fonte: Slovak_Roma_News
by Jozef Sivak
foto dei disordini da derstandard.at
DOPO I SACCHEGGI
6 gennaio 2006
Due anni dopo i profondi disordini nei quartieri dei Rom più poveri in Slovacchia, si stanno verificando dei cambiamenti.
TREBISOV, Slovakia | Folle arrabbiate, negozi saccheggiati, polizia scatenata contro i rivoltosi: scene come queste due anni fa mostrarono la profonda frattura tra lamaggioranza della popolazione e le comunità Rom nella Slovacchia orientale.
L'attenzione alla rivolta dei media internazionali, che avevano l'occhio puntato sull'imminente ingresso della Slovacchia nell'Unione Europea, spinsero le autorità ad affrontare seriamente le condizioni di povertà estrema dei Rom nella regione e ad approntare strategie di integrazione.
A Trebisov, teatro delle proteste più drammatiche ed epicentro degli scontri, la comunità Rom si sta ancora leccando le ferite.
foto di JAN GRARUP da http://www.poyi.org/ - PICTURE OF THE YEAR INTERNATIONAL
"Non avevo mai visto niente di simile a quello che è successo [a Trebisov] e nemmeno ci voglio più pensare" dice Jozef Badzo, 31 anni, che lavora nell'insediamento rom alla periferia di Trebisov. "Mi sono sentito come se fosse l'Iraq. E' stato terribile". Badzo era in visita ad un amico dell'insediamento, quando la polizia entrò in casa e li malmenò selvaggiamente. "Sono stato fortunato," ricorda "perché avevo un bambino in braccio che piangeva tra le mie braccia. Altrimenti i miei occhi si sarebbero riempiti di sangue."
UN ANNO CRITICO
L'anno 2004 è stato critico per i Rom slovacchi. Molti hanno visto il taglio o la cancellazione improvvisa dei benefici sociali, come risultato delle riforme imposte ad inizio anno. Alcuni attivisti hanno detto che i tagli erano discriminatori, perché colpivano soprattutto la loro comunità, che ha mediamente famiglie numerose ed estese. Una famiglia di cinque persone riceveva 10.000 corona (278 euro) che sono stati improvvisamente dimezzate o annullate.
Trebisov, città della Slovacchia sud orientale, vicino al confine con l'Ungheria e l'Ucraina, conta circa 40.000 abitanti. Di loro, circa 3.200 sono Rom, che vivono in appartamenti periferici, consistenti per la maggior parte in una stanza di 18 mq. senza servizi e acqua corrente.
A Trebisov e in tutta la Slovacchia orientale, la regione più povera del paese, chi presta denaro è un'importante figura in molti insediamenti rom, e richiede interessi molto alti alla gente che attende l'arrivo del prossimo assegno sociale. Gli squali del prestito ad usura divennero particolarmente attivi nel 2004 e alzarono i loro tassi di interesse, anche all 100%, secondo quanto oggi raccontano gli abitanti. Spesso, la gente si indebitò a vita, incapace di restituire il denaro che era stato loro offerto.
IL PUNTO DI ROTTURA
La notizia del taglio ai servizi sociali girò velocemente ed orientale e sfociò in proteste e disordini nei villaggi nella Slovacchia centrale. Gli eventi più drammatici ebbero luogo a Trebisov, dove circa 400 Rom il 23 e 24 febbraio saccheggiarono il Parican shopping center. Molti degli abitanti degli insediamenti dicono che furono gli stessi strozzini ad aizzare la folla.
La polizia di Trebisov e di Kosice, la seconda più grande città della Slovacchia, appena arrivati sulla scena inondarono i manifestanti con cannoni ad acqua. Il 24 febbraio i poliziotti si presentarono nei quartieri rom. I testimoni accusano che entravano nelle case a gruppi di 10, picchiando gli abitanti.
Nella fase più drammatica della rivolta, erano schierati nella Slovacchia centrale ed orientale, 2.000 tra poliziotti, esercito e corpi di sicurezza privati.
Sulla base delle voci e delle testimonianze l'European Roma Rights Center di Budapest e Amnesty International criticarono l'azione della polizia. Alan Anstead, consulente legale del Roma Rights Center, accusò la polizia di violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, che proibisce la tortura e i trattamenti inumani. Riconoscendo che la rivolta era contro la legge e i rivoltosi avevano violato le proprietà private, aggiungeva che la polizia aveva colpito senza distinzione passanti, manifestanti e rivoltosi.
Monika Kuhajdova, portavoce del Ministro degli Interni, disse che la polizia aveva usato cani e manganelli "per disperdere i resistenti e prevenire gli attacchi", senza specificare altro. Aggiunse che il ministero non aveva ricevuto lamentele sull'atteggiamento della polizia durante gli incidenti.
Alla fine, in 195 vennero accusati di crimini, inclusi danni a proprietà rivate, rivolta, furti, saccheggio ed incitamento alla violenza. Kuhajdova stimò il costo dell'operazone speciale di sicurezza in circa 58, 7 milioni di corone (1,5 milioni di euro). Inoltre disse che la rivolta aveva causato danni per 1,1 milioni di corone.
SEGNI DI RIPRESA
Dopo quasi due anni, molti Rom di Trebisov concordano che la rivolta fu uno sbaglio. Ma i disordini hanno avuto almeno l'effetto positivo di risvegliare le autorità che, dopo la rivolta e timorose di pubblicità negativa, cominiciarono a prestare più attenzione ai problemi dei Rom.
"I saccheggi non sono stati giusti, ma sono stati il simbolo della protesta controle decisioni del governo" di tagliare i benefici sociali, dice Jozef Tancos - 50 anni e disoccupato, vive vicino all'insediamento rom - "Quell'esperienza non si ripeterà, non è servita a molto".
Immediatamente al termine dei disordini e dei saccheggi, il governo e gli stessi Rom iniziarono ad affrontare il problema dello strozzinaggio, e la polizia compì degli arresti contro gli usurai. Anche se, secondo fonti anonime, molti di loro usarono i lor contatti ad alti livelli per rimanere impuniti.
Gli sforzi della polizia sono frustrati dal fatto che spesso le vittime hanno paura e cambiano la loro versione, dice Kuhajdova. "Gli usurai sono particolarmente influenti tra i Rom" aggiunge. "Per incriminare qualcuno per usura, la polizia ha bisogno della dichiarazione della vittima".
Kuhajdova afferma che la polizia ha reagito "prontamente" alle accuse contro le bande di usurai: nel 2004 sono stati aperti 127 casi, il doppio dell'anno precedente. D'altra parte, risulta che le denunce riguardino solo un quarto del fenomeno, secondo un rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato USA. L'accusa provata di usura comporta cinque anni di prigione.
Innescata o no dalle violenze, l'intervento dello stato nella Slovacchia orientale l'anno scorso è diventato più visibile. Il governo ha installato numerosi centri informativi e comunitari per i Rom. "Da un lato, la rivolta era sbagliata, ma d'altra parte è a causa sua che [il governo] ha iniziato ad interessarsi a noi", dice un residente dell'insediamento, che vuole qualificarsi solamente come Sandor.
I centri hanno lo scopo di informare la gente sui propri diritti, fornire aiuto a cercare lavoro, come affrontare i problemi legali o con le autorità. Scopo principale dei centri, però è educare. Insegnano nozioni pratiche sull'igiene personale e sulla sanità di base, informatica, lingua slovacca e straniere, arte e cultura romani. La priorità è nell'aiutare la gente a trovare lavoro o preparare alle scuole superiori. I centri sono finanziati dai programmi europei Phare per lo sviluppo regionale.
I centri affrontano pure il compito di risanamento ambientale e di migliorare le condizioni di vita negli insediamenti rom nell'area. A Trebisov, per esempio, il centro comunitario impiega 150 abitanti del posto. Lavorando sei ore al giorno, guadagnano 1.500 corone al mese. Il centro ha recentemente iniziato una campagna per il miglioramento delle condizioni di vita nell'insediamento, con la pulizia degli edifici e la rimozione della spazzatura dalle strade e dai parchi.
"Adesso è un po' meglio [del 2004] - facciamo servizio nella comunità e abbiamo un reddito," dice Jozef Badzo. "Non è molto, ma che possiamo fare? Per noi Rom qui non ci sono altri lavori."
Jozef Sivak è un giornalista che lavora a Trebisov. Modera un programma sulle tematiche rom per la televisione pubblica slovacca.