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\\ Mahalla : VAI : conflitti (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 24/09/2006 @ 10:03:52, in conflitti, visitato 2366 volte)

BELGRADE, Il Tribunale Serbo sui Crimini di Guerra ha condannato Anton Lekaj, ex combattente dell'Armata di Liberazione del Kosovo, a 13 anni di detenzione.

Nel 1999 Anton Lekaj fu coinvolto in crimini di guerra contro civili kosovari, per torture, rapimenti ed uccisioni

E' la prima sentenza del Tribunale speciale serbo contro un'appartenente all'etnia albanese in Kosovo, riguardo  i fatti successi nel 1998-99.

Iltribunale ha rifiutato la richiesta di Lekaj che il caso fosse trasferito in Kosovo, amministrato dalle Nazioni Unite dalla fine dei conflitti.

Non si registrano reazioni da parte del Kosovo sulla condanna.

 
Di Fabrizio (del 06/10/2006 @ 13:41:57, in conflitti, visitato 1706 volte)

La ''nostra gente'' di Kosovo e Albania

03.10.2006 Da Kosovo, scrive Tanya Mangalakova

Domenica scorsa un'esplosione ha danneggiato la casa di un membro della comunità Gorana, nel sud del Kosovo. "Un atto criminale per destabilizzare il Kosovo", ha commentato il governo. Ma chi sono i Gorani? Un reportage di Tanya Mangalakova

 
Di Fabrizio (del 08/10/2006 @ 10:42:08, in conflitti, visitato 1850 volte)

L'esplosione in una casa abitata da Rom è stata dolosa

Ieri mattina [5 ottobre ndr.] l'esplosione ha danneggiato una casa comprata e restaurata da una famiglia Romdi Krežmarok, nel comune di Křížová Ves. Una famiglia di sette membri stava per entrare nella casa quando è esplosa. E' il secondo caso nell'arco di pochi mesi. L'esplosione è avvenuta nella cantina della casa quando era ancora disabitata. Ignoti hanno sparso combustibile a cui poi è stato dato fuoco; da qui l'esplosione.  I danni ammontano ad almeno 160.000 corone. La polizia sta indagando: "La coesistenza tra Rom e non-Rom è tesa, perché la maggior parte dei Rom che vive qui non è in grado di badare a se stessa. Queste azioni non contribuiscono a rasserenare l'ambiente, aumentano la tensione e la coesistenza diventa ancora più complicata."

Nel villaggio vivono 1755 persone, tra cui 1242 sono di origine Rom.

Fonte: www.rpa.sk

 
Di Fabrizio (del 16/10/2006 @ 10:55:51, in conflitti, visitato 2007 volte)

Una segnalazione da Andrea Zanardo

Forward, la più importante rivista ebraica americana, ha dedicato un articolo allo sterminio dei Rom e alla battaglia dei Rom rumeni per i risarcimenti

L'Olocausto Zingaro
Gli altri Nomadi iniziano a ricordare
Nathaniel Popper | Fri. Oct 13, 2006

Come appartenente ad una delle preminenti famiglie Zingare, Luminita Cioaba avrebbe facilmente dovuto seguire le tracce degli antenati nomadi. Ma non erano le sue.

Quando suo padre - che è conosciuto come Re degli Zingari - stava programmando il suo matrimonio di ragazza, lei era occupata in biblioteca, ad imparare a leggere e scrivere il rumeno: una minaccia al "circolo della vita Romani". Poi, quando le sue coetanee partorivano, Luminita era a Bucarest, cercando una rivista che pubblicasse le sue poesie.

Ora, Luminita sta rompendo con un'altra tradizione, occupandosi del fato del suo popolo durante l'Olocausto. Alcune centinaia di migliaia di Rom furono uccisi dai nazisti e dai loro alleati durante la II Guerra Mondiale, ma contrariamente alle preoccupazioni ebraiche su quel periodo, i leaders Rom dell'Europa dell'Est - dove si stima vivano 5 milioni di Rom - sono rimasti relativamente silenziosi sulle sofferenze del loro popolo durante l'Olocausto.

Nel tentativo di cambiare, Luminita ha impiegato gli ultimi due anni collezionando testimonianze orali dagli anziani che furono deportati nella regione ucraina della Transnistria dal governo rumeno alleato dei nazisti. I frutti del suo lavoro sono stati presentati settimana scorsa ad una conferenza a Sibiu, la città dove vive con suo fratello. Durante la conferenza, a cui hanno presa parte attivisti romanì di tutta Europa, ha distribuito un libro contenente le testimonianze raccolte e presentando il film "Frattura Romani", da lei realizzato sulla tragedia del suo popolo.

"Ho cominciato da sola, e attualmente lo sono ancora o quasi," ha detto durante una pausa della conferenza, intitolata "I Sopravvissuti Rom in Cerca della Verità."

In passato, una manciata di studiosi si era occupato dell'Olocausto Romani, ma quello di Cioba dovrebbe essere la prima [conferenza] organizzata da e per i Rom, ed appare evidente che un altro passo è stato compiuto, vedendo i superstiti alternarsi sul palco ad attivisti e uomini d'affari di origine Rom. Sessantacinque anni dopo l'Olocausto la conferenza ha anche sottolineato che i Rom, in molte aree - popolo eternamente degradato e senza stato - hanno molto difficoltà in queste prime fasi di memorizzazione della tragedia. [...] Una relativa apatia da parte dei governi europei - il governo rumeno non ha mandato alcun rappresentante ufficiale, nonostante fosse stato invitato. Si aggiunga la natura composita della comunità romani, come pure la mancanza di istituzioni culturali romani.

"C'è una sorta di negazionismo da parte dei leaders romani," dice Dana Varga, consulente della presidenza per gli affari rom, lei stessa rom. "I nostri problemi sociali sono così seri ed urgenti, che le questioni storiche non diventeranno mai argomenti di discussione."

Data la relativa mancanza di ricerche, i dati sulla situazione dei Rom durante la II guerra mondiale non sono lontanamente paragonabili col materiale elaborato sull'Olocausto ebraico. Gli storici ritengono che una cifra tra 100.000 e un milione di Rom furono uccisi nell'epoca nazista, con differenti metodi in differenti parti d'Europa.

Il fato dei Rom di Romania è stato illustrato nella conferenza di settimana scorsa da Jean Ancel, un ricercatore israeliano. Ha detto che nell'ottobre 1942 il regime rumeno sequestrò i Rom sedentari -che non vivevano in carovane nomadiche - per deportarli in Transnistria, una regione dell'Ucraina occidentale dove furono deportati anche gli Ebrei. Ancel stima che 26.000 Rom rumeni furono deportati adoperando i loro stessi cavalli e carri, che furon poi sequestrati una volta attraversato il fiume Dniester. Nei due anni successivi i Rom vennero tenuti in fattorie collettive a lavorare forzatamente e morire, similarmente agli Ebrei della regione.

"L'intenzione era di vedere morire entrambe, per purificare la nazione rumena," dice Ancel.

Ancel dice che anche se il numero degli Ebrei uccisi in Transnistria fu molto più alto, in un certo senso la condizione dei Rom era peggiore, perché non avevano alle spalle nessuna organizzazione che curasse i loro interessi. I casi di cannibalismo e di violenza sistematica di cui è venuto a conoscenza attraverso le testimonianze dei sopravvissuti non erano dissimili a quanto incontrato nella sua ricerca sugli Ebrei.

Il contributo di Ancel è di per se stesso testimonianza della mancanza di collegamento con la storia della comunità Rom. Ancel dice che non ha mai incontrato uno storico romani impegnato sull'argomento e che la sua relazione nasce come collaterale al suo lavoro sull'Olocausto Ebreo.

Dice "Sono contento che mi abbiano chiamato qui, ma è un loro dovere [quello di studiarlo]. Sinora c'è stata una rimozione completa di questa tragedia."

La presentazione dell'Olocausto dei Rom ha sollevato anche tensioni e frustrazioni: "Non so niente della mia storia, e adesso devo sentirla da gente estranea -saranno anche professionisti, ma non sono Rom," dice Zoran Dimv, giornalista romani dalla Macedonia. "E' come se non sapessi chi sono. Come posso raccontare la nostra propria storia?"

Per le strade di Turnisor, il quartiere romani di Sibiu, emerge la mancanza della coscienza storica durante le interviste agli abitanti più giovani. Per le sporche strade del quartiere, i giovani bighellonano dicendo che non sanno niente su quello che successe ai Rom durante la II guerra mondiale.

"Solo gli anziani si siedono assieme e parlano del passato," dice Dorin Mihai, diciasettenne durante una pausa di una partita a calcio. Lui non ha mai studiato la storia del suo popolo a scuola.

"Sono giovane, ho da fare," continua. "Non ho il tempo di parlare con i più vecchi."

Poco distante, all'hotel Imperatore Romano, c'è solo una persona sotto i trent'anni sta seguendo la conferenza. Si chiama Florin Priboi, coordinatore del dipartimento giovani del Centro Romani di Bucarest. Ha 20 anni  e dice che la sola ragione per cui è venuto a conoscenza dell'Olocausto dei Rom, è stata perché la sua famiglia scelse di vivere distante dalla cultura Romani, dove le pressioni sociali sono differenti.

"I giovani hanno la responsabilità di sapere, ma hanno altre priorità: il lavoro, sposarsi da giovani, ecc." dice Priboi, studente all'Università di Bucarest. "Io non sono della stessa opinione."

Ci sono segnali che qualcosa inizia a cambiare. Oltre il lavoro di Cioaba, gli ultimi mesi hanno visto un fiorire di iniziative sull'Olocausto Romani. Il mercoledì precedente la conferenza di Sibiu, attivisti Rom tedeschi annunciarono a New York i progetti per costruire un memoriale sull'Olocausto dei Rom entro il prossimo gennaio. Sempre quest'anno, le organizzazioni dei diritti dei Rom in Romania, hanno introdotto una legislazione che spinga all'inclusione dell'Olocausto dei Rom nei programmi scolastici.

Michelle Kelso, che insegna sociologia all'Università del Michigan e che ha girato un film sull'Olocausto dei Rom, dice che quando iniziò dieci anni fa, non incontrò alcun interesse da parte dei leaders romani. "Erano impegnati con troppe altre questioni, come gli abusi della polizia," racconta. Ma, aggiunge, la situazione è cambiata negli ultimi anni e il suo lavoro ha trovato una audience più ricettiva.

Durante la conferenza, è stato chiaro che una ragione di interesse è stata l'ovvia frustrazione per i miliardi di dollari destinati alla riparazione dell'Olocausto ebraico, mentre niente o quasi è andato ai sopravissuti Rom. Un giudice americano ha stimato in $ 60 miliardi destinati all'Olocausto e alle riparazione della II guerra mondiale, solo $ 35 milioni sono andati ai Rom.

Il film girato da Michelle Kelsooffre qualche spiegazione su questa disparità Mentre le famiglie ebree spesso possedevano un inventario delle loro proprietà prima della guerra, pochi Rom avevano una documentazione simile. Anche chi ne era in possesso, raramente sapeva leggere e scrivere, o cavarsela con i complicati moduli per la compensazione.

Una dei Rom superstiti, Rozalia Iacob - 79 anni, racconta che per sette anni ha cercato di ottenere una compensazione dal governo tedesco per i due anni passati in Transnistria, dove vide sua sorella fucilata. Rozalia Iacob in un sacchetto stracciato di plastica gialla porta tutti i documenti spediti e ricevuti dal governo tedesco. Per pagare i documenti inviati, continua, dovette vendere i suoi maiali, ma lo stesso non ottenne risposta. Sembra che la sua richiesta sia stata rigettata perché il cognome indicato negli atti fosse differente da quello da sposata.

"Era tutto in ordine. Avevo le prove materiali che ero stata là - che era successo a me - e mi hanno ignorata," dice Rozalia Iacob, che vive nei dintorni di Sibiu. "Cosa posso farci?"

Nella sessione finale della conferenza, un giornalista ha letto un elenco di risoluzioni da adottare. Tra queste la richiesta di sforzi legali perché i sopravvissuti  ottengano un compenso. Ma la lista è stata dominata da preoccupazioni più terra terra, come individuare il numero preciso degli uccisi e la ricerca di documenti che possano testimoniare il destino dei Rom. Anche per i sopravvissuti come Iacob, c'è incertezza su cosa avvenne precisamente oltre mezzo secolo fa.

"Ho sentito storie sulla difficile vita degli altri Rom in altri paesi - ma in realtànon so niente di loro," dice Iacob. "La gente racconta - ma io non so cosa accadde."

Nathaniel Popper traveled to Romania on a World Affairs Journalism Fellowship administered by the International Center for Journalists. The Fellowship is funded by the Ethics and Excellence in Journalism Foundation.
 

 
Di Fabrizio (del 18/10/2006 @ 10:17:43, in conflitti, visitato 1710 volte)
...niente da aggiungere
 
Di Fabrizio (del 26/10/2006 @ 09:50:54, in conflitti, visitato 2899 volte)

Ustiben Report - By Grattan Puxon

Una azione di protesta viene richiesta dalla famiglia di Danny Rooney a seguito della sua recente morte in prigione.

La vedova, Ann Rooney, chiede ulteriori investigazioni dopo che un rapporto afferma che Danny, 39 anni, si è impiccato mentre attendeva la sentenza.

Il giudice istruttorio ha aperto un'inchiesta.

"Non crediamo che si sia suicidato" dice la sorella, Mrs Margaret Rooney. "Non era da Danny -non ne aveva ragione."

Danny lascia la moglie Ann e otto figli, l'ultimo di nove mese.

MANIFESTAZIONE

I membri della famiglia chiamano ad una manifestazione all'esterno della prigione di Bullingdon, Bicester, Oxfordshire alle 12.00 am di venerdì 27 ottobre.

"Chiamiamo a protestare tutti i Viaggianti e chi li appoggia," - "E' importante per tutti noi."

L'Irish Travellers Movement 2006 e Gypsy & Traveller Affairs terranno un'udienza pubblica giovedì presso Stow-on-the- Wold Fair per appoggiare la manifestazione.

Nomadi e Viaggianti sono molto agitati per la morte di Danny Rooney," dice Richard Sheridan, presidente di ITM. "Non è la prima volta che in prigione accadono casi simili."

Dice che dopo il recente assalto a Tamworth da parte di un gruppo di vigilantes, dove due Viaggianti furono bruciati, cresce l'atmosfera di sfiducia nella comunità.

CONTACTS:

Margaret McCann 07765384449

Bridie Jones (IRM) 07765174141

Bullingdon Prison
01869353100
Governor: Phil Taylor

 

 
Di Fabrizio (del 04/11/2006 @ 10:11:15, in conflitti, visitato 2147 volte)

fonte crj-mailinglist

TRADUIT PAR PERSA ALIGRUDIC
Publié dans la presse : 28 octobre 2006
Mise en ligne : dimanche 29 octobre 2006

Tutto è cominciato con una rissa. Gli abitanti di un piccolo comune della periferia di Lubiana hanno cacciato nei boschi 35 Rroms, di cui 20 bambini, ed hanno proibito loro di ritornare alle loro case. Gli abitanti esigono l'espulsione dello Rroms per ragioni "sanitarie e di Sicurezza", e minacciano di boicottare le elezioni comunali. Il governo ed i servizi pubblici reagiscono fiaccamente.

I Rroms della zona di Decje Selo hanno già passato due notti nella foresta in cui sono stati espulsi dagli abitanti di un villaggio vicino, Ambrus. Fra i 35 Rroms, che non osano ritornare nelle loro abitazioni, ci sono donne incinte e 20 bambini da 3 mesi a 15 anni.

I rappresentanti dell'associazione rrom di Novo Mesto si sono impegnati a fornire tende della Croce Rossa e comunicano che Rroms vorrebbero riacquistare le loro case o traslocare se una nuova abitazione fosse offerta loro.

L'espulsione dei Rroms è un punto culminante delle proteste che durano da una settimana. Gli abitanti di Ambrus esigono che i Rroms lascino la zona per ragioni di sicurezza ed ecologiche, minacciando di boicottare il secondo turno delle elezioni comunali che si tengono domenica in Slovenia. La sommossa è stata causata da una rissa tra Jozeto Sinkovec di Ambrus ed un individuo che si è inizialmente presentato come Rrom. Successivamente, si è constatato che non si trattava di un Rrom ma di uno sloveno, Roman Cmak, che abitava temporaneamente nella zona rrom. Sinkovec è stato trasportato all'ospedale dopo la rissa, mentre Cmak è stato fermato quindi rilasciato. Ciò non ha fatto che aggiungere rabbia abitanti che hanno incendiato il veicolo di Cmak. I vigili del fuoco hanno rifiutato di estinguere il fuoco.

Le proteste si sono ampliate ed i rappresentanti degli enti locali hanno detto che avrebbero preso in mano la situazione, cosa che il ministro dell'interno ha giudicato inaccettabile ed illegale, aggiungendo che la polizia non lo avrebbe permesso. Ciò nonostante, una capanna della zona rrom ha preso fuocoe, secondo le opinioni di una Rrom, azioni che mirano a terrorizzare Rroms sono continuate nel corso della notte. Automobili puntano i loro fari abbaglianti sulle capanne.

Spaventati, i Rroms sono fuggono nei boschi che si trovano sul territorio del comune vicino di Grosuplje da cui gli abitanti, dopo essere stati informati dai mass media, hanno imposto che i Rroms lascino immediatamente il loro territorio.

Cercando un mezzo per regolare la questione, la proposta è stata di installare Rroms nei boschi di Kocevski, conosciuti per i loro inverni duri e le loro nevi abbondanti, ma che sono anche abitati dagli orsi.

Il sindaco di Ambruz ha accusato tutta la società per questo problema, ma il ministro dell'ambiente e dell'assetto del territorio ha ricordato che il comune non ha mai ottenuto fondi dello Stato per regolare il problema dello Rroms, né li ha mai chiesti, benché questi fondi esistano e che siano previsti esclusivamente a questo scopo. Il ministro dell'istruzione pensa che le esigenze di spostamento incondizionato dei Rroms siano inammissibili e che nel XXI secolo, si non possono permettere espulsioni sotto la costrizione, ricordando che fra Rroms, si trovano bambini sottoposti all'obbligo di scolarità.

Il mediatore della repubblica ha accusato lo Stato sloveno, che differisce da anni il suo obbligo di preparare e mettere in applicazione un progetto d'integrazione dei Rroms. Lo Stato lascia alle Comunità locali il compito di occuparsi di quest'integrazione ciò che, come si vede attualmente, causa conflitti.

In Slovenia vivono 10.000 Rroms, in 90 quartieri e villaggi.

Sullo stesso argomento: Slovenia, la vergogna di Ambrus

 
Di Fabrizio (del 11/11/2006 @ 10:28:18, in conflitti, visitato 2469 volte)

Ljubljana, Budapest, 6 Novembre 2006. European Roma Rights Centre (ERRC) e la sezione slovena di Amnesty International hanno spedito una lettera al Primo Ministro sloveno Janez Jansa, per esprimere seria preoccupazione verso le autorità accusate di aver facilitato lo sgombero forzato dell'insediamento Rom nel villaggio di Ambrus, dopo i disordini scatenati da persone non-Rom. La polizia è dovuta intervenire a protezione dei residenti dell'insediamento [...] ma è intervenuta in ritardo e le autorità non hanno presa una seria posizione sull'accaduto.

Il 29 ottobre un gruppo di circa 30 Rom e parecchi bambini di Decja vas, vicino al villaggio di Ambrus nel comune di Ivancna Gorica, sono stati evacuati nel centro di rifugio di Postojna/Postumia, un'ex caserma, perché fossero protetti dai non-Rom.

L'azione è stata presa apparentemente come risultato di un conflitto sorto da un incidente accaduto la settimana precedente, quando un non-Rom era stato assalito dagli abitanti dell'insediamento (la versione originaria era differente ndr.). Era stato poi ricoverato d'urgenza. A seguito di quei fatti, il 23 ottobre, gli abitanti non-Rom del villaggio avevano risposto violentemente contro i Rom. La polizia è stata presente durante queste azioni, come testimoniato anche dalla televisione, ma senza intervenire.

L'intera comunità Rom aveva cercato riparo nella foresta, da dove i non-Rom impedivano loro di tornare alle proprie case, minacciandoli di morte.

Il 28 ottobre, i Rom hanno tentato di fare ritorno, sotto la protezione della polizia. Ma i non-Rom l'hanno impedito, minacciando nuove violenze, e chiedendo alle autorità di rilocare i Rom "per ragioni di sicurezza ed ecologiche"; chiedendo che "i Rom non facessero più ritorno all'area". A seguito delle minacce, la polizia ha ritenuto di bloccare i Rom dal loro ritorno.

La sera stessa, si è arrivato ad un accordo informale per cui i Rom sono stati accolti nell'ex caserma di Postojna/Postumia, che dispone di acqua potabile ma non di riscaldamento e di acqua calda. Come risultato, Jurij Zaletel, capo del Settore per l'Integrazione dei Rifugiati e Stranieri del Ministero degli Interni, ha proposto che i Rom possano utilizzare le docce del centro detentivo "Veliki Otok", 2/3 volte la settimana.

Matjaz Hanzek, Ombudsman per i Diritti Umani, ha stigmatizzato il ruolo delle autorità in questo caso dove "minacce e violenze possono decidere dove si può vivere". Ha anche ammonito che questi atteggiamenti potrebbero servire da segnale per altri casi, che potrebbero ripetersi in futuro.

[...]

articolo originale: Roma_Daily_News

 
Di Fabrizio (del 29/11/2006 @ 10:11:51, in conflitti, visitato 2530 volte)

By Zoran Radosavljevic

POSTOJNA, Slovenia (Reuters) - Elka Strojan e la sua famiglia Rom estesa di 30 elementi, forzati a lasciare la loro casa per andare in un ex caserma, rimarcano la precaria esistenza nei Balcani della più vasta minoranza d'Europa

"Qui stiamo davvero male. Non è casa nostra, è per i rifugiati e non lo siamo. Siamo cittadini sloveni con tutti i documenti" ci dice la signora, 55 anni, in uno stentato sloveno, seduta su un vecchio letto circondata da due cani e da una dozzina di nipoti.

Agli Strojan, inclusi i quattro figli di Elka e le loro famiglie, alla fine di ottobre il governo chiese di lasciare le loro case vicino ad Ambrus nella Slovenia centrale, dopo che i villici arrabbiati minacciarono di espellerli di forza.

Il Consiglio d'Europa ha criticato il neo-membro Slovenia per quello che era successo, ma gli abitanti del villaggio dicono di averne abbastanza dei Rom, dei loro furti e delle liti.

"Circa 600 viviamo vicino a loro. Volevamo bruciare e distruggere tutto ma siamo arrivati troppo tardi, la polizia era già schierata," dice il pensionato Joze Lindic.

"Non abbiamo niente, ma i problemi ci sono da 20 anni e non ne possiamo più. Che lo stato o l'Unione Europea se ne facciano carico. Non li vogliamo qui, mai più," ci dice stappando una birra al caffé.

Il governo ha promesso di provvedere ad un'alternativa alloggiativa permanente per gli Strojan, ma l'annuncio ha immediatamente sollevato le proteste dei residenti nelle potenziali nuove località.

IL RAPPORTO DI AMNESTY

Un recente rapporto di Amnesty International sui Rom in Slovenia, Croazia e Bosnia riporta che vivono in povertà estrema e che i loro bambini affrontano regolarmente discriminazioni a scuola.

"Le barriere che i bambini Rom affrontano nell'accesso alla scuola, li priva della possibilità di uscire dalla marginalizzazione".

Soltanto due della dozzina di figli degli Strojan andavano a scuola mentre vivevano ad Ambrus.

L'accesso alla scuola è persino peggiore per i Rom di Serbia, stimati in 500.000.

Secondo il censimento, il 34,8% dei Rom di Serbia sono analfabeti e soltanto il 20% hanno completato la scuola dell'obbligo. Quanti iscrivono i bambini a scuola, spesso lo fanno per accedere all'assistenza sociale.

"La società globalmente esprime nessun interesse per i loro problemi e bisogni," dice un rapporto dell'UNICEF, l'agenzia ONU per l'infanzia.

"Questo potrebbe essere causato da indifferenza generale, intolleranza e stereotipi dominanti sui Rom, dovuto alla poca conoscenza della storia, della cultura e tradizione dei Rom,"

SEGREGAZIONE

In Croazia, che spera di raggiungere l'EU nel 2010, i residenti della prospera regione di Medjimurje, che ha la più grande comunità Rom, protestarono nel 2002 contro le classi miste di Rom e Croati.

I Croati dicevano che i genitori Rom erano "spesso alcolizzati e i loro figli inclini al furto e a litigare", spesso con scarsa conoscenza della lingua croata.

I Rom hanno risposto compilando un atto d'accusa contro la segregazione alla Corte Europea per i Diritti Umani. Il caso è tuttora in discussione.

La situazione è di poco differente in Bulgaria e Romania, entrambe entreranno nella EU il prossimo gennaio.

I dati governativi calcolano la popolazione Rom in Romania in circa 535.000, ma una stima dei Gruppi sui Diritti delle Minoranze li pone sopra i 2.500.000, che ne farebbe la più grande popolazione Rom in Europa.

Le organizzazioni dei diritti dei Rom accusano le autorità di discriminazione continuata, reclamo sostenuto da molti osservatori occidentali.

La Bulgaria è anche stata criticata dalla Commissione Europea per fare troppo poco per integrare i Rom, che vivono ai margini della società, spesso in bidonvilles che mancano di acqua corrente ed elettricità.

Scolarizzazione adeguata e impieghi permanenti sono rari.

Una recente ricerca della commissione bulgara anti-discriminazione mostra come le tensioni etniche sono aumentate come risultato della percezione dei Rom della discriminazione.

"Le basi per la percezione della discriminazione si trovano nell'ampio dislivello nelle condizioni di vita, come pure nella sfiducia dimostrata da altri gruppi etnici contro i Rom," recita l'indagine.

Mirko Strojan, uno dei quattro uomini della famiglia di Rom sloveni, dice che la famiglia intende passare alle vie legali..

"Una cosa simile, che i nostri vicini vogliano farsi giustizia per conto loro oltrepassando la legge, non è mai successa. Intendiamo citare in giudizio il villaggio, fargliela pagare per i danni, la vergogna e la paura," ci dice.

(Additional reporting by Ljilja Cvekic in Belgrade, Tsvetelia Ilieva in Sofia and Marius Zaharia and Justyna Pawlak in Bucharest)

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This article: http://news. scotsman. com/latest. cfm?id=174844200 6

Last updated: 25-Nov-06 01:33 GMT

 
Di Fabrizio (del 02/12/2006 @ 10:04:14, in conflitti, visitato 2267 volte)

Da Nickolai Kalinin

Recentemente i fascisti in Bielorussia sono diventati più attivi. L'organizzazione nazionalista "Potere Bianco" mostra estrema aggressività contro i rappresentanti del popolo Rom. I suoi attivisti diffondono volantini con cui chiamano alla violenza contro i Rom in Bielorussia [...]. "Potere Bianco" chiede di espellere i Rom dalla Bielorussia con ogni mezzo.

Il Gruppo dei Legali dei Rom hanno indirizzato una protesta ufficiale al Comitato per gli Affari Religiosi e le Nazionalità, che la girato al Procuratore Pubblico. La risposta è arrivata subito: il Procuratore rifiuta di agire legalmente contro gli attivisti di "Potere Bianco". In realtà, l'attività di "Potere Bianco" si svolge apertamente e alla luce del sole e col tacito consenso delle autorità. I nomi degli attivisti potrebbero essere trovati facilmente. Ma il Procuratore Pubblico ha semplicemente ignorato la nostra protesta.

Ciò riflette l'attitudine delle autorità verso i Rom. Le manifestazioni di antiziganismo sono impunite e le autorità non rispettano i diritti delle minoranze nazionali. Il fascismo può essere distrutto con un ampio movimento civile Rom nella società, sulle basi dei principi di eguaglianza, libertà e giustizia sociale, dove non ci sia posto per la xenofobia. Chiediamo a tutti quanti non vogliono vedere neonazisti nelle strade delle nostre città, che non vogliono osservare in silenzio il comportamento dei fascisti, che non sono d'accordo con le violazioni di massa dei diritti umani, a scrivere al Presidente di Bielorussia, chiedendo attenzione ai Rom e il bando dei movimenti fascisti.

Chiediamo a tutte le organizzazioni Romani e no di protestare contro l'antiziganismo in Bielorussia, spedendo una lettera a:

The President of Belarus
Lukashenko Alexander
Marx's street 38
220016 Minsk
Belarus


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