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Slovenia
Di Fabrizio (del 11/11/2006 @ 10:28:18, in conflitti, visitato 2469 volte)

Ljubljana, Budapest, 6 Novembre 2006. European Roma Rights Centre (ERRC) e la sezione slovena di Amnesty International hanno spedito una lettera al Primo Ministro sloveno Janez Jansa, per esprimere seria preoccupazione verso le autorità accusate di aver facilitato lo sgombero forzato dell'insediamento Rom nel villaggio di Ambrus, dopo i disordini scatenati da persone non-Rom. La polizia è dovuta intervenire a protezione dei residenti dell'insediamento [...] ma è intervenuta in ritardo e le autorità non hanno presa una seria posizione sull'accaduto.

Il 29 ottobre un gruppo di circa 30 Rom e parecchi bambini di Decja vas, vicino al villaggio di Ambrus nel comune di Ivancna Gorica, sono stati evacuati nel centro di rifugio di Postojna/Postumia, un'ex caserma, perché fossero protetti dai non-Rom.

L'azione è stata presa apparentemente come risultato di un conflitto sorto da un incidente accaduto la settimana precedente, quando un non-Rom era stato assalito dagli abitanti dell'insediamento (la versione originaria era differente ndr.). Era stato poi ricoverato d'urgenza. A seguito di quei fatti, il 23 ottobre, gli abitanti non-Rom del villaggio avevano risposto violentemente contro i Rom. La polizia è stata presente durante queste azioni, come testimoniato anche dalla televisione, ma senza intervenire.

L'intera comunità Rom aveva cercato riparo nella foresta, da dove i non-Rom impedivano loro di tornare alle proprie case, minacciandoli di morte.

Il 28 ottobre, i Rom hanno tentato di fare ritorno, sotto la protezione della polizia. Ma i non-Rom l'hanno impedito, minacciando nuove violenze, e chiedendo alle autorità di rilocare i Rom "per ragioni di sicurezza ed ecologiche"; chiedendo che "i Rom non facessero più ritorno all'area". A seguito delle minacce, la polizia ha ritenuto di bloccare i Rom dal loro ritorno.

La sera stessa, si è arrivato ad un accordo informale per cui i Rom sono stati accolti nell'ex caserma di Postojna/Postumia, che dispone di acqua potabile ma non di riscaldamento e di acqua calda. Come risultato, Jurij Zaletel, capo del Settore per l'Integrazione dei Rifugiati e Stranieri del Ministero degli Interni, ha proposto che i Rom possano utilizzare le docce del centro detentivo "Veliki Otok", 2/3 volte la settimana.

Matjaz Hanzek, Ombudsman per i Diritti Umani, ha stigmatizzato il ruolo delle autorità in questo caso dove "minacce e violenze possono decidere dove si può vivere". Ha anche ammonito che questi atteggiamenti potrebbero servire da segnale per altri casi, che potrebbero ripetersi in futuro.

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articolo originale: Roma_Daily_News