Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 20/12/2005 @ 11:17:01, in scuola, visitato 1762 volte)
Come riunire i bambini romaniì alla parola scritta. con il nostro programma Our Stories.[...] Il programma si impegna a [...] sviluppare nuovi metodi ed approcci creativi per la creazione e la promozione di libri per l'infanzia romanì. Il progetto Our Stories è promosso da Next Page come continuazione di un l aboratorio per promuovere la lettura tra giovani e bambini romanì, laboratorio che VORBA ha organizzato all'inizio di quest'anno ( vedi). Serve ad incoraggiare il processo di inclusione attraverso la partecipazione a performances di lettura e altre attività creative di lettura e scrittura - svolte nelle comunità Rom della Bulgaria, Macedonia, Romania e Serbia-Montenegro. L'unicità del progetto è ch attraverso i mezzi artistici e la partecipazione diretta nella creazione del testo, i bambini romanì arrivano alla scoperta del mondo della scrittura. le attività creative saranno raccolte in seguito in volumi rivolti all'infanzia, che per i bambini sono i primi strumenti a loro disposizione, contenenti testimonianze sulla loro cultura e sulla vita contemporanea della gioventù romanì. Il progetto Our Stories è promosso dalla Fondazione Culturale Europea ed è sviluppato in cooperazione con organizzazioni romanì culturali ed educative ed organizzazioni internazionali attive nel campo della lettura per l'infanzia. Ulteriori informazioni sul Reading Promotion for Romani Children program, contattando Sofiya Zahova, coordinatrice del progetto.
da sucar drom Pubblichiamo l'articolo apparso giovedì 8 Dicembre 2005 sul quotidiano L'Arena. Come molti dei nostri lettori sanno la situazione a Verona è molto difficile e nutriamo forti dubbi, dopo l'intervento della magistratura per sospetta concussione, pedofilia e traffico di stupefacenti a Boscomantico, che l'Istituto Don Calabria riesca a gestire la grave situazione. Ne è prova il giornaliero arrivo a Mantova, proprio da Verona, di bambini Rom Rumeni che chiedono l'elemosina nelle vie della nostra città, insieme ai genitori. Speriamo che il progetto del Don Calabria possa offrire realmente risposte postive e concrete alle famiglie presenti.
In arrivo 115mila euro Finanziamenti per la scuola dei bimbi Rom Dalla Fondazione San Zeno La Fondazione San Zeno finanzierà interamente il progetto per l’integrazione scolastica dei bambini Rom presenti nel campo nomadi di Boscomantico. È stata l’assessore alla Cultura delle differenze, Stefania Sartori, a comunicare ieri, nel corso di una riunione straordinaria della Giunta, la decisione presa dal Consiglio di amministrazione della Fondazione promossa da Calzedonia. Lo stanziamento è di 115 mila euro e il progetto finanziato riguarda l’anno scolastico in corso. «Questi fondi», commenta l’assessore Sartori, «serviranno a supportare l’accompagnamento, il tutoraggio e l’intervento dei mediatori culturali. Si tratta di azioni fondamentali per garantire la frequenza costante e proficua dei bambini Rom alle attività didattiche e soprattutto ad evitare che la classe risenta di questi inserimenti». L’assessore fa inoltre sapere che «grazie a questi fondi, potranno essere liberate risorse comunali per il progetto, della durata di 18 mesi, per l’inserimento lavorativo degli adulti, con iniziative di formazione professionale nelle aziende». Entrambi i progetti sono gestiti dal Don Calabria. Attualmente nel campo di Boscomantico si trovano circa 70 adulti e altrettanti bambini, molti dei quali in età scolare. (e.s.)
Rif: L'Arena
Di Fabrizio (del 13/12/2005 @ 09:10:17, in scuola, visitato 1974 volte)
Pochi fondi per l'integrazione in aula Preoccupante il divario nei tassi di promozione tra alunni italiani e stranieri. Oggi sul Sole 24 Ore
Aumentano gli alunni stranieri nelle scuole italiane, ma non i fondi stanziati per favorire la loro integrazione. È il chiaroscuro tratteggiato del Sole 24 Ore nella consueta pagina del lunedì sull'immigrazione realizzata in collaborazione con Stranieri in italia.
Lo scorso anno scolastico gli alunni stranieri hanno superato quota 360mila, con un aumento del 56% rispetto a due anni prima.
Il loro inserimento nelle scuola non è però indolore, come dimostra il divario nei tassi di promozione tra italiani e stranieri. Nel 2001/02 è stato promosso il 77% degli stranieri (contro l'84% del totale), mentre nel 2003/04 la percentuale è scesa al 72,6%, contro l'85% che si è registrato sul totale degli alunni.
Ogni anno il ministero dell'Istruzione stanzia 53 milioni di euro per "realizzare interventi mirati alla lotta all'emarginazione scolastica nelle aree a forte processo migratorio". Risorse previste dal contratto degli insegnanti, che però scade nel 2006. I sindacati hanno chiesto al Miur l'impegno a garantire lo stanziamento fino al rinnovo.
Altri stanziamenti sono legati a progetti specifici, che ad esempio prevedono l'impiego di mediatori culturali e facilitatori linguistici. Ma "le riduzioni degli organici che hanno colpito 34mila posti nel 2002 hanno inciso anche qui", denuncia la Flc-Cgil.
Succede così che nell'istituto comprensivo Gianni Rodari di Baranzate (Milano), dove gli alunni stranieri sono il 35% del totale, non c'è nessun mediatore linguistico a facilitare il loro inserimento. "Alle materne il problema è relativo perché i bambini imparano in fretta e già a febbraio tutti riescono a comunicare," spiega la preside Maria Fiorenza Lombardi "la questione si complica alle elementari e alle medie, quando ai ragazzi si chiede di fare cose più complesse".
Una scheda realizzata dall' avv. Mariangela Lioy, il nostro esperto in immigrazione, spiega le tappe principali per l'iscrizione a scuola dei ragazzi stranieri, dal riconoscimento dei titoli di studio alla scelta relativa alla frequenza dell'ora di religione. Come ogni settimana, il Sole 24 Ore pubblica infine uno scadenzario fiscale in inglese, romeno e arabo, dedicato agli imprenditori stranieri in Italia.
(5 dicembre 2005)
EP
RELAZIONE SULLA SCOLARIZZAZIONE DEI MINORI ROM NELLE SCUOLE MATERNE, ELEMENTARI E MEDIE DELLA REGIONE CAMPANIA
I Rom a Napoli e nella Campania
In Campania, a fronte delle presenze tradizionali di Rom italianizzati e perfettamente integrati nella società locale, esistono circa 3000 Rom di origine ex-Jugoslavia, in prevalenza dasikhané (dei sottogruppi Mrznarja, Kanharija e Banguleshd) con una minoranza di Musulmani (khorakhané). Le loro condizioni abitative sono quasi dappertutto disastrose (baraccopoli), con alcune significative eccezioni come il nuovo campo attrezzato di Secondigliano a Napoli, che presenta però vistosi problemi di isolamento e gestione. Un ottimo villaggio attrezzato è stato recentemente aperto a Caivano e un altro è atteso a Giugliano, dove esiste il più grande insediamento di baracche dopo quello di Scampia (rispettivamente, circa 600 e 800 persone). Per i circa 1000-1500 Rumeni presenti nella provincia esiste, allo stato attuale, un solo Centro di Accoglienza Comunale a Napoli, la Scuola “G. Deledda” di Soccavo.
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Scuola materna ed elementare a Napoli
A cinque anni dall'inizio del progetto comunale Napoli-Zona Nord gestito dall’Opera Nomadi di Napoli (oggi ribattezzato “Attività specifiche per minori rom ed extra-comunitari”), la percentuale di minori rom che frequenta le scuole materna ed elementare a Napoli con una certa regolarità è del 50% circa. La percentuale scende a circa il 20 % nella scuola media, per i motivi che ben conosciamo: necessità di contribuire all’economia familiare, per le femminucce al menage domestico e in più, precoce avviamento al matrimonio.
Le scuole interessate a Napoli, tra Scampia e Secondigliano, sono la Pascoli II (elementare e media), l'80°, l'87° e il 10°. Qualche altra scuola del Centro accoglie i minori rom abitanti in zona, ma non avendo progetti in queste scuole, l’O.N. non ha un monitoraggio di queste frequenze.
Il numero di bambini iscritti è salito quest'anno (2005-2006) a 264. Il principale ostacolo alla frequenza è rappresentato dalla necessità economica della famiglia, che impiega i bambini per il mangel. Le inadempienze vengono gestite dagli operatori dell'Opera Nomadi, che avvisano e sollecitano costantemente le famiglie sulla necessità di rispettare i "Patti di cittadinanza" istituiti con il Comune di Napoli, in particolare riguardo l'obbligo di iscrizione/frequenza dei minori. Per fare sì che gli O.D.S. inviati dalla scuola sui casi di dispersione più eclatanti abbiano un esito positivo, l’Opera Nomadi lavora a stretto contatto con l’assistente sociale di Scampia, in modo da concordare insieme interventi fattivi e non inutilmente repressivi.
L'Opera Nomadi dà anche sostegno logistico e consulenza per i bambini rom rumeni iscritti a Soccavo (6 alle elementari).
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Scuola media a Napoli
A Napoli, la frequenza nella scuola media di alunni Rom è estremamente limitata (25 iscritti, di cui 7-8 frequentano più o meno con regolarità). Data l’esiguità delle risorse a disposizione dell’O.N., in passato solo poche ore sono arrivate a questa fascia così delicata del processo di scolarizzazione. L’O.N. di Napoli sta attualmente cercando di intervenire su questa fascia di dispersione con un progetto comunale ad hoc sul campo di Secondigliano, relativo all’alfabetizzazione degli adolescenti e finalizzato al conseguimento della terza media. Laddove in passato è stato realizzato, si é riusciti a intervenire con qualche risultati in questa sacca di dispersione.
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Fuori Napoli
Fuori Napoli, la sezione napoletana della nostra associazione, quella di Caserta e quella di Giugliano hanno attivato percorsi di scolarizzazione sulle comunità locali, pur tra mille difficoltà e ostacoli.
A Caivano è iniziata la scolarizzazione di circa 30 minori rom del gruppo Crna Gorja del Montenegro, con accompagnamento scolastico.
A Caserta, circa 30 bambini frequentano in varia maniera la scuola elementare, dove l’Opera Nomadi locale svolge attività di mediazione con le famiglie e sta per mettere in campo dei laboratori interculturali.
A Giugliano, il progetto dell'Opera Nomadi locale, prevedente l'accompagnamento e la mediazione per circa 70 bambini rom va avanti ormai da 2 anni.
25 bambini rumeni erano stati iscritti a Casoria (v. Lufrano), dove recentemente c’è stato uno sgombero di 400 persone, ma per mancanza di accompagnamento comunale, il diritto allo studio di questi bambini non è stato adeguatamente sorretto e incoraggiato.
E’ difficile seguire le situazioni sparse della provincia napoletana, dell’avellinese e del beneventano, dal momento che non sono in atto progetti in queste zone. Nel Salernitano era stato iniziato un discorso di scolarizzazione dei minori rom slavi locali, ma le difficoltà dell’Opera Nomadi locale hanno fatto sì che anche qui il monitoraggio fosse discontinuo.
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Attività svolte dall'Opera Nomadi riguardanti l'alfabetizzazione primaria e l’intercultura
Accompagnamento scolastico (legge 285/'97): quest'attività costituisce a tutt'oggi il grosso del progetto 285 di cui si è detto. Attualmente l'accompagnamento dei circa 240 alunni rom nelle diverse scuole di Secondigliano e Scampia (circa la metà frequentano con una certa regolarità) viene svolto coi pulmini donati dal Banco di Napoli all’Opera Nomadi e guidati da operatori rom. Gli operatori italiani e rom sono coinvolti in una difficile e paziente opera di mediazione con le famiglie rom, si preoccupano anche di sollecitare le famiglie su punti delicati come l'igiene, eventuali pediculosi o altre affezioni/infezioni, la certificazione dopo l’assenza per malattia, il materiale scolastico e le inadempienze.
Laboratori interculturali e di sostegno dell'alfabetizzazione (legge 285/'97): tale attività viene svolta in tre scuole di Secondigliano, l'87° (Don Guanella), l'80° e Pascoli II. In tali scuole sono state organizzate attività di sostegno all'alfabetizzazione in un'ottica interculturale che, spesso, vengono eseguite in condizioni di grande precarietà logistica dovuta anche alla mancanza cronica di spazi. Tali laboratori prevalentemente linguistici hanno l'importante funzione di colmare l'evidente lacuna di una programmazione didattica differenziata, tarata sulle esigenze specifiche dei minori rom, che sono in parte diverse da quelle degli alunni italiani. I bambini rom presentano infatti dei condizionamenti che sono dovuti alle precarissime condizioni igienico-sanitarie e abitative, nonché al carattere orale della loro cultura. E' dunque importante che la loro frequenza scolastica sia seguita e monitorata nel tempo da operatori qualificati che cercano anche di dare un taglio interculturale all'alfabetizzazione (con l’obiettivo di arrivare in prospettiva a un apprendimento bilingue: italiano/romanes). Fondamentale è infatti che gli alunni rom non dimentichino la loro lingua, il Romanés, le loro tradizioni e i loro costumi. L’Opera Nomadi ha anche costantemente introdotto attività ludiche, grafico-pittoriche, espressive e musicali sulla storia, la lingua, la cultura del popolo rom, con interventi mirati sul gruppo classe e in presenza delle maestre. Quest’anno, in una delle scuole, la Pascoli II, è partito un piccolo laboratorio di circo sulle tradizioni del popolo rom.
Doposcuola (legge 285/'97): le attività di doposcuola, svolte nel Campo Nuovo, presso il centro sociale B o presso le varie case del campo, è condotto a stretto contatto con il lavoro svolto a scuola, spesso dagli stessi operatori. Tali attività hanno coinvolto una ventina di bambini, dai 6 agli 11 anni, corrispondenti alla fascia di età della scuola elementare, a vario titolo bisognosi di sostegno per l'alfabetizzazione e l'integrazione scolastica. L'attività è stata condotta, per quanto possibile, anche in romanés, madrelingua dei bambini rom.
Progetto di aggiornamento per docenti sulla scolarizzazione di minori rom: svolto a Giugliano, in collaborazione con l'Opera Nomadi locale, ha interessato nell’anno 2004-2005, una ventina di insegnanti di vari circoli di Giugliano e altrettanti operatori sociali e tutors del Comune di Giugliano e dell'Opera Nomadi locale.
A Napoli, a tutt’oggi, non si è ancora vista un tale iniziativa e se ne sente fortemente la mancanza.
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Criticità e principali difficoltà incontrate
Le difficoltà riscontrate, nell’interfaccia scuola-famiglie rom, sono legate alle condizioni igieniche spesso precarie, alla diffidenza delle famiglie Rom verso l’istituzione dei gagé, da sempre ostile al loro popolo, alla mancanza in alcune scuole della provincia o della regione di progetti calibrati sulle esigenze di questi bambini e all'assenza di corsi di aggiornamento specifici per insegnanti e operatori del settore. Parecchie scuole non approvano più i progetti interculturali per mancanza di fondi o di personale o, più semplicemente, perché non ritengono che dalla cultura rom si possa imparare qualcosa.
A parte una mediatrice rumena, mancano, inoltre, in Campania, mediatori culturali rom, formati ufficialmente con un Corso Regionale, che intervengano nei rapporti con le maestre e nella promozione di un clima favorevole all’apprendimento e vicino al vissuto dei piccoli Rom. I pochi mediatori che in passato si era riusciti a formare con enormi sforzi sono fuggiti in nord-Italia per problemi con la comunità rom ortodossa, ma anche per la discontinuità dei pagamenti e la mancata valorizzazione a livello locale del loro importantissimo ruolo interculturale.
In generale, bisogna dire che nel processo di scolarizzazione, come è stato portato avanti in questi anni in Campania, manca molto la concezione del lavoro in rete, in un’ottica di fattiva collaborazione interdisciplinare ed interistituzionale. A livello cittadino napoletano, è venuto ad esempio meno il tavolo interistituzionale "Scolarizzazione minori rom e immigrati", che costituiva un punto di riferimento per gli operatori del settore, anche per rilevare e discutere gli eventuali punti di criticità dei progetti e del lavoro svolto in comune. Si spera a breve che questo momento di raccordo venga ripreso, perché costituiva un validissimo momento di confronto e riscontro.
Questo discorso di lavoro in rete riguarda tuttavia, crediamo, anche il livello centrale e sovraregionale, e a questo proposito sarebbe forse utile una maggiore attenzione da parte degli organi centrali (Ministero. Sovrintendenze) sul livello di rendimento del processo di scolarizzazione, che non può essere sostenuto solo dall’associazionismo. La costituzione di un Ufficio Centrale e Regionale per il Monitoraggio sarebbe a questo proposito, un validissimo strumento per la rilevazione dei dati (iscrizione, frequenza, successo scolastico), allo scopo di migliorare la qualità dell’offerta formativa rivolta ai piccoli rom. A livello centrale, inoltre, si avverte comunque, nell’immediato, l’esigenza di un monitoraggio da parte del Ministero dei risultati conseguiti, magari attraverso apposite ricerche messe in campo con l’IRRSAE o altri enti di ricerca/formazione.
Un’altra scelta intelligente sarebbe, a nostro avviso, quella di raccomandare, fermo restando l’autonomia delle singole scuole in fatto di curricola, l’adozione di offerte curricolari che contengano, in una certa percentuale, elementi tratti dalla storia, dalla lingua e dalla cultura rom. Spesso, infatti, si può dire che viene completamente trascurata o sottostimata la legittima esigenza di una programmazione interculturale, vale a dire che accolga spunti della cultura rom all’interno del curricolo o delle attività extra-curricolari. In questo senso, una revisione della legge 482 del ’99 sulle minoranze linguistiche, in direzione di un’inclusione del Romanes tra le lingue minoritarie da proteggere o tutelare, apporterebbe enormi benefici al lavoro svolto sul campo dagli operatori.
A distanza di circa 5 anni dall’inizio dei progetti dell’Opera Nomadi con il Comune di Napoli e a 2 dall’inizio dei progetti con Giugliano, in definitiva, si riconoscono indubbi risultati nell’affermazione del diritto allo studio dei minori extra-comunitari di etnia rom. L’iscrizione e l’accoglienza sono ormai prassi consolidate, a Napoli, come in parecchi casi nella provincia.
D’altro canto, la percentuale di frequenza (regolare) di circa il 50% (e del 60-70% saltuaria), come anche i dati riguardanti il successo scolastico (60-70% dei casi di promozione, ma con criteri che a volte andrebbero meglio verificati), impone l’esigenza di una valutazione complessiva del lavoro svolto insieme nelle scuole. I risultati ottenuti in termini di rendimento (livello complessivo di alfabetizzazione, capacità strumentali base, socializzazione) sono, infatti, a nostro avviso, inferiori alle aspettative, in alcune delle scuole dove si collabora, nonostante gli sforzi enormi messi in campo dall’Opera Nomadi con le poche risorse a disposizione. Quello che serve è un maggiore coordinamento a livello locale (orizzontale) e locale-centrale (verticale), con una maggiore capacità di monitoraggio dei risultati e delle criticità, una maggiore valorizzazione della lingua e cultura rom in sede curricolare, metodologico-formale e contenutistica, e un maggiore dispiegamento di risorse, in senso sia finanziario che di investimenti nella formazione del personale.
Napoli, 30 novembre 2005
Di Fabrizio (del 11/12/2005 @ 00:42:16, in scuola, visitato 2607 volte)
da Gente Veneta
Un progetto durato tre anni, con preside, insegnanti, istituzioni e operatori abbondantemente coinvolti, pensato per far convivere i sinti e il mondo della scuola. Tre anni raccontati in un filmato. Cosa accade? Il filmato parte e parla di giochi, laboratori, giornalini e siti internet, ma dei sinti neanche l'ombra. Stessa scena in una giornata di festa, durante l'anno, nel cortile della stessa scuola: i bambini giocano, i genitori guardano e alcuni operatori del Comune, giunti per l'occasione, vengono invitati a riconoscere i sinti del campo nomadi tra gli altri bambini. Questi aguzzano la vista, ma niente da fare. Eppure sono sedici i giovani inquilini delle roulotte che stanziano a meno di un chilometro, nel noto campo nomadi di via Vallenari. Un numero che non è una novità per la scuola elementare Francesco Baracca di Mestre, che per più di una generazione è stata considerata "la scuola degli zingari", e che ora dà a tutti una lezione di innovazione e dignità: «I sinti non si vedono perché sono come tutti gli altri - dicono oggi insegnanti e operatori - si mescolano con gli altri bambini e stanno bene, e sono loro ad insistere coi genitori dicendo: "vogliamo andare a scuola"». E inoltre partecipano alle gite scolastiche, si fermano il pomeriggio, e in barba alla tradizionale incompatibilità tra "zingari" e società, vivono la scuola come la "loro" scuola, senza sentirsi necessariamente minacciati o estranei. E' infatti questo il risultato principale dimostrato dal progetto "Minori Sinti", presentato mercoledì 30 novembre nel convegno "Scuola di convivenze" presso l'elementare Virgilio di Mestre e realizzato in alcune classi della scuola elementare Baracca, con l'appoggio del preside Lucio Pagnin, di insegnanti come Nerio Bellemo e Antonio Perazzi, e in collaborazione con altri e diversi enti: il Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune, il Servizio Adulti Etam-Animazione di comunità e territorio e la Cooperativa Sociale Gea. Una rete che ha "intrappolato" saldamente non solo i ragazzini in classe - sinti e non sinti, coinvolti tutti insieme in attività di gioco e di lavori di gruppo in orario scolastico per migliorare il senso di appartenenza e la collaborazione - ma anche i genitori e lo stesso campo nomadi, terreno di azione degli operatori di Comune e associazioni che hanno sostenuto da un parte i ragazzi, aiutandoli con attività extrascolastiche e nei compiti, e dall'altra i genitori: «A loro abbiamo fornito una rappresentazione della scuola- conferma una operatrice - visto che la maggioranza dei genitori non l'ha mai frequentata». Abbandoni, bocciature, assenteismo, e grosse difficoltà di convivenza: sono questi i principali problemi che riguardano la presenza dei ragazzini sinti nelle scuole. Ma il nodo principale, così come avviene per molte altre etnie, sta soprattutto nelle differenze culturali, che il progetto ha cercato di sfruttare e di comprendere. Un buon esempio per tutti quello della elementare Baracca, commentano anche i servizi educativi e la municipalità di Mestre, un progetto utile ma anche strettamente urgente e necessario ormai in molti altri istituti, viste le difficoltà che soprattutto nelle scuole medie insegnanti e famiglie quotidianamente incontrano, con ragazzini poco gestibili «che a 14 anni già in famiglia sono considerati adulti», ha sottolineato anche Domenico Canciani, psico-pedagogista intervenuto al convengo, «e che soffrono di grosse lacune sul piano dell'istruzione». Dunque, un consiglio per insegnanti e genitori? «Rivolgetevi ai servizi già attivi» propone per esempio Radiana Gregoletto dell'Etam, denunciando le scuole che chiudono le porte agli operatori e negano il problema : «Oggi proprio le scuole di periferia - com'era un tempo la Baracca, dice la Gregoletto - hanno da tempo constatato questa problematicità, e sono le più avanzate. Mentre nelle scuole di centro Mestre ora c'è la disperazione».
Maria Paola Scarmuzza
Tratto da Gente Veneta , no.46 del 2005
Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 07:24:22, in scuola, visitato 1814 volte)
La persistente segregazione nelle aule scolastiche come manifestazione tangibile delle paradossali divisioni della Bosnia di Dayton. Il caso della scuola di Prozor/Rama. Sullo sfondo la disastrosa condizione del sistema dell'istruzione Di Mirna Skrbic*, Transitions Online, 24 novembre 2005 (titolo originale: "Together but separate") Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
da sucar dromL’Istituto di Cultura Sinta in collaborazione con l’Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova e il Settore Servizi Sociali del Comune di Mantova organizza un'esposizione di lavori pittorici e di ceramica realizzati dai bambini sinti residenti a Mantova.
La mostra sarà inaugurata domenica 11 dicembre 2005 alle ore 15.00, presso il Centro Culturale Giovanile ARCI TOM, in via Tom Benetollo n.1 a Borgochiesanuova di Mantova. Il pomeriggio sarà allietato da un gruppo musicale sinto e da un rinfresco.
Sabato 17 dicembre 2005 dalle ore 16.00 saranno proiettate le riprese realizzate dalla dottoressa Bacchi e dal professor Sola. La mostra chiuderà il 23 dicembre 2005. Finalità del progetto denominato in lingua sinta “Farba e Ghia” (colori e canzoni) è dare visione alle differenti interpretazioni della realtà e dare spazio a differenti modi di comunicare la propria identità culturale. Riteniamo che ciò possa contribuire a dare fiducia ai minori dei propri mezzi espressivi e della validità del confronto paritario con le altre culture. I lavori pittorici eseguiti dai minori nascono come completamento scenografico del progetto di “laboratorio teatrale” realizzato durante l’anno scolastico 2004-05. Le sculture ceramiche sono il frutto di un lavoro che la dottoressa Maria Bacchi e il professore Andrea Sola hanno strutturato in questi ultimi mesi seguendo un metodo di creatività e auto-narrazione proposto ai minori sinti. L’esposizione intende valorizzare tali lavori e proporli come valida alternativa didattica da condividere con insegnanti ed educatori; quindi vorrebbe essere un momento di coinvolgimento sia per le famiglie dei bambini impegnati nel progetto sia per il resto della cittadinanza mantovana, divenendo così occasione di una reciproca conoscenza.
Di Fabrizio (del 03/12/2005 @ 05:24:31, in scuola, visitato 1898 volte)
Il comune di Elsinore, il 22 novembre scorso ha deciso la chiusura dell'ultima classe separata
destinata ai bambini Rom.
Sinora queste classi segregate erano poste sotto l'ombrello delle "scuole per la gioventù", che avevano studenti, insegnanti, materiale scolastico, aule in affitto dalla scuola pubblica, uns sitema educativo che aveva sollevato proteste da parte della nostra associazione
"Romano", anche sotto il profilo della costituzione danese.
Ci è stato riferito che il direttore del dipartimento giovani del comune, Bjarne Pedersen, ha giustificato la chiusura dicendo "Tanto non funzionava comunque!!" (Det virker jo alligevel ikke!).
Riteniamo che la semplice chiusura non sia sufficiente! A quegli studenti va data ora la possibilità di recuperare la programmazione scolastica che non hanno avuto sinora, così che possano uscire di scuola con la stessa qualifica degli altri. Chiediamo anche un'adegiuato indenizzo a quelle famiglie i cui figli hanno subito un'educazione dequalificata, perché erano a tutti gli effetti studenti della scuola pubblica. Secondo la legge, la responsabilità è del comune. Similmente, ci sono stati casi di genitori (danesi) di bimbi dislessici, che hanno fatto causa al comune per la scarsa qualità dell'educazione scolastica fornita ai loro figli!
A Elsinore ci sono 250 Rom, su poco più di 5000 in tutta la Danimarca, con grosse difficoltà a trovare impieghi adeguati, molti raggiungono a fatica metà del reddito minimo. Questa situazione li ha portati a una generale disillusione sul sistema in generale, che da un lato frena la frequenza scolastico e dall'altro si traduce nella sfiducia della società nei loro confronti. La chiusura delle principali fabbriche di Elsinore (cantieri navali, birrerie e manifatture di stivali in gomma) e la mancanza di politiche comunali di reimpiego, li ha allontanati dall'economia ufficiale.
Secondo la Costituzione danese, lo stato è tenuto a fornire lavoro a chi ne ha bisogno, oppure ad intervenire col "social welfare", ma i governi più recenti non hanno
approntato politiche del lavoro e di riconversione industriale, mantenendo nel contempo ai margini i 40.000 immigrati di arrivo più recente. Se da un lato il governo predica "l'integrazione", dall'altro aumenta i tagli agli investimenti e alla formazione professionale e al sistema scolastico. I dati sono reperibili su www.jobnet.dk.
Già nel 1997 il sindaco di Elsinore rifiutò un progetto EU per la
qualificazione dei Rom disoccupati nel settore turistico, progetto che era stato
annunciato nel Nord North Sealand (si stima avrebbe portato 1 milione di
visitatori annui nel castello di Krongborg).
I Rom hanno lunga tradizione di convivenza tra le esigenze delle loro
famiglie allargate - sia autoctone che di provenienza oltre-confine - con la
complessa burocrazia che regola visti e permessi, sicurezza, lavoro nel campo
alimentare e dello spettacolo a livello internazionale, produzioni audio e video
ecc. ma di rado possiedono documentazione su carta delle loro capacità o
possono presentare un c.v. Il progetto avrebbe potuto rimediare a ciò.
A dispetto dei loro innegabili talenti musicali, ai Rom viene rifiutato
l'accesso ai lavori in campo culturale, musicale e dei media - e sono
"forzatamente attivati" nel taglio o la cura degli alberi, nel
trasporto delle pietre o nei lavori domestici, e spesso i servizi sociali
municipali tagliano l'assegno sociale per risibili motivi.
Un gran numero di proteste sono state indirizzate al Comitato per le Proteste
per un Equo Trattamento Etnico, patrocinato dall'Istituto Danese per i Diritti
Umani - "organo" stabilito dall'art. 13 della Direttiva CEE 43/2000.
Tra le lamentele raccolte, una riguardava proprio l'uso di scuole differenziali
per i Rom, che secondo l'agenzia ministeriale della giustizia di Copenhagen, non
aveva carattere discriminatorio. (ndr. confronta Danimarca
su Pirori). L'agenzia ministeriale si occupa di verificare l'attività delle
autorità locali. "Romano" portava
a testimonianza il fatto che in questo tipo di scuole, i ragazzi impiegavano
soltanto 3 libri di testo per un programma della durata di 9 anni. Inoltre, gli
studenti terminavano il corso di studi, senza disporre del diploma finale,
indispensabile al conseguimento della cittadinanza per naturalizzazione - altra
forma discriminante verso quei bambini nati in Danimarca da genitori con
passaporto straniero o senza nazionalità.
"Romano" aveva anche compilato
un'ulteriore protesta al Comitato per violazione dell'art. 7 della Direttiva CEE
43/2000, che richiama al rispetto e alla piena informazione verso i soggetti
(individuali o collettivi) che chiedano indagini sul trattamento etnico.
Eric Støttrup Thomsen "Romano" Kongevejen 150 3000 Helsingør 49 22 28 11 www.romano.dk
da Sucar Drom
L'Opera Nomadi Sezione di Milano ha pubblicato l'anno scorso il libro Porrajmos, le persecuzioni di Rom e Sinti in Europa. Quest'anno propone uno spettacolo partendo dalle testimonianze dirette, presenti nel libro, di Sinti e Rom sopravvissuti alla persecuzione razziale fascista e nazista. Una proposta rivolta alle scuole, e non solo, per conoscere uno sterminio dimenticato, perpetuato su base razziale .
PORRAJMOS breve scheda dello spettacolo teatrale
Quella che il popolo ebraico ci ha insegnato a chiamare Shoah, in lingua romanés si chiama “Porrajmos”. Una parola che pochi conoscono ma che in italiano si traduce con annientamento, distruzione, divoramento. I popoli rom e sinti hanno patito sofferenze atroci durante il nazismo e il fascismo: fino ad oggi, solo alcune centinaia di migliaia sono le vittime accertate, ma la maggior parte degli storici concorda sull’impossibilità di fornire cifre definitive, anche perché i Sinti e i Rom divorati dall’universo concentrazionario nazista, devono venir aggiunti quelli uccisi o comunque perseguitati, ad esempio con la pratica della sterilizzazione coatta o con la prigionia nei campi di detenzione, nei territori occupati di tutta l’Europa. Come sempre “non nel numero delle vittime, ma nell’ideologia stessa che sottende l’idea di discriminazione, di persecuzione, di sterminio, si annida il crimine”: Ebrei, Sinti e Rom, oppositori politici, omosessuali, testimoni di Geova, handicappati, malati psichici sono morti insieme nelle camere a gas, in ragione di un atto finale che costituisce l’epilogo logico e “necessario” dell’ideologia razziale. Anche il regime fascista fu direttamente responsabile della persecuzione razziale contro i Rom/Sinti e collaborò attivamente al Porrajmos, sia nei confronti degli italiani e stranieri insediati sul territorio nazionale, sia ai danni dei gruppi rom dei paesi occupati dal nostro esercito. Tragiche ed emblematiche sono le testimonianze delle efferatezze compiute dagli ”italiani brava gente” in zona jugoslava, riportate alla luce anche dagli studi più recenti. L’assenza, nel nostro paese, di una esplicita legislazione razziale riconducibile ai Rom e ai Sinti, utilizzata per negare le responsabilità del regime e la continuità con gli orrori che si andavano perpetrando in Europa, non deve trarre in inganno. L’ampia discrezionalità nell’applicazione estensiva di alcune norme anti-ebraiche e il ricorso a disposizioni prefettizie e delle questure in materia d’ordine pubblico, di fatto, fornirono i presupposti per l’applicazione di una politica razziale nazionale che consentisse vessazioni, limitazioni della libertà di circolazione, rastrellamenti, internamenti nei campi di prigionia italiani, nonché il trasferimento nei lager nazisti di alcune migliaia di Rom e Sinti italiani e stranieri.
In occasione della “Giornata della Memoria 2006”, Opera Nomadi di Milano presenta la lettura spettacolo “Porrajmos”, attraverso testimonianze autentiche e una scelta di poesie d’autori Rom, in grande parte inedite in Italia, per ricordare lo sterminio “dimenticato”.
Ci hanno fatto entrare dal portone e ci hanno fatto uscire dal camino, dice una canzone Rom. A 60 anni da Auschwitz, forse il portone non è stato ancora chiuso.
Un’iniziativa rivolta innanzitutto ai giovani, alle scuole medie e superiori e alle università, al mondo della cultura, alle istituzioni e all’opinione pubblica con l’obiettivo di far luce sul Porrajmos del popolo rom e sinto.
Il tempo avanza e la trasmissione delle testimonianze diventa sempre più difficile ma questa è, di fatto, la strada da percorrere per consentire la ricostruzione dei tragici eventi di quegli anni, a maggior ragione in un ambito sociale che, ignorato dalla storiografia ufficiale, ha affidato quasi esclusivamente alla narrazione orale la trasmissione della propria storia e cultura, e conseguentemente della propria identità. Per quanto riguarda la “società maggioritaria”, è anche qui necessario ribadire la necessità di uno sforzo di conoscenza per restituire a tutti noi la consapevolezza della reale portata delle persecuzioni patite dalle comunità sinte e rom d’Europa, ricostruendo le radici giuridico-normative (e quelle, pur sedicenti, medico-scientifiche) impiegate per legittimare una discriminazione che anche per i Rom/Sinti è stata razziale e che, pure in Italia, fu tutt’altro che episodica e marginale. Occorre ricordare che ancora oggi i Rom e i Sinti continuano ad essere le Minoranze Etniche Linguistiche a più alto rischio di esclusione sociale, anche quando sono cittadini italiani e vivono in condizioni di relativa o compiuta sedentarietà, ma continuano ad essere “costretti” a non dichiarare pubblicamente la propria appartenenza e identità per aggirare il pregiudizio diffuso che li circonda. E questa, per quanto grave e inaccettabile, è solo la parte più “riconoscibile” di uno scenario sociale ben più ampio e complesso, a livello nazionale ed europeo, che alimenta pericolosamente la discriminazione e il razzismo tra i popoli, lungo un percorso storico di violente discriminazioni che, ieri come oggi, non appaiono essersi interrotte nei confronti dei popoli rom e sinti.
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Lo spettacolo dura un ora e un quarto circa. Sul palco: due attori e tre musicisti. Le esigenze tecniche: impianto luci base (possibilità di attacco di corrente 380) e collegamento impianto amplificazione. Gradita possibilità di proiezione video.
Proposta economica: - 2 attori teatrali, - 3 musicisti. Per le esigenze tecniche: impianto luci base ( possibilità di attacco di corrente 380) e collegamento impianto amplificazione. Gradita possibilità di proiezione video. Costi: 1.600,00 IVA esente
per contatti diretti Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Milano via Archimede n.13, 20129 Milano telefono 02 84891841 cellulare 339 3684212 operanomadimilano@tiscalinet.it
Di Fabrizio (del 15/11/2005 @ 04:48:17, in scuola, visitato 2187 volte)
Da WikipediaSull'origine della parola "Zingari" e le sue variazioni nei diversi paesi. (peccato che sia in turco, e non so dire di più, ma se qualcuno ne capisse, me lo faccia sapere, grazie)
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