Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 05/01/2008 @ 09:15:52, in Europa, visitato 2265 volte)
Da Roma_Bulgaria
Giovedì mattina presto un incendio è divampato in un accampamento rom improvvisato, nel quartiere Silivri di Istanbul, uccidendo un bambino e un adulto[...].
I corpi delle vittime, che si ritengono di anni 1 e 34, erano di etnia rom.
Un'ipotesi è che il fuoco sia stato appiccato intenzionalmente; l'altra che sia partito da una stufa e si sia diffuso rapidamente. Quattro tende sono bruciate.
Nel campo ci sono 60 tende ed abitano 300 Rom.
Di Fabrizio (del 11/01/2008 @ 21:06:04, in Europa, visitato 2252 volte)
Una lunga segnalazione di Marco Brazzoduro
di Alessio Marchetti
Il collasso del comunismo ha lasciato nei paesi dell’ex blocco sovietico una
serie di tensioni etniche e sociali che la nuova Europa allargata ad est si
trova ora a dover affrontare. L’ingresso dei dieci nuovi paesi nell’Unione
Europea, ha portato con sé, di riflesso, anche un undicesimo silenzioso paese
che nazione non è, senza confini né governo, senza bandiera né inno nazionale:
quello dei Rom.
La questione della minoranza etnica della popolazione Rom, infatti, una volta
isolata nell’est europeo e quasi completamente sconosciuta in occidente, dallo
scorso primo maggio è diventato un problema dell’intero continente. Gli zingari,
come volgarmente vengono chiamati anche se loro preferiscono il nominativo di
Rom, contano, nell’Europa centro - orientale, qualcosa come 6 milioni di
individui su un totale calcolato intorno agli 8-9 milioni di presenza
complessiva su tutto il Vecchio Continente (il censo della popolazione nomade è,
per evidenti motivi, non di semplice determinazione).
Alla vigilia del primo maggio 2004, data dell’allargamento dell’Europa a 25, la
minaccia di una migrazione di massa dei Rom verso quei paesi occidentali, Gran
Bretagna e Irlanda in testa, che avevano promesso l’apertura immediata delle
frontiere ai lavoratori dei nuovi paesi, ha messo in movimento un tam tam di
notizie allarmistiche sulla stampa britannica, la quale, riferiva di orde di
zingari provenienti dall’est Europa che a decine di migliaia, se non addirittura
a milioni (Daily Express) erano pronte a invadere il Regno Unito.
La notizia della clamorosa iniziativa “minacciata” dai Rom, che ha naturalmente
spaventato molti governi e opinioni pubbliche europee e che si è rivelata
infondata, voleva provocatoriamente denunciare la situazione di estrema
difficoltà economica e sociale che questa minoranza vive nei paesi
centro-orientali.
Malgrado la questione in occidente sia quasi del tutto sconosciuta, già da tempo
la Commissione Europea lavora per ottenere dai governi locali rassicurazioni su
una soluzione del problema, tanto da averlo posto a suo tempo come una delle
discriminanti per l’ingresso di Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca,
Slovenia e Ungheria nell’UE. Anche Bulgaria e Romania, paesi di prossimo accesso
nei cui territori è concentrata una presenza di oltre due milioni e mezzo di
nomadi, dovranno affrontare lo stesso esame molto presto.
Un recente rapporto delle Nazioni unite, infatti, ha descritto le condizioni di
vita dei Rom del centro-est Europa come “più vicine a quelle delle popolazioni
dell’Africa Sub-Sahariana che non a quelle degli standard europei”, a causa
della miseria in cui vivono, caratterizzata dal basso tasso di scolarità e
dall’altissima disoccupazione. Sempre secondo questo studio, inoltre, almeno un
nomade ogni sei è in costante stato di fame, mentre il 40% vive in abitazioni
senza acqua corrente e servizi igienici.
Quale sia l’esatta origine storico-geografica dei Rom è ancora in discussione,
ma sembra che il loro arrivo in Europa, provenienti dalle lontane regioni
dell’India attraverso la Persia, possa essere fatto risalire attorno al VII-X
secolo. Arrivati dalla lontana India in Europa nel lontano XIV secolo (secondo
altre fonti anche prima), non cristiani, scuri di carnagione, senza terra ne
nazione, fortemente indipendenti e orgogliosi della propria cultura, senza mai
una vera volontà di integrazione, nella loro forte idea di mantenere una
distanza tra rom e “gadjé” (non rom), si scontrarono subito con il pregiudizio
di una cultura europea troppo diversa dalla loro.
Gli zingari tedeschi chiamano se stessi Sinti. La maggior parte di essi si
stabilì nell’Europa centro-orientale, mentre altri proseguirono il loro viaggio
verso la Germania, la Francia, l’Italia e soprattutto la Spagna. I Rom non hanno
mai tentato di costruire un loro proprio Stato, preferendo vivere sempre nelle
zone di frontiera, orgogliosamente a difesa della loro specificità culturale e
sociale, ottenendo però come risultato l’emarginazione e la discriminazione
della maggioranza. Fin dal loro primo arrivo in Europa i nomadi sono stati
percepiti dagli Stati come un problema da risolvere, attraverso l’assimilazione,
il contenimento, l’esclusione o l’espulsione. Dai secoli di schiavitù in Romania
tra il XV e il XIX secolo alla strage di oltre mezzo milione di Rom nei campi di
concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale, la loro storia
nell’est europeo è caratterizzata da repressione e discriminazione. In Germania,
come un po’ in tutta l’Europa centro-orientale, le persecuzioni iniziano ben
prima del periodo nazista: già nel 1721 l’imperatore Carlo IV ordinò lo
sterminio dei rom, con una legge che depenalizzava l’assassinio di uno zingaro.
Nel XIX secolo “studiosi” tedeschi definivano zingari ed ebrei come razza
inferiore e “escremento dell’umanità”. Una ricerca sulla popolazione nomade in
Germania del 1905 condotta dallo studioso tedesco Alfred Dillmann stabiliva che
i rom erano una “piaga” e una “minaccia” e che la Germania doveva difendersi da
essa, evitando una possibile e pericolosa commistione tra le due razze.
La grande differenza tra i Rom dell’Europa centro–orientale e quelli occidentali
consiste nello stile di vita ormai quasi definitivamente sedentario dei primi.
La politica di integrazione iniziata da Maria Teresa d’Asburgo alla fine del
XVIII secolo, volta a eliminare il nomadismo e a incoraggiare la sedentarietà, è
stato solo il primo passo verso l’assimilazione completa a cui sono giunti i
regimi comunisti circa due secoli più tardi.
Quella dei rom, comunemente chiamati zingari, è stata l’unica altra popolazione,
insieme agli ebrei, ad essere obbiettivo di uno sterminio su basi razziali
programmato nella logica della “Soluzione Finale” del Nazismo. La storia
dell’olocausto rom, “Porrajmos” secondo la lingua zingara, è forse una delle
pagine della seconda guerra mondiale meno conosciute ed analizzate.
Su una popolazione che, secondo il censo molto approssimativo del 1939 del
partito nazista, contava circa 2 milioni di individui, sparsi in 11 paesi
d’Europa, ne furono sterminati almeno 500 mila.
La particolarità della cultura rom rende le cifre molto imprecise: si tratta di
una popolazione nomade, largamente analfabeta, conservatrice di una tradizione
orale trasmessa da padre a figlio. Da qui la mancanza di fonti scritte dirette,
di testimonianze difficilmente reperibili. C’è anche da aggiungere che il
Porrajmos fu organizzato in maniera molto meno organizzata e meticolosa rispetto
all’olocausto ebraico, per cui anche da parte nazista non abbiamo quel gran
numero di fonti, documenti e informazioni che invece ci hanno permesso di
ricostruire la tragedia ebrea.
Il fatto che i rom siano degli stranieri, comunque e ovunque, che fossero alieni
ed estranei in qualsiasi luogo si muovano, ha permesso la forte crescita del
pregiudizio nei loro confronti, che è duro a morire anche nei nostri giorni.
Durante gli anni ’20, in piena e democratica Repubblica di Weimar, ai rom era
già proibito di entrare nei parchi e di usare i bagni pubblici. Una
pubblicazione di quegli anni di Karl Binding e Alfred Hoche riprendeva una
definizione coniata 60 anni prima da Richard Liebich che definiva i rom “non
meritevoli di vivere” e classificati sotto la categoria dei “malati mentali
incurabili”. La stesa frase comparve in una legge ad hoc emanata dal partito
nazista qualche anno più tardi. Dunque tutto inizia prima delle leggi di
Norimberga per la difesa della razza del 1935, che va a colpire,
specificatamente, ebrei, neri e rom.
Tutti noi sappiamo della notte dei cristalli che segnò simbolicamente la
persecuzione degli ebrei. Ma nello steso anno, 1938, esattamente nella settimana
tra il 12 e il 18 giugno un altro evento segnò l’inizio della fine: la
cosiddetta settimana della pulizia zingara.
Nel gennaio 1940 ha luogo il primo genocidio di massa con l’uccisione di 250
bambini, che vennero utilizzati come cavie nel campo di concentramento di
Buchenwald per testare il tristemente famoso Zyklon – B, il materiale usato
nelle camere a gas. Himmler fu convinto dell’idea di risparmiare la vita ad
alcuni di loro per poterli utilizzare come strumento per studiare la genetica di
questi “nemici dello Stato”, ma alla fine il regime respinde l’idea.
L’8 dicembre 1938, il primo riferimento alla “Soluzione finale alla questione
zingara” apparve in un documento firmato dallo stesso Himmler. E’ ancora Himmler
, il 16 dicembre 1940, a ordinare la deportazione di tutti gli zingari d’Europa
ad Auschwitz-Birkenau. Qui tra l’1 e il 2 agosto 1944, nella notte degli
zingari, furono gasati 2897 tra uomini, donne, vecchi e bambini in una sola
azione. I forni crematori impiegarono giorni a smaltire la moltitudine di
cadaveri.
Molto spesso, specialmente nelle terre orientali ed in Polonia, i rom non
venivano portati nei lager ma uccisi sul luogo. Dopo aver fatto scavare le fosse
con le loro mani li allineavano sul bordo per l’esecuzione. Operazione questa
non semplice, secondo un rapporto delle SS. Uccidere un ebreo era, infatti,
molto più facile, in quanto rimaneva dritto e stabile, mentre “gli zingari
piangono, si lamentano, si muovono costantemente, anche quando sono già in linea
per l’esecuzione. Alcuni di essi saltano addirittura nella fossa prima che venga
sparato il colpo, facendo finta di essere morti”.
Era lo stesso Adolf Eichmann ad organizzare la logistica delle spedizioni ai
campi, come descritto in un suo telegramma diretto alla direzione della Gestapo,
in cui parla di vite umane come di merce da trasporto: “Riguardo al trasporto
degli zingari bisogna sapere che venerdì 20 ottobre 1939, il primo carico di
ebrei lascerà Vienna. A questo carico devono essere attaccati 3-4 vagoni di
zingari. Treni successivi partiranno da Vienna, Mahrisch-Ostrau e Katovice. Il
metodo più semplice è attaccare alcuni vagoni di zingari a ogni carico. Perché
questi carichi devono seguire un programma, per cui ci si aspetta una rapida
esecuzione del problema”.
Sui rom vennero eseguiti esperimenti di ogni sorta: a Sachsenhausen si cercò di
provare che il loro sangue era diverso da quello tedesco; le donne vennero
inizialmente sterilizzate in quanto “non meritevoli di riproduzione umana” per
poi essere uccise. La legge sulla cittadinanza tedesca emanata nel 1943 non
menziona neanche la popolazione rom. D’altronde perché nominare un’etnia che da
lì a breve sarebbe dovuta scomparire dalla faccia della terra?
Nel resto d’Europa il destino dei rom variò a seconda del paese.
Il regime collaborazionista francese di Vichy internò 30.000 rom, molto dei
quali finirono nei campi di Dachau, Ravensbruck e altri. Gli ustascia croati ne
uccisero circa 26.000, molte migliaia furono uccisi dai serbi, altri furono
deportati dagli ungheresi, dei 6.000 zingari cecoslovacchi ne sopravvisse solo
un decimo.
In Italia, inizialmente, le leggi razziali del 1938 dimenticarono gli zingari,
ma ben presto una circolare del Ministero dell’Interno del 11 settembre 1940
rimediò alla dimenticanza decretando l’internamento dei rom italiani e,
successivamente, anche di quelli stranieri.
I nomi di questi campi ci sono assolutamente poco familiari: Pedasdefogu in
Sardegna, Monopoli Sabina, Tossica, vicino Teramo, Pieve (Viterbo), Isole
Tremiti e Collefiorito. E’ vero che pochi degli internati italiani furono
deportati nei campi di sterminio. La precedenza veniva, infatti, concessa agli
ebrei. Dopo la guerra la discriminazione contro i Sinti in Germania e i rom nel
resto d’Europa continuò.
Nella Germania Occidentale, fino agli anni ’60, i tribunali acconsentirono a
risarcire e a riconoscere gli zingari come vittime della follia nazista solo per
i fatti che avvennero dopo il 1943. Nessuno fu chiamato a testimoniare per conto
delle vittime rom al Processo di Norimberga e nessuna riparazione di guerra è
mai stata pagata ai rom come popolazione. Perfino gli Stati Uniti, sempre così
attenti alle vittime dell’Olocausto, non hanno fatto nulla per assistere i rom
durante e dopo gli anni dello sterminio. Solo il 10% delle centinaia di milioni
di dollari, per i quali il Governo americano era stato dichiarato responsabile
della distribuzione, resi disponibili dall’ONU per i sopravvissuti, è stato dato
ai non-ebrei, e nessuna parte di quel fondo è finita ai sopravvissuti rom.
Alla fine della seconda guerra mondiale, conclusasi con un bilancio di oltre
mezzo milione di Rom trucidati nei campi di sterminio nazisti, la parola
d’ordine nei nuovi Stati socialisti era, infatti, proprio “assimilazione”. La
ricerca dell’uguaglianza e l’eliminazione di ogni differenza etnica e sociale
condusse i regimi comunisti di Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Ungheria e
Romania a ricercare un programma di urbanizzazione forzata e di occupazione
lavorativa a largo raggio. Le abitazioni ambulanti dei Rom furono bandite tanto
che in alcuni casi compito della polizia era addirittura quello di rimuovere le
ruote dalle roulottes. In Cecoslovacchia la legge del 1958 sulla “sistemazione
permanente della popolazione nomade e seminomade” li costrinse a stabilirsi
negli agglomerati urbani dei giganteschi quartieri dormitorio delle periferie
cittadine. Molti di essi vennero trasferiti a forza dalla Slovacchia orientale
alla Boemia occidentale per rimpiazzare i Sudeti, i cittadini di origine tedesca
cacciati dopo la seconda guerra mondiale. Tra gli anni ‘70 e ’80 in Bulgaria il
governo abolì la speciale identità culturale Rom costringendoli a bulgarizzare
il nome e proibendo l’uso della lingua; in Romania, negli anni ’80, Ceausescu
condusse una violenta campagna per l’urbanizzazione che vide la costruzione dal
nulla di interi nuovi villaggi.
Nel complesso si può affermare che, per certi versi, durante il periodo
comunista la situazione dei Rom era in qualche modo migliorata, se non altro per
le aumentate opportunità di accesso allo studio e al lavoro. I bambini erano
obbligati a frequentare le scuole cosi come a ricevere le vaccinazioni, gli
adulti avevano un lavoro e non si veniva picchiati per strada dalla violenza
xenofoba degli skin-heads. Allo stesso tempo però l’assimilazione forzata portò
alla nascita di tensioni sociali e razziali nella popolazione maggioritaria
locale destinate destinata ad esplodere non appena la coperta di bugie dei
regimi fosse stata tolta.
La violenza e la discriminazione razzista nei confronti dei Rom è documentata
fin dal 1990 un po’ in tutta l’Europa centro–orientale. L’improvvisa insicurezza
sociale ed economica in cui le fasce deboli delle nuove democrazie dell’est si
sono venute a trovare contribuirono all’apprensione per la ricerca di un nuovo
nemico che portò alla rapida formazione di movimenti razzisti di estrema destra.
Attacchi violenti di matrice etnico–razziale si sono verificati ovunque nel
corso di questi ultimi quindici anni, facendo anche numerose vittime. Appena lo
scorso anno, in Repubblica Ceca, furono registrati ben 364 attacchi di natura
xenofoba, una media di uno al giorno, senza tener conto che il record è
indubbiamente sottostimato a causa della reticenza della polizia ad archiviare
le violenze come razziste.
Nel 1999 la stampa internazionale puntò i suoi riflettori su una sconosciuta
cittadina industriale del nord della Boemia, a poche decine di chilometri da
Praga, Usti nad Labem. La città, che conta centomila abitanti, vede la presenza
di circa ventimila Rom, quasi tutti disoccupati. Con la sola eccezione di una
graziosa chiesa barocca restaurata di recente, Usti nad Labem combina una serie
di grigie mostruosità architettoniche sul modello del realismo socialista a
edifici del XIX secolo. Il teatro della vicenda è Matični ulice (via Matični),
una strada popolare composta da blocchi di piccoli appartamenti statali forniti
ai cittadini in difficoltà economica, che vede contrapposte famiglie ceche da un
lato della strada e alcune decine di famiglie Rom dall’altro; per far fronte
alle proteste di alcuni cittadini che lamentavano la sporcizia e il chiasso dei
vicini Rom, accusati anche, in questo caso giustamente, di non pagare l’affitto,
il sindaco della città, Ladislav Hruska, fece erigere un muro alto quattro metri
che dividesse le due popolazioni.
Dopo alcune proteste da parte dei comitati Rom fu lo stesso governo ceco a
intervenire sulla municipalità locale per impedire la costruzione del muro, che
non avrebbe di certo contribuito a dare un’immagine positiva al paese in vista
di un suo futuro accesso nell’UE. Sia la Commissione Europea, che la CSCE e le
associazioni per i diritti umani, avevano mandato i loro emissari a controllare
la situazione, la quale era finita sulle pagine dei giornali cechi e
internazionali (se ne è occupato anche il Washington Post).
Alla fine il muro fu eretto lo stesso, sotto la sorveglianza di decine di
poliziotti che avevano l’ordine di vigilare sulla costruzione ventiquattro ore
al giorno. Il sindaco Hruska per giustificare l’opera commentò laconicamente:
“Vogliamo solamente separare la gente decente da chi decente non è”.
Qualche mese più tardi dopo varie pressioni governative il muro fu finalmente
abbattuto, nonostante la solidarietà espressa da più parti, pubbliche e private,
alla municipalità.
In Slovacchia, in questi anni, la discriminazione è andata anche oltre. I casi
di violenza razzista si sono, infatti, spesso incrociati a provvedimenti
governativi imbarazzanti, ritirati quasi all’ultimo momento dalle aule del
Parlamento. Tra gli altri, tanto per citarne uno, quello del 2002 dove fonti del
Ministero della Cultura davano per applicabile l’idea di istituire degli
appositi campi di rieducazione per Rom dove gli ospiti, secondo le parole di
Edana Marash-Borska dell’allora partito di governo ANO, avrebbero dovuto
“lavorare secondo le loro abilità”. I Rom inoltre, in questi campi, non
avrebbero avuto bisogno di soldi poiché “ognuno avrebbe ricevuto quanto dovuto:
un pacchetto di sigarette al giorno, sapone, shampoo, dentifricio, caffè, the e
dolci per i bambini”.
La questione Rom è nuovamente saltata alle cronache lo scorso anno, nel febbraio
2004, in seguito a una clamorosa protesta da parte di alcune centinaia di
zingari nella Slovacchia orientale. Qui, infatti, i tagli fino al 50% disposti
sui fondi per il sostentamento delle fasce più deboli decisi dal governo di
centro-destra, ha scatenato la furia dei nomadi i quali, vedendo in tale
decisione l’ennesimo atto discriminatorio nei loro confronti, hanno preso
d’assalto negozi e saccheggiato supermercati. Il governo slovacco ha risposto
schierando oltre ventimila uomini tra polizia ed esercito e sparando acqua dai
cannoni contro i civili, fatto che non accadeva addirittura dalla Rivoluzione di
Velluto del 1989, ferendo anche donne e bambini.
La piccola Repubblica Slovacca, che conta una delle più alte concentrazioni
della minoranza Rom in percentuale alla popolazione (circa il 10%), così come la
cugina Repubblica Ceca, è stata più volte ammonita dalle organizzazioni
internazionali per la salvaguardia dei diritti umani, le quali accusano non solo
la magistratura di “sottovalutare” il problema ma addirittura la polizia stessa
di compiacenza con gli atti discriminatori e razzisti. Clamoroso il caso di
Karol Sendrei che nel 2001 morì, in Slovacchia, in una stazione di polizia
incatenato a una stufa dopo essere stato picchiato nel corso della notte.
Lo scorso anno, nel maggio 2004 Amnesty International ha presentato un nuovo
rapporto che denunciava ancora due casi di abusi da parte della polizia ceca nei
confronti di Rom: il primo faceva riferimento a un episodio accaduto a Cheb
(città natale di Pavel Nedved, a circa 100 km a ovest di Praga) dove un uomo, di
nome Karel Billy, fermato durante un normale controllo stradale, è stato fatto
scendere dalla propria auto, costretto a salire nella macchina della polizia e
condotto in un boschetto fuori città. Qui, una volta al riparo da occhi
indiscreti i poliziotti lo hanno assalito con pugni e calci, umiliandolo con
frasi razziste e cospargendolo, infine, di urina.
Il secondo caso si riferiva a un episodio accaduto nella cittadina di Popovice,
dove cinque ufficiali in tenuta antisommossa hanno fatto irruzione
nell’abitazione di una famiglia nomade accusando i presenti di aver rubato nel
ristorante di proprietà proprio di uno degli stessi poliziotti coinvolti e
insultandoli con frasi razziste.
Il rapporto di Amnesty International va ad aggiungersi a quelli già elaborati
dalle apposite commissioni dell’ONU nel gennaio 2005 e, precedentemente,
nell’agosto 2003, le quali intendevano sottolineare la mancanza di programmi
governativi veri che potessero apportare un qualche miglioramento alle
condizioni di vita della popolazione Rom, attenuando allo stesso tempo le
discriminazioni nei loro confronti. Amnesty ha riscontrato una sorta di
reticenza a punire i colpevoli delle aggressioni da parte degli organi
giudiziari preposti, i quali molto spesso ammettono con gran fatica la natura
razzista degli attacchi minimizzando il problema.
Altro problema di non facile soluzione e che accomuna un pò tutti i paesi dove
la presenza nomade è sensibile è quello del numero della popolazione Rom che
cresce in maniera inversamente proporzionale a quello della maggioranza locale.
Il tasso di natalità tra i nomadi è molto alto ed è naturalmente destinato ad
influenzare l’equilibrio etnico di molte regioni. I Rom sono già circa il 10%
della popolazione totale in Bulgaria, Macedonia, Slovacchia e Romania, paese,
quest’ultimo, che ne conta la maggior presenza calcolata in circa 2 milioni di
individui. Già durante gli anni dell’assimilazione comunista i regimi si
imbatterono nella questione demografica, cercandone, a loro modo, una soluzione.
In Cecoslovacchia, ad esempio, durante gli anni ’70 e ’80, il governo condusse
una politica di riduzione delle nascite controllata attraverso l’uso sistematico
della sterilizzazione. Le donne Rom vennero in pratica obbligate ad accettare
questa pratica sotto la minaccia, in caso di rifiuto, di vedersi togliere i
benefici sociali dallo Stato.
Da sempre si era considerata la coercizione delle donne Rom alla sterilizzazione
come conclusa con la caduta del regime. Secondo un documento della CSCE (la
“Commissione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa”, promossa dal
Congresso americano nel 1976 per vigilare sulla difesa dei diritti umani) la
pratica in Repubblica Ceca e Slovacca sembra essere continuata ancora dopo il
1989.
La CSCE cita, infatti, un documento intitolato “Body and Soul: Forced
sterilization and other assaults on Roma reproductive freedom”, pubblicato a New
York nel gennaio del 2003 dal CRR (“Center for Reproductive Rights”) e dal
“Centro Slovacco per i Diritti Umani e Civili” (Poradna). Gli autori di questo
studio identificano circa 110 casi avvenuti di sterilizzazione su donne Rom,
senza il loro consenso, dopo il 1990 in ospedali pubblici slovacchi.
Significativa in tal senso la dichiarazione del Ministro della Sanità, Lubomir
Javorsky, il quale nell’ottobre del 1995, durante una celebrazione a Kosice
dichiarò che “il governo farà tutto il necessario per assicurare che più bambini
bianchi vengano dati alla luce a scapito dei bambini Rom”.
La discriminazione e il pregiudizio nei confronti dei Rom è, dunque, una
componente molto presente nelle società dell’Europa dell’est, le quali vedono
questa minoranza come un qualcosa di esterno, di diverso e, spesso, di cui
vergognarsi. Lo stile di vita calmo, compito, rispettoso, quasi silenzioso delle
società di influenza asburgica contrasta in maniera stridente con la
chiassosità, l’animosità, l’inadattabilità e l’indolenza rom.
Gli esperti sono concordi nell’affermare che la segregazione e la povertà dei
Rom è sicuramente in larga parte dovuta alla scarsa qualità, se non addirittura
alla totale mancanza, dell’educazione scolastica dei giovani. Basti pensare che
in Bulgaria, ad esempio, solo il 20% dei bambini inizia la scuola elementare
mentre appena il 2% finisce le superiori. In Romania, se possibile, la
situazione è ancora più grave: su una popolazione zingara di un milione e mezzo
di individui almeno uno su tre è analfabeta. Qui, come in molti altri paesi
dell’area i bambini Rom frequentano scuole separate da quelle dei loro coetanei
romeni; spesso sono proprio gli stessi direttori delle scuole a prendere questa
decisione basando il loro giudizio semplicemente sul colore della pelle,
ovviamente in aperta violazione della legge. In Repubblica Ceca si stima che
circa il 75% dei bambini Rom non sono ammessi nelle scuole pubbliche e vengono
dirottati in classi speciali di più basso livello educativo riservate ai bambini
con difficoltà di apprendimento, con ovvie gravi conseguenze sulla loro
formazione superiore; in Bulgaria, spesso, sono costretti a frequentare scuole
per handicappati mentali semplicemente perché non parlano il bulgaro.
Nonostante le nuove democrazie abbiano adottato costituzioni con ampi
riconoscimenti per le minoranze etniche, i soli a non averne beneficiato, molto
anche per colpa loro, sono stati i Rom, a causa dell’incapacità di provvedere da
soli alla difesa dei propri diritti e al carattere sospettoso che li porta,
spesso, a rifiutare aiuti dall’esterno.
A causa delle pressioni di Bruxelles, comunque, la situazione sembra andare
verso un lento miglioramento, tanto che nelle scuole romene è ora possibile
studiare anche la letteratura Rom. In Ungheria il governo ha promesso di
eliminare le classi speciali entro il 2008, in Bulgaria ci si sta orientando
verso l’integrazione grazie alla creazione di classi miste, mentre a Praga hanno
pensato di fornire borse di studio ai giovani Rom che vogliono proseguire lo
studio superiore.
Da salutare come un importante passo avanti, inoltre, l’elezione della prima
deputata di origine Rom al Parlamento Europeo, Livia Jaroka, 29 anni, eletta
nelle ultime votazioni europee in Ungheria tra le fila del partito di
opposizione di centrodestra Fidesz – Unione Civica Ungherese.
Rimane a questo punto da sperare che il sondaggio elaborato dal Centro di
Statistica Ceco apparso a giugno 2004, subito dopo l’ingresso nell’Europa Unita,
e che riporta la nascita di una nuova coscienza solidale tra i giovani cechi sia
solo il segnale di un primo cambiamento che la nuova Europa a 25 ha saputo
portare: allargamento non solo dei confini ma anche delle mentalità.
Di Fabrizio (del 12/01/2008 @ 17:38:26, in Europa, visitato 1903 volte)
Da
Mundo_Gitano
IL PARLAMENTO EUROPEO, RISPONDENDO ALLA PETIZIONE DI UNION ROMANI, HA RIVOLTO
UNA SANZIONE POLITICA AL COMMISSARIO FRANCO FRATTINI, PER LE SUE DICHIARAZIONI
VESSATORIE CONTRO IL POPOLO GITANO
Il Presidente del Parlamento Europeo, Hans-Gert Pötttering, si è rivolto
al Presidente di Unión Romaní, Juan de Dios Ramírez Heredia, dando risposta alla
petizione a cui risponde asserendo che faciliterà qualsiasi iniziativa
parlamentare che moderi il contenuto del Decreto promulgato dal Governo
italiano, in relazione all'espulsione immediata dal suo territorio dei gitani
provenienti dalla Romania.
Il presidente di Unión Romaní insiste sul contenuto della Direttiva
2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo del 29 aprile 2004, relativo
al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri della propria famiglia a
circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri, ricordando
che "i gitani europei sono la miglior espressione della cittadinanza europea dal
momento che sono una comunità estesa in tutto il territorio dell'Unione e che
hanno saputo combinare l'appartenenza al paese dove sono nati con la comune
condizione di riconoscersi cittadini dell'Europa e del mondo."
Quello però che allarma maggiormente furono le parole pronunciate da Franco
Frattini, Commissario della Giustizia e dei Diritti del Cittadino, che dichiarò:
"Quello che si deve fare è semplice: si va in un campo nomadi a Roma, ad esempio
sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta lì si chiede: tu di che vivi? se quello
risponde: 'non lo so', lo si prende e lo si rimanda in Romania. Così funziona le
direttiva europea. Semplice e senza scampo".
Il Presidente del Parlamento Europeo è stato molto sensibile alla richiesta,
quando si dice "Siamo preoccupati che un così alto rappresentante politico
dell'Unione Europea possa dire"prendeteli ed inviateli in Romania". "Prendeteli"
ci porta il ricordo della più triste e nera storia d'Europa. "Prendeteli" han
sempre detto i dittatori. "Prendeteli" dicevano i nazisti per portarli ai campi
di concentramento e poi alle camere a gas. "Prendeteli" è quel che piace dire
all'estrema destra così evidentemente rappresentata in questo Parlamento.
Come conseguenza della petizione, Hans-Gert Pötttering ha affermato quanto
segue:
Il Parlamento Europeo ha inviato una sanzione al Commissario della
Giustizia e dei Diritti del Cittadino ed ha considerato, nel testo parlamentare
del giorno 15 novembre 2007, che le parole pronunciate dal Signor F. Frattini
sono "contrarie allo spirito e alla lettera" della Direttiva 2004/38/CE relativa
al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare
e risiedere liberamente nel territorio degli Stati Membri.
Con questa risoluzione adottata con 306 voti a favore, gli eurodeputati
hanno anche invitato la Commissione Europea perché presenti, senza indugio, una
valutazione esaustiva dell'applicazione della direttiva 2004 nei 27 Stati
Membri.
Di Fabrizio (del 29/01/2008 @ 09:33:38, in Europa, visitato 2694 volte)
Da
Roma_Francais
Si attende una nuova ondata di rifugiati
I cantoni svizzeri stanno preparandosi ad un arrivo di immigrati dal Kosovo,
dovuto alla potenzialmente esplosiva situazione che sta sviluppandosi nella
provincia serba. I sondaggi danno l'ultra nazionalista Tomislav Nikolic vincente
domenica prossima al secondo turno delle elezioni presidenziali in Serbia.
Nikolic ha proclamato che il Kosovo è la "culla" della Serbia e che mai sarà
separato dalla patria. Nel frattempo, Hashim Thaci, presidente del Kosovo,
ha indicato che la provincia, la cui popolazione è soprattutto albanese, è prona
a dichiarare l'indipendenza.
I passati conflitti nella regione hanno portato all'esodo di un gran numero
di persone, cosa che è stata messa in risalto dai giornali svizzeri. A seguito
del collasso della ex Jugoslavia (di cui Serbia e Kosovo erano parte) nel 1991,
200.000 rifugiati arrivarono in Svizzera in diversi anni. Ma i cantoni dicono di
non essere pronti ad ospitare questa volta un'altra ondata di richiedenti asilo.
Karin Keller-Sutter, vice-presidente della conferenza della giustizia cantonale
e della direzione di polizia, dice che i centri per rifugiati sono stati chiusi.
Ed all'iniziativa di Christoph Blocher, l'ex ministro della giustizia di
estrema destra, i cantoni hanno smantellato le loro infrastrutture per salvare
le finanze. Al momento, i cantoni fanno conto sui 340.00 originari dai Balcani
che ora vivono in Svizzera per aiutare alcuni dei rifugiati che si aspettano.
Le caserme offriranno l'unica altra soluzione per sistemarli. In un proprio
rapporto, il dipartimento dell'immigrazione federale dice che dal 40 al 70% dei
richiedenti asilo conti sui contrabbandieri per attraversare i confini- Per
questo pagano 75.000 SFr, dice Brigitte Hauser, portavoce del dipartimento. Su
10.000 richieste annue per essere ammessi nel paese, solo 500 sono presentate al
confine.
Tribune de Genève, 28.01.08
Di Fabrizio (del 01/02/2008 @ 10:32:16, in Europa, visitato 2197 volte)
Da
Roma Daily News
La parlamentare europea
Viktória Moháksi (Ungheria) è in disaccordo con i cambiamenti dell'ultimo
minuto ad una risoluzione che richiede una strategia europea per il popolo rom.
Nonostante il vasto appoggio ad una risoluzione che chiede una migliore
integrazione per i Rom, Moháksi critica l'emendamento posposto dal gruppo
UEN (Unione per l'Europa delle nazioni) che collega maggiori livelli di
scolarizzazione con la lotta al crimine.
"Secondo me, non c'è relazione tra criminalità e livelli educativi" dice la
parlamentare.
"Questo emendamento mette in relazione etnia con criminalità... e purtroppo
sarà compreso nella relazione finale," dice in conferenza stampa a seguito
dell'adozione parlamentare di giovedì.
Moháksi dice di essere rimasta colpita del voto parlamentare di questo
emendamento e continua dicendo che persone istruite come i politici sono
comunque capaci di crimini come ad esempio frode e corruzione.
La risoluzione sulla strategia EU per i Rom segue diverse mozioni orali dei
parlamentari alla commissione europea che chiedevano perché non si fosse ancora
sviluppato un piano globale per affrontare le tematiche rom.
Rudko Kawczynski, presidente dell'European Roma and Travellers’ forum,
è pure in disaccordo sulla risoluzione e sul fatto che il forum non è stato
menzionato nel testo.
Dice "Non è un buon inizio, per combattere la discriminazione... senza
integrare le infrastrutture rom come il forum."
Kawczynski è anche arrabbiato con l'emendamento, aggiungendo che dovrebbe
essere focalizzato nel combattere il razzismo piuttosto che nelle dichiarazioni
dei "cosiddetti auto-nominati esperti" circa la lotta al crimine attraverso una
migliore educazione.
Sono profondamente in disaccordo su questo emendamento, dobbiamo combattere
il razzismo e le attitudini anti-zigane, questo è il problema base del nostro
popolo..." aggiunge. "Dobbiamo stare attenti che le buone intenzioni non
producano cattivi sbocchi."
Di Fabrizio (del 05/02/2008 @ 08:55:29, in Europa, visitato 2589 volte)
Sono recentemente apparsi a Praga manifesti con testi basati sulle leggi naziste contro gli ebrei durante il Protettorato di Boemia e Moravia, mettendo in guardia contro il razzismo e la xenofobia, in una campagna organizzata dal Museo Ebraico di Praga.
I testi in colore giallo sono un'ironica interpretazione degli assurdi divieti, riguardanti gli Ebrei, a dozzine emessi durante l'occupazione nazista.
"Agli skinheads è vietato visitare le librerie pubbliche", "Le persone con gli occhi azzurri non possono usare i telefoni pubblici", "Alle persone adulte di bassa taglia non è permesso lo shopping tra le 15.00 e le 17.00" dicono alcuni slogan.
Sono stati ideati per ammonire i Praghesi sulle attuali discriminazioni contro certi gruppi di popolazione. La campagna è organizzata per la commemorazione del Giorno della Memoria, che ricorda i sei milioni di Ebrei che morirono durante l'Olocausto nella II Guerra Mondiale. La parola Yom Hashoah o Ricordo dell'Olocausto ricorda il27 gennaio, giorno della liberazione del campo di sterminio di Osvetim (Auschwitz).
La campagna di manifesti avviene a due mesi da quando la polizia ha proibito una marcia neonazista attraverso lo storico quartiere ebraico il 10 novembre scorso, nell'anniversario della Notte dei Cristalli, il pogrom nazista del 1938.
[...]
Di Fabrizio (del 06/02/2008 @ 09:21:44, in Europa, visitato 1868 volte)
Il Parlamento europeo , – visti gli articoli 3, 6, 7, 29 e 149 del trattato CE, che impegnano gli Stati membri a garantire uguali opportunità a tutti i cittadini, – visto l'articolo 13 del trattato CE, in base al quale la Comunità europea può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, – viste le sue risoluzioni del 28 aprile 2005 sulla situazione dei rom nell'Unione europea, del 1° giugno 2006 sulla situazione delle donne rom nell'Unione europea e del 15 novembre 2007 sull'applicazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, – viste la direttiva 2000/43/CE, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, e la direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro, come anche la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia, – vista la relazione per il 2007 su Razzismo e xenofobia negli Stati membri dell'Unione europea, pubblicata dall'Agenzia per i diritti fondamentali, – visti il Decennio per l'integrazione dei rom e il Fondo per l'istruzione dei rom, istituiti nel 2005 da numerosi Stati membri dell'Unione europea, paesi candidati e altri paesi in cui le istituzioni dell'Unione europea sono presenti in modo significativo, – visti l'articolo 4 della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, – visto il Piano d'azione globale adottato dagli Stati che partecipano all'OSCE, compresi gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi candidati, incentrato sul miglioramento della situazione dei rom e dei sinti nella zona OSCE, nel quadro del quale gli Stati si impegnano, tra l'altro, a potenziare i loro sforzi volti a garantire che le popolazioni rom e sinti possano svolgere un ruolo pieno ed equo nelle nostre società, e a debellare la discriminazione nei loro confronti, – visti la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e lo Statuto dell'Agenzia per i diritti fondamentali, – vista la relazione del gruppo consultivo di esperti di alto livello sull'integrazione sociale delle minoranze etniche e sulla loro piena partecipazione al mercato del lavoro, intitolata "Minoranze etniche sul mercato del lavoro – Un urgente appello per una migliore inclusione sociale" e pubblicata dalla Commissione nel 2007, – visto l'articolo 108, paragrafo 5, del suo regolamento, A. considerando che i 12-15 milioni di rom che vivono in Europa – di cui circa 10 milioni nell'Unione europea – sono vittime di discriminazioni razziali e soggetti in molti casi a gravi discriminazioni strutturali e a condizioni di povertà e di esclusione sociale, come anche a discriminazioni molteplici in base al sesso, all'età, all'handicap o all'orientamento sessuale; considerando che gran parte dei rom europei sono diventati cittadini dell'Unione europea a seguito degli ampliamenti del 2004 e del 2007, beneficiando del diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, B. considerando che la situazione dei rom europei – che storicamente sono stati parte della società in numerosi paesi europei e hanno contribuito ad essa – è diversa da quella delle minoranze nazionali europee, cosa che giustifica l'adozione di misure specifiche a livello europeo, C. considerando che i cittadini rom dell'Unione europea sono spesso vittime di discriminazioni razziali nell'esercizio del loro diritto fondamentale, in quanto cittadini dell'Unione europea, alla libertà di circolazione e di stabilimento, D. considerando che numerosi rom e numerose comunità rom che hanno deciso di stabilirsi in uno Stato membro diverso da quello di cui sono cittadini si trovano in una posizione particolarmente vulnerabile, E. considerando che sia negli Stati membri sia nei paesi candidati non si sono compiuti progressi nella lotta alla discriminazione razziale nei confronti dei rom e nella difesa del loro diritto all'istruzione, all'occupazione, alla salute e all'alloggio, F. considerando che la segregazione nell'istruzione continua ad essere tollerata negli Stati membri dell'Unione europea; considerando che tale discriminazione nell'accesso ad un'istruzione di qualità condiziona in modo permanente la capacità dei bambini rom di sviluppare e di sfruttare il loro diritto ad uno sviluppo educativo, G. considerando che l'istruzione è uno strumento fondamentale per combattere l'esclusione sociale, lo sfruttamento e la criminalità, H. considerando che condizioni di vita deplorevoli e insalubri e una ghettizzazione evidente sono fenomeni ampiamente diffusi e che, regolarmente, i rom sono vittime di espulsioni forzate o viene loro impedito di abbandonare le aree in cui vivono, I. considerando che le comunità rom presentano in media livelli inammissibilmente elevati di disoccupazione, il che richiede interventi specifici volti ad agevolare l'accesso al lavoro; sottolineando che il mercato europeo del lavoro, così come la società europea nel suo complesso, trarrebbero enorme beneficio dall'integrazione dei rom, J. considerando che l'Unione europea offre una varietà di meccanismi e strumenti che possono essere utilizzati per migliorare l'accesso dei rom ad un'istruzione di qualità, all'occupazione, all'alloggio e all'assistenza sanitaria, in particolare politiche in materia di inclusione sociale, sviluppo regionale e occupazione, K. considerando che l'inclusione sociale delle comunità rom continua ad essere un obiettivo da raggiungere e che occorre utilizzare gli strumenti dell'Unione europea per realizzare cambiamenti efficaci e visibili in questo settore, L. considerando la necessità di garantire un'effettiva partecipazione dei rom alla vita politica, in particolare alle decisioni che incidono sulla loro vita e sul loro benessere, M. considerando che l''antizingarismo" o fobia dei rom è ancora diffuso in Europa, che è promosso e utilizzato dagli estremisti, cosa che può culminare in attacchi razzisti, discorsi improntati all'odio, attacchi fisici, espulsioni illegali e vessazioni da parte della polizia, N. considerando che la maggior parte delle donne rom subiscono una doppia discriminazione, in quanto rom e in quanto donne, O. considerando che l'Olocausto dei rom (Porajmos) merita un pieno riconoscimento commisurato alla gravità dei crimini nazisti volti ad eliminare fisicamente i rom d'Europa, così come gli ebrei e altri gruppi mirati; 1. condanna senza eccezioni e senza ambiguità possibili tutte le forme di razzismo e di discriminazione cui sono soggetti i rom e altre comunità considerate "zingari"; 2. accoglie favorevolmente le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo del 14 dicembre 2007 il quale, "conscio della situazione molto particolare in cui versa la comunità rom in tutta l'Unione, invita gli Stati membri e l'Unione stessa ad utilizzare tutti i mezzi per migliorarne l'inclusione" e "invita a tal fine la Commissione ad esaminare le politiche e gli strumenti vigenti e a riferire al Consiglio, entro la fine del giugno 2008, in merito ai progressi registrati"; 3. ritiene che l'Unione europea e gli Stati membri condividano la responsabilità di promuovere l'inserimento dei rom e di appoggiare i loro diritti fondamentali in quanto cittadini europei, e che debbano intensificare prontamente i loro sforzi per conseguire risultati visibili in tale settore; invita gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea ad avallare le misure necessarie per creare un clima sociale e politico adeguato, che consenta di porre in atto l'inserimento dei rom; 4. sollecita la nuova Agenzia per i diritti fondamentali a porre l''antizingarismo" tra le massime priorità del suo programma di lavoro; 5. riafferma l'importante ruolo dell'Unione europea nella lotta contro la discriminazione nei confronti dei rom, che spesso è strutturale e che per questo richiede un'impostazione globale a livello dell'Unione europea, in particolare con riguardo allo sviluppo di politiche comuni, ma riconosce che le competenze fondamentali e il principale investimento in termini di volontà politica, tempo e risorse da destinare alla protezione, all'attuazione di politiche, alla promozione e alla responsabilizzazion e dei rom devono essere a carico degli Stati membri; 6. sollecita la Commissione a sviluppare una strategia quadro europea per l'inserimento dei rom, che miri a dare coerenza alle politiche dell'Unione europea in materia di inclusione sociale dei rom e, nel contempo, sollecita tale Istituzione ad elaborare un piano d'azione comunitario dettagliato per l'inclusione dei rom volto a fornire un sostegno finanziario per la realizzazione dell'obiettivo della strategia quadro europea per l'inclusione dei rom; 7. Esorta la Commissione ad elaborare un esauriente piano d'azione comunitario sull'inclusione dei Rom; rileva che il piano deve essere elaborato ed implementato dal gruppo di Commissari responsabili per l'inclusione sociale dei cittadini dell'UE attraverso i loro portafogli dell'occupazione, degli affari sociali, delle pari opportunità, della giustizia, della libertà, dell'istruzione, della cultura e della politica regionale; 8. chiede alla Commissione di attribuire a uno dei Commissari la competenza per il coordinamento di una politica per i rom; 9. esorta la Commissione ad applicare la metodologia di lavoro "da Rom-a-Rom" quale strumento efficace per gestire le problematiche legate ai Rom e la invita a promuovere la presenza di personale Rom all'interno della sua struttura; 10. invita la Commissione ad istituire un'unità rom per coordinare la messa in atto della strategia quadro europea per l'inclusione dei rom, facilitare la cooperazione tra gli Stati membri e coordinare loro azioni comuni, nonché assicurare che tutti gli organi competenti siano sensibilizzati sulle questioni relative ai rom; 11. Invita la Commissione a considerare l'impatto degli investimenti privati sulle pari opportunità un fattore pertinente e determinante ai fini della mobilizzazione delle risorse dell'UE, imponendo alle persone fisiche e/o giuridiche che presentano un'offerta per progetti finanziati dall'UE l'obbligo di elaborare e implementare un'analisi e un piano d'azione sulle pari opportunità; 12. accoglie con favore le iniziative rese note dalla Commissione, tra cui una comunicazione sulla strategia rivista per la lotta contro la discriminazione, il prossimo libro verde concernente l'istruzione di bambini immigrati o appartenenti a minoranze svantaggiate, e l'intenzione di prendere misure addizionali per assicurare l'applicazione della direttiva 2000/43/CE; si compiace, in particolare, della proposta di istituire un forum di alto livello sui rom, quale struttura per lo sviluppo di politiche efficaci intese ad affrontare le questioni che interessano i rom; 13. Esorta la Commissione a creare una mappa paneuropea delle crisi, sulla cui base sono individuate e monitorate quelle aree dell'UE le cui comunità Rom risultano essere le più minacciate dalla povertà e dall'esclusione sociale; 14. sollecita la Commissione ad esaminare le possibilità di un rafforzamento della legislazione antidiscriminazione nel settore dell'istruzione, in particolare per quanto riguarda la desegregazione, e a riferire al Parlamento sulle risultanze dei suoi lavori entro un anno dall'approvazione della presente risoluzione; ribadisce che l'accesso a pari condizioni ad un'istruzione di qualità dovrebbe essere una priorità nell'ambito di una strategia europea per i rom; sollecita la Commissione ad intensificare i suoi sforzi per finanziare e sostenere, negli Stati membri, azioni intese ad integrare i bambini rom, sin dalla più tenera età, nei sistemi di istruzione ordinari; esorta la Commissione a sostenere programmi che promuovano azioni positive a favore dei rom nei settori dell'istruzione secondaria e superiore, includendo la formazione professionale, l'istruzione degli adulti, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e l'istruzione universitaria; esorta altresì la Commissione a sostenere altri programmi che offrano modelli positivi e riusciti di desegregazione; 15. invita gli Stati membri e la Commissione a combattere lo sfruttamento dei bambini rom, l'accattonaggio che sono costretti a praticare e il loro assenteismo scolastico, nonché i maltrattamenti delle donne rom; 16. sollecita la Commissione a sostenere l'integrazione dei rom nel mercato del lavoro mediante misure che comprendano un sostegno finanziario alla formazione e alla riconversione professionale, misure intese a promuovere azioni positive sul mercato del lavoro, un'applicazione rigorosa delle leggi antidiscriminazione nel settore dell'occupazione e misure atte a promuovere presso i rom il lavoro autonomo e le piccole imprese; 17. invita la Commissione a considerare la possibilità di un sistema di microcredito quale suggerito nella relazione summenzionata del gruppo consultivo di esperti di alto livello, per promuovere l'avvio di piccole imprese e sostituire la prassi dell'usura, che obera molte delle comunità svantaggiate; 18. invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a sostenere programmi nazionali volti a migliorare la situazione sanitaria delle comunità rom; in particolare introducendo un adeguato programma di vaccinazioni per i bambini; sollecita tutti gli Stati membri a porre fine e a rimediare in modo adeguato e senza indugio all'esclusione sistematica di talune comunità rom dall'assistenza sanitaria, comprese, tra l'altro, le comunità che si trovano in aree geografiche isolate, come anche a violazioni estreme dei diritti dell'uomo nell'ambito del sistema sanitario, laddove esse abbiano avuto o stiano avendo luogo, comprese la segregazione razziale nelle strutture sanitarie e la sterilizzazione forzata delle donne rom; 19. sollecita la Commissione a basarsi sui modelli positivi esistenti per sostenere programmi volti a porre fine, negli Stati membri in cui esiste, al fenomeno delle baraccopoli rom – che generano gravi rischi sociali, ambientali e sanitari – e a sostenere altri programmi che offrano modelli positivi e riusciti di alloggio per i rom, inclusi i rom migranti; 20. sollecita gli Stati membri a risolvere il problema dei campi, dove manca ogni norma igienica e di sicurezza e nei quali un gran numero di bambini rom muoiono in incidenti domestici, in particolare incendi, causati dalla mancanza di norme di sicurezza adeguate; 21. sollecita la Commissione e il Consiglio ad allineare la politica dell'Unione europea relativa ai rom sul "Decennio per l'integrazione dei rom" e a fare uso delle iniziative esistenti, quali il Fondo per l'istruzione dei rom, il Piano d'azione dell'OSCE e le raccomandazioni del Consiglio d'Europa, al fine di accrescere l'efficacia degli sforzi compiuti in tale settore; 22. sottolinea l'importanza che riveste il fatto di coinvolgere le autorità locali per garantire un'esplicazione efficace degli sforzi volti a promuovere l'inserimento dei rom e a combattere la discriminazione; 23. invita gli Stati membri a coinvolgere la comunità rom al livello di base nel tentativo di mettere il popolo rom in condizioni di beneficiare pienamente degli incentivi forniti dall'Unione europea volti a promuovere i loro diritti e l'inserimento delle loro comunità, nei settori dell'istruzione, dell'occupazione e della partecipazione civica, dal momento che un'integrazione riuscita comporta un approccio che va dal basso verso l'alto e responsabilità comuni; sottolinea l'importanza di sviluppare le risorse umane e le capacità professionali dei rom, al fine di promuovere la loro presenza a tutti i livelli dell'amministrazion e pubblica, ivi comprese le istituzioni della UE; 24. ricorda che tutti paesi candidati si sono impegnati, nel quadro del processo di negoziazione e di adesione, a migliorare l'inserimento delle comunità rom e a promuovere il loro diritto all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio; chiede alla Commissione di effettuare una valutazione del rispetto di tali impegni e della situazione attuale dei rom in tutti gli Stati membri dell'Unione europea; 25. invita la Commissione e le autorità competenti a compiere i passi necessari per porre termine alle attività di ingrasso dei suini sul sito dell'ex campo di concentramento di Lety (Repubblica Ceca), lasciando spazio ad un monumento commemorativo che onori le vittime delle persecuzioni; 26. ritiene di dover dovrebbe esaminare più nel dettaglio i diversi aspetti delle sfide strategiche europee riguardanti l'inserimento dei rom; 27. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai paesi candidati, al Consiglio d'Europa e all'OSCE. (1) GU C 45 E del 23.2.2006, pag. 129. (2) GU C 298 E dell'8.12.2006, pag. 283. (3) Testi approvati, P6_TA(2007)0534. ____________ _________ _________ _________ The European Roma Information Office (ERIO) is an international advocacy organization, which promotes political and public discussion on Roma issues by providing factual and in-dept information on a range of policy issues to the European Union institutions, Roma civil organizations, governmental authorities and intergovernmental bodies. The ERIO cooperates with a network of a large number of organizations and acts to combat racial discrimination and social exclusion through awareness raising, lobbying and policy development. ERIO Ave. Edouard Lacomble 17 Brussels 1040 Belgium Tel: 0032(0)27333462 Fax: 0032(0)27333875 For more information: E-mail: ivan.ivanov@erionet.org www.erionet.org
Di Fabrizio (del 07/02/2008 @ 08:56:29, in Europa, visitato 2235 volte)
E' uscito l'aggiornamento di gennaio 2008 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Fabrizio (del 13/02/2008 @ 18:35:30, in Europa, visitato 2145 volte)
Ricevo da Dijana Pavlovic
Oggetto: urgente replay to viktoria.mohacsi@europarl.europa.eu Viktória Mohácsi MEP-ALDE e le seguenti organizzazioni non governative elencate in calce, si sentono insultate dall´affermazione di Silvio Berlusconi e richiedono perentorie scuse da parte sua. Silvio Berlusconi, durante un´intervista telefonica riguardante il suo programma elettorale per i primi 100 giorni di governo, ha dichiarato: "Tolleranza zero per Rom, clandestini e criminali". Stiamo provvedendo ad includere una lista di organizzazioni rom e non rom che appoggiano l´iniziativa. Abbiamo ancora 40 minuti prima della scadenza dei termini per la consegna della richiesta. Nel caso vogliate essere aggiunti per favore includete alla risposta il nome della Vostra organizzazione, il paese ed il contatto. Ringraziando anticipatamente.Elisabetta Vivaldi
Mohácsi Viktória - MEP European Roma and Travellers Forum, Roma Education Fund, Open Society Institute, Movement for Desegregation Foundation - Hungary, Chance for Children Foundation - Hungary, Jászság Roma Civil Rights Association - Hungary, Roma Civil Rights Foundation - Hungary, Phralipe Association - Hungary, European Roma Youth Association - Hungary, Hunagrian Roma Forum - Hungary, Romedia Foundation - Hungary, Regional Roma Association Dombóvár - Hungary, National Associaton of Romologists - Hungary, Network for Integration Foundation – Hungary, U.N.I.R.S.I – Italy, Them Romano - ONLUS Association – Italy, Romano Drom - Onlus Association, Milano - Italy, Amalipe Romano Associaton - Italy, Rasim Sejdic Association - Italy, Opera Nomadi Association Milano – Italy, Opera Nomadi Association Mantova – Italy, Opera Nomadi Association Napoli – Italy, Opera Nomadi Nazionale Ente Morale – Italy, Romani Criss - Romania, Parudimos Associaiton- Romania, Assosiation of Romani Women for the Children - Romania, Amare Romenta Association - Romania, Romanian Civic Roma Alliance - Romania, Association for Roma Initiative Development - Romania, European Roma Information Office - Belgium, Center for Interethnic Dialogue and Tolerance "Amalipe" - Bulgaria, Integro Association - Bulgaria, Federation nationale des associations solidaires d'action avec les Tsiganes et Gens du voyage – France, Youth Association Perpetuum – Macedonia, Youth Association ‘Luludi’ – Skopje Macedonia, Romani Kultur Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Aydin, Turkey, Kirklareli Roman Kulturunu Koruma, Kalkindirma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Luleburgaz Bati Trakya Romanlari Kultur, Yardimlasma ve Dayanisma Dernegi – Turkey, Alliance Unit of Roma – Chisinau Moldova, Rubin Romany Organisation – Durleshti Moldova, National Roma Centrum – Kumanovo Macedonia, Roma SOS Association - Prilep Macedonia, Prijatelska Raka Association –Skopje Macedonia, Jekipe Association – Veles Macedonia, Darhija Association – Skopje Macedonia, Anglunipe Association – Tetovo Macedonia, Pralipe Association - Kr.Palanka Macedonia, Sucar Drom Association - Italy, Nevo Drom Association - Italy, RomSinti@Politica Association - Italy, Institute of Sinta Culture – Italy, OsservAzione Association - Italy, U Gipen Association – Brescia Italy, Nevo Mero Association – Rimini Italy, Sucar Drom VI Association – Vicenza Italy, Nevo Drom TN Association – Trento Italy...
Di Fabrizio (del 19/02/2008 @ 08:49:45, in Europa, visitato 2259 volte)
Da
Slovak_Roma
12 Febbraio 2008, Kosice e Michalovce - Il 29 gennaio 2008, la Corte
Distrettuale di Michalovce si è pronunciata su un caso di discriminazione
sollevato nel 2005 da due OnG - Poradna e Nova Cesta - a favore di tre attivisti
Rom.
L'incidente successe nell'aprile 2005 quando ai tre attivisti Rom fu negato
l'accesso ad un caffè di Michalovce nella Slovacchia orientale, chiamato
IDEA. Il personale del locale hanno detto loro che il caffè era un club
privato e perciò, per entrare dovevano mostrare una tessera. D'altronde, nel
locale venivano serviti altri clienti non-Rom senza alcuna tessera e la
richiesta serviva solamente a prevenire l'ingresso dei Rom. Il caso venne
portato alla Corte Distrettuale di Michalovce che decise la prima volta il 31
agosto 2006. Originariamente la Corte si pronunciò a favore dei Rom, ma il
giudizio fu abbastanza confuso. Per esempio, il tribunale sentenziò che anche se
i Rom erano vittime di discriminazione, questa non era basata su base etnica.
[...] I Rom si erano in seguito appellati alla Corte Regionale di Kosice, che
aveva cancellato la prima istanza e riportato il caso alla Corte Distrettuale.
A questo punto il Tribunale aveva dichiarato la discriminazione razziale dei
tre attivisti. Aveva anche ordinato al caffè di mandare una scusa scritta ai tre
Rom. Comunque il Tribunale ha rifiutato la richiesta di danni e di una
compensazione finanziaria.
La decisione del Tribunale non è ancora effettiva e può essere ancora
appellata.
Per ulteriori informazioni:
Štefan Ivanco
Center for Civil and Human Rights - Poradna
Krivá 23, 040 01 Košice , Slovakia
tel: + 421 55 68 06 181
e-mail:
antidiskriminacia@poradna-prava.sk
Oz Nová Cesta
Nám. Slobody 1, 071 01 Michalovce , Slovakia
tel: + 421 56 64 26 938
e mail: ipcr@post.sk
|