Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 31/08/2008 @ 08:51:08, in casa, visitato 2499 volte)
Da
Roma_Daily_News
Espulsioni Forzate e Diritto alla Casa dei Rom in Russia
Riassunto Esecutivo: I Rom che vivono nella Federazione Russa sono vittime di
dure forme di discriminazione razziale, le più flagranti sono gli sgomberi
forzati, un fenomeno esteso ed in crescita.
Nel 1956, un decreto del Soviet Supremo proibiva il "vagabondaggio" da parte
dei cosiddetti Zingari, obbligandoli a stabilirsi. Dopo il collasso dell'Unione
Sovietica, le autorità russe hanno accordato la privatizzazione della terra, ma
rifiutato di legalizzare effettivamente gli alloggi delle famiglie Rom sedentarizzate a forza.
Avvantaggiandosi della mancanza della mancanza di documenti sicuri,
dell'analfabetismo e dei livelli di povertà estremi nella popolazione Rom, le
amministrazioni russe hanno rifiutato di legalizzare l'occupazione delle terre e
più spesso l'hanno venduta all'asta al miglior offerente.
I Rom sono incapaci di reagire alle misure di acquisizione delle terre o alle
ripartizioni delle porzioni nei programmi generali di progettazione urbana (GenPlan),
che spesso sono decise senza consultarli. Di solito non sono considerati quando
esprimono lamentele territoriali e senza poteri di fronte ai reclami legali
presentati dall'amministrazione.
E' un fatto che l'attuale quadro legale sui diritti di proprietà nella
Federazione Russa è particolarmente complesso. La prescrizione conforme
dell'articolo 234 del Codice Civile della Federazione Russa sembra essere
l'unico rimedio legale disponibile per il precaria situazione dei Rom.
Garantisce la proprietà individuale legale a quanti ne siano stati in
possesso apertamente e continuativamente per quindici anni. D'altra parte, di
solito i Rom non hanno i documenti richiesti per legalizzare le loro case.
Inoltre, la non registrazione delle loro case impedisce ai Rom l'accesso ad
un'ampia gamma di diritti economici e sociali. Effettivamente, la registrazione
permanente nella Federazione Russa è obbligatoria, ma pratiche discriminatorie
ed un alto livello di corruzione tra gli amministratori locali, spesso privano i
Rom della possibilità di ottenere tali documenti. Ciò ostacola il loro accesso
all'istruzione, al lavoro e ad altri diritti sociali. Inoltre, gli insediamenti
dei Rom sono spesso deprivati di servizi essenziali, come l'acqua, l'elettricità
e il gas.
Come risultato, l'unica maniera è di ricorrere ad accordi sottobanco che non
offrono garanzia di un indennizzo adeguato o di rilocazione. Sono quindi
truffati o diventano vittime di sgomberi forzati quando rifiutano di
allontanarsi volontariamente.
Nella maggior parte dei casi, gli sgomberi forzati seguono ad una decisione
del tribunale che autorizza l'amministrazione a demolire le case considerate
"edifici non autorizzati". In queste decisioni, il diritto ad un equo processo è
spesso violato.
Gli sgomberi vengono spesso condotti con violenza. In alcuni casi, i verdetti
di espulsione seguono a campagne nei media locali contro l'intera popolazione
Rom, che li presentano come trafficanti di droga e criminali. In molti casi,
viene richiesto agli stessi Rom di distruggere le loro case. I Rom non
beneficiano di alloggio alternativo o di adeguato indennizzo, e sono obbligati a
trovare un altro posto dove insediarsi.
In questi casi, i cittadini russi non Rom sono di solito capaci di
legalizzare le loro case o ottenere un alloggio alternativo o un adeguato
indennizzo, un fatto che conferma la natura discriminatoria degli sgomberi
forzati. Questi e la demolizione delle case Rom portate avanti dalle autorità
violano il diritto ad un alloggio adeguato, garantito dalla Convenzione
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione
Internazionale sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale,
ratificate dalla Federazione Russa.
Di Fabrizio (del 30/08/2008 @ 17:29:42, in casa, visitato 2435 volte)
Da
Roma_Francais
Fine della più grande baraccopoli di Francia
ALLOGGIO. Lo stato evacua il campo rom di
Saint-Ouen (Seine-Saint- Denis).
Solamente 24 famiglie coinvolte nel progetto di inserimento
Seduti al sole, gli uomini continuano a giocare a carte. Tuttavia, da qui a
qualche giorno, la più grande baraccopoli di Francia non sarà che mucchio di
rovine e di rifiuti. Da due anni, circa 650 Rom occupano questo terreno situato
a Saint-Ouen, Seine-Saint- Denis, nel quartiere dei magazzini in piena
riorganizzazione. La città di Parigi, proprietaria del terreno, e quella di Saint-Ouen
hanno firmato un accordo per costruirvi alloggi sociali. Indesiderabili, i Rom
sono dunque pregati di andare altrove. Ventiquattro famiglie sono state
selezionate dalla DDASS per integrarsi in un "villaggio d'inserimento". Gli
altri sono invitati a lasciare la Francia.
Delle 633 persone occupanti il più grande terreno libero di Francia, un
centinaio sono già partiti per la Romania, giovedì scorso, con un viaggio
offerto dall'ANAEM (Agenzia nazionale di accoglienza degli stranieri e dei
migranti), che ha retribuito questi "ritorni volontari" con 300 euro per adulto.
Domani, una seconda partenza dovrebbe contare nuovamente un centinaio di Rom.
Quanti rifiutano questi ritorni riceveranno un'ingiunzione a lasciare il
territorio francese (OQTF). Quanto alle voci di un'espulsione dal campo condotta
dalle forze di polizia e prevista domani, Paul Planque, primo assistente del
sindaco di Saint-Ouen, rassicura "Non siamo assolutamente in una fase
d'espulsione".
Accaldate, molte famiglie hanno già lasciato la baraccopoli per altri
terreni. A fianco delle baracche di fortuna in lamiera, il vecchio immobile
dell'EDF è già praticamente deserto. Al primo piano, la famiglia Covaciu si fa
discreta. I genitori ed i loro quattro figli sono tra i fortunati che
usufruiranno del "villaggio d'inserimento". Situato in rue de Clichy, sempre
nella zona dei docks, questo terreno accoglierà prima di tutto roulottes
attrezzate e poi, entro otto mesi, 25 case mobili. "Quando ho appreso la buona
notizia, ho pianto dalla gioia, - racconta la madre Violeta. - E' veramente bene
per i miei figli". I bambini saranno scolarizzati ed i genitori accompagnati
verso mestieri autorizzati. La madre vorrebbe fare lavori di casa, il padre,
lavorare nella ristorazione. Sinora la famiglia ha vissuto della vendita di
ferraglia e di mendicità.
All'interno della baraccopoli, le selezioni suscitano gelosie e
incomprensioni. "Perché loro e non noi?", tuona un giovane la cui famiglia non è
stata selezionata. La sua sorellina, Bianca, 8 anni, e secondo tutti, una
scolara modello. "Non ha mai saltato un giorno di scuola," sottolinea Coralie
Guillot, dell'associazione Parada, che si inquieta per il percorso scolare della
bambina: "Bianca avrebbe dovuto rientrare in CE1 tra qualche giorno, la sua
scolarizzazione, ben avviata, può interrompersi." "Sulle 94 famiglie che hanno
depositato una candidatura, solo 24 sono state selezionate secondo diversi
criteri: padronanza della lingua francese, sforzo di scolarizzazione dei figli e
capacità di lavorare in uno dei 62 mestieri aperti ai Rumeni e ai Bulgari dal
gennaio 2007. Sette altre famiglie con problemi sanitari saranno prese in
carico. "Occorre che questo tipo di villaggio d'inserimento resti a misura umana
perché l'inserimento funzioni," sottolinea il sotto prefetto
Olivier Dubaut. All'interno di progetti simili, solo 21 famiglie sono state
selezionate a Saint-Denis, e 18 a Aubervilliers. "E' la soluzione meno peggio,"
sospira Paul Planque che chiede una conferenza regionale. "L'alloggiamento dei
Rom non può essere di sola responsabilità dei comuni. Occorre una visione a
scala regionale, soprattutto quando l'Île-de-France è la regione più ricca
d'Europa."
Marie Barbier
"6.000 Rom nell'emergenza"
Malik Salemkour è vice-presidente della Lega dei diritti dell'uomo e
membro del collettivo Romeurope
Lo sgombero del più grande campo rom segna una svolta?
Si tratta di una nuova tappa della politica dello Stato che accompagna alcune
famiglie e ne espelle altre. Non è una novità, l'abbiamo già visto a Saint-Denis e Aubervilliers.
A Saint-Ouen, le grida d' allarme delle associazioni e delle famiglie finalmente
sono state ascoltate. Solo, sono state scelte appena 24 famiglie su 100. Le
altre sono invitate a lasciare il terreno o il territorio. Ma questi cittadini
europei, che hanno un progetto di vita in Francia, torneranno inevitabilmente ed
in tempi molto brevi.
Qual'è la situazione dei Rom in Francia?
I 6.000 Bulgari e Rumeni che vivono qua sono praticamente tutti
nell'emergenza. Sono i capri espiatori dello Stato. A livello di rispondere
all'uguaglianza dei diritti europei, li si tratta come cittadini di seconda
scelta. Lo Stato è troppo repressivo, non abbastanza nell'esame individuale.
La metà vive a Seine-Saint-Denis. Come si spiega?
Con le sue officine industriali ed i terreni abbandonati, questo dipartimento
accoglie molti mal-alloggiati. Contrariamente ad altri siti, come l'Hauts-de-Seine, l'espulsione
non è immediata. Possono sopravvivere.
Cosa pensa dei villaggi d'inserimento?
E' una soluzione transitoria accettabile per rispondere all'urgenza
dell'indegnità delle baraccopoli e rimettere queste persone nel diritto
all'abitare. Ma non può essere durevole, come le città di transito che sono
durate anni. La loro prima richiesta è d'integrarsi, di accedere ad alloggi di
diritto comune e ad un impiego, di uscire dal regime transitorio della Romania e
della Bulgaria (i rumeni e i bulgari non possono accedere in Francia che a 62
mestieri - NDLR).
Propos recueillis par M. B.
Di Fabrizio (del 30/08/2008 @ 09:09:06, in scuola, visitato 2742 volte)
Da
Roma_Daily_News
I Rom combattono per un'istruzione più giusta
Per generazioni, milioni di Rom e Sinti - spesso chiamati zingari - sono
stati esclusi dalle scuole regolari in Europa. Ma la Corte Europea dei Diritti
Umani l'anno scorso ha stabilito che questa è una discriminazione, contro la più
grande minoranza etnica del continente.
Ray Furlong della BBC esamina quale impatto ha avuto il giudizio
Non c'è senso di vittoria nel piccolo appartamento di Berta Cervenakova.
I quattro figli, dai 13 ai 18 anni, vivono ancora nella stessa camera da
letto di otto anni fa, quando lei iniziò il suo ultimo ricorso di successo
contro la Repubblica Ceca. Il cadente blocco di appartamenti è ora un edificio
condannato.
Berta Cervenakova
L'anno scorso la Corte Europea riconobbe che la figlia di Berta, Nikola - ora
di 18 anni, aveva sofferto di discriminazione essendo stata mandata in una
scuola speciale per bambini disabili mentali, anche se non c'era niente di
sbagliato in lei.
"La presero da parte per un test psicologico. Mi dissero di aspettare fuori."
"Poi mi diedero qualcosa da firmare, e firmai. Diceva che era ritardata
mentalmente - ma non avevo idea di cosa significasse," ricorda.
Ha ricevuto un indennizzo di 4.000 €u. "Ma ciò non la ricompensa per gli anni
persi - gli anni dove impari a leggere, scrivere, far di conto. Non posso
mandarla a fare compere. Tutto quello che può fare ora è un lavoro manuale."
Ma il verdetto è stato visto dai gruppi Rom come uno strumento importante per
combattere una pratica che è comune in Europa - sono seguiti ricorsi in Grecia e
Croazia, mentre altri paesi hanno preso misure verso le classi desegregate.
Attitudini
Nonostante ciò, il vero cambiamento è lento da filtrare. I cechi hanno
abolito le scuole speciali nel 2006, quando sono cresciute le critiche attorno
ai casi in tribunale.
I critici dicono che l'unico cambiamento è nel nome sulla targa della porta
-ed una visita ad un'ex scuola speciale di Ostrava sembra confermarlo.
"Nel primo grado di una scuola normale, i bambini sanno contare sino a 20.
Qui, arrivano solo a 5 - anche se vogliamo insegnargli i numeri sopra il 10,"
dice il direttore Jindrich Otzipka della scuola Ibsen.
Mi porta in giro. Nell'ottavo grado, una classe di quattordicenni, c'è un
colorato alfabeto sul muro.
Normalmente, i bambini lo imparerebbero durante il quarto rado. Ma questi
bambini dimenticano le cose, quindi bisogna continuare a ripeterle," dice.
"Rimprovero i genitori. Non leggono ai loro bambini. I Rom non apprezzano che
ci si debba applicare per riuscire. Vivono alla giornata." Immagini simili sono
un luogo comune nella Repubblica Ceca, e mi sono state espresse anche da altri
insegnanti. Il Ministro dell'Istruzione, Ondrej Liska, dice che cambiare gli
atteggiamenti è la sfida più grande.
"Non possiamo dire a quanti insegnano così: dovete andare. Porterebbe al
collasso del sistema scolastico."
"Voglio vedere in due anni che gli insegnanti nelle scuole con un'alta
percentuale di bambini Rom abbiano una formazione appropriata e voglio vedere un
cambiamento in queste scuole - ma non posso dire: domani dovete cambiare la
filosofia con cui avete insegnato per 20 anni."
Scelte
Ma i membri della comunità Rom mi dicono che i anche i genitori devono
assumersi più responsabilità per come i loro bambini proseguono a scuola.
Radek Bhanga, rapper Rom
"Non sono andato alla scuola speciale perché i miei genitori sono stati
rigorosi con me," dice
Radek Bhanga,
un rapper Rom che ha ottenuto un vasto pubblico interraziale - mischiando
l'hip-hop con i suoni tradizionali zingari.
E' diventato famoso per aver sfidato quello che chiama la "mentalità
vittimistica" dei Rom cechi.
"Il popolo ceco è razzista e xenofobo. Ma molti Zingari sono peggio. Non
mandano i figli a scuola perché non vogliono che diventino "bianchi". E' un
grosso errore. Possiamo parlare di razzismo. Ma viviamo in un paese democratico
e ognuno può scegliere."
Sinti
Dopo aver parlato con Radek, mi dirigo in Germania - dove ci sono stati
problemi simili nel mandare i bambini Sinti nelle scuole regolari. Voglio vedere
che effetto hanno avuto 30 anni di sforzi stridenti per l'integrazione.
La mia visita alla scuola speciale di Straubing, Baviera, è più ottimistica
della visita alla scuola di Ostrava. Le lezioni che vedo sembrano molto più
esigenti. Ma ancora. i Sinti sono sotto rappresentati in maniera massiccia.
"Le famiglie Sinti vedono questa scuola come la loro scuola," dice il
direttore Wolfgang
Steinbach.
"Ci mandano i loro bambini, e noi cerchiamo di inserirli nella scuola
normale. Ma loro preferiscono che i loro bambini siano in una scuola dove ci
sono altri Sinti."
Assistenti Sinti agli insegnanti come Manuela e Nadia aiutano i bambini ad
entrare nel circuito scolastico regolare
Frequentano classi speciali con assistenti Sinti per prepararli a
rientrare nella scuola principale.
In una classe , ho incontrato Leo - che sarà trasferito l'anno prossimo
nella scuola normale.
Leo ha un carattere insolente e divertente, con le guancie tozze e capelli
sparati neri.
Dice che il lavoro in questa scuola è frustrante e che le assistenti Sinti
nella nuova scuola lo faranno sentire come a casa. Ma c'è voluto un anno per
persuadere i suoi genitori a trasferirlo.
L'esperienza qui è un ammonimento a chiunque si aspetti cambiamenti rapidi
nella Repubblica Ceca dopo la decisione di Strasburgo.
Ma Jim Goldston, l'avvocato che rappresenta Berta Cervenakova, dice che quel
giudizio è tuttora un momento cruciale.
"I genitori dei bambini nelle scuole speciali o sotto gli standard sono loro
stessi i prodotti di uno sviluppo istruttivo discriminatorio. Questo interesserà
le scelte dei loro figli."
"Così ci sono problemi con molte delle comunità coinvolte, ma la difficoltà
principale resta che il governo renda chiaro che la discriminazione deve
finire."
Published: 2008/08/28 00:19:51 GMT
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Di Sucar Drom (del 29/08/2008 @ 13:31:54, in blog, visitato 2383 volte)
La sinistra italiana deve ritrovare la via dei diritti umani
Un amico Sinto italiano, uomo di sinistra da tanti anni, ci scrive, esponendoci
i suoi dubbi e le sue speranze riguardo alla posizione del suo partito nei
confronti dei Rom e dei Sinti in Italia: "Cari Roberto e Dario...
Ci sono minori e minori, come ci sono genitori e genitori...
Alcuni giorni fa è stato pubblicato un interessante articolo da Il Secolo XIX: i
figli devastano la scuola, i genitori accusano i carabinieri. Nell’articolo si
evidenziano quattro storie che vedono protagonisti dei minorenni: una scuola
devastata a Spotorno; la ferrovia incendiata ad Alberga; un appartamento violato
ad Albisola Superiore...
Crema (CR), la cultura rom affronta i pregiudizi
Lo Spazio Donne della Festa Centrale del Partito Democratico ha affrontato ieri
sera un tema di stretta attualità, il problema rom e gli atteggiamenti
razzisti nei confronti di questa etnia, oggi più che mai protagonista della
cronaca...
Padova, i Sinti ringraziano il Vice Sindaco Claudio Sinigaglia
Sfogliando i giornali, ci siamo imbattuti nella risposta del vicesindaco Claudio
Sinigaglia al consigliere Domenico Menorello, che accusa l'Amministrazione
Comunale di favorire noi Sinti, regalandoci alloggi che invece ci stiamo
costruendo da soli, e che rappresentano per noi un passo fondamentale verso
l'integrazione...
Milano, DeCorato è triste: non trova circa ventimila rom
In circa un anno e mezzo a Milano ci sono stati circa 80 sgomberi di Rom e Sinti
da aree occupate abusivamente e 350 allontanamenti da pubbliche vie: "Sono
operazioni - afferma il vice sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De
Corato - che han...
Tanta ipocrisia anche al Meeting di Rimini
La “Chiesa non è, in quanto tale, un soggetto politico”. Si apre il Meeting di
Comunione e Liberazione con il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi
italiani, che rimettere i puntini sulle “i”. Bagnasco riprende le parole di
Benedetto XVI pronunciate ...
Matrimoni finti? Forse è un bene...
Da due giorni imperversano le notizie dei “matrimoni finti”. Molti giornali
italiani si sono lanciati a capofitto su alcune storie, in particolare una a
Modena, per lanciare una nuova campagna contro le minoranze sinte e rom. Non
capisco tutto quest...
Roma, "ognuno ha il diritto di sostare dove vuole"
Il nuovo Questore Giuseppe Caruso appena arrivato si mette in rotta di
collisione con Alemanno, Sindaco di Roma. Il tutto è nato dopo le dichiarazioni
di Alemanno sui due cicloturisti olandesi brutalmente aggrediti a Ponte Galeria.
Si è presentato anche così ieri il nuovo numero uno della polizia...
Lamezia Terme, Chiesa vicina e solidale con i Rom
Il vescovo della diocesi lametina , monsignor Luigi Cantafora ha fatto visita
alla popolazione Rom del campo di località Scordovillo. Il presule ha così
risposto all'invito dei giovani che lavorano alla cooperativa Ciarapanì e che lo
hanno accompagnato per tutto il tempo d...
Brescia, siamo sinti non "zingari"
Cosa hanno in comune Yul Brynner, Charles Chaplin, Michael Caine, Elvis Presley
e Moira Orfei? Sembra un quesito enigmistico, ma la soluzione è semplice: sono
tutti sinti. Quando si parla di un mito com...
Veneto, calpestano la Costituzione per cacciare tutti
Un incontro con le forze dell’ordine il 12 settembre cui parteciperanno tutti i
sindaci del Veneto Orientale. Per adesso, il Comitato sull’ordine e la
sicurezzadi ieri in prefettura, dedicato alla “emergenza nomadi”, ha stabilito
la linea dura: quando i nomadi arrivano, devono essere mandati via...
Scuola, la Gelmini si dimentica dei Rom?
L'anno scolastico 2008/09 sembrava dover essere l'anno degli alunni rom. Tutti a
scuola, era la priorità della politica solo poche settimane fa, dal ministro
Maroni alla Gelmini in giù, fino all'approvazione - il 30 luglio - di una
mozione bipartisan che impegna il governo a p...
Arcobaleni di pace
I suoni sono emozioni: cromatismi di luce dell’anima, arcobaleni di pace che
l’a...
Se Pirlo avesse più coraggio...
Wikipedia, la più grande enciclopedia online del mondo, consultata ogni giorno
da milioni di persone, lo scrive nero su bianco e il motore di ricerca Google
dedica all’argomento la bellezza di 6.750 siti. Il calciatore milanista Andrea
Pirlo, bresciano originario di...
Vicenza, il Sindaco si avvicina a grandi passi alla denuncia per razzismo
L’aveva promesso e alla fine ha firmato un’ordinanza che potrebbe fare “scuola”:
il sindaco di Vicenza dichiara guerra contro i bivacchi con camper e roulotte e
utilizza tutti i poteri che la legge gli consente per “sconfiggere” il fenomeno:
sanzioni amministrative salate che, in virtù del decreto sulla sicurezza, la
giunta fissa da 350 a 500 euro, e una denuncia penale, a norm...
Rambo e Daniel, i rom del rugby cercano casa nel Super 10
Brescia, quartiere San Polo, all'ombra dell'inceneritore finito al centro delle
cronaca quando c'era da risolvere l'emergenza rifiuti a Napoli. Là Augusto
Innocenti anni fa acquistò un pezzo di terra e edificò il suo sogno, una villa
stile «Via col vento», con colonne d...
Di Fabrizio (del 29/08/2008 @ 09:06:17, in media, visitato 2523 volte)
Da
Nordic_Roma
Il Malinteso by Keith Goetzman
Per altre informazioni sulla cultura Rom, inclusi link ad articoli,
interviste, organizzazioni ed altre risorse, visitate
utne.com/ Roma (in inglese NDR)
Raccontare l'intera storia del popolo Rom sarebbe un'impresa epica. La saga
attraverserebbe secoli e continenti, con una narrazione spezzettata che parte da
un gruppo di nomadi quando lasciò l'India e si dirama in una costellazione di
distinte comunità attraverso l'Europa e oltre, ognuna formando le proprie
tradizioni e stili di vita, tutti perseguitati da stereotipi, sospetti ed altre
connotazioni dell'etichetta "Zingara" così spesso loro applicata. Coinvolgerebbe
l persecuzione, la discriminazione, ed il genocidio, come pure la musica, le
arti circensi ed i propri vestiti e manufatti.
Il fotografo danese Joakim Eskildsen conosceva poco di questo contesto in
espansione quando nel 2000 decise di fotografare le comunità Rom per il libro
The Roma Journeys (Steidl, 2008). Infatti, confessa di non conoscere "assolutamente
niente" sui Rom eccetto gli "orribili, terribili, inumani" stereotipi assorbiti
mentre cresceva in Danimarca. Quando cominciò a vivere tra i Rom ungheresi con
la scrittrice Cia Rinne, così, si avvicinò alla "storia infinita" del popolo
Rom.
"Diventammo così affascinati, così interessati" dal mondo Rom, dice, "ed
anche sorpresi da tutta l'ignoranza" dei non-Rom. "Anche i nostri amici più
istruiti avevano ogni tipo di strani stereotipi e idee strambe. Abbiamo ritenuto
in qualche modo che era impossibile fare qualcosa di superficiale."
Lui e Rinne lavorarono al progetto per sette anni - "il tempo più breve
possibile che avremmo mai immaginato" - vivendo nelle comunità Rom in sette
nazioni con una notevole abilità di un giornalismo documentario di immersione.
L'abilità linguistica di Rinne aiutò a forgiare collegamenti personali ed
assicurare una sistemazione strategica come quella di quattro mesi sul sofà di
una nonna in Ungheria. Il risultato è un volume vividamente colorato di una
cultura selvaggiamente diversa che, vista globalmente, non aiuta ma cambia il
punto di vista di un osservatore riguardo ai Rom.
Non è una realizzazione superficiale in un mondo dove i Rom sono ampliamente
visti con ostilità. L'espansione ad est dell'Unione Europea ha portato dagli 8
ai 12 milioni di Rom nel recinto d'Europa, e la xenofobia corre veloce in molti
dei paesi "vecchi" e "nuovi" del continente
Durante la campagna elettorale delle elezioni nazionali dell'aprile 2008,
l'ex primo ministro Silvio Berlusconi promise tolleranza zero verso "Rom,
immigrati clandestini, e criminali," e ridiventato primo ministro ha varato
misure che prevedono raid polizieschi e regole facilitate di espulsione.
In Bulgaria e Romania, nuovi stati membri UE dove i Rom sono la più grande
minoranza etnica, costituiscono anche la maggior parte dei disoccupati. I Rom
sono anche oggetto di sgomberi forzati in Slovacchia, Grecia e Irlanda, tra gli
altri posti.
Nel contempo, un movimento di difesa legale sta ottenendo attenzione, assieme
ad organizzazioni come l'European Roma Rights Centre (www.errc.org)
fondato da George Soros facendo pressione sulle singole nazioni, l'Unione
Europea e le Nazioni Unite ad aiutare i Rom nell'integrarsi socialmente.
Inoltre, le arti e la cultura Rom hanno ottenuto una buona fama alla Biennale di
Venezia del 2007, dove il Padiglione Rom ha avuto oltre 20.000 visitatori.
Contro questo contesto turbolento The Roma Journeys evita la politica consumata, salvo una rapida prefazione
dello scrittore tedesco Günter Grass. Il libro informa sul dibattito mostrando,
non raccontando. Anche il testo di Rinne, che descrive persecuzioni e minacce,
lo fa con un approccio che è più documentario che di parte. Eskildsen, dalla sua
parte, esige l'autorizzazione artistica.
"Non ho selezionato le mie fotografie con un occhio a [costruire] una storia
sui diritti umani," dice. "E' solamente una maniera fotografica, artistica,
personale di vedere. Perché sento che c'è una sola cosa importante che possiamo
fare - e poi qualcun altro potrà fare qualcosa con quel materiale."
Il libro ha già innescato "parecchia discussione," dice Eskildsen, e pure
alcune domande su come possa rafforzare o invece sfidare gli stereotipi.
Riconosce prontamente che lui e Rinnie si sono focalizzati su una sola
sfaccettatura della popolazione Rom.
"Quello che mostriamo nel libro potrebbe essere descritto come i Rom
visibili: quanti lo sono perché vogliono esserlo, o perché non può aiutare - nei
paesi dove vivono potrebbero essere messi in pericolo," dice. "Ma c'è almeno una
metà della popolazione Rom che vive in Europa ed in altri paesi che è
invisibile, e questo lavoro non può agire per loro. E' un'altra storia."
Eskildsen e Rinne hanno scelto specificamente le loro sette destinazioni con
un occhio alla rappresentazione dei vari tipi di Rom, che infatti raramente si
autodefiniscono con quel termine e piuttosto si identificano con i sottogruppi
come i manouches viaggianti francesi, i vari gruppi di professionisti
(musicisti, commercianti di cavalli) della Romania, o la piccola ma distintiva
comunità Rom finnica con i suoi propri vestiti, dialetto ed abitudini.
Eskildsen e Rinne sono andati anche in India, dove non ci sono Rom.
"L'identità Rom è una cosa Europea," spiega. "Linguisticamente si pensa che [il
Romanes, la lingua dei Rom] si sia originato in India, e per questo volevamo
andarci, dove possibilmente potessero esserci i loro antenati. Di più, ci sono
gruppi che tuttora vivono in situazioni simili."
Hanno girato nel loro itinerario in Ungheria, Grecia, e Russia, dove hanno
passato un anno a produrre il libro meticolosamente progettato. Soltanto ora Eskildsen
sta iniziando a comprendere la portata della sua realizzazione di The Roma Journeys
- con due bambini piccoli a casa, sa che può essere un'occasione di una sola
volta nella vita. Eppure, spera ardentemente di trovare un giorno il modo di
documentare i Rom "invisibili", e nel contempo è ottimista su cosa possa
fare The Roma Journeys per la gente fiera e leggendaria che ritrae.
"Questo tipo di cose non farà una rivoluzione," dice, "ma potrebbe essere un
modo di aprire gli occhi su questa cultura molto, molto importante che dovremmo
apprezzare. Il mondo intero sta diventando sempre più simile ad una singola
cultura, ed aggiunge sapore alla vita che ci siano gruppi differenti e popoli e
cultura e linguaggi. Tutto ciò rende il nostro pianeta un posto più interessante
dove vivere. Se sapremo girare questa forza negativa contro i Rom in un discorso
sulle cose positive - c'è tanto di positivo e bello nella loro cultura - ne
beneficeremo tutti.
Di Fabrizio (del 29/08/2008 @ 00:20:05, in Italia, visitato 2080 volte)
Da
Vita - 29
agosto 2008
Parla Eva Rizzin della neonata Federazione Rom e Sinti Insieme
Eva Rizzin, 30 anni, è un vulcano d'energia, con un curriculum in continuo
aggiornamento. Laureata in Scienze Politiche con bacio accademico, un anno fa ha
discusso una tesi di dottorato in geopolitica sull'anti-ziganismo nell'Europa
unita. È qualcosa che la tocca in prima persona: la Rizzin è nata a Udine da
mamma sinta e ne va fiera. È anche per questo che la sua lotta contro le
discriminazioni e per i diritti di rom e sinti va oltre l'Accademia e la vede
quotidianamente impegnata sul campo. Nel 2005 ha fondato OsservAzione, centro di
ricerca-azione contro la discriminazione. Appena gliel'hanno proposto, non ha
esitato un attimo ad accettare la proposta di entrare a far parte della neonata
Federazione Rom Sinti insieme.
Vita: Eva, ci spiega perché nasce quest'esperienza?
Eva Rizzin: La parola chiave è partecipazione. Rom e sinti devono diventare
soggetti attivi delle politiche che li riguardano. Per troppi anni in Italia
sono stati fatti programmi di stampo assistenzialistico e di "segregazione
culturale". Esiste un vero e proprio problema di rappresentatività politica, una
questione che, invece, da anni è stata superata in alcuni paesi dell'Est Europa.
La Federazione si è costituita il 18 maggio 2008, dopo più di un anno di lavoro
del Comitato rom e sinti insieme. Ne fanno parte già 22 associazioni con sede in
dodici regioni italiane.
Vita: Perché avete scelto la formula della federazione?
Rizzin: Esiste una profonda ignoranza riguardo a rom e sinti. Il nostro
mondo viene considerato come se fosse un blocco unico. Siamo gli "zingari", i
"nomadi". Non si conosce la pluralità di gruppi, l'eterogeneità che ci distingue
l'uno dall'altro. Io, ad esempio, mi sono laureata con una tesi sulla cultura
della mia comunità, i gackane eftawagaria. D'altra parte, coinvolgiamo anche chi
non è rom o sinti, non vogliamo escludere nessuno, ma cooperare, lavorare
assieme. Va chiarito anche che non pretendiamo di rappresentare tutti i gruppi
di rom e sinti in Italia, ma solamente le associazioni che aderiscono alla
Federazione.
Vita: Ci sono anche conflitti tra i diversi gruppi. Ad esempio, rom e
sinti italiani sono spesso ostili verso i rom immigrati... Come farete a mettere
tutti d'accordo?
Rizzin: Non sarà un'impresa facile. È paragonabile al fare l'Europa unita. Siamo
un piccolo mondo, è come se fossimo tanti Stati, ciascuno con la propria storia
e cultura. Tanto per cominciare, la pluralità dei gruppi è rappresentata ai
vertici della Federazione: il presidente è Nazzareno Guarnieri, rom italiano, i
vice presidenti sono il sinto italiano Gabrielli Radames e il rom immigrato,
Demir Mustafà.
Vita: Perché in Italia la voce di rom e sinti non si è levata prima, per
rivendicare una partecipazione attiva sulle politiche che vi riguardano?
Rizzin: Da dicembre 2006 la situazione per le nostre minoranze è sempre più
preoccupante, con sgomberi e atti di violenza gratuita. Nasce in questo contesto
l'idea di reagire in modo unitario e propositivo. La Federazione si propone di
costruire un dialogo diretto con le istituzioni, per promuovere una società
aperta e interculturale, l'affermazione della cultura della legalità, il
contrasto agli abusi di potere.
Vita: Il clima politico attuale non sembra favorevole al dialogo. Riuscite
a farvi ascoltare?
Rizzin: È molto difficile, ma non impossibile. Purtroppo alcuni passi avanti
che erano stati fatti un anno fa, ora sono stati azzerati. In luglio 2007
abbiamo contribuito alla presentazione della proposta di legge 2858 per
l'estensione della legge 482 del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche
storiche con il riconoscimento anche delle minoranze rom e sinti. Solo a gennaio
2008, poi, abbiamo partecipato a una Conferenza europea sulla popolazione rom
organizzata dai ministeri dell'Interno e Solidarietà sociale. È stato un momento
di incontro costruttivo e partecipato: prefetti, politici, forze dell'ordine,
organizzazioni internazionali, istituzioni, tutti insieme per affrontare le
problematiche concrete che ci riguardano ed elaborare delle risposte condivise.
Vita: Come vi state muovendo?
Rizzin: Non ci diamo certo per vinti. Crediamo che la questione rom e sinti
sia trasversale agli schieramenti politici: non è un fatto di destra o sinistra.
Alle ultime elezioni il presidente Nazzareno Guarnieri era candidato per l'Udc,
Dijana Pavlovic, consigliera della Federazione, per la Sinistra arcobaleno. In
campagna elettorale, poi, abbiamo inviato a tutti candidati premier una lettera
in sette punti che riteniamo importanti per la tutela dei nostri diritti. Ora
abbiamo chiesto un incontro con il ministro dell'Interno, mentre siamo già stati
ricevuti dai prefetti di Milano e di Roma.
Vita: In quali circuiti internazionali siete inseriti?
Rizzin: Abbiamo partecipato, il 21 febbraio 2008, all'audizione del Comitato
dell'Onu per l'eliminazione della discriminazione razziale. Le Nazioni Unite
hanno criticato severamente il trattamento dei rom e sinti in Italia. Il 10
luglio eravamo presenti al meeting Osce a Vienna sulle politiche per
l'integrazione, per parlare della situazione italiana. Io sono intervenuta come
responsabile della Federazione per il settore Diritti e Legislazione, Razzismo e
Discriminazione. Ciascuno di noi si occupa di un'area specifica.
Vita: Quali soluzioni proponete?
Rizzin: Beh, non c'è una ricetta valida per tutti. Si deve sempre partire
dal dialogo e partecipazione dei diretti interessati. Di certo prendere le
impronte digitali ai bambini, come ha proposto Maroni, non contribuirà
all'integrazione nelle scuole. Bisogna invece analizzare quali problematiche
impediscono ad alcuni minori di avere un'istruzione. Inoltre, vanno riconosciuti
i mediatori rom e sinti, perché i bambini delle nostre minoranze non vengano
visti sempre come un ostacolo, ma come una ricchezza. Proponiamo poi un centro
di orientamento professionale per adolescenti e adulti, tra i cui obiettivi c'è
il recupero e reinserimento nel mondo del lavoro, la progettazione di interventi
formativi per il recupero dei lavori tradizionali, la creazione di centri di
lingua romanì e di storia e cultura di rom e sinti. Quanto alla casa, vogliamo
il superamento dei campi nomadi, con soluzioni abitative adattate alle diverse
situazioni, dalla casa alla microarea. E chiediamo la modifica del Testo Unico
380 del 2001 che considera abuso edilizio la sosta di roulotte o case mobili su
terreni agricoli.
Su
Rom Sinti @ Politica è apparso un post sulla presentazione alla Mostra di
Venezia del film PA-RA-DA di Marco Pontecorvo, ambientato a Bucarest sulla
storia (vera) di Milud e dei ragazzi di strada.
Ho ritrovato questa vecchia intervista (22 marzo 2004) ai
ragazzi di Miloud, che penso possa interessare:
Premessa tratta dalla presentazione in italiano del progetto (a cura di
COOPI)
A seguito della grave crisi economica e sociale attraversata dalla Romania
all’inizio degli anni Novanta dopo la caduta del regime di Ceasescu, migliaia di
bambini e di ragazzi sono scappati dalle loro famiglie o dagli orfanotrofi
finendo sulle strade di Bucarest e del resto del paese, esposti alla solitudine,
alla violenza e alla povertà assoluta. Nel 1992 il clown francese Miloud Oukili
li ha incontrati nei canali sotterranei della capitale dove si rifugiavano la
notte per sfuggire al freddo e alla pioggia.
Da allora Miloud non li ha più lasciati: li ha conquistati con arti del circo
e attraverso la creazione della Fondazione Parada ha offerto loro
assistenza medica, sostegno psicologico e un tetto…
Il centro diurno accoglie regolarmente centinaia di bambini e di giovani
provenienti da diversi paesi della Romania ed è diventato un punto di
riferimento importante per la città. Al suo interno si svolgono laboratori
teatrali, atelier di clownerie, giocoleria e acrobazia.
Gli educatori inoltre forniscono ai ragazzi supporto psicologico e propongono
corsi di formazione scolastica e professionale.
Due équipe di educatori incontrano quotidianamente i ragazzi che ancora
vivono sulla strada offrendo loro ascolto, assistenza e un’opportunità
educativa.
Negli appartamenti sociali i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la
strada possono organizzare la propria vita con regolarità, mantenendo la propria
autonomia e seguendo progetti personalizzati concordati con gli educatori.
Interviste di Marta Rabbiosi e Fabrizio Casavola al termine dello
spettacolo di sabato 20 marzo a
ASSOCIAZIONE COLORE
via Moncucco 29, MILANO
Zamfir Mia
Da quanto conosci Parada?
Da 12 anni sono col gruppo Parada. Allora vivevo per strada e ci siamo
conosciuti lì. C’era una casa, era di Terres des Hommes, che ospitava bambini
che vivevano in strada. Andavamo lì la mattina per fare teatro e disegno. Più
tardi, ho conosciuto Miloud, che stava con noi tutto il giorno, ma con noi
allora non faceva il pagliaccio – questo l’ho capito solo quando abbiamo
cominciato a fare spettacoli. Adesso quella casa è stata chiusa dalla polizia,
c’erano problemi con i vicini che vedevano tutti quei ragazzi che andavano
avanti e indietro.
Io adesso lavoro con Parada e con un gruppo di francesi ho fatto un giornalino.
Sembra una rivista per ragazzi
No, nessun ragazzo comprerebbe un giornalino fatto e venduto da ragazzi di
strada! Viene venduto agli adulti in abbonamento. Ci sono alcune cose che
sembrano per bambini: qui si parla di Mowgli e del libro della giungla, perché
anche lui era stato abbandonato e ha vissuto come un animale. Qui invece uno di
noi parla di religione, lui si chiama Costantin, ve lo traduco: “Se non c’era
Dio, non c’ero neanch’io… se Adamo ed Eva non avessero fatto peccato, non ci
sarebbe stato nessuno di noi…” E poi c’è un mio articolo, dove su un foglio
quello che faccio adesso e sull’altro ci sono le foto di com’ero prima.
Se volete riceverlo, richiedetelo a:
Echipa “Strada
Strada Jului, nr. 37
sect. 1 Bucuresti
0742 330392 stradaziar@poste.net
In questi 12 anni la situazione a Bucarest è cambiata?
Credo che i ragazzi per strada stiano aumentando, ma la polizia li va a prendere
e li riporta alle famiglie o li rinchiude in carcere molto più di prima.
Probabilmente è perché la Romania sta per entrare nella NATO. I canali di
Bucarest sono stati sigillati, perché erano il rifugio preferito dei ragazzi di
strada e di chi li usava per nascondere la refurtiva.
Qualcosa di importante è cambiato con Miloud. Vedete, io adesso sto facendo
questa intervista, ma anche quando vivevo per la strada mi ricordo che si
parlava molto di noi, tutti facevano solo parole! C’erano i giornalisti che ci
cercavano e ci facevano parlare, ma poi tutto rimaneva come prima. Miloud
invece, lui diceva una cosa e la faceva. Così ci ha dato da mangiare!
Dove sei stata con Parada?
In Francia a Bordeaux e poi a Milano. Ogni tour dura un mese. L’Italia l’ho
vista molto, ma non mi ricordo tutti i paesi.
Da 12 anni fai teatro e ce l’hai nel sangue. Vorresti continuare o fare
qualcos’altro?
Devo dire che in questi 12 anni, ogni tanto ho lasciato Parada e magari sono
tornata alla vita di prima. Io sono così. Adesso vorrei lavorare anche con altre
compagnie. Miloud lo sa. Ormai sono grande e se potessi lascerei lo spazio agli
altri. Magari, iniziare io a lavorare coi bambini.
Cosa studiate a Bucarest?
Studiamo circo e teatro. Parliamo di com’era la nostra vita. I bambini imparano
anche a leggere e a scrivere.
Ad aprile, ci sarà un nuovo centro con gli spazi per i laboratori teatrali e la
scuola, ed ufficio per l’assistenza legale e per fare i documenti.
Daniel Porcescu
Tu nello spettacolo facevi anche il fachiro. Ci spieghi come si fa?
Mah… E’ una questione di concentrazione. Bisogna stare attenti…
Sei anche uno dei più vecchi di questo gruppo
Ho 28 anni. Io, Corinne e Rafael siamo tra i più vecchi. Sono con Parada da 4
anni, ma ho conosciuto Miloud quasi 12 anni fa.
Ho conosciuto solo mio padre, ma in quel periodo lo frequentavo poco ed ero
sempre per la strada, non mi drogavo – non l’ho mai fatto, ma avevo bisogno di
aiuto e così mi hanno trovato.
Dodici anni fa c’era un'altra organizzazione, Terres des Hommes e Miloud vi
lavorava come volontario.
Cosa ti ha attirato di ciò che ti proponevano?
Ci sono diversi tipi di studio: giocoleria, acrobazia, clownerie, piramide,
andare sul motociclo.
Comunque, noi andavamo al centro perché si stava tranquilli e sicuri, poi
abbiamo iniziato per divertimento e mi ricordo che mi è piaciuto molto.
Ho iniziato con Parada che ero già grande, e da noi chi lavora col circo viene
pagato pochissimo, a meno che non si sia dei veri professionisti di un grande
circo.
Adesso lavoro come animatore.
Com’è il lavoro dell’animatore?
Da un anno c’è una squadra di tre/quattro persone con una ragazza francese e
lavoriamo sulla strada e negli orfanotrofi. Facciamo circo, sport, disegno, ogni
tanto andiamo al cinema.
Lo scorso dicembre c’è stata un’iniziativa chiamata “Decembre magique” e siamo
andati a fare uno spettacolo negli orfanotrofi.
Ogni giorno usciamo a cercare ragazzi, di solito 2 o 3 ogni giorno.
In questo gruppo che è qua a Milano, ci sono due ragazzi piccoli, di 14 e 16
anni, è da un anno e mezzo che sto lavorando con loro e solo da tre mesi sono
usciti dalla strada.
Voglio continuare a fare l’animatore.
Quanti siete in tutto?
Siamo 4 animatori oltre all’animatore francese. Per i ragazzi che frequentano le
attività, non saprei essere preciso: non esistono gruppi stabili di ragazzi
coinvolti, il loro numero cambia continuamente. Per esempio: un giorno ne
troviamo 2 in una piazza, e il giorno dopo magari si sono spostati in un’altra
zona, oppure hanno altro da fare e magari riagganciamo qualcuno che avevamo
conosciuto un’altra volta.
C’è qualche viaggio che ti ricordi?
Neanch’io ricordo tutti i posti dove siamo stati: le tournee sono molto piene e
difficilmente troviamo il tempo di fare qualche visita.
Ho fatto 10 tourneé: 7 in Italia, 2 in Francia e una a Mostar, in Bosnia
Herzegovina. Sono stato molto contento di essere andato a Mostar, perché per noi
è stato il segno che la guerra fosse veramente finita. Quello di Mostar era un
progetto veramente grande, si chiamava “Carovana dell’acqua”, c’erano tante
organizzazioni francesi con Miloud, gruppi italiani da Novara, Varese, Torino e
circhi professionisti. L’ultimo spettacolo che abbiamo fatto a Mostar, al solito
la platea era divisa con i cattolici da una parte e i musulmani dall’altra, ma
alla fine applaudivano mischiati tutti assieme.
Emil … - assistente sociale del gruppo
Parlate tutti molto bene l’italiano
Sì, la lingua è simile e poi la perfezioniamo nelle tourneé. Inoltre, a Bucarest
abbiamo rapporti non solo con i francesi, ma anche con molte organizzazioni
italiane, COOPI ad esempio collabora col nostro progetto
Tu sei arrivato a Parada in un’altra maniera…
Non vengo dalla strada, me lo si legge in faccia! Ho studiato a Bucarest e come
tutti cercavo qualcosa da fare, però volevo anche occuparmi degli altri in
maniera seria.
Ho sentito parlare di Parada, questo gruppo di matti, e sono andato a vedere
cosa c’era da fare. E’ stato 5 anni fa e da allora sto con Parada.
Il primo che ho conosciuto è stato Rafael, che oggi faceva il presentatore. Con
lui e con gli altri nel tempo quella che all’inizio è un’amicizia spontanea e
istintiva, diviene un rapporto vero e profondo, al di là dei ruoli reciproci.
Come si crea il rapporto con i ragazzi?
In realtà, il mio lavoro non ha molto a che fare con l’assistente sociale. Seguo
i ragazzi nelle materie scolastiche e nelle uscite, principalmente il mio lavoro
è parlare e farli parlare, metterli a confronto in ogni momento del giorno sui
problemi che hanno avuto e che vogliono affrontare.
Verso le 7, le 8, raggiungo il centro e c’è da fare sino a mezzanotte, insomma è
un lavoro serio e impegnativo.
Adesso disponiamo anche di un caravan, che gira per le strade per dare vestiti e
assistenza sociale ai ragazzi abbandonati. La mattina lo adoperiamo per andare a
cercare i ragazzi e qualche volta per portarli con noi al centro.
Anche per strada non mi presento come “assistente sociale”, ma chiedo: “chi sei,
cosa fai?” e a loro volta mi chiedono chi sono io e cosa voglio da loro. Io gli
dico che sono di Parada e non ho bisogno di dire altro, questo nome è conosciuto
da tutti i ragazzi di strada. Loro sanno chi siamo e cosa facciamo, quindi se
vogliono cominceranno a frequentare il centro. Anche al centro le regole e il
lavoro sono chiari: succede anche che qualcuno appena arrivato mi chiede di
partire in tournee, e gli dico: prima studia e poi vedremo…
Anche dopo lo spettacolo vi siete ritrovati a discutere
E’ un confronto diverso da quello che dicevo prima. In quel caso parliamo
espressamente dello spettacolo che è appena terminato, cosa è andato bene e cosa
si può migliorare. Questo pomeriggio è stata una riunione molto lunga.
I ragazzi di strada ci sono solo a Bucarest o anche nelle altre città?
Principalmente a Bucarest. Nelle altre città non è un fenomeno rilevante: di
solito i ragazzi abbandonati vivono per un po’ di tempo nei pressi delle
stazioni e appena possono raggiungono Bucarest, che vedono come una specie di La
Mecca.
Ho sentito che gli altri dicevano che i ragazzi che vivono in strada stanno
aumentando: io ho visto alcune statistiche (ma non so quanto siano veritiere) e
sembra che invece stiano diminuendo. Anche la situazione sulla chiusura dei
canali non è definita: la polizia li chiude per ragioni di sicurezza, ma spesso
i ragazzi riescono a riaprire dei passaggi e tornano a rifugiarsi lì. Quello che
può essere cambiato negli anni, è che prima i ragazzi di strada sopravvivevano
per una specie di spirito di clan, che li univa e in parte serviva a proteggerli
da loro stessi e dagli altri, mentre adesso ognuno è abbandonato a se stesso.
C’è qualche ragazzo che ha lasciato Parada per fare altro?
In 8 anni saranno stati una ventina. Manteniamo comunque i rapporti. Tutti hanno
scelto un’attività in proprio. La maggior parte lavora nelle costruzioni o nel
piccolo commercio, in regola con la legge e i suoi permessi.
Che altro dire? E’ dura, anche se una durezza differente dal vivere per strada.
Dopo intervista
· Con 10 euro al mese finanzi i laboratori di clownerie e giocoleria del
centro diurno
· Con 25 euro al mese finanzi le attività del caravan notturno
· Con 50 euro al mese contribuisci allo stipendio di un educatore
· Con 100 euro al mese finanzi una borsa di studio per un ragazzo
NUMERO VERDE 800.11.77.55 – c.c. postale 142273 intestato a COOPI – Ragazzi di
Bucarest
Tel./Fax 0376 73.00.77
ragazzi.Bucarest@coopi.org
Di Fabrizio (del 28/08/2008 @ 12:27:19, in media, visitato 2218 volte)
E' un argomento che apparentemente c'entra poco con quello che tratto
di solito. Ma se avete 20' (ho notato che siamo preda di un'attenzione che vuol
consumare in fretta) di tempo libero, ecco un
video che vi consiglio, dove Annie Leonard, doppiata in italiano, racconta
la storia delle cose e spiega perché siamo tutti diretti contro un muro.
(Il suggerimento arriva da
Marlenek)
Di Fabrizio (del 28/08/2008 @ 09:08:31, in Italia, visitato 2420 volte)
Intervengono:
Gian Carlo Corada - Sindaco di Cremona
Marco Niada - Corrispondente da Londra de "Il Sole 24 Ore" e autore di
"La nuova Londra - Capitale del XXI secolo" - Garzanti editore
Dijana Pavlovic - Attrice e mediatrice culturale della comunità Rom
Ivan Scalfarotto - Partito Democratico
Modera il dibattito:
Alessandra Coppola - "Il Corriere della Sera"
MILANO - MM Lampugnano (mappa)
alla libreria della Festa Democratica
sabato 6 settembre 2008 alle 21.00
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