Di Sucar Drom (del 19/03/2011 @ 19:53:21, in Italia, visitato 1603 volte)
L'associazione Sucar Drom invita le associazioni, le formazioni politiche, le
organizzazioni sindacali e i semplici cittadini all'incontro che si terrà
martedì 22 marzo 2011, alle ore 19.00, presso l'area residenziale per sinti
italiani, in viale Learco Guerra n.23.
Durante l'incontro sarà illustrato la bozza di nuovo regolamento per l'area e il
documento dell'associazione Sucar Drom (...).
L'associazione Sucar Drom, insieme alla Federazione Rom e Sinti Insieme,
proporrà durante l'incontro la possibilità di organizzare insieme una
manifestazione per venerdì 25 marzo (segue bozza volantino).
Un saluto, Yuri Del Bar e Carlo Berini
Vi preghiamo di diffondere
Per contatti e adesioni 3388736013
Associazione Sucar Drom via Tazzoli n. 14, 46100 Mantova, Italia
telefono +39 0376 360 643, fax +39 0376 318 839
Giunta Sodano 2010 - 2015
Prima cacciarono i poveri che chiedevano l'elemosina
e io sono rimasto in silenzio
perché mi davano fastidio
Poi strapparono le bandiere dalle finestre delle case
e io sono rimasto in silenzio
perché turbavano il decoro pubblico
Poi cacciarono i suonatori di strada
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi piace la musica
Poi vietarono a tutti di sedersi sui gradini
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi ero mai seduto sui gradini
Poi tolsero i fondi al Festival Letteratura
e io sono rimasto in silenzio
perché non mi é mai piaciuto leggere
Poi scrissero un regolamento per cacciare i sinti
e io sono rimasto in silenzio
perché mi hanno detto fin da piccolo che sono ladri
Finché un giorno sono venuti a prendere te
e non c’era piu' rimasto nessuno per protestare
NON RIMANERE IN SILENZIO
VIENI ANCHE TU A DIRE
DOSTA! BASTA
Venerdi 25 marzo, ore 16.00 punto di ritrovo in viale Learco Guerra n. 23
Di Fabrizio (del 19/03/2011 @ 09:32:13, in conflitti, visitato 1781 volte)
Da
Czech_Roma. PREMESSA: Il mese scorso il sindaco della città di Nový Bydžov,
per motivi di ordine pubblico, aveva ventilato l'uso di polizia privata da
adoperare nel quartiere zingaro della città. Ne era nato un dibattito che aveva
coinvolto diversi settori della società civile, in città e a livello nazionale.
All'inizio del mese il Partito della Giustizia Sociale dei Lavoratori (Dìlnická
strana sociální spravedlnosti DSSS) di estrema destra, aveva indetto settimana
scorsa una
manifestazione nella cittadina. In casi simili queste manifestazioni si erano
risolte con pestaggi di Rom ed incendi alle loro case da parte dei manifestanti.
Alcuni gruppi antirazzisti cechi avevano indetto una contromanifestazione. La
giornata ha visto assalti contro famiglie rom indifese, cariche della polizia,
ma poca eco sui media cechi. Comincio con la testimonianza di un giornalista rom che
era presente
ROMEARoma commentator Patrik Banga on the Nový Bydžov demonstrations
Nový Bydžov, 13.3.2011 16:06
Siamo arrivati a Nový Bydžov attorno alle 9 di mattina. Negli ultimi 20 km. del
nostro viaggio, io e il mio collega Ivan Kratochvíl abbiamo cercato invano i
poliziotti che avrebbero dovuti essere di pattuglia. I primi poliziotti li
abbiamo incontrati ai margini della città, che stava per diventare punto
d'incontro per diverse centinaia di estremisti e per quanti avevano indetto la
contromanifestazione. Nessuno ci ha fermato. Invece la polizia ha prestato
attenzione ad una Fabia gialla che trainava un rimorchio.
Siamo andati alla stazione di polizia, che ricordavo dalla precedente visita
in città. Sul marciapiede abbiamo incontrato l'addetto stampa, che ci ha
consegnato l'indispensabile cartellino "stampa" che sarebbe dovuto diventare il
nostro lasciapassare verso il centro degli eventi nelle ore a venire. Dopo una
breve consultazione con i colleghi della regione, siamo andati a lavoro.
Abbiamo cercato i Rom in via U Hřiště, che doveva diventare il
centro di una riunione, ma non c'era nessuno. Dopo diverse telefonate, abbiamo
capito che erano a diversi metri di distanza. Quando siamo arrivati sul luogo,
abbiamo visto circa 40 persone ed una ventina di vetture, da cui abbiamo capito
che erano tutti del posto ed il resto stava per arrivare.
Ho intravisto alcuni volti familiari e salutato le persone che conoscevo.
Dopo di che, altre telefonate. Altri media riprendevano la scena.
Rapidamente la gente ha iniziato ad arrivare con le loro auto, da cui
tiravano fuori gli striscioni. Poi gli organizzatori hanno dato il via
all'evento. Dopo un'ora di attesa ci siamo avvicinati allo spazio di fronte al
locale stadio di calcio, dove il parcheggio era abbastanza grande da contenerci
tutti, assieme ad un bus che stava portando altri manifestanti. Gli ex ministri
per i diritti umani Michael
Kocáb e Džamila Stehlíková si sono alzati. In quel momento il gruppo contava
circa 160 persone.
Quando tutti sono stati pronti per marciare, un attivista ha preso la parola
e ha annunciato che la marcia prevista era stata annullata e che era stata
variata in processione religiosa, che come tale non era soggetta all'obbligo di
dichiarazione e che aveva precedenza su tutte le marce annunciate. Era stata
scelta come leader una sacerdotessa della chiesa hussita. Ha annunciato che
sarebbe stata una marcia pacifica e nonviolenta, e, colma di preghiera, ha
chiamato tutti gli attivisti a prendervi parte.
Il corteo è partito dal parcheggio di via Na Šarlejích, ma la polizia aveva
sbarrato la strada in via Havlíčková. Sono iniziati i negoziati. Gli
attivisti sostenevano che la loro marcia era legale e la polizia ha fatto del
suo meglio per verificarlo. Si faceva vivo anche un rappresentante del comune.
Nel frattempo il gruppo recitava il "Padre Nostro".
clicca sull'immagine per vedere le foto della giornata
Da una casa vicina è uscito un pensionato, e attraverso il recinto ha urlato che
"le puttane nere devono andare via da qui", seguendo con molte altre maledizioni
rivolte ai Rom. La polizia guardava mentre i giornalisti si avvicinavano a casa
sua. Il pensionato continuava a bestemmiare e Richard Samko, giornalista della
televisione ceca, ha cercato di intervistarlo. All'improvviso il pensionato si è
rivolto verso casa sua e ha gridato "Non sei d'accordo con me?" ed è rientrato.
Abbiamo udito un forte rumore ed il pensionato è scomparso alla vista. "E'
morto," hanno iniziato a dire i giornalisti - ed in quel momento ho pensato che
anche se pensavo che quel pensionato era un razzista, avrei dovuto saltare il
recinto per aiutarlo, come credo abbia pensato la maggior parte dei giornalisti
presenti. Comunque, presto è riapparso - Eureka!
I rappresentanti cittadini e la polizia alla fine hanno riconosciuto gli
argomenti degli attivisti ed il corteo ha proseguito per via Na Šarlejích e poi
lungo Revoluční třída verso la chiesa. Lì non c'erano più preghiere e
si sono alternati diversi interventi. La strada era fiancheggiata da poliziotti
in tenuta antisommossa, che separavano la processione dai gruppi estremisti. Un
estremista reggeva in mano una sorta di barra, che sicuramente non era né un
treppiede né un'asta da microfono. Ho chiesto ai poliziotti anti-conflitto cosa
intendevano fare al riguardo, e la risposta è stata che avrebbero dovuto
confiscare qualsiasi cosa fosse un'arma ovi assomigliasse, ma che non erano in
grado di spiegarmi perché a quella data persona fosse permesso di portare la
barra che avevo notato.
Diverse dozzine di sostenitori del DSSS stazionavano a pochi metri dai
contro-manifestanti. Le bandiere erano in vista, ma al momento i gruppetti erano
calmi. Durante il ritorno sono iniziate le provocazioni. I sostenitori del DSSS
hanno chiesto ai Rom che portavano striscioni: "Perché porti quello striscione?
Hai un lavoro? Sei a carico dell'assistenza sociale?"
Tuttavia, il gruppo è tornato nel modo in cui era venuto, fermandosi in via Na Šarlejích.
Nel contempo diverse decine di sostenitori del movimento Antifa si erano unite
al gruppo. Gli attivisti discutevano in mezzo alla strada se rimanere lì per
bloccare la marcia degli estremisti o tornare al punto di partenza. La
sacerdotessa ha dichiarato concluso ufficialmente l'evento ed ha preso le
distanze dal bloccare la strada.
Allora il gruppo contava tra le 200 e le 250 persone. I più radicali
intendevano rimanere ad ogni costo e bloccare la strada, mentre i più moderati
volevano dimostrare a 100 metri di distanza in uno spazio che non avrebbe
bloccato l'annunciata marcia del DSSS.
Alla fine, gli Antifa più attivi ed hanno convinto gli altri a rimanere,
alcuni di loro seduti per terra. Dopo alcuni minuti, non era più possibile
tornare verso il centro, perché la polizia aveva bloccato l'accesso. Sono
iniziate nuove trattative.
In quel momento il gruppo non aveva alcuna autorizzazione a bloccare la
marcia annunciata. I poliziotti ci hanno avvertito del fatto, come pure la
squadra anti-conflitto. Nel frattempo era arrivata l'informazione che Vandas
aveva iniziato a parlare e che in città c'erano diverse centinaia di estremisti.
I negoziati erano giunto ad un punto morto e la polizia aveva annunciato che
sarebbe intervenuta se i dimostranti non se ne fossero andati. Si lanciò lo
slogan "Neri, bianchi, uniamo le forze". Ora i manifestanti rom mostravano
preoccupazione. In testa c'era un piccolo gruppo che intendeva fare qualcosa,
tra cui Martin Šimáček, Ondřej
Liška, rappresentanti dei Rom locali e, per quel che può valere, io stesso.
Vennero date alcune istruzioni, tra cui quella che i Rom si dovessero ritirare
una volta che la polizia avesse invitato i manifestanti ad andarsene.
Improvvisamente sembrò aprirsi una speranza. Un capo della polizia aveva
convinto Ondřej Liška a depositare una denuncia contro la marcia del DSSS,
che si stava svolgendo con modalità completamente estranee a quelle annunciate.
Alcuni dimostranti indossavano i simboli del bandito Partito dei Lavoratori,
altri issavano lo striscione dell'organizzazione (sempre bandita) Resistenza
Nazionale. L'intera manifestazione era stata addirittura annunciata sul loro
sito, odpor.org.
Siamo andati alla stazione di polizia. Dopo alcuni minuti di "trattative",
abbiamo avuto l'informazione che la polizia aveva caricato i
contro-manifestanti.
Siamo corsi fuori dalla stazione di polizia verso via Na Šarlejích. Lì ho
visto soltanto candelotti fumogeni esplosi ed alcuni furgoni della polizia sul
lato destro. I Rom affacciati alle finestre mi gridavano che era stato un
massacro, che i cavalli avevano calpestato le persone. Allora capii cosa era
successo. La polizia aveva attirato distante i "politici" per poter intervenire
con durezza.
Ho trovato i manifestanti a decine di metri di distanza in via Havlíčková.
Erano stati caricati da otto poliziotti antisommossa a cavallo. Ho cercato di
capire se erano feriti, soprattutto i miei amici. Grazie a dio erano tutti sani.
Tramite frammenti di discorso ho ricostruito gli eventi. La polizia
antisommossa aveva aperto la strada a quella a cavallo per caricare i
dimostranti, picchiati con manganelli. Alcuni erano stati arrestati, diversi
erano stati feriti. Ognuno usava le parole "brutale" e "massacro". Poi la
polizia aveva spinto i dimostranti diversi metri indietro, perché gli estremisti
avessero la strada libera.
Così gli estremisti hanno potuto trarre pieno vantaggio dal corridoio
liberato. In diverse centinaia hanno marciato lanciando slogan come "Boemia ai
Cechi". Voci isolate scandivano "Venite qui, puttane nere" e "Antifa, ha, ha,
ha" agli antifascisti. Quando i contro-manifestanti hanno iniziato a cantare,
per un momento ho avuto l'impressione di essere ad una partita di calcio tra
Sparta e Ostrava.
Sono rimasto sconcertato anche da qualcos'altro: avevo saputo dalla polizia
che c'era il divieto di indossare maschere, ma molti estremisti erano a volto
coperto. La polizia non ha agito contro di loro, sicuramente non nel modo che ha
agito attaccando la contro-manifestazione.
Un volta che gli estremisti se ne erano andati, la situazione si calmò un
poco, e sono potuto tornare alla mia macchina. Nel parcheggio ho incontrato Michael
Kocáb, che si era allontanato dagli eventi alle 15.00 circa.
Quando sono ritornato in città, non c'era più traccia dei
contro-manifestanti. Ho fatto alcune chiamate e ho capito che erano di fronte
alla stazione di polizia. Stavano andandosene e mi sono accodato a loro.
Era ora di tornare a Praga. Lungo la strada ho incontrato molte squadre - non
della polizia - ma di estremisti che stavano bighellonando nei villaggi vicini,
fumando appoggiati alle loro macchine. Pensavo che tutto fosse finito.
Un'ora dopo, un collega mi ha chiamato sul cellulare. Gli estremisti avevano
aggredito tre Rom e ferito uno di loro. Poco dopo il portavoce della polizia mi
spiegava che gli estremisti erano tanti e 13 di loro erano stati arrestati. La
polizia era riuscita a contenere la marcia, ma a quanto pare non le sue
conseguenze.
Patrik Banga, translated by Gwendolyn Albert
Dalla Repubblica Ceca mi scrive un amico:
(fonte: Ctk) Un attivista Rom, sabato a Novy Bydzov, è finito all’ospedale
privo di conoscenza dopo una rissa con alcuni attivisti di estrema destra. Nella
cittadina della Boemia centrale si sono radunati nel fine settimana circa 500
esponenti ultranazionalisti della Delnicka strana e 200 attivisti di opposta
estrazione politica. Poliziotti in assetto anti sommossa hanno provato a stento
a tenere separate le due fazioni.
Di Fabrizio (del 19/03/2011 @ 09:02:04, in Regole, visitato 2506 volte)
Segnalazione di Isabella Bianchi, da "Il Tirreno, cronaca di
Pisa" 24 febbraio 2011, pag VI
Lunedì sono stati condannati in primo grado quattro rom che, secondo i
giudici, avevano scippato piccole somme a oltre 40mila pisani per un totale di
più di due milioni di euro. Le istituzioni, i commercianti, i comitati, la
destra, ma anche semplici cittadini, hanno urlato la loro preoccupazione per
la sicurezza, il loro sdegno per la paura che alligna tra la gente, il loro
allarme per la convivenza civile in città. Come dite? Non avete sentito niente?
Già perché non erano rom, sono i quattro potenti membri del vecchio Cda della
defunta Cassa di Risparmio di Pisa e il silenzio, come si può constatare, è
tombale.
Di Fabrizio (del 18/03/2011 @ 11:47:10, in Italia, visitato 2181 volte)
Negli ultimi due anni a Milano sono stati effettuati oltre 360 sgomberi di
campi abitati da Rom e Sinti che hanno coinvolto alcune centinaia di nuclei
familiari presenti da tempo sul territorio cittadino.
In questi anni gli sgomberi e le ruspe non hanno risolto nulla, anzi
- con un grosso dispendio di risorse pubbliche - hanno contribuito a rendere
ancora più difficile e drammatica la vita delle famiglie Rom, ed in particolare
di alcune centinaia di bambini, aumentando il loro disagio e la loro esclusione
dal tessuto sociale. Oltre che non risolvere il disagio di chi vive in
prossimità dei campi.
In questi anni a Milano c'è però anche chi ha scelto di incontrare questi
volti, queste persone, di costruire rapporti di vicinanza, di
considerarli i nuovi vicini di casa o i nuovi compagni di banco. A volte dopo
uno sgombero sono partite inaspettate catene di solidarietà, che hanno avuto
anche risalto sui mass-media locali e nazionale, ma queste reazioni pur
importanti non sono sufficienti.
Alcune associazioni e gruppi ma anche singoli cittadini, maestre e genitori
hanno costruito con le famiglie Rom dei rapporti basati sulla fiducia, imparando
a superare diffidenze e paure reciproche. Sono nati così progetti di
integrazione abitativa, lavorativa, scolastica. Queste persone hanno scelto di
vivere così il proprio ruolo di cittadinanza attiva per costruire una città
più vivibile e quindi più sicura per tutti, proprio perché più accogliente.
Da questa esperienza nasce l'appello alla città "I DIRITTI NON SI SGOMBERANO",
un appello rivolto all'amministrazione perché opti per politiche di vera
integrazione ed abbandoni la logica degli sgomberi, appello però rivolto
anche al tessuto civile di questa città perché ritrovi il gusto della
partecipazione alla costruzione di una città capace di tutelare i diritti di
tutti al di là delle appartenenze etniche e culturali.
L'appello verrà presentato in Camera del Lavoro a Milano in Corso di Porta
Vittoria 43 il giorno 22 marzo, alle ore 11,30
Saranno presenti, tra gli altri, alcuni dei rappresentanti delle realtà
che hanno promosso l'appello: Gruppo Sostegno Forlanini, Mamme e Maestre di
Rubattino, Onorio Rosati Segretario Generale Camera del Lavoro di Milano, don
Massimo Mapelli Casa della Carità, Bruno Segre, Claudio Cristiani Agesci Zona
Milano, Dijana Pavlovic Rom e Sinti Insieme, RSU ST Castelletto, Acli Milano,
Emanuele Patti Arci, Padri Somaschi, Comunità di Sant'Egidio, Avv. Alberto
Guariso.
MILANO 18 MARZO 2011
Per informazioni e comunicazioni: Gruppo Sostegno Forlanini:
scendiamoincampo@gmail.com - telefono 333.8611303
BalkanInsight - La polizia albanese criticata dopo un attacco al campo romBy Besar Likmeta Famiglia rom a Laprake. Photo by: UNHCR
Tirana, 11/03/2011 - La polizia albanese è stata accusata di razzismo dai
media locali, dopo che tre giorni fa un campo rom alla periferia di
Tirana è stato bruciato, da attentatori che non sono ancora stati trovati.
Alcuni residenti del campo, che ospitava circa 40 famiglie, hanno detto ai
media locali che gli assalitori arrivavano di notte e li malmenavano con dei
bastoni, mentre appiccavano il fuoco alle loro baracche; questo per diversi
giorni, spingendoli a sloggiare.
I residenti dicono che la polizia non è riuscita ad impedire gli attacchi e
fornire protezione alle famiglie, che ora si sono trasferite a vivere in altri
insediamenti a Tirana e altrove.
Rimane dubbio se l'attacco è stato il risultato del razzismo, oppure è stato
istigato da interessi finanziari immobiliari di chi cerca di costruire
nell'area.
Venerdì la polizia ha negato di aver violato le leggi anti discriminazione
sulle minoranze e la protezione dei bambini, mentre il caso rimane sotto esame.
Secondo il comunicato della polizia, i Rom "hanno dato inizio al conflitto"
coi loro vicini, da cui l'escalation.
"Abbiamo chiesto ai Rom riguardo al fuoco che ha travoltole loro abitazioni,
ma si sono rifiutati di testimoniare," si legge nel comunicato.
Secondo l'Unione dei Rom Albanesi, una OnG di Tirana, vivono in Albania sino
a 150.000 Rom, parte di una comunità che lotta contro le discriminazioni, bassi
tassi di alfabetizzazione e disoccupazione di massa.
Di Fabrizio (del 18/03/2011 @ 09:00:24, in sport, visitato 1602 volte)
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Rom, Romani, Rumeni,
concittadini di tutto il mondo,
inizia la Primavera..... camminiamo?
Camminare ci piace, ci fa incontrare gli altri e ci rende consapevoli di dove
viviamo...
Quest'anno vorremmo camminare anche per la Costituzione, davanti ai non più
tollerabili soprusi del potentato politico, economico e mafioso.
Camminiamo perché la nostra esperienza si trasformi in proposta, il nostro
sdegno in protesta, il nostro stupore in progetto.
Camminiamo perché è ora di cambiare il mondo.
Quest'anno camminiamo anche in Sicilia.... sulle tracce della
Marcia della Sicilia Occidentale che ebbe luogo dal 6 all'11 marzo 1967
promossa da Danilo Dolci e che vide la vasta partecipazione delle popolazioni
del Belice e di molti intellettuali italiani.
Mercoledi 16 Marzo ore 18.00
ESC. Via dei Volsci 159. San Lorenzo
incontro pubblico di presentazione, discussione e condivisione della Marcia per
un Mondo Nuovo per i diritti e i beni comuni. che si terrà da Menfi a Palermo dall'11 al 17
aprile
promossa da Stalker con Associazioni, Comuni e Movimenti siciliani
con videodocumenti della marcia del '67 e la partecipazione di Carola Susani
Oggi so che la mia voce è la voce di ciascun siciliano sensato, di ciascun
italiano di buon senso di ciascun uomo al mondo consapevole se dico: Non si può
continuare così.
Il vecchio mondo è finito, (...) non possiamo non vedere che un nuovo mondo ci
occorre, nel quale possiamo svilupparci da uomini veramente vivi, cioè tutti
coraggiosamente, attivamente, organicamente fratelli tra noi. (...)
Sappiamo che un enorme lavoro attende ciascuno di noi se vogliamo riuscire - con
l’attenzione, l’intelligenza e l’impegno necessari - ad essere vivi come ci
occorre a farci un mondo nuovo. (...) Sappiamo che dobbiamo produrre ciascuno
fatti nuovi, costruire ciascuno un sano rapporto con gli altri, il suo pezzo di
mondo nuovo.(...) Se noi riusciamo ad essere la vita, chi ci può fermare? (Danilo Dolci, sabato 11 marzo 1967 piazza Kalsa, Palermo)
Di Fabrizio (del 17/03/2011 @ 09:29:50, in Europa, visitato 1785 volte)
Giornata della memoria, protagonisti i popoli nomadi europei
LUGANO - In occasione della Giornata cantonale della memoria, che come ogni anno
cadrà il 21 marzo, l'Associazione Ticinese degli Insegnanti di Storia ha
organizzato nelle scuole una serie di appuntamenti dedicati ai popoli nomadi
europei (Rom, Sinti, Jenish).
"Oggetto da secoli di periodiche persecuzioni, tra le principali vittime del
tentativo di sterminio delle "razze inferiori" perpetrato dal nazismo durante la
Seconda guerra mondiale, le comunità Rom, Sinti e Jenish sparse per l'Europa
stanno diventando di nuovo, in questo ultimo decennio, bersaglio privilegiato
dell'intolleranza e della diffidenza; un fenomeno, questo, che non risparmia né
la Svizzera né il Ticino".
Per l'occasione sono previsti molteplici eventi nelle scuole, oltre ad una
serata pubblica. Presso le scuole medie di Gravesano (la mattina) e le scuole
medie di Camignolo (il pomeriggio), agli allievi delle classi quarte sarà
rivolto un incontro così articolato: Visione del documentario "Liberi dentro…
zingari e svizzeri" di Fabio Calvi, regista, che sarà presente in sala.
Testimonianza di Ursula "Ushi" Waser, esponente della comunità Jenish e vittima
del programma di rieducazione della Pro Juventute, ed intervento del trio
musicale "I Muzikanti di Balval" che proporrà alcuni brani di musica rom.
Presso il Liceo Lugano 1 (la mattina) e il Liceo Lugano 2 (il pomeriggio) è
prevista un'attività destinata agli studenti suddivisa in due parti.
La prima ha l'obiettivo di inquadrare il contesto storico in cui si delinea lo
scontro tra civiltà sedentarie e nomadi e l'esito di tale scontro nel secondo
conflitto mondiale. La seconda parte si prefigge di conoscere meglio le civiltà
nomadi contemporanee nel contesto svizzero e italiano. E' previsto l'intervento
di vari ospiti.
La sera di lunedì 21 marzo, alle 20.15, presso il Centro evangelico di Lugano
(via Landriani 10), si terrà infine l'evento "Alle porte della città, parole e
musiche nomadi" con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, di Maurizio Pagani e
del gruppo «I Muzikanti di Balval».
Le tre famiglie non volevano lasciare il campo. Costantin Ventila, rom
romeno: "Comune e Casa della Carità mi hanno offerto 1000 euro per andarmene e
altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato"
MILANO - Sgomberate tre famiglie rom che vivono all'interno del campo rom di
Triboniano. Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia di stato e
della polizia locale che hanno bloccato le vie d'accesso al campo dove è stato
vietato l'accesso a giornalisti e operatori della Casa della carità. Gli
abitanti del campo si sono opposti allo sgombero. "Mi vogliono buttare in strada
con i miei figli, non so dove mi vogliono mandare", denuncia Costantin Ventila,
rom romeno, contattato telefonicamente. "Il comune e la Casa della carità -
aggiunge Ventila - mi hanno offerto 1000 euro per andarmene da Triboniano e
altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato". Ventila,
geometra sessantenne, è presidente dell'associazione "Avena Amenza Savale", da
vent'anni in Italia e da sette anni abitante del campo comunale di via
Triboniano. "Secondo me questa è una truffa: io sono un rom e se vado a cercare
un appartamento non lo trovo - prosegue Ventila -.Tra l'altro, ci hanno
sgomberato senza notificarci nulla: non abbiamo in mano nulla di scritto". In
attesa che qualcuno, comune o Casa della carità, gli offrisse un'alternativa,
Costantin Ventila si è rifugiato con la sua famiglia nella chiesa dei frati
cappuccini davanti al Cimitero Maggiore. Ma ha poi lasciato quel rifugio. (dp/ar)
Di Fabrizio (del 16/03/2011 @ 09:10:05, in sport, visitato 1841 volte)
I Mondiali Antirazzisti si svolgeranno quest'anno dal 6 al 10 luglio, ma dopo
tre anni infatti i Mondiali Antirazzisti salutano Casalecchio di Reno e
traslocano a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, nella località nota
come Bosco Albergati (...).
Come ogni anno saranno cinque giorni di sport – con tornei di calcio, basket,
pallavolo, rugby e cricket e possibilità di praticare yoga, pilates e giochi
tradizionali dal mondo – e musica, cultura e dibattiti in nome dell'antirazzismo
e a difesa del valore di tutte le diversità, siano esse di provenienza, di
genere, di etnia o di abilità.
Bosco Albergati è una sorta di ritorno al passato con una situazione un po' più
intima che assomiglia ad un vero e proprio villaggio dello sport contro le
discriminazioni. Abbiamo avuto questa idea anche per ritrovare dei ritmi meno
frenetici e maggiore intimità tra i partecipanti ai Mondiali. C'è dietro però
anche una riflessione di carattere economico: montare un intero villaggio nello
spazio di Casalecchio, che non era attrezzato, comportava costi altissimi. Bosco
Albergati dà invece la possibilità di usufruire di attrezzature già presenti,
per tentare di rendere economicamente più sostenibile la festa, soprattutto in
tempo di crisi quando le sponsorizzazioni di enti, istituzioni e privati si
riducono. Si tratta di un'edizione che vuole mantenere lo spirito originario di
una festa popolare che accoglie, include e non esclude e che però ogni anno deve
sempre più fare i conti con la crisi e i tagli delle sponsorizzazioni.
Come sempre, oltre al divertimento con sport e musica per tutti e a costo zero,
i Mondiali Antirazzisti mettono al centro i contenuti, con riflessioni sui temi
dell'integrazione, della multiculturalità e della lotta a qualsiasi forma di
fobia del diverso. In linea di massima si cercherà di seguire con maggiore
attenzione i piccoli segnali di cambiamento delle edizioni passate approfondendo
il rapporto con le cooperative sociali per creare laboratori educativi. Temi
primari saranno la lotta contro la discriminazione su Rom e Sinti, il tema della
diaspora anche alla luce della carta dei migranti elaborata all'ultimo Social
Forum Mondiale di Dakar, e l'attenzione alle diversità di genere e contro
l'omofobia.
Pensiamo che ci sarà un rapporto molto proficuo con le comunità di migranti del
territorio modenese e non e che si potrà riflettere a modo nostro sulle recenti
rivoluzioni nei paesi nordafricani e sulle loro conseguenze migratorie.
Continueremo l'impegno sul fronte europeo con il coinvolgimento di gruppi,
associazioni e singoli in rappresentanza di ogni cultura e paese, per far sì che
questa festa dello sport dimostri ogni anno di più il valore positivo
dell'incontro e dello scambio attraverso il gioco.
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