Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 26/05/2009 @ 09:04:38, in Kumpanija, visitato 1791 volte)

Da Roma_Daily_News

Grazie al lavoro dell'UNICEF in Uzbekistan, i membri della comunità rom conoscono ora i pericoli dell'HIV e chiedono attivamente il parere medico - By Matthew Taylor

TASHKENT, Uzbekistan, 20 maggio 2009 – Yurunatuz è una comunità rom a Margilan, Uzbekistan. L'uso di droghe per endovena è comune, come la mancanza di conoscenza sull'HIV. Su una popolazione di 810, 10 sono morti recentemente di AIDS.

Halida, che lavora con l'UNICEF, sta aiutando attivamente la comunità nella prevenzione dell'HIV/AIDS. Sogna che un giorno i residenti di Yurunatuz affrontino apertamente la questione dell'HIV e pongano fine all'uso di droghe per endovena. Lavora per la Clinica Numero Quattro e recentemente ha ricevuto formazione per la campagna sponsorizzata dall'UNICEF. I Rom una volta andavano dai guaritori tradizionali per curare le loro malattie. Ora vanno da lei.

"Sono un gruppo molto unito ed ora credono in me, singolarmente e come gruppo," dice.

Partner nella qualità di vita

Yurunatuz è una comunità tra le tante in cinque regioni che stanno ricevendo appoggio dall'OnG "Hayot Sifati Hamrohi" (che significa Partner nella qualità di vita) assistita dall'UNICEF. L'OnG aiuta persone come Halida ad aumentare la consapevolezza sull'HIV e cambiare gli atteggiamenti per fermare la sua diffusione.

L'UNICEF sta anche lavorando in tutto il paese per combattere i recenti scoppi di HIV che si ritiene siano il risultato di pratiche mediche insalubri. Ha spedito equipaggiamento medico nella provincia orientale del Namangan.

L'equipaggiamento è anche sulla strada per la vicina provincia di Andijian.

Risposta immediata

Il nuovo equipaggiamento- inclusi kit medici monouso che riducono il rischio di trasmissione accidentale dell'HIV - è parte della risposta immediata dell'UNICEF in appoggio agli sforzi del governo per combattere l'HIV/AIDS in queste regioni, migliorando la sicurezza dei pazienti nelle istallazioni sanitarie.

"Il kit monouso è il primo passo vitale nel rendere più sicura la sanità e combattere l'HIV/AIDS nell'est. La nostra risposta comune è stata rapida. Naturalmente siamo qui per aiutare in tutte le aree per fermare la diffusione dell'HIV in Uzbekistan," ha detto Mahboob Shareef, rappresentante locale dell'UNICEF.

Una serie di misure più ampie sono state concordate per affrontare l'HIV e le tematiche relative nelle regioni. Includono un piano d'azione con le autorità regionale per la prevenzione dell'HIV tra le donne, bambini ed adolescenti, come pure per un miglior trattamento e cura delle donne e dei bambini affetti da HIV.

Fiducia stimolante

Nel frattempo, la fiducia che Halida ha stimolato nella comunità rom, ha portato a diagnosticare e trattare nuovi casi.

"Una madre era preoccupata perché suo figlio aveva l'HIV, dato che si drogava parecchio," dice. "Mi ha chiesto di aiutare suo figlio a fare un test HIV, ed il ragazzo è risultato positivo. Da allora è stato seguito e curato."

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Di Fabrizio (del 26/05/2009 @ 08:58:59, in media, visitato 1504 volte)

Da Roma_Francais

L'artista fotografa serba Tijana Pakic Feterman in questo momento espone a Belgrado le sue foto di giovani zigane che Bajram Haliti ha visitato e apprezzato:

Tijana PAKIC-FETERMAN espone attivamente dal 2000 in Serbia e nel mondo (Austria, Danimarca, Francia, Russia). Questo ultimo lavoro intitolato ČAROLIJE è una serie di ritratti-foto di giovani zigane dai 7 ai 15 anni, realizzate all'interno delle bidonville di Belgrado dove vivono.

Čarolije è una parola serba che si traduce letteralmente per magie. In questo preciso contesto, Čarolije designa l'incanto, il carisma e l'aura di queste giovani donne che trapassano l'obiettivo.

L'apparenza e la postura di queste damigelle zigane fanno direttamente riferimento alle foto delle riviste di moda. Si evitano così gli stereotipi dei foto-reportage sulla rappresentazione delle minoranze zigane (cattive condizioni di vita, povertà, discriminazione). L'artista porta avanti il paradosso delle foto di moda, dell'elitismo e del glamour, confrontato alla bellezza naturale e magiche di queste ragazze gitane. Il gioco continua con la scelta di utilizzare la luce naturale e dei decori imperfetti (drappi ripassati male, mal piazzati) per accentuare il fatto che non si tratta di vere foto di moda, ma di ritratti realizzati in uno studio fotografico improvvisato in mezzo alla bidonville, e che rappresentano le ragazze come sono.

Le questioni di nazione, d'appartenenza etnica e religiosa, particolarmente nelle regioni dell'ex-Jugoslavia sono sempre alla frontiera del tabù, e fotografare la popolazione rom, come comunità che non è particolarmente integrata in queste società è una tematica sfruttata unicamente attraverso degli stereotipi. La novità che l'artista apporta col suo lavoro è giustamente di trasporre queste giovani rom nel glamour del mondo della moda, propone così di interrogarsi abbordando elementi di riflessioni sulla tematica proposta.

Queste giovani non sono mai sposate, condizione obbligatoria perché possano essere fotografate in questa maniera, cosa che le rende, loro ed il progetto nell'insieme, ancora più esclusivo.

Sito: http://tijanapakicfeterman.free.fr/carolije.html

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Di Fabrizio (del 25/05/2009 @ 09:50:52, in media, visitato 2130 volte)

Da Roma_Benelux

Link e video su Euronews.net (ulteriori notizie QUI)

La televisione pubblica ceca ha ritirato la trasmissione di uno spot della campagna del Partito Nazionale di estrema destra. Questo spot per le europee parlava di una soluzione finale alla questione rom. Il governo l'aveva condannato come un incitamento all'odio razziale. Il presidente della Commissione per i media si felicita di questo ritiro:

"Proporre una soluzione finale, evidentemente ricorda qualcosa. E penso che nonostante la legge, in questo caso debba applicarsi una legge superiore, la legge morale. sono molto felice che oggi si sia messo da parte questo annuncio", ha spiegato.

In questi ultimi mesi, gli episodi di violenza contro la comunità rom si sono moltiplicati nella Repubblica Ceca. Il Partito Nazionale non è il solo ad alimentare il razzismo. I neonazisti del Partito Operaio organizzano regolarmente marce anti-rom e sperano di passare anche loro alle elezioni europee.

La comunità rom del paese rappresenta dall'1,6 al 3% della popolazione e si dice vittima di discriminazioni in materia di alloggio, istruzione, impiego o di cure.

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Di Fabrizio (del 25/05/2009 @ 09:10:16, in Europa, visitato 1609 volte)

Da Nordic_Roma

Helsingin Sanomat First published in print 16.5.2009  Il sindaco Pajunen vuole una nuova legge per proibire l'accattonaggio By Jussi Pajunen (sindaco di Helsinki)
Un libro di Kimmo Oksanen pone il fenomeno nel contesto europeo

Un nuovo libro del giornalista Kimmo Oksanen, Kerjäläisten valtakunta – Totuus kerjäävistä romaneista... ja muita valheita (Il Regno dei Mendicanti - la Verità dei Rom Mendicanti e Altre Bugie) è un libro di mio gradimento.

Non è una proclamazione. Non contiene alcuna singola verità.

Pone un fenomeno che esiste di fronte ai nostri occhi nel quadro europeo di riferimento. E, soprattutto, racconta dei Rom che mendicano, che sono tra noi. Sta al lettore tirare le conclusioni. Il testo si divide in due parti: Finlandia ed estero.

Per me, gli eventi ad Helsinki ed in Finlandia sono riportati circa nella stessa maniera che ho sperimentato nel mio ruolo di Sindaco di Helsinki.

Gli eventi partono dall'inizio del 2007, quando Romania e Bulgaria diventano membri della UE. Un gruppo di Rom mendicanti dalla Romania ha fatto sbarco ad Helsinki.

Nelle nostre strade siamo costretti a testimoniare ad un fenomeno estero. Qualcosa che è familiare a chi ha viaggiato, ma nel contempo è strano vederlo sui nostri marciapiedi.

Molti sentono che è un affronto alla società del welfare che noi apprezziamo così tanto. "Qui nessuno deve mendicare."

Oksanen da una faccia ai mendicanti Rom. Sono persone proprio come noi. Persone che hanno sviluppato il loro proprio modello per sopravvivere nei secoli. Mendicare è la loro professione. Mendicare non è illegale in Finlandia.

Non tutti i Rom sono mendicanti. La maggior parte di loro sono cittadini ordinari che soffrono povertà e discriminazione.

Questo appare nella parte del libro che riguarda la Romania. Ci sono anche gruppi di Rom che commettono crimini.

Secondo Oksanen, non ci sono segni di una più vasta invasione di crimine Rom. In altri paesi europei è norma.

Una parte interessante del libro riguarda un paragone tra le nostre azioni e la realtà di certi paesi europei. Si stima che ci siano circa 200 mendicanti Rom in Finlandia. In Italia, le stime parlano di 70.000 Rom dalla sola Romania.

Paura e fenomeni razzisti contro gli immigrati scuotono le fondamenta della democrazia in quel paese. Qui in Finlandia, e ad Helsinki, siamo molto lontani [da quei fenomeni].

I mendicanti nelle nostre strade sono una parte minima rispetto all'Italia. Fortunatamente per noi.

Il libro dettaglia la storia dei mendicanti nelle nostre strade. Da una parte, la storia della gente che mendica e dall'altra, le reazioni ufficiali a questo fenomeno.

I diversi dipartimenti della Città di Helsinki sono perciò in una posizione chiave. Posso dire di provare un tiepido senso di orgoglio che molti incaricati cittadini hanno reagito prontamente alla forte crescita della popolazione migrante nella nostra città.

E' una buona idea di essere proattivi. Così agendo, possiamo essere preparati a confrontarci con un aumento dei crimini. D'altra parte, tenere la questione in forte considerazione può avere un effetto diretto nel prevenire l'aumento ulteriore del fenomeno dell'accattonaggio.

Oksanen descrive le reazioni dei vari gruppi ai mendicanti che arrivano nel nostro paese. Da molti quartieri inaspettati arrivano resistenze.

Il fatto che loro stessi non vogliano avvalersi dei nostri servizi di welfare, per molti è duro da capire.

Ho smesso di pensare quanto del nostro modello di welfare si è inavvertitamente mutato dall'essere un benefattore ad essere sistema chiuso.

Kimmo Oksanen offre una vasta considerazione nel suo libro alla domanda su come aiutare i Rom nel loro paese. E' facile concordare col suo pensiero. Il Consiglio Cittadino di Helsinki recentemente ha approvato la strategia per l'attuale termine elettorale, richiedendo la progettazione di una responsabilità globale della città.

Il mio personale punto di vista sull'accattonaggio per strada è chiaro. Non voglio che questo tipo di professione si radichi qui. Non è parte della nostra cultura.

Sarebbe bene se l'accattonaggio fosse contro la legge. Sfortunatamente non abbiamo cercato e testato le ordinanze cittadine a nostra disposizione . Sarebbero uno strumento più flessibile. "Non si può mendicare o sollecitare".

Ma... ogni mendicante Rom deve avere lo stesso valore di ogni altro essere umano. Potrebbe essere uno di noi. Ognuno di noi potrebbe essere uno di loro.

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Di Fabrizio (del 24/05/2009 @ 09:47:54, in Italia, visitato 2555 volte)

Ricevo da Watching the Sky Group

COMUNICATO STAMPA - Gruppo EveryOne: "I dati che diffonde sono immaginari e rientrano in una vergognosa propaganda. Siamo costernati di fronte alle esternazioni xenofobe del Pd milanese, basate su vili pregiudizi nei confronti di una minoranza tutelata nell'Unione europea. Presenteremo un esposto alla Procura per istigazione all'odio razziale".

Milano, 22 maggio 2009. La sezione milanese del Partito Democratico, in controtendenza rispetto alla sinistra europea, scaglia un attacco contro i Rom a Milano, giudicando le azioni di polizia e le innumerevoli espulsioni attuate durante la giunta Moratti come "una politica per la sicurezza inesistente".

"Il sindaco, dopo la visita di Maroni," afferma la consigliera del PD Carmela Rozza, "ha sostenuto che i Rom a Milano, sarebbero scesi da 5.000 a 3.500 in un anno. Non è vero, perché sono ancora più di 5.000". Ma al Pd non basta contestare i numeri. "Violando le Direttive europee e la stessa Carta dei diritti fondamentali nell'Ue," spiegano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, leader del Gruppo EveryOne, " gli esponenti del Pd milanesi, per bocca del loro capogruppo Pierfrancesco Majorino, sollevano ancora riguardo ai Rom un'emergenza sicurezza che è solo una vile strumentalizzazione politica. I Rom a Milano sono meno di 2.500 e sono in continuo calo. I dati forniti dal sindaco sono molto più vicini alla realtà. Il Pd dovrebbe protestare contro le azioni poliziesche simili a pogrom, che colpiscono a un ritmo quotidiano famiglie innocenti, mettendole in mezzo alla strada e causando una morìa di esseri umani, soprattutto fra i bambini, donne incinte, malati". In effetti, visitando gli insediamenti autorizzati e quelli cosiddetti "abusivi", si fa fatica a raggiungere le 1.500/2.000 unità. "Ma non è tutto, " prosegue EveryOne, "perché almeno mille fra i Rom che sopravvivono a Milano circondati da odio razziale, violenza e abbandono, vorrebbero rientrare in patria, ma non hanno il denaro per rinnovare i documenti e pagarsi il biglietto. Abbiamo chiesto personalmente, durante incontri faccia a faccia, all'onorevole Gianfranco Fini, Presidente della Camera, e all'onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario del ministro dell'Interno, di stanziare fondi per rendere possibili i rimpatri volontari. A Milano, bastavano 150 mila euro. Li hanno negati, ma ne hanno stanziati 10 milioni per mettere in sicurezza i campi-ghetto e sgomberare brutalmente e senza alternative sociali gli insediamenti ancora esistenti". I dati sulla presenza dei Rom sul territorio milanese derivano da un attento e preciso monitoraggio, confermato nel corso delle visite che il Gruppo EveryOne ha condotto recentemente a Milano, accompagnando due delegazioni di studiosi, politici e attivisti con il massimo grado di competenza sulla cultura e la vita del popolo Rom nell'Unione europea: da Viktoria Mohacsi a Istvan Fenyvesi, da Katalin Barsony alle rappresentanze dell'OSI, dell'ERRC e del Coordinamento Sa Phrala. Il Gruppo EveryOne ha inviato una lettera di protesta ai vertici del Pd italiano e del Pse contro le dichiarazioni degli esponenti del Pd milanese, improntate alla calunnia etnica e all'istigazione all'odio razziale. Contemporaneamente, hanno presentato un esposto presso la Procura della Repubblica di Milano prefigurando gli estremi degli stessi gravi reati contro l'umanità.

Gruppo EveryOne
roberto.malini@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com
www.annesdoor.com
331 3585406

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Di Fabrizio (del 24/05/2009 @ 09:47:14, in scuola, visitato 1823 volte)

Data di pubblicazione dell'appello: 14.05.2009

"Cosa significa per te scuola speciale?" "Scuola speciale è la scuola zingara."
(Bambina rom di 12 anni, allieva della scuola elementare speciale di Pavlovce nad Uhom)

Ogni bambino ha diritto all'istruzione senza discriminazione. In Slovacchia, un gran numero di bambini rom vede negato questo diritto.

La maggior parte è obbligata a frequentare "scuole speciali" o classi per bambini con disabilità mentali, o viene segregata in scuole o classi ordinarie per soli rom, dove studiano un programma ridotto in un isolamento virtuale dagli altri alunni. Studi indipendenti stimano che circa l'80% dei bambini che frequentano le scuole speciali della Slovacchia sono rom.

Le scuole speciali destinate a bambini con disabilità mentali forniscono ai bambini rom programmi di qualità inferiore e ridotti. Esiste uno scarto di quattro anni tra i programmi delle scuole primarie speciali e ordinarie, ciò significa che i bambini di dieci anni nelle scuole primarie speciali apprendono un'alfabetizzazione di base.

"Nella settima classe della scuola speciale ho imparato le stesse cose che avevo imparato nella scuola ordinaria"
(Ragazzo rom di 14 anni, che si è scoperto essere collocato erroneamente in una scuola speciale).

Una scuola speciale di Pavlovce nad Uhom è una delle scuole segregate di fatto in Slovacchia dove il 99,5 % dei circa 190 alunni sono bambini rom. Secondo una ricerca di Amnesty International, questa non è un'eccezione. L'Organizzazione teme che il modo in cui sono condotti gli accertamenti e i criteri utilizzati per collocare un bambino in una scuola speciale possano equivalere a una discriminazione, poiché, di fatto, non tengono conto delle differenze culturali e linguistiche.

Amnesty International ritiene che in Slovacchia migliaia di bambini rom siano collocati erroneamente in scuole speciali o segregati in scuole per soli rom.

Il fallimento del governo slovacco nel fornire un'istruzione adeguata a tutti i bambini rom compromette il loro futuro nel campo dell'istruzione e nelle prospettive lavorative e aumenta la marginalizzazione e la povertà delle persone di etnia rom.
Amnesty International sollecita il governo slovacco a porre fine alla discriminazione razziale nell'istruzione e ad affrontare le gravi violazioni del diritto all'istruzione per i bambini rom.

 Guarda il video sui bambini rom in Slovacchia (in inglese)

Firma subito l'appello

Dušan Čaplovič
Deputy Prime Minister for Human Rights and Minorities
Sekcia ľudských práv a menšín, Úrad vlády Slovenskej republiky
Nám. slobody 1
813 70 Bratislava
Slovakia
Fax: +421 2 52 491 647
Email:
podpredseda@vlada.gov.sk 

Egregio Vice primo ministro,

Le scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione circa l'alto numero di bambini di etnia rom segregati in scuole e classi speciali in Slovacchia.

Secondo la nuova Legge sulla scuola, la discriminazione nell'istruzione, particolarmente la segregazione, è illegale. Tuttavia, nessuna misura è stata ancora presa per assicurare che questa proibizione sia attuata nella pratica. La esortiamo, quindi, a rivedere il mandato del Centro nazionale slovacco per i diritti umani al fine di assicurare che si conformi agli standard degli altri organismi sui diritti umani che monitorano la legge anti-discriminazione e la sua attuazione. Il Centro dovrebbe avere l'autorità avviare indagini proprie, di indagare sulle denunce individuali e raccomandare soluzioni; di monitorare e sanzionare la segregazione.

La sollecitiamo, inoltre, a raccogliere in modo sistematico i dati, disaggregati in base al genere e all'etnia, importanti per poter monitorare la portata della segregazione e riuscire ad eliminarla.

Inoltre, La esortiamo a definire la categoria degli studenti di provenienza da ambienti socialmente svantaggiati, termine comunemente usato per i bambini rom, in modo che si possano distinguere dagli studenti con disabilità mentali. Nessun bambino senza una reale disabilità mentale provata dovrà mai più essere collocato in una scuola speciale.

Le ricordiamo, infine, che la scuola elementare speciale nella cittadina di Pavlovce nad Uhom resta una scuola segregata per soli rom; molti bambini di etnia rom vi sono stati collocati erroneamente e si vedono negare un'istruzione di qualità. Siamo a conoscenza del fatto che questo caso è giunto all'attenzione del governo slovacco, la sollecitiamo, dunque, a cogliere questa opportunità e ad assicurare che il nuovo anno scolastico metta fine all'istruzione segregata per i bambini rom di Pavlovce nad Uhom.

La ringraziamo per l'attenzione.

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Di Fabrizio (del 24/05/2009 @ 09:14:02, in Italia, visitato 1625 volte)

Dal blog del circolo Pasolini di Pavia

Lunedì 25 maggio 2009 ore 11.30 presso il Naga in via Zamenhof 7a

"Ordinanza storica del TAR di Milano sui sinti italiani di Gambolò: accolto il ricorso presentato dal Naga e sospeso lo sgombero coattivo. Le differenze sono una ricchezza culturale da tutelare, non da tollerare."

Intervengono:
Pietro Massarotto avvocato e presidente del Naga
Franco Ovara Bianchi cittadino italiano di origine sinti, residente in Gambolò

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Di Fabrizio (del 23/05/2009 @ 09:44:23, in musica e parole, visitato 2030 volte)

"Che tu possa essere sano e fortunato" è il saluto che sinti, rom, gitani si scambiano ad ogni incontro. Ed è lo stesso saluto che ha aperto, alla facoltà di lettere di Palermo, la presentazione di "Yek dui trin..Rou(t)e", il libro che raccoglie racconti, esperienze e progetti con il popolo Rom di Palermo. Cinque anni di incontri, di timori superati, di battaglie,o difficili da racchiudere in 130 pagine. Sfogliandole però si entra in uno spaccato di vita e si varca la soglia del pregiudizio e del luogo comune per entrare nella cruda esistenza di una comunità che giorno dopo giorno prova a difendere identità e radici e cerca una cittadinanza negata nonostante 20 e più anni di residenza. "Venite a dormire nel nostro campo per due o tre giorni per conoscerci" è l’invito provocatorio di Hasan Salihi, musicista rom kossovaro, rappresentante della comunità di Palermo. "Trovereste tante sorprese ma vi imbattereste anche con i nostri nemici: i topi, le fogne a cielo aperto, l’assenza totale di servizi".

La parola residente, cittadino suona strana e sembra quasi il tradimento di quella che comunemente è considerata la vocazione di questo popolo:il nomadismo. "Anche questo è un pregiudizio duro a morire" spiega Alexian Santino Spinelli, docente di cultura rumena all’università di Chieti, poeta e musicista rom( in foto). "In realtà il popolo romanì è una nazione senza territorio, ma in Italia ben il 70% dei rom vi risiede stabilmente". Il professore fa un excursus storico delle vicende del suo popolo e racconta la fuga dall’India, le persecuzioni sotto il nazismo, il loro sterminio sotto l’indifferenza di tutti. "Quale è stata la nostra arma di difesa? Una mano tesa che chiede insistentemente. Chiede l’elemosina per sopravvivere, ma chiede anche una sicurezza, domanda una patria e una dignità negata". Le parole cadono come macigni nell’aula magna di lettere, dove alcuni operatori sociali denunciano l’assenza delle istituzioni e l’utilizzo improprio delle risorse che la comunità europea ogni anno destina ai campi nomadi. "Solo per Roma vengono assegnati due milioni di euro ogni anno: ho chiesto case per la mia gente e anche per i romani, ma nessuna risposta è mai arrivata, ci si disperde in mille progetti che non risolvono i nostri problemi". "In realtà manca il coraggio di passare da una società multietnica ad una comunità interculturale dove i rom non sono mediatori, ma rappresentanti di un popolo e protagonisti del loro presente", conclude Nazzareno Guarnieri, rom abruzzese, presidente della Federazione italiana rom e sinti. A Palermo in questi cinque anni si è molto investito in questa direzione, dai tornei sportivi, ai laboratori di conoscenza, alla lotta alla dispersione scolastica, ma molto resta da fare per sollevare questo velo che inevitabilmente separa la città dal campo.

Manca il coraggio di mettersi in cammino al fianco di questo popolo e forse la presentazione di questo libro prova a tracciare un sentiero comune percorribile da tutti: rom e palermitani insieme, provando ad essere per una volta tutti "figli del vento", come cantava De Andrè.

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Di Fabrizio (del 23/05/2009 @ 09:21:05, in Europa, visitato 1570 volte)

Da Roma_Francais

Gli "Zigani" ritrovano pezzi di memoria Swissinfo.ch par Isabelle Eichenberger

Passaporto svizzero di Thedo ed Anna B. annullato nel 1931 e mai rinnovato (Archivi federali svizzeri)

La Svizzera non è mai stata tenera con la "sua" gens du voyage e s'è superata durante la II Guerra per liquidare il problema degli Zigani che scappavano dallo sterminio nazista. Un libro infine chiarisce questa zona d'ombra della politica dei rifugiati.

Primo caso illustrato: l'attuale presidente dell'associazione yéniche di Svizzera, Robert Huber, è stato internato nel penitenziario di Bellechasse a 17 anni, in mezzo ai criminali, giusto perché faceva parte di questa minoranza di "asociali".

Secondo caso: Anton Reinhard, giovane Sinto tedesco rifugiato in Svizzera, espulso nel 1944 verso la Germania, dove fu ucciso nel 1945.

"Perseguitati già sotto l'Ancien Régime, gli Yénich e gli altri "Zigani" hanno sofferto molto nel XX secolo. Con l'arrivo del nazismo, la discriminazione s'è mutata in persecuzione". Thomas Huonker è uno dei migliori specialisti della gens du voyage in questo paese.

Assieme a Regula Ludi, ha scritto "Roms, Sintis et Yéniches – La 'politique tsigane' suisse à l'époque du national-socialisme", per la Commissione indipendente di esperti "Svizzera - II Guerra mondiale" (CIE).

Alla  pubblicazione del rapporto finale nel 2002, la CIE aveva rinunciato a tradurre i suoi studi in francese ed italiano. Ora è cosa fatta grazie alle Edizioni Pace Deux.

Fonti rare

Le pubblicazioni su questa popolazione sono rare come le fonti ufficiali, perché gli "Zigani" hanno una tradizione orale ed erano registrati solamente sui registri della polizia (che sono segreti). Questo statuto giuridico particolare fa sì che gli storici lavorano soprattutto con le testimonianze. Inoltre, le famiglie spesso sono state separate e le tradizioni familiari perdute. Bisogna quindi rendere omaggio alla pazienza dei due storici.

A differenza dei Rom e dei Sinti di origine indiana, gli Yénich sono una minoranza autoctona dalla notte dei tempi e si stima che il 10% sia ancora nomade. "Sono cittadini svizzeri dal 1851, ma sono rimasti una sospetta" spiega Thomas Huonker. E poi "dal 1926 c'è stata quell'azione Enfants de la Route de Pro Juventute per neutralizzare gli Yénich e sterilizzarli, separare le famiglie ed affidare i bambini a famiglie o case d'accoglienza".

Thomas Huonker, storico e specialista degli Yénich (swissinfo)

"Razze straniere"

Quanto ai Sinti e ai Rom, sono stati ugualmente sospetti ed indesiderabili. "Sono stati sistematicamente cacciati dalla Svizzera, tranne tra il 1848 e il 1888," prosegue lo storico. "Dal 1906, la frontiera per loro si è chiusa e non avevano il diritto di viaggiare in treno. Le autorità non volevano questo gruppo culturale nel paese. Questa terribile tradizione è durata sino al 1972 e non si è interrotta neanche durante l'Olocausto."

Questa gente è stata assimilata alle "razze straniere" della dottrina ariana dei nazisti. Le autorità svizzere erano informate delle persecuzioni, ma non hanno lo stesso accordato l'asilo alla gens du voyage. Hanno continuato ad espellerle e sterilizzarle.

"Erano sottoposti ad una procedura di registrazione," prosegue Thomas Huonker. "Gli uomini erano internati per mesi nei penitenziari (a Witzwil, Bellechasse, ecc.) o in clinica psichiatrica e la loro famiglia nelle case dell'Armée du Salut o della Caritas. Li si riuniva solo per espellerli."

Un'antica maledizione

Perché questo accanimento? Per Thomas Huonker, è il problema classico delle minoranze, un'antica maledizione, come quella degli ebrei o degli indigeni nei paesi colonizzati. "Una volta rinchiusi nello stereotipo della minoranza senza voce, è molto difficile uscirne perché i pregiudizi persistono, la maggioranza insiste nel trattarli da stranieri." Questi meccanismi sociologici perseguitano la gens du voyage.

Le cose hanno cominciato a cambiare negli anni '70, dopo la denuncia dello scandalo di Enfants de la route. Ma è occorso tempo. Solo nel 1987 il presidente della Confederazione, Alfons Egli, ha presentato scuse ufficiali alla gens du voyage. Adesso resta loro da ritrovare il loro passato sparpagliato ai quattro venti.

"Gli Yénich hanno domandato ricerche ufficiali dal 1975. Si sono dovuti attendere vent'anni perché cominciassero. In effetti ci sono state resistenze ad aprire gli archivi, soprattutto da parte della Pro Juventute, delle polizie cantonali e delle istituzioni psichiatriche", racconta lo storico.

Lo yénich è stato riconosciuto come una lingua nazionale ma, politicamente, questa minoranza è assente dal paesaggio. "Provano a fare parlare di loro per difendere la loro perpetua ricerca di terreni d'accampamento (vedi QUI ndr), ma non sono rappresentati nelle istanze politiche, come gli Uranais o gli Appenzellois. Ce ne sono uno o due nei Grigioni che hanno responsabilità comunali, ma si definiscono come grisoni, non come yéniche", spiega ancora Thomas Huonker.

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Di Fabrizio (del 22/05/2009 @ 09:49:13, in casa, visitato 1719 volte)

Il Messaggero.it

ROMA (21 maggio) - È stato arrestato dagli agenti della polizia municipale lo zingaro Sinti, di origine italiana, Pietro Setrow, di 38 anni, che stamani, nel tentativo di opporsi alla demolizione della villa abusiva in costruzione a Fontana Candida e di proprietà della sua famiglia, ha minacciato di suicidarsi.

Per bloccare l'uomo dal portare a termine gesti estremi, uno degli agenti diretti dal comandante Antonio Di Maggio, è rimasto ferito. L'uomo dovrà rispondere di aggressione e lesioni a pubblico ufficiale.

«Hanno colpito noi perché siamo zingari. Qui tutti hanno costruito in modo abusivo, tutti hanno pagato qualcuno, anche chi oggi è qui ad abbattere la nostra casa, anche i vigili urbani, perché non vedesse. Non abbiamo più pagato e ci hanno colpiti». È lo sfogo di uno dei componenti la numerosa famiglia di sinti italiani. La villa abbattuta avrebbe dovuto «ospitare una trentina di persone del clan». Gli zingari hanno spiegato di avere comprato il terreno in quella zona «perchè ci avevano detto che si poteva costruire abusivamente e, infatti, tutti sono abusivi».

La villa di circa 300 metri quadrati e del valore di circa 900 mila euro, era già stata sequestrata tre volte. L'edificio era stato poi dissequestrato per l'abbattimento alcuni giorni fa dal pm Assunta Cocomello della procura di Roma.

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