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Chiamami Zingaro, se non mi consideri uomo
Di Fabrizio (del 27/11/2011 @ 09:22:12, in musica e parole, visitato 2025 volte)

Young4young.com chi viene e chi va di Ana Cvitan - Raccontare la situazione rom in Italia attraverso l'arte e lo spettacolo. Si può, se hai come santi protettori Daniela e Silvio - giovedì 24 novembre 2011

Antun Blazevic in una foto di Marija Dzalto

Iniziare un'intervista con qualcuno che ti dice che puoi lasciare tranquilla la tua borsa vicino a lui, perché oggi "non lavora", e finirla sentendo la sua dichiarazione di essere invidioso di Berlusconi, perché appare solo lui alla TV italiana e non i rom, non è molto comune. Invece, la conversazione con Antun Blazevic, in Italia conosciuto come ToniZingaro, è andata proprio così. Lui è un mediatore culturale, ha radici zingare, vive in Italia da più di 30 anni e attraverso l'ironia racconta il suo popolo e le condizioni nelle quali si trova dentro la società italiana.

Da un anno gestisce l'associazione "Theatre Rom" che ha il ruolo, come lui stesso dice, «di promuovere la cultura e la tradizione del popolo rom e di far vedere alla società che i rom non sono tutti sporchi, brutti e cattivi, ma che sono pure persone che lavorano, persone che mettono passione nel proporre un messaggio costruttivo, e non solo quello distruttivo, che invece alla società italiana piace sentire e vedere». Nei media i Rom sono spesso presentati attraverso i pregiudizi; nessuno li presenta come persone che «cantano, suonano, recitano, dipingono quadri, lavorano il rame, fanno sculture».

L'associazione "Theatre Rom" non cerca di raggiungere l'obbiettivo attraverso grandi azioni politiche, ma, come dice ToniZingaro, vuole «raccontare lo stato dei Rom in Italia attraverso il palcoscenico e l'arte». Non vuole nemmeno cambiare le convinzioni degli altri, «perché ognuno può pensare quello che vuole. Ciò però non significa che egli non si debba confrontare con se stesso, ripensare i propri modi di ragionare, mettersi nelle condizioni di riflettere se tutti i suoi giudizi sono veri». Antun Blazevic, cosciente della presenza di pregiudizi nella società italiana, li affronta in un modo ironico. Considera che «una risata sana salva la vita» e proprio per questo usa l'ironia per far capire alle persone quale è la vera situazione. «Con l'ironia metti le persone davanti alla realtà, ma rendendola più leggera», dice.

Si intitola "la lettera" lo spettacolo d'ironia e di denuncia, andato in scena la settimana scorsa. Il testo, scritto proprio da lui, racconta il mondo rom attraverso l'umorismo: ad esempio, i figli del protagonista portano i nomi «dei santi protettori del popolo rom: Giulio, Silvio, Daniela, Mario, Umberto, Pier Silvio. È infatti merito loro, se i Rom in Italia si trovano "così bene"».

Tutto quello che fa l'associazione lo realizza con propri mezzi, perché «se con i nostri progetti denunciamo il fatto che il popolo rom per colpa dell'amministrazione è povero e a disagio, mi sembra poi contraddittorio chiedere all'amministrazione di sostenere economicamente questi stessi progetti».
L'associazione promuove anche laboratori per bambini, non solo rom. Si sceglie un'altra metodologia, «si mettono insieme i bambini rom con i gagè (tutti gli altri bambini), perché siamo convinti che la vera integrazione si realizza nel loro incontro. Il mondo occidentale vorrebbe che noi lasciassimo la nostra cultura e ci assimilassimo a loro, per entrare a pieno titolo nella loro società. Ma l'assimilazione è una cosa pericolosa – essa significa perdere l'identità, i valori, il modo di essere, di vivere, il modo di capire e percepire il prossimo».

Non solo attraverso lo spettacolo, ma anche in altri momenti Antun Blazevic è «portavoce dei rom» per richiamare l'attenzione del pubblico su alcuni diritti fondamentali di questo popolo che lo Stato dovrebbe riconoscere: «la minoranza linguistica - perché un uomo senza lingua è come un uomo senza l'identità; il diritto al lavoro; il diritto all'educazione, in modo tale che le scuole non siano più soltanto un "parcheggio" per i bambini rom, ma luoghi dove questi bambini sono trattati come tutti gli altri bambini. Alla fine si dovrebbe rispettare e conoscere la cultura dei Rom, perché soltanto così si arricchisce la propria».

Secondo ToniZingaro è la musica la cosa più significativa del mondo rom. Davvero può arricchire la cultura occidentale: «La musica è una forza molto più potente della bomba atomica. La musica nel mondo rom è capace di aprire tutte le porte, le finestre, i cuori, le anime, le persone. Con la musica trasmetti gioia, dolore, amore, tristezza, felicità, pensieri. Tutto!». C'è poi un'altra cosa che a noi occidentali può insegnare molto: questo popolo ha una grande forza di sopravvivenza. «I rom non si arrendono mai. Anche dopo che qualcuno gli ha bruciato la baracca, essi riprendono subito a vivere, perché sono liberi, non hanno la necessità di essere proprietari di qualcosa, non hanno questo senso della proprietà al quale invece gli occidentali tengono così tanto».

Alla fine gli chiediamo di spiegare la parola "Rom". Ci risponde che preferisce essere chiamato ToniZingaro. La parola "rom", tradotta letteralmente dalla lingua romaní, significa "uomo": non vuole che qualcuno lo chiami con questo sostantivo, mentre poi non lo considera un essere umano.