Di Fabrizio (del 03/06/2010 @ 08:54:56, in scuola, visitato 2200 volte)
Segnalazione di Tommaso Vitale
Giugno 2009
chiediamo ai bambini delle scuole della zona di far vivere il loro zaino
"passandolo" ai bambini del campo rom di Rubattino.
Settembre 2009
la raccolta ha avuto un grande successo: i 36 bambini di Rubattino iniziano la
scuola avendo tutti zaino, astuccio e quaderni.
L’inverno scorso è stato durissimo, tanti sgomberi, tanto freddo, tanta
precarietà, ma i bambini ce l’hanno fatta quasi tutti a continuare a venire a
scuola pur tra mille difficoltà.
Anche quando le ruspe macinavano zaini e lavoro, eravamo pronti a ricominciare.
Ora ci prepariamo al nuovo anno
con tanti nuovi bambini iscritti. Vi chiediamo ancora di far continuare a vivere
lo zaino di vostro figlio sulle spalle di un altro bambino.
Chiediamo
a ogni scuola di organizzare la raccolta e poi di contattare uno di noi che
passerà a ritirare il materiale.
Sono molto graditi anche astucci nuovi e quadernoni, meglio se a quadretti.
Grazie e buona estate!
Il gruppo mamme e maestre delle scuole Feltre e Pini
Bucarest, 25/05/2010 - Secondo un portavoce di un tribunale rumeno, lo stesso
ha ordinato ad un insegnante di pagare una compensazione di 10.000 euro alla
famiglia di una bambina rom di 12 anni, ripetutamente esclusa dalla classe.
La sentenza è stata salutata come un colpo contro la segregazione in un paese
che ha una delle più vaste comunità rom in Europa, anche se molti nascondono la
loro origine etnica per paura di discriminazioni.
Il portavoce ha detto all'AFP che la corte d'appello nella città meridionale
di Craiova "ha obbligato" l'insegnante Lenuta Daba a pagare 10.000 euro o
l'equivalente in valuta locale, i lei, a Pompiliu
Ciurescu, il padre della giovane Rahela.
Il giudizio è stato emesso il 19 maggio e martedì è stato reso pubblico ai
media.
I mezzi d'informazione riportano che l'insegnante della città sud-occidentale
di Voloiac aveva ripetutamente rifiutato nel 2007 alla ragazza di entrare in
classe.
Daba ha negato di averla discriminata, invocando irregolarità amministrative
riguardo il trasferimento di Rahela da un'altra scuola.
L'OnG per i diritti dei Rom Romani Criss ha lodato la decisione del
tribunale.
"La somma è l'inizio. La decisione deve diventare un segnale per quanti
adoperano la discriminazione e la segregazione nell'istruzione, che è un diritto
fondamentale," ha detto ad AFP la rappresentante Monica Vasile.
Il censimento del 2002 dice che ci sono circa 530.000 Rom nel paese, ma le
OnG indicano il numero di circa due milioni e mezzo.
Un numero imprecisato di bambini rom non vanno a scuola o terminano gli studi
dopo la scuola primaria. Secondo uno studio governativo del 2008, il 19% dei Rom
tra i 18 e i 29 anni non sono mai andati a scuola, confrontato all'1,8% dei
Rumeni non-Rom.
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:45:21, in scuola, visitato 1809 volte)
Segnalazione di Laura Coletta
Cari bambini vi proponiamo un piccolo viaggio tra ricordi del passato e
natura, a bordo delle vostre biciclette per guardare il quartiere con altri
occhi. Domenica 23 maggio alle ore 15:00 tutti in sella davanti alla scuola
elementare di via Russo, andremo a vedere il poco distante monumento di P.zza
Piccoli Martiri e poi proseguiremo lontani dal traffico automobilistico, immersi
in un raro angolo di natura milanese: percorreremo la ciclabile lungo il
Naviglio Martesana fino ad incontrare il fiume Lambro, poco oltre il campo Rom
di via Idro, dove abitano (kaj bešé? dove abiti?) alcuni alunni dell'Istituto
Comprensivo Russo- Pimentel..
Associazione Elementare Russo Nata il 2 ottobre 2008 da un gruppo di persone che da oltre un anno
volontariamente lavoravano insieme per cercare di far risolvere i molti problemi
del complesso scolastico della scuola elementare "Russo-Pimentel" in via Russo
23/27. L’Associazione si propone inoltre di:
-promuovere tutte le iniziative
necessarie a promuovere la cultura della solidarietà, dell'impegno civile, della
pace, della tutela ambientale e dell'integrazione sociale;
-essere costantemente
di stimolo alla scuola nel suo obbiettivo primario di formare uno studente che
sia innanzi tutto un cittadino;
-contribuire al miglioramento delle condizioni
di vivibilità e fruibilità del territorio. L’Associazione aspira infine a
diventare uno dei riferimenti per la vita del quartiere, cooperando con altre
associazioni impegnate in progetti per la costruzione di una città a misura di
bambino.
(Aprile 2010) L'UNAR - Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali e la CRUI bandiscono per il quarto anno un premio
per dottorati di ricerca con l'obiettivo di diffondere negli Atenei italiani la
cultura della partià di trattamento e delle pari opportunità.
Il premio è destinato alle tre migliori tesi di dottorato di ricerca, già
discusse con esito positivo a partire dall'anno 2008, aventi a tema studi
finalizzati ad accrescere la conoscenza e l'approfondimento scientifico dei temi
della promozione della parità di trattamento indipendentemente dalla razza o
dall'origine etnica o dall'appartenenza culturale o religiosa e del contrasto ad
ogni forma di discriminazione razziale, con particolare riguardo ai luoghi di
lavoro, alle periferie urbane, alle giovani generazioni.
Di Fabrizio (del 03/05/2010 @ 09:38:15, in scuola, visitato 1721 volte)
Segnalazione di Ernesto Rossi
domenica 9 maggio 2010 dalle 11.00 alle 19.00
piazza Leonardo da Vinci, Milano
il Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità invita:
ore 11: la gara di biglie
mostra fotografica scuole Pini e Feltre (Rubattino)
ore 12.30/14: cibi e sapori dal mondo
ore 14: musica, teatro, interventi - Orchestra di via Padova, Muzikanti di
Balval, Blue Cacao, Brincadera, Contrabbanda, Rosa dei Venti, Rhapsodija Trio,
Cabaret Migrante e altri
video e laboratori
informazioni su tagli agli organici, bilanci e mense, tutto sulla scuola
promuove: Comitato di zona 3 per una Scuola di Qualità
Sára (17 anni) ha tre fratelli e tre sorelle. Attualmente studia alla Scuola
Superiore per l'Impresa e la Legge a Brno, ama cantare e vorrebbe entrare in
affari una volta finiti gli studi. Recentemente ha passato diverse settimane
negli USA, dove ha fatto esperienza ed ha esposto le sue idee che vuole
applicare nel lavoro con i bambini della comunità rom. In altre parole, questa
giovane intelligente ha già fatto tanta strada. E' anche una Romnì.
Incontrai Sára la prima volta presso l'OnG IQ Roma servis, dove frequentava
le lezioni di canto e contribuiva alla rivista Romano VIP. E' sorprendente
quanto carisma si irradia da questa giovane e quanta ambizione abbia. Si
vede nel futuro come imprenditrice, ma vorrebbe anche essere più coinvolta con
eventi che abbiano a che fare con la comunità rom. Intende focalizzarsi
soprattutto sul lavoro coi bambini, in quelle attività che non solo li
aiutino a passare meglio il loro tempo, ma anche a sviluppare le loro
personalità. Ha inoltre programmi ancora più audaci: nel futuro vorrebbe
contribuire ad avvicinare la comunità rom e la maggioranza e cancellare i
rispettivi pregiudizi e barriere sociali.
Anche se Sára è piena di giovanile ottimismo, è troppo penosamente
completamente cosciente della complessità della situazione nella Repubblica Ceca
in cui si trova la minoranza rom. Già in tenera età, ha avuto esperienza diretta
della discriminazione razziale. Come racconta, "credo che i Cechi non siano
abituati a chi ha un aspetto differente dalla maggioranza, per esempio, a quanti
hanno un colore di pelle differente. Trattano questa gente con sospetto, se non
razzismo. Non riguarda soltanto l'attitudine verso i Rom, ma anche verso gli
stranieri." Sára ha notato questo comportamento ambiguo verso chi è differente,
sulla base delle sue esperienze personali: "A volte quando la gente non mi
conosce mi giudica secondo il mio aspetto, si comporta differentemente nei miei
riguardi, lasciatemi conoscere come differente." Tuttavia, Sára passa sopra
queste esperienze ed accetta la vita come è.
Una persona che vive come parte di una minoranza, che sia etnica, razziale o
religiosa, sperimenta il mondo da una prospettiva differente rispetto a chi vive
come parte della società maggioritaria. I componenti delle minoranze provano
preoccupazioni che chi non è passato da queste esperienze può immaginare a
fatica. Ci sono momenti spiacevoli quando qualcuno vi grida dietro a causa del
vostro aspetto. C'è la sensazione di minaccia quando si passa accanto ad un
gruppo di teste rasate. Non conoscete sensazioni simili. Per Sára, è
un'esperienza di tutti i giorni essere osservata con attenzione dallo staff di
un negozio perché pensano che possa rubare qualcosa, o che qualcuno eviti di
sedersi accanto a lei sul bus.
Nonostante tutto questo, Sára non molla e persegue i suoi sogni. Ricava il
suo entusiasmo dalla motivazione avuta dalla permanenza negli USA, dove, come
dice, ha capito che se gli altri possono raggiungere i loro desideri, anche lei
lo può.
This article was originally published in Romano hangos 5-2010 at
http://www.srnm.cz - Radka Svaèinková,
translated by Gwendolyn Albert
A nove anni capii di essere differente e non capivo perché. Ero sempre stata
una bambina felice. A scuola avevo molti amici. Ma tutto questo cambiò in
quinta.
In Bulgaria, come in molte parti dell'Europa dell'Est, i bambini rom non
hanno accesso all'istruzione di qualità. I bambini rom nelle scuole segregate
vengono promossi senza saper leggere o scrivere. Nella città dove son nata,
abbiamo una scuola segregata sino alla quarta. La scuola è a soli 100 metri da
casa mia, ma mia madre non voleva che andassi là. Sapeva che non avrei ricevuto
una buona istruzione e mi iscrisse alla scuola pubblica per gli studenti
bulgari.
La decisione non fu facile. Il percorso da e per la scuola era difficile.
Anche mio padre ed i nonni non erano d'accordo con la sua decisione. Non
capivano perché avrei dovuto andare a scuola così lontano da casa e separarmi
dai miei cugini. Ma mia madre sapeva il perché. Sapeva quanto fosse importante
l'istruzione. Mi protesse dall'essere presa in giro dai bambini della scuola. I
miei genitori decisero di parlarmi soltanto in bulgaro così da non sviluppare
accenti particolari. Ma non poterono proteggermi a lungo.
Quando fui in quinta, i bambini rom del mio quartiere iniziarono a
frequentare la mia stessa scuola. Erano amici d'infanzia e così parlavo e
giocavo con loro. Ma una alla volta le mie compagne di classe si allontanarono
da me quando mi videro interagire con i nuovi compagni rom. Mi indicarono
chiamandomi "zingara". Non sapevo perché. Era qualcosa di sbagliato? Perché
pensavano che fossi differente? Mi sentivo colpevole, come se avessi fatto
qualcosa di sbagliato.
Da allora furono insulti, umiliazioni e comportamenti aggressivi da parte
delle mie compagne e persino da qualche maestra. Non ho mai detto ai miei
genitori o condiviso con qualcuno cosa succedeva a scuola. Mi sentivo in
imbarazzo.
Nonostante quegli anni difficili ho sempre avuto mia madre ad incoraggiarmi
nel continuare gli studi. Mi sono diplomata ed ho iniziato a studiare
giornalismo nell'Università di Sofia. Ma persino all'università non ho potuto
scappare dai pregiudizi della gente. Alla prima lezione gli studenti iniziarono
a discutere di "zingari puzzolenti". Per un momento mi preoccupai che mi
avessero riconosciuta. Ma non sapevano che fossi Rom. Non gli passava per la
mente che potesse esserci una studentessa rom che frequentava il loro corso.
Fu all'università che iniziai ad interessarmi alla storia, alla lingua ed
alla cultura del popolo rom. Lessi libri sulla sturia dei Rom, ed ebbi la
possibilità di incontrare altri studenti, insegnanti, giornalisti ed
intellettuali di origine rom. Dopo che mi laureai, iniziai a lavorare come
reporter per il giornale rom Drom
Dromendar. Capii presto che non avevo niente di cui vergognarmi. Sono una
donna rom e ne sono orgogliosa.
Violeta Naydenova
nel video, "I'm a European Roma Woman." (per
chi legge su Facebook, il
link al video,
ndr)
Molti dei miei simili non condividono questo punto di vista. Molti giovani rom
oggi crescono senza mai sapere della loro storia e di chi sono realmente. Molti
Rom di successo nascondono la loro vera identità. Si nascondono come facevo io.
Molti stereotipi radicati nella nostra società ci fanno sentire come cittadini
di seconda classe; come se non fossimo parte della società ed appartenessimo
solo ai ghetti e alle mahalle.
I Rom sono il più grande gruppo minoritario in Europa. Soffrono di alti tassi
di analfabetismo, disoccupazione e povertà. Ancora non abbiamo un approccio
mirato e coordinato per affrontare questi problemi. L'Europa non può ancora
ignorare i Rom.
L'Europa deve prevedere l'accesso all'istruzione di qualità per tutti i
bambini. Nonostante le decisioni per una riforma in questo senso della Corte
Europea dei Diritti Umani rivolte contro la Repubblica Ceca, la Grecia ed,
appena un mese fa, la Croazia, ai Rom viene regolarmente negato un pari accesso
all'istruzione. L'Europa deve iniziare a mettere in discussione le questioni di
identità - assicurandosi che gli studenti imparino l'uno dall'altro, sulle loro
differenze e sul fatto che la diversità non è un male. Al contrario, la
diversità è qualcosa che arricchisce tutti.
La decisione di mia madre di mandarmi alla scuola pubblica mi ha cambiato la
vita. Ora lavoro per aiutare a cambiare la vita di altri giovani rom. Presso
l'Open Society Institute aiuto i Rom dell'Europa Centrale ed Orientale ad
ottenere tirocini e formazione scolastica. Queste opportunità insegnano ai
giovani rom come diventare i migliori avvocati di se stessi e migliorare la loro
comunità.
Ma non possiamo farlo da soli. Assieme a noi l'Europa deve impegnarsi per
assicurare che tutti Rom abbiano pari accesso all'istruzione di qualità - ed
espandere e consolidare una nuova generazione di donne e uomini rom che guidino
la loro comunità ad un cambiamento reale in tutte le sfere pubbliche delle loro
vite.
Il Ministro dell'Istruzione ha proposto l'introduzione nelle scuole di
lezioni di lingua e cultura romanì, per incoraggiare gli studenti rom e
rafforzare l'integrazione nella società. Il piano, riportato questa settimana
dal giornale Lidové noviny, è ancora ai primi passi - il ministro intende
lanciare un progetto pilota in alcune scuole. Ma è stato ben accolto dalle OnG
che lavorano per il miglioramento degli standard educativi tra i Rom.
La lingua e la cultura romanì non caratterizzano i curriculum scolari della
scuola ceca. Un gruppo di illuminati incaricati del Ministero dell'Istruzione
vogliono un cambio, ed hanno scelto diverse scuole con un'alta percentuale di
studenti rom per un progetto pilota. Tramite questo schema, gli studenti
potranno scegliere una classe accessoria di lingua, storia e cultura romanì.
Lo schema non è inteso solo perché gli studenti rom diventino più coscienti
della loro cultura; il Ministero dell'Istruzione vuole che le classi siano
disponibili anche ai ragazzi non-Rom. Il ministero ritiene che se gli altri
ragazzi impareranno di più sul retroterra dei loro compagni di classe, questo
contribuirà a rompere le barriere nella società ceca tra i Rom e la società
maggioritaria.
E' una meta ambiziosa [...]. Però non è chiaro nella pratica quanto successo
avrà l'iniziativa.
Si stima che vivano nella Repubblica Ceca 250.000 Rom, ma è una comunità
definita da tutti i segni dell'esclusione sociale: alta disoccupazione, povera
salute, aspettative di vita più corte e bassi standard educativi. Diversi
governi hanno tentato di affrontare l'ultimo problema, con poco successo.
Molti ragazzi rom finiscono nelle scuole speciali per chi ha difficoltà
d'apprendimento. Quanti riescono a rimanere nel sistema educativo regolare
spesso si trovano a frequentare classi di soli Rom, in quanto i genitori
"bianchi" disiscrivono i loro figli da quelle che percepiscono come "scuole di
zingari".
Apro una parentesi, con una poesia di Paul Polansky, tratta
da "Undefeated" - Multimedia Edizioni
UNA SCUOLA SPECIALE
Ho sempre saputo che mia figlia era brillante,
Faceva disegni pieni di dettagli,
memorizzava tutte le canzoni dei nostri antenati,
suonava il piano prima di avere cinque anni.
Per cui fui sorpreso quando l'insegnante venne
a casa nostra e ci disse
che nostra figlia non era pronta per la scuola.
Il suo ceco non era abbastanza buono,
aveva bisogno di aiuto con la grammatica.
Il preside accettò di incontrarci.
Disse che nostra figlia era una bella bambina,
ma sarebbe stata l'unica zingara nella sua classe.
Alla fine acconsentimmo.
Firmammo il foglio.
Non volevamo che la nostra bambina fosse maltrattata.
Ma ora quando la porto a piedi a scuola,
e vedo la targa sull'edificio,
mi si spezza il cuore.
Perché non ci hanno detto
che la sua scuola speciale
era un centro per
ritardati mentali.
...e chiudo la parentesi:
Paul Polansky è stato tra i primi a testimoniare il saccheggio del
Kosovo e la distruzione della sua comunità rom. Si deve a lui se è venuto alla
luce lo scandalo dell'avvelenamento
da piombo nei campi profughi del Kosovo. Poeta, romanziere, antropologo
conosciuto in tutto il mondo, settimana scorsa era a Milano, tra l'indifferenza
generale e 15 persone ad ascoltarlo. A maggio tornerà in Italia, e vorrei
preparargli un'accoglienza migliore.
BBC News - C'è una diffusa preoccupazione sulla marginalizzazione dei Rom in
Europa
La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la Croazia ha
discriminato gli studenti rom [...] mettendoli in classi per soli rom.
Lo stato croato ha replicato che le classi separate erano intese per aiutare
i Rom a mettersi in pari con gli altri studenti.
Quindici ex studenti di origine rom hanno testimoniato che la
sistemazione era una forma di discriminazione razziale e violava il loro diritto
all'istruzione.
Alla Croazia è stato chiesto di pagare 4.500 €u. [...] ad ognuno di loro per
danni.
Nel 2008, la Corte Europea dei Diritti Umani aveva rigettato gli argomenti
degli ex studenti, ma martedì il verdetto è stato capovolto dalla corte
d'appello.
"Gruppo svantaggiato"
Sono passati otto anni da quando il caso è sta presentato in Croazia - che
attualmente sta negoziando l'accesso all'Unione Europea.
Tutti hanno lasciato la scuola, ed hanno avuto dei figli a loro volta,
riporta per la BBC Nick Thorpe (leggi anche
QUI ndr) dalla Croazia.
Gli ex studenti hanno frequentato la scuola pubblica nei villaggi di Macinec
e Podutren nella Croazia settentrionale, in periodi differenti tra il 1996 e il
2000.
Il tribunale ha verificato che il tasso di abbandono della scuola primaria
tra i bambini rom era dell'84%.
"La corte ha ritenuto che non siano state messe in atto adeguate salvaguardie
in tempo appropriato per assicurare cure sufficienti ai bisogni speciali dei
richiedenti in quanto membri di un gruppo svantaggiato," recita il giudizio.
Il tribunale ha trovato che la Croazia ha sbagliato nell'indirizzare le
presunte deficienze degli ex studenti nella lingua croata attraverso un
apprendimento speciale.
L'assegnazione degli ex studenti a classi per soli rom è stata fatta sulla
base di valutazioni "psico-fisiche", piuttosto che su test linguistici, continua
il giudizio.
Il tribunale ha anche detto che la Croazia ha violato i diritti dei
querelanti ad un equo processo, dato che i procedimenti giudiziari sono stati
condotti per un periodo "eccessivo".
Una delle “maestre dei rom” ha scritto una lettera aperta per denunciare le
spaventose condizioni di vita. Alla Bovisa 8 famiglie vivono nelle fondamenta di
un palazzo mai terminato: “Ombre spaventate, che non escono nel prato per non
essere viste”
MILANO – Pubblichiamo integralmente una lettera scritta ieri da Flaviana
Robbiati, una delle “maestre dei rom” di Milano, che domenica scorsa è andata a
vedere dove vivono alcuni dei piccoli alunni rom che frequentano le scuole
milanesi, trovandoli in condizioni di vita spaventose. “Credevo di aver visto un
ventaglio esauriente di posti dove i rom continuamente scacciati si accampano,
compreso il girone dantesco della fabbrica crollata di Rubattino tra macerie e
topi (20 novembre). Quello che ho visto oggi è molto, molto peggio. Zona
Bovisa, un edificio a più piani mai terminato, di cui esistono solo pilastri
d’acciaio verticali e orizzontali e solette. Il tutto evidentemente abbandonato
da anni”.
“Dal marciapiede spostando una lamiera si accede a un prato incolto, lo si
attraversa e si arriva all’edificio: nessuna traccia dei rom, non uno, non una
voce. Si costeggia il palazzo, cioè il suo scheletro, tra sporcizia e masserizie
e si comincia a scendere uno scivolo, fino ad infilarsi sotto il palazzo dove
nella semioscurità vivono 7 o 8 famiglie rom. Sottoterra e con la pochissima
luce che filtra, con le correnti fredde, molto fredde create da spazi pieni e
vuoti. Ci abituiamo alla poca luce (siamo in quattro, tre maestre e una signora
volontaria) e cominciamo a veder tende a igloo, bambini, persone: fantasmi,
ombre spaventate che non escono nel prato dove il sole rende la temperatura meno
rigida per non essere visti. Il popolo del sottoterra milanese. Tutti ci parlano
del freddo, ma ancora di più dello sgombero annunciato per domani. Nessuno si
lamenta, nessuno ci chiede alcunchè”.
“Mentre siamo lì una signora rom pulisce i fornelli (l’acqua la prendono alla
fontanella della piazza vicina), cambia i fogli di giornale che fanno da
tovaglia, scalda una pentola d’acqua e lava le stoviglie. Un’altra scopa il
pavimento di cemento: lo spazio in cui stanno è pulito, nelle tende regna
l’ordine, ma è un posto da topi, siamo sottoterra al freddo e all’umido
puzzolente. Una nostra scolara di 10 anni, ci chiede un libro per studiare: lei
a scuola ci andava, ma i continui sgomberi hanno reso impossibile la frequenza.
Ci chiede quando potrà tornare. Per tutto il tempo che stiamo lì non uscirà mai
dalle braccia della sua maestra”.
“Un altro bambino, di 6 anni, quando vede la sua maestra si ferma immobile e
resta così per un po’, ma intanto la faccina gli si trasforma e diventa un unico
grande sorriso, sembra che gli scoppi la luce dentro. Poi le corre incontro e le
salta in braccio. Verso di noi solo rispetto, tanto rispetto e grande
educazione, verso i bambini coccole e tenerezza. Noi ce li coccoliamo i nostri
scolari e anche i loro fratellini. Mi chiedo in quale altra parte del mondo le
persone sono costrette a vivere così e con la paura di essere scacciati anche
dai sotterranei: forse nelle fogne di Bucarest? Forse nell’Africa più ingiusta?
Forse nelle favelas del Brasile? Ci è difficile venire via da lì, e quando
usciamo non commentiamo.
Una donna rom ci augura “buon 8 marzo”.
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