04/12/2009 - Un'importante agenzia UE dei diritti umani ha ammonito che Rom e
Viaggianti sono di gran lunga il gruppo minoritario più discriminato in Europa e
potrebbero diventare ancora di più un capro espiatorio durante questa
recessione.
Morten Kjaerum, direttore dell'Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, ha
detto ieri che nei suoi recenti studi su 25.000 persone in tutta Europa ha
trovato che in quasi tutti i parametri - salute, istruzione, alloggio - i
due gruppi minoritari trovano alti livelli di discriminazione.
"Questo studio è stato condotto ai margini della crisi finanziaria che
sfortunatamente da allora è cresciuta. Abbiamo rilevato da alcuni studi
continuati un certo numero di capri espiatori riguardanti la comunità rom," ha
detto Kjaerum alla conferenza di Dublino per celebrare il 25° anniversario del Pavee Point
Travellers Centre.
Margaret Greenfields, oratrice della Buckinghamshire New University ed
autrice del rapporto sui Viaggianti per la Commissione Britannica
sull'Uguaglianza ed i Diritti Umani, ha detto che i Viaggianti Irlandesi in
Inghilterra affrontano un'ostilità più estrema degli zingari britannici.
"Uno studio ha trovato che il 35% dei britannici riteneva accettabile la
discriminazione contro i Viaggianti. Si appoggia sull'esistente pregiudizio
anti-Irlandese... Mi hanno persino sputato durante degli incontri dove parlavo a
favore dei Viaggianti," ha detto la dottoressa Greenfields.
La conferenza ha sentito gli esempi dove i membri della comunità stanziale
entrava in conflitto coi Viaggianti. Uno schema abitativo dei Viaggianti a Skerries
ha attratto 1.182 obiezioni, con i locali che minacciavano di esumare i corpi
dei loro parenti da un vicino museo se il consiglio locale avesse completato i
lavori.
"All'inizio di quest'anno una casa destinata ad una famiglia viaggiante a
Tipperary è stata data alle fiamme prima che la famiglia potesse trasferirvisi.
Questo ci ricorda che i Viaggianti sono tuttora uno dei gruppi più disprezzati
ed esclusi nella società irlandese," ha detto Martin Collins, uno dei fondatori
del Pavee Point, che fa campagne a favore della comunità viaggiante (vedi
QUI ndr).
Ha anche riflettuto sui progressi fatti dalla comunità viaggiante da quando è
stato fondato il Pavee Point, notando che 50 Viaggianti si sono laureati
all'università negli anni recenti e tre Viaggianti stanno attualmente studiando
al Royal College of
Surgeons.
Anastasia Crickley, presidente dell'Agenzia con base a Vienna per i Diritti
Fondamentali, ha detto che in Irlanda c'erano buone strutture che potevano
aiutare a terminare la discriminazione contro i Viaggianti, ma c'è stata
spesso una mancanza di volontà politica nell'implementare i piani.
L'accesso ad una sistemazione opportuna rimane critico per la comunità
viaggiante, anche se negli anni recenti sono stati compiuti alcuni progressi.
Nel 2002 il 37,6% dei Viaggianti non aveva accesso all'acqua potabile, mentre il
35,2% non aveva fognature. Queste cifre cadono rispettivamente al 26,4% e al
25,3% nel 2006.
Cari Rom
Cari non-Rom,
Care Persone appartenenti alla Razza Umana,
Nonostante il colore della vostra pelle, appartenenza nazionale, cultura,
religione o preferenza sessuale
Vi sollecito
a dedicare la vostra attenzione nel leggere il seguente messaggio riguardo
una minore, il suo caso ed a intervenire.
Il suo nome è Angelika, è nata in Romania e anche se ha appena compiuto
17 anni, ne aveva solo 15 al tempo dei fatti. Attualmente la ragazza è sotto la
custodia delle autorità italiane. Secondo una recente decisione del Tribunale
per i Minori di Napoli, perché è una ROMNI "totalmente inserita negli schemi
appartenenti alla cultura romanì," pienamente "integrata in essa" ed inoltre
incapace di analizzare concretamente le sue esperienze passate, così affronta
"un concreto pericolo di -recidiva-".
La richiesta degli arresti domiciliari, sottoposta dal suo avvocato, è stata
quindi rigettata dal Tribunale sulla base degli assunti sopra esposti.
Secondo la sentenza Angelika dovrebbe restare in penitenziario per 3 anni e 8
mesi; non può lasciare la prigione.
Attualmente è privata della sua libertà e rinchiusa nel tristemente famoso
"Istituto Penitenziario Minorile di Nisida"[1] Napoli,
circondato dal mare, dove rimarrà sino al compimento dei18 anni, quando
probabilmente verrà trasferita in un penitenziario per donne adulte.
Angelika è vittima di una punizione esemplare, pubblicata e riconfermata
durante un periodo estremamente duro per i Rom in Italia, quando sono stati
promulgati decreti ad hoc, raccolte impronte digitali e dati biometrici, con
sgomberi ed espulsioni portati avanti nonostante numerose raccomandazioni, leggi
e trattati UE ed internazionali[2].
Di fronte a tutti i terribili eventi che riguardano Angelika, lei ha
fortemente dichiarato la sua innocenza, ritenendo fermamente di non poter
affermare di essere colpevole di crimini che non ha commesso.
Non ha mai inteso di rapire un bambino, dato che anche lei ha una figlia,
Alessandra Emiliana, lasciata in Romania. Questo è probabilmente ciò che ha
provato ad esprimere, nel suo stentato italiano, quando è stata arrestata. Non
le è stata fornita nessuna traduzione nella sua lingua, quindi quanto è stato
riportato è ciò che è stato inteso dal funzionario. E' detenuta senza
confessione e non ha ottenuto alcuna facilitazione mostrando il suo pentimento.
Il suo avvocato ha perso tutti gli appelli ma molto presto, probabilmente a
dicembre (fonte da confermare) dovrà portare questo caso così complicato di
fronte alla Corte di Cassazione.
Questa è l'ultima possibilità non solo per la giovane, ma anche per i giudici
italiani di capovolgere i precedenti ingiusti giudizi. Ma più importante, è
l'ultima opportunità di intervenire contro questa ultima decisione razzista
[3], apertamente riferita verso tutto il popolo Rom ed
etichettando direttamente la "Romanipè" (identità romanì) come un'attitudine
illecita.
La responsabilità è personale e le cariche istituzionali dovrebbero astenersi
dal giudicare preventivamente o dalle misure punitive basate esclusivamente
sulla loro opinione personale o su cosa credono sia o dovrebbe essere una
"popolazione". I Rom non dovrebbero temere di essere assimilati a forza o tenuti
in cattività solo perché "Rom".Gli imputati non dovrebbero essere considerati
colpevoli sino a quando non ci siano prove sufficienti e obiettive contro di
loro.
Ma qual è la storia dietro il caso ed il processo ad Angelika? Perché non si
ritiene che abbia avuto un giusto processo? Leggete ancora…
Le bugie dietro la storia:
Ponticelli, Napoli, la folla ha assaltato il campo nomadi abitato da famiglie
rom rumene. Il fuoco bruciò le loro proprietà e miracolosamente non si
verificarono morti o feriti. I Rom rumeni, scortati dalle forze di polizia,
"scapparono" letteralmente da un linciaggio di massa. Un forte ed incontrollato
vento di intolleranza soffiò per tutta l'Italia, manovrato sia politicamente che
mediaticamente.
Rom e Sinti di tutta la penisola temettero attacchi e rappresaglie. Erano
terrorizzati di lasciare i loro insediamenti, nel mandare i figli a scuola, di
uscire per qualsiasi attività che in passato sarebbe stata normalmente e
regolarmente intrapresa. Media e politici fomentavano di continuo sentimenti di
odio razziale attraverso osservazioni stereotipate e promettevano pubblicamente
agli Italiani di affrontare senza indugio la questione "zingara" con politiche a
tolleranza zero.
A Napoli, tutta l'attenzione era orientata all'"emergenza spazzatura", la
città era in effetti ricoperta da mucchi di spazzatura, ed il nuovo Primo
Ministro aveva pianificato una serie di incontri perché tutta l'immondizia
sparisse grazie al suo tocco magico. I residenti erano sul punto di perdere la
pazienza, ma non fu tutta la cittadinanza ad attaccare i campi, solo alcuni
gruppi di gente che stranamente abitava lo stesso quartiere dove Angelika si era
messa nei guai.
Durante quei giorni Angelika era a Napoli. Era appena arrivata con suo marito
Emiliano, di 21 anni, e suo fratello con la moglie ed il figlio di 8 anni.
Subito aveva avuto problemi, accusata di aver rubato degli orecchini, la
quindicenne era stata circondata dalla folla e salvata dalla polizia che l'aveva
messa in custodia in una casa alloggio, da cui era presto scappata.
Il 10 maggio 2008, per un amaro gioco del destino, la polizia l'aveva
nuovamente salvata dalla rabbia senza controllo della folla, ma nessuno degli
assalitori fu mai identificato o accusato per quell'assalto. Invece, la minore
venne arrestata con un'accusa estremamente infamante: "Tentativo di rapimento di
un bambino", il figlio di Flora Martinelli, a Ponticelli, uno dei più turbolenti
quartieri di Napoli.
Secondo il Gruppo EveryOne la versione dei fatti fornita dalle autorità e
dai media era falsa. Fu data per innescare una "caccia allo zingaro". E le
dinamiche appaiono totalmente non plausibili perché quanti hanno familiarità con
Napoli sanno che è praticamente impossibile entrare in un appartamento di quelle
zone evitando totalmente l'inaccessibile sorveglianza degli inquilini curiosi,
specialmente quando chi passa di lì è Rom.
Dopo che ebbero luogo gli eventi, differenti versioni vennero offerte dalle
persone coinvolte e vennero trasmesse alcune dichiarazioni attraverso i
giornali. Emersero più volte delle discrepanze tra le descrizioni date da Flora
Martinelli, suo padre e dai vicini.
Fonti differenti hanno riportato che la signora Martinelli prima dichiarò
che la porta del suo appartamento era stata forzata, più tardi affermò che era
stata lasciata aperta. Dopo aver scoperto che la porta era aperta, entrò per
controllare la culla e ritornando "incrociò -la giovane rom con la bambino tra
le braccia [...] non solo: ebbe il tempo di afferrarla e strapparle il bambino.
Quindi la ragazza deve essersi mossa al rallentatore, permettendo al nonno del
bambino, Ciro, di trattenerla al piano inferiore, afferrarla e schiaffeggiarla"[4]. Angelika
era là da sola e le sarebbe stato impossibile rapire una bambina e camminare per
oltre due km. senza essere vista o ripresa.
"In realtà Angelika conosceva una delle famiglie di Via Principe di Napoli,
dove ebbe luogo tutto l'episodio [...] La chiamò al citofono e venne vista da
alcuni inquilini. Pochi secondi dopo scattò la trappola e venne liberata la
furia degli stessi - venne presa per strada, strattonata, schiaffeggiata e
portata dalla polizia"[5].
Durante i processi, i magistrati basarono le loro decisioni soprattutto
sulle affermazioni della signora Martinelli. I giudici sottolinearono che non
c'erano ragioni per non crederle.
Due giornalisti fecero delle indagini in proprio, Marco Imarisio scrivendo
per il "Corriere della Sera" e Miguel Mora per "El Pais", scoprendo entrambe che
la signora Martinelli aveva precedentemente sulla fedina penale una
registrazione di "falso ideologico" (bugia) [6], mentre suo
padre Ciro - conosciuto anche come "O' Cardinale" - in precedenza era stato
condannato a nove mesi per "organizzazione criminale" e affiliato al Clan Sarno,
una famiglia di Camorra preminente a Ponticelli e caratterizzata per la sua
abilità nell'ottenere pubblici favori[7].
In quei giorni in quell'area vennero riportati numerosi attacchi contro Rom
e Rumeni. Forse la furia dei Sarno svegliata dal Cardinale? E' considerato "uomo
d'onore"[8], e chi vorrebbe mancare di rispetto ad un "uomo
d'onore" e tentare di sottrarre qualcosa da casa sua? Gli uomini d'onore
lasciano la porta aperta, come i cancelli, perché nessuno mancherà loro di
rispetto.
Ma Ponticelli era anche interessata ad un piano di rinnovamento, un
massiccio, supercostoso enorme investimento, proprio dove erano accampati i Rom.
Alcune fonti hanno affermato che i Rom dovevano andare via perché i lavori
dovevano iniziare, erano impegnati troppi soldi, così come il Comune di Napoli,
i politici ed il Comitato di Ponticelli, e compagnie con sede nel Lussemburgo i
cui membri non possono essere nominati.[9]
Conclusione della storia: Angelika è ancora in prigione e attende l'ultimo
appello alla Corte di Cassazione a dicembre, mentre le altre persone sono in
libertà. I Rom hanno ottenuto sgomberi e terrore, hanno lasciato alle spalle le
loro proprietà, i politici sono rimasti al loro posto e proseguono i progetti.
Una decisione è stata presa contro Angelika e tutti i Rom.
In troppi, Rom e non-Rom, guardano immobili senza prendere azione concreta.
Questa lettera è per sollecitare la vostra coscienza a muovere ed offrire
aiuto.
Il silenzio è complicità e non posso fare molto altro che inviarvi queste
osservazioni.
Forse qualcuno sentirà il dovere morale di intervenire.
Io sono qui, assieme ad altri attivisti, a vostra disposizione per ricevere
i vostri commenti e proposte.
Il tempo sta scadendo...
Elisabetta Vivaldi Philology and History of Eastern Europe (Serbo-Croatian and Anglo-Americano
comparative studies)
LLM in Human Rights kcerka_vjetra@yahoo.com
[7] “Condannato a nove mesi per associazione a delinquere è un “collaboratore”
del Clan Sarno, come riferiscono Marco Imarisio del Corriere della Sera e Miguel
Mora de El Pais”. Immarisio M. e Mora M. in Ranaldi G., 30/11/2009,
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3481; Mora M., "REPORTAJE:
XENOFOBIA EN ITALIA. Condenada a ser condenada"
[8] In Italia Dall’Estero: “O Cardinal è stato colui che ha afferrato la ragazza
mentre scappava sull’uscio di casa. È un personaggio molto conosciuto, un ‘uomo
d’onore’. Difficile pensare che qualcuno entri a rubare in casa sua, soprattutto
sua nipote”.
[9] See also Mora M. and , Comitato Spazio Pubblico di Napoli, Italia
Dall’Estero, Comune di Napoli official site.
FONTI:
Carmosino G., “Ponticelli Colpevole di Essere Rom in Clandestino” L’Espresso
online 30/11/2009
Di Fabrizio (del 07/12/2009 @ 09:09:00, in Regole, visitato 1758 volte)
Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani
(stranieriinitalia.it)
Chiarimento definitivo da parte del Viminale. “Non c’è obbligo di referto per il
reato di clandestinità”
Roma - 2 dicembre 2009 - Né i medici né il resto del personale possono
denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno che entrano in un pronto
soccorso, in un ospedale o in una altra struttura del servizio sanitario
nazionale.
È il ministero dell’Interno a dire la parola definitiva su una querelle che
rischiava di tenere i clandestini lontani dagli ospedali, mettendo al
rischio la salute di tutti. L’introduzione del reato di clandestinità, ribadisce
con una circolare, non ha eliminato il divieto di segnalazione nelle strutture
sanitarie previsto dal testo unico sull’immigrazione.
Il Viminale chiarisce che l’obbligo di referto da parte dei medici riguarda solo
i delitti per i quali si deve procedere d’ufficio e non scatta se espone il
paziente a un procedimento penale. L’obbligo di referto non può quindi essere
applicato al reato di clandestinità, che non è un delitto, ma una semplice
contravvenzione e che tra l’altro fa finire l’immigrato sotto processo.
Soddisfatta Medici Senza frontiere, che si era battuta contro l’abolizione del
divieto di segnalazione proposta dalla Lega Nord durante l’iter del ddl
sicurezza. “Ora non potranno esserci più ambiguità nell’interpretazione della
legge, i migranti irregolari possono farsi curare senza paura. È nell’interesse
generale - dice l’addetto stampa Gianluigi Lopes - evitare la marginalizzazione
sanitaria e favorire l’accesso alle cure di tutta la popolazione, come prevede
anche la Costituzione”
Un libro sui pregiudizi verso i popoli nomadi, costruito a partire da un viaggio in un campo rom. Con la prefazione di don Colmegna, presidente della Casa della Carità
È in libreria Quel virus chiamato rom, libro-diario di Silvio Mengotto, edito dalla cooperativa culturale In dialogo di Milano, dove con parole e fotografie si racconta il lungo viaggio compiuto, giorno dopo giorno, in un campo rom alla periferia di Milano. Un giorno, parlando con una donna, l’autore del libro rimase colpito da una frase: «Noi continuiamo nel bene e nel male a parlare di rom, mentre abbiamo bisogno di parlare con i rom». Da questa intuizione nacque l’idea di scrivere un diario dell’esperienza vissuta accanto ai nomadi nell’arco di due anni, sino allo sgombero definitivo del campo, eseguito freddamente e senza una reale alternativa. Pagine scritte dal vivo, per sconfiggere il disagio e persino la paura della presenza degli zingari nelle nostre città. Pensieri, riflessioni, emozioni, dubbi, interviste che hanno memorizzato le relazioni significative, aprendo gli occhi del cuore su un mondo rom, ancora troppo sconosciuto. Un diario che si è trovato a costruire il ponte della relazione non per parlare dei rom, ma dopo aver parlato e comunicato con loro.
Scrive l’autore: «Tra i cinque sensi dell’uomo quello della vista esercita un’autorità che stordisce, molto più forte dell’udito. Quando si entra nel campo rom per vedere, per conoscere bene la situazione, occorre superare l’autorità esercitata da ciò che si vede subito, a prima vista, e aprire gli occhi ad un secondo sguardo. Guardare il campo rom significa tradurlo, decifrarlo, per “accogliere” ciò che si può vedere solo aprendo le ciglia del cuore. Non è solo un’esperienza fisica dei sensi, ma un vero esercizio di sapienza.»
Dice don Virginio Colmegna, fondatore e presidente della Casa della carità di Milano, nella prefazione al volume: «In questo mondo vi è tanto inferno… eppure il fatto che il Figlio dell’Uomo vi è stato ed ha portato proprio lì il germe del paradiso mi fa comprendere il valore dello stare in mezzo, non per assorbire il senso di morte, ma per ridare la speranza di attraversare, di lasciare alle spalle questo stare in mezzo, nella periferia di abbandono, per poter ripensare alla risurrezione scendendo ogni giorno negli inferi. […] Quando essere nati in un campo nomadi o essere rom diventa un’infamia che marchia il singolo a prescindere dalla sua storia personale, noi vediamo crescere uno strisciante razzismo. Dobbiamo, invece, far respirare la bellezza della giustizia fraterna, rifuggendo dall’orribile fraintendimento che colloca la proclamazione della legalità come difesa di sicurezza contro qualcuno, come via carica di mentalità espulsiva. Per questo stiamo nel mezzo promuovendo una legalità, soffocata nei tanti inferni, soprattutto laddove la diversità è presupposto di inferiorità».
Ostrava, 2.12.2009, 14:02, (ROMEA) I dottori hanno rilasciato oggi Natálka
dall'ospedale, per continuare la degenza a casa. La bimba rom di due anni aveva
sofferto di severe ustioni come risultato di un attacco incendiario contro la
sua famiglia a Vítkov. Continuerà comunque ad andare regolarmente all'ospedale e
probabilmente dovrà subire ulteriori operazioni. Sconterà l'impatto del trauma
per il resto della vita.
"Il trattamento è stato molto impegnativo dal punto di vista medico. Nessun
altro infante di quell'età con ferite tanto estese era mai sopravvissuto prima
in questo paese." ha detto a ČTK Michal Kadlčík, rappresentante della
divisione del Centro Trattamento Ustioni dell'ospedale di Ostrava.
La madre di Natálka, Anna Siváková, non sa come ringraziare i dottori. "Dire
grazie non basta. E' troppo poco: le hanno salvato la vita. Vorrei dare loro un
abbraccio enorme," ha detto la giovane donna.
Oggi, dopo sei mesi di degenza in ospedale, la signora Siváková porterà sua
figlia a vivere nella nuova residenza di Budišova nad Budišovkou. La famiglia ha
ottenuto la casa con i soldi di una sottoscrizione pubblica. Le due sorelle e a
suo padre la stanno aspettando assieme agli altri parenti. "E' tanta la voglia
di rivedere Natálka che sono rimaste a casa da scuola," ha detto Siváková.
BERNA - Il Consiglio federale ha approvato il quarto rapporto
sull'applicazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Esso
fornisce uno spaccato della politica linguistica della Svizzera con particolare
attenzione alla promozione dell'italiano e del romancio.
Il rapporto prende posizione sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che
chiedeva in particolare ai cantoni Ticino e Grigioni di promuovere
l'italiano e il romancio. Nel canton Grigioni l'introduzione del rumantsch
grischun nelle scuole è un progetto pilota ancora in fase di realizzazione. Per
quanto concerne la raccomandazione di utilizzare il romancio nelle sfere
pubbliche, Coira ha fatto sapere che la legge cantonale sulle lingue garantisce
l'uguaglianza delle tre lingue ufficiali del Cantone (italiano, tedesco e
romancio).
Il Consiglio d'Europa aveva raccomandato anche alla Svizzera di mantenere
vivo il dialogo con chi parla la lingua jenisch (il popolo Jenish rappresenta la
terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom e i Sinti). Berna risponde
di sostenere un progetto realizzato dagli jenisch stessi, che permette loro di
mantenere e promuovere la loro lingua e cultura.
La Svizzera ha approvato la ratifica della Carta europea delle lingue regionali
o minoritarie nel 1997. I paesi coinvolti sono tenuti a consegnare ogni tre anni
un rapporto. Le finalità essenziali della Carta sono: conservare e promuovere la
pluralità linguistica come uno degli elementi più preziosi della vita culturale
europea.
Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:01:47, in Europa, visitato 1796 volte)
Ricevo da Roberto Malini
nell'immagine tratta da Wikipedia:
La Giralda di Siviglia. Attualmente campanile della Cattedrale, era in età
islamica il minareto della Grande Moschea
Milano, 2 dicembre 2009. Dall'Italia l'intolleranza si diffonde in Svizzera,
dove un referendum ha proibito la costruzione di nuovi minareti. E' stato
facile, per il Partito Popolare Svizzero (SVP), di estrema destra, ottenere il
57% dei voti. Nel clima di diffidenza e sospetto che caratterizza oggi la
Svizzera, come si poteva credere che il popolo decidesse di manifestare apertura
verso la fede islamica? Perché mai avrebbe dovuto farlo, visto che i media
descrivono tutti i musulmani come nemici della civiltà occidentale? A causa
delle politiche contro i Diritti Umani, l'Unione europea rischia una vera e
propria crisi della democrazia. La democrazia si fonda infatti sulle
Costituzioni e le carte che tutelano i diritti delle minoranze, visto che le
maggioranze hanno quale privilegio intangibile - nell'istituzione democratica -
il diritto di governare. Nel nostro continente è in vigore la Carta dei diritti
fondamentali nell'Unione europea (http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf).
La "volontà popolare", spesso manipolata attraverso i media e la propaganda, non
può e non deve sostituirsi ai Diritti Umani. In Italia movimenti
anti-immigrazione e anti-minoranze come la Lega Nord, Forza Nuova, i partiti di
estrema destra e, ormai, anche il Pdl chiedono ai cittadini: "Volete i Rom?",
"Volete i rifugiati?", "Volete gli stranieri poveri?", prospettando scenari
apocalittici o invasioni barbariche. I cittadini rispondono "no, non li
vogliamo" e le Istituzioni fanno leggi razziali. Con i referendum, si ottengono
gli stessi risultati. Ma tutto questo è illegittimo e antidemocratico, perché
viola i diritti delle minoranze, che non dovrebbero essere in discussione. Per
recuperare la democrazia, è necessario impedire la propaganda e i referendum
contro le minoranze. Altrimenti, sull'onda della "volontà popolare", presto i
comparti sociali più vulnerabili saranno privati dei più elementari diritti
della persona: "Volete le sinagoghe?", "Volete coppie omosessuali in giro per le
città?", "Volete che circolino pubblicazioni che presentano altre forme di
cultura, religione, civiltà?", "Volete che il denaro pubblico sia speso per dare
assistenza ai poveri?", "Volete che si diffondano modi di vivere alternativi a
materialismo e consumismo?". Un po' di propaganda e la risposta sarà sempre
"no". No alle diversità, che spaventano il "comune buon senso". Senza
l'inviolabilità dei Diritti Umani, vi sono le atrocità che si commettono da
sempre in nome del popolo, quello steso popolo che applaudiva l'Inquisitore
assistendo al tragico spettacolo dei roghi; quello steso popolo che acclamava
Hitler e i suoi volenterosi carnefici; quello stesso popolo che in tante
occasioni ha partecipato attivamente a pogrom e purghe etniche; quello stesso
popolo che. armato di badili, picconi e bastoni, massacrava il popolo ebraico
negli Stati Baltici, affiancando le sanguinose operazioni degli Einsatzgruppen.
Quello stesso popolo che oggi - nonostante gli insegnamenti che la Storia
recente cerca invano di trasmetterci - sorride agli sgherri e applaude il loro
operato quando sgomberano un insediamento Rom o arrestano qualche immigrato
scampato alle guerre o alle carestie nei Paesi poveri. Totale disumanità. Grado
zero della democrazia.
Venerdì 11 dicembre 2009 dalle ore 18.00 Presso: C.S. Casa Loca
Viale Sarca 183 Milano
Trio Mirkovic & Muzikanti di Balval presentano la
GRANDE FESTA BALCANICA
IV EDIZIONE
Ven11 dicembre 2009 alla CASALOCA
Dalle 18
Milano e razzismo: dalle politiche xenofobe alle alternative sul territorio
Incontro pubblico con la partecipazione di Alfredo Alietti (Università di
Ferrara) autore di "Società urbana e convivenza interetnica", le Maestre del
quartiere Lambrate/Rubattino e Omar Caniello di Radio Popolare
Dalle 20
Cena tradizionale balcanica a cura della Kafana Sevdah Marinkovic
Zuppa
Peperoni ripieni
Cevapcici, Insalata di cavolo, Pane fatto in casa
Dalle 22 fenomenale concerto
Muzikanti - Trio Mirkovic
& all the night… Jam session esplosiva
Per la cena si consiglia la prenotazione via mail:
festabalcanica@yahoo.com prezzi
popolarissimi (5euro l'ingresso+5 per la cena!)
Di Fabrizio (del 04/12/2009 @ 09:00:13, in Italia, visitato 1903 volte)
dal 1 al 24 dicembre 2009 apertura straordinaria del laboratorio tutti i
giorni dalle ore 10 alle ore 18.30
nei giorni dal 5 all’8 dicembre assaggi di cucina bosniaca.
Vieni a trovarci per i tuoi regali solidali potrai scegliere tra gonne della tradizione
zingara, borse, sciarpe, vestitini da bambino, cappellini di lana, tovaglie,
set da tavola, asciugamani, canovacci, portamonete, portagioielli, collane,
pizzi, bigliettini d’auguri in stoffa … e tanti altri manufatti originali ed
unici per la casa e l’abbigliamento
Via dei Bruzi 11/C (zona San Lorenzo) - Roma -
Tel.3471580818
Di Fabrizio (del 03/12/2009 @ 09:54:54, in Italia, visitato 1820 volte)
Cronaca della deportazione della comunità romena di via di Centocelle a
Roma, (11.11.09), raccontata attraverso le foto di Simona Granati e Stefano Montesi.
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