Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/05/2012 @ 09:15:50, in blog, visitato 1938 volte)

Mediaroma.blogspot.it

    Grattan Puxon, attivista Rom-Traveller che ha dato un importante contributo nell'organizzare il primo Congresso Mondiale dei Rom a Londra nel 1971, ha mandato una lettera ai Rom in Turchia. Grattan Puxon spiega l'importanza di essere eletto come rappresentante di organizzazioni internazionali come l'Unione Romanì Internazionale (IRU) o l'Organizzazione Mondiale dei Rom (WRO) in elezioni che vedranno una larga partecipazione via Internet. Ecco la lettera di Grattan Puxon:

Cari Fratelli e Sorelle in Turchia,

Mi chiamo Grattan Puxon, sono vecchio ormai, ma in passato sono stato diverse volte a Istanbul, la prima nel 1960, e camminavo lungo il confine tra Turchia e Grecia. Sono stato a Edirne, e nel quartiere rom di Sulukule a Istanbul, quando quell'antica mahala era piena di vita.

Grazie per la vostra gentile ospitalità che allora mi avete mostrato nelle vostre case e vorrei mettervi a conoscenza di alcune idee che stiamo sviluppando a Londra.

Dopo il primo congresso Mondiale Romanì a Londra nel 1971, su invito di Fajk Abdi, il primo Rom eletto nel Parlamento macedone, mi trasferii a Shutka, il comune rom (35.000 abitanti) ai margini di Skopje (Uskub).

Ovviamente fui impressionato dal fatto che la nostra comunità a Shutka potesse eleggere il proprio membro del Parlamento. Ed anche che Shutka eleggesse il proprio consiglio comunale e avesse dal 1948 la propria associazione culturale: Phralipe. Potei portare a Shutka la bandiera romanì blu e verde, con la ruota rossa al centro, adottata dal congresso di Londra.

Fajk mi disse che alcuni della sua famiglia vivevano a Izmir, e che c'erano molti legami familiari tra Macedonia e Turchia, ed anche tra Turchia e Grecia (ho vissuto a Sulon per 14 anni). Siamo tutti una grande famiglia.

Ma, veniamo al punto: se Shutka può eleggere un Rom al Parlamento, possono farlo anche le altre comunità romanì. Ed è stato confermato dall'elezione di Juan de Dios Ramirez a Barcellona, in Spagna, e più recentemente da due Romnià ungheresi al Parlamento Europeo.

Però, nel contempo abbiamo avuto bisogno di tenere elezioni regolari per le nostre istituzioni e le organizzazioni internazionali. Nelle associazioni locali, i componenti possono essere raccolti in un unico posto. Ma per le organizzazioni internazionali, come il Congresso dell'Organizzazione Mondiale dei Rom dello scorso aprile a Belgrado, ovviamente solo a pochi delegati è stato possibile riunirsi e votare gli incarichi, il presidente, il segretario generale, ecc.

Non è una situazione facile. Si può ovviare con i computer e con internet.

Quindi, intendiamo sviluppare un programma in due parti per permettere a più gente possibile di:

  1. votare nelle elezioni locali o in quelle generali, nazionali
  2. votare nelle elezioni per gli incaricati ed i rappresentanti che possano parlare alla UE a Bruxelles, a Strasburgo, e all'ONU a New York.

Per il punto 1. mi aspetto che le vostre associazioni stiano già aiutandovi a registrarvi per votare secondo quanto previsto dalle normative nazionali (compilazione dei moduli appositi).

Per il punto 2. le vostre associazioni devono essere pronte a ad assistervi per votare Rom e Dom come rappresentanti a livello internazionale.

Noi a Londra vogliamo soltanto portarvi a conoscenza di un sistema che può rendere possibile tutto ciò. Non è una soluzione per le molte difficoltà che avete di fronte, ma è un modo di darvi uno "strumento" da utilizzare per affrontare queste difficoltà, riguardo gli alloggi, l'istruzione, l'assistenza e il lavoro.

Tenete poi presente che ci consideriamo una squadra "tecnica". Siamo qui per promuovere e rendere praticabili queste proposte, con qualsiasi organizzazione esistente.

Posso già dirvi che tanto la più antica Unione Romanì Internazionale che la nuova Organizzazione Mondiale dei Rom intendono adottare il voto via internet per i futuri Congressi. (il sistema dovrebbe essere pronto in due anni). Il Forum Europeo dei Rom e dei Traveller sta considerando la proposta.

Crediamo che il sistema possa presto raggiungere 100.000 votanti e tra non molto Un Milione, considerando che i rom sono 15 milioni e oltre.

Un Milione di voti (o più) ci fornirà un autentico "mandato" democratico, che sicuramente ci farà guadagnare rispetto e maggiore influenza. Renderà anche i nostri rappresentanti responsabili verso le comunità di base ed il popolo delle mahala.

Un altro vantaggio è che renderà più facile il manifestarci ed aumenterà la visibilità della nostra identità collettiva. Immaginate che durante Hederlezi tutti si esponga la bandiera romanì, in ogni villaggio e città (se questo fosse opportuno nella Turchia di oggi).

In ogni parte della UE, dovremo essere capaci di organizzare manifestazioni per l'8 aprile, Giornata della Nazione Rom, rivendicando tutti i diritti che a lungo ci sono stati promessi. Attraverso il programma internet potremo appellarci a tutti gli attivisti per agire assieme il medesimo giorno. Su scala più piccola, lo abbiamo fatto ogni anno. Ora questa diventerà una grande, pacifica dimostrazione di 100.000 (ed in seguito di Un Milione).

Fajk Abdi disse quarant'anni fa al Congresso di Londra che si possono fare due cose - pescare e sfamare la gente, o preferibilmente dare loro gli attrezzi per la pesca e che provvedano loro. Spero che considererete queste idee.

Quanti sono interessati possono contattarci a dale.farm@btinternet.com; ci terremo in contatto e resterete informati.

Nel nostro team ci sono Petar Antic, ex ministro del governo serbo; Toma Nikolaev, direttore del giornale DeFacto (e già candidato al Parlamento in Bulgaria); Ladislav Balaz, tra i fondatori dell'Iniziativa Civica Rom in repubblica Ceca; e Nin (Domani), responsabile del nostro sito romanationday.org

 
Di Fabrizio (del 31/05/2012 @ 09:38:07, in blog, visitato 1822 volte)

SEGNALI DI FUMO il magazine sui diritti umani Amnesty al campo Rom di via Idro, 3° edizione della festa "Via Padova è meglio di Milano": un'esperienza di contatto Stefania Andreoni (Gruppo 108 Vimercate – Amnesty International)

il campo rom in via idro a Milano

Sabato 19 maggio, armati di petizioni, volantini e... tanta buona voglia, abbiamo allestito un banchetto nel campo rom di via Idro a Milano: un'esperienza nuova, diversa, che ci ha permesso di conoscere da vicino una realtà difficile, ma anche affascinante e piena di vitalità, di una comunità tenuta ai margini della società.

"Non ero mai entrata in un campo Rom...sinceramente..mi è sembrato come entrare nei vicoli di un paesino di montagna di una volta, dove tutti stanno in strada. I bambini si rincorrono, giocano, i cani se ne vanno a spasso, gli adulti si godono la festa e rimbrottano ogni tanto i bimbi più scalmanati..." scrive Monica su facebook per condividere la sua impressione.

E, aggiungo, tanto verde, fiori, galli, polli, galline che razzolano dappertutto e una grande varietà di abitazioni: alcune, poche, in muratura; roulotte con sopra un tetto; capanne di legno, plastica e magari un po' di cemento; le tipiche dimore di chi si sente precario e dispone di ben poca agiatezza economica.

Via Padova è meglio di Milano...vista da via Idro

Nei nostri confronti c'è stata molta cordialità: i bambini incuriositi volevano firmare anche loro le petizioni, "qua tocca abbassare a 8 anni l'età per firmare le petizioni Amnesty" scherza Marco e gli adulti hanno dimostrato interesse e aderito alle nostre petizioni.

Vi alleghiamo alcuni disegni che i bambini hanno fatto, velocissimi, dietro nostro invito.

Non sembrava davvero di essere a Milano. E anche in quel clima di vitalità e allegria, quasi come in un campeggio o in vacanza, non ho potuto fare a meno, vedendo il tutto così da vicino, di pensare alle difficoltà che quelle persone affrontano ogni giorno, anche solo per abitare in un posto ancora molto disastrato.

Un'utile esperienza di contatto, che aiuta a "sentire" la correttezza e l'importanza della denuncia e dell'attività in difesa dei diritti dei Rom, persone che hanno, come tutti, l'aspirazione a vivere dignitosamente.

Conosci meglio la storia del campo di via Idro

Diritti dei Rom

 
Di Fabrizio (del 22/06/2012 @ 09:15:49, in blog, visitato 3141 volte)

Lo scorso febbraio il professor Dimitris Argiropoulos mi chiese un contributo scritto per la rivista Educazione Democratica. Senza l'assillo della sintesi da blog, diedi sfogo alle mie turpi voglie di scrivano logorroico. Ora che il pezzo è (finalmente) online, potete leggerlo e farmi sapere cosa ne pensate.

I Rom ed i blog, o più precisamente, la galassia romanì e la comunicazione via web... potrebbe sembrare un argomento simile a quello dei cavoli a merenda.
Mi rivolgo a quanti hanno di queste popolazioni un'immagine immutabile: gente che ancora gira il mondo a bordo di variopinti carrozzoni, vestita in maniera abbastanza "casual" e di cui non sappiamo cosa fa per vivere. Dimenticandosi, che proprio il DOVERSI spostare (più per obbligo che per libera scelta), il sapersi adattare e ritagliare nicchie di sopravvivenza in ambienti tendenzialmente estranei, sono il volano per recepire i cambiamenti esterni con più velocità rispetto alle cosiddette società maggioritarie.
Un altro aspetto di cui tener conto, è che nonostante le chiusure reciproche, il nostro ed il loro mondo si sono mischiati e continuano a farlo, per cui anche tra Rom, Sinti, Kalé, Romanichals troviamo individualità che sono emerse, come anche fasce (tuttora minoritarie) di medici, giornalisti, avvocati, o altri professionisti.
Per non perdere il filo di questo discorso già dopo queste poche righe:

    dobbiamo quindi prestare attenzione ad un ipotetico Rom medio, senza sapere in partenza chi sia, se sia mai andato a scuola e dove, se abbia una casa o meno, che tipo di relazioni abbia con gli altri appartenenti alla sua comunità estesa (Kumpanija). Insomma, tutte questioni che diamo per scontate ed assodate come base delle NOSTRE comunicazioni sociali che attualmente deleghiamo ANCHE alla rete telematica.

Aggiungo infine che da decenni l'informatica pervade vari aspetti tanto del lavoro, che del tempo libero o della vita quotidiana, e già vent'anni fa un Rom, magari senza casa o corrente elettrica, cominciava ad interagirvi, anche solo con un videogioco nel bar accanto al campo, oppure nel cantiere edile o nella cava dove lavorava.

Verso la metà degli anni '90, tramite un progetto comunale, coordinavo una piccola redazione rom del campo di via Idro a Milano, nel realizzare un bollettino scolastico su carta, dal nome IL VENTO E IL CUORE. I primi tentativi di scolarizzazione di quel gruppo risalivano a 10 anni prima, il problema allora sul tappeto era di recuperare uno storico gap di comunicazione.
Non c'erano molti mezzi: un vecchio computer 386 e casa mia come redazione, con colazione e riunioni mattutine al bar sotto casa (nessuno dei vicini ebbe mai niente da dire).
Usare un computer da parte di chi a malapena sapeva leggere e scrivere, poteva sembrare un azzardo: viceversa scoprii che anche per loro era più facile esprimersi così che con carta e penna. La grammatica mentale dei Rom, abituati ad esprimersi con concetti semplici ma evocativi, la mancanza di timore nel rivolgersi agli estranei, era un linguaggio ideale per rivolgersi ai bambini, anche quando si scriveva di teatro, di lavoro, di leggi o di tradizioni. Il fatto poi che nel nucleo famigliare Rom le generazioni parlino tra loro costantemente, aiutò parecchio a trovare gli argomenti e i testimoni.
Quel giornale divenne un importante strumento di aggregazione:

  • INTERNO- man mano anche gli altri componenti dei campi partecipavano alla raccolta delle notizie, a piegare le pagine fotocopiate, a farsi fotografare, a chiedere quando sarebbe uscito il prossimo numero. Arrivarono col tempo i contributi di altri campi, di Rom di passaggio... Le pagine, da 4 dovettero passare ad 8.
  • ESTERNO- Una tiratura di quattrocento copie (ma probabilmente la divulgazione era più ampia), e corrispondenze con scuole, giornali, anche TV, facemmo di tutto per girare e farci conoscere. Scoprimmo che avevamo lettori in tante città d'Italia e anche all'estero.

Ricevevamo corrispondenza da tutta Italia e dalla Spagna, come non lo so. Non c'era ancora internet, ma la rete c'era già, per niente virtuale: discendeva dal sistema di comunicazioni informali che sempre hanno legato i vari gruppi sparsi nel continente. Insomma, la diaspora li aveva resi più "moderni" (più reattivi al cambiamento) di noi, ed avevamo solo trovato il media per dimostrarlo.
Quel bollettino chiuse dopo un paio d'anni, quando il comune smise di finanziarlo, in preda ai suoi ricorrenti mal di pancia politici.

Nel frattempo internet stava diventando un fenomeno di massa in tutto il mondo (nella sola Italia tra il 1998 ed il 2000 raddoppiavano i collegamenti alla rete), ed in modo del tutto autonomo, ignari del nostro giornalino scolastico, anche alcune elite intellettuali di Rom e Sinti cominciavano a comunicare tra loro via web, colmando la distanza geografica.
Nel 1999 un Rom di origini ucraine, Valery Novoselsky, diede vita al primo nucleo di un network che tramite internet comprendeva le varie comunità sparse nel pianeta, quello che attualmente è il Roma Network, oggi strutturato come una vera e propria OnG, che raggruppa diversi siti, innumerevoli gruppi di discussione su Google e Yahoo ed anche un canale Youtube.
Questo network, grazie all'impegno di Valery Novoselsky che non è mai calato negli anni, è proseguito col contributo di nuove figure, e con il supporto finanziario della Fondazione Soros, la tal cosa gli ha anche alienato le simpatie di alcuni settori romanì contrari a questa presenza USA mascherata, sulle questione continentali. Difatti col tempo il network si è caratterizzato non solo come agenzia informativa dalle molte teste, ma anche come il tentativo di creare una lobby in grado di condizionare le politiche dei paesi dell'Europa Orientale e di fare pressione sulle organizzazioni comunitarie dell'Europa Occidentale.
Considerazioni politiche a parte, Roma Network si è però sempre caratterizzato per la sistematicità quotidiana delle informazioni fornite, la professionalità e serietà negli argomenti trattati ed anche per la varietà dei giudizi e delle opinioni riportate.
Se qualcuno volesse conoscere di più su questa galassia, nel 2009 Aggiornamenti Sociali pubblicò un articolo dedicato ai principali siti europei, con una breve appendice sul panorama italiano del momento.

Verso la fine degli anni '90 in Italia su internet non si trovava molto materiale su Rom e Sinti. C'era dal 1997 O Vurdón di Sergio Franzese e forse il sito di Alberto Melis, che resistono tuttora. Prendendo esempio da loro, anch'io feci una piccola pagina web. Precisazione necessaria: al di là della qualità delle notizie riportate e delle rispettive esperienze, né Franzese, né Melis né io siamo rom o sinti.
Tramite le notizie pubblicate, mi trovai a corrispondere con altra gente in Italia, che stava sperimentando esperienze simili. Quando la corrispondenza fu tanta, decidemmo di renderla pubblica, prima in una nuova pagina web (che oggi non c'è più), poi in due gruppi di discussione (uno esiste tuttora) e nel 2004 in un primo blog. Infine con un secondo blog (questo, ndr.), che diede più possibilità di organizzare un lavoro creativo e collettivo.
Inizialmente cercavo informazioni, ma a parte i siti di Franzese e Melis non trovavo molto. C'erano invece molte pagine in inglese, francese, talvolta in spagnolo o romanés... e le storie che raccontavano potevano interessare. Le tradussi per metterle online.
Mi chiedevo: perché di queste notizie non circolava niente in Italia? Perché era più facile sapere cosa facevano i Rom in Romania, in Germania, e non cosa succedeva in Italia? Diversi? Ancora troppo selvatici?

Qual era la situazione generale in Italia su Rom e Sinti, una decina circa di anni fa?
Da un lato, andava esaurendosi la stagione, iniziata negli anni '70-'80, di attenzione da parte delle istituzioni, e al riformismo andava pian piano subentrando l'abbandono. Dall'altro quella stagione aveva creato un soggetto forte: l'Opera Nomadi nazionale, ed una rete di esperienze associative, piccole ed attive a livello locale, a base soprattutto volontaria.
Il dibattito interno a queste organizzazioni era anche di buon livello, ma assolutamente non condiviso a livello nazionale, per non parlare di livello europeo. Erano, a mio giudizio, gruppi impermeabili ed autoreferenziali.
In quel periodo, più che la forma (sito, gruppo telematico di discussione, diario o blog) mi interessava la possibilità di far circolare informazioni fuori dai soliti gruppi ristretti. Per questo, il primo passo fatto di comune accordo con i pochi corrispondenti di allora, fu di uscire allo scoperto e mostrare che scambiarsi informazioni tra realtà distanti tra loro, potesse dar vita ad un dibattito aperto e continuativo.
Come scelta conseguente: quella di fornire anche in italiano notizie su quanto avveniva - si discuteva, nelle comunità rom e sinte all'estero, che sul piano comunicativo erano più avanti dell'Italia.
Dietro questa scelta c'erano motivazioni diverse:

  • Le cronache estere danno meno occasioni di polemica di quelle italiane.
  • Contribuiscono anche ad allargare la propria visuale, ci sono problemi simili e ci sono rom/sinti, associazioni e stati che provano ad affrontarli.
  • Le varie comunità rom e sinti stanziate da tempo in un territorio, hanno via via maturato una propria storia autonoma, che a sua volta presenta similitudini e differenze con altre esperienze locali, ma che valgono anche come "laboratorio" per le future politiche di integrazione dei gruppi arrivati in tempi più recenti.
  • E' la dimostrazione di essere in tanti. A dire il vero in Italia SI DICE che siano appena 150.000, quindi per la legge dei numeri, se si volesse fare qualcosa, sarebbe possibile. Ma, questi 150.000 possono (volendo) farsi forza della presenza di 8, 10, forse 12 milioni di rom/sinti nel mondo (in pratica un paese come l'Austria o la Danimarca).
  • Infine, che non esiste la sola visuale nazionale; determinate questioni sono affrontabili più facilmente a livello locale, altre necessitano di un progetto complessivo sovranazionale.

Ovviamente, difficoltà e diffidenze reciproche rimangono, ma la possibilità di scambiarsi opinioni ed esperienze anche a lunghe distanze in tempo quasi reale, ha secondo me contribuito (tra le tante altre ragioni) alla creazione del Comitato Rom e Sinti Insieme nel 2007, la prima esperienza unitaria e federativa gestita dai diretti interessati (parlando sempre di difficoltà e divergenze: il comitato si sdoppiò presto in due federazioni separate).
Oggi ovviamente le varie organizzazioni ed associazioni sono presenti su internet con siti istituzionali ben strutturati. Esiste un'attenzione crescente da parte dei media locali e nazionali. Ci sono diversi blog (qualcuno con pochi articoli, altri aggiornati regolarmente - ma questa è una caratteristica propria dei blog) che in questi ultimi anni sono nati prima per volontà di qualche "testimone illuminato", poi vedendo la presenza di un ristretto gruppo di intellettuali rom e sinti, infine col coinvolgimento di parti (ancora minoritarie) di quei "Rom e Sinti medi" di cui accennavo all'inizio.

Nel frattempo, in Italia e altrove, l'informatica sta lentamente diffondendosi anche nei campi-sosta o negli insediamenti più deprivati. Anche dove mancano i collegamenti telefonici via cavo, ogni tanto capita di trovare computer, magari di seconda mano, e collegamenti internet tramite chiavetta. A volte, la rete viene adoperata solo per scaricare musica (magari dal paese di provenienza, qualcosa di simile alle trasmissioni estere captate dal televisore) o per la ricerca di lavoro e altre informazioni. A volte internet, chat e posta elettronica servono per mantenere i contatti con parenti lontani. O letteralmente per salvare la pelle: ad esempio l'estate scorsa in Repubblica Ceca e in Bulgaria ci sono state violente manifestazioni ed attacchi fisici alle comunità rom in diversi luoghi di quei paesi; esattamente come i gruppi razzisti coordinavano le proprie azioni via web, così le comunità rom si tenevano in contatto, per aggiornarsi sulla situazione, nella paura costante di uscire dai propri quartieri.
Più recenti e meno drammatici: i recenti "sbarchi" su Twitter e Facebook, soprattutto da parte della fascia più giovane della popolazione rom e sinta. Mi sembra che il motivo principale sia la curiosità e la necessità percepita di intrecciare relazioni con i coetanei della società maggioritaria, relazioni che nei secoli sono sempre state osteggiate tanto dalle NOSTRE che dalle LORO famiglie. La neutralità dello schermo, unita al fatto che su internet la comunicazione è prevalentemente multidirezionale, favorisce questo tipo di approccio, anche se il rischio di FLAME è sempre dietro l'angolo. Credo che più delle tematiche prettamente politico-sociali, un tipo di approccio maggiormente disimpegnato come questo, possa essere uno degli aspetti chiave di coesioni future; anche se occorre capire come ciò possa evolvere in forme di conoscenza e rapporto meno virtuali.
Intanto, sulla spinta dei primi "pionieri" sul web, nei vari blog e gruppi di discussione, oltre che sui massimi sistemi, si inizia anche a confrontarsi su questioni pratiche, con timidi interventi di qualcuno che vive nei campi: non è un "intellettuale" nel senso comune del termine, ma quantomeno è cosciente di essere parte in causa di questioni che lo riguardano direttamente. Quel "Rom o Sinto medio" senza il cui contributo e coinvolgimento non si andrà da nessuna parte.

Oggi siamo al paradosso che tutti possono parlare di/per Rom e Sinti, quindi sarebbe importante discutere anche di come lo si fa. Non mi riferisco agli argomenti da trattare, perché questo "Rom o Sinto medio" sfugge ancora alle definizioni: Cos'è?

  • Parte di un popolo?
  • Cittadino?
  • Minoranza nazionale o sovranazionale?
  • Disadattato cronico?
  • Fonte di guadagno del nostro associazionismo?

Tutti gli argomenti possono andare bene, non è il COSA, mi riferisco esattamente al COME.

A tal proposito, spesso mi è capitato di fare questo esempio:
A Roma ho un amico, lui si occupa di informazione sull'Africa e io su Rom e Sinti. Qualche anno fa, per farci due risate, gli segnalai un articolo in inglese di di Binyavanga Wainaina, scrittore e giornalista keniano, articolo che in seguito venne tradotto in italiano sulla rivista Internazionale. Citando tutti i possibili luoghi comuni che si riferiscono all'Africa, il tono era simile:

    Usare sempre la parola "Oscurità" e "Safari", Primordiale e Tribale. Usare i termini Tragedie ed immutabilità dell'Africa. Ma parlare dei Tramonti, della Musica che hanno nel sangue. I bambini devono essere sempre nudi, meglio se sottopeso.
    Parlare dell'Africa come se fosse un unico grande paese, senza città, senza industrie e università, ricco solo di animali feroci e guerre tribali.
    Poi c'è bisogno di un nightclub chiamato Tropicana, da condividere con mercenari, guerriglieri, prostitute ed Africani arricchiti. Terminare citando Nelson Mandela, o dire qualcosa sull'arcobaleno, perché voi siete persone sensibili.

Sarò sintetico: c'è chi è convinto di fare giornalismo "scomodo" (o addirittura d'inchiesta), mostrando distese di roulotte, bambini seminudi, donne vestite con le gonne lunghe.
Io credo che quella sia cronaca, spesso doverosa ma cronaca. Nel senso che non cambia la nostra percezione e non aumenta la conoscenza. In effetti libri, giornali, internet stessa traboccano di immagini simili.
Una volta che l'immagine è stata digerita, tutto torna come prima, anzi è come essere vaccinati. Però sono immagini vere, mi direte... Lo so, come sono vere le immagini di un incidente ferroviario, o del fondoschiena di una qualche cantante... si suppone che, diritto di cronaca a parte, la maggioranza di noi non viva in roulotte, non sia scampata ad incidenti ferroviari e non abbia il fisico di Jennifer Lopez...
Da una parte c'è un sistema dei media che privilegia la notizia più vendibile. Dall'altra, la reazione del "lettore medio", che per comodità dividerà le notizie che gli arrivano a quintali, tra storie di cui ha esperienza o viceversa in una sorta di mondo alieno.
Alieno, appunto: Il problema del conoscere, è che nessuno ha bene idea di dove partire. Ad esempio, prima accennavo alla mancanza di cifre su quanti siano in Italia i Rom e i Sinti. La confusione aumenta quando il Consiglio d'Europa rimprovera all'Italia di non fornire dati esatti, che invece mancano anche a livello europeo. Mi capita, nell'arco della stessa giornata, di leggere che sono 8 milioni, anzi 10, o 12. In alcuni paesi, come ad es. la Slovacchia, le cifre variano da 200.000 a 1 milione.

Comunque, ...l'80% dei Rom è concentrato in Europa, in condizioni simili quasi ovunque. Quindi, se è giusto sapere che la loro origine probabilmente è indiana, possiamo lo stesso considerarli uno dei popoli fondanti del nostro continente, dove sono presenti dal tardo medioevo, quando non esisteva quasi nessuno stato nazionale di oggi. Inoltre il nomadismo, l'artigianato e l'assenza della scuola erano diffusi (come il nomadismo economico e politico del resto) e solo con il formare degli stati nazionali sono declinati.
In realtà, la loro storia va paragonata alle tante minoranze, che in 1000 anni di storia europea si son trovati a scegliere tra assimilazione o sterminio. Apposta, ho usato la parola assimilazione, che è una parola brutta quasi quanto sterminio. Perché sono le alternative che l'Europa offre da quando ha coscienza di essere continente, diciamo dalle crociate. Faccio notare che in questi secoli ce ne sono di Rom che si sono assimilati, si sono annullati, e quindi non ha senso chiedere "quando saranno assimilabili"? Cosa sappiamo di loro? Attraverso i media conosciamo di più degli ultimi arrivati che di quelli che sono qui da 50 anni, o da secoli, come ad esempio i Rom abruzzesi.
Tutto il meccanismo informativo ne viene distorto. Perché va da sé che chi sia arrivato da poco, porti situazioni più problematiche di chi è già insediato da tempo. Sia chiaro, non lo affermo per un malinteso razzismo, la mia è solo un'osservazione logica
Di chi è arrivato in quei campi prima di loro, oggi si parla poco - se non si parla affatto. Non so cosa sia meglio tra il terrore o il silenzio delle cronache. Cosa fanno? Quello che posso testimoniare, è che se qualcuno volesse informare in maniera "corretta", può farlo anche in una situazione estrema come quella dei Rom rumeni a Milano. Dieci anni fa rappresentavano l'Italia ad un concorso musicale in Grecia, o volevano instaurare una scuola di musica a Milano.
Una squadra di calcio che è nata nell'ex campo-inferno di Triboniano, si è allargata ad immigrati di altri paesi, per due anni consecutivi ha vinto il campionato mondiale di calcio a 5 per senzatetto. Hanno scritto un libro sulla loro storia, e restano ignorati lo stesso. Oppure, parliamo dello sportello sindacale che ha funzionato lì per oltre 2 anni? Notizie che sfuggono: se anche tra chi è arrivato per ultimo e ha sempre vissuto in situazioni "estreme", possiamo trovare "buone cronache", cosa ci impedisce di farlo con chi è in Italia da una vita?
Logica vorrebbe che se gli ultimi sono tanto attivi, a maggior ragione lo saranno gli altri, chi è arrivato prima. Invece, man mano che questi Rom si stabilizzano (o si assimilano), diventano realmente INVISIBILI.

La storia europea si ripete. Non è un'emergenza: da almeno 30 anni è in atto una migrazione di altri popoli nel nostro continente, come nel tardo medioevo o nel II dopoguerra. Lo stravolgimento dei confini e dei parametri economici, coinvolge anche i Rom. Queste nuove popolazioni, che per lo più contribuiscono alla nostra economia sommersa, non troveranno risposta se non sapremo prima affrontare il rapporto da creare con quei Rom che in Europa da secoli, vivono come se fossero in un eterno dopoguerra.
La responsabilità dell'informazione, è di aiutare a formare il quadro in cui interagiremo con gli 8 o 12 milioni di persone e quando finirà l'eterno dopoguerra dei Rom e dei Sinti. Partendo da qualcosa che è sotto gli occhi di tutti e nessuno vede: c'è tra loro il muratore, il giardiniere, la babysitter, l'imprenditore, magari li conoscete e vi hanno sempre nascosto la loro identità. Non sapete se vivono in un campo o in casa. Chiediamoci perché la maggior parte di loro si nasconde anche se non ha commesso nessun reato.
Il conto per l'informazione è molto più salato di come l'ho presentato. Esiste un lato apertamente razzista dell'informazione, che a volte diventa mandante o correa degli atti di razzismo e di intolleranza che si scatenano contro i Rom. Atti che si ripetono continuamente. Potremmo parlarne a lungo: questo è solo il lato visibile di un'opera di occultamento e disinformazione, che sta SEMPRE alla base del razzismo.

Le associazioni pro-Rom, nonostante la crescente attenzione, hanno tuttora scarsissimo spazio sui media, e mancano completamente i diretti interessati. Ecco perché la rete internet è diventata un antidoto così importante, e le sue modalità di comunicazione sono state man mano mutuate da Rom e Sinti (o forse è internet stessa che ha adottato le loro competenze comunicative).
Oggi la priorità non è più tanto creare poli di informazione indipendenti, che già ci sono, quanto renderli autorevoli e (vorrei dire) professionali. Ma mi rendo conto che "professionale" è un termine ambiguo: intendetelo più come "parere di chi vive determinate situazioni sulla propria pelle, per questo è più titolato di altri a descriverle", che come professione vera e propria. Proprio quel parere che è sempre l'ultimo ad essere ascoltato. Se attualmente i codici espressivi di queste persone sono "limitati" rispetto alle nostre esigenze, possono crescere esclusivamente con un confronto, magari critico, quotidiano e prolungato. Fin quando non saremo noi, fuori dai campi e dalle riserve, a riconoscere dignità e ricchezza a quei codici espressivi, che non sono "limitati", ma semplicemente "altri" da quelli che abbiamo adottato a nostra volta.

Il problema che si pone è la visibilità, nel mare di informazioni che ci circondano (se cerco blog su google ottengo due milioni di risposte). Secondo me le possibilità sono 2: il sensazionalismo e il folklore deteriore (ricordate? distese di roulotte, bambini seminudi, donne vestite con le gonne lunghe). Oppure coinvolgere i propri lettori: cioè affrontare il discorso di quanto i destini dei Rom e della società maggioritaria siano intrecciati: in parole povere, quanto possano fare i Rom per il mondo attorno a loro. Magari, con un piccolo (piccolo, mi raccomando, la carità pelosa è sempre in agguato) aiuto perché dall'assimilazione si passi all'interazione comune.

C'è chi descrive il mondo telematico come fulminante e semplice da raccontare, senza rendersi conto di quanto distanti affondino le sue radici. Sono passati anni da quando si è iniziato, forse si tratta solo di essere costanti e di osservare come evolve il mondo della comunicazione (e anche quello dei rom e dei sinti). In tutto questo tempo, in tanti e con progetti ed idee diverse, si è lavorato per aggiunta, senza rinnegare quello che era stato fatto prima, come un sassolino che cresce rotolando dalla montagna.

 
Di Sucar Drom (del 26/06/2012 @ 09:14:57, in blog, visitato 1657 volte)

Rom e Sinti, l'esclusione resta diffusa in Italia e in Europa
Presentati i dati dell'indagine "The situation of Roma in 11 Ue Member States" (qui la sintesi in italiano) che ha coinvolto 11 Paesi membri dell'UE ed è stata curata dell'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali e del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. In Italia l'indagine è stata coordinata da Sucar Drom, dalla...

Rom e Sinti, l'associazionismo: parliamo di interazione
"Vogliamo valorizzare la cultura dei rom e dei sinti, ma più che di integrazione, è arrivato il momento di parlare di interazione". A sostenerlo è Yuri Del Bar, Presidente della Federazione Rom a Sinti Insieme, un'organizzazione che raccoglie sotto il suo...

Un momento difficile
L'Associazione Sucar Drom ha creato una unità di crisi per il terremoto nel Mantovano e nel Modenese, stiamo raccogliendo aiuti (piccole roulotte, tende) per contatti 333 2252101 - 333 3715538 - 0376 224551. Carlo Berini 345 6123932 è presente nelle zone terremotate...

Rom e Sinti, monitorata e stabilizzata la situazione nelle zone terremotate
La terra continua a tremare nelle Province di Mantova e Modena, le più colpite dagli eventi sismici iniziati la notte del 20 maggio scorso. Ad oggi è stata messa sotto controllo e monitorata di ora in ora la situazione delle famiglie rom e sinte che vivono nelle zone terremotate. Rimane l'angoscia nell'intera popolazione mantovana e modenese che vive in un continuo...

Torino, una manifestazione "solidale" con i rom?
Una manifestazione "solidale" per allontanare i Rom dal degrado delle baraccopoli. Per circa un mese è stata organizzata una marcia che si definisce di "rigore e solidarietà" per allontanare i Rom rumeni, cittadini della comunità europea, dalle situazioni di degrado in cui versano nei s...

Milano, "Zingaropoli": condannati Lega e PDL
Si è concluso positivamente il ricorso anti-discriminazione presentato dal Naga. "Emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altres...

Rom e Sinti, Commissione Ue: al via le Strategie nazionali
In una relazione adottata il 23 maggio scorso, la Commissione europea invita gli Stati membri dell'Unione ad attuare le loro strategie nazionali per migliorare l'integrazione economica e sociale dei 10-12 milioni di Rom e Sinti in Europa. La Strategia italiana la puoi...

Rom e Sinti, Ministro Riccardi: tutti devono seguire la Strategia nazionale
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso Andrea Riccardi, Ministro per la Cooperazione Internazionale e per l'Integrazione, ha inviato il 15 giugno scorso una comunicazione imperativa a tutti Prefetti italiani sulla Strategia Nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti...

 
Di Sucar Drom (del 08/08/2012 @ 09:11:23, in blog, visitato 1332 volte)

Milano, piano rom della Giunta Piasapia? Si! No! Forse...
Agenzie stampa e quotidiani si sono lanciati sulla notizia che arriva da Milano, dove la Giunta comunale dovrebbe presentare, entro la fine del mese, un "piano rom". Il titolo che più potrete leggere è: "ottomila euro ai rom per la casa". Il Comune di Milan...

Milano, hai mai provato in via Idro?
Salve a tutti, signore, signori ed infanti. Volevamo dirvi che anche quest'anno non andremo in ferie, perché alle Maldive è tutto esaurito, e dopo il freddo patito quest'inverno la montagna non ci ispira. Siamo ancora qua, aspettando che il comune mantenga le promesse, per non annoiarvi elenchiamo solo quelle dell'anno scorso:...

L'Italia razzista è contrastata dall'UNAR
Nei primi sei mesi del 2012 il Contact Center antidiscriminazioni dell'UNAR, guidato dal dott. Massimiliano Monnanni (in foto), ha gestito complessivamente 14.179 contatti (rispetto agli 8.952 del primo semestre 2011) e trattato 876 istruttorie, quasi il...

Appello a Governo e Partiti: Non cancellate UNAR
Numerose sigle dell'associazionismo italiano, tutte impegnate nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e contro ogni violenza e discriminazione, hanno condiviso un percorso di crescita, conoscenza reciproca, condivisione di obiettivi che ha visto nell'attività svolta da UNAR, negli ultimi tre anni, un motore importante e un punto di riferimento...

Le Reti territoriali antidiscriminazioni al Governo: non smantellate l'UNAR
I partecipanti all'incontro nazionale delle Reti territoriali antidiscriminazioni, organizzato dall'UNAR a Roma - 10 e 11 luglio 2012. Premesso che: La nascita delle Reti territoriali contro le discriminazioni - composte da Regioni, Province, Comuni e organizzazioni del terzo settore - ha segnato un passo concreto nella difesa dei diritti fondamenta...

Torino, pestaggi omofobici ma tra i rom c'è chi reagisce
"Entrano nella mia roulotte, se lo tirano fuori e mi dicono di succhiarli se non voglio le botte". La prima volta che ha sentito questa storia, Valter Halilovic, mediatore culturale e animatore della comunità rom di Torino, quasi non ci voleva credere. Ma, nel corso delle ultime settimane, le testimoni...

Memors: la persecuzione dei sinti e dei rom durante il fascismo
Nella notte tra il due e il tre agosto del 1944 si consumò l'ultima liquidazione del “Familienzigeunerlager" o più semplicemente "Zigeunerlager" di Auschwitz-Birkenau. Oggi, dopo settantotto anni, ricordia...

 
Di Sucar Drom (del 07/09/2012 @ 09:15:14, in blog, visitato 1377 volte)

Roma, il "campo nomadi" La Barbuta ha un carattere discriminatorio
Azione legale di ASGI e Associazione 21 luglio: il Tribunale di Roma ha ordinato lo "stop" agli ingressi delle famiglie rom, sotto accusa procedure di assegnazione, regolamento discriminatorio e ghettizzazione...

Napoli, Angelica: «Sono Rom, ma non ladra di bambini la mia verità sui roghi di Ponticelli»
Il suo nome è entrato negli annali come esempio - più unico che raro - di cittadina rom condannata per sequestro di persona. Si chiama Angelica Varga, sta per compiere venti anni, gli ultimi quattro trascorsi in cella: una vicenda per...

Don Bruno Nicolini è scomparso, il ricordo di Peslingo
Don Bruno Nicolini è scomparso. Questa notizia rattrista moltissimi sinti che l’hanno conosciuto di persona, specialmente noi sinti di Bolzano. Don Bruno è stato il primo sacerdote che ci ha portato in casa la grande parola di Dio, io avevo si o no 5 anni quando l'ho conosciuto...

UNAR: un silenzio assordante!
E' passato più di un mese dal mancato rinnovo del contratto al Direttore dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale ed Etniche (UNAR) e tutto tace. Nessuna notizia dal Dipartimento per le Pari Opportunità sotto la Presidenza del Consiglio...

CERD ONU, allarmante aumento dei fenomeni di incitamento all’odio razziale in Italia
I risultati emersi dallo studio elaborato da un network di associazioni italiane sono preoccupanti: in Italia si registra un aumento dei fenomeni di incitamento all’odio razziale legati ai discorsi...

Mantova, "Alain e i rom" al Festivaletteratura
Sabato 8 settembre al Festival Letteratura di Mantova sarà presentato il volume "Alain e i rom", dalle ore 17.45, presso l'Aula magna dell’Università di Mantova. L'evento vede la presenza degli autori Emmanuel Guibert, Alain Keler e Frédéric Lemercier con Alberto Sebastiani, esperto di graphic novel...

Mantova, la Strategia "Men Sinti"
L'associazione Sucar Drom ha promosso nella Provincia di Mantova la Strategia locale "Men Sinti" per attuare le indicazioni della Commissione europea, contenute nella Comunicazione n. 173/2011. La Strategia locale "Men Sinti" è stata promossa in un quadro di partnership esteso, su cui si è lavorato nel 2011, per incidere in maniera seria, costruttiva e profonda nella realtà mantovana...

Sinti e Rom: il glossario
Pubblichiamo una prima bozza del glossario utilizzato dall'associazione Sucar Drom e dall'Istituto di CulturaSinta. Questa pagina è un work in progress, ovvero sarà integrata e modificata nel tempo in relazione agli approfondimenti e agli studi svolti dai membri dell'Istituto di Cultura Sinta e dagli stimoli che arriveranno dall'esterno...

 
Di Sucar Drom (del 28/09/2012 @ 09:16:25, in blog, visitato 1622 volte)

Sucar Drom: si al Piano d'azione nazionale contro il razzismo
L'associazione Sucar Drom ha inviato oggi all'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale ed Etnica (UNAR) presso il Dipartimento per le Pari Opportunità sotto la Presidenza del Consiglio il documento...

Verona, la Giunta comunale vuole discriminare i sinti italiani
La Giunta comunale di Verona, guidata dal Sindaco Flavio Tosi, sembra che abbia deliberato una proposta di modifica al regolamento per l’area per sinti italiani di Forte Azzano a Verona, da portare a breve in Consiglio comunale per l'approvazione definitiva...

Giuliano (Napoli), Alex Zanotelli: mi ribello a un altro sgombero!
In questa torrida estate, oltre al calore, è stato lo spettacolo osceno dei rom di Giugliano, trattati peggio delle bestie, a farmi ribollire il sangue. E’ inconcepibile per me che in un paese che si proclama civil...

Amnesty International: le comunità rom ancora segregate e senza prospettive
In occasione della presentazione di un nuovo documento, intitolato "Ai margini: sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia", Amnesty International ha sollecitato oggi l'urgente modifica delle leggi, delle politiche e delle prassi discriminatorie che e...

E' grave il ridimensionamento di UNAR
Dopo l'analogo appello lanciato in luglio da numerose sigle dell'associazionismo italiano, tra cui la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap), tutte impegnate nell'affermazione dei diritti e della dignità delle persone e co...

Pringiarasmi: un'educatrice tra i sinti da Mantova a Saintes Marie de la Mer
Ripensando ad alcuni eventi significativi della mia vita mi viene spesso alla mente l’esperienza presso l’Associazione Sucar Drom dove ho svolto il mio tirocinio universitario. L’anno e mezzo trascorso con q...

UNAR, il Consiglio d’Europa: "Più risorse e indipendenza"
"Le autorità italiane potenzino l'Unar, sia in termini di risorse che di indipendenza, piuttosto che ridurre drasticamente le risorse". È quanto chiede Nils Mui...

 

Il bazar dei raccontastorie

Continua a far discutere lo sgombero forzato "per motivi igienico sanitari" del campo nomadi a Tor De Cenci (Roma), deciso dal sindaco Gianni Alemanno il 31 luglio scorso e confermato dalla sentenza del Tar che ha dichiarato legittima la decisione del Comune.

Per capire di cosa stiamo parlando, però, è necessario ripercorrere la storia del "campo" di Tor De Cenci, definito "storico" proprio perché realizzato molti anni fa dal Comune con i soldi pubblici. Attrezzato regolarmente con container e servizi, negli ultimi due anni l’amministrazione capitolina ha smesso di fornire sorveglianza ed i sanitari minimali previsti, trasformando il campo in una vera e propria baraccopoli.

Da qui la decisione di dichiararlo "campo tollerato" e passare allo sgombero. Ben 140 persone, soprattutto ragazzini, sono stati portati all'ex Fiera di Roma perché, come accade in questi casi, la nuova sistemazione non poteva essere pronta in tempi così ristretti. Sono così state allestite alcune brandine, affittati una decina bagni chimici e sette docce, istituito un servizio di guardiania e di controllo. Vengono inoltre distributi dei pasti precotti tre volte al giorno e il posto è presidiato da un mezzo della Croce Rossa. Era così urgente sgomberare un campo aperto da vent'anni? Non si poteva aspettare l'ultimazione dei lavori dell'insediamento di Castel Romano? Sono queste le domande che si pongono i residenti e gli attivisti intorno a loro. L'intenzione iniziale era quella di trasferire la popolazione del campo a quello de La Barbuta o di Castel Romano, che soffrono già di sovraffollamento per la presenza di più di 1600 persone, ma così non è stato fatto.

Tanto che, circa 50 di loro, donne e uomini maggiorenni, hanno iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le promesse non mantenute dell'amministrazione comunale.

«Ho dormito fuori perché dentro non si respira e io sono cardiopatico - ha raccontato un ragazzo rom - mia madre pure sta male, ha un tumore polmonare e non può magiare panini tutti i giorni. Noi non vogliamo che i nostri figli finiscano come noi». «É una vergogna - grida un altro - non ci serve la polizia, noi ci andiamo da soli all'altro campo ma perché metterci qua adesso? Qui non si rispettano i diritti umani. Qui è un inferno. É un posto migliore di Tor de' Cenci?».

Il trasferimento alla Fiera di Roma, inoltre, sta comportando grossi problemi per la partecipazione scolastica dei bambini rom: i mezzi di trasporto restano ancora legati alle vecchie tratte e nessuno ha pensato di risolvere questa situazione. Come scrive Mario Marazziti, dalle pagine del Corriere, «Si butta via l’integrazione scolastica, si distrugge con i container anche una parte del futuro. Aumenterà il tasso di abbandono scolastico, e quando non accadrà sarà per uno sforzo quasi eroico: perché due ore in più solo per andare a scuola alle elementari? Perché ad anno scolastico iniziato? Perché i bambini rom dovrebbero faticare molto più dei bambini nelle cui case si parla già bene l’italiano? Queste cose intelligenti sono chiamate "politiche sociali"». Paolo Perrini, di Arci Solidarietà ed anche lui in sciopero della fame, spiega: «In pochi vengono a scuola, non riescono a lavarsi tutti e c'è un'epidemia di pidocchi. Non abbiamo pettinini né il prodotto per eliminarli. I rom sono molto sfiduciati e depressi, ci chiedono in continuazione psicofarmaci».

«É a rischio la salute di queste persone, tra le quali ci sono dei bambini piccolissimi - dice Silvia Ioli, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio - Ancora una volta le modalità utilizzate nell'esecuzione del piano nomadi del Comune di Roma sono inaccettabili. Il lavoro degli adulti e la scolarizzazione dei bambini rom vengono di nuovo compromessi con l'ennesima di una lunga serie di soluzioni improvvisate che costituiscono solo uno spreco di risorse che potrebbero risultare preziose se impegnate in un vero piano di integrazione di queste comunità nel territorio».

L'operazione, oltre a costituire uno sperpero di soldi pubblici, rischia di minare i processi di integrazione - ad iniziare da quella scolastica, appunto - messi in atto fino ad oggi. Della stessa idea sono anche la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio che dicono: «Una vergogna, indegna di una città civile». Monsignor Feroci, della Caritas diocesana, all'arrivo (non annunciato) dei vigili e delle ruspe a Tor de Cenci per buttare giù il campo, davanti ad adulti e bambini, si è messo a gridare per la follia di questa decisione.

Intanto continua la campagna "Stop all'apartheid dei Rom!" lanciata dall'Associazione 21 Luglio. Un appello con raccolta firme rivolto "agli amministratori nazionali e locali che guideranno il nostro Paese e le nostre città dopo le prossime elezioni" ed ai quali viene chiesta "l'attuazione di nuove politiche per il superamento definitivo dei 'mega campi monoetnici', caratterizzati dalla discriminazione e dalla segregazione". La necessità dunque, di "rappresentare uno spazio di resistenza pacifica alle continue violazioni dei diritti umani" attraverso una serie di azioni dirette a "condannare e denunciare le politiche praticate in diverse città italiane e segnate dalla discriminazione istituzionale, per individuare e proporre le alternative migliori e per sostenere quanti, anche in campagna elettorale, avranno la forza e il coraggio di parlare di politiche nuove, che prevedano la restituzione di una cittadinanza effettiva a ogni rom". Qualora poi si debba procedere a uno sgombero forzato, l'Associazione chiede almeno che vengano adottate delle misure protettive, vale a dire "la possibilità di una reale consultazione con gli interessati; un preavviso sufficiente e ragionevole a tutte le persone interessate; le informazioni sullo sgombero e, se del caso, la riassegnazione di terreni o abitazioni, entro un termine ragionevole a tutti gli interessati; la presenza durante uno sgombero, specialmente quando sono coinvolti gruppi di persone, di agenti o rappresentanti di governo e di Ong; gli sgomberi non devono esser eseguiti in condizioni meteorologiche avverse, a meno che l'interessato non presti il proprio consenso; l'accesso ai rimedi previsti dalla legge; la fornitura di assistenza legale a chi ha bisogno di appellarsi di fronte alle autorità giudiziarie, evitando in ogni caso che, dopo uno sgombero, una persona si trovi senza alloggio adeguato o possa essere vittima della violazione di altri diritti umani". Secondo l'Associazione 21 Luglio "non si può rispondere alla povertà e all'emarginazione sociale con una politica fondata su sgomberi e trasferimenti forzati. In ogni politica sociale il rispetto dei diritti umani è una prerogativa che non può essere accantonata in nome di un illusorio e inefficace "repulisti", indegno per una società civile e democratica". Tra gli aderenti personalità del mondo della cultura come Dario Fo, Franca Rame, Ascanio Celestini, Erri de Luca, Moni Ovadia, Margherita Hack, Susanna Tamaro, Assalti Frontali, Alex Zanotelli e i tre maggiori esperti di tematiche relative ai rom: Piero Colacicchi, Leonardo Piasere e Nando Sigona. Oltre a 70 associazioni, che contano circa 65mila soci.

Dopo un attento monitoraggio durato tre anni, la stessa Associazione 21 Luglio ha redatto un completo report nel quale si dipingono quelli che sono i costi e le modalità degli sgomberi previsti dal "Piano Nomadi" nella Capitale: 450 sgomberi, 6.750.000 euro spesi (la cifra riportata racchiude le spese per la rimozione dei rifiuti, per l'impiego delle forze dell'ordine, per l'utilizzo delle unità mobili di strada), 480 famiglie coinvolte. Un bilancio poco confortante se si pensa che tra gli sgomberi e i trasferimenti forzati il Campidoglio ha impiegato dieci volte più di quanto investito nell'inclusione lavorativa di soggetti rom svantaggiati nel medesimo periodo preso in esame.

L'Associazione, in particolare, si rifà al comunicato emesso dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, a seguito della sua visita a Roma dal 3 al 6 luglio 2012, nel quale riteneva «che tali interventi [sgomberi forzati con trasferimenti a La Barbuta] non si possano certo conciliare con la nuova ottica imposta dalla Strategia nazionale d’inclusione dei rom, che è già in vigore in Italia. Piuttosto, si evince una sfortunata continuità della precedente politica ufficiale di stampo emergenziale. […] Quella politica aveva alimentato una serie di sgomberi forzati sistematici senza precedenti, spesso anche a catena, senza alcun riguardo per le circostanze personali dei soggetti interessati, né per le garanzie procedurali. Il Commissario - si legge nel rapporto - crede fermamente che sia i campi segregati per le popolazioni di rom e sinti che gli sgomberi forzati in Italia siano da relegare definitivamente al passato».

Al coro si è aggiunta anche Amnesty International che ha posto l'accento sul fatto che, sebbene l'insediamento esista dal 1995 e sia stato dotato di servizi dal Comune, «negli ultimi due anni le autorità hanno cominciato a riferirsi a Tor de' Cenci come a un campo "tollerato" (ovvero un campo che esiste da lungo tempo, ma costruito irregolarmente su un terreno pubblico o privato), minacciando di chiuderlo e di trasferire i residenti in un altro campo ancora più lontano dal centro abitato. Nel tempo - denuncia l'organizzazione - le condizioni di vita all'interno di Tor de' Cenci sono progressivamente peggiorate, poiché il campo è stato di fatto lasciato a se stesso dalle autorità in vista della sua pianificata chiusura. Le autorità vogliono invece usare La Barbuta esclusivamente per trasferirvi rom che vivono ora in altri campi di Roma. Se così sarà, si tratterà di un altro esempio di edilizia basata sulla segregazione etnica vietata dal diritto internazionale e incoerente con l'impegno a favorire la fine della segregazione assunto nel febbraio 2012 dall'Italia di fronte alla Commissione Europea con la presentazione della "strategia nazionale d'inclusione delle comunità rom, sinti e camminanti"».

Fonti:

 
Di Sucar Drom (del 22/10/2012 @ 09:06:34, in blog, visitato 1520 volte)

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Di Sucar Drom (del 12/11/2012 @ 09:13:30, in blog, visitato 1277 volte)

Alexian Spinelli: "La cultura rimossa"
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Mantova, dalla Strategia Nazionale alla Strategia Locale: partita l'annualità 2012
La Strategia Locale Men Sinti (Noi Sinti) nasce da una progettazione condivisa tra Provincia di Mantova, Associazione Sucar Drom, Fondazione Marcegaglia Onlus, ConsorzioProgetto Solidarietà, For.ma, Sol.Co Mantova, Caritas, Promoimpresa ed ha l'obiettivo di promuovere condizioni di migliore interazione sociale e lavorativa per i cittadini italiani, appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e rom, e per i cittadini immigrati, appartenenti alla minoranza rom che abitano la provincia mantovana...

Il Giornale alimenta credenze infondate e visioni stereotipate
Nella homepage dell'edizione online del quotidiano Il Giornale, in data 30 ottobre è comparso un articolo intitolato: «Rom rapisce una bambina e spara all'eroe che la salva». Proseguendo nella lettura del resoconto dell'episodio di cronaca che ha visto coinvolti un aggressore e una signora che portava in braccio una bambina, al lettore vengono somministrate frasi dal seguente tenore: «la paura degli "zingari che portano via i bambini". Un timore che, se per certi versi può sembrare leggendario, per altri lo è molto meno. L'ombra mai dissipata del coinvolgimento dei rom c'è stata infatti in casi notissimi e finora mai risolti»...

Rom e Sinti, come costruire una strategia locale: l'esperienza di Mantova
Pubblichiamo le linee guida che ci hanno guidato nel costruire la Strategia locale "MenSinti", presentata alla stampa venerdì scorso con una conferenza stampa con i rappresentanti sinti e rom e tutti i partner coinvolti...

Mantova, occupato il Consiglio comunale

Martedì scorso la Comunità sinta mantovana, guidata dall'associazione Sucar Drom, ha occupato pacificamente il Consiglio comunale di Mantova per chiedere l'introduzione nel Piano di Governo dl Territorio (PGT), in discussione,...

Il Giornale e la scuola italiana del giornalismo xenofobo
Il Giornale ritorna sulla leggenda degli "zingari rapitori di bambini" con un pezzo da scuola italiana di quel giornalismo xenofobo e razzista (vedi questo caso) che vede appunto nel quotidiano diretto da Sallusti uno dei campioni in assoluto...

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