Convenzione sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le
Donne
Estratto dalle osservazioni conclusive del Comitato ONU sulla "Convenzione
per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne" (CEDAW) [...] nella
sua 41a sessione tenutasi dal 30 giugno al 18 luglio
Regno Unito
. . . . preoccupati che le donne di diverse comunità etniche e di minoranza,
incluse le comunità viaggianti, continuano a soffrire di discriminazione
multipla, particolarmente nell'accesso all'istruzione, impiego e servizi
sanitari. Il Comitato nota che le donne [delle comunità] etniche e minoritarie
sono sotto-rappresentate in tutte le aree del mercato lavorale, particolarmente
nelle posizioni decisionali, hanno alti tassi di disoccupazione e pagano un
notevole gap nella loro paga oraria confrontata a quella maschile. Le donne di
differenti comunità etniche e di minoranza sono anche ampliamente
sotto-rappresentate nella vita politica e pubblica. Il Comunicato nota che che
le donne delle comunità viaggianti sperimentano alti numeri di aborti e feti
nati morti, ed hanno il più alto tasso di mortalità infantile tra tutti i gruppi
etnici. Si nota anche che le donne delle comunità etniche e minoritarie soffrono
di alti tassi di depressione e malattie mentali, mentre le donne di discendenza
asiatica hanno i più alti tassi di suicidio e di autolesionismo. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ United_Kingdom. pdf
Finlandia 31. Mentre notiamo che le misure prese dallo Stato per accrescere la
consapevolezza delle donne Rom sui loro diritti e la loro integrazione nella
società finnica, il Comitato rimane preoccupato perché queste donne continuano
ad affrontare forme multiple di discriminazione basata sia sul sesso che
sull'origine etnica, inclusi alto tasso di disoccupazione, difficoltà
nell'accesso ai servizi e discriminazione all'interno delle loro stesse
comunità.
32. Il Comitato richiama lo Stato ad implementare misure efficaci per
eliminare la discriminazione contro le donne Rom ed aumentare il loro
godimento dei diritti umani. Incoraggia lo Stato ad essere proattivo nelle sue
misure per prevenire la discriminazione contro le donne Rom, sia nelle loro
comunità che nella società maggioritaria, a combattere la violenza contro di
loro, ed aumentare la loro consapevolezza sulla disponibilità dei servizi
sociali e sugli aiuti legali come pure a fare passi per familiarizzarle con i
loro diritti di eguaglianza e non-discriminazione. Il Comitato richiede che lo
Stato fornisca, nel suo prossimo rapporto, informazioni sulla situazione delle
donne dei gruppi etnici di minoranza, incluso l'accesso all'istruzione, impiego
e servizi sanitari, e sull'impatto delle misure prese per aumentare questi
accessi e sui risultati ottenuti, come pure i progressi di tendenza. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Finland.pdf
Lituania 28. Mentre notiamo varie misure prese dallo Stato, incluso il Programma per
l'Integrazione dei Rom nella Società Lituana (2000-2004 and 2008-2010)
ed il Programma di Sviluppo Rurale Lituano per il 2007-2013, il Comitato nota
con preoccupazione che i gruppi vulnerabili delle donne - per esempio donne
rurali, donne con disabilità, donne appartenenti alle minoranze etniche, incluso
donne Rom, donne migranti ed anziane - continuano a soffrire di discriminazione
nell'istruzione, nell'impiego, nella casa ed altre aree, sulla base del loro
genere e sesso, ed in altri campi, essendo così esposte a forme multipli di
discriminazione. A questo riguardo, il Comitato nota purtroppo che le
informazioni presentate dai rapporti statali non erano sufficientemente
specifici riguardo alle donne e non coprivano adeguatamente la situazione di
tutti questi gruppi. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Lithuania. pdf
Slovacchia 22. Mentre si riconoscono le misure prese dallo Stato per il Decennio
dell'inclusione Rom 2005-2015, il Comitato è preoccupato perché le donne e le
ragazze Rom rimangono in situazioni vulnerabili e marginalizzate, specialmente
riguardo sanità, istruzione ed impiego.
23. Il Comitato preme perché lo Stato prenda misure efficaci, incluso misure
speciali temporanee in accordo con l'articolo 4, paragrafo 1 della Convenzione e
Raccomandazioni Generali dei 25 del Comitato, per eliminare le forme multiple di
discriminazione contro le donne e le ragazze Rom ed aumentare il rispetto per i
loro diritti umani. Richiama anche lo Stato ad accelerare l'ottenimento de facto
per le donne Rom dell'eguaglianza, rafforzando il coordinamento tra tutte le
agenzie che lavorano sui Rom, sulle tematiche della non discriminazione e
dell'eguaglianza di genere, particolarmente nelle aree della salute, istruzione
e partecipazione nella vita pubblica. Il Comitato preme perché lo Stato
implementi misure mirate per eliminare la discriminazione contro le donne Rom in
tutte le aree con un'agenda specifica, che controlli lo sviluppo e il
raggiungimento degli obiettivi dichiarati, inclusi quelli compresi nel Decennio
dell'Inclusione Rom 2005-2015, e prenda se necessario azioni correttive. Il
Comitato preme perché lo Stato prenda misure concrete per cambiare la
tradizionale percezione dei Rom da parte della popolazione maggioritaria,
incluso programmi mirati alla consapevolezza e alla sensibilizzazione, in
particolare in quei settori della società dove queste attitudini sono evidenti.
Richiama lo Stato a fornire nel prossimo rapporto periodico una fotografia
completa della situazione delle donne e delle ragazze Rom, inclusi i dati
disaggregati per sesso riguardo le opportunità ed i successi nell'istruzione,
nell'accesso all'impiego ed ai servizi sanitari e la partecipazione alla vita
pubblica ed al processo decisionale.
30. Mentre si riconoscono le spiegazioni date dalla delegazione sui presunti
casi di sterilizzazioni forzate di donne Rom, e prendendo nota della
legislazione sulla sterilizzazione recentemente adottata, il Comitato rimane
preoccupato per le informazioni ricevute rispetto alle donne Rom che
testimoniano di essere state sterilizzate senza previo ed informato consenso.
Inoltre il Comitato raccomanda che lo Stato prenda tutte le misure necessarie
per assicurare che le recriminazioni espresse dalle donne Rom riguardo la
sterilizzazione forzata siano debitamente riconosciute e che alle vittime di
tali pratiche sia garantita effettiva compensazione. http://www2. ohchr.org/ tbru/cedaw/ Slovakia. pdf
SARAJEVO, Bosnia-Herzegovina: Un'agenzia internazionale dei diritti umani dice
che assisterà la polizia bosniaca nel combattere i crimini motivati razzialmente.
L'Ufficio OCSE per le Istituzioni Democratiche ed i Diritti Umani dice
che i poliziotti bosniaci verranno formati nel riconoscere i crimini basati
sull'odio e nel collaborare con le comunità che ne sono vittime.
Il vice Ministro Mijo Kresic dice che saranno introdotte punizioni più dure
contro i crimini basati su nazionalità, orientamento religioso o politico.
L'ufficio OCSE, riferendosi all'ODIHR, ha detto nel 2006 di essere
preoccupato sugli attacchi a persone ritornate dopo il conflitto etnico in
Bosnia del 1992-95 e per le minoranze, inclusi i Rom.
L'ufficio ha raggiunto lunedì l'accordo col Ministero della Sicurezza.
Di Fabrizio (del 06/09/2008 @ 08:57:39, in Europa, visitato 2202 volte)
Un'intervista (tradotta dall'inglese) che non mi ha convinto del tutto. Mi
sembra che emergano ancora i soliti stereotipi, oltre ad parecchie informazioni e
considerazioni utili. Mi si dirà che in fondo sono le opinioni di un payo
(se non sapete che cos'è leggetevi il post ), ma io trovo che
quest'intervista possa essere un buon passo iniziale per chi vuole avvicinarsi
al mondo dei Rom.
Ha lavorato direttamente con i Rom di Spagna e Romania. Ne parla in
tutta onestà, a volte brutalmente, di un mondo che conosce bene. Con un master
in pedagogia, educatore di strada ed ora coordinatore di un centro per bambini
abbandonati, Juan Carlos Sanz Miguel presenta una realtà che non sempre è
conveniente.
Cosa pensano gli spagnoli dei Rom? La loro opinione differisce da quella
sui rumeni? Prima di tutto, gli spagnoli hanno un'impressione peggiore sui Rom,
comparata a quella sui rumeni. In Spagna, abbiamo diversi stereotipi riguardo
agli Zingari, e quelli che provengono dalla Romania hanno la peggior
reputazione. Per la mia esperienza, gli Zingari spagnoli sono considerati come
pigri, ladri, asociali nel senso che non osservano le norme, che non hanno
certificati di nascita e i documenti personali che ha ogni persona regolare, che
si attaccano rigorosamente alle loro tradizioni e violano i diritti delle donne.
Sono disprezzati dagli altri perché non collaborano, perché non si assumono
responsabilità. Sono molto chiusi e legano soltanto fra loro. Questo perché c'è
un conflitto costante con le autorità. E gli Zingari rumeni hanno la peggior
reputazione: sono ladri, i più pigri, più di quelli spagnoli. Come succede in
Italia.
I Rom della Spagna e quelli di Romania hanno lo stesso stile di vita? In molte cose si assomigliano. Vivono in ghetti ai margini delle città e si
guadagnano da vivere allo stesso modo: lavorano in contesti che non sono al 100%
legali, dove possono far affari tra loro. Commerciano fiori, rottami, macchine
usate e molti altri materiali di riporto. E' chiaro che ne i Rom rumeni ne
quelli spagnoli accetterebbero un piano di lavoro ben stabilito, di lavorare un
certo numero di ore al giorno.
Per loro la cosa più importante è la famiglia, il significato della parola
famiglia è molto chiaro, e la loro casa non è così importante. Non importa se
non c'è abbastanza spazia per tutta la famiglia (la famiglia estesa). Ho notato
che i Rom rumeni non hanno una coesione familiare così forte come quelli
spagnoli. Comparato alla Romania, l'abbandono dei bambini è minore in Spagna.
Quasi inesistente. D'altra parte, i Rom spagnoli non sono così bravi nel
capitolo "scuola", un fatto provato dal basso numero di Rom che frequentano i
programmi educativi. Di solito, hanno poche necessità e tentano di evitare il
dottore, non avendo documenti personali, ma se succede che hanno bisogno di cure
mediche, i giovani Rom spagnoli le richiedono ugualmente, proprio come quelli
rumeni. Vogliono essere visitati subito. Non importa se ci sono altre persone in
attesa. Devono essere i primi.
Ma le donne, in entrambe i casi, vengono per ultime, dopo i bambini. Non
ricevono alcun rispetto. Sono sacrificate al benessere della famiglia.
Il mondo zingaro è molto chiuso, diviso in differenti clan - domatori di
orsi, calderai ecc. - che non comunicano tra loro. Sono molto possessivi. Per
mostrare agli altri la loro forza, i Rom spagnoli marcano il loro territorio con
avvisi come: "Atención! Esta obra la vigila un gitano!" (Attenzione! Questa
opera è sorvegliata da un gitano!). E' come una precauzione. Sono assieme a
tutta la famiglia, con i membri del gruppo che si difendono l'un l'altro. Se c'è
un conflitto, viene risolto secondo la legge Zingara. Per capire gli Zingari,
devi essere come uno di loro.
Puoi darci esempi di posti in Spagna con grandi gruppi di Rom? Gli Zingari si riuniscono in posti chiamati "tierra de nadie" (terra di
nessuno). Ci sono aree dove nessun altro potrebbe vivere. Un esempio può essere
Cańada Real, 14, 14 km. dal centro di Madrid. E' un posto accanto alla
discarica cittadina. Le case sono povere e sporche, e molti dei Rom che vivono
lì sono di origine rumena. Ci sono molti posti simili, ma questo è il più
grande.
Pensi che i Rom incontrino difficoltà nel loro sforzo di integrarsi nella
società? I Rom soffrono di cattiva percezione e non penso neanche che abbiano la
voglia di integrarsi. Danno sempre l'impressione di non aver bisogno di nessun
altro eccetto che la loro famiglia. In Romania si parla di Rom e rumeni, mentre
in Spagna parliamo di Gitanos e payos (termine peggiorativo che i Rom spagnoli
usano per identificare chi non è come loro). Penso che non saranno mai
totalmente integrati, ma non è soltanto colpa loro. La società è ugualmente
responsabile.
Il mondo accetta la cultura zingara, ma non le persone che l'hanno creata.
Una scuola non potrà aiutare un bambino Rom finché non cambierà la maniera di
relazionarsi con loro. Conosco la storia di un bambino che la maestra aveva
spostato da un'altra collega, ma il bambino rifiutò di andarci perché non voleva
stare accanto ad uno zingaro.
Com'è la situazione dei bambini Rom in Spagna? E' permesso loro di andare a
scuola? In Spagna è chiaro: molto spesso, le famiglie Rom non mandano i loro figli a
scuola per due ragioni: l'educazione che ricevono è istituzionale e non li
riguarda, la scuola è il posto dove loro imparano cose che non hanno a che fare
con la cultura e la tradizione zingara; di solito, i Rom piazzano i loro campi
alle periferie delle città, lontani dal centro e dal mondo moderno. E allora,
un'unità educativa deve accettare i Rom per quello che sono: Rom. Così un
bambino, quando va a scuola, va in un posto che è contro di lui.
In Romania, alle famiglie Rom sono stati dati dei soldi per mandare i loro
bambini a scuola, ma non penso che questa sia la soluzione. Se qualcuno già li
manda, gli altri li isolano perché quando la gente parla degli Zingari, parla di
qualcosa di cattivo, di pericoloso. Dobbiamo accettare i Rom come popolo, e non
come un gruppo di individui.
"I Rom possono abusare dei loro bambini, ma non li venderanno" I bambini Rom sono più oggetto di abusi e traffici di persone? Sì. Imparano in tenera età che devono aiutare la famiglia. La famiglia è
qualcosa di sacro di cui tu non parli con nessuno. Non trattengono niente dei
soldi che raccolgono dall'elemosinare, lavare i vetri o da altre attività, tutto
va al capofamiglia. In Spagna ho incontrato casi dove i ragazzi sotto i 15 anni
erano usati per spacciare droga
Sino al 2002, il quartiere La Celsa - chiamato anche El hipermercado de las
drogas (l'ipermercato delle droghe) era un posto dove si vendevano un sacco di
narcotici. Quando le forze dell'ordine circondarono La Celsa, questi minori
erano quelli che portavano fuori la droga. La polizia non potè arrestarli per
due ragioni: avevano tutti meno di 16 anni e non c'era un dipartimento
specializzato per le infrazioni dei minori.
Ci sono associazioni che appoggiano la popolazione Rom in Spagna? La più grande associazione che gode di un ampio riconoscimento è la Fundación Secretariado Gitano.
Sviluppano molti programmi con e per i Rom, e sono presenti anche in Romania,
dato il gran numero di Rom che vive lì.
Quanti lavorano nell'istruzione per i Rom devono lavorarci assieme per molto
tempo. Nel primo anno, ti valutano da distante. Non ti permettono di stare
troppo vicini. Quando vedono che veramente sei interessato e fai qualcosa di
buono con loro, iniziano ad aprirsi. Allora diventi una delle persone più
importanti nella loro vita. (Mihaela Dumitrascu – DIVERS – www.divers.ro)
Originario di Santa Cruz de la Salceda (Spagna) con un master in
pedagogia, Juan Carlos Sanz Miguel, è stato per otto anni presidente esecutivo
della Association
Ciudad Joven di Madrid, dove ha lavorato anche come educatore di strada. E'
interessato specialmente nella formazione e riabilitazione dei Rom nel quartiere Pozo del Tio Raimundo,
che dovrebbero avvicinarsi al centro di cura diurno dell'associazione. E'
arrivato in Romania cinque anni fa e ora è vice presidente dell'Associazione dei
Fratelli di Marist delle Scuole in Romania (AFMSR) e coordinatore in una delle
case del Centro Marcelin Champagnat di Bucarest, che ospita bambini abbandonati,
molti dei quali di etnia Rom.
Oggi (6 settembre ndr) ho parlato con Thomas Hammarberg, commissario del
Consiglio d'Europa per i diritti umani. Era profondamente preoccupato per la
reazione UE alla risposta italiana alla richiesta della Commissione di
chiarimenti sulla presa delle impronte ai Rom. Ha detto che questo
legittimerà ulteriori discriminazioni e accuse ai Rom di crimini potenziali.
Hammarberg si è anche interrogato sul diritto del commissario Jacques Barrots di
parlare a nome della commissione in questione.
Irka Cederberg - giornalista
irka.cederberg@telia.com
Davidshallsgatan 25 A S-21145 Malmö Sweden
Tel +46-40-232402
mobil +4670-6368817
L'associazione La voix des Roms, creata nel 2005, ha il proprio
blog
per parlare della cultura Rom e combattere la "gitanofobia", "perché
non siamo inevitabilmente quello che gli altri vedono in noi". Incontro col suo
presidente, Saimir Mile. INTERVISTA di Viola Fiore.
(video
in francese)
Quali sono i pregiudizi più importanti di cui soffrono i Rom? Credo che il pregiudizio più grande sia dire che i Rom sono ripiegati su sé
stessi, chiusi nella loro comunità e non interessati ad integrarsi nel paese
dove vivono. L'immagine che si alimenta è quella del gitano ladro che vive in un
campo sporco, meglio se conduce una Mercedes e ha denti d'oro. E' importante
dire che i Rom che vivono in campi rovinati ai margini delle città sono una
minoranza. In Francia, per esempio, non rappresentano che l'1% o l'1,5% dei
500.000 Rom che vivono nel paese. Dire che i Rom sono rinchiusi nella loro
comunità, è avere di loro un'infima conoscenza.
Quindi chi soni i Rom? Bella domanda. Ma prima di rispondere, sarebbe bene porre la stessa
questione riguardo gli altri popoli europei: chi sono i Francesi? Gli Italiani?
Sono identità diverse che si sono fuse nel tempo sino a costituire le nazioni
attuali. In origine, i Rom erano abitanti dell'India meridionale, da cui furono
cacciati circa 800 anni fa. Da là è nato il popolo rom, diversificato attraverso
i luoghi che ha attraversato priam di arrivare, infine, in Europa.
Che dire del sentimento di appartenenza di questo popolo? Il sentimento identitario è molto forte tra i Rom. Ho un cugino, in Albania,
che voleva sposare un'Albanese, ma i suoi genitori, entrambe rom, si sono
opposti. Esiste una volontà diffusa di restare "tra Rom", ma non è sempre così.
Spesso, le donne incontrano degli ostacoli quando vogliono sposare un "gadjo",
qualcuno che non è Rom, e che di solito dopo il matrimonio non si integra nella
comunità. Il problema è facile da capire: più si è rifiutati, esclusi dalla
società, più si ha la tendenza a ripiegarsi nella propria comunità. E la storia
dei Rom è piena di rifiuti.
In Francia, come in tutta Europa, l'integrazione è molto limitata. In
altri paesi va meglio? Prima della guerra, le cose andavano meglio nei Balcani. In Albania, il
paese da cui arrivo, c'era molto più mescolanza: gli Albanesi imparavano il
romanès (lingua parlata dai Rom e dai Sinti) nei villaggi, cosa inimmaginabile
in Francia!
Perché falliscono i progetti d' integrazione? Perché non c'è una visione globale, serena e chiara di quello su cui si
vuole intervenire. La terminologia lo mostra molto bene: in Francia, si parla di
"gens du voyage" quando i Rom non sono più nomadi da tempo. Questa definizione
mostra che l'individuo rom non esiste, e questo in una Repubblica che rifiuta il
comunitarismo. A quello stadio, se le istituzioni persistono a chiamare "nomadi"
i Rom, è perché loro vogliono che siano nomadi. Chiarire questa falsa
informazione, significa perdere i lavori e le sovvenzioni legate a quello che si
chiama "l'etno-businnes rom". Che alcuni chiamano "l'industria Zingara".
Gli specialisti del "problema gitano" sono numerosi: le imprese che
gestiscono le "aree di accoglienza" (i campi, spesso creati vicino a discariche
o ditte inquinanti, dove vive una parte della popolazione rom), le imprese della
sicurezza, le associazioni a cui lo Stato francese ha delegato la gestione
dell'amministrazione e dei servizi per i Rom, ecc. Spesso, tutte queste
organizzazioni sono molto controproducenti, perché mantengono la popolazione in
una situazione di dipendenza totale.
A livello europeo, quali sono le principali politiche per i Rom? In Europa, domina ancora la concezione dei Rom come popolazione "asociale".
Il primo passo da superare, secondo noi, è quello del riconoscimento giuridico
dei Rom e della loro cultura. Da qualche anno, grazie allo sviluppo di Internet,
abbiamo installato una rete con altre associazioni di Rom di differenti paesi
europei. Nel 2001, abbiamo elaborato assieme uno statuto del popolo rom che
occorre fare approvare dall'Unione Europea. Ma il cammino per il riconoscimento
è ancora lungo.
Di Fabrizio (del 09/09/2008 @ 08:54:27, in Europa, visitato 1351 volte)
Stimate amiche e amici:
Sono contenta di dirvi che potete già vedere nelle nostre pagine web l'album
di fotografie che abbiamo organizzato il passato mese di agosto a Madrid contro
il razzismo che patiscono i nostri fratelli gitani in Italia.
http://www.unionromani.org/notis/noti2008-09-03.htm
Ugualmente abbiamo "caricato" quattro video che sono una testimonianza fedele
del corso della manifestazione, degli slogan che si sono ripresi in coro e dei
discorsi pronunciati davanti all'Ambasciata Italiana di Madrid.
http://www.unionromani.org/videos.html#manimadrid
Come sempre, restiamo per tutto a vostra disposizione.
SILVIA RODRÍGUEZ - Departamento de Comunicación de la Unión Romaní
UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)
Mirko Cvetkovic, Primo Ministro serbo, ha detto che l'orientamento europeo serbo
ed i passi sinora presi verso l'ingresso nella UE, sono una buona base per
aumentare il suo coinvolgimento nella risoluzione dei problemi dell'integrazione
dei Rom nel paese e nella regione.
All'apertura del 14° incontro del Tavolo Esecutivo Internazionale, che prende
parte al "Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015", Cvetkovic ha detto che la
Legge sui diritti e le libertà delle minoranze nazionali riconosce dal 2002 ai
Rom lo status di minoranza nazionale.
Così si è creata una base per il loro accesso ai diritti che hanno le altre
minoranze, ha detto il Primo Ministro e aggiunto che d'accordo con la Carta
Europea sule Lingue Regionali e delle Minoranze, la Serbia riconosce la lingua
rom.
Cvetkovic ha detto che nel cercare di risolvere i loro problemi, lo stato
tratta i Rom come un gruppo marginalizzato, ma come una minoranza nazionale.
A presiedere all'incontro Ljuan Koka, Segretario per la Strategia Nazionale
Rom del Ministero per i Diritti Umani e delle Minoranze, ed il relatore Gabor
Daroci, che rappresentava l'Istituto di Budapest di Open Society.
L'incontro riguarderà le priorità durante la presidenza serba del Decennio
Rom, come la legislazione sulle aree residenziali Rom, la soppressione della
discriminazione nell'istruzione, la politica europea sui Rom e l'accesso ai
fondi europei, modi possibili di controllare e valutare attività a livello
regionale e nazionale.
A seguito dell'incontro Svetozar
Ciplic e Nikola
Spiric, rispettivamente Ministro Serbo per i Diritti Umani e delle Minoranze -
Presidente del Consiglio dei Ministri di Bosnia-Herzegovina, hanno firmato la
Dichiarazione sull'accesso della Bosnia-Herzegovina al Decennio dell'Inclusione
Rom.
Ciplic ha detto che così si è allargata la famiglia delli stati che vogliono
migliorare la posizione dei loro Rom.
Secondo quanto ha detto, la Serbia è onorata di avere un altro partner e
stato membro durante quest'anno di presidenza del Decennio Rom.
Spiric ha rimarcato che la Bosnia-Herzegovina intende fornire i più alti
standard alle minoranze nazionali come quelle degli Stati europei sviluppati
democraticamente.
Ha aggiunto che la Bosnia-Herzegovina farà di tutto per sviluppare il proprio
piano d'azione per risolvere il problema della popolazione Rom.
Il 16 settembre 2008, si terrà a Bruxelles il primo "UE Rom Summit"
della Commissione Europea, sotto l'alto patrocinio di José Manuel Barroso,
Presidente della Commissione e della Presidenza francese del Consiglio d'Europa.
L'evento congiungerà oltre 400 rappresentanti delle istituzioni UE, governi
nazionali, parlamentari e la società civile incluso organizzazioni Rom. La
conferenza avrà luogo nell'edificio Charlemagne, Rue de la Loi 170 (Room "Alcide
de Gasperi" S 3).
Di Fabrizio (del 11/09/2008 @ 09:28:56, in Europa, visitato 2321 volte)
Da
Roma_Daily_News, molto lungo - da sorbirsi con calma (niente che non sia già
stato scritto, ma così vi risparmiate di rileggere un centinaio di articoli)
I Rom dei Balcani, un popolo senza stato(Le Monde diplomatique,
settembre 2008)
La caduta del comunismo e la rottura dell'ex Yugoslavia hanno lasciato il
popolo Rom, da lungo insediato nei Balcani e formando una forte parte
dell'identità della regione, con pochi protettori. Molti scappano come rifugiati
dalle persecuzioni e dalla disoccupazione, altri rimangono, sotto-privilegiati e
minacciati. Di Laurent Geslin
Il giovane ci guida con cautela sulla strada irregolare da Sofia, la capitale
bulgara, a Fakulteta, dove vivono oltre la metà dei 30.000 Rom di Sofia. Sarebbe
impossibile entrare in quest'area, dove i blocchi di appartamenti socialisti
cedono il passo alla vegetazione e all'immondizia, senza una guida, da quando
l'area è sotto sorveglianza dopo le violenze dell'autunno scorso. Il guidatore
ci dice: "Sto facendo questa deviazione per evitare la polizia. Non ho la
patente."
Baptiste Riot, un giovane insegnante francese che insegna fotografia al
bambini della Mahala, il distretto Rom, ci aveva spiegato: "Gruppi di estremisti
bulgari vengono regolarmente a provocarci, e dopo la morte di un Rom lo scorso
settembre gli abitanti si sono dovuti organizzare. L'unico posto dove le due
popolazioni si incontrano è il mercato al limite del quartiere Rom. La gente ci
va perché i prezzi sono più bassi che nel centro di Sofia."
Ma i commerci non sono abbastanza per fornire di che vivere alla popolazione.
I giovani devono lavorare a 15 o 16 anni, non possono permettersi di studiare,
così raccolgono la spazzatura dalle strade di Sofia per riciclarla. Ci ha detto
una casalinga del posto: "Siamo fortunati, perché lavoro nella scuola, e visto
che i miei figli sono abbastanza grandi, lavorano nelle costruzioni con i
bulgari." Altri fanno lavori anomali. Secondo Ilona Tomova, dell'Istituto di
Sociologia di Sofia, nel 2001 soltanto il 18% della popolazione rom attiva era
registrata come impiegata. Le statistiche sono un po' migliorate da allora, ma
la situazione rimane seria.
"Affrontano una discriminazione costante nel lavoro, nella scuola e nella
sanità. Ogni buon cittadino bulgaro ha pochi amici Rom con cui avere
occasionalmente un caffè o un bicchiere, ma lo stesso vede gli Zingari incarnare
tutti i vizi del mondo," ha detto Marcel Courthiade, insegnante Romanì
all'Istituto nazionale di lingue e civiltà orientali (Inalco) di Parigi.
Nella storia
I primi Zingari vennero dal nord dell'India ed arrivarono in Europa tra il
XIV e il XV secolo; nel 1348 un gruppo chiamato Cingarije fu osservato a Prizren
nel Kosovo e dal 1385, alcuni testi menzionano famiglie che vivevano in
schiavitù in Valacchia e Moldavia. I gruppi vennero sparpagliati nella prima
metà del XV secolo, talvolta con la benedizione delle autorità. Nel 1417
l'imperatore tedesco Sigismondo diede una lettera di raccomandazione e
protezione a un gruppo di Rom della Boemia (da cui la parola bohemian). Nei
Balcani, i Rom si unirono al sistema amministrativo, economico e militare sotto
l'impero Ottomano. Alcuni hanno accompagnato le armate ottomane come fabbricanti
di armi da fuoco. Altri si stabilirono e lavorarono come artigiani o mezzadri in
tutto il territorio, e gradualmente costruirono le Mahala, i quartieri Zingari,
in molte città dell'Europa sud-orientale, incluse Prizren e Mitrovica in Kosovo.
In periodi di pace e benessere, gli Zingari erano tollerati per le loro
abilità di artigiani ed allevatori, ma ogni deterioramento nella situazione
economica o politica significava repressione e persecuzioni. Attraverso i
secoli, le espulsioni li obbligavano a migrare. Molti arrivarono in Bulgaria
alla fine del XVII secolo, fuggendo dalla guerra tra l'Austria e l'impero
Ottomano. Quando la schiavitù fu abolita nei principati rumeni nel 1860, ci fu
una nuova diaspora di Rom in Europa. Il genocidio nazista nella II guerra
mondiale uccise centinaia di migliaia di Rom, ma il tribunale di Norimberga
ignorò la loro tragedia. Non sappiamo in quanti morirono nel campo di
concentramento di Staro Sajmiste vicino a Belgrado, e la lista di vittime
Zingare nel campo di Jasenovac in Croazia fu elaborata solo nel 2007.
Secondo le stime del Consiglio d'Europa, vivono in Europa tra la Bretagna e
la Russia dai sette ai nove milioni di Rom, la più grande minoranza
transnazionale. I Rom dei Balcani, spinti da guerre o povertà, si sono stabiliti
in gran numero in occidente, raggiungendo gli Zingari locali con cui hanno
generalmente pochi contatti.
Negli ultimi 20 anni, le istituzioni internazionali, specialmente l'Unione
Europea e il Consiglio d'Europa, sono diventati coscienti di ciò. Ma nonostante
i loro sforzi nel fornire scolarità ai bambini Rom, i Rom continuano a soffrire
discriminazioni e sono diventati più poveri. Nel 2005 fu lanciato il Decennio
dell'Inclusione Rom sotto gli auspici della Banca Mondiale, del Programma di
Sviluppo delle Nazioni Unite e della UE, per facilitare l'accesso all'istruzione,
al lavoro, alla sanità e alla casa, in nove paesi dell'Europa orientale e
balcanica. Ma dopo tre anni del progetto, gli esperti trovano i risultati
deludenti. Mentre l'opinione pubblica sta diventando cosciente della natura
transnazionale del problema, i singoli stati ritardano le misure per facilitare
l'integrazione.
Il dissolvimento dell'ex Yugoslavia
I Rom balcanici furono i primi a soffrire della rottura dell'ex Yugoslavia e
della caduta del blocco sovietico nei primi anni '90. I nuovi governi li
trascurarono e furono le vittime della transizione economica. Diventati più
poveri, divennero l'obiettivo degli emergenti aggressivi movimenti nazionalisti
e capro espiatorio delle dispute intra-comunitarie, e le comunità Rom vennero
marginalizzate e fatte oggetto di violenze e persino di pogrom.
Secondo Ilona Tomova: "Nel 1989 l'83% della popolazione adulta aveva un
impiego ed i Rom avevano il più alto tasso di occupazione in Bulgaria; ma nel
1993 era sceso a solo il 30%. Alcuni Rom non hanno più avuto accesso al mercato
lavorale dai primi anni '90. Ed ora abbiamo una seconda generazione senza un
lavoro stabile." E' peggio nei ghetti urbani che si erano generati alla fine
degli anni '70 e sono cresciuti dopo la caduta del regime comunista.
"Prima, non avresti potuto distinguere lo stile di vita Zingaro," ha detto Antonina
Zelyazkova, del Centro Internazionale per gli Studi sulle Minoranze e le
Relazioni Interculturali (Imir). "Lavoravano, mandavano i bambini a scuola,
avevano accesso al sistema sanitario. La marginalizzazione è iniziata con la
transizione. Quanti vivevano nelle piccole cittadine non beneficiarono della
redistribuzione della terra e dovettero migrare nelle città più grandi."
Nella città settentrionale di Kumanovo in Macedonia, 5.000 Rom vivono in una
baraccopoli in una zona alluvionale tra i fiumi Lipkovska e Kojnasrka. Le loro
case sono fatte di mattoni e materiali riciclati. Ci sono pochi negozi, un paio
di carretti di angurie, e gruppi di giovani senza via d'uscita. Milan Demirovskim
che guida un'OnG chiamata Khan (sole in romanes) che insegna a leggere, dice:
"Circa il 95% vive del salario minimo. La loro unica strada è di mettersi in
proprio, perché le compagnie assumeranno su basi comunitarie e non c'è mai posto
per i Rom."
Nonostante la decentralizzazione iniziata nel 2001, è cambiato poco. Gli
accordi di Ohrid firmati il 13 agosto 2001 dopo il conflitto tra le milizie
albanesi dell'Armata di Liberazione Nazionale (UCK-M) e l'esercito macedone,
garantì diritti sociali e politici a tutte le minoranze. Erduan Iseni, sindaco
di Suto
Orizari (Sutka), che ha la maggior percentuale di Rom dell'area di Skopje,
è ottimista. "Per i Rom qui è meglio che in molti altri paesi della regione. La
Macedonia è uno degli stati più avanzati d'Europa da questo punto di vista." La
sua municipalità di 40.000 abitanti sembra abbastanza prospera con le sue
colorate officine, i commercianti e i clienti. Ma anche qui i Rom hanno di
fronte le solite discriminazioni, pregiudizi ed un muro politico di mattoni.
"Abbiamo un budget più piccolo dalla legge di decentralizzazione rispetto agli
altri comuni," si lamenta il sindaco. "Non abbiamo abbastanza soldi per riparare
le strade e modernizzare le infrastrutture. Si stava meglio sotto Tito."
Anche se la Repubblica di Macedonia ha l'unica costituzione al mondo che
include i Rom, questo non si traduce in realtà. "I Rom sono esclusi dalla vita
politica," ha confermato Marcel Courthiade. Gli accordi di Ohrid sancivano che
le lingue minoritarie devono essere usate nell'amministrazione di ogni comune
dove le minoranze sono il 20% della popolazione. Ma questo è servito agli
albanesi (che sono il 25% della popolazione in Macedonia) più che alle altre
comunità (Rom, Serbi, Torbesh, Aromanians, Turchi, ecc.)
In Kosovo
Restano solo 30.000 Rom dei 120.000 che vivevano in Kosovo prima del 1999.
Sono sparsi nell'area serba nel nord del paese ed in alcune enclave nel settore
sud albanese del fiume Ibar. La scala delle distruzioni a Mitrovica e Pristina
rende evidente la violenza della pulizia etnica. Gli estremisti dell'Esercito di
Liberazione del Kosovo (UCK) dicono che i Rom lavoravano per l'esercito serbo,
per giustificare la loro espulsione dopo i bombardamenti NATO e il ritiro
dell'esercito serbo.
Ad Orahovac/Rahovec nel Kosovo del sudovest, tra i tetti delle case è steso
del filo spinato e tutto è pronto per bloccare le strade al primo allarme. Una
famiglia ha protetto la sua casa sulle colline, nel mezzo della terra di nessuno
che segna il confine tra la città albanese ed il ghetto serbo ( ma questo non ha
impedito gli estremisti albanesi dal bruciare diverse case nel quartiere serbo
durante i disordini del marzo 2004). "Siamo rigettati da entrambe le comunità.
Mio figlio ha smesso di andare a scuola per la violenza dei suoi compagni di
classe albanesi," ci ha detto un Rom. "Prego ogni giorno che non gli succeda
niente e che possa raggiungere suo cugino in Germania." Ma fuggendo da questi
attacchi, i Rom del Kosovo finiscono nuovamente nella miseria, come
confermeranno le migliaia arrivati nella bidonville di Seine-Saint- Denis vicino
a Parigi.
Prizren è un'antica città mercato nel Kosovo meridionale, dove Albanesi,
Serbi, Rom Bosniaci e Turchi coabitavano prima della guerra. Oggi circa 6.000
Rom stanno tentando di sopravvivere ad una situazione economica paralizzata.
"Prima del 1999 avevamo buone relazioni con le altre comunità," ci ha detto un
imprenditore. "Da bambino parlavo in romanes ai miei vicini Bulgari, e serbo e
turco con i miei compagni di classe. Ho costruito la casa con le mie mani e
tuttora vivo in Kosovo. Questa è la mia terra."
Nella Yugoslavia socialista i Rom (specialmente quelli in Kosovo)
beneficiavano di vantaggi sociali e culturali. I primi programmi radio e TV in
romanes furono trasmessi a Prizren e Pristina. I Rom svolgevano il servizio
militare, erano integrati nel sistema politico ed avevano rappresentanti nel
governo della repubblica. Rimane ancora un procuratore pubblico Rom in Kosovo.
Si è formato nell'era di Tito e lavora a Prizren. Un giornalista, Kujtim Pacaku,
ha paura per il futuro: "Non so cosa porterà l'indipendenza. Tutto quel che
vogliamo è vivere in pace. Vogliamo che i nostri bambini lavorino sulla terra
dove sono nati. E che i Rom cessino di essere bersaglio di un nazionalismo
cieco."
Si diffonde il risentimento
Il movimento ultranazionalista emerso nella regione nei primi anni '90 non ha
problemi nel mobilitare il risentimento tra quanti sono stati lasciati indietro
nella transizione economica. "Quando molti bulgari sotto la linea di povertà
scoprono che la UE ha finanziato speciali programmi di aiuto per gli Zingari,
come l'assistenza medica gratuita, quando loro non possono permettersi di
comprare le medicine o di riscaldare le loro case in inverno a causa dei costi
del carburante, allora sono disposti ad ascoltare un partito estremista come
Ataka," ha detto François Frison-Roche, esperto bulgaro e ricercatore presso il
CNRS.
Agli occhi dei poveri bulgari i Rom, senza lavoro o risorse più poveri di
loro, sono saccheggiatori che rubano l'elettricità attaccandosi illegalmente
alla corrente elettrica. I media sono contenti di focalizzarsi sui traffici e
sui crimini attribuiti alla comunità Rom. Durante le elezioni residenziali del
2006, la coalizione Ataka ed il suo leader Volen Siderov ottennero quasi un
quarto del voto bulgaro. Nel corso della campagna chiesero che gli Zingari
fossero "tramutati in sapone". Ora vogliono un "programma di governo per
combattere il crimine Zingaro".
L'aggressiva campagna di Ataka sta attraendo molti, convinti che tutti i
problemi siano dovuti ai Rom e delusi che i partiti tradizionali non stiano
affrontando il problema. In Serbia, qualche intellettuale Rom sta tentando di
contenere la crescita dei nazionalisti. "Siamo i più fieri oppositori del
Partito Radicale," ha detto Rajko Djuric, presidente dell'Unione Romanì
Internazionale, che ricorda che 28 membri della sua famiglia furono uccisi dai
cetnici (l'esercito realista yugoslavo) durante la II guerra mondiale.
Il Partito Radicale Serbo (SRS) guidato da Tomislav Nikolic da quando Vojislav Seselj
è stato messo sotto processo dal tribunale dell'Aia per crimini contro l'umanità
nella guerra croata del 1991-1995, ancora si richiama all'eredità ideologica
cetnica. Erano leali al re Pietro II di Yugoslavia, e si opponevano tanto alle
forze dell'Asse che ai partigiani di Tito tra il 1941 e il 1945. Furono anche
responsabili di massacri di Croati, Musulmani e Rom.
Ardenti difensori della "grande Serbia", i nazionalisti estremisti dell'SRS
vogliono unire tutti i Serbi dei Balcani in uno singolo stato e negare i diritti
politici e culturali delle minoranze. La loro piattaforma è inaccettabile per
lUnione Romanì. "Vogliamo diventare un partito importante nel parlamento serbo,
un gruppo di cittadini democratici, aperto a tutte le comunità," ha detto il
presidente. "Abbiamo ottenuto un seggio e 18.000 voti nelle elezioni legislative
del 22 gennaio 2008, il 33% da votanti non-Rom."
Sembra un risultato deludente. La Serbia ha oltre 200.000 votanti Rom, ma ci
sono divisioni nella comunità. "I partiti al potere hanno sempre compratovoti
con promesse fraudolente o soltanto con qualche bottiglia di rakija (brandy di
prugne)," dice Djuric. Ora Marija Serifovic, la vincitrice del concorso canoro
Eurovision 2007, si è esposta molto con l'SRS e guadagnato molti voti Rom,
nonostante il razzismo del partito. A Vranje, nel sud, i Rom hanno sempre votato
in massa per il Partito Socialista Serbo (SPS) di Slobodan Milosevic.
Uno sconosciuto vicino
In Serbia, nonostante le discriminazioni, i Rom prendono ancora parte alla
politica. Sono corteggiati durante le elezioni, usati per ottenere i sussidi
europei e stigmatizzati per galvanizzare l'opinione pubblica. Gli Zingari
rappresentano la diversità, lo straniero vicino. Quale famigli di Belgrado
celebrerebbe la sua slava (il santo patrono di famiglia) senza musicisti Rom?
Uno degli eventi nazionali più importanti è il festival annuale di Guca, che
mette insieme le migliori orchestre Zingare di Serbia. Li i nazionalisti vendono
T-shirt con immagini di Milosevic e del generale
Ratko Mladic (leader militare dei Serbi di Bosnia tra il 1992 e il 1995) e
ascoltano musica che nessuno potrebbe identificare con certezza come Serbe o
Rom.
Come le altre minoranze senza territorio, gli Aromanians o i Torbesh, i Rom
dei Balcani sono una parte essenziale nell'identità balcanica, con le sue
differenze comunitarie, linguistiche e territoriali. Un Rom di ovi Pazar, nella
Serbia meridionale, potrebbe essere un cittadino serbo, sentirsi culturalmente
legato alla regione del Sangiaccato (tra la Srbia e il Montenegro) essere
musulmano e parlare albanese perché la sua famiglia ha relazioni da lungo tempo
con il Kosovo. I Rom di Prizren possono esser musulmani sunniti o appartenere
all'ordine sufi Rifai Derviscio.
Diversamente dal modello di stato-nazione alla francese seguito da alcuni
paesi nella regioni dopol'impero ottomano, non c'è una singola identità. Le
identità fluttuano nelle strutture linguistiche, territoriali, religiose e
socio-professionali. Si spostano secondo i vincoli economici. I Rom bulgari
erano musulmani sotto gli Ottomani, ma oggi sono per la maggior parte ortodossi.
E quanti ancora parlano turco, spesso pretendono di essere Turchi, così da poter
emigrare facilmente a Istanbul.
Il dissolvimento della ex Yugoslavia ed i movimenti della popolazione dopo le
guerre del 1990 hanno accelerato la semplificazione identitaria e la
standardizzazione culturale. La Croazia e il Kosovo non hanno più comunità
serbe.
Due gruppi simili ora si dividono la Bosnia-Herzegovina, e gli Ungheresi
stanno lasciando la
Voivodina in Serbia. I Rom e le altre minoranze, che non hanno un territorio di
base d mantenere, saranno capaci di mantenere il loro posto in questi stati
balcanici che mutano costantemente? Niente è meno certo, a meno che le
organizzazioni Rom acquisiscano forza sufficiente per far sentire la loro voce
regionalmente, nazionalmente e internazionalmente.
Il governo svedese intende esaminare se ci sono specifici problemi di
salute tra le minoranze in Svezia. Lo riporta oggi la Radio Pubblica Svedese.
In Svezia non è permesso registrare le persone secondo la loro appartenenza
etnica.
Questa legge potrebbe avere le sue buone ragioni, ma è difficile per le
autorità svedesi sapere se ci sono problemi sanitari o no, specifici per le
minoranze in Svezia.
Perciò, il governo ora ha proposto che le cinque minoranze svedesi
riconosciute siano mappate così da rilevare se alcuni problemi siano più comuni
tra questi gruppi piuttosto che nella popolazione maggioritaria.
Per esempio nella popolazione Rom, è ampliamente riconosciuto che è comune
l'abuso di droga.
Le minoranze riconosciute in Svezia sono il popolo Sami, la popolazione
svedese-finnica, i cosiddetti Tornedalingar, la popolazione Rom e gli Ebrei.
E' anche un tabù in Svezia mappare i gruppi etnici per ragioni di integrità.
Ma la Radio Pubblica si è appellata alle differenti organizzazioni delle
minoranze e queste sono state per lo più positive.
Il progetto prima di tutto controllerà quante persone ci sono in ogni gruppo.
Poi, inizierà l'inchiesta sanitaria.
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