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\\ Mahalla : VAI : Regole (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/09/2005 @ 20:32:03, in Regole, visitato 3176 volte)

Da: Dale Farm

Ustiben report

Riferimento

Margaret McCann, 33 anni, ha raccontato in tribunale come è stata distrutta la sua casa, perché gli abitanti di un villaggio non la vogliono come vicina.

Lei e i suoi tre figli alloggiavano in un pezzo di terra, dopo che suo fratello l'aveva pagato 33.000 $, lì potevano condurre una vita sicura nel villaggio di Little Waltham, Essex. Per tre volte ha presentato la richiesta di residenza al comune di Chelmsford e ogni volta la richiesta è stata rifiutata.L'approvazione è avvenuta sei mesi dopo che la sua e altre venti famiglie erano state sgomberate. 

"Abbiamo seguito le indicazioni del governo quando abbiamo acquistato il terreno. Così tutte le mie proprietà sono finite sotto i bulldozer e i miei bambini sono stati terrorizzati dai dipendenti della Constant & Co. e dalla polizia". Quanto si era salvato dai bulldozer è stato dato alle fiamme dagli incaricati dello sgombero, le biciclette, il frigorifero e il generatore alla fine dell'operazione erano invece scomparsi.

Il tribunale ha anche appurato che l'area in questione non era destinata a riserva ambientale, ma si trattava di terreno agricolo di proprietà della famiglia. 

Sono innumerevoli i casi simili che vedono sul banco di accusa i consigli comunali e la compagnia Constant & Co. per violenze private e danneggiamenti. Grattan Puxon, figura storica di attivista per i diritti dei Rom, ha aggiornato sugli ultimi sviluppi attorno all'area di Dale Farm: "I  circa mille residenti hanno occupato l'area minacciata di sgombero. Da parte sua, Constant & Co. ha usato delle autopompe per inondare i terreni attorno con liquami, allo scopo di di rendere la zona inabitabile e ha costruito un vallo di quattro metri di altezza atorno a tutta l'area. Naturalmente, anche questo vallo è una costruzione abusiva, ma questo non sembra riguardare i comuni coinvolti."

Dopo l'udienza, la famiglia della signora McCann si è posta alla testa di una manifestazione fuori dal Centro Civico, i manifestanti inalberavano cartelli di protesta e uno striscione dell'European Roma and Travellers Forum. Alla protesta si sono aggiunti anche dei locali e degli studenti

[...]

 
Di Fabrizio (del 29/09/2005 @ 23:55:36, in Regole, visitato 2797 volte)

New York Gipsy Festival

Avevo anticipato sulla proposta di adeguare la legge spagnola alla RACCOMANDAZIONE N.1557 (2002) adottata dall'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, il 25 Aprile 2002. La proposta di legge del partito Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) è stata discussa alla Camera e approvata da tutti i partiti. Il testo della seduta e degli interventi (in castigliano)

 
Di Fabrizio (del 26/09/2005 @ 01:31:22, in Regole, visitato 2049 volte)

csmonitor

Martedì, 20 settembre 2005
L'Europa rimanda a casa ai rifugiati dalla guerra

La Germania mostra i muscoli ad Afgani, Iraqeni e Kossovari
By Isabelle de Pommereau | Correspondent of The Christian Science Monitor

FRANCOFORTE: Aferdite Hasanaj assomiglia alle sue compagne di scuola. Ma c'è una differenza. Da 13 anni, da quando la sua famiglia è fuggita dal Kossovo all'inizio del conflitto che avrebbe smembrato la Yugoslavia, ogni 3 mesi deve rinnovare il permesso per restare in Germania.

La sua richiesta d'asilo è stata rifiutata, ad aprile le è stato comunicato che "deve fare ritorno in Kossovo", infrangendo tutti i suoi sogni di frequentare il college a Francoforte. E' a rischio di espulsione da un giorno all'altro.

"Non sono mai stata in Kossovo, non parlo la lingua e non conosco la cultura del posto" dice la diciasettenne durante una manifestazione di protesta. "Non hanno il diritto di trattarmi a questo modo".

In Germania sono 220.000 i rifugiato a cui è stata negata la richiesta di asilo e che condividono il destino di Aferdite. Il governo tedesco intende accelerare i rimpatri, per motivi di politica interna, per il peso che i richiedenti asilo hanno sul bilancio sociale, ma anche per affrettare la soluzione politica in Kossovo.

"Come può uno stato espellere una ragazza che è qui da 13 anni, e che qui studia con profitto?" si chiede Volker Ludwig, del GRISP Theater di Berlino, che ha messo in scena il racconto della deportazione di una famiglia. "Questa pratica è unica in Europa, è offensiva" ( nel resto d'Europa il rimpatrio forzato può avvenire, vedi Bossi-Fini, al compimento della maggiore età ndr.)

Quest'estate, 16 ministri federali dell'interno hanno votato per accelerare il ritorno di centinaia di migliaia di rifugiati dal Kossovo, Iraq e Afghanistan.A maggio lo stato federale di Amburgo (Bassa Sassonia ndr.) ha iniziato a rimpatriare gli Afgani, ritenendo che la stabilità sia tornata nel paese.

Questa è una tendenza che sta attraversando tutta l'Europa, particolarmente quei paesi che sinora si erano distinti per politiche di accoglienza liberali, come Olanda, Norvegia, Danimarca e Inghilterra. [...]

"C'è un intensificarsi della corsa al rimpatrio" dice Karl Kopp, rappresentante europeo di Pro-Asyl, un gruppo di assistenza legale ai rifugiati con base a Francoforte.

"C'è un boom" continua "nella cosiddetta partenza assistita: cioè il richiedente asilo a cui è stato negato il permesso, viene invogliato a rimpatriare volontariamente, dietro l'offerta di soldi e alimenti. Nelle istituzioni si sta affermando la filosofia del: cosa posso fare se non posso espellerti?" ancora Kopp. "Quindi si fa in modo di rendere la vita più difficile - limitare la libertà di movimento a queste persone, finché non resta loro altra possibilità, se non quella di andarsene."

Rispondono le istituzioni che quanti si sono visti negare il permesso, sapevano dall'inizio a cosa sarebbero andati incontro. Agendo così, intendono "mandare un segnale a quanti vorrebbero stabilirsi permanentemente in Germania, tutto ciò che intendono fare è rinnovare a vita il loro permesso di soggiorno" dice Wilfried Schmäing, del Ministero degli Interni.

La regolamentazione tedesca sui richiedenti asilo è considerata una delle meno permissive d'Europa. Sino a pochi anni fa, soltanto le vittime di persecuzioni da parte dello stato potevano fare richiesta d'asilo. Le vittime delle guerre civili, come quella del Kossovo, avevano diritto a uno status di "tollerate", perché le persecuzioni da loro sofferte non venivano direttamente dallo stato. Il nuovo regolamento, entrato in vigore quest'anno, ha riconosciuto anche a questi ultimi lo status di rifugiati a tutti gli effetti. Nel contempo, la Germania ha iniziato a rimandare in patria quanti si erano visti negare il permesso.

"La questione si sta politicizzando" dice Patricia Coelho, dell'European Council on Refugees and Exiles di Londra. "I politici devono mostrare ai propri elettori di essere rigidi sul diritto d'asilo".

In Inghilterra, i richiedenti asilo "che non cooperano" [...] si vedono tagliare gli assegni sociali. In Olanda, il richiedente asilo a cui è stata rifiutata la richiesta, perde l'assistenza sociale dopo 28 giorni. La Norvegia ha mobilitato le squadre speciali per occuparsi dei rimpatri. [...]

"E' una tendenza delle nazioni industrializzate a sviluppare politiche che inducano o costringano le persone a rimpatriare o a non ususfruire di alcun tipo di garanzia" continua Coelho. I richiedenti asilo, aggiunge "sono un segmento in crescita, di persone vulnerabili, povere e marginalizzate nelle società europee". Aggiunge che mentre diminuisce il numero dei richiedenti asilo in Europa, cresce anche il numero dei rifiuti.

A Francoforte, una delle città più multietniche d'Europa, le compagne di Aferdite sono al suo fianco. Aferdite potrebbe rimanere sino al complimento degli studi, dal momento che una famiglia tedesca si è detta disposta a fornirle supporto finanziario. Ma lo stesso, entro l'anno prossimo verrebbero espulse sua madre e sue due gemelle.

 
Di Fabrizio (del 17/09/2005 @ 23:16:51, in Regole, visitato 2208 volte)
Rispolvero una lettura domenicale dall'archivio di Pirori:

Nascita di una nazione
Pubblicato (in inglese) su Roma in the UK

Gary Younge
Monday July 31, 2000
The Guardian

L'interprete al Congresso dell'Unione Romani Internazionale che aveva luogo a Praga non ce la faceva più. Tradurre tutti quei dialetti Rom in inglese l'aveva lasciato esausto e aveva i lavori.
Così, quando un delegato di un paese dell'Est Europa è salito sul palco a proporre una nuova Costituzione nella sua parlata nativa, Charlie Smith, segretario del British Gypsy Council, era andato alla toilette. Josie Lee, presidente dei lavori, sedeva e osservava il dibattito senza capire di cosa si parlasse. Improvvisamente, con sua grande sorpresa, un ampio gruppo di Rom dalla repubblica Ceca, si era alzato in piedi applaudendo. Nel frattempo Charlie ritornava dalla toilette e la nuova Costituzione era stata approvata.
Era nata una nuova nazione. Charlie e Josie, che speravano di proporre alcuni loro emendamenti, ormai ne sono parte. "Nell'Europa dell'Est non c'è ancora il concetto di come lavora la democrazia", ha detto Charlie. "Hanno un'idea e la spingono. E' veramente frustrante".
Se il processo può sembrare oscuro, l'aspirazione è chiara. Al loro 5° Congresso, la maggior parte dei delegati rappresentante i 12 paesi europei, si sono dichiarati nazione "non-territoriale". Una "nazione" che vanta bandiera e inno, ma non ha né confini né esercito. Entità con un Parlamento nomade, che si riunisce ogni tre mesi e un "network" di ambasciate, definito non dal territorio ma dalla etnia. Una nazione senza stato.
in molti sono convinti che questa idea rifletta non solo l'interesse dei Rom, ma le domande e la direzione dell'europa del 21° secolo. "Lo stato nazione è diventato meno importante e i confini andranno perdendo di significato" afferma Paolo Pietrosanti, delegato dall'Italia. "Se uno è tedesco, può vivere in Amsterdam e votare tanto per il sindaco di Amsterdam che per il cancelliere tedesco. Non è indispensabile vivere in Germania per essere tedesco. Si è tedeschi e contemporaneamente cittadini europei che vivono all'estero. Lo stesso vale per un rom che viva a Londra o Parigi."
Sean Nazerali, uno degli organizzatori della conferenza, aggiunge che la nazione-Rom è ovunque: "Abbiamo un'identità collettiva a livello europeo e il nostro popolo vanta una rete di connessione attraverso l'intero continente."
E' una nozione intrigante che mutua la fluidità in identità nazionale europea, e le caratteristiche di un gruppo considerato svantaggiato in un vantaggio. Ma il tutto non è scevro di problemi. Ogni nazione per ottenere e mantenere credibilità internazionale, deve avere una legittimazione democratica. Per questo deve avere rappresentanti eletti, capaci di scegliere e legiferare. Le decisioni adottate devono essere attuabili. Tra le proposte emerse durante i lavori, una riguarda la costituzione di un tribunale contro il razzismo e la pressione verso quei governi che discrimino i Rom, il tutto finanziato attraverso una tassazione della comunità Rom stessa. ma chi potrebbe amministrare queste legittime e ragionevoli, senza polizia, giudici, agenti delle tasse e funzionari pubblici? E cosa formano queste figure, se non le basi di uno stato?
La storia delle nazioni che hanno l'etnia come punto focale, mostra che esistono problemi altrettanto gravi di quelle basate sul territorio. Liberia, Sud Africa, Israele o Irlanda del Nord, dove la cittadinanza è data dall'appartenenza all'identità religiosa o razziale, mostrano di avere problemi di instabilità politica, o di tensioni etniche o siano logisticamente inattuabili - quando non si tratta di tutti e tre insieme i casi.
L'inclusione per motivi di origine etnica richiede parimenti l'esclusione per motivi di origine etnica. occorre quindi stabilire chi appartenga ai Rom/Sinti/Kalò e chi no. Da quando i loro antenati lasciarono l'India circa un millennio fa, si sono sparsi per tutto il globo, portando con loro influenze e imprestiti i più diversi. Nella conferenza erano presenti invitati di pelle scura e altri "funzionalmente" bianchi. Alcuni reclamavano la crucialità dell'approccio a internet, altri suggerivano che la letteratura e le arti fossero più importanti. Mostravano un linguaggio comune, ma i dialetti si sono evoluti in maniera differente da richiedere l'impiego di un traduttore. Nell'Europa dell'est la situazione è talmente degenerata che non ha nessuna importanza essere chiamati Zingari o Rom. In Gran Bretagna il termine "Zingaro" viene rifiutato come dispregiativo, allo stesso modo che le parole "nero" o "frocio" hanno assunto per altre minoranze. E, come dimostra l'appunto di Smith, non esiste tra loro una tradizione alla politica.
Non è una critica, ma il riconoscimento delle caratteristiche di base portate da ogni diaspora. Ma se la loro identità può essere fratturata, sono maggiori le cose che li uniscono di quelle che li dividono.
Molti delegati di congresso sarebbero emersi dalle discussioni riscaldate nei corridoi per dire quanto meraviglioso fosse stato "essere uniti tra loro". Ma codificare quegli elementi che li uniscono come nazione è molto più problematico del individuare le necessarie formalità. Vi qualifichereste come membro della nazione Rom se uno dei vostri antenato fosse un Rom di prima generazione o se foste un Rom adottato? Si può discutere circa dove la linea è disegnata, ma non se non è disegnata affatto.
Se il percorso solleva dei dubbi, lo spirito guida rimane vitale. Questo popolo ha la possibilità di guadagnare una visibilità a livello internazionale. Sono la maggiore minoranza etnica e quella con il più alto tasso di natalità. La loro popolazione equivale la somma degli abitanti di Svizzera, Lussemburgo e Norvegia, e in alcuni stati, come in Romania e in Slovacchia, la percentuale sulla popolazione globale è simile a quella degli Afro-Americani nei confronti degli Statunitensi. Le loro condizioni di base sono simili a livello internazionale, non hanno voce a nessun tavolo internazionale e la discriminazione nei loro confronti è diffusa in scala, brutale nell'intensità e globale in natura.
Nella Repubblica Ceca il 62% dei bambini Rom frequenta scuole per ritardati mentali, nel Kossovo 10.000 di loro sono stati costretti ad abbandonare le loro case, in Slovacchia due villaggi hanno proibito il loro ingresso o passaggio per il paese. Quanti di loro chiedono rifugio in Gran Bretagna, si vedono trattati dalla stampa e dal Ministero per gli Interni come i "cosiddetti nomadi" , accattoni, ladri e vandali. Se il Canada ha accettato il 70% delle richieste di asilo, La Gran Bretagna ha adottato la politica di non accettarne nessuna.
E' in questo concreto contesto di oppressione, più che sull'astratta nozione di nazionalità, che l'IRU deve operare. La chiave per ottenere il riconoscimento a livello internazionale non è nel riconoscimento come nazione, ma su tutto ciò che può unire le disparate popolazioni Rom, rappresentarle e difenderle democraticamente. Per ottenere questo, ricordiamo che ancora nessuna struttura è stata approntata.
 
segnalazione di: Tommaso Vitale

Casa, lavoro, sanità, istruzione, sicurezza: diritti mancati per 3 milioni di europei appartenenti alle minoranze Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers. L'analisi del Commissario Ue Gil-Robles



ROMA - Minoranza pan-europea, l'eterogeneo gruppo dei cosiddetti zingari, comprendente Rom, Sinti, Karakhané, Daxikhané, Manus, Gitani, Gypsies, Rudari, Travellers conta oggi circa 3milioni di persone nei Paesi europei, nomadi e, in misura maggiore, sedentari. La loro storia e la loro cultura è parte integrante della storia e della cultura dell'Europa, dal momento che la loro presenza nel continente è testimoniata sin dal 1100. Tuttavia queste popolazioni sono sempre state oggetto di discriminazioni, isolamento, ghettizzazione e violenze razziste, culminate nei 500.000 morti nei campi di concentramento nazisti. Ancora oggi queste minoranze sono tutt'altro che integrate nel tessuto sociale, economico, culturale e politico dell'Europa. In un "Rapporto preliminare sulla situazione dei diritti umani di Rom, Sinti e Nomadi in Europa", pubblicato il 4 maggio 2005, il Commissario Europeo per i diritti umani Alvaro Gil-Robles traccia un panorama delle violazioni dei diritti umani delle su indicate minoranze, che chiama rom, consapevole della semplificazione linguistica.
 
"Trovo inaccettabile che in un continente così prospero le risorse siano talmente mal distribuite che esistano ancora forme di tanto estrema povertà", ha commentato riferendosi alle "gravi" condizioni di molte comunità rom in Europa. Cinque i diritti che per Gil-Robles continuano ad essere violati in molti Paesi europei: diritto alla casa, al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla sicurezza. Sul fronte abitativo il Rapporto denuncia le condizioni di molte comunità rom: case insalubri, isolate dai servizi e ghettizzate dalla città. "Vivere in una zona segregata - sottolinea Gil-Roberts - diminuisce significativamente le possibilità di prendere parte all'attività economica, sociale e politica della società", a partire dall'accesso all'istruzione, al mercato del lavoro e alle cure mediche. La situazione sanitaria delle minoranze rom è preoccupante, i tassi di mortalità infantile toccano in Bulgaria il 280‰ contro il 40‰ del resto della popolazione. Povertà, burocrazia e discriminazione escludono una parte consistente dei rom dai servizi sanitari in molti Paesi europei. Pesanti accuse sono state rivolte al Governo slovacco dal Commissario: dagli anni '90 ad oggi sono state operate nel Paese diverse sterilizzazioni, senza informato consenso, ai danni di donne e ragazze di origine rom. Le prime denunce risalgono agli anni Novanta, ma il governo non è mai intervenuto per perseguire i responsabili di questi crimini. "Inaccettabilmente alto" ed in continua crescita il tasso di non scolarizzazione tra i bambini Rom. Quando accettati nelle scuole, sono inseriti in classi speciali, isolati dal resto degli alunni, e con programmi ridotti.
 
Ma basta la mancanza di un documento d'identità come pretesto per escluderli dall'iscrizione. Contrari alla loro integrazione i genitori dei bambini non-rom. Aumentati negli ultimi dieci anni in Europa gli episodi di violenze razziste contro i Rom, in un diffuso clima di impunità, alimentato da media e autorità. Il caso di un rom bulgaro ucciso mentre era in custodia della polizia è finito davanti alla Corte europea per i diritti dell'uomo che ha stabilito:"bisogna distinguere tra l'uso eccessivo della forza e le uccisioni razziste". In Belgio il primo caso di asilo politico concesso ai familiari di una donna di origine rom rimasta uccisa in Slovacchia dopo un'aggressione di skinheads. Affinché le discriminazioni contro i rom in ogni ambito non appaia più tollerabile, ma sia percepita dal resto della popolazione come illegale, Gil-Robles si augura che il necessario cambiamento di mentalità sia preceduto da un cambiamento a livello legislativo, che sancisca leggi contro le discriminazioni razziste. In questo senso vale la pena ricordare la raccomandazione n°7 del 13 dicembre 2002 adottata dalla "Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza", che invita gli Stati membri a legiferare contro le forme dirette e indirette di discriminazione e razzismo, nonché la risoluzione 28/04/05 del Parlamento Europeo sulla situazione dei Rom in Europa. (Gabriele Del Grande)

© Copyright Redattore Sociale
 
Di Fabrizio (del 07/09/2005 @ 14:26:40, in Regole, visitato 2116 volte)
di Anita Laura (anitalaura02 @ yahoo.it)

EU Court

Spagna: Possibile ricorso alla Corte di Strasburgo 5. 9. 2005

Lo scorso gennaio, diversi abitanti della città di Cartagena (nella Spagna meridionale) organizzarono una spedizione punitiva contro un quartiere abitato da Rom. L'episodio avvenne a seguito di una manifestazione per la sicurezza, dopo che tre Rom avevano commesso un omicidio.

Sabato scorso, Diego Luis Fernandez, avvocato del gruppo di Rom assalito, ha annunciato che se il Tribunale spagnolo non emetterà una sentenza contro l'attacco razzista di gennaio, potrebbe sottoporre il caso alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo. Ha anche aggiunto che lo staff di ERRC si è dichiarato disponibile ad offrire supporto legale

In questo mese,saranno giudicati quattro degli otto sospetti assalitori. Secondo la legge spagnola, sono accusati di attacco all'ordine pubblico, ai diritti fondamentali e alla libertà.

Il caso di Cartagena ricorda la Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani sull'assalto al villaggio rumeno di Hadareni. A luglio 2005 il Tribunale di Bucarest, dopo i violenti episodi lì avvenuti nel 1993, aveva condannato 10 Rumeni per l'assassinio di 3 Rom e l'incendio di diverse abitazioni. La sentenza era stata sollecitata dalla Corte di Strasburgo. Il tribunale aveva stabilito che i colpevoli avrebbero ricompensato 15 tra parenti delle vittime e danneggiati dall'assalto, con 1.880 Lei (circa 56.000 € ). (Dzeno Association)

 
Di Fabrizio (del 11/08/2005 @ 11:53:30, in Regole, visitato 2462 volte)
Cafébabel, come fece già qualche mese, ha dedicato un trittico di articoli ai Rom in Europa. Tra i tre, scelgo di segnalare questo:
Definiti dal punto di vista legale come una minoranza in Europa, i Rom beneficiano di particolari protezioni. Ma l’applicazione delle leggi non è sempre uguale all’interno dell’Unione.

Chiamarli “Rom” è più politically correct. La comunità internazionale ha adottato questo termine negli anni novanta, periodo di proliferazione di iniziative legislative volte alla protezione di questa minoranza.
La questione Rom ha sempre riguardato l’europa sin dal medioevo. Gente perennemente in viaggio, nomade perché non lo si lascia insediare da nessuna parte, i Rom subiscono in pieno le politiche europee di sedentarizzazione della popolazione, di creazione degli ordini di circolazione, di istituzione di liste di spostamento. Fuori legge anche per lo stesso loro modo di vivere la propria esistenza, i Rom sono stati ben presto messi al bando dalla società.

I criteri di Copenhagen

Se il problema si ripropone oggi, è senza dubbio grazie al Consiglio d’Europa e dei sacrosanti criteri di Copenhagen, definiti nel 1993 in tale sede. Essi stabilivano i parametri politici minimi che gli stati candidati dovevano soddisfare: democrazia, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani e protezione delle minoranze. I paesi candidati dell’Europa centrale e orientale sono dunque stati obbligati a sviluppare politiche specifiche, spesso intinte di buona volontà. I casi emblematici della Slovacchia e dell’Ungheria illustrano queste evoluzioni. Nel 1993, l’appena nata Repubblica Slovacca prevede nella costruzione della sua identità nazionale e tra i nuovi criteri di buon governo, i principi della salvaguardia delle minoranze. La costituzione slovacca si conforma alla fondamentalità delle regole internazionali in materia, ma i politici si rendono col tempo conto della necessità di una politica specifica che oltrepassi il solo principio della non discriminazione. I Rom si dimostrano raggiunti solo marginalmente da queste migliorie, permangono un tasso di disoccupazione vicino al 100%, l’impossibilità di fare studi superiori nella propria lingua e la mancanza di fondi.
Il problema si è posto diversamente in Ungheria. Campione della multinazionalità, la patria magiara è la prima al mondo a riconoscere il diritto collettivo delle minoranze. Il Consiglio d’Europa vi si è ispirato. In effetti, la Costituzione Ungherese riconosce dodici minoranze ufficiali, le quali godono di diritti collettivi tra i più estesi in tutta Europa: accesso all’insegnamento, rappresentanza nei consigli comunali, integrazione nelle strutture politiche internazionali, organizzazione delle manifestazioni culturali, creazione di un posto di commissariato alle minoranze, giurisprudenza della corte costituzionale in favore della discriminazione positiva nel quadro della legge elettorale...
Se l’Ungheria ha sviluppato un tale arsenale giuridico e politico in favore delle sue minoranze, è anche per assicurare un trattamento paritario e reciproco della sua diaspora. Ma i Rom non hanno stato, e non hanno paese. Rimangono pur sempre i parenti poveri di queste belle misure. Là come altrove, sono più vittime della violenza della polizia, beneficiano di minori politiche sociali e non godono della stessa rispettabilità delle altre popolazioni, né delle altre minoranze.

La sufficienza occidentale

Cosa succede in Europa Occidentale? In Francia i Rom sono accantonati sotto la categoria di “gens du voyage” (“gente viaggiatrice”). A partire della legge del 5 luglio 2000 relativa all’accoglienza e all’habitat di questa gente, la situazione dei Rom avrebbe dovuto migliorarsi al livello delle condizioni di accoglienza da parte dei comuni o delle scuole. Purtroppo però i nomadi non godono delle politiche sociale legate all’alloggio nè di tutto quello che ne consegue. Capitolo chiuso.
Nei paesi dell’Ovest dell’Unione, i Rom costituiscono ugualmente una minoranza mal rappresentata e poco protetta. Qualche organo consultivo è stato istituito qua e là, come in Austria e in Belgio. In Danimarca e in Svezia, la protezione dei Rom dipende da un mediatore dal momento che è presa in carica direttamente da un ministero dei Paesi Bassi. La Finlandia Ha da poco lanciato l’idea di un forum consultivo europeo dei Rom che permetterebbe loro di assumere una visibilità transeuropea, quadrando innanzitutto la con la difesa dei loro interessi.

Per ora, l’Europa dell’est resta dunque la più attiva. All’inizio di febbraio i rappresentanti degli otto Stati dell’Europa Centrale e Orientale si sono riuniti a Sofia per impegnarsi seriamente e mutualmente in vista della non discriminazione dei Rom. Avrebbero dovuto invitare la vecchia Europa. Non avrebbe fatto loro male. Perché da noi a causa dei criteri di Copenhagen, la Commissione non si piega veramente sulla questione del trattamento dei Rom. Tant’è che l’ultimo rapporto del PNUD il più importante mai realizzato sulla situazione dei Rom, non ha tenuto conto del trattamento che le è stato riservato in Europa orientale. È increscioso. In quanto nella vecchia Europa, i Rom tante volte non sono che degli zingari prima che d’essere degli uomini.
Alice Desthuillers - Paris - 18.4.2005 | Traduzione: Andrea Bassi
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Di Fabrizio (del 31/07/2005 @ 23:52:14, in Regole, visitato 2905 volte)
A Blagoevgrad (nel sudovest del paese) un ristorante è stato condannato a pagare i danni ad un gruppo di Rom che aveva rifiutato di servire.

I fatti: il 28 marzo 2004 alcuni avventori di etnia Rom erano seduti ad un tavolo del ristorante. Il locale era pieno, ma nonostante ciò diversi altri clienti arrivati dopo sono stati serviti, viceversa il gruppo di Rom è stato continuamente ignorato. Dopo un'ora di attesa, questi hanno chiesto di poter parlare col proprietario del locale e anche in questo caso non hanno ottenuto risposta. A questo punto, hanno sporto denuncia al locale commissariato.

[...] La decisione del tribunale di condannare il locale al pagamento dei danni, si appella alla recente legge antidiscriminatoria del dicembre 2003.

Ulteriori informazioni sul caso
ERRC Legal Director - Dianne Post +36-1-413-2221 dianne.post@errc.org
Margarita Ilieva +359-2-943-4876 margarita@bghelsinki.org
 
Di Fabrizio (del 22/07/2005 @ 19:28:46, in Regole, visitato 2137 volte)

Consiglio comunale di importante città del Nord, approva a grande maggioranza (34 a 11) il voto alle elezioni amministrative per gli immigrati residenti da almeno 6 anni.

Un ministro per le Riforme, da Roma, chiede l'invalidazione del voto e il commissariamento della giunta.

 
Di Sucar Drom (del 20/07/2005 @ 20:51:48, in Regole, visitato 1590 volte)
Mantova
Interpellanza del consigliere comunale Yuri Del Bar, QUI con qualche commento...
 
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