Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 13/01/2006 @ 10:38:10, in Europa, visitato 2324 volte)
da Czech_Roma
7/1/2006 L'obudsman Otakar Motejl ha richiesto nel suo rapporto finale sui casi di sterilizzazione forzata (vedi QUI ndr), che sia approvata la legge per l'indennizzo delle donne che hanno subito sterilizzazione senza consenso. La notizia è apparsa oggi su Romea.cz.
Lo stato riconoscerà il compenso alle donne la cui fertilità è stata interrotta dai medici senza loro regolare consenso, dal 1973 al 1991. Sono oltre 80, soprattutto donne Rom, che si sono rivolte all'ombudsman. Non sono ancora stati chiusi tutti i casi. Alla fine dell'anno scorso, dopo aver esaminato diversi casi controversi, Motejl disse che erano almeno 50 le donne sterilizzate nel passato in dispregio alle disposizioni di legge. Il problema è arrivato all'attenzione pubblica solo nell'autunno 2004, su segnalazione di European Roma Rights Centre (ERRC - confronta ndr). ERRC affermava che in alcuni casi mancava il consenso all'operazione e in altri il consenso era stato estorto con la minaccia di tagliare l'assistenza sociale. Motejl ricevette le prime testimonianze da alcune donne Rom della Moravia Settentrionale, nel settembre 2004. Nel 1972, la Cecoslovacchia aveva approvato una legge sulla sterilizzazione, per colmare il vuoto legislativo che c'era stato sino allora. Il rapporto afferma che dietro istruzione delle autorità, gli assistenti sociali convincevano le donne Rom a non avere più figli. Inoltre, sempre secondo il rapporto, venivano promessi ulteriori benefici sociali in cambio del consenso alla sterilizzazione. Sino al 1991, il consenso poteva valere sino a 10.000 corone (il salario medio di allora corrispondeva a circa 2.500 corone). Il pagamento di queste somme venne interrotto nel 1991. Lo stato non si è mai ritenuto parte in causa, scaricando la colpa sul personale medico. Il rapporto indica anche che aalle donne che hano denunciato questi trattamenti subiti in passato, è stato garantinto anonimato e sicurezza. La Svezia, dove in passato sono state svolte sterilizzazioni forzate, può essere di modello alla Repubblica Ceca, suggerisce il rapporto. In Svezia la legge riparatoria è passata e tra il 1999 e il 2002 lo stato ha riconosciuto 175.000 corone svedesi alle persone coinvolte.
Brno, Prague, Budapest, Ostrava, 11 gennaio 2006.
Le organizzazioni della società civile hanno accolto con favore il rapporto del Pubblico Difensore dei Diritti ("Ombudsman") sulle indagini in merito alle accuse di sterizizzazione forzata di donne Rom nella repubblica Ceca.
Il rapporto è il risultato di oltre un anno di indagini dell'Ombudsman e del suo staff, sulla base della denuncia portata da 87 donne. Nell'approfondimento dei casi, sono stati coinvolti European Roma Rights Centre (Budapest), League of Human Rights (Prague/Brno), Life Together (Ostrava) e Group of Women Harmed by Sterilisation (Ostrava). Il 23 dicembre questo gruppo di ricerca ha chiuso i lavori, che sono stati resi pubblici questa settimana. L'Ombudsman rivolge tre richieste
- Cambiamento della legge, che si esprima con più chiarezza sul principio cel consenso responsabile;
- Misyre supplementari per un cambio culturale tra il personale medico sul consenso responsabile, d aapplicarsi universalmente;
- Un percorso preferenziale per le misure di indenizzo alle vittime, quando gli assistenti socili siano stati coinvolti in politiche di sterilizzazione forzata.
Le pagine da 25 a29 (circa 1/3 del rapporto completo) riguardano la "Sterilizzazione e la Comunità Rom", motivandola come discriminazione razziale. I casi esposti includono anche eventi come, ad esempio, quando dottori e assistenti sociali raccomandavano il parto cesareo, così da fabbricare "prove" per legittimare interventi di sterilizzazione.
Il testo icomprende anche un'analisi dettagliata delle politiche statali cecoslovacche verso i Rom negli anni '70 e '80, quando agli assistenti sociali veniva chiesto di controllare il tasso di natalità tra i Rom - giudicati troppo alti - e di creare un'ambiente di controllo invasivo sulle famiglie Rom, che perdura a tutt'oggi. In una sezione separata viene presentata la storia dell'eugenetica in Cecoslovacchia, come chiave evidente delle pratiche e delle politiche messe in atto.
Attualmente, il rapporto è disponibile slo in lingua ceca (formato .pdf), in seguito verrà stampata la versione in inglese. Ulteriori informazione sul sito ERRC. Contacts: Michaela Tomisova (legal representative of the victims): ++ 420 73 795 13 23 Kumar Vishwanathan, (Life Together): ++ 420 77 77 60 191 Jiri Kopal (League of Human Rights): ++ 420 60 87 19 535 Claude Cahn (ERRC): ++ 36 20 98 36 445 The European Roma Rights Centre (ERRC) is an international public interest law organization engaging in a range of activities aimed at combating anti-Romani racism and human rights abuse of Roma, in particular strategic litigation, international advocacy, research and policy development, and training of Romani activists. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC website at http://www.errc.org. European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel.: ++ (36 1) 413 2200 Fax: ++ (36 1) 413 2201 E-mail: office@errc.org
The League of Human Rights is a non-governmental organisation providing free legal and psychological assistance to victims of gross human rights violations, in particular to members of the Roma minority, victims of domestic violence and children. Its mission is to create a future in which the Czech state actively protects the human rights of its citizenry and respects both the spirit and the letter of the international human rights conventions to which it is signatory. League of Human Rights Bratislavska 31 602 00 Brno Czech Republic
Di Fabrizio (del 13/01/2006 @ 14:49:58, in Europa, visitato 1770 volte)
www.europa.eu.int/comm/romaLa Commissione Europea ha lanciato una propria pagina web dedicata ai Rom. Lo scopo è fornire informazioni sulle attività in EU a favore della comunità dei Rom e dei Viaggianti attraverso l'Europa.
Il sito è rivolto a quanti siano interessati alle tematiche rom, dai singoli alle OnG o alle istanze dello stato. Gli utilizzatori potranno accedere alle informazioni sulle varie politiche, programmi ed iniziative della EU per promuovere l'inclusione sociale e combattere la discriminazione contro i Rom. Fonte: Romano_Liloro
Di Fabrizio (del 14/01/2006 @ 10:43:47, in Europa, visitato 2839 volte)
fonte: Slovak_Roma_News
by Jozef Sivak
foto dei disordini da derstandard.at
DOPO I SACCHEGGI
6 gennaio 2006
Due anni dopo i profondi disordini nei quartieri dei Rom più poveri in Slovacchia, si stanno verificando dei cambiamenti.
TREBISOV, Slovakia | Folle arrabbiate, negozi saccheggiati, polizia scatenata contro i rivoltosi: scene come queste due anni fa mostrarono la profonda frattura tra lamaggioranza della popolazione e le comunità Rom nella Slovacchia orientale.
L'attenzione alla rivolta dei media internazionali, che avevano l'occhio puntato sull'imminente ingresso della Slovacchia nell'Unione Europea, spinsero le autorità ad affrontare seriamente le condizioni di povertà estrema dei Rom nella regione e ad approntare strategie di integrazione.
A Trebisov, teatro delle proteste più drammatiche ed epicentro degli scontri, la comunità Rom si sta ancora leccando le ferite.
foto di JAN GRARUP da http://www.poyi.org/ - PICTURE OF THE YEAR INTERNATIONAL
"Non avevo mai visto niente di simile a quello che è successo [a Trebisov] e nemmeno ci voglio più pensare" dice Jozef Badzo, 31 anni, che lavora nell'insediamento rom alla periferia di Trebisov. "Mi sono sentito come se fosse l'Iraq. E' stato terribile". Badzo era in visita ad un amico dell'insediamento, quando la polizia entrò in casa e li malmenò selvaggiamente. "Sono stato fortunato," ricorda "perché avevo un bambino in braccio che piangeva tra le mie braccia. Altrimenti i miei occhi si sarebbero riempiti di sangue."
UN ANNO CRITICO
L'anno 2004 è stato critico per i Rom slovacchi. Molti hanno visto il taglio o la cancellazione improvvisa dei benefici sociali, come risultato delle riforme imposte ad inizio anno. Alcuni attivisti hanno detto che i tagli erano discriminatori, perché colpivano soprattutto la loro comunità, che ha mediamente famiglie numerose ed estese. Una famiglia di cinque persone riceveva 10.000 corona (278 euro) che sono stati improvvisamente dimezzate o annullate.
Trebisov, città della Slovacchia sud orientale, vicino al confine con l'Ungheria e l'Ucraina, conta circa 40.000 abitanti. Di loro, circa 3.200 sono Rom, che vivono in appartamenti periferici, consistenti per la maggior parte in una stanza di 18 mq. senza servizi e acqua corrente.
A Trebisov e in tutta la Slovacchia orientale, la regione più povera del paese, chi presta denaro è un'importante figura in molti insediamenti rom, e richiede interessi molto alti alla gente che attende l'arrivo del prossimo assegno sociale. Gli squali del prestito ad usura divennero particolarmente attivi nel 2004 e alzarono i loro tassi di interesse, anche all 100%, secondo quanto oggi raccontano gli abitanti. Spesso, la gente si indebitò a vita, incapace di restituire il denaro che era stato loro offerto.
IL PUNTO DI ROTTURA
La notizia del taglio ai servizi sociali girò velocemente ed orientale e sfociò in proteste e disordini nei villaggi nella Slovacchia centrale. Gli eventi più drammatici ebbero luogo a Trebisov, dove circa 400 Rom il 23 e 24 febbraio saccheggiarono il Parican shopping center. Molti degli abitanti degli insediamenti dicono che furono gli stessi strozzini ad aizzare la folla.
La polizia di Trebisov e di Kosice, la seconda più grande città della Slovacchia, appena arrivati sulla scena inondarono i manifestanti con cannoni ad acqua. Il 24 febbraio i poliziotti si presentarono nei quartieri rom. I testimoni accusano che entravano nelle case a gruppi di 10, picchiando gli abitanti.
Nella fase più drammatica della rivolta, erano schierati nella Slovacchia centrale ed orientale, 2.000 tra poliziotti, esercito e corpi di sicurezza privati.
Sulla base delle voci e delle testimonianze l'European Roma Rights Center di Budapest e Amnesty International criticarono l'azione della polizia. Alan Anstead, consulente legale del Roma Rights Center, accusò la polizia di violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, che proibisce la tortura e i trattamenti inumani. Riconoscendo che la rivolta era contro la legge e i rivoltosi avevano violato le proprietà private, aggiungeva che la polizia aveva colpito senza distinzione passanti, manifestanti e rivoltosi.
Monika Kuhajdova, portavoce del Ministro degli Interni, disse che la polizia aveva usato cani e manganelli "per disperdere i resistenti e prevenire gli attacchi", senza specificare altro. Aggiunse che il ministero non aveva ricevuto lamentele sull'atteggiamento della polizia durante gli incidenti.
Alla fine, in 195 vennero accusati di crimini, inclusi danni a proprietà rivate, rivolta, furti, saccheggio ed incitamento alla violenza. Kuhajdova stimò il costo dell'operazone speciale di sicurezza in circa 58, 7 milioni di corone (1,5 milioni di euro). Inoltre disse che la rivolta aveva causato danni per 1,1 milioni di corone.
SEGNI DI RIPRESA
Dopo quasi due anni, molti Rom di Trebisov concordano che la rivolta fu uno sbaglio. Ma i disordini hanno avuto almeno l'effetto positivo di risvegliare le autorità che, dopo la rivolta e timorose di pubblicità negativa, cominiciarono a prestare più attenzione ai problemi dei Rom.
"I saccheggi non sono stati giusti, ma sono stati il simbolo della protesta controle decisioni del governo" di tagliare i benefici sociali, dice Jozef Tancos - 50 anni e disoccupato, vive vicino all'insediamento rom - "Quell'esperienza non si ripeterà, non è servita a molto".
Immediatamente al termine dei disordini e dei saccheggi, il governo e gli stessi Rom iniziarono ad affrontare il problema dello strozzinaggio, e la polizia compì degli arresti contro gli usurai. Anche se, secondo fonti anonime, molti di loro usarono i lor contatti ad alti livelli per rimanere impuniti.
Gli sforzi della polizia sono frustrati dal fatto che spesso le vittime hanno paura e cambiano la loro versione, dice Kuhajdova. "Gli usurai sono particolarmente influenti tra i Rom" aggiunge. "Per incriminare qualcuno per usura, la polizia ha bisogno della dichiarazione della vittima".
Kuhajdova afferma che la polizia ha reagito "prontamente" alle accuse contro le bande di usurai: nel 2004 sono stati aperti 127 casi, il doppio dell'anno precedente. D'altra parte, risulta che le denunce riguardino solo un quarto del fenomeno, secondo un rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato USA. L'accusa provata di usura comporta cinque anni di prigione.
Innescata o no dalle violenze, l'intervento dello stato nella Slovacchia orientale l'anno scorso è diventato più visibile. Il governo ha installato numerosi centri informativi e comunitari per i Rom. "Da un lato, la rivolta era sbagliata, ma d'altra parte è a causa sua che [il governo] ha iniziato ad interessarsi a noi", dice un residente dell'insediamento, che vuole qualificarsi solamente come Sandor.
I centri hanno lo scopo di informare la gente sui propri diritti, fornire aiuto a cercare lavoro, come affrontare i problemi legali o con le autorità. Scopo principale dei centri, però è educare. Insegnano nozioni pratiche sull'igiene personale e sulla sanità di base, informatica, lingua slovacca e straniere, arte e cultura romani. La priorità è nell'aiutare la gente a trovare lavoro o preparare alle scuole superiori. I centri sono finanziati dai programmi europei Phare per lo sviluppo regionale.
I centri affrontano pure il compito di risanamento ambientale e di migliorare le condizioni di vita negli insediamenti rom nell'area. A Trebisov, per esempio, il centro comunitario impiega 150 abitanti del posto. Lavorando sei ore al giorno, guadagnano 1.500 corone al mese. Il centro ha recentemente iniziato una campagna per il miglioramento delle condizioni di vita nell'insediamento, con la pulizia degli edifici e la rimozione della spazzatura dalle strade e dai parchi.
"Adesso è un po' meglio [del 2004] - facciamo servizio nella comunità e abbiamo un reddito," dice Jozef Badzo. "Non è molto, ma che possiamo fare? Per noi Rom qui non ci sono altri lavori."
Jozef Sivak è un giornalista che lavora a Trebisov. Modera un programma sulle tematiche rom per la televisione pubblica slovacca.
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 10:52:55, in Europa, visitato 1925 volte)
Si è svolta recentemente una sessione di organizzazioni di
Ebrei, Polacchi e Rom della Bielorussia (vedi precedente ndr). Queste hanno
richiamato nuovamente l'attenzione sulle difficoltà di
finanziare la ricostruzione del Monumento alle vittime della II guerra
mondiale, presso l'ex campo di concentramento di Koldichevo, nella
regione di Brest (oltre 22.000 appartenenti alle succitate
nazionalità vi perirono o furono torturati - vedi Dzeno 15-07-04 ndr)
A novembre le organizzaizoni "Duiaspora Bielorussa Gitana", "Unione dei
Polacchi di Bielorussia" e le organizzazioni e associazioni ebraiche di
Bielorussia, avevano scritto al Parlameto per richiedere la partenza
dei lavori di ricostruzione, e la bonifica del luogo dove doveva
avvenire.
Il 21 dicembre 2005 è arrivata la risposta (N.° 364)
del presidente della Bielorussia, confermando che erano stati stanziati
i fondi per la riparazione del monumento e la risistemazione dell'area
a Koldichevo.
Un primo passo in avanti, per un patrimonio da consegnare alle prossime
generazioni In
The Head of the PA “Belarusian Gipsy diaspora”
Kozlovskiy O. A.
Minsk, Belarus.
E-mail: belarus_roma@yahoo.com
Tel.: + 375 172 348908
Mobile: + 375 29 634 89 08
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 14:46:23, in Italia, visitato 2215 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir:
LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA DI VIAREGGIO
SUCCEDE A VIAREGGIO…e altrove Da diverso tempo i Servizi Sociali di Viareggio si stanno “interessando” di una famiglia Rom, il risultato di questa attenzione è che la suarichiesta di aiuto si è trasformata in dramma, di pari passo con gli interventi elargiti a “favore degli interessati”. La conseguenza di questo strano rapporto è che dei suoi 6 figli, ben sei, sono stati allontanati e affidati a famiglie italiane e a strutture sociali. Alla luce di questi fatti, noi riteniamo che la cittadinanza di Viareggio debba essere informata, perché il fatto è grave e merita una sua attenta riflessione e una presa di posizione (se necessaria) nei confronti dei Servizi Sociali che fino ad ora, hanno avuto buon gioco di fronte al silenzio della cittadinanza e di alcune Associazioni forse un pochino… compiacenti!Noi crediamo che questa vicenda meriti un’attenzione particolare, anche perché oggi si fa ungran parlare della famiglia e dei suoi valori, e sono molti, chi in una veste e chi in un’altra, pronti (giustamente!) a difenderla o a sottolineare la sua importanza per la società…ora di fronte all’annientamento di una famiglia Rom, è strano che nessun “paladino” della famiglia, nessuna Associazione senta il bisogno di scendere in campo, ci sorge un dubbio: forse perché la famiglia in questione è Rom? Certamente, di fronte a quest’ultima affermazione, un assistente sociale, oppure l’Associazione di Volontariato, la Cooperativa sociale… chiunque ritiene di essere sensibile e attento alle problematiche sociali (povertà, emarginazione, degrado sociale), la sinistra in quanto tale… ognuno reagirà sentendosi giudicato, provocato, non esitando ad esibire la propria pagella antirazzista, o sventolando l’impegno a favore delle diversità e della tolleranza e la difesa dei diritti delle minoranze minacciate: ma allora, come si arriva a portare via 6 minori Rom dalla loro famiglia, e a permetterlo senza che questo provochi un sussulto, nemmeno un minimo di imbarazzo di coscienza sociale, capace di interrogare quella filosofia che anima gli interventi a favore di chi vive al margine? Ed è pur vero, che chi ha operato a contatto con questa famiglia Rom, ha sempre pensato di agire per il loro bene! Perché non scatta un corto circuito, non pretendo nelle nostre coscienze (sarebbe chiedere troppo!!), ma almeno dentro i nostri criteri di analisi, dentro le nostre certezze dogmatiche…? Cosa vuol dire agire per il bene di qualcuno diverso da me, lontano da me? Forse già in partenza, quando lo avviciniamo, gli parliamo già lo abbiamo catalogato come un “deviante”, quindi già pronto e adatto al nostro intervento, per il suo bene, naturalmente. Senza rendercene conto, e con tutte le nostre buone intenzioni, oggi sembra essere vera questa assurdità: sono le istituzioni, la società stessa che hanno bisogno dei devianti, quasi li cercano per auto-alimentarsi, per auto-giustificare la propria bontà, la propria legalità, per dimostrare che la nostra civiltà è più capace di educare rispetto a un’altra… I servizi sociali di Viareggio interpellati più volte da noi e dall’avvocatessa della famiglia Rom, continuano a ripetere che il fine di ogni loro intervento è “il bene stesso dei minori”…frase bella ma altrettanto ambigua, soprattutto alla luce della storia dolorosa del popolo Rom, un passato di persecuzione, di bandi di ogni genere, tentativi di sterilizzazione sulle donne Rom (sempre per il loro bene), di bambini sottratti alle loro famiglie già ai tempi di Maria Teresa D’Austria nella seconda metà del ‘700 (non per cattiveria…sempre per il loro bene) e infine l’Olocausto toccato a circa 800.000 Rom-Sinti nei campi di stermino…semplicemente considerati asociali e devianti! Quindi, quando affermiamo di agire per il bene di qualcuno, e dei minori in particolare, dobbiamo sapere che innanzitutto, la concezione del bene dei minori è rapidamente mutabile, non solo nel tempo, anche all’interno di una stessa società, mada Regione a Regione, da città a città, da serviziodi assistenza sociale a servizio di assistenza sociale, nonostante il potere di questi servizi di condizionare fortemente i Giudici del Tribunale dei Minorenni.
Questo vale per ogni forma di “devianza”, ma per i Rom diventa ancora più difficile e tragico: “vedere come la macchina istituzionale che si occupa di questi minori, considerati per definizione pubblica devianti, li schiacci, li trasformi in casi, in modo implacabile e tragico, in nome del loro bene.” ( cfr. Gabriella Petti, Il male minore) Purtroppo, il mondo del volontariato di Viareggio, anche se non lo conosciamo personalmente, ci ha dato l’impressione (speriamo d’esserci sbagliati!!) di volersi sganciare da questo caso, preferendo allinearsi sull’azione dei servizi sociali: un po’ per tattica e un po’ per convenienza politica e sociale. Peccato, la realtà del volontariato in genere dovrebbe provocare le Istituzioni, pungolarle se necessario, in questo caso sceglie, anche inconsapevolmente di essere funzionale al progetto = i devianti servono al sistema dominante – quindi incapaci di andare oltre le nostre visioni, i nostri parametri e modelli di educazione. Un altro aspetto che ci sembra importante sottolineare è la conoscenza del mondo Rom. Come ottenere il bene di qualcuno, se non si conosce il suo mondo culturale? Anche in questo caso i servizi sociali di Viareggio hanno dimostrato una superficialità impressionante; a differenza di altri loro colleghi Toscani, non hanno mai sentito la necessità di capire o per lo meno di interrogarsi sul loro operato, anche per arrivare a comprendere qualcosa sulla cultura Rom, sulle loro abitudini e stili di vita. A chi lavora in un Servizio Sociale è richiesta un minimo di conoscenza e la capacità di adeguare il proprio intervento alle possibilità reali e concrete dei destinatari. Questa conoscenza, a noi sembra, che i servizi sociali di Viareggio l’abbiano ignorata e disattesa, e ancor più grave è il fatto di non rendersi conto dei disagi e le gravi difficoltà, che loro stessi hanno creato all’interno della famiglia Rom.
Ne è la prova la relazione stessa che il Servizio Sociale ha presentato al Tribunale dei Minorenni di Firenze, molto generica basata prevalentemente più su motivazioni soggettive o su pregiudizi diffusi, che di analisi motivate e fondate scientificamente, con la conseguenza di rendere ancora più difficile la difesa della famiglia.
Vorremmo elencare alcune di queste situazioni, anche per dare alla cittadinanza degli elementi concreti per valutare l’operato dei servizi sociali.
- “ Fino al momento dell’accoglienza nel campo nomadi gestito dall’Associazione…” (pag. 6 della relazione dei Servizi Sociali di Viareggio al Tribunale Minorenni di Firenze)
Per prima cosa, chiediamo alla cittadinanza se è a conoscenza dell’esistenza a Viareggio di un campo nomadi nel passato recente!
Quello che i servizi sociali chiamano campo nomadi, anche per far credere al Tribunale di essere venuti incontro alla sensibilità della famiglia Rom, in realtà era un fatiscente campo d’accoglienza per immigrati (in seguito smantellato anche per motivi di …illegalità!!), composto di soli uomini, con nessun minore e tanto meno con donne.
Come poteva trovarsi questa famiglia Rom, quale tranquillità per il marito sapendo che l’unica donna in quel luogo era proprio sua moglie?
Nella mentalità Rom una donna che sta da sola in mezzo a tanti uomini, non può che essere vista con sospetto e … vergogna.
La presenza di altre famiglie Rom avrebbe di sicuro tranquillizzato il nucleo, ma questo non era la caratteristica –purtroppo- di quel centro di accoglienza, perché chiamarlo “campo nomadi”, quando ci risulta che a Viareggio non è mai esistito?
- Facciamo anche presente che la situazione igienico sanitaria di quel centro di accoglienza, non poteva certo rappresentare il meglio per le persone che vi abitavano, figuriamoci per dei minori…eppure sono stati gli stessi servizi sociali a indirizzare e mantenere la famiglia Rom in quel luogo: “Il Servizio Sociale con il supporto dei volontari dell’Associazione inizia un rapporto stretto con il nucleo familiare finalizzato… all’attivazione di un progetto di accompagnamento e di assistenza…” (dalla relazione, pag. 1) Accompagnamento o abbandono? Perché non si dice concretamente cosa è stato fatto per assistere la famiglia, quale forma di aiuto per recuperarla se si riteneva che ci fosse questo pericolo? Perché non si è cercato innanzitutto di regolarizzare la loro presenza, di accompagnare i Rom nelle pratiche per il Permesso di Soggiorno, di aiutare il padre anche per un lavoro, per ottenere una residenza anagrafica, perché non mettere la famiglia in condizione di stare e abitare in un posto più decente e sicuro? Sembra, invece che gli unici interventi siano stati quelli di allontanare i figli dai genitori e cercare anche di dividere la coppia.
- Contestiamo anche il fatto che la madre con alcuni suoi figli sia dovuta andare presso un centro di recupero per tossici, che nella relazione viene definita semplicemente: “comunità, o contesto protetto e strutturato in modo da attivare un percorso di accompagnamento alla cura dei figli.” (pag. 3), riteniamo che anche questa sia stata una scelta sbagliata, non sufficientemente valutata per i suoi risvolti psicologici, soprattutto per la madre, come in effetti si è dimostrato in seguito. Era inevitabile che la donna Rom prima o poi si sarebbe allontanata da quella comunità.
Chi ha detto e chi garantisce che questi erano interventi adatti a una famiglia appartenente a un mondo culturale totalmente diverso, da quello a cui sono abituati gli assistenti sociali?
In effetti, questi interventi hanno creato un forte clima di instabilità all’interno della coppia, per poi utilizzarla come giustificazione dei loro interventi repressivi e discutibili.Rattrista il fatto che anche il Tribunale dei minorenni di Firenze ingenuamente fa sua la nota dei servizi sociali: “Il servizio sociale del comune di Viareggio abbia attuato ogni possibile intervento di sostegno ed indirizzo dei genitori al fine di proteggere i figli minori…”
Senz’altro il Tribunale non poteva avere gli strumenti sufficienti per leggere più a fondo, essendosi basato solo sulla relazione del servizio sociale che ha fatto sulla famiglia Rom partendo da alcuni episodi, ma le è sfuggita completamente la comprensione dell’identità della stessa, che è un’identità altra e che, in quanto tale, non venendo compresa, è stata criminalizzata. Purtroppo le cose, a volte vanno proprio così! Insomma, tale relazione è la prova chiara di superficialità e ambiguità di un intervento, che pur nascendo da buone intenzioni – il voler aiutare qualcuno in difficoltà – ma non avendo un minimo di conoscenza del mondo culturale dei destinatari finisce con il danneggiarli ulteriormente. Ad esempio, nell’intera relazione la parola “Rom” apparese non indirettamente una sola volta, aprova che per gli operatori non ha avuto alcuna importanza sapere chi si aveva di fronte. In effetti, ignorando l’identità dei destinatari si evidenza il disprezzo dell’altro, il diverso da me/noi, finendo purtroppo per essere, anche inconsapevolmente artefici di discriminazioni, e con la netta convinzione di operare per il bene dell’altro. Tale relazione meriterebbe di essere presa in considerazione e divulgata nelle aule di sociologia, come testimonianza del danno che possono arrecare coloro che operano nel sociale, convinti di essere “bravi e dalla parte giusta”, ma ignorano completamente il mondo culturale dei destinatari di un loro intervento. Sempre secondo la relazione, vivere in roulotte appare come una devianza, uno dei motivi per cui è “giusto” portare via i minori affidandoli ad altre famiglie, compresa l’ultima nata (31 Agosto 2005). Questi servizi sociali, prima ancora che la madre partorisse avevano già messo in atto disposizioni chiare (arbitrarie?) perché la neonata non fosse consegnata ai genitori.
Ma quali interventi eranostati fatti da parte dei servizi sociali durante il periodo della gravidanza, per tentare di rendere questa donna adatta a tenersi il nascituro?
Eppure, in ogni città italiana, un po’ ovunque, saranno migliaia le famiglie Rom che vivono le stesse condizioni, ossia in roulotte o baracche, e molte senz’altro peggio… Gli operatori di Viareggio pensano di essere i soli in Italia capaci di volere veramente il bene dei minori Rom?Perché a pochi chilometri da Viareggio, ad esempio a Pisa o a Lucca, o a Livorno e Firenze dove ci sono dei campi Rom e Sinti, le donne partoriscono il loro figlio in ospedale e dopo qualche giorno con molta tranquillità e serenità se lo portano nelle loro roulotte? Strano, che nessun assistente sociale arrivi ad impedirlo… o a proporre alla madre, segretamente di lasciare il marito e di andare in una comunità protetta? Protetta da chi? Questo è proprio uno strano modo di cercare e volere il bene della famiglia! O si preferisce, invece infierire su questa povera coppia per poi dimostrare l’instabilità di mente del più debole dopo averlo sottoposto anche ad una visita psichiatrica?
“Ma non sono i Rom che rapiscono i bambini?” Pensiamo che questa leggenda metropolitana, alla luce di quel che succede in quel di Viareggio e altrove, meriterebbe di essere riscritta, anche solo per fare un po’ di giustizia. Loro, benché diversi dai nostri modelli, anche se i loro figli non vestono alla Chicco e non imitano le “veline” di turno, tanto meno si nutrono di merendine Kinder Bueno e quant’altro…. un po’ più di giustizia se la meritano, ingenue vittime del “nostro bene”.
U.N.P.R.eS. Toscana ( Ufficio Nazionale Pastorale Rom e Sinti) – 3 Ottobre 2005 -
p.Agostino Rota Martir, Pisa Palagi Marcello, Massa Carrara
Palagi Franca, Massa Carrara
p.Luciani Meli, Lucca
Sergio Giampaoli, Lucca
P.C. questa lettera aperta è stata inviata ai giornali locali, ad alcuni nazionali, alle Associazioni Nazionali ed Europee (versione inglese) che si occupano dei Rom e relative Commissioni del Parlamento Europeo e alla Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.
Di Fabrizio (del 15/01/2006 @ 21:34:02, in Europa, visitato 1888 volte)
Pur non condividendolo in tutti i punti, mi sembra un'analisi originale e interessante per una rflessione sul futuro europeo:
Commenti al Programma Operativo per il 2006 (file pdf ndr) del Consiglio d'Europa proposto dalle prossime presidenze di Austria e Finlandia
Le 58 pagine del documento danno maggior importanza ai fertilizzanti che alla non-discriminazione. Continua la tendenza nel creare inaccettabili gerarchie tra i diversi livelli di discriminazione, tra cui è citata solo quella di genere. Tanto i paragrafi riguardo i fertilizzanti che l'eguaglianza di genere e la non-discriminazione hanno cinque righe, ma almeno i fertilizzanti sono elencati all'indice degli argomenti. La non-discriminazione viene menzionata anche nelle cinque righe che di fatto dovrebbero essere dedicate all'uguaglianza di genere e alle tematiche connesse (non che questo aiuti nella comprensione). E' abbastanza ironico l'introduzione del documento: "i recenti dibattiti hanno sottolineato l'importanza che l'unione si concentri sui temi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini". Gli Austriaci e i Finlandesi che hanno lavorato a questo documento, riceveranno da noi altre notizie. Non ero a conoscenza del così grande interesse dei miei concittadini europei per la verifica e la contabilità statutaria o l' indirizzamento sui diritti degli azionisti così come l' infrastruttura per le informazioni spaziali ed il metodo strategico all'amministrazione dei prodotti chimici. Ci sono anche argomenti più "seri": il rafforzamento dei diritti della piccola minoranza europea che deve affrontare viaggi aerei, così come le f usioni trasversali ai margini del settore bancario e l'accesso della Comunità al WIPO Geneva Act assieme al brevetto comunitario relativo all'urgente problema relativo ai diritti di proprietà europei. Il capitolo sul welfare animale, salute degli animali, protezione delle piante e nutrizione animale, è più grande di quello sulla politica sociale. Il documento è stato pubblicato il 22 dicembre e non vale neanche la scusa che è stato scritto dopo i postumi di una sbornia. Piuttosto la spiegazione risiede nel fatto che a quella data nessun parlamentare era a Bruxelles e le camere nazionali avevano giàla testa in ferie La maggior parte del documento si confronta con le relazioni esterne e il terrorismo, mentre la parte sui Diritti Umani è assolutamente inadeguata e si focalizza su Cina, Iran e Cina. Un documento terribile scritto da frequentatori di voli di prima classe, comitati di azionisti ed elites europee, che dovrebbero invece che guardare i canali di moda e di Gucci, dovrebbero sintezzizarsi su Euronews. La maggior copertura di notizie quest'anno è stata data agli eventi di Francia, dove esclusione sociale e razzismo hanno creato una bomba sociale. Il trattato costituzionale non è passato in Francia e Olanda a causa di una lingua elitaria e alla mancanza di collegamento tra i cittadini europei, e questo documento si pone sullo stesso percorso. Nel 1995, l'anno in cui l'Austria si congiunse all'Unione Europea, 4 Rom furono ammazzati da una bomba mentre tentavano di rimuovere dei graffiti razzisti scritti contro di loro. L'Austria sta tuttora lottando contro il neonazismo e il gap tra molto ricchi e molto poveri sta aumentando. L'antiziganismo e il razzismo sembrano essere sufficientemente tutelati dalle future presidenze europee. Probabilmente sperano che impacchettiamo le nostre cose e ci prendiamo una vacanza in attesa della presidenza tedesca. Valeriu Nicolae Deputy Director European Roma Information OfficeAv. Eduard Lacomble 17, Brussels valeriu.nicolae@erionet.orgTel. + 32 27333462 Fax: +32 27333875 Mobile: +32 476538194
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 00:06:35, in casa, visitato 1520 volte)
ricevo e porto a conoscenza:
Milano , 13 gennaio 2006
APPELLO ALLA CITTA’
“La solidarietà è la tenerezza tra i popoli” (J. Martí)
In occasione del Consiglio Comunale di lunedì 16 gennaio in cui è stato chiesto all’assessore Tiziana Maiolo da parte della conferenza dei capigruppo dell’opposizione di relazionare in merito alla situazione dei “rifugiati di via Lecco”, le firmatarie associazioni chiamano la cittadinanza alla partecipazione.
Siamo convinti che soltanto il dialogo, la collaborazione e la solidarietà tra tutti possano permettere una rapida soluzione della situazione in cui si trovano ormai da due mesi i “rifugiati di via Lecco”.
La risoluzione di questa situazione specifica può segnare un passo in avanti verso il riconoscimento dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione umanitaria.
Milano ha bisogno di politiche specifiche, responsabilità sociale e programmazione di interventi che garantiscano la necessaria accoglienza e integrazione a coloro che, fuggendo da situazioni di guerra e persecuzioni personali, chiedono all’Italia e alla nostra città protezione e sostegno.
PRESIDIO
LUNEDI’ 16 GENNAIO
ORE 17,00
IN PIAZZA DELLA SCALA
Arci, Emergency, CGIL, Naga, Todo Cambia
Prime adesioni:
La comunità Kurda di Milano, SinCobas, Fiom, C.S Leoncavallo, Associazione culturale cilena, Rete Artisti contro la Guerra, Ass.Beretti Bianchi, Attac Milano, Associazione Azad per la libertà del popolo Kurdo, Filef Lombardia, Arci blob, Arciragazzi, Associazione per la Pace di Milano, Coordinamento lombardo nord sud del mondo, Associazione Maschere Nere, Basta Guerra, Rifondazione Comunista , Francesco Majorino, segretario cittadino DS, Augusto Rocchi, segretario provinciale PRC, Enrico Coviello, assessore agli stranieri e politiche di pace Comune di San Donato, Giusi Rotondo, Dario Fo e Franca Rame, Elena Cavallone
Info: 333/1229779 o 328/ 54 73 099
Di Fabrizio (del 16/01/2006 @ 10:34:23, in blog, visitato 1902 volte)
Finite tutte le ferie (anche quelle ortodosse e musulmane) ci vuole un babbo natale ritardatario e sgarruppato che porti qualcosa a chi continua a leggere la Mahalla nonostante la depressione del ritorno in ufficio.
E' dai tempi dell'ultimo trasloco che ci sono due ampli e luminosi blog, parcheggiati come magazzino su Tiscali (dove per fortuna nessuno sente la mia mancanza, visto che nel frattempo spopolano Sucar Drom e Romano Lil). E così pensavo, chi sarà il prossimo??
Beh, cosa farci di un blog? Non ne ho la minima idea, ma se volete aprirne uno, tanto vale usare i miei due magazzini:
che almeno potete sfruttare il nome che si era fatto.
Chi è interessato, mi scriva. Ovviamente, darò la precedenza a chi ha idea di mantenere una certa continuità con gli argomenti che erano trattati da quelle parti, quindi Rom e Sinti, ma anche progetti e diari su volontariato, associazionismo, scuola, media e informazione. Insomma, ci siamo capiti... L'importante, è che il nuovo “inquilino” non mi cancelli i post passati.
Una valutazione sulla piattaforma tiscali
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Redazione Tiscali
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Trolling e rompiscatole
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Visibilità nel web
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In effetti, c'è il rischio del “ghetto tiscali”, dove ci si conosce tutti ma a fatica si oltrepassano i confini della piattaforma. In ogni caso, posso aiutare a ottenere buona visibilità negli aggrgatori specifici come bloglines, del.icio.us e frappr. Technorati invece con tiscali non lega molto.
Per contattarmi
Sabato abbiamo inaugurato il residence Sucar Plaza a Guastalla, in Provincia di Reggio Emilia. Erano presenti tante, tante persone (circa un centinaio) che insieme a noi e alla comunità sinta guastallese hanno voluto condividere questo momento di gioia. Particolarmente applauditi gli interventi di Mario Dallasta (Sindaco di Guastalla), Fabio Suffré (Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom), Gianluca Borghi (Consigliere Regionale ed ex Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Teresa Spagna (Funzionaria della Provincia di Mantova che sostituiva l’Assessore Fausto Banzi) Tutti e quattro questi interventi hanno evidenziato che ai Sinti deve essere riconosciuto lo status di Minoranze Etniche Linguistiche e che l’esperienza di Guastalla deve essere esempio replicabile a livello nazionale per uscire dalle logiche ghettizzanti e assistenziali del “campo nomadi”. In particolare si è posta l’attenzione sulle tre “parole chiave” che hanno guidato la progettualità: interazione, mediazione culturale e partecipazione. Infatti, il progetto abitativo di Guastalla non è tanto importante per la scelta della tipologia abitativa (micro-area), ma è importante perché è stato un progetto partecipato a tutti i livelli dalle famiglie guastallesi appartenenti alla Minoranza Etnica Linguistica dei Sinti Emiliani e soprattutto consapevole che le Minoranze Etniche Linguistiche Sinte e Rom sono soggetto pensante della città e per la città di Guastalla. Infatti, il raggiungimento degli obiettivi fissati si è reso possibile per il coinvolgimento diretto e a tutti i livelli (nelle fasi decisionali, progettuali, nella realizzazione e nelle verifiche) delle famiglie Sinte Guastallesi. Sono intervenuti anche Anna Maria Dapporto (Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna), Marcello Stecco (Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia) e Vladimiro Torre (Presidente dell’Associazione Them Romano di Reggio Emilia). L’inaugurazione è stata allietata dal gruppo musicale U SINTO di Bolzano e da un rinfresco con brindisi in un clima di gioia e felicità. Il residence Sucar Plaza è stato benedetto da Monsignor Ambrogio Morani. In foto il taglio del nastro. Da sinistra: Fabio Suffré, Mediatore Culturale dell’Associazione Sucar Drom; Mario Dallasta, Sindaco di Guastalla; Gianluca Borghi, Consigliere Regionale; Anna Maria Dapporto, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia Romagna; Marcello Stecco, Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Reggio Emilia. Dietro a Fabio Suffré, all’estrema sinistra della foto si scorge Monsignor Ambrogio Morani. La foto è stata gentilmente concessa dal fotografo Ermes Lasagna che si è offerto di costruire insieme a noi un progetto fotografico, di cui vi parleremo nei prossimi mesi
oltre il pregiudizio CAMPAGNA CONTRO IL RAZZISMO
La Camera del Lavoro di Milano e Opera Nomadi presentano
PORRAJMOS lettura spettacolo voci da uno sterminio dimenticato Rom e Sinti nell'Europa della 2° guerra mondiale
Con Dijana Pavlovic' e Claudio V. Migliavacca
MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA RAHPSODIJA TRIO Muarizio Deho', violino Luigi Maione, chitarra Giampietro Marrazza, fisarmonica
Con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, Naum Jovanovic e Daniela Di Rocco
Un progetto di MaurizioPagani
Elaborazione video Itsos “Albe Steiner” sezione cine tv: Simone Ferrari, Luca Lossani, Desiré Ieva
Luci e tecnica – Lele Cascione
Testi & Regia: Dijana Pavlovic' – Claudio V. Migliavacca
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