Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Young4young.com chi viene e chi va di Ana Cvitan - Raccontare la situazione rom in Italia attraverso l'arte e lo spettacolo. Si
può, se hai come santi protettori Daniela e Silvio - giovedì 24 novembre
2011
Antun Blazevic in una foto di Marija Dzalto
Iniziare un'intervista con qualcuno che ti dice che puoi lasciare tranquilla la
tua borsa vicino a lui, perché oggi "non lavora", e finirla sentendo la sua
dichiarazione di essere invidioso di Berlusconi, perché appare solo lui alla TV
italiana e non i rom, non è molto comune. Invece, la conversazione con Antun
Blazevic, in Italia conosciuto come ToniZingaro, è andata proprio così. Lui è un
mediatore culturale, ha radici zingare, vive in Italia da più di 30 anni e
attraverso l'ironia racconta il suo popolo e le condizioni nelle quali si trova
dentro la società italiana.
Da un anno gestisce l'associazione "Theatre Rom" che ha il ruolo, come lui
stesso dice, «di promuovere la cultura e la tradizione del popolo rom e di far
vedere alla società che i rom non sono tutti sporchi, brutti e cattivi, ma che
sono pure persone che lavorano, persone che mettono passione nel proporre un
messaggio costruttivo, e non solo quello distruttivo, che invece alla società
italiana piace sentire e vedere». Nei media i Rom sono spesso presentati
attraverso i pregiudizi; nessuno li presenta come persone che «cantano, suonano,
recitano, dipingono quadri, lavorano il rame, fanno sculture».
L'associazione "Theatre Rom" non cerca di raggiungere l'obbiettivo attraverso
grandi azioni politiche, ma, come dice ToniZingaro, vuole «raccontare lo stato
dei Rom in Italia attraverso il palcoscenico e l'arte». Non vuole nemmeno
cambiare le convinzioni degli altri, «perché ognuno può pensare quello che
vuole. Ciò però non significa che egli non si debba confrontare con se stesso,
ripensare i propri modi di ragionare, mettersi nelle condizioni di riflettere se
tutti i suoi giudizi sono veri». Antun Blazevic, cosciente della presenza di
pregiudizi nella società italiana, li affronta in un modo ironico. Considera che
«una risata sana salva la vita» e proprio per questo usa l'ironia per far capire
alle persone quale è la vera situazione. «Con l'ironia metti le persone davanti
alla realtà, ma rendendola più leggera», dice.
Si intitola "la lettera" lo spettacolo d'ironia e di denuncia, andato in scena
la settimana scorsa. Il testo, scritto proprio da lui, racconta il mondo rom
attraverso l'umorismo: ad esempio, i figli del protagonista portano i nomi «dei
santi protettori del popolo rom: Giulio, Silvio, Daniela, Mario, Umberto, Pier
Silvio. È infatti merito loro, se i Rom in Italia si trovano "così bene"».
Tutto quello che fa l'associazione lo realizza con propri mezzi, perché «se con
i nostri progetti denunciamo il fatto che il popolo rom per colpa
dell'amministrazione è povero e a disagio, mi sembra poi contraddittorio
chiedere all'amministrazione di sostenere economicamente questi stessi
progetti».
L'associazione promuove anche laboratori per bambini, non solo rom. Si sceglie
un'altra metodologia, «si mettono insieme i bambini rom con i gagè (tutti gli
altri bambini), perché siamo convinti che la vera integrazione si realizza nel
loro incontro. Il mondo occidentale vorrebbe che noi lasciassimo la nostra
cultura e ci assimilassimo a loro, per entrare a pieno titolo nella loro
società. Ma l'assimilazione è una cosa pericolosa – essa significa perdere
l'identità, i valori, il modo di essere, di vivere, il modo di capire e
percepire il prossimo».
Non solo attraverso lo spettacolo, ma anche in altri momenti Antun Blazevic è
«portavoce dei rom» per richiamare l'attenzione del pubblico su alcuni diritti
fondamentali di questo popolo che lo Stato dovrebbe riconoscere: «la minoranza
linguistica - perché un uomo senza lingua è come un uomo senza l'identità; il
diritto al lavoro; il diritto all'educazione, in modo tale che le scuole non
siano più soltanto un "parcheggio" per i bambini rom, ma luoghi dove questi
bambini sono trattati come tutti gli altri bambini. Alla fine si dovrebbe
rispettare e conoscere la cultura dei Rom, perché soltanto così si arricchisce
la propria».
Secondo ToniZingaro è la musica la cosa più significativa del mondo rom. Davvero
può arricchire la cultura occidentale: «La musica è una forza molto più potente
della bomba atomica. La musica nel mondo rom è capace di aprire tutte le porte,
le finestre, i cuori, le anime, le persone. Con la musica trasmetti gioia,
dolore, amore, tristezza, felicità, pensieri. Tutto!». C'è poi un'altra cosa che
a noi occidentali può insegnare molto: questo popolo ha una grande forza di
sopravvivenza. «I rom non si arrendono mai. Anche dopo che qualcuno gli ha
bruciato la baracca, essi riprendono subito a vivere, perché sono liberi, non
hanno la necessità di essere proprietari di qualcosa, non hanno questo senso
della proprietà al quale invece gli occidentali tengono così tanto».
Alla fine gli chiediamo di spiegare la parola "Rom". Ci risponde che preferisce
essere chiamato ToniZingaro. La parola "rom", tradotta letteralmente dalla
lingua romaní, significa "uomo": non vuole che qualcuno lo chiami con questo
sostantivo, mentre poi non lo considera un essere umano.
Megaevento domenica passata a Milano. Tanti gli ingredienti: storie di
riscatto di piccoli musicisti che suonavano nelle metropolitane, un palco di
tutto rispetto come quello del Conservatorio, un fronte inedito per la nuova
santa alleanza, una riuscita campagna mediatica, commozione del pubblico...
(clicca sull'immagine per leggere l'articolo)
Mancavamo solo noi, e credo che non se ne sia accorto nessuno (per fortuna).
Però due righe di cronaca siamo riusciti a scriverle lo stesso:
C'era una volta, tanti e tanti anni fa, un paese chiamato Milano, dove
regnava don Colmegna I, detto il buono.
La fama di don Colmegna era giunta anche all'orecchio di un suonatore zingaro di
fisarmonica, Jovica Jovic (proprio quello di cui si parla spesso in Mahalla), che
allora teneva corsi di fisarmonica dalle parti di
via Morigi.
I corsi andavano esaurendosi, e forte della sua passione, professionalità ed
esperienza, Jovica propose di tenere dei corsi presso Casa della Carità, aperti
a tutti, Rom e no, perché secondo lui è stando insieme che si sconfigge il
razzismo.
Don Colmegna mai rispose a Jovica, ma poco dopo iniziò il suo progetto di corsi
di violino per giovani rom, gestito da un suo amico.
Probabilmente pensò che se proprio un Rom deve lavorare, non è conveniente che
assuma un ruolo di responsabilità, o peggio direttivo.
Così adesso Jovica ha iniziato lo stesso
i suoi corsi da un'altra parte,
senza troppa pubblicità e senza gli spot di RadioPop
Osservatorio Balcani e Caucaso - Fazıla Mat | Istanbul 24 novembre 2011
(altre notizie di Sulukule su
Mahalla)
La scuola di Sulukule (foto di Tansel Atasagun)
Per secoli Sulukule è stato il quartiere dei rom di Istanbul, poi le loro
case son state distrutte per lasciar spazio a nuove costruzioni. Oggi la vivace
tradizione musicale rom torna a vivere a Sulukule in un laboratorio artistico
dedicato a tutti i ragazzi
"Amano il rosso, si lodano a vicenda. Sono fatti così i rom, non potrebbero
vivere, morirebbero senza uno strumento musicale". Inizia così una famosa
canzone rom suonata nelle cerimonie nuziali di strada. Fino a poco tempo fa la
si sentiva riecheggiare nelle case delle viuzze di Sulukule, a ridosso delle
mura di Teodosio, quando le orchestre del quartiere di insediamento rom più
antico del mondo facevano musica nelle "case di divertimento" e la gente ballava
e suonava insieme. Altre volte, al calar della sera, quando venivano poste le
sedie davanti ai portoni delle case un via vai di violini, kanun, clarinetti, ud,
cümbüş attaccavano con la musica, mentre le donne e le ragazze, vestite dei
colori più sgargianti, li accompagnavano con le loro danze.
Nel 2009 la musica a Sulukule è stata bruscamente interrotta.
Il quartiere è
stato completamente raso al suolo per consentire al piano di riqualificazione
urbana della municipalità metropolitana di Istanbul di costruire su 46mila metri
quadrati un complesso di case moderne, destinate a nuovi inquilini. Le famiglie
rom che abitavano nella zona sono state costrette a vendere le loro proprietà
(dichiarate fatiscenti) a prezzi stracciati. In cambio hanno ricevuto nuove
abitazioni a Taşoluk, a quaranta chilometri da Istanbul, con tanto di mutuo
agevolato per pagarne il debito.
Ma delle 337 famiglie che erano partite, quasi tutte sono tornate indietro.
Hanno trovato sistemazione, ciascuno secondo le proprie possibilità, nelle zone
limitrofe del loro vecchio quartiere, perché vivere in appartamenti isolati,
privi del sostegno comunitario essenziale per la loro quotidianità non è stato
possibile.
Un innovativo atelier artistico per ragazzi
Lezione a Sulukule (foto di Tansel Atasagun)
La scomparsa di Sulukule e la disgregazione sociale che ne è seguita hanno
portato con loro anche un altro rischio, quello di perdere la tradizione
musicale tramandata tra i rom di generazione in generazione. Per questo motivo
gli attivisti della Piattaforma di Sulukule, che fin dall'inizio del processo di
demolizione nel 2006 hanno lottato per salvare il quartiere, hanno pensato di
dare vita ad un laboratorio artistico rivolto ai bambini e alle bambine di
Sulukule, presentando il loro progetto all'Agenzia per Istanbul Capitale Europea
della Cultura 2010.
"Solo un terzo del budget che avevamo richiesto è stato accolto. Ma abbiamo
deciso di accettare comunque per non vedere il nostro proposito sfumare del
tutto", spiega a Osservatorio Balcani e Caucaso Funda Oral, direttrice del
progetto e attivista della Piattaforma Sulukule.
Una piccola casa rosa a tre piani, al confine nord dell'area del quartiere
abbattuto, è diventata nell'agosto del 2010 la sede di questo innovativo atelier
artistico frequentato da 60 ragazzi e ragazze dai 6 ai 17 anni. "Non ci sono
solamente bambini rom, ci vanno anche altri ragazzi della zona", aggiunge Şükrü
Pündük, presidente dell'Associazione culturale rom di Sulukule ed altro
promotore del progetto.
Tutti a studiare ritmica, danza, elementi di nota, chitarra, violino, kanun, ud,
clarinetto, ma anche lettura e scrittura, inglese e da quest'anno sono previsti
anche elementi di drammaturgia e cinema. "Avendo avuto modo di osservare negli
ultimi cinque anni la vita culturale a Sulukule, ci siamo resi conto di quanto i
rom siano naturalmente portati all'arte. I ragazzi hanno un grande interesse per
la musica e molti l'hanno già imparata in famiglia, dove spesso ci sono dei
musicisti, ma suonano a memoria, senza conoscere le note" aggiunge Oral.
Infatti, se gli allievi del primo livello devono ancora imparare gli elementi di
base degli strumenti che hanno scelto, ascoltare quelli del secondo, durante una
lezione, è estremamente piacevole, visto che ci si trova di fronte a degli abili
esecutori che vengono seguiti anche da maestri della musica rom del calibro di
Yaşar Akpençe.
Lezione di violino (foto di Tansel Atasagun)
La formula che unisce un ambiente piccolo ed accogliente ad un metodo didattico
elastico, si è rivelata fondamentale per i docenti di musica turca del
conservatorio dell'Università Tecnica di Istanbul (İTÜ) che insegnano al
laboratorio. Aykut Büyükçınar, docente di violino, proviene lui stesso da una
famiglia rom. Per esserci passato personalmente, conosce bene le tendenze e i
problemi dei suoi studenti.
"È un dato di fatto", dice Büyükçınar, "noi abbiamo difficoltà a stare negli
schemi". Come fare allora a non reprimere la vena naturale dei bambini
insegnando loro anche le regole? "Lasciarli liberi di suonare quello che
vogliono e insegnare loro le note sulla base dei pezzi che preferiscono.
Applicare un nuovo sistema basato su una comunicazione diretta e informale che
permetta di coniugare l'insegnamento accademico con quello tramandato dalla
famiglia", ci spiega.
Non solo musica
Il laboratorio però non funge solo da scuola di musica. Secondo Funda Oral, che
l'anno scorso ha dedicato tutto il suo tempo per tenere in piedi il progetto,
"la musica serve ai ragazzi per tenere testa ai problemi della vita. Ma per
poter essere forti nella società devono avere anche un'istruzione". Scopo della
scuola è anche quello di aiutarli ad accedere alle scuole d'arte e ai
conservatori, un proposito che richiede un grande impegno da parte dei docenti
del laboratorio, vista la scarsa scolarizzazione dei bambini. E per questo che
Oral e Şükrü Pündük stanno cercando di organizzare anche dei corsi da privatisti
per loro.
"Qui ci si sposa, si diventa adulti già a 15 anni", spiega Oral. "A scuola i
ragazzi spesso vengono bocciati durante l'anno per le numerose assenze. La metà
circa abbandona la scuola dopo la terza elementare. L'altra metà continua a
stento fino alla conclusione della terza media. Solo due giovani nel quartiere
frequentano l'università". Ma, aggiunge: "L'esperienza che abbiamo avuto ci ha
dimostrato che attraverso l'arte è possibile avvicinare i ragazzi
all'istruzione. In realtà la Convenzione sui diritti dell'infanzia delle Nazioni
Unite prevede che i bambini ricevano un'istruzione in considerazione dei loro
talenti, ma è un punto che viene spesso dimenticato. In più abbiamo un altro
problema: non sappiamo dove indirizzare i ragazzi, dato che in tutta Istanbul
c'è un solo liceo artistico".
I costi di mantenimento del laboratorio artistico sono molto bassi – volendo, se
ne potrebbe aprire uno ogni tre vie – propone l'attivista. Si parla di 600 lire
turche d'affitto al mese (circa 240 euro) e un piccolo stipendio per gli
insegnanti. Ma c'è da integrare il numero degli strumenti musicali. Per alcuni
bambini la carta, i pennarelli, i quaderni e i libri sono un lusso incontrato
per la prima volta al laboratorio. Fortunatamente, all'inizio dello scorso
agosto, proprio quando i soldi a disposizione del progetto erano esauriti, una
fondazione ha deciso di finanziarlo per altri 6 mesi.
Un sostegno che i ragazzi del laboratorio si sono guadagnati suonando da soli
per quindici minuti all'interno del concerto dell'orchestra giovanile
venezuelana Simón Bolivar tenuto lo scorso agosto in Piazza Galata a Istanbul.
Prima dell'evento, alcuni membri dell'orchestra, figlia del programma el Sistema
Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela ideato da José
Antonio Abreu che in quasi quarant'anni ha trasformato mezzo milione di giovani
venezuelani socialmente a rischio in musicisti, sono venuti ad ascoltare un
saggio dei ragazzi di Sulukule per decidere sulla loro partecipazione al
concerto e l'impressione è stata ottima.
Dopo il concerto Abreu ha fatto i complimenti ai giovani esecutori rom e delle
promesse su una futura cooperazione musicale tra la Turchia e il Venezuela. Ma
di fronte ad un'improbabile eventualità che lo Stato venezuelano finanzi anche
il laboratorio artistico di Sulukule, sta alle amministrazioni turche capire
l'importanza di iniziative come questa, investire meno nei centri commerciali e
sostenere la crescita della cultura dei suoi giovani.
Venerdì 16 dicembre dalle 19.30
Arci Virgilio -
vicolo Ospitale 2/6 MANTOVA
Tutti a Mantova sanno che alcuni giorni fa Aleksandar Stojkovic è stato vittima
del furto della sua fisarmonica con cui suonava e cantava sotto i Portici
Broletto.
In questi giorni moltissimi mantovani hanno chiamato l'Istituto di Cultura Sinta,
l'Arci, la Sucar Drom, il Centro "Bruno Cavalletto" di via Tezze offrendosi per
dare il proprio contributo.
Stimolati da tanta voglia di solidarietà abbiamo deciso di organizzare per
venerdì prossimo un aperitivo con Aleksandar, dove raccogliere il contributo di
tutti per acquistare una nuova fisarmonica. Il musicista Mirko Bianchi presterà
per l'occasione la sua fisarmonica.
APPUNTAMENTO PER TUTTI
NON MANCATE E DIFFONDETE LA NOTIZIA
Per chi proprio non riuscirà a partecipare all'evento di venerdì, potrà comunque
offrire il proprio contributo presso tutti gli Arci di Mantova: Donini, Salardi,
Fuzzy, Tom, Papaqua e Te Brunetti e naturalmente al Virgilio.
Anche al Bar Lasagna in Piazza Broletto è possibile dare il proprio contributo.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!
Cliccare sull'immagine. Quello che riporto qui sotto, è la
necessaria sintesi
Il Dirigibile di Daniele Barbieri
In poche ore Torino e poi Firenze. Ho provato a scrivere quel che penso in forma
di poesia: mi sono ispirato a Martin Niemöller (chi non lo conoscesse troverà,
alla fine, una breve nota biografica).
«Prima venne la Lega contro gli immigrati
ma io non dissi nulla
perché non sono un migrante.
Poi dichiararono clandestini persino i bambini e le donne incinte
io non dissi nulla
perché mia moglie e mio figlio sono italiani.
Poi accaddero cose terribili a Novi Ligure, a Erba, a Ponticelli....
e io non dissi nulla
perché abitavo altrove e dunque non sono affari miei.
Poi peggiorarono le condizioni di vita e di lavoro nelle fabbriche
ma perché avrei dovuto dire qualcosa?
io non sono un operaio.
Poi tassarono solo chi aveva pochi soldi
forse avrei potuto dire qualcosa
ma speravo lo facesse qualche altro.
Nello stesso periodo spesero montagne di soldi in armi
di nuovo pensai che avrei potuto dire qualcosa
ma ero quasi sicuro che questo compito spettasse ad altri.
Poi bruciarono il campo rom di Torino
e io non dissi nulla
perché non sono un rom.
Poi ammazzarono due senegalesi a Firenze
e io non dissi nulla
perché non sono senegalese.
Poi vennero ad arrestarmi.
Non so neanche perché,
avevo solo mugugnato.
Sperai che molti mi difendessero
però nessuno lo fece.
Forse nessuno di quelli rimasti si chiama Daniele».
Martin Niemöller era un pastore protestante che all'inizio si fece sedurre
da Hitler ma poi capì e divenne un coerente e coraggioso oppositore del nazismo.
I suoi sermoni infastidirono il regime ma per qualche anno ebbe relativamente
pochi guai: di certo gli giovò l'avere amicizie influenti ed essere uomo di
Chiesa. Nel 1937 la relativa tolleranza verso Niemöller (e altre/i) finì. Venne
arrestato dalla Gestapo. Rimase sino alla fine della guerra in vari lager (fra
cui Dachau) ma si salvò. Nel dopoguerra si impegnò nella riconciliazione ma
chiedendo che il popolo tedesco non chiudesse gli occhi sulle radici
dell'orrore, sulle complicità, sui silenzi. Proprio una sua poesia sull'apatia,
sul silenzio divenne famosa. I versi di «Prima vennero» furono letti (persino
cantati) in molte versioni e diverse occasioni. Come capita spesso vennero
attribuiti per errore ad altre persone (in questo caso a Bertolt Brecht). Quando
chiesero a Niemöller quale fosse il testo originale disse di non ricordarlo.
Forse era vero oppure intese significare che in fondo era importante il senso
della poesia non le parole esatte. Per questo anche io (come alcuni anni fa
Lorenzo Guadagnucci, a proposito del decreto «anti lavavetri» di Firenze) mi
sento autorizzato a darne una mia interpretazione.
Da
Slovak_Roma
Billboard.biz By Phil Gallo, LA - 9-12-01
A destra Hans Zimmer, con i musicisti della Slovacchia il cui talento appare
nella colonna sonora di "Sherlock Holmes - Gioco di Ombre"
Può avere un risposta un mistero musicale, dopo l'uscita di "Sherlock Holmes
- Gioco di Ombre" il 16 dicembre e il rilascio della colonna sonora da parte di Watertower Music
tre giorni prima. Avendo usato per il film la musica zingara di un gruppo di
strumentisti slovacchi, il compositore Hans Zimmer spera che la colonna sonora
possa servire da trampolino per questi sconosciuti musicisti di un villaggio.
"Quello che sto cercando di fare, via iTunes, è aggiungere bonus track perché
l'album resista più a lungo." dice Zimmer, seduto nel suo studio di Santa
Monica, California. "Vediamo dove si arriva, non sono ancora sicuro di tutta la
storia. Voglio vedere cosa se ne pensa un po' in tutto il mondo e se (la musica)
piace, possiamo inciderne ancora."
Il video che racconta del viaggio di Zimmer in Slovacchia per registrare la
musica dei Rom, sarà disponibile all'uscita dell'album, assieme a tre tracce.
Il cortometraggio ha particolarmente eccitato Zimmer. "C'era grande musica in
tutti i villaggi dove siamo andati," dice. "Una cosa incredibile."
Due bande rom [...] sono nella partitura del film, gli otto elementi di Kokavakere Lavutara
ed il quintetto Ciganski Baroni. La Mnozil Brass Band fornisce un elemento
tedesco al lavoro orchestrale di Zimmer e del suo collaboratore Lorne Balfe.
"Dall'India al sud della Spagna e poi in Irlanda, c'è questa corrente di
coscienza musicale che si può seguire," dice Zimmer. "Amo tutti questi
chitarristi zingari."
Zimmer, che supervisionerà le musiche per gli Academy Awards assieme a Pharrell
Williams, ha discusso "Sherlock Holmes" e3 la creazione del coro per
il prossimo "Cavaliere Nero" in un'intervista con Billboard.biz.
Sembra che la tua immaginazione corra selvaggia su questo tema - sono più
gli stili russo ed europeo, che quello dell'Inghilterra vittoriana. Però, è
prominente la musica rom. Da dove arriva questa idea?
Ho accennato a temi zingari nel primo ed ho letto lqa sceneggiatura alla pagina
IV dove si dice "la zingara indovina." Da lì ho telefonato (al regista) Guy (Ritchie)
dicendogli "Andiamo!". Conosco la musica, ma non posso fare niente su stereotipi
e pregiudizi. Volevo trovare i musicisti, vedere l'ambiente. Nei contatti siamo
stati aiutati da Madeleine Albright e dal National Democratic Institute. La
priorità era di trovare grandi musicisti e d'altra parte pensavamo che sarebbe
stato simpatico documentare in una certa maniera. Mia sorella (Zoe) è fotografa
di moda ed era d'accordo sarebbe stato bello in questo modo. Entrando nelle
comunità rom, ho lasciato il mondo che conoscevo, prima non potevo immaginarmelo
- si è nel mezzo dell'Europa, ma non te ne renderesti mai conto. C'è questa
povertà ed ingiustizia mitigate da un'incredibile dignità e musicalità.
E' un'atmosfera molto diversa, non solo dal primo "Sherlock Holmes", ma
anche da tutti i tuoi altri lavori. Canticchiavo una melodia mentre lasciavo il
teatro.
Abbiamo ridotto la musica del film per vari motivi - sembra funzionare col
moderno Zeitgeist. E' solo con i film d'animazione che si adoperano ancora
lunghe ed ampie melodie. Inoltre l'idea del virtuosismo è diventata
completamente marginale. Amo la musica virtuosistica. Potessi, passerei il resto
della mia vita registrando Jeff Beck. (I virtuosismi) non si adattano (alle
colonne sonore), ma i musicisti rom sì. Nel contempo, posso tornare al mio mondo
minimalista. E' stato divertente avere tutti questi musicisti rom in una stanza
e dire "OK, proveremo a fare una cosa minimalista come il ticchettio di un
orologio." Portarli fuori da quello a cui erano abituati.
Facendo così, eri cosciente di mescolare la loro musica con quella
orchestrale, permettendo loro contemporaneamente di esprimersi secondo le loro
tradizioni?
Non potevo fare cose alla Django (Reinhardt). Troppo lontane dal loro mondo. Gli
(spunti musicali) di Sherlock non erano troppo (basati su) Ennio Morricone, come
può sembrare a molti, ci sono più Kurt Weill e Bertolt Brecht. Ho immaginato che
lanciando la musica della repubblica di Weimar nell'Inghilterra vittoriana
sarebbe stato qualcosa di interessante - piccole unghiate sporche e l'UNPA UNPA
degli ottoni.
Per te stato davvero un anno di sequel - "Pirates of the Caribbean: On
Stranger Tides," "Kung Fu Panda 2," "Holmes" - per
continuare con "The
Dark Knight Rises" and "Madagascar 3". Come ti cauteli dal rischio di
ripetizioni?
Divento pazzo. Cerco di proporre idee che siano appropriate e poi vedere se c'è
qualcun altro la fuori che io possa scuotere un poco. Mi piace il processo
collaborativo - non dobbiamo semplicemente conformarci al sistema di Hollywood.
Mi piace quando i miei registi sono parte della band. Quando ascolti (la colonna
sonora) dell'album, c'è questa "Shadows Suite", cioè me stesso al livello più
dittatoriale. Verificatane la solidità e che fosse proponibile, l'abbiamo data
ai musicisti rom. Il mio partner Lorne è un grande quando dice "cosa
succederebbe se" quando ho delle intuizioni. Molte volte se ne esce con un'idea
armonica che io, troppo preso dalle mie certezze, non avrei mai avuto. Se
l'architettura è solida per iniziare, è facile aprire le porte ed aggiungervi
dell'individualità.
Nonostante la serie filmica per cui sei più conosciuto, Batman, hai
collaborato con James Newton Howard, ora lavori da solo. Dove ti situi in questo
processo?
Ho dato al (regista) Chris (Nolan) un po' di musica per "Dark Knight Rises". Ciò
che ne ha accresciuto la visibilità è stato il nostro canto. Mi venne in mente
un canto che coinvolgesse centinaia di migliaia di persone. Ed abbiamo usato una
frazione dell'idea per rivelare un personaggio su Internet. La gente è molto
intrigata da questo campo e dal suo risultato. Abbiamo soltanto (postato) su
Facebook e Twitter che tutti potevano partecipare su ujam.com. Mi piace l'idea
che tramite gli ultimi due film (di Batman) abbiamo creato questo mondo, il
mondo di Dark Knight. So che i fan hanno una vera comprensione e rispetto per
questo mondo. Quindi, perché non renderli abitanti di questo mondo, renderli
parte? Si svilupperà sino alla fine di dicembre. Tutto ciò che dico (ai
potenziali cantanti) - se volete essere ascoltati, vi chiedo di essere un po'
più aggressivi. Basta carinerie. Un po' più di atteggiamento. Questa idea si è
evoluta dal coro di Eric Whitacre su YouTube. Una delle cose interessanti per un
tecnico del suono è che ogni voce viene registrata nel suo proprio ambiente.
Mettere assieme tutti questi ambienti non lo si ottiene spesso. Diventa un suono
davvero interessante.
Zimmer ed i musicisti zingari slovacchi nello studio del compositore Santa Monica, Calif.
Foto: Phil Gallo
Da
Djelem_Djelem
Spettabili,
Vorremmo che prendeste parte ai nostri prossimi eventi. Siamo gli "ZINGAROS",
un trio argentino composto da violino, fisarmonica e chitarra, che mischia
musica zingara dell'est col tango ed il jazz.
Abbiamo girato l'Europa nel 2009, 2010 e 2011, suonando in sedi diverse, tra
le altre: Fusion Festival (Germania), Weltladen (Austria), Donauinselfest
(Austria), Breminale Festival (Germania), Vamos Festival (GB), Gyspy
Festival Slovakia (Slovacchia), Vincoli Sonori (Italia), Birmingham Jazz
Festival (GB), Small Nations Festival (Galles), Aarhus Jazz Festival (Danimarca)
ed in molti jazz club e centri culturali in questi paesi.
Inoltre, a gennaio 2010 il nostro CD "Cirkari" è stato rilasciato in 65
paesi dall'etichetta musicale inglese ARC (www.arcmusic.co.uk),
ed alcune canzoni sono state incluse nella compilation per il 35° anniversario
di ARC
Stiamo già pianificando il nostro quarto tour europeo ad agosto 2012, ed
abbiamo già concerti confermati in GB e Finlandia, e stiamo cercando ulteriori
piazze per i nostri concerti.
Se volete avere informazioni sul nostro gruppo, chiedeteci pure tutto il
materiale necessario. Vi invitiamo anche a visitare il nostro sito web (in
tedesco, inglese, spagnolo e russo) dove potete trovare esempi del nostro
lavoro.
Aspettando una vostra risposta.
I più cordiali saluti
Alejandro Montero - Manager - Booking
zingaros@zingaros.com.ar
Skype: monteroalejandro
+54 935 169 672 28
Zingaros
Nuevo Tango Gitano -
New Gypsy Tango
www.zingaros.com.ar
www.myspace.com/zingarostangogitano
12 gennaio ore 22.00 - via Ascanio Sforza 49 -
http://www.scimmie.it/
Roberto Durkovic e la sua affiatata band di musicisti Rom "I fantasisti del
metrò" ritornano a "Le Scimmie", locale attento che, tra i primi, ha spalancato
le sue porte per dare voce e visibilità a questa formazione.
Lasciatevi coinvolgere dalla festosità delle armonie balcaniche, gli aneddoti,
le cover famose, il tutto magistralmente fuso per uno spettacolo di rara
intensità.
Vi aspettiamo la vostra voglia di divertirvi ascoltando musica insolita
dall'atmosfera avvincente sarà senz'altro appagata !
Spazio Gloria - via Varesina 72, Como
GIOVEDI' 19 GENNAIO - Alle ore 21:00
proiezione del film LATCHO DROM di TONY GATLIF
Intenso e travolgente documentario di Tony Gatlif sui viaggi, le musiche e le
danze dei gruppi Gipsy provenienti da Rajastan (India), Egitto, Turchia,
Romania, Ungheria, Slovacchia, Francia e Spagna. Racconta il lungo percorso che
dall'anno 1000 c.a. fino alla fine del 1900 il popolo zingaro ha intrapreso dal
nord dell'India fino alla Spagna e la relativa evoluzione musicale che,
raccogliendo tradizioni culturali musicali, trasforma la musica zingara,
sfociando, alla fine, con il flamenco. Secondo film della trilogia che Gatlif ha
dedicato ai gitani iniziata nel 1983 con 'Les Princes - L'uomo spezzato' e
conclusasi con 'Gadjo Dilo - Lo straniero pazzo' del 1997.
A seguire CONCERTO acustico dei MUZIKANTI DI BALVAL, una piccola orkestra
balcanica, eterogenea, multiforme che raccoglie in sé musicisti di diverse
origini e bagagli culturali di lontane provenienze. Fonte d'ispirazione primaria
del loro genere è la musica Rom, espressione artistica di un popolo che sa
riunire in una voce sola i diversi caratteri dell'Europa balcanica. I Muzikanti
sono la realizzazione di un autentico incontro di culture, che si esprime in un
linguaggio musicale originale, fantasioso, libero, vitale. Ritmi incalzanti,
intervalli orientaleggianti e virtuosismi si alternano a melodie struggenti dal
potere evocativo, in una combinazione di esotismo ed energia che emoziona ogni
tipo di pubblico. Presentano per l'occasione il loro nuovo album 'TUTTIFRUTTI',
una raccolta di pezzi della tradizione Rom riarrangiati.
INGRESSO 8€ CON CONSUMAZIONE
spaziomusica
live music, art & culture club since 1986 -
via f. faruffini 5 - 27100 - pavia
20 gen 2012 ore 22.30 - ingresso a offerta – in collaborazione con ARCI
www.myspace.com/durkovicroberto
Roberto Durkovic è nato in Italia ma ha anche sangue praghese e questo spiega la
forte influenza mitteleuropea che contraddistingue la sua musica.
Da oltre 10 anni ha iniziato la collaborazione artistica con un gruppo di
musicisti tzigani incontrati nei vagoni della metropolitana di Milano.
Nei suoi concerti fonde armoniosamente raffinato cantautorato italiano e musiche
della tradizione tzigana con il suo gruppo “I fantasisti del metrò”.
Il viaggio artistico di Roberto Durkovic, madre italiana e padre cecoslovacco,
comincia così, dopo un incontro casuale e un po’ magico con un gruppetto di
rumeni. Il risultato è una musica che ha patrie diverse, o forse non ne ha
affatto, e la conferma arriva dall’ultimo lavoro: «Semplicemente vita»
(etichetta Storie di Note).
Preserata con proiezione del documentario Terra (E)strema a Radio-Aut.
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