cosa potrebbe succedere se vi rendeste conto che siamo anche noi -Romani-? Non soltanto donne, ma donne Rom e voi non potete decidere se per noi sia più vitale essere donne o essere Rom. Lo sono entrambe!
Enisa Eminova
Rif. Il concorso 2004, promosso da DZENO.
Dall'archivio, una segnalazione dell'14 novembre 2004. Una comunità virtuale, Rom e Nativi Americani, sparsi tra la Florida e il Canada, dibattono su cambiamenti e tradizione, e sulle urgenze della loro situazione sanitaria. Mi sembra un tema attuale... Riporto quelli che per me sono i contributi + interessanti. La depressione tra i Rom - Tradizione, cause e rimedi
Stevie - frankiedallas56@yahoo.com - Fri, 12 Nov 2004 21:38:17 ... Secondo la mia esperienza i Rom (almeno da noi negli USA) tendono a nascondere i caratteri della propria depressione, perché la paragonano a qualcosa di simile a un "corto circuito mentale". L'unica cosa che è permessa per la loro testa possono essere le erbe mediche.
Il tradizionale augurio ""Baxt hai Sastimos!" rivela un'intima relazione tra Salute e Fortuna. La depressione viene spesso interpretata dagli altri come il risultato dell'essere anti-sociali, di cattivi comportamenti o pensieri... Una sorta di intruso alieno, impuro e distruttivo che porterebbe la rovina nella mente pura e in pace del Rom sofferente.
L'apparire della depressione in una comunità Rom è temuta come un'infezione contagiosa che minaccia la fortuna di tutta il gruppo. La depressione di un proprio componente rende tutta la comunità estremamente timorosa e disagiata. Questo specialmente prima dell'era dei "Born-Again" e del ritorno alla Madre Terra, quando la superstizione era diffusa e accettata come normale. Una situazione di "allarme" continuo verso la depressione, può tramutarsi in pulsioni suicide che lacerano tanto la famiglia nucleare, che quella estesa o l'intera kumpania. I Rom che soffrono di depressione sono considerati dilo (pazzi - in romanés nel testo) e d evitati dagli altri.
La depressione è anche considerata un disagio tipico dei gaje. I gaje depressi sono visti come facili prede di chi campa leggendo la mano, che ritiene che quello sia uno stato impuro proprio degli stanziali e da cui dipende il proprio reddito... Un Rom tradizionale (o tradizionalista?) negerà con tutte le sue forze di poter essere preda della depressione, sottintendendo così che se ciò dovesse capitare a un Rom, questi non sarebbe altro che un gajo travestito o potenziale.
I Rom che cadono in depressione, per prima cosa cercheranno aiuto di nascosto dai componenti tradizionalisti. Il limite è che proprio questi componenti sono quelli che meglio conoscono come curarsi con le erbe, ma per il loro pregiudizio tenderebbero a sbagliare la diagnosi: io potrei raccomandare il mosto di malto di St. John, ma è più che altro un placebo. Incidentalmente, quel mosto di malto è usato dai tradizionalisti come rimedio alla caduta dei capelli...
Spesso i tradizionalisti suggeriscono al Rom in preda alla depressione di cambiare aria. La cura in questo caso porta i maggiori benefici mentali non al malato ma al nucleo che rimane (i gaje esperti di risoluzione dei conflitti sarebbero d'accordo con l'interpretazione dei tradizionalisti: il problema è stato "dissolto" cambiandone lo sviluppo, cioè le circostanze in cui era emerso all'origine). Così molti Rom "depressi", senza chiedere ulteriori consigli, si spostano a Las Vegas o Atlantic City per cambiare Salute e Fortuna.
La depressione è legata al suicidio. Il tasso di suicidi tra le giovani non ancora sposate è più alto di quello tra le anziane e coniugate. Il suicidio tra i Rom risveglia i fantasmi e chiede vendetta, può fare effettivamnete GRANDI danni in una comunità. I Rom morti suicidi possono essere sepolti lontani dalle tombe di famiglia. D'altra parte, le pillole anti-depressive - prozac ecc. - sono presenti in quasi tutte le famiglie, perché lo stato di depressione o il suo possibile sviluppo è una paura più forte del ricorrere al sistema sanitario.Ma proprio per il suo carattere di "bisogno indotto", questo mi fa diffidare di tutte le statistiche governative sul problema della salute tra i Rom, basate sull'archivio delle richieste di medicine.
Sutherland (1975) a proposito, riporta che la "cura" più efficace tra i Rom contro la depressione giovanile è il matrimonio. Questo può essere un buon argomento a favore dei matrimoni tra giovani, combinato dalle famiglie Rom. Stevie
------- kajashey (Ileigha) - kajashey@yahoo.com - Sat, 13 Nov 2004 17:07:59 Baxt hai sastimos!
Ho seguito la discussione con molto interesse. Anche perché di lavoro faccio l'infermiera. Le statistiche della sanità sui Rom non sono buone. Muoiamo prima, l'80% di noi fuma ed è obeso, i tassi di depressione sono altissimi, come pure di disturbi bi-polari e di cataratta. Yahoo! Ora non mi sembra così bello essere "zingara". I problemi di salute delle donne sono talmente visti come lashav (impuri) che ogni giorno qualcuna muore di mali perfettamente curabili a causa dei tabù persistenti.
Quanti di noi sono dottori o infermiere sono guardati quantomeno con sospetto, non solo nella società dei bianchi ma tra noi stessi, quando non sono ritenuti degli imbroglioni. Nel frattempo muore il nostro popolo... senza cure e sppesso di morte immatura. Provo a spiegare cosa c'è di sbagliato, secondo me. I nosatri antenati, proteggendo e mantenendo vive le tradizioni, si sono esclusi anche da quegli aspetti che la vita contemporanea ha di positivo. Possiamo continuare anche noi su questa strada. D'altra parte, anche tra i nostri antenati ci sarà stato uno zingaro che per la prima volta ha caricato le sue cose su un carro, altrimenti vivremmo ancora nelle tende e seguendo gli asini.
Quanti nel nostro popolo intendano rimanere legati "all'ortodossia" hanno tutti i diritti di scegliere di non far parte del sistema sanitario o di qualsiasi altro moderno "trucco" che ritengono inappropriato per loro. Ma noto che quando ci rimproverano di voler "diventare gaje", lo fanno comodamente dietro a una macchina. Secondo me, con un po' di ipocrisia. Se le macchine, i furgoni e i motorhomes hanno preso il posto dei nostri vecchi mezzi tradizionali, perché lo stesso non è ammissibile per scuola e sanità?
Non credo che siamo così deboli ed indifesi, da abbandonare la nostra cultura perché attingiamo a quanto c'è di buono nella vita moderna. L'abbiamo già fatto tante volte nel passato, perché le cose stavano cambiando, siamo sicuri che farlo ancora sarebbe la rovina della nostra cultura? Lele
------- "M&M" - celtrom@uniserve.com - Sat, 13 Nov 2004 10:43:46 Non ho mai creduto che la depressione abbia a che fare con l'appartenenza etnica. Ma lo stile di vita può avere un ruolo importante, stress e fatiche non sono mai buone per il corpo. Oggi è provato che la depressione cronica è qualcosa di chimico, cioè bassi livelli di seratonina ecc., per cui niente di cui vergognarsi, niente a che fare con la storia della propria famiglia, non si tratta di debolezza, solo di un problema da trattare e capire correttamente. Margaret
------- Gourdnbead - gourdnbead@yahoo.com - Sat, 13 Nov 2004 18:56:03 Questa discussione è simile alle tante che si fanno nella comunità dei Nativi Americani, di cui sono parte. Abbiamo molto in comune.
Costantemente tra i Nativi Americani si dibatte su cosa sarebbe "tradizionale". Ma di che tradizione si tratta, cosa è "tradizionale" oggi, cos'era "tradizionale" 100 anni fa? 1000 anni fa? Penso che le culture vive, abbiano l'obbligo di cambiare, per mantenere un ruolo rilevante tra quanti vivano secondo le proprie tradizioni. Le culture che non ammettono il cambiamento, sono destinate a morire dimenticate dai loro stessi popoli.
Non fraintendetemi: amo le tradizioni, durante le cerimonie sono la più osservante che posso, e durante la vita quotidiana cerco di mantenere il mio stile secondo la tradizione, ma il concetto di tradizione è ingannevole. Non è facile, ma qualcosa dobbiamo cambiare se vogliamo sopravvivere. Altre cose invece dobbiamo preservarle ferocemente. Quali sono quei piccoli cambiamneti che dobbiamo affrontare senza che abbiano un effetto negativo sulla cultura? E quali non dobbiamo permetterci?
Io credo che le differenze "tribali" siano importanti. Guardatevi attorno: l'intera popolazione mondiale è sottoposta a una singolare cultura Wal-mart-e-McDonalds, soprattutto i giovani. Possiamo/dobbiamo differenziarci, e lo possiamo fare a partire dalla nostra cultura tribale, che sia una cultura tradizionale o un moderno "tribalismo". Vorrei che osservaste quanti, giovgani o vecchi, si muovono nel mondo come esseri persi e vuoti, perché hanno perso qualcosa di importante. Per me invece è naturale che nel cervello di ognuno ci sia spazio per l'appartenenza a una più piccola comunità tribale. anche se questo si manifestasse solo idossando vestiti tradizionali, è un modo perché il nostro corpo possa dire "Sono parte di una particolare tribù. Ho un'appartenenza."
Ognuno di noi deve sapere quale eredità culturale propria sia già andata persa, prima di creare una nuova identità funzionale al presente. Il folklore non c'entra niente con tutto questo. E' invece una tematica molto importante per il benessere futuro di tutto il genere umano. Suzanne
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