Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 21:05:53, in conflitti, visitato 2305 volte)

Milano, leggo con stupore e dolore sul sito di Emergency, della morte di Teresa Sarti, moglie di Gino Strada e anima dell'associazione. Per ricordarla, ripubblico una sua intervista di parecchi anni fa, quando Emergency era appena nata, intervista rilasciata al bollettino rom Il Vento e il Cuore

I mondi dei Rom e degli "stanziali" tendono a comunicare tra loro il meno possibile, di solito ci si sopporta. Ma qualche volta le due realtà si cozzano violentemente e la realtà degli altri irrompe nel tuo mondo.

E' sera e il tempo promette pioggia. Il campo è povero, come quelli che vedete in televisione. Tanti bambini che ci guardano, curiosi e timorosi. I più piccoli in braccio. C'è il fuoco acceso, parliamo a fatica
Sono razzisti
Una cosa così, io non voglio neanche crederci...
Non gli basta come viviamo, vogliono ucciderci...
Io mi ricordo quello che diceva mia madre della guerra, e degli aerei americani che buttavano le bombe a forma di caramelle...

Inverno 1995,: vicino a Pisa due bambini allungano le braccia per ricevere un pacco regalato loro da un automobilista. Ma questo pacco è un dono avvelenato: perché contiene una bomba che scoppia, portandosi via i loro occhi e le mani. Due mesi prima era successo un fatto simile. Le strade della solidarietà, come quelle dell'odio, si incrociano quando meno te l'aspetti, ma i frutti che ne nascono rimangono a lungo. Ecco un'intervista che effettuammo in quei giorni. Siamo andati a parlare con un'associazione che ha sede a Milano, e che ogni giorno si occupa di guerre e delle sue vittime. Quanto segue è il riassunto del nostro colloquio con la signora Strada

EMERGENCY, la nostra associazione, si occupa di soccorso alle vittime civili di guerra. Opera con medici e chirurghi. Oggi i soldati combattono, ma sono i civili, le persone indifese a subirne le conseguenze. Il 90% dei morti e dei feriti di una guerra o di una guerriglia non fa parte di nessun esercito: ma pagano il prezzo dei bombardamenti nelle città e nelle campagne, delle carestie, delle retate degli eserciti e dei banditi, degli scoppi delle mine antiuomo. In certe zone un soldato non solo viene pagato, ma ha anche molte più possibilità di un abitante, di un medico o di un volontario, di salvare la pelle.

Gino Strada, il fondatore di EMERGENCY, opera da otto anni come chirurgo in zona di guerra. Può essere l'Afghanistan o il Ruanda, o la Bosnia e dice "Sono stanco di vedere ogni giorno madri e bambini senza occhi o braccia, curarli, sapendo che nessuno potrà ridargli quello che hanno perso e che domani avrò ancora da visitare altre donne e bambini, in un ambulatorio senza corrente, magari senza medicine e anestetici".
Siamo stati conosciuti l'anno scorso, con la partecipazione al "Maurizio Costanzo Show". Abbiamo parlato non solo degli orrori delle guerre, ma abbiamo portato prove per denunciare chi arma gli eserciti, chi permette di uccidere o mutilare. I maggiori produttori di armi sono fabbriche dell'ex Unione Sovietica, della Cina e dell'Italia, oltre naturalmente ai loro governi. Spinto dell'interesse per quell'intervento in televisione, il governo italiano si è impegnato per abolire il commercio delle mine antiuomo.

Cosa sono le mine antiuomo? I bombardieri ne lasciano a migliaia per volta sul terreno, hanno forme innocue, magari assomigliano alle farfalle o ai giochi, sono colorate vivacemente. Quando qualcuno le calpesta o le raccoglie scoppiano, magari non subito, e sono fatte per mutilare gli arti e gli occhi. La gente lo sa, sa che il terreno intorno è seminato a morte, ma deve raccogliere la legna o pascolare gli animali. Così per sopravvivere rischia ogni giorno.

Queste mine resistono anche per decine d'anni, sono armi poco costose (circa Ł. 10.000 l'una) alla portata anche degli stati più poveri. Il ragazzo mutilato non può più produrre, per tutta la vita dovrà essere curato e mantenuto. Il mondo è pieno di queste mine, che si confondono con l'erba e i sassi, vengono trascinate a valle dalle piogge. La loro presenza fa continuare la guerra anche dopo anni che le ostilità sono cessate.

A mia figlia sono venuti i brividi quando ha sentito dell'attentato di Pisa. I pensieri si affollano in testa: il colpire non visti, carpire la fiducia dei bambini con un involucro per giocattoli, prendersela con chi non può difendersi e togliere loro l'unico mezzo per sopravvivere... Senza parlare di una paura più generale che riguarda il popolo Rom: cosa fare se non si può neanche lavare i vetri ai semafori e chiedere il pane per strada? Come fidarsi ancora di chi offre qualcosa?

...eppure, il giorno stesso abbiamo ricevuto una telefonata da Pisa: era un gruppo che già voleva fondare una sezione di EMERGENCY, ci diceva che dopo quel fatto ce n'era ancora più bisogno.

Una chiacchierata non risolve niente. Lo sforzo è cercare una nota positiva...forse la voglia di non arrendersi che traspare dai discorsi della signora Strada. Forse la conferma che i Rom, da bravi "ultimi della classe", sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
In quei giorni la gente era attenta, curiosa, presente, i membri di EMERGENCY erano continuamente chiamati a parlare nelle scuole. Proprio per le scuole, stava partendo la campagna presentata dal personaggio a fumetti LUPO ALBERTO. Il Belgio per primo mise al bando le mine-antiuomo, poi convegni, accordi, mezze verità, parecchi passi avanti.
Ma cosa succederebbe se questo interesse venisse a mancare? Ecco il senso del titolo di allora: SIAMO TUTTI ZINGARI! Non ricordarti di loro e della maggioranza del mondo solo quando ne parlano i giornali. Che faccia piacere o no, la vita continua...

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Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 09:01:49, in media, visitato 1554 volte)

Da Roma_Daily_News Del fatto, o fattaccio, se ne è parlato QUI. OK, ne hanno parlato tutti, compreso il Corriere della Sera. Ma, per completezza d'informazione, come ha reagito la società rumena?

Il 25 agosto, Madonna si è esibita a Bucarest di fronte a circa 70.000 persone. Secondo i media locali, la sua performance è stata perfetta e tecnicamente impressionante. Mentre le opinioni sulle qualità vocali di Madonna rimangono tante e contraddittorie, i Rumeni si sono riuniti nel sentirsi oltraggiati dalle sue coraggiose dichiarazioni, fatte durante lo show, dove si è espressa contro la discriminazione verso la popolazione rom e gli omosessuali nell'Europa Orientale.

Persino noi, che teniamo sotto controllo e combattiamo l'antisemitismo in Romania dal 2002, siamo stati sorpresi dal fronte comune assunto dai media locali contro i punti di vista di Madonna sull'argomento: articoli su "l'arroganza  e l'impudenza di Madonna nel venire in Romania ed esprimere il suo appoggio agli Zingari" e "non abbiamo bisogno del parere di Madonna su cose simili" sono opinioni comuni che hanno preoccupato i media nei giorni seguenti.

E così, una leggenda vivente il cui arrivo era stato anticipato con grande entusiasmo è diventata una stella caduta, quasi una persona non grata, solo perché ha espresso il suo punto di vita su questioni che sono anche le nostre preoccupazioni: discriminazione ed intolleranza.

In un articolo pubblicato su un importante sito di informazione digitale, Madonna stessa diventa bersaglio di discriminazione:

"L'aliena Madonna Ciccone, mangiatrice di macaroni (macaronari) proveniente da una famiglia della Mafia italiana di New York, convertita al Talmud ed alla cabala sionista, che si è venduta allo zingaro internazionale,..." è stata la dichiarazione d'apertura di quell'articolo.

E' un caso molto rappresentativo dello stato mentale esistente in Romania, a livelli allarmanti, quando si parla di estremismo, nazionalismo, discriminazione, razzismo. Sfortunatamente la grande maggioranza della popolazione è stata cresciuta ed educata nello spirito che ha generato questa reazione contro Madonna: questo gruppo include molti di quanti sono a carico delle istituzioni statali responsabili nel combattere questi fenomeni. E' per questo che non vediamo nessuna reale azione sviluppata per educare la popolazione contro l'intolleranza e il bigottismo, e la situazione continua a deteriorarsi.

Il programma educativo di cui parliamo dev'essere a lungo termine, continuo, vigoroso e non condotto da politici ed opportunisti, che cercano la simpatia internazionale ed i fondi UE, ma da persone istruite che vi si dedichino, ben preparate sull'argomento e che non siano soggetto di pressioni politiche e sociali.

Un programma simile rimarrà senza risultati o valore se non includerà la popolazione rrom, che necessita di assistenza, pazienza e determinazione per cambiare ciò che alimenta l'odio ed il razzismo in Romania.

Fino a quando un programma simile non diventerà realtà, continueremo a testimoniare contro il razzismo, la discriminazione e l'odio mostrato non solo verso le minoranze, ma anche verso quanti hanno il coraggio di ergervisi contro.

La Romania si considera un paese ben educato con diritto di parola: il diritto ad essere rozzi, offensivi, persino carichi di odio verso gli altri, è visto come sacro, particolarmente quando la popolazione in generale ha opinioni simili. Anche quando le vittime di discriminazione, intolleranza o odio cercano di difendersi o di contrastare queste parole ed azioni velenose, premono per un'azione legislativa, le loro reazioni sono considerate un attacco alla libertà di parola ed un attacco al popolo rumeno.

Nessuna donazione di denaro, nessuna dichiarazione politicamente corretta, nessuna simpatica riunione o cena accademica, porterà il cambio di cui parliamo: saranno azioni inefficaci che serviranno solo a renderci comodi mentre la corrente dell'odio etnico continua a scorrere, non sminuita, attorno a noi.

Un programma a lungo termine, in profondità e sostenuti dai programmi per l'istruzione, rivolto ai giovani, è la sola speranza per portare un cambio positivo nel futuro, un futuro in cui le dichiarazioni contro l'odio e l'intolleranza, come quelle di Madonna, incoraggeranno l'acclamazione ed il supporto, invece dello scherno e della condanna generali ricevuti nella settimana passata.

Marco Maximillian KATZ
National Director
MCA Romania - Centrul pentru Monitorizarea si Combaterea AntiSemitismului
THE CENTER for MONITORING and COMBATING ANTISEMITISM in ROMANIA
www.antisemitism.ro (beta version)
email: mca.romania@gmail.com
TEL: +40 (21) 3117230 FAX: +40 (21) 3117232
US FAX: +1 901 2848182 TEL VoIP: 0337300759

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Di Fabrizio (del 31/08/2009 @ 09:40:53, in musica e parole, visitato 2145 volte)

Da Roma_Italia

con il patrocinio dell’Istituto Slovacco

CANTO E DANZA ZIGANA
Gypsy singing and dance

Workshop condotto da: KALI CERCHEN
Gio 8 - Ven 9 - Sab 10 - Dom 11 Ottobre 2009 dalle 17.00 alle 21.00
presso I.A.L.S. Via C. Fracassini 60 Roma, (zona Flaminio)

Marian Balog
regista, drammaturgo, cantante, attore, danzatore e direttore del Romathan Theatre di Kosice, (Slovakia). Membro del trio vocale Rom Kali Cerchen.

Milan Godla
cantante, compositore, attore, poeta e drammaturgo del Romathan Theatre di Kosice. Membro del trio vocale Kali Cerchen.

Jaroslav Godla
cantante e danzatore del Romathan Theatre di Kosice. Cantante e chitarrista del trio vocale Kali Cerchen.

Per informazioni e iscrizioni:
Tel. 06 3236396 – 06 3611926
www.ials.org - promozione@ials.info
http://www.myspace.com/gypsyliana - http://www.kalicerchen.com/

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Di Daniele (del 30/08/2009 @ 09:34:10, in Kumpanija, visitato 2212 volte)

 (i lettori di Facebook possono vedere QUI il video in risoluzione originale)

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Di Fabrizio (del 29/08/2009 @ 09:36:20, in conflitti, visitato 2206 volte)

Da Hungarian_Roma (segnalazione precedente)

NRC Handelsblad Le uccisioni dei Rom mettono in mostra le tensioni sociali in Ungheria 26 agosto 2009 10:41

Parenti di Maria Balogh, colpita a morte il 3 agosto scorso, confortano sua madre durante i funerali a Kisleta. Photo AP
Quattro neonazisti ungheresi arrestati per la grande quantità di orribili omicidi di zingari. La minoranza rom organizza la propria difesa.
By Marloes de Koning in Gyöngyöspata

Gli uomini della comunità rom di Gyöngyöspata si alternano nel pattugliare il loro quartiere. Ogni sera alle 18 girano per il villaggio in due macchine, guidando molto lentamente attraverso le strade tortuose dove vivono i Rom.

"Le case senza recinti sono le più vulnerabili" dice Tamás Bangó, un uomo grosso e ciarliero che fa parte del gruppo vigilante a Gyöngyöspata, guidando per il villaggio. "Da alla gente un senso di sicurezza sapere che siamo qua intorno."

Nove attacchi

Tra i sedili anteriori ha un bastone metallico telescopico ed un coltello. "Non li ho mai dovuti usare, ma sono pronto," dice Bangó. Sottolinea come il suo gruppo stia nei limiti della legge. L'arma più potente del gruppo è il telefono mobile.

In apparenza, qui ci sembra ci sia poco da giustificare una simile vigilanza. Nella penombra, le case isolate ai limiti del sonnolento villaggio, ad un'ora di strada a nord est di Budapest, sembra più pacifico che mai.

Ma la comunità rom in Ungheria è terrorizzata dopo la recente serie di uccisioni. Da novembre sei Rom sono stati uccisi in nove attacchi.

L'ultimo incidente è successo il  agosto, quando una donna rom, Maria Balogh, è stata uccisa nel sonno e sua figlia di 13 anni seriamente ferita, nella città di Kisleta, nell'Ungheria Orientale.

A febbraio, un padre e suo figlio di 5 anni furono colpiti a morte mentre correvano fuori dalla loro casa a cui era stato dato fuoco, a Tatarszentgyörgy nell'Ungheria Centrale.

Venerdì scorso [21 agosto ndr] la polizia ha arrestato quattro sospettati di essere dietro alle uccisioni dei Rom. Giovedì la polizia aveva detto di aver trovato il DNA di due degli uomini in diversi posti luogo di omicidi. Ha detto che gli assassinii erano motivati razzialmente e accuratamente pianificati. Secondo i media ungheresi avevano svastiche tatuate ed erano conosciuti per il loro odio verso i Rom.

Gli attacchi hanno messo in mostra e alimentato le crescenti tensioni sociali dentro l'Ungheria.

Segregazione crescente

Nella cucina della casa di János Farkas, capo dell'Autogoverno rom nella regione, un gruppo di uomini stava discutendo animatamente. "L'Ungheria sembra pacifica," diceva Farkas, un piccol uomo con baffi ispidi ed una maglietta Puma senza maniche. "Ma nel frattempo dei bambini sono stati brutalmente uccisi. Dobbiamo organizzare la nostra difesa."

Nonostante la mancanza di statistiche credibili ci sono molti segni che la divisione tra Rom e non-Rom in Ungheria si stia ampliando.

"La segregazione sta aumentando," ha detto János Ladányi dell'Università Corvinus di Budapest, esperto di Rom. Sotto il comunismo tutti in Ungheria avevano un lavoro e le differenze sociali erano sensibili. Ma dagli anni '90 molti occupati con bassa professionalità sono stati espulsi dalle città verso i cosiddetti "villaggi ghetto", riducendo inoltre le loro possibilità di trovare lavoro.  In questa categoria gli anziani ed i Rom sono sovra-presenti.

Mentre la popolazione ungherese sta invecchiando ed assottigliandosi, la giovane popolazione rom è in crescita, dice Ladányi. In cima ai problemi strutturali viene la discriminazione e la rapida ricerca di un capro espiatorio. La crisi economica serve soltanto ad aumentare il problema.

Nelle elezioni parlamentari europei di giugno, il partito Jobbik di estrema destra ha sfiorato il15% del voto ungherese. La sua campagna elettorale si è incentrata su un duro approccio verso la "criminalità zingara".

La Magyar Garda, un gruppo paramilitare collegato  Jobbik, recentemente vietato, marcia regolarmente nei quartieri rom nelle sue uniformi bianche e nere. Secondo l'European Roma Rights Centre il gruppo sta agendo anche in alcune zone della Romania, dove la minoranza ungherese sta avendo problemi coi Rumeni (vedi QUI ndr).

"Sono inarrestabili," ha detto Tomás Polgár aka Tomcat. Polgár è l'anima di Bombagyar (fabbrica della bomba), il blog più popolare di Ungheria. Si guadagna da vivere stampando, tra l'altro, t-shirt. L'ultima commissione era della Magyar Garda. Mostra una t-shirt nera con un grande leone d'argento, mentre dei giovani dalle spalle ampie e coi capelli corti vagano per l'ufficio.

"Gli zingari devono solo rimproverare se stessi," dice Polgár. "Sono criminali e sono una minaccia per noi, la maggioranza. Fanno più bambini, ci stanno superando."

Polgár dice che non vede nell'uccidere la risposta. Gli Ungheresi che sono superiori devono prendere i Rom per mano come bambini ed "insegnargli come comportarsi". Ma nel breve termine vede più violenza, con incidenti da ambo le parti. "E' una guerra," dice.

Viktória Mohácsi, Rom ungherese e sino a giugno membro del parlamento europeo, concorda. "Mi sento come se fossi in guerra," ha detto con le lacrime agli occhi. Proprio quella mattina aveva ricevuto un'altra minaccia di morte. "Ricevo più di mille lettere di minacce ogni giorno."

I Rom si stanno auto-organizzando, dice Mohácsi, e stanno usando le veglie per le vittime morte per farlo. "I leader rom mi chiamano e dicono di volersi organizzare contro i neonazisti. Ma cosa ci si aspetta da me: una donna di 40 kg. senza armi o denaro?"

Anche se, ammette, non ci sono molte scelte. "Possiamo o armarci o scappare."

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Di Fabrizio (del 29/08/2009 @ 09:29:02, in casa, visitato 2124 volte)

Elisabetta segnala tre articoli sulla situazione a Pavia. Mi rimane la curiosità di sentire il parere di Rom e Sinti

Il secolo dei "campi" è finito
Pavia è città dell'eterno ritorno, dell'eterno errore. Essendo un meccanismo archetipico non conosce colore politico. Siamo ancora qui a discutere di "campo nomadi", di ghetti progettati congiuntamente e
con il consenso dei ghettizzati a spese di tutti i cittadini. Nella città dei Saperi non si riesce a concepire altro che lo stereotipo, il ritorno ossessivo degli stessi concetti, degli stessi errori. La giunta (Pdl) lo vuole fare, ma non sa dove; le voci citano qualche quartiere e questi per voce di esponenti del Pd fanno sapere che "no pasaran". Lo spettacolo è deprimente, i pensieri tristi, lo spettacolo di infima qualità. Eppure basterebbe ragionare sulle parole e conferire ai Sinti e Rom lo status di cittadini, come si fa per qualsiasi altro cittadino. Ma parlare di "nomadi" è troppo attraente, fa sentire tutti competenti: tu sei nomade e io ho invece le radici. E' differenza che di per sé basta a marcare un abisso e la costrizione in un ruolo blindato di centinaia di concittadini. Nel febbraio scorso ho scritto una lettera al quotidiano locale; ho espresso ciò che penso: nomadi non ce ne sono. Mi sembra che nulla sia cambiato da allora; gli stessi equivoci, le stesse misere parole, la stessa politica che non sa essere altro che il portavoce della medietà senza coscienza, senza preparazione e senza linguaggio significativo e aderente alla storia e alla memoria. Una medietà antropologica più che politica: questa dimensione sembra perduta (per sempre?). In questa città non ci devono essere nemici (che devi farti amico) - o nodi d'incaglio - che non siano i "nomadi" (anche se nomadi non sono), i quali, servendo perfettamente l'incapacità della politica d'essere protagonista e illuminata, devono persistere ad essere artatamente tali. Di seguito è l'articolo che "La Provincia pavese" dedica oggi, 27 agosto 2009, al tema "campo nomadi") e a seguire il mio intervento del 28 febbraio 2009.
Irene Campari

Il Pd: «No i nomadi al Vallone»
PAVIA. Da un lato il vicesindaco Gian Mario Centinaio - Lega - ha ribadito che una soluzione per i 450 sinti bisogna trovarla, «perché comunque sono cittadini pavesi anche loro». Dall'altro lato Tullio Baruffi, presidente del circolo di Pavia nord est del Partito Democratico è pronto a dare voce ai residente del Vallone che non vogliono il campo vicino sotto casa.
Prima lettura: Sinistra e Destra, nell'eterna divisione pro-stranieri una, contro-stranieri l'altra, si stanno scambiando i ruoli.
Seconda lettura: nella più recente divisione tra il partito radicato sul territorio - la Lega - e quello assente - la generica Sinistra, inizia a farsi sentire chi non vuole essere etichettato come assente, perché la voce dei cittadini è pronto ad ascoltarla.
E poi c'è la terza lettura, che in fondo mette d'accordo tutti: prima di prendere qualsiasi decisione in merito al campo nomadi servirà il confronto con la città.
Tullio Baruffi ha raccolto il malumore del Vallone. «C'è chi sottolinea che il valore degli immobili crollerà - spiega Baruffi - chi ha paura. Il fatto è che non si può mandare tutto al Vallone. Hanno detto che li metteranno o al Carrefour o al Bivio Vela, ma comunque graviteranno dalle nostre parti. Hanno detto che si rivolgeranno ai quartieri - continua Baruffi - ma se non ci sono più con chi parleranno? Prima di prendere decisioni chiediamo che vengano a parlare con la gente. Se un 'assemblea non la faranno loro, la faremo noi». Quel «loro» si riferisce a maggioranza e opposizione.
«E' una questione delicata quella del campo nomadi - sottolinea Matteo Mognaschi, consigliere della Lega Nord - su cui dobbiamo ancora parlare al nostro interno. E' un problema che l'amministrazione di centro sinistra non ha affrontato per anni». E la posizione del circolo Pd del Vallone? «E' strano che il Pd sia così vicino alle esigenze del territorio - dice Mognaschi - è una posizione singolare. Ma sicuramente serve un confronto con i cittadini». Ed è quello che dice anche Antonio Maria Ricci, segretario cittadino del Pd. «Una sistemazione per il campo nomadi deve essere trovata - sottolinea - tanto è vero che è nel programma che abbiamo presentato per sostenere Albergati. Indipendentemente dal colore politico, bisogna parlare con i cittadini della zona dove lo si vuole insediare. Come i nomadi hanno la necessità di trovare una collocazione adeguata, i cittadini dei quartiere devono essere incontrati. Bisognerebbe aprire un tavolo con queste comunità, associazioni, amministratori e le forze politiche - aggiunge Ricci - per evitare di creare divisioni».
Marianna Bruschi , "La Provincia pavese", 27 agosto 2009


Nomadi o no? Decidiamo sui Sinti di Irene Campari
Il tema del campo nomadi sarebbe stato argomento da affrontare nel passato entro i termini di un contesto civile che si propone una reale integrazione di gruppi solo apparentemente "diversi" da quelli radicati. Le direttive europee prevedono l'accoglimento di comunità di passaggio in luoghi attrezzati con servizi adeguati per la tutela della salute e dei diritti fondamentali. Tuttavia, le amministrazioni civiche dovrebbero decidere come considerare le comunità Sinti: sono "nomadi" o non lo sono? Quali stili di vita definiscono i cittadini "nomadi"? E' sufficiente un'autocertificazione? Il rispetto delle consuetudini delle culture e gli atteggiamenti antidiscriminatori passano tramite la chiarezza su quel punto, che deve darsi senza infingimenti o opportunismi. Una comunità che risiede in città da più di quarant'anni non può plausibilmente dirsi "nomade". Basta voler vivere in roulotte per confermarsi tali? Non mi pare altrettanto plausibile. Negli ultimi anni ho osservato piuttosto un gioco delle parti tra istituzioni locali e comunità Sinti tendente a dar per scontato quel carattere accettando la soluzione del "campo" come scontata e senza alternative. E' probabile che ci fosse una reciprocità conveniente, che però non ha fatto altro che alimentare sentimenti negativi dei cittadini pavesi "stanziali" nei confronti dei cittadini pavesi "nomadi". Da sempre presentati così, hanno attirato su di sé il pregiudizio della diversità antelitteram, quella fondata sulla proprietà della terra. Per chi è stanziale questa struttura l'habitus; chi è nomade apparterrebbe invece ad una cultura altra e sfuggente, che appare nell'immaginario antropologico come quella che minaccia i "radicati" proprietari in virtù della propria libertà dai vincoli del bene fondiario. Sarebbe ora di affrontare fino in fondo questo nodo. L'Amministrazione comunale uscente aveva stanziato 90 mila euro per un progetto
di nuovo campo per i Sinti. Non ha mai specificato dove l'avrebbe collocato.
Tantomeno lo faranno in campagna elettorale; è tema che toglie consenso. Ma rimane lì come idea territorialmente vaga, per accontentare da una parte i Sinti e dall'altra non inibirsi il favore dell'elettorato. Circa 35 mila euro sarebbero andati ad associazioni per "mediare" e fare accettare la comunità Sinti "nomade" da quella radicata. E' un circolo vizioso da interrompere. Se risiedono a Pavia da tanti anni, i figli hanno studiato qui, lavorano qui, qual è la necessità che spinge a dichiararne il "nomadismo"? I diritti sono diritti, e si realizzano anche nello spazio. I campi hanno da sempre richiamato qualche tratto più o meno marcato di "extraterritorialità", o, nei peggiori contesti, i "ghetti". Ritengo che a Pavia non si debbano più sperimentare né i primi né i secondi, come all'ex Snia. Se bisogno ci sarà di accogliere comunità indigenti di cittadini europei, saranno necessarie aree attrezzate e regolamentate per una sosta breve in attesa di soluzioni a lungo termine, per evitare che le aree dismesse diventino specchio della nostra vergogna ed incapacità di gestire l'umanità, e ciò valga anche per i rapporti tra cittadini Sinti e cittadini Rom.
Per le comunità residenti finora nei campi cittadini vedo la proposta del Prefetto Buffoni - distribuire gli insediamenti in piccole e distribuite aree - come temporanea. I cittadini europei di origine Sinti dovrebbero accedere ad abitazioni reperibili sul libero mercato. Il "nomadismo" autentico temo che si esprima con altre modalità da quelle fin qui mostrate dai nostri concittadini europei di origine Sinti. Una posizione come quella espressa disinnescherebbe anche l'uso strumentale che dei campi per le comunità Sinti potrebbe essere agevolmente fatto nell'imminente campagna elettorale.
Irene Campari, Circolo Pasolini Pavia
"La Provincia pavese", 28 febbraio 2009

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Di Fabrizio (del 28/08/2009 @ 14:51:16, in musica e parole, visitato 2005 volte)

Segnalazione di Saimir Mile

27.08.09 - 15:17

Il concerto di Madonna a Bucarest è stato segnato da un incidente: il pubblico rumeno ha fischiato la star americana che si era pronunciata contro la discriminazione verso i Rom. Madonna non ha reagito [in calce link al video]

"Sono molto contenta di essere qui," ha dichiarato Madonna ai suoi fan rumeni mercoledì sera al Parco Izvor di Bucarest. Sino allora, tutto era andato bene. Invece quando ha interrotto il suo concerto di due ore per un piccolo spot sulla non-discriminazione, i fan hanno apprezzato di meno.

"Il fatto che esista ancora molta discriminazione verso gli Zigani in Europa orientale ha attirato la mia attenzione. Ciò mi rattrista," ha confidato la cantante, accompagnata da un gruppo di musicisti zigani (vedi QUI ndr).

"Siamo tutti uguali," ha proseguito, "non bisogna discriminare ne i Rom ne le minoranze sessuali." Tra il pubblico, 60.000 persone, molti hanno allora iniziato a fischiare e urlare, altri hanno applaudito. Madonna ha resistito stoicamente e ha intonato il suo pezzo "You must love me".

Ufficialmente ci sono mezzo milione di Rom in Romania,ma in realtà ce ne sono senza dubbio di più.

(JFH avec EVZ.RO (vidéo) et Gândul)

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Di Fabrizio (del 28/08/2009 @ 09:48:17, in media, visitato 2256 volte)

Da Roma_Francais

Pathwite.com

Il film completamente nuovo di un regista ben conosciuto, Tony Gatlif, intitolato LIBERTÉ sarà presentato in prima mondiale, venerdì 28 agosto dalle 19.00 al Teatro Maisonneuve. Questa pellicola, che riguarda il destino di una famiglia zigana nella Francia occupata del 1943, mette in mostra Marc Lavoine, Marie-Josée Croze e James Thierrée nei ruoli principali.

Il destino di Taloche e degli Zigani

Inspirato da personaggi reali, LIBERTÉ racconta il destino tragico degli Zigani in Francia. E' anche una storia d'amore e d'amicizia tra due Giusti che fino alla fine tentarono di proteggere un bambino abbandonato ed una famiglia di Rom. "Ho voluto dare loro un'altra immagine di quella forgiata dal timore e l'odio, che ha condotto direttamente alle camere a gas i gitani, i manouches ed i bohémiens, popolo nomade e libero" dice il regista Tony Gatlif. LIBERTÉ ci porta sulla scia di una famiglia Zigana con il suo capo clan ed i suoi eroi, Taloche, (James Thiérrée), un bohémien fantastico ed ancora bambino nella sua testa. Nel loro periplo, saranno aiutati da due Giusti, personaggi realmente esistiti come Théodore, sindaco di un villaggio (Marc Lavoine), e Mlle Lundi, insegnante e impiegata del sindaco (Marie-Josée Croze).

Una storia da raccontare

Č a seguito di molte domande dei Rom che ha incontrato, della sua partecipazione ad un congresso internazionale dei Rom a Strasburgo ed alla lettura di un lavoro di Jacques Sigot, che Tony Gatlif ha concretizzato il suo grande desiderio di girare un film su questo popolo e dire la storia della loro deportazione. Questa pellicola riveste un carattere particolare per il regista che si interessa al questo soggetto da anni e che voleva testimoniare questo lato di storia dimenticata nei testi di storia o sui manuali scolastici.

Su Tony Gatlif

La filmografia di Tony Gatlif comprende molte pellicole che hanno ricevuto numerosi premi o che si sono distinte in occasione dei festival: Transylvania (Cannes 2006, selezione ufficiale), Exils (Cannes 2004, prezzo della messa in scena), Swing (Berlino 2002, selezione ufficiale), Vengo e Gadjo Dilo (Leopardo d'argento a Locarno nel 1997), e Latcho Drom per nominarne soltanto alcuni.

Scénario original, mise en scène et réalisation : Tony Gatlif
Avec : Marc Lavoine, Marie-Josée Croze, James Thierrée et Mathias Laliberté
Image: Julien Hirsch
Son: Philippe Welsh
Montage: Monique Dartonne

Production : Princes Productions, France 3 Cinéma, Rhônes Alpes Cinéma
Productrice exécutive : Delphine Mantoulet
Distribution : TFM
Ventes internationales : TF1 International

Festival des films du monde de Montréal
Marc Lavoine, Marie-Josée Croze et James Thierrée
dans LIBERTÉ, un film de Tony Gatlif

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Di Fabrizio (del 28/08/2009 @ 09:39:18, in media, visitato 2308 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

Casilino900documentario Il percorso di reportage, video e fotografico, intrapreso da quattro giovani ragazzi italiani: Davide Falcioni, Ermelinda Coccia, Andrea Cottini e Anna Peretti.

MOTIVAZIONI

Quattro ragazzi che dividono un appartamento a Roma, nel quartiere Centocelle hanno deciso di imbattersi nella realtà del vicino campo Rom Casilino 900.
La loro unica motivazione è stata quella di conoscere una comunità apparentemente marginale che invece si colloca da decenni nel cuore di una delle zone periferiche più popolari della capitale.

Essendo entrati a contatto con il rappresentante del campo, Najo Adzovic dell’Associazione Nuova Vita, si è subito creata una sintonia che ha permesso loro di conoscere alcune famiglie Rom delle varie etnie presenti nell’area.

Proprio dalla conoscenza e dalla frequentazione con queste persone è nata l’idea di girare un documentario (unitamente ad un reportage fotografico), sfruttando le proprie competenze nel campo dell’audiovisivo.
Data l’immediata vicinanza dell’appartamento dei quattro ragazzi con una realtà così “lontana” il titolo (provvisorio) del documentario è “Sottocasa”.

CONTENUTI e TEMATICHE

Durante i mesi di frequentazione del Casilino 900 sono state effettuate riprese per un totale di circa 10 ore di girato. E’ stata data particolare importanza alle interviste sia alle persone che vivono nel campo Rom sia agli abitanti del quartiere per capire diversi punti di vista su una problematica sociale che ricade sul VII e VIII Municipio.

Non sono poi mancate scene di vita quotidiana del campo, popolato principalmente da bambini e adolescenti, e sequenze inerenti le tradizioni della cultura Rom come l’artigianato del rame ed i balli folkloristici.

Attraverso l’obiettivo della telecamera sono emerse varie tematiche legate alle aspettative, ai sogni e ai desideri, alle paure della gente che popola il Casilino 900: la realizzazione professionale, il possesso del permesso di soggiorno, la povertà, l’arte di arrangiarsi.

Non mancano ovviamente alcuni aspetti critici che evidenziano le contraddizioni di questo popolo, soprattutto testimoniati pubblicamente dagli abitanti del quartiere Centocelle al prefetto Pecoraro durante un incontro presso il cinema Broadway: il problema dei fumi tossici, la microcriminalità, il degrado.

Attualmente il documentario è in fase di post-produzione.

RICHIESTE E FINALITA’

E’ intenzione di tutti coloro che hanno partecipato attivamente al documentario mostrarlo (così come il reportage fotografico) presso associazioni culturali, emittenti televisive e scuole, con l’obiettivo di promuovere la cultura dell’integrazione e il dibattito, specie tra i più giovani.

Per raggiungere questa finalità si richiede un supporto sottoforma di finanziamento economico o altro in modo da garantire all’opera (completamente autoprodotta) un’adeguata distribuzione e divulgazione.

Hanno collaborato alla realizzazione del documentario:

Per il soggetto e la regia:
E. Coccia, A. Cottini, D. Falcioni, A. Peretti

Per le riprese:
E. Coccia

Per l’assistenza alle riprese e Backstage:
D. Danila

Per le interviste e il montaggio:
A. Cottini

Per le traduzioni:
N. Adzovic

Per il reportage fotografico:
D. Falcioni

Per le musiche:
G. Campioni, RossoPiceno folkrock band

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Di Sucar Drom (del 27/08/2009 @ 12:39:18, in blog, visitato 2064 volte)

Roma, "Noi Rom respinti al parco acquatico"
Sono arrivati a Roma, da Pescara, per trascorrere una giornata al parco acquatico di via Casal Lumbroso. Ma quando hanno cercato di acquistare il biglietto di ingresso, sono stati allontanati "perché rom"...

La voce della Chiesa cattolica
"La chiesa non può tacere, deve far sentire a sua voce..." sono espressioni arcinote della comunicazione ecclesiastica. A chi è attento a questa voce, non sfugge, però, il suo andamento discontinuo, ora assordante ora fievole. Anche la voce ecclesiastica subisce le variazioni d...

Bankitalia: immigrati in aumento ma non tolgono lavoro agli italiani
La crescita della presenza straniera in Italia ''non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani''. E' quanto rileva uno studio di Bankitalia dedicato alle economie regionali che evidenzia in particolare l'esistenza di ''complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le ...

Bolzano, è finanziato il progetto Sintengre Avarpen (il lavoro dei Sinti)
Duecentoventiduemila euro per supportare delle famiglie sinte a diventare imprenditori. Più specificatamente, dovrebbero aprire un chiosco nel parco del quartiere Firmian. Il progetto, finanziato dal Fondo sociale europeo, è di quelli destinati a far discutere. Tanto che c'è già chi fa il confronto con i fondi ...

U Velto: 500.000 volte grazie
In questi giorni U Velto, ha raggiunto la meta delle 500.000 pagine visitate, siamo orgogliosi di questo successo e per questo vogliamo ringraziarvi. L’associazione Sucar Drom ha creato questo spazio web quattro anni fa (per l’esattezza: quattro anni, tre mesi, una sett...

Schio (VI), I cappuccini: «Non dobbiamo chiedere permessi per aiutare chi soffre»
La residenza al convento dei Cappuccini di due donne della comunità sinta vicentina desta perplessità tra la comunità. L'altra sera, nel sagrato del convento dei Cappuccini, i frati hanno deciso di indire un'assemblea pubblica a fronte delle lamentele di alcuni residenti del qu...

I Sinti, culture e lingue dal Sindh all'Europa
Fare una ricerca su internet per saperne di più sui Sinti è un impresa non facile e qualche volta si scopre anche poco veritiera; questo perchè è chiaro a tutti che su internet si può aggiungere tutto quello che si pen...

La Serbia conta
Una pubblicazione Nomos/Samizdat per sostenere che un rapido percorso di integrazione europea è la soluzione migliore non solo per Belgrado, ma anche per i Balcani e l'Europa. Con contributi di Florian Bieber, Vladimir Gligorov, Tim Judah, Ivan Krastev, Wolfgang Petrit...

Il mare restituisce i corpi delle vittime, quando saranno individuate le responsabilità?
L’ASGI esprime il proprio sconcerto per le posizioni assunte dal Governo italiano, a seguito della tragedia che ha visto la morte di circa 80 persone nel canale di Sicilia. Invece di esprimere cordoglio per le vittime e sollecitare una inchiesta, anche in sede UE, sull’efficienza e la tempestività dei ...

Castel di Lama (AP), nessun perdono per chi ha ucciso mio fratello
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Venezia, pronte per essere consegnate le case ai sinti
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Ritorno a Berlino, i grandi ideali dell'atletica e l'omaggio al mito di Jesse Owen
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Milano, continua il furore razzista contro le famiglie rom
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