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Un tuffo nel razzismo
Di Fabrizio (del 21/07/2010 @ 09:42:50, in Italia, visitato 2469 volte)

Storie che puntualmente riappaiono d'estate (leggere UNO e DUE)

Salve, mi chiamo Alessia Cocco e vi scrivo per denunciare un fatto a cui ho purtroppo assistito passivamente.

Sabato pomeriggio, per combattere l'afa romana ho deciso di andarmene in piscina. La scelta dell'impianto è ricaduta sulla Vigor, in via di Grotta Gregna, un po' per la vicinanza a casa mia e un po' per il fatto che c'ero già stata il mercoledì precedente con un mio amico e mi aveva fatto una buona impressione. Impressione, invece, sulla quale ho dovuto ricredermi.

Mi accingo a raccontare l'accaduto. Ero in fila per pagare il biglietto d'ingresso. Premetto che non sono socia, ma questo non è motivo discriminate per l'entrata. L'unica differenza è nel piccolo aumento sul prezzo del biglietto. (Il mercoledì ho pagato 6 euro invece dei 5 previsti per i soci). Ero in fila, dicevo, mentre davanti a me si è profilata questa scenetta. Sento la ragazza al desk che dice alla coppia che mi precedeva che l'ingresso è vietato ai non soci. Siccome la cosa mi suona strana visto che c'ero stata qualche giorno prima e non mi avevano fatto storie penso che probabilmente questa limitazione è messa in atto nel week end così chiedo spiegazioni all'altra ragazza che dava informazioni. Quest'ultima invece mi sussurra un "no" facendomi segno con la testa di guardare più attentamente le persone che avevo davanti. E lì capisco tutto. Capisco che anche vivendo in una grande città abituata ad accogliere persone di diversa nazionalità, etnia, razza e cultura non ci si deve stupire se ancora succedono cose del genere. Capisco che vivere a Roma nel 2010 non mi risparmia dall'assistere ancora a scene di puro razzismo. Non è che non avessi notato che la coppia non fosse italiana, ma diamine, abito a Roma, di stranieri ne vedo continuamente! La coppia non ha destato in me particolare attenzione solamente perché i due non erano né particolarmente caciaroni, né sporchi né maleodoranti. Sta di fatto comunque che non erano italiani. Non saprei dire di che nazionalità fossero, forse rumeni, ipotizzo dall'accento. Ma a parte la diversità linguistica e del colore della pelle leggermente più scuro del mio, non c'era nient'altro nel loro aspetto che mi facesse sospettare lontanamente che si poteva trattare di persone pericolose, attaccabrighe o chissà cos'altro. Non posso dire infatti che fossero trasandate, sporche, né tantomeno sudice. Ammetto anzi che erano vestiti meglio di me che avevo su una gonnellina bianca di non so più quanti anni fa e una magliettina a bretelline. Non si può nemmeno addurre la discriminazione a possibili precedenti di disturbo della coppia perché da quello che dicevano ho capito che quella era la prima volta che i due mettevano piede nella piscina. Non credo che quelle due persone avessero potuto immaginare quello che sarebbe successo loro quel sabato pomeriggio. Credo solo che come me e centinaia di altre persone avessero deciso di combattere l'arsura di questo torrido luglio con qualche tuffo in piscina, tanto più che la donna era anche in attesa, e invece si sono ritrovati a sguazzare in uno sconcertante bagno di razzismo.

Io mi sento in dovere di scrivere questa lettera di protesta visto che ho assistito mio malgrado passivamente alla cosa. Lì per lì sono rimasta così spiazzata dall'accaduto che non ho fatto né detto nulla. Non voglio giustificarmi in alcun modo perché la mia passività mi rende colpevole quanto le addette della piscina. Io a differenza loro però c'ho rimuginato tutto il week end e ora sento il bisogno di denunciare questa cosa perché si sappia in che razza di città viviamo. Probabilmente le ragazze hanno avuto l'ingrato compito di negare l'ingresso a certe persone dai proprietari dell'impianto sportivo, ma credo che questo non giustifichi nemmeno loro. Io mi sento terribilmente in colpa per non aver preso le difese di quelle due persone straniere la cui unica colpa è stata scegliere quella piscina piuttosto che un'altra. Quanto meno avrei potuto protestare andandomene e scegliendo un'altra struttura e invece non l'ho fatto. Ora me ne pento. Perciò ora ho bisogno di denunciare l'accaduto. Perché si sappia che ancora a Roma, nel 2010 accadono episodi di razzismo.

Spero che qualcuno accolga la mia denuncia. E spero che questo riesca a farmi sentire meno colpevole.