Una donna di una cinquantina di anni è stata fermata questo pomeriggio una
quarantina di minuti dopo avere rapito una bambina romnì di tre anni, davanti ad
un negozio in Francia (Ostricourt ), secondo quanto dichiarato dalla polizia.
La bambina romnì chiedeva l'elemosina con sua madre, verso 15,30, quando è stata
avvicinata e poi rapita da una signora in un'automobile.
La madre, testimone della scena, ha allertato, terrorizzata, la direzione di un
centro commerciale, che ha avvertito le forze dell'ordine, ha spiegato un
ufficiale della gendarmeria.
"Le plan épervier" ( sistema di allerta per le scomparse, ciò che precede
l'allerta diffusa tramite i mass media "allerta di rapimento (AMBER ), è stato
lanciato subito.
Centinaia di agenti, disponendo del connotato del veicolo, sono state mobilitati
per sorvegliare il traffico stradale nella regione.
Le forze dell'ordine belga sono state anche esse allertate. La rapitrice è stata
poi individuata in un altro negozio di Ostricourt. A causa della rapidità con
la quale la bambina è stato ritrovata, le autorità non hanno avuto il tempo di
lanciare la procedura di allerta di rapimento (AMBER).
La gendarmeria non dispone ancora di elementi sulle motivazioni del rapimento.
Questa è la prima notizia sul rapimento lanciata sui media francesi; ad essa
è seguita una seconda nota delle forze dell'ordine francesi, che comunica che la
signora è stata prontamente rilasciata, con la motivazione che in realtà non c'è
stato alcun rapimento ma un malinteso atto di generosità.
La donna infatti, di cui non è stato divulgato il nome, ha dichiarato di aver
chiesto alla madre della piccola romnì il permesso di portarla con sé solo "per
un po'", per offrirle qualcosa da mangiare e per regalarle un giocattolo. Può
anche darsi che sia così, anche perché la madre della bambina non comprende una
sola parola di francese. Nonostante questo però non si spiega perché la donna
abbia portato via la piccola in automobile. E a parte questo, su questa vicenda
resta sospesa una domanda: cosa sarebbe successo, se a portare via con sé una
bambina, con le identiche motivazioni, fosse stata una donna romni?
e una riflessione dai dati della Cei:
12 novembre 2008 Dossier Cei: Gli zingari non hanno mai rapito un bimbo in Italia
Il sito internet dell'associazione «Troviamo i bambini» segnala tutti i bambini
scomparsi in Italia e nel mondo. Spulciando fra le pagine web, le parole «rom» o
«zingaro» compaiono un numero infinito di volte. Si parla dei bambini rom
venduti, di quelli costretti a mendicare. Ma anche di piccoli italiani rapiti
dagli zingari. In un'intervista a la Padania di qualche mese fa, Cora Bonazza,
dell'associazione, ha dichiarato: «Non vogliamo dire che tutti i rom sono dediti
al rapimento, ma il problema esiste. Abbiamo ricevuto segnalazioni di rom che si
aggirano fra i supermercati, dove i bambini piccoli siedono esposti sul carrello
della spesa. Basta un attimo di distrazione della madre, e il piccolo sparisce».
Ammesso e non concesso che i rom vadano al supermercato per rapire bambini e mai
per fare la spesa, il mito della zingara rapitrice affonda le radici nella
storia dei tempi. Ancora oggi, negli anfratti più nebbiosi della campagna
veneta, le anziane minacciano i nipotini disobbedienti: «Ti faccio portar via
dagli zingari». Molto più grave, è stato proprio un caso di presunto rapimento
di bambino ad opera di una piccola rom a scatenare la furia e i roghi di
Ponticelli. Eppure, mito e realtà discordano. Ieri mattina, ai microfoni di
Radio Vaticana, è stata presentata una ricerca sulle «zingare rapitrici»:
promosso dalla fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale italiana, lo
studio è stato commissionato all'Università di Verona (la città del sindaco
leghista Tosi, condannato dal tribunale per «propaganda di idee razziste»).I 29
casi di presunti rapimenti di bambini gagè (come i rom chiamano i bambini non
rom) e gli 11 casi di sparizioni di bambini vanno dal 1986 al 2007, e nessuno di
questi annovera il coinvolgimento di rom nel rapimento. L'analisi, condotta
avvalendosi anche dell'archivio dell'Ansa e dei fascicoli dei Tribunali,
riporta: «Nessun esito corrisponde ad una sottrazione dell'infante
effettivamente avvenuta, ma si è sempre di fronte ad un tentato rapimento, o
meglio, ad un racconto di un tentato rapimento». Sei casi fra quelli analizzati
hanno portato all'apertura di un procedimento penale contro un rom, ma i
risultati sono stati «sempre negativi». Non solo: «Questi bambini sono stati
vittime di una violenza brutale tutta interna ai contesti in cui vivevano». Come
nei casi di violenza sulle donne, quasi sempre il mostro è fra le mura
domestiche, non al supermercato, o ai giardinetti. La ricerca non perdona
neanche i media, colpevoli troppo spesso di «generare confusione» nel puntare il
dito contro i rom, senza poi dar rilievo alla notizia dell'assoluzione degli
accusati (esempio lampante, quello di un presunto tentato rapimento a Catania lo
scorso maggio, poi sconfessato in sede di tribunale).«Un risultato sorprendente,
anzi sconcertante», dichiara monsignor Saviola. E aggiunge: «Non dico che i
provvedimenti del governo siano contro questi valori, ma vorrei sottolineare una
maggiore attenzione verso questi problemi».La deriva xenofoba prende piede in
tutta Europa. L'altro ieri in Ungheria due rom sono stati uccisi a fucilate
nella loro casa (data alle fiamme) durante un raid razzista. Il presidente del
consiglio nazionale dei rom e il presidente della Fondazione dei diritti civili
dei rom hanno denunciato l'ondata di razzismo dilagante. Perseguitare i popoli
in Europa non è mai passato di moda.
In centinaia vengono cacciati dalla ex fabbrica della
Heineken in via dei Gordiani. 150 persone, molte donne e bambini. Dalle 8 del
mattino circondati dalle forze di pubblica sicurezza e caricati sui camion per
tornare in Romania. Anche questo è il "piano nomadi" dell'amministrazione
Alemanno. Interferenze Rom è tutta dedicata a quanto accaduto. Dirette,
interviste e il dibattito fra gli ascoltatori.
vi prego indicarmi il titolo del vostro media Rom o relativo ai Rom
(giornale, rivista, radio, canale televisivo) con le indicazioni e-mail, sito
web, telefono, al seguente indirizzo
romale@zahav.net.il
Di Fabrizio (del 31/10/2009 @ 09:54:17, in media, visitato 2558 volte)
Firenze: una madre denuncia un tentativo di rapimento del figlio di tre anni.
I carabinieri arrestano due rom nel parcheggio di un supermercato. Nelle pagine
locali dei quotidiani non compare l’arte del dubbio né la minima menzione della
leggenda dei "rom che rapiscono i bambini".
Siamo costretti, ogni volta, a ricominciare da zero. Due successivi lanci
d’agenzia Ansa del 28 ottobre riportano quanto segue:
ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Ha negato più volte l’elemosina a due rom nel
posteggio di un supermercato, finché uno di loro ha afferrato per un braccio il
suo bambino di tre anni seduto nel carrello della spesa: sono queste le
circostanze in cui una donna ha temuto il sequestro del figlioletto oggi, all’Ipercoop
di Lastra a Signa (Firenze), denunciando il fatto ai carabinieri.
Terrorizzata, la madre ha allontanato con decisione il rom per liberare il
bambino e, presa con sé anche l’altra bimba di un anno che al momento era dentro
l’auto, è scappata dentro il centro commerciale. Qui ha chiesto aiuto a una
guardia giurata, dicendo che le volevano rapire il figlio. L’episodio, molto
concitato, è avvenuto verso mezzogiorno.
I due rom hanno 16 e 33 anni e sono stati arrestati dai carabinieri per
tentativo di sequestro di persona. Sembra che da tempo avvicinassero i clienti
del supermercato per chiedere elemosina e anche oggi hanno fatto lo stesso. I
due hanno agito mentre la donna si affaccendava tra l’auto e il carrello per
sistemare i bambini. L’hanno circondata, le hanno chiesto insistentemente denaro
e la donna glielo ha negato più volte. Poi, ad un certo punto, il rom più
giovane avrebbe preso per un braccio il bimbo, forse per tirarlo giù dal
seggiolino. Per la madre glielo voleva portare via. (ANSA).
ROM AFFERRA BIMBO PERCHÉ MADRE NEGA SOLDI, TEMUTO SEQUESTRO (2) (ANSA) – FIRENZE, 28 OTT – Secondo quanto appreso successivamente, la madre,
molto spaventata, è rimasta a lungo dentro il supermercato accanto alla guardia
giurata, dicendo che non sarebbe uscita se qualcuno degli addetti non avesse
scortato lei e i bambini fino all’auto. La donna temeva tantissimo di incontrare
ancora i due Rom.
Intanto, una pattuglia dei carabinieri ha rintracciato i due nel piazzale dell’Ipercoop
e li ha fermati per l’identificazione. Successivamente alla denuncia della madre
sono scattati gli arresti. La posizione del sedicenne è al vaglio della procura
presso il tribunale dei minorenni. Inoltre risulta che il rom di 33 anni era già
stato denunciato dai carabinieri per aver disturbato altre volte i clienti del
supermercato nel posteggio. (ANSA).
In termini simili riprendono la notizia i giornali locali. Ad esempio, Il
Corriere fiorentino la ripete quasi alla lettera, intitolando Rom afferra il
braccio del bambino La madre teme il sequestro: arrestato. La Nazione sceglie
"Due zingari nel parcheggio volevano rapire mio figlio" e mette la notizia sia
nella prima pagina nazionale sia nelle locandine all’esterno delle edicole. Il
Nuovo Corriere titola: Rifiuta l’elemosina a due rom nel parcheggio Coop –
Afferrano il bimbo di tre anni sul carrello, arrestati. L’Unità mette solo una
breve con questo titolo: Rom afferra bimbo – La madre denuncia – "Voleva
rapirlo" – Finisce in manette
Era dal maggio 2008, ai tempi del rogo di Ponticelli, che non leggevamo un
titolo così irresponsabile. In quel mese ci furono tre presunti casi di
rapimento: oltre a quello campano, uno a Catania e uno a Serradifalco. Tutti
tipologicamente affini ai casi smontati nella preziosa ricerca di Sabrina Tosi
Cambini "La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), CISU
editore, 2008. Da allora, su "La Repubblica" si è parlato del presunto rapimento
di bambini da parte di rom, soprattutto negli editoriali del grande storico
Adriano Prosperi, volti a denunciare prima il caso di pogrom avvenuto a
Ponticelli, e poi il clima crescente di intolleranza, favorito da comportamenti
e titoli di questo genere. Eppure non mancavano, secondo gli esperti, i segnali
per evitare di cadere in questi comportamenti. Su un sito molto frequentato da
giornalisti, uno di loro scriveva in quei giorni:
"Se doveste sequestrare un bimbo per i vostri turpi scopi, andreste a prelevarlo
tra la folla di un centro commerciale cercando di sfilarlo alla mamma che fa la
spesa? Certo che no.
A maggior ragione se foste veri professionisti del rapimento di bambini come la
maligna tradizione popolare considera gli zingari.
Eppure, senza un battito di ciglia, senza il minimo dubbio, nei circuiti
dell’informazione è in pieno fermento la notizia di due Rom arrestati a Catania
per aver tentato di rapire una bambina dal carrello della spesa.
(…). Un normale esempio di come l’informazione possa reagire a determinati
stimoli con riflessi di trionfante emotività e ignoranza. Una sorta di schiavitù
(e non certo di rispetto) nei confronti del lettore.
Cosa infatti preferireste sentirvi dire? Che gli zingari rapiscono i bambini o
che questa è una volgare credenza popolare senza fondamento? La versione della
credenza popolare dura a morire è più faticosa da digerire, esige una qualche
riflessione, impone domande critiche e dubbi, è, insomma terribilmente più
fastidiosa. Meglio crederci" (Luigi Irdi, Con un buon aspirapolvere conquisterai
il Paese, in
http://www.ilbarbieredellasera.com , maggio 2008).
E pochi mesi più tardi un giornalista spagnolo così descriveva il clima in cui
era maturata la frottola del ratto di Ponticelli: "Angelica V. (…) ha avuto la
sfortuna di trovarsi a Napoli quando il governo Berlusconi ha inaugurato al sua
politica del pugno di ferro. Il presidente del consiglio aveva appena nominato
come Ministro dell’Interno Roberto Maroni, della Lega Nord, il cui obiettivo
dichiarato era restituire le strade agli italiani e ristabilire un senso di
sicurezza. Maroni aveva le idee chiare e un solo nemico in mente. Non la
camorra, la ‘ndrangheta o Cosa nostra. Ma i rom" (Miguel Mora, Reportaje:
xenofobia en Italia. Condenada a ser condenada, in «El País», 1 febbraio 2009).
Non è la prima volta che "Repubblica" parla un doppio linguaggio, quello in
prima pagina di e per persone intelligenti, e quello, nelle pagine di cronaca
soprattutto locale (ma non solo: ci sono gli spazi di Corrado Augias e qualche
incursione dello spiritoso Michele Serra), in cui le più improbabili leggende
metropolitane vengono riusate come titoli per un lettore, evidentemente ritenuto
disponibile a ogni infamia. E anche in altre occasioni la mancanza di
professionalità ha avuto la meglio su qualsiasi deontologia. Ricordiamo bene
come, nelle prime ore successive al delitto di Novi Ligure, mentre alcuni
cronisti meno stupidi esprimevabo cautela, l’inviato de "LA REPUBBLICA" si
inventava che " …. altri testimoni avrebbero confermato che si tratta di banditi
di origine slava" (M.Preve, La Repubblica , giovedì 22 febbraio 2001).
La cosa divertente è che probabilmente fra qualche mese, confidando nella scarsa
memoria dei lettori, il redattore di "Repubblica" ci spiegherà che loro, non ci
hanno mai creduto nella storia della zingara rapitrice. L’ha fatto, a proposito
della presunta rapitrice di Ponticelli, un giornalista del "Corriere", Marco
Imarisio, sostenendo tre cose verosimili e attendibili ma in contrasto con il
comportamento dei suoi colleghi della "grande stampa": (a) "da subito gli
abitanti del quartiere che conoscono la famiglia della bambina" sostengono che
quella del tentato rapimento è "una bugia"; (b) i giornalisti accorsi sul posto
si rendono conto che "il ratto non è mai stato tale"; (c) passi per i
giornalisti, che "si sa", "esercitano il dubbio", "ma del fatto che nulla torni
in questa storia è convinta anche la polizia". Imarisio tace del tutto sul fatto
che tante testimonianze e convinzioni sono state accuratamente rimosse nella
quasi totalità dei quotidiani di quel 12 maggio 2008 e dei giorni successivi.
Quanto all’esercizio del dubbio, pare che in quell’occasione sia stato azzerato.
Cfr. M. Imarisio, I giorni della vergogna, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli
2008, p.114. Del resto, Imarisio è lo stesso cronista che, sul delitto di Erba,
aveva scritto :"Castagna sa tutto, sa che l’unica spiegazione possibile per
quest’oscenità passa dalle compagnie e dai traffici di Azouz e dei suoi
fratelli" ( L’ ultimo regalo del padre: difendere l’ uomo di Raffaella, in
Corriere della Sera, 13 dicembre 2006.)
Questo cortometraggio di eccellente qualità sia per la forma che il
contenuto, è stato presentato al Concorso Internazionale Audiovisivo Gitano "TIKINÓ",
nella categoria "Fatto per Gitani", dove ha vinto l'ultima edizione di questo
concorso.
Questo concorso si svolge nel Centro Socio-Cultural Gitano de Granada ed ha
preso il nome di Tikinó (corto in caló). E' nato gitano ed in questi tre anni è
stato riconosciuto come concorso riferito a tematiche di preferenza gitane nei
circuiti internazionali dell'audiovisivo.
Da allora, Tikinó cammina seguendo gli obbiettivo che lo originarono.
Costituire uno spazio di espressione dei gitani e per i gitani, e diffondere la
cultura gitana, assieme ad altre situazioni di rilevanza sociale, col massimo di
spazi possibili.
Rromiă, è il titolo del documentario che mostra il comportamento di
alcune donne gitane di fronte al lavoro, gli studi o la maternità. In questo
corto Tatiana ci racconta la sua storia che si sviluppa nella comunità gitana di
Gracia, a Barcellona, dove è la prima e unica donna che ha studiato sino a
conseguire un titolo universitario.
Per arrivare a conseguire la sua meta ha dovuto sfidare la mentalità che la
circondava, che mette in discussione l'identità gitana di chi vuole studiare,
soprattutto se si tratta di una donna.
Fotogramma di Rromia, Mujeres Gitanas con Tatiana Font come Protagonista.
Le autrici di questo corto sono Tatiana Font e Francesca Svampa. Francesca
Svampa è realizzatrice di audiovisivi con studi in economia, teatro e
documentario cinematografico, e Tatiana Font è creatrice di audiovisivi,
promotrice scolastica e portavoce della Unión Gitana di Gracia. Si sono
conosciute durante il programma "Roots&Routes" che appoggia i giovani nella
realizzazione di progetti audiovisuali. Da questo incontro, hanno realizzato "Rromia",
un documentario che narra la storia di Tatiana, una giovane gitana del Barrio de Grácia
e la visione di Francesca come straniera, esplorando la realtà dei gitani
spagnoli e catalani.
Il documentario è stato girato originariamente in catalano e in castigliano
con sottotitoli in castigliano, ma ne esiste anche una versione in inglese che è
divisa in tre parti:
Bambini di Selita - Un Viaggio dalle Strade alla Scuola Albania 2009
Con un'indagine totale e attraverso l'ammirazione per le storie non
raccontate,
Mundi Romani, serie di documentari coprodotti dalla Fondazione Romedia e
dalla Televisione Duna di Ungheria, esplora il mondo dei Rom dal Kosovo alla
Spagna attraverso Romania, Francia, Macedonia, Italia o Israele. L'ultimo
episodio di Mundi Romani è stato girato a Tirana e Durazzo, in Albania,
nell'agosto 2009. [...]
L'Albania è uno dei paesi più poveri d'Europa, dove non solo i Rom, ma molti
bambini albanesi devono mendicare per strada per sopravvivere. A fianco delle
ben note storie di traffici di bambini, prostituzione e lavoro minorile
dall'Albania verso l'Europa, c'è una realtà meno conosciuta. Quella dei bambini
che mendicano per portare a casa il pane quotidiano, perché le loro famiglie
sono semplicemente incapaci di provvedervi. Tina, Esperanza, Shakira, Jorgo e
gli altri vivono nel quartiere Selita di Tirana, un posto dove i Rom vivono
separati dagli Albanesi, nelle baracche. Là, il tasso di disoccupazione è molto
oltre l'80%. La maggior parte dei genitori sono analfabeti e non hanno accesso
al cibo giornaliero o a qualsiasi tipo di assistenza sanitaria.
Un giorno i bambini sono portati via dalla strada da Selvije Rushiti, una
donna d'affari rom e illetterata, di eccezionale coraggio che decide di
devolvere tutti i suoi profitti per aiutarli.
In questo episodio, un'altra volta Mundi Romani da voce ai senza voce e
fornisce uno sguardo unico allo sconosciuto mondo dei bambini rom nelle strade
di Tirana, 20 anni dopo la caduta del regime stalinista albanese.
Presto il film sarà accessibile con sottotitoli in inglese su
www.mundiromani.com
Di Fabrizio (del 01/09/2009 @ 09:01:49, in media, visitato 1553 volte)
Da
Roma_Daily_News Del fatto, o fattaccio, se ne è parlato
QUI. OK, ne hanno parlato tutti, compreso il Corriere della Sera. Ma, per completezza
d'informazione, come ha reagito la società rumena?
Il 25 agosto, Madonna si è esibita a Bucarest di fronte a circa 70.000
persone. Secondo i media locali, la sua performance è stata perfetta e
tecnicamente impressionante. Mentre le opinioni sulle qualità vocali di Madonna
rimangono tante e contraddittorie, i Rumeni si sono riuniti nel sentirsi
oltraggiati dalle sue coraggiose dichiarazioni, fatte durante lo show, dove si è
espressa contro la discriminazione verso la popolazione rom e gli omosessuali
nell'Europa Orientale.
Persino noi, che teniamo sotto controllo e combattiamo l'antisemitismo in
Romania dal 2002, siamo stati sorpresi dal fronte comune assunto dai media
locali contro i punti di vista di Madonna sull'argomento: articoli su
"l'arroganza e l'impudenza di Madonna nel venire in Romania ed esprimere
il suo appoggio agli Zingari" e "non abbiamo bisogno del parere di Madonna su
cose simili" sono opinioni comuni che hanno preoccupato i media nei giorni
seguenti.
E così, una leggenda vivente il cui arrivo era stato anticipato con grande
entusiasmo è diventata una stella caduta, quasi una persona non grata, solo
perché ha espresso il suo punto di vita su questioni che sono anche le nostre
preoccupazioni: discriminazione ed intolleranza.
In un articolo pubblicato su un importante sito di informazione digitale,
Madonna stessa diventa bersaglio di discriminazione:
"L'aliena Madonna Ciccone, mangiatrice di macaroni (macaronari) proveniente
da una famiglia della Mafia italiana di New York, convertita al Talmud ed alla
cabala sionista, che si è venduta allo zingaro internazionale,..." è stata la
dichiarazione d'apertura di quell'articolo.
E' un caso molto rappresentativo dello stato mentale esistente in Romania, a
livelli allarmanti, quando si parla di estremismo, nazionalismo,
discriminazione, razzismo. Sfortunatamente la grande maggioranza della
popolazione è stata cresciuta ed educata nello spirito che ha generato questa
reazione contro Madonna: questo gruppo include molti di quanti sono a carico
delle istituzioni statali responsabili nel combattere questi fenomeni. E' per
questo che non vediamo nessuna reale azione sviluppata per educare la
popolazione contro l'intolleranza e il bigottismo, e la situazione continua a
deteriorarsi.
Il programma educativo di cui parliamo dev'essere a lungo termine, continuo,
vigoroso e non condotto da politici ed opportunisti, che cercano la simpatia
internazionale ed i fondi UE, ma da persone istruite che vi si dedichino, ben
preparate sull'argomento e che non siano soggetto di pressioni politiche e
sociali.
Un programma simile rimarrà senza risultati o valore se non includerà la
popolazione rrom, che necessita di assistenza, pazienza e determinazione per
cambiare ciò che alimenta l'odio ed il razzismo in Romania.
Fino a quando un programma simile non diventerà realtà, continueremo a
testimoniare contro il razzismo, la discriminazione e l'odio mostrato non solo
verso le minoranze, ma anche verso quanti hanno il coraggio di ergervisi contro.
La Romania si considera un paese ben educato con diritto di parola: il
diritto ad essere rozzi, offensivi, persino carichi di odio verso gli altri, è
visto come sacro, particolarmente quando la popolazione in generale ha opinioni
simili. Anche quando le vittime di discriminazione, intolleranza o odio cercano
di difendersi o di contrastare queste parole ed azioni velenose, premono per
un'azione legislativa, le loro reazioni sono considerate un attacco alla libertà
di parola ed un attacco al popolo rumeno.
Nessuna donazione di denaro, nessuna dichiarazione politicamente corretta,
nessuna simpatica riunione o cena accademica, porterà il cambio di cui parliamo:
saranno azioni inefficaci che serviranno solo a renderci comodi mentre la
corrente dell'odio etnico continua a scorrere, non sminuita, attorno a noi.
Un programma a lungo termine, in profondità e sostenuti dai programmi per
l'istruzione, rivolto ai giovani, è la sola speranza per portare un cambio
positivo nel futuro, un futuro in cui le dichiarazioni contro l'odio e
l'intolleranza, come quelle di Madonna, incoraggeranno l'acclamazione ed il
supporto, invece dello scherno e della condanna generali ricevuti nella
settimana passata.
Marco Maximillian KATZ National Director MCA Romania - Centrul pentru Monitorizarea si Combaterea AntiSemitismului THE CENTER for MONITORING and COMBATING ANTISEMITISM in ROMANIA www.antisemitism.ro
(beta version)
email: mca.romania@gmail.com
TEL: +40 (21) 3117230 FAX: +40 (21) 3117232
US FAX: +1 901 2848182 TEL VoIP: 0337300759
Il film completamente nuovo di un regista ben conosciuto, Tony Gatlif,
intitolato LIBERTÉ sarà presentato in prima mondiale, venerdì 28 agosto dalle
19.00 al Teatro Maisonneuve. Questa pellicola, che riguarda il destino di una
famiglia zigana nella Francia occupata del 1943, mette in mostra Marc Lavoine,
Marie-Josée Croze e James Thierrée nei ruoli principali.
Il destino di Taloche e degli Zigani
Inspirato da personaggi reali, LIBERTÉ racconta il destino tragico degli
Zigani in Francia. E' anche una storia d'amore e d'amicizia tra due Giusti che
fino alla fine tentarono di proteggere un bambino abbandonato ed una famiglia di
Rom. "Ho voluto dare loro un'altra immagine di quella forgiata dal timore e
l'odio, che ha condotto direttamente alle camere a gas i gitani, i manouches ed
i bohémiens, popolo nomade e libero" dice il regista Tony Gatlif. LIBERTÉ ci
porta sulla scia di una famiglia Zigana con il suo capo clan ed i suoi eroi,
Taloche, (James Thiérrée), un bohémien fantastico ed ancora bambino nella sua
testa. Nel loro periplo, saranno aiutati da due Giusti, personaggi realmente
esistiti come Théodore, sindaco di un villaggio (Marc Lavoine), e Mlle Lundi,
insegnante e impiegata del sindaco (Marie-Josée Croze).
Una storia da raccontare
È a seguito di molte domande dei Rom che ha incontrato, della sua
partecipazione ad un congresso internazionale dei Rom a Strasburgo ed alla
lettura di un lavoro di Jacques Sigot, che Tony Gatlif ha concretizzato il suo
grande desiderio di girare un film su questo popolo e dire la storia della loro
deportazione. Questa pellicola riveste un carattere particolare per il regista
che si interessa al questo soggetto da anni e che voleva testimoniare questo
lato di storia dimenticata nei testi di storia o sui manuali scolastici.
Su Tony Gatlif
La filmografia di Tony Gatlif comprende molte pellicole che hanno ricevuto
numerosi premi o che si sono distinte in occasione dei festival: Transylvania
(Cannes 2006, selezione ufficiale), Exils (Cannes 2004, prezzo della messa in
scena), Swing (Berlino 2002, selezione ufficiale), Vengo e Gadjo Dilo (Leopardo
d'argento a Locarno nel 1997), e Latcho Drom per nominarne soltanto alcuni.
Scénario original, mise en scène et réalisation : Tony Gatlif
Avec : Marc Lavoine, Marie-Josée Croze, James Thierrée et Mathias Laliberté
Image: Julien Hirsch
Son: Philippe Welsh
Montage: Monique Dartonne
Production : Princes Productions, France 3 Cinéma, Rhônes Alpes Cinéma
Productrice exécutive : Delphine Mantoulet
Distribution : TFM
Ventes internationales : TF1 International
Festival des films du monde de Montréal
Marc Lavoine, Marie-Josée Croze et James Thierrée
dans LIBERTÉ, un film de Tony Gatlif
Casilino900documentarioIl percorso di reportage, video e fotografico,
intrapreso da quattro giovani ragazzi italiani: Davide Falcioni, Ermelinda
Coccia, Andrea Cottini e Anna Peretti.
MOTIVAZIONI
Quattro ragazzi che dividono un appartamento a Roma, nel quartiere Centocelle
hanno deciso di imbattersi nella realtà del vicino campo Rom Casilino 900.
La loro unica motivazione è stata quella di conoscere una comunità
apparentemente marginale che invece si colloca da decenni nel cuore di una delle
zone periferiche più popolari della capitale.
Essendo entrati a contatto con il rappresentante del campo, Najo Adzovic
dell’Associazione Nuova Vita, si è subito creata una sintonia che ha permesso
loro di conoscere alcune famiglie Rom delle varie etnie presenti nell’area.
Proprio dalla conoscenza e dalla frequentazione con queste persone è nata l’idea
di girare un documentario (unitamente ad un reportage fotografico), sfruttando
le proprie competenze nel campo dell’audiovisivo.
Data l’immediata vicinanza dell’appartamento dei quattro ragazzi con una realtà
così “lontana” il titolo (provvisorio) del documentario è “Sottocasa”.
CONTENUTI e TEMATICHE
Durante i mesi di frequentazione del Casilino 900 sono state effettuate riprese
per un totale di circa 10 ore di girato. E’ stata data particolare importanza
alle interviste sia alle persone che vivono nel campo Rom sia agli abitanti del
quartiere per capire diversi punti di vista su una problematica sociale che
ricade sul VII e VIII Municipio.
Non sono poi mancate scene di vita quotidiana del campo, popolato principalmente
da bambini e adolescenti, e sequenze inerenti le tradizioni della cultura Rom
come l’artigianato del rame ed i balli folkloristici.
Attraverso l’obiettivo della telecamera sono emerse varie tematiche legate alle
aspettative, ai sogni e ai desideri, alle paure della gente che popola il
Casilino 900: la realizzazione professionale, il possesso del permesso di
soggiorno, la povertà, l’arte di arrangiarsi.
Non mancano ovviamente alcuni aspetti critici che evidenziano le contraddizioni
di questo popolo, soprattutto testimoniati pubblicamente dagli abitanti del
quartiere Centocelle al prefetto Pecoraro durante un incontro presso il cinema
Broadway: il problema dei fumi tossici, la microcriminalità, il degrado.
Attualmente il documentario è in fase di post-produzione.
RICHIESTE E FINALITA’
E’ intenzione di tutti coloro che hanno partecipato attivamente al documentario
mostrarlo (così come il reportage fotografico) presso associazioni culturali,
emittenti televisive e scuole, con l’obiettivo di promuovere la cultura
dell’integrazione e il dibattito, specie tra i più giovani.
Per raggiungere questa finalità si richiede un supporto sottoforma di
finanziamento economico o altro in modo da garantire all’opera (completamente
autoprodotta) un’adeguata distribuzione e divulgazione.
Hanno collaborato alla realizzazione del documentario:
Per il soggetto e la regia:
E. Coccia, A. Cottini, D. Falcioni, A. Peretti
Per le riprese:
E. Coccia
Per l’assistenza alle riprese e Backstage:
D. Danila
Per le interviste e il montaggio:
A. Cottini
Per le traduzioni:
N. Adzovic
Per il reportage fotografico:
D. Falcioni
Per le musiche:
G. Campioni, RossoPiceno folkrock band
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