Di Fabrizio (del 25/07/2010 @ 09:20:01, in Regole, visitato 1851 volte)
Neri, extracomunitari, zingari, albanesi, in Toscana sono persone. In Italia
no.
Lo ribadisce la Corte Costituzionale che boccia il ricorso del governo contro la
legge regionale in materia di accoglienza e integrazione degli stranieri che
prevede, tra l’altro, l’erogazione dei servizi socio sanitari anche per gli
immigrati non regolari.
Volevate il federalismo?
Bene, noi vi diciamo che in Toscana siamo tutti uguali.
La legge toscana è stata approvata dal Consiglio regionale il 9 giugno 2009, con
una forte opposizione del Pdl. Dopo poche settimane dell’approvazione il Governo
aveva impugnato la legge regionale per la presunta illegittimità costituzionale
di alcuni articoli. Perchè è chiaro, il governo DEVE distinguere tra italiani e
negri, froci, zingari e quant’altro.
"La Corte costituzionale ha affermato che "la norma regionale in esame non
determina alcuna lesione delle competenze legislative statali e che lo straniero
è titolare di tutti i diritti fondamentali che la Costituzione riconosce
spettanti alla persona"." (da Reuters)
La legge Toscana del 2009, che trovate per intero
qui è quasi grottesca perché,
come lei stessa dice, non fa altro che esprimere ciò che già è insito nella
costituzione. Non per nulla "La nota aggiunge che la Costituzione protegge il
diritto alla salute come "ambito inviolabile della dignità umana": il diritto
alla salute "deve perciò essere riconosciuto anche agli stranieri, qualunque sia
la loro posizione rispetto alle norme che regolano l’ingresso ed il soggiorno
nello Stato"." (da Reuters).
E visto che la matematica non è una opinione, se un clandestino dovesse avere
bisogno di cure ospedaliere, e abitasse in Lombardia, potrebbe morire a causa
dell’applicazione della legge statale. Lo stesso clandestino, abitante in
Toscana, sarebbe salvato, senza mettere in mezzo problemi.
In Lombardia la vita umana cambia a seconda del colore, della provenienza, della
lingua. In Toscana no. Con tanti saluti
alla Lega.
Per cui o le altre regioni cominciano a seguire la Toscana, o faccio la tessera
del movimento per la restaurazione del granducato. Questa è la mia magica
Toscana, e non la Sua Magica Italia.
Gli 81 anni di vita di Zajko, rom bosniaco: da partigiano a fianco di Tito ad
esule delle guerre Jugoslave degli anni '90, da barista nell'Italia degli anni
'50 a caldaraio a Pisa nel 2010. Invalido per un problema alla mano, non
puo' avere una pensione perche' non in possesso di alcuni requisiti particolari
richiesti agli stranieri per legge. Il contrasto (o forse la continuita') tra
una vita scampata per una fortunata coincidenza alla morte in un campo di
concentramento e una vita passata in un "campo nomadi" pisano di una persona che
nomade lo e' stata solo per fuggire alle guerre e alle persecuzioni.
Video di Sara Palli, Alice Ravasio, Francesca Sacco, Marta Lucchini, Irene
Chiarolanza, Diana Ibba. Prodotto dall'associazione Africa Insieme di Pisa
nell'ambito del progetto "volontari come in un film", con la collaborazione di
CESVOT, AIART, Progetto Rebeldia.
Suo nonno fu la prima persona romanì ad ottenere un diploma superiore nell'ex
Cecoslovacchia. Sia lei che suo padre sono laureati. Anche se Jana Horváthová è
riuscita a diventare direttrice del Museo di Cultura Rom a Brno, deve spesso
argomentare contro lo stereotipo che i Rom non sono istruibili.
Quando eri bambina, cosa volevi diventare da grande?
Per quel che mi ricordo, volevo essere un'attrice. Mi divertivo a
trasformarmi in varie persone, a mettermi al loro posto. Ho anche recitato in
teatro - alcuni dei geni dei miei antenati sono venuti fuori - ma durante la
pubertà iniziai a vergognarmi terribilmente, e così è finito tutto.
I tuoi genitori ti appoggiavano?
Piuttosto, mi scoraggiavano - sono molto conservatori. Non volevano una
commediante in famiglia.
Sei finita come direttrice di museo, che è una professione seria. Hai
studiato storia per entrare nelle loro grazie?
Per niente - la storia è il mio secondo amore, è stato mio padre, che è un
grande amante della storia, che mi ha portato lì. Quando eravamo bambini ci
portava a vedere tutti i tipi di monumenti. Volevo studiare storia dell'arte, ma
dato che i comunisti ci avevano "etichettato" [dissidenti], ero preoccupata che
non ci avrebbero permesso un profilo così alto, così feci storia generale.
Studiare è stato un punto di svolta nella mia vita.
Un punto di svolta in che senso?
Sino allora mi vergognavo abbastanza della mia origine rom.
Cosa ti infastidiva tanto della tua origine?
Sin dalla scuola elementare, e poi alle superiori, mi deprimeva quando la
gente iniziava a raccontare scherzi primitivi sugli zingari. Avevo orrore che
qualcuno puntasse il dito verso di me e dicesse che lo ero. Mi vergognavo che il
mio cognome fosse riconoscibile come romanì. La famiglia Holomek era composta
solo da Rom che si erano integrati prima della guerra e non avevano niente di
cui vergognarsi, ma allora non lo sapevo. Non volevo essere identificata con
gente che si diceva fosse arretrata, sporca.
Tua sorella più grande non lottava con ciò?
No, perché ha la pelle chiara. Io ero scura ed ero sempre l'unica ragazza
romanì nella classe. Non sapevo perché i miei occhi fossero obliqui e scuri,
perché lo fossero i miei capelli e la pelle. Seriamente, il mio aspetto era
piuttosto strano.
Oggi non si nota a prima vista che sei una donna romanì. Sei cambiata
dalla fanciullezza?
Non drasticamente, ma un bambino vuole fondersi piuttosto che attirare
l'attenzione. Qualche volta un bambino che non conoscevo mi avrebbe gridato
"Zingara".
Ti confidavi con i tuoi genitori?
No, e tutt'oggi non so il perché, uno psicologo saprebbe spiegarlo,
probabilmente per un bambino è difficile affrontare questi problemi, dargli un
nome. Il fatto che non ci associavamo con altri Rom ha avuto un ruolo
importante, non c'erano altri bambini romanì con cui discuterne. Nonostante ciò,
la nostra famiglia non si è mai vergognata di essere rom.
Come hai fatto a venire a patti con tutto questo?
Feci tutto il possibile per mascherare le mie origini, come indossare abiti
molti riservati.
Bambini simili di solito diventano imbarazzati oppure estremamente tristi.
A quale estremo di questo spettro appartieni?
Ero la bambina modello. A scuola ero una nerd, sapevo di dover conoscere più
degli altri bambini e che non mi sarei permessa di fare errori. Questo aveva a
che fare col fatto che mio padre era un dissidente.
I tuoi insegnanti dovevano esserne contenti. Eri una delle loro favorite?
Non direi, ma non creavo problemi. A scuola ero una studente modello, ma
quando tornavo a casa, reagivo "rimproverando" tutti, come diceva mia madre.
Esprimevo solo le mie opinioni, perché non potevo farlo a scuola.
Eri amica di altre Rom?
Non ne avevo l'opportunità. Quando ero più grande e le vedevo per strada, mi
vergognavo di fronte a loro perché non conoscevo il loro mondo. Avrebbero dovuto
chiamarmi - mi avrebbero riconosciuta come una di loro.
Jana Horváthová (43 anni)
è nata a Brno. Dopo il diploma, si è laureata nel 1990 alla Facoltà di
Filosofia di Brno in storia e studi museali.
Per un breve periodo ha lavorato con l'Iniziativa Civica Rom a Praga,
prima di co-fondare il Museo di Cultura Rom a Brno, di cui è la
direttrice dal 2003.
Ha lavorato per la Televisione ceca come editrice, consulente
letteraria, moderatrice e sceneggiatrice.
Ha pubblicato diversi libri, come "Capitoli dalla Storia Rom" e diversi
saggi.
E' sposata e ha due figlie: Erika (18 anni) e Natálie (10 anni).
VITA Europe
by Cristina Barbetta - 13 luglio 2010 Intervista con Angela Kocze [...].
Angela Kocze, 40 anni, è una delle più esplicite sostenitrici dei diritti dei
Rom. Nata in un povero villaggio dell'Ungheria rurale, è lei stessa Rom, ed è
arrivata alla scuola, prima lavorando in fabbrica e poi vincendo una borsa di
studio universitaria. In una nazione dove soltanto lo 0,2% dei Rom frequenta
studi superiori, la storia di Kocze è un'eccezione alla regola. Una laurea in
diritti umani, studi su etnia e minoranze e l'interesse sull'identità di genere
l'hanno portata ad essere la prima direttrice esecutiva dell'European Roma
Information Office (ERIO), una OnG che opera presso le istituzioni UE. E'
anche l'ex direttrice del programma per l'educazione ai diritti umani dell'European Roma Rights Centre (ERRC).
Attualmente è soprattutto una ricercatrice e sta terminando un dottorato di
ricerca sull'intersettorialità tra genere, etnia e classe delle donne rom e la
loro partecipazione politica in Europa.
La crisi economica come ha colpito l'Ungheria?
Economicamente parlando, la situazione per le OnG qui è molto fragile e la
società civile è stata duramente colpita più di ogni altro settore. Dopo che
l'Ungheria si è aggiunta alla UE nel maggio 2004, diversi fondi strutturali
divennero disponibili alle OnG, ma la legge ungherese non permette che questi
fondi abbiano un reale impatto per molte OnG. Qui il denaro viene assegnato solo
in seguito, così le OnG devono prima affrontare i costi di ogni nuovo progetto.
Molte organizzazioni tra cui quella con cui lavoro lo trovano proibitivo. Nel
contempo, le poche organizzazioni filantropiche che esistono qui, come l'Open
Society Institute, hanno meno stimoli ad investire nelle OnG locali da quando
l'Ungheria è diventata parte dell'Europa. Ovviamente i Rom saranno quelli più
colpiti economicamente e socialmente.
Lo Jobbik, il partito ungherese di estrema destra, ha guadagnato le prime
pagine in aprile quando ha ottenuto il 16,7% alle elezioni generali. C'è il
rischio che i tempi duri aggiungano benzina alle esistenti tensioni etniche?
Sì. Lo Jobbik è molto populista per l'uso che fa della paura nel guadagnare
sostegno. Hanno una guardia paramilitare, usano simboli fascisti e marciano per
le strade, è difficile non ripensare agli anni '30 quando la depressione ha
spianatola strada ai nazionalsocialisti tedeschi. Chiaramente ora le cose sono
differenti, abbiamo l'Unione Europea ed organizzazioni internazionali, ma la
retorica che usa Jobbik fa abbastanza paura. I Ron sono diventati il loro capro
espiatorio - un'idea abbastanza semplicistica, ma che fa presa sulla gente.
Cosa possono fare le OnG e le istituzioni?
Le OnG stanno cercando di far crescere la consapevolezza attorno al pericolo
di questo tipe di idee, ma ho paura che non ne abbiamo la forza. La percentuale
dei voti presi da Jobbik per accedere al Parlamento è significativa del fatto
che siano il terzo partito più grande. La gente li ha votati democraticamente
così la loro affermazione politica populista diventa legittimata dalle elezioni
nazionali. Nel contempo hanno il potere di influenzare le leggi e sono soggetti
attivi nella democrazia.
Le minoranze sono una delle priorità chiave dell'anno europeo 2010 per
combattere la povertà e l'esclusione sociale. Ti aspetti risultati positivi per
i Rom?
Quest'anno non ci saranno grandi differenze per lo status sociale ed
economico dei Rom in Ungheria. Le principali attività hanno riguardato la
produzione di pubblicazioni, alcuni eventi e campagne mediatiche, ma nessun
progetto reale. Ma la questione chiave è che non tutti i Rom hanno accesso ai
fondi strutturali, soprattutto perché le organizzazioni che lavorano alla
promozione della loro causa non hanno risorse umani e finanziarie da adoperare.
Detto questo, la lingua della UE, a confronto con quella degli stati nazionali,
è più progressiva e la UE può essere davvero un veicolo per generare cambi nella
comunità rom.
Quali sfide affronterà il settore no-profit ungherese nei prossimi cinque
anni?
Le OnG in Ungheria non hanno finanziamenti base per condurre e sostenere
l'esistenza dei loro uffici ed operare su progetti di base. Questa è davvero la
sfida principale.
Vedi qualcosa di positivo arrivare dalla crisi economica?
Penso che c'è qualcosa di positivo: la gente è più cosciente della povertà.
Per esempio, adesso sto lavorando nel nord dell'Ungheria, un'area
sottosviluppata dove ho fondato un'OnG guidata da donne rom. Sfortunatamente è
stata recentemente allagata da un fiume ed abbiamo ricevuto una massa senza
precedenti di vestiti, mobili ed altre donazioni. Le città sono state impaurite
dalla crisi e come risultato, sono più caritatevoli.
Di Fabrizio (del 21/07/2010 @ 09:42:50, in Italia, visitato 2469 volte)
Storie che puntualmente riappaiono d'estate (leggere
UNO e
DUE)
Salve, mi chiamo Alessia Cocco e vi scrivo per denunciare un fatto a cui ho
purtroppo assistito passivamente.
Sabato pomeriggio, per combattere l'afa romana ho deciso di andarmene in
piscina. La scelta dell'impianto è ricaduta sulla Vigor, in via di Grotta Gregna,
un po' per la vicinanza a casa mia e un po' per il fatto che c'ero già stata il
mercoledì precedente con un mio amico e mi aveva fatto una buona impressione.
Impressione, invece, sulla quale ho dovuto ricredermi.
Mi accingo a raccontare l'accaduto. Ero in fila per pagare il biglietto
d'ingresso. Premetto che non sono socia, ma questo non è motivo discriminate per
l'entrata. L'unica differenza è nel piccolo aumento sul prezzo del biglietto.
(Il mercoledì ho pagato 6 euro invece dei 5 previsti per i soci). Ero in fila,
dicevo, mentre davanti a me si è profilata questa scenetta. Sento la ragazza al
desk che dice alla coppia che mi precedeva che l'ingresso è vietato ai non soci.
Siccome la cosa mi suona strana visto che c'ero stata qualche giorno prima e non
mi avevano fatto storie penso che probabilmente questa limitazione è messa in
atto nel week end così chiedo spiegazioni all'altra ragazza che dava
informazioni. Quest'ultima invece mi sussurra un "no" facendomi segno con la
testa di guardare più attentamente le persone che avevo davanti. E lì capisco
tutto. Capisco che anche vivendo in una grande città abituata ad accogliere
persone di diversa nazionalità, etnia, razza e cultura non ci si deve stupire se
ancora succedono cose del genere. Capisco che vivere a Roma nel 2010 non mi
risparmia dall'assistere ancora a scene di puro razzismo. Non è che non avessi
notato che la coppia non fosse italiana, ma diamine, abito a Roma, di stranieri
ne vedo continuamente! La coppia non ha destato in me particolare attenzione
solamente perché i due non erano né particolarmente caciaroni, né sporchi né
maleodoranti. Sta di fatto comunque che non erano italiani. Non saprei dire di
che nazionalità fossero, forse rumeni, ipotizzo dall'accento. Ma a parte la
diversità linguistica e del colore della pelle leggermente più scuro del mio,
non c'era nient'altro nel loro aspetto che mi facesse sospettare lontanamente
che si poteva trattare di persone pericolose, attaccabrighe o chissà cos'altro.
Non posso dire infatti che fossero trasandate, sporche, né tantomeno sudice.
Ammetto anzi che erano vestiti meglio di me che avevo su una gonnellina bianca
di non so più quanti anni fa e una magliettina a bretelline. Non si può nemmeno
addurre la discriminazione a possibili precedenti di disturbo della coppia
perché da quello che dicevano ho capito che quella era la prima volta che i due
mettevano piede nella piscina. Non credo che quelle due persone avessero potuto
immaginare quello che sarebbe successo loro quel sabato pomeriggio. Credo solo
che come me e centinaia di altre persone avessero deciso di combattere l'arsura
di questo torrido luglio con qualche tuffo in piscina, tanto più che la donna
era anche in attesa, e invece si sono ritrovati a sguazzare in uno sconcertante
bagno di razzismo.
Io mi sento in dovere di scrivere questa lettera di protesta visto che ho
assistito mio malgrado passivamente alla cosa. Lì per lì sono rimasta così
spiazzata dall'accaduto che non ho fatto né detto nulla. Non voglio
giustificarmi in alcun modo perché la mia passività mi rende colpevole quanto le
addette della piscina. Io a differenza loro però c'ho rimuginato tutto il week
end e ora sento il bisogno di denunciare questa cosa perché si sappia in che
razza di città viviamo. Probabilmente le ragazze hanno avuto l'ingrato compito
di negare l'ingresso a certe persone dai proprietari dell'impianto sportivo, ma
credo che questo non giustifichi nemmeno loro. Io mi sento terribilmente in
colpa per non aver preso le difese di quelle due persone straniere la cui unica
colpa è stata scegliere quella piscina piuttosto che un'altra. Quanto meno avrei
potuto protestare andandomene e scegliendo un'altra struttura e invece non l'ho
fatto. Ora me ne pento. Perciò ora ho bisogno di denunciare l'accaduto. Perché
si sappia che ancora a Roma, nel 2010 accadono episodi di razzismo.
Spero che qualcuno accolga la mia denuncia. E spero che questo riesca a farmi
sentire meno colpevole.
Di Fabrizio (del 21/07/2010 @ 09:13:47, in scuola, visitato 1871 volte)
La notizia viene ripresa anche da
Inviato Speciale, riporto invece quanto pubblicato dall'Avvenire
(credo versione cartacea, segnalazione di Marco Brazzoduro)
Le "mamme-maestre" di via Feltre chiedono alle Istituzioni una soluzione
per il nuovo anno scolastico "Rom bocciati per troppe assenze" DI DANIELA FASSINI
Costretti a continue e prolungate assenze, a causa degli sgomberi, alcuni
bambini rom, nell'anno scolastico che si è appena concluso, non so no stati
ammessi alla classe successiva. "Diversi bambini sono sta ti bocciati perché non
han no raggiunto il numero minimo delle presenze sufficienti per la promozione",
racconta Assunta, in segnante della scuola primaria ma anche attiva nel
l'organizzazione volontaria delle mamme-maestre di via Feltre, affiancate
dalla Comunità di Sant'Egidio, per l'integrazione dei rom romeni più volte
sgomberati dagli insediamenti di Lambrate e Rubattino.
"Così abbiamo deciso di scrivere una lettera alle istituzioni, al sindaco ma
anche al presidente dei Tribunale dei minori, al prefetto, al questore e per
conoscenza ad Amnesty International – informa 'la mamma–maestra' – per
affrontare il problema e trovare entro settembre una soluzione". "Ora ci
troviamo davanti a un paradosso – scrivono nella lettera – le istituzioni con
gli sgomberi rendono impossibile la frequenza e sono sempre le istituzioni a
bocciare perché le assenze sono troppe" . Sono perlopiù bambini i scritti alle
scuole primarie, 12 per l'esattezza, che dovrebbero proseguire gli studi già
iniziati e altrettanti nuovi iscritti, qualcuno anche alle medie.
"Chiediamo semplice mente che l'anno scolasti co possa iniziare anche per i
bambini rom sotto il segno del rispetto, della serenità, della continuità,
dell'osservanza dei diritti sanciti dalla costituzione e dall'ordinamento
giuridico nazionale ed internazionale " conclude Assunta.
Sancito da convenzioni, patti e stabilito negli standard internazionali sui di
ritti umani, quello all'istruzione è un diritto che tutti devono garantire. Per
i bambini rom è anche qualcosa di più: per loro l'istruzione è una possibilità
di riscatto, dalla povertà e dall'emarginazione.
IL CASO: CINQUE SGOMBERI E A SCUOLA TRA MILLE DIFFICOLTÀ "Simone ha nove anni e frequentava la terza elementare quando lo scorso 19
novembre ha subito il primo sgombero da via Rubattino" inizia così il racconto
di Stefano, volontario della Comunità di Sant'Egidio che ha seguito la vicenda
personale di Simone, bocciato a scuola per le troppe assenze. "Da lì, dopo pochi
giorni, la famiglia ha trovato 'rifugio momentaneo' in via Forlanini. Simone
riusciva a frequentare la scuola, anche se non c'erano mezzi pubblici".
Allontanata da Forlanini, a inizio anno, la famiglia si è poi trasferita in via
Lorenteggio. Stefano e alcuni volontari della Comunità avevano già iniziato le
pratiche per il trasferimento della scuola di Simone, impossibilitato a
raggiungere tutte le mattine via Rubattino da Lorenteggio. "Neppure il tempo di
completare le pratiche, ed ecco l'ennesimo sgombero – prosegue il racconto
Stefano – Li abbiamo ritrovati a Chiaravalle e lì Simone ha potuto, ma solo per
una settimana, frequentare la scuola di via Ravenna, al quartiere Corvetto".
Poi il 9 febbraio lo sgombero da Chiaravalle. Quella mattina Samuel era andato a
scuola. "Dopo un mese passato a girovagare, la famiglia si è nuovamente
insediata a Rubattino e tra aprile e maggio Simone è riuscito a frequentare la
scuola, quella in cui aveva iniziato l'anno scolastico. Ma a fine anno aveva
accumulato troppe assenze". (D.Fas.)
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:22:02, in Europa, visitato 3814 volte)
by Paul Polansky
[continua] Hans Haekkerup
L'anti-premio NATOS: vergogna a tutti i pianificatori militari
(specialmente i politici) che raramente prendono in considerazione gli effetti
che i bombardamenti inutili avranno sui bambini. Come Ministro Danese della
Difesa (prima di diventare il 3° SRSG in Kosovo) Haekkerup fu coinvolto nella
preparazione del bombardamento del Kosovo, che non distrusse alcun obiettivo
militare ma obbligò alla chiusura tutte le scuole e lasciò traumatizzata
un'intera generazione di bambini.
I nonni putativi
non dovrebbero avere un favorito.
Io ce l'ho.
Un piccolo zingaro di quattro anni
di Plemetina
Con i pugni contusi come un pugile.
All'età di un anno
durante i bombardamenti della NATO in Kosovo
Aveva fracassato così tante cose
Che i suoi genitori
L'hanno ribattezzato
NATOS
Tre anni dopo
Continua a fracassare le cose,
Ogni volta che un aereo
Passa in cielo.
Hans Haekkerup nacque il 3 dicembre 1945 a Frederiksberg, Copenhagen. Dopo la
laurea nel 1973 con un master in Arti ed Economia all'università di Copenhagen,
Haekkerup servì in diverse posizioni di governo. Dopo essere stato eletto al
Parlamento nel 1979, fece parte di diverse commissioni. Fu membro della
Commissione Difesa dal 1985 al 1993, e ne fu il presidente dal 1991 al 1993.
Dal 1993, Haekkerup fu Ministro della Difesa, prima di essere nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale e capo della Missione ONU di
Amministrazione ad Interim in Kosovo (UNMIK) dal dicembre 2000 al dicembre 2001.
Durante il suo breve periodo come SRSG, Haekkerup dovette confrontarsi con
diverse questioni controverse. L'uso da parte della NATO nei Balcani di armi
all'uranio impoverito, attirò l'attenzione di molti giornalisti ed OnG
internazionali. Le domande sui molti casi di leucemia, specialmente tra le
truppe italiane di stanza dove vennero gettate le bombe, non ottennero mai
risposte soddisfacenti. Al momento di entrare in carica, Haekkerup dichiarò che
voleva tenere il Kosovo lontano dalle prime pagine, ma durante il suo ufficio di
12 mesi raramente ci fu un giorno in cui il Kosovo non apparisse nei titoli di
testa internazionali, incluse le minacce alla sua vita degli Albanesi (molti
ritengono ex comandanti dell'ALK tramutati in politici) perché Haekkerup cercava
di raggiungere un accordo con le autorità della Repubblica Federale di
Jugoslavia ed aprire un ufficio UNMIK a Belgrado. Haekkerup disse che non
intendeva rinnovare il suo mandato SRSG, per poter passare più tempo con sua
moglie incinta. Però, molti osservatori occidentali ritennero che i politici
albanesi fossero contro Haekkerup per il suo tentativo di porre fine al crimine
organizzato. Haekkerup offese anche i protettori oltremare degli Albanesi che
volevano che il Kosovo fosse lasciato ai locali Albanesi il prima possibile.
L'atteggiamento burocratico di Haekkerup, inclusa la stretta aderenza all'orario
d'ufficio, provocò insoddisfazione nel suo staff UNMIK. Anche l'ufficio USA di
Pristina ebbe da dire con Haekkerup per il suo tentativo di dare un voto a
Belgrado negli affari del Kosovo.
Dopo il ritorno in Danimarca, Haekkerup scrisse un libro intitolato "Le molte
facce del Kosovo". Gli Zingari di Mitrovica che morivano di avvelenamento da
piombo nei campi ONU, non vennero menzionati.
IL PREMIO CHIACCHIERE TRA LE LENZUOLA: al quarto "protettore" ONU del
Kosovo a cui piaceva sbattere i tacchi e parlare duro. Più tardi divenne ospite
dello show BBC Hard Talk. Ma in realtà Steiner vince questo anti-premio per aver
usato la sua posizione in Kosovo per mettere nei guai diverse donne del suo
staff ed essere diventato il don Giovanni dei Balcani... mentre i primi
bambini romanì nei campi ONU iniziavano a morire per avvelenamento da piombo.
Michael Steiner è nato il 28 novembre 1949 a Monaco di Baviera, in Germania.
Dal 1970 al 1977 ha studiato legge a Monaco e a Parigi, passando con distinzione
il Primo Esame Statale in Legge a Monaco. Dal 1977 al 1980 ha svolto pratica
legale in Baviera e fu junior lecturer di Diritto Internazionale alle
università di Monaco e Parigi . Nel 1978 passò il Secondo Esame Statale in Legge
sempre con distinzione. Nel 1981 entrò nell'Ufficio Federale Tedesco degli
Esteri e dal 1986 al 1989 fu a New York al tavolo politico della missione
tedesca dell'ONU. Dopo vari incarichi a Praga, Zagrabia, Bonn, Sarajevo, fu
ambasciatore tedesco a Praga nel 1998, quando pubblicai nella capitale ceca i
miei primi libri sull'Olocausto Zingaro nel protettorato del Reich di Heydrich.
Dopo essere stato a Berlino Direttore Generale dell'Ufficio Federale degli
Esteri, Steiner venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale
dell'ONU per il Kosovo dal 2002 al 2004.
Uno dei primi compiti di Michael Steiner in Kosovo fu di rimpiazzare
l'amministrazione ONU nei comuni più etnicamente divisi con una delle sue
amanti, Minna Jarvenpaa, a cui si riferiva amabilmente come "E' il mio braccio
destro".
Anche se molti nel suo staff consideravano questa bionda trentunenne di
"origine scandinava" come l'ultima padrona del suo harem ONU, Minna in realtà
collaborò con Steiner dal 1996 al 1998 presso la missione ONU in Bosnia
Herzegovina quando Steiner era vice dell'Alto Rappresentante ONU. Educata ad
Harvard, Jarvenpaa lavorò a Sarajevo come consigliera sulle "questioni
rifugiati".
Prima di essere nominata emissario speciale per Mitrovica, Jarvenpaa fu
ufficialmente "consigliera per la pianificazione" nell'ufficio di Steiner. Nel
suo nuovo lavoro, Jarvenpaa promise di migliorare le condizioni di vita a tutti
i cittadini di Mitrovica, ma né lei né Steiner visitarono mai i campi rom/askali
avvelenati dal piombo nella città di Mitrovica, dove ogni bambino nasceva, se
ansceva, con danni irreversibili al cervello.
Michael Steiner è scapolo. Non è dato sapere se abbia figli.
Al via "Dosta!", anche a Vicenza, campagna contro i pregiudizi verso i Rom
e Sinti.
In occasione della Campagna "DOSTA" - iniziativa di sensibilizzazione per
combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti dei Rom e Sinti, promossa
dal Consiglio d'Europa e coordinata e finanziata in Italia dall'Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Ministero per le Pari
Opportunità - la Federazione Rom e Sinti insieme e la Missione Evangelica Zigana
promuovono un incontro con la cittadinanza per martedì 20 luglio alle ore 20.30,
presso il Foro Boario a Vicenza Est.
Vogliamo combattere la discriminazione e i pregiudizi contro la minoranza Rom
e Sinti, e inaugurare un percorso attivo di integrazione che garantisca, in
particolare ai bambini, parità di diritti e di condizioni di vita, nel rispetto
delle regole. In questo quadro, la campagna "Dosta" è uno strumento utile per
vincere quegli stereotipi che spesso impediscono il dialogo tra due mondi
differenti eppure molto vicini.
Obiettivo principale della campagna è quello di diffondere la conoscenza delle
comunità Rom e Sinti - circa 150mila persone in Italia - attraverso una diversa
rappresentazione, più attenta alla loro quotidianità e meno agli aspetti
folkloristici della loro cultura, coinvolgendo direttamente gli interessati.
Per la Federazione Sinti e Rom insieme
Il Pastore Davide Casadio
Di Fabrizio (del 19/07/2010 @ 16:30:15, in Italia, visitato 1899 volte)
Della situazione di Quaracchi (FI) se ne parlò a
inizio mese. Una situazione di allarmi sanitari e mezze smentite, dove ho la
sgradevole impressione che le varie associazioni giochino la loro "sporca"
polemica sulla pelle dei Rom, che al solito sono gli unici a non esprimersi.
Il rischio evidente è che per sanare la situazione sanitaria, si proceda
all'ennesimo sgombero senza alternative, tanto caro alle giunte di centro-destra
o centro-sinistra. Ecco l'ultimo appello, firmato Opera Nomadi
Appello Urgente Firenze 15 luglio 2010
Alla Regione Toscana Enrico Rossi
Al Sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi
Al Sindaco di Firenze Matteo Renzi
Alla Società della Salute
A tutti i Partiti, le Associazioni, I Sindacati
Alla Società Civile
A Quaracchi c'è una emergenza umanitaria. A Quaracchi c'è una Favela senza acqua, luce, servizi igienici.
A Quaracchi vivono famiglie, esseri umani: bambini, disabili, anziani, donne,
uomini che dal 16 gennaio, con la loro lotta affermano il DIRITTO ALLA VITA PER
I ROM RUMENI.
Nella "Civile Toscana", nel Cuore della "CIVILE TOSCANA" esseri umani, Rom
Rumeni, cittadini Europei vengono lasciati con 40 gradi senza acqua.
Siamo di fronte ad uno scenario che ricorda Gaza, la Palestina.
Anche in Palestina i bambini vengono lasciati senza acqua.
Anche in Palestina esiste solo repressione e nessuna inclusione sociale.
Sino ad oggi solo fogli di via, repressione, minacce, maltrattamenti e botte in
Questura.
Sono state fatte 4 denunce alla Magistratura Ordinaria, denunciando ampiamente
le responsabilità dei Sindaci.
L'Asl di Firenze e Sesto, La Regione Toscana dipartimento Igiene Pubblica
afferma che le condizioni Igienico Sanitarie sono
"INCOMPATIBILI CON LA PRESENZA DI PERSONE"
I Rom sono ESSERI UMANI
I Rom vogliono lavorare
I Rom sono lavoratori
CHIEDIAMO URGENTEMENTE UN TAVOLO DI INCLUSIONE SOCIALE
CHIEDIAMO DI ADOTTARE IL PROGETTO IN ALLEGATO
CHIEDIAMO ACQUA
CHIEDIAMO SERVIZI IGIENICI
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