EMAJ MagazineRom in Turchia, integrazione attraverso la musicadi Adi Halfon | Foto di Margarita Tomo
Turchia. Il sole del mercoledì mattino splende sui vecchi affollati
edifici di Bostan, un povero quartiere della città di Istanbul. Molti Rom vivono
in quest'area. La sala da tè "Nazlitas" sta in una delle piccole vie. Dentro ci
sono circa una dozzina di Rom, seduti attorno a semplici tavoli, che giocano a
backgammon, bevono tè e guardano la televisione. L'atmosfera nel locale è molto
da uomini e un po' rude. Non hanno un lavoro normale. Alcuni di loro sono
disoccupati, alcuni vendono fiori o lustrano scarpe per vivere. Altri sono
musicisti. Questo lavoro sembra essere molto popolare in questa comunità.
Non è facile essere Rom a Istanbul. Non solo che la maggior parte di essi
appartengono ad una bassa classe sociale e spesso si sentono discriminati. "Ogni
volta che c'è un furto, la gente da subito la colpa a noi", dice uno dei ragazzi
della sala da tè. "Ma ancora", continua, "siamo fedeli alla Turchia. La sentiamo
come la nostra terra. I nostri ragazzi fanno servizio nell'esercito turco, siamo
Rom e Turchi nello stesso momento". Un altro ragazzo interviene: "Mio zio fa
servizio nell'esercito, aveva un alto rango. Tuttavia, una volta che l'esercito
ha scoperto che era Rom, gli è stata negata la promozione ed è stato respinto.
Alla sala da tè
C'è qualcosa di interessante con il popolo Rom nella sala da tè. Sono tutti
desiderosi di parlare, di far sentire le loro lamentele. Tuttavia, non si fidano
dei media. Nessuno degli uomini ha accettato di dire i propri nomi, come se
qualcosa accadrebbe loro come risultato. "Giornalisti turchi sono arrivati in
questo quartiere ed hanno fatto foto, ma nulla è cambiato", dicono. A casa di
Kazim Turkmen, il 56enne leader di una delle comunità Rom, sono state dichiarate
cose simili. "Voi arrivate qui a chiedere domande sulla nostra vita", dice
Sengul Turkmen, moglie di Kazim, "ma poi andate e scrivete solo quanto siamo
poveri."
Nella sala da tè, uno dei ragazzi più anziani racconta la storia della sua vita.
Ha 57 anni, e ha iniziato a suonare quando ne aveva 13. É figlio di un
musicista, ed ora anche suo figlio segue la sua strada. "Qui la gente mantiene
l'occupazione dei loro antenati", dice uno di loro. "La conoscenza di come fare
musica veniva tramandata da padre in figlio. Oggi abbiamo capito l'importanza
dell'istruzione. Mio figlio, ad esempio, studia musica all'università." Ciò che
dice sembra essere vero, tutti gli uomini a "Nazlitas" sono relativamente
anziani, eccetto uno. Ozgur Akgul, un 32enne esperto di musica Rom, è d'accordo.
"Puoi sicuramente notare che la nuova generazione dei musicisti Rom sta
diventando sempre più professionale".
Ozgur Akgul
Turkmen stima che circa il 75% della sua comunità suona. "Per molti di loro",
dice, "la musica non è l'unica occupazione, dal momento che non guadagnano tanti
soldi da essa. Anche cosi, la musica è un modo per guadagnarsi da vivere, ed
anche qualcosa che la gente apprezza fare". Akgul dà un'altra spiegazione a
queste cifre incredibili: "I musicisti Rom si stanno integrando nella società
turca molto meglio di qualsiasi altro Rom", dice, "perché c'è un alta richiesta
di musica. Alcune dei loro tradizionali mestieri, come fare i cesti, non sono
più pertinenti. La musica, d'altro canto, è qualcosa che la gente ascolterà
sempre." Akgul sta girando un film documentario sui musicisti Rom, che uscirà il
prossimo marzo. La sua tesi di laurea è stata sulla musica e sull'identità Rom.
"Quando la musica è iniziata ad essere un'industria, c'era una grande richiesta
di nuovi cantanti. Allora i turchi hanno scoperto i cantanti Rom", dice. "La
musica aiuta i Rom a cambiare la loro immagine negativa. Una volta che i
musicisti Rom diventano popolari, stanno cambiando gli stereotipi che la gente
ha verso di loro", rivendica Akgul. Dà un esempio: "Alcuni dei cantanti Rom non
sottolineano la loro origine, a causa di questi stereotipi, e a volte cambiano
persino il loro nome di famiglia in uno turco", ammette Akgul, "tuttavia, c'è un
popolarissimo cantante Rom chiamato
Husnu Senlendirici, che ha mantenuto il suo
nome e sempre dà enfasi alla sua origine. Lui ha aiutato molto il cambiamento
dell'immagine dei Rom.
Le canzoni Rom contengono molta satira e sarcasmo, soprattutto su questioni
relazionali. I cantanti Rom, sembra abbiano influenzato il mercato. "Il ritmo di
9/8, che è chiaramente di stile Rom, è divenuto estremamente popolare in
Turchia", rivela Akgul. Ma non tutto risulta essere positivo. Nel processo
d'integrazione nella società, la comunità cerca di adattarsi ai cambiamenti di
stile di vita. " Ero in Grecia, e non riuscivo a comunicare con i Rom locali
perché non conosco la lingua Rom", si lamenta una persona della sala da tè, "i
Rom greci mi ha detto che non sono un vero Rom".
Kazem Turkman
Turkmen sente che anche il mondo non è più quello di una volta. "Il ruolo di un
leader della comunità è molto tradizionale. La nostra comunità ancora ne ha uno,
dal momento che la mia comunità mi rispetta per essere un attivista per la
comunità stessa", dice, "in altre comunità non ci sono più leader. Sono
sostituiti da organizzazioni che aiutano la gente nei loro bisogni quotidiani".
E nonostante il processo d'integrazione, i Rom rimangono una minoranza che
continua ad avere bisogni sociali. "Perfino ad Istanbul", dice Turkmen, "alcuni
vivono nelle tende nelle periferie della città".
La musica conduce verso l'integrazione. E l'integrazione crea dei problemi. Ma
se tali problemi possano minacciare i Rom o no, nessuno nella comunità avrebbe
osato pensare di fermare la creazione di musica. "Condivido l'idea
d'integrazione attraverso la musica, aiuta le persone a comunicare tra di loro",
conclude Turkmen, "dopo tutto, il ruolo dei musicisti nella società è
insostituibile".
21 gennaio 2011 alle ore 19:30 Circolo
ARCI BELLEZZAvia Bellezza 16a MM3 Porta Romana
"Dio dacci la terra" è la serata che presenta il documentario "Se un giorno
d’inverno un suonatore di fisarmonica" e il concerto dei Muzikanti.
Progetto LUOGHI
Attraverso le musiche, le memorie e il vissuto del maestro Jovica Jovic,
raccontate nel documentario "Se un giorno d’inverno un suonatore di fisarmonica"
di Valerio Finessi, la serata vuole essere un momento di riflessione comune
sulla condizione delle popolazioni rom e sinte a Milano, che negli ultimi anni
sono state vittime di continue discriminazioni, a causa della mancanza di una
visione politica e amministrativa che nega i diritti e possibili percorsi di
integrazione socio-economica e culturale. La serata si concluderà con il
concerto dei Muzikanti, che con le loro danze ci faranno riscoprire il piacere
di divertirci insieme.
Si consiglia la prenotazione della cena, 20 euro con concerto, bevande escluse.
(tel. 02-58319492 - info@arcibellezza.it)
La serata avrà inizio alle 19.30 con la proiezioni del video ritratto di Jovica
Jovic, musicista Rom nato a Belgrado, e del suo amore per il suono della
fisarmonica. Attraverso il mestiere di musicista si ripercorre la vita di Jovica
continuamente intrecciata al fare musica, che lo ha portato a confrontarsi con
la diversità delle culture di molti paesi europei.
Non è facile la vita di un Rom in Italia e Jovica non fa eccezione, sette figli,
una famiglia smembrata e sparsa in Europa, la fuga dalla guerra nel suo paese e
la clandestinità per mancanza di documenti.
Jovica suona con i Muzikanti, un gruppo i cui componenti vengono da paesi
diversi, che si esibiranno alle 22.30, dopo la cena che seguirà la proiezione
del documentario.
I loro concerti sono un momento di scambio interculturale, che permettono la
conoscenza di un patrimonio musicale spesso semi sconosciuto. La musica diventa
così il tramite per un dialogo possibile tra le diversità.
Biografia e filmografia del regista:
Valerio Finessi è nato a Ferrara ma dal 1980 vive e lavora a Milano.Si è formato
alla scuola di cinema dell’Albedo Cinematografica realizzando numerosi
documentari per la Rai e enti privati e pubblici.
come filmaker ha realizzato i documentari
UNO NESSUNO CENTOMILA, IL TEATRO DELLA NECESSITA’ NECESSITA’ DEL TEATRO, IL
MAGICO MONDO DI NATALE PANARO, ACQUA, IL CORAGGIO DELLA FEDE Il Cardinal Andrea
Carlo Ferrari, IL CIELO DI SHTUPEL diario dal Kosovo, NESSUNO ESCLUSO, SE UN
GIORNO D’INVERNO UN SUONATORE DI FISARMONICA…
Ha realizzato i film per le scuole:
LA RAGAZZA DI TEREZIN, LA VOCE DEL BOSCO, GAME OVER, 10 CORTI CONTRO IL
CYBERBULLISMO
LA RICHIESTA – il corto selezionato al festival la 25 ora 2008 – la 7
MILANO -
Un campo rom alla periferia di una qualunque grande città degli anni Duemila. In
questo ambiente, il regista Mario Martone immagina il compiersi della tragedia
verista messa in musica da Ruggero Leoncavallo nei "Pagliacci", l'opera che
insieme a "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni e con la direzione di Daniel
Harding avrebbe dovuto andare in scena oggi alla Scala ma che per lo sciopero
proclamato dalla Cgil slitterà a martedì prossimo (ma la tensione resta dopo che
il sovrintendente Stephane Lissner ha spiegato che solo a fine gennaio si saprà
se il governo ripristinerà i cinque milioni di fondi che ha tolto per il 2010 e
quindi se il teatro chiuderà il consuntivo di bilancio in pareggio potendo
pagare così l'integrativo ai lavoratori).
Una messa in scena, quella voluta da Martone, che ha già suscitato qualche
allarme fra i leghisti milanesi, tanto da far dire a Luciana Ruffinelli,
presidente della commissione Cultura in consiglio regionale: «Questa scelta è
una vera e propria provocazione visto che verrà proposta in una città come
Milano, che ha grandi problemi nella gestione dell'immigrazione rom». Venerdì
alla presentazione della prima scaligera, Martone non ha nemmeno voluto
rispondere direttamente, limitandosi a rilevare che "Pagliacci" «è un'opera
eccezionale», che «il nomadismo è una cosa che ha a che fare con la storia e i
circensi sono sono nomadi».
Poi c'è il "verismo" e la sua rappresentazione oggi: «Ma che senso avrebbe farne
un ritratto con una cornice d'epoca?». Martone ha avuto già numerose esperienze
con la lirica, ma è soprattutto regista cinematografico, tanto che l'autore
delle scene, Sergio Tramonti, ha detto di aver cercato di mettere in scena
«l'avventura cinematografica che Mario mi ha descritto, come l'inquadratura di
una qualsiasi periferia di una metropoli di oggi, con l'arrivo dei giostrai in
una piazza con una rampa autostradale sullo sfondo, che potesse fare da supporto
al coro». Un coro, quello della Scala, elogiato dal direttore Daniel Harding,
assieme all'orchestra scaligera che «pur a vent'anni dall'ultima
rappresentazione di "Cavalleria" e "Pagliacci"» (il dittico manca dal 1988), ha
mostrato di essere preparatissima.
Se tanto è stato anticipato su "Pagliacci", anche sull'onda delle polemiche
leghiste, pochissimo gli autori hanno voluto rivelare su "Cavalleria", facendo
presagire una scenografia minimalista, «spogliando molto la rappresentazione
scenica – ha detto Tramonti – per dare spazio alla musica, tanto da farla
diventare essa stessa scenografia, perché è Mascagni che ci restituisce gli
odori e i sapori della Sicilia, attraverso la sua musica».
Grande attesa per la prima, slittata a martedì, e per le compagnie di canto che
per "Cavalleria" puntano su Salvatore Licitra e per "Pagliacci" su Josè Cura.
é con immenso piacere che vi invitiamo alla nostra prima iniziativa:
un'analisi della cultura e della storia del popolo ROM per conoscerlo e
comprenderlo e non farsi contaminare dagli stereotipi razzisti che lo dipingono
come il nuovo "nemico". Un'iniziativa che prende spunto dalle celebrazioni
del giorno della Memoria per ricordare quelle vittime troppo spesso
dimenticate dalla storia.
L'iniziativa si articolerà su tre interventi: una relazione di carattere
storico, tenuta il 24 gennaio dal Prof. Finzi, che illustrerà la
storia degli "zingari" dall'India all'Europa e delle secolari persecuzioni
contro di loro, focalizzando l'attenzione sul genocidio perpetrato dai
nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale (con proiezione di
testimonianze di Rom e Sinti internati ad Auschwitz) per arrivare ai giorni
nostri, in Italia e nel mondo, con i Rom e i Sinti sempre vittime di politiche
di esclusione quando non di vera e propria persecuzione;
una relazione di carattere sociologico per far conoscere la struttura e
l'organizzazione delle etnie del popolo Rom e le politiche possibili tenuta il
21 febbraio dai Prof. A. Alietti e M. Pagani, e un momento
artistico rappresentato da artisti Rom, i Muzikanti, che si terrà al
Parco Trotter il 9 aprile.
La relazione di storia del Prof. Finzi verrà ripetuta a tutti gli studenti
delle classi V del Civico Liceo Linguistico A. Manzoni, in Via Rubattino,
proprio nel giorno della Memoria.
Di seguito i dettagli nella speranza di potervi avere tutti nostri graditi
ospiti
Titti Benvenuto
Zona 3 per la Costituzione
ROM e SINTI: un percorso di conoscenza per una convivenza possibile attraverso
LA STORIA: lunedì 24 gennaio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza del prof. P. Finzi: giornalista, saggista e politologo "A FORZA DI ESSERE VENTO: lo sterminio nazista dei Rom e dei Sinti"
LA CULTURA: lunedì 21 febbraio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano Conferenza dei
Prof. A. Alietti: docente di Sociologia Urbana e di Comunità, Università di
Ferrara
Prof. M. Pagani: studioso e presidente dell'Opera Nomadi di Milano "Origine, organizzazione e politiche possibili delle società Rom e Sinti"
L'ARTE: sabato 9 aprile - ore 15:00
presso il parco Trotter, via Padova 69, Milano Concerto di musica rom con il gruppo "I MUZIKANTI"
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - Nonostante le polemiche, perche' i campi nomadi
vengono spostati ma mai aboliti? E a chi servono davvero? Queste e altre domande
si pone Luca Cefisi nel suo scioccante saggio sui bimbi zingari: 'Bambini
ladri'. Esperto di immigrazione Cefisi ha iniziato a occuparsi della
minoranza zingara in Italia nel 1993, in concomitanza con l'arrivo dei profughi
della guerra civile jugoslava. Con questo saggio, ampiamente documentato, ci fa
conoscere la societa' rom: il modello arcaico patriarcale, la solidarieta' di
gruppo, la vita 'libera' dalle regole del mondo esterno. Ci descrive i pericoli
della vita da strada, ''tra pedofili attenti e poliziotti distratti'', la deriva
della tossicodipendenza e ci mostra come determinate problematiche vengono
affrontate in altri paesi europei.
Obiettivo principale del volume e', pero', quello di sfatare alcuni dei piu'
celebri luoghi comuni, presenti ormai in maniera trasversale nell'immaginario
collettivo nazionale. Nella visione dell'autore infatti i rom non sono, al
contrario di come vorrebbero le leggende metropolitane, ne' potenziali
stupratori ne' tantomeno 'ladri di bambini', e pochi sono nomadi per scelta
A proposito della "questione rom", oggi tragicamente
agli onori della
cronaca, per conoscere e capire, una delle poesie più famose del grande Paul Polansky:
The well, in italiano Il pozzo.
Leggi e ascolta anche la
versione originale!
Il pozzo
Mi presero al mercato
dove la mia gente una volta vendeva vestiti,
e dove ora gli albanesi praticano il contrabbando.
Quattro uomini mi gettarono sul sedile posteriore
di una Lada blu, urlando "Lo abbiamo detto,
niente zingari a Pristina."
Mentre mi spingevano giù sul fondo,
sentivo la canna della pistola sull’orecchio sinistro. Era così fredda
che sussultai proprio mentre qualcuno premette il grilletto.
Il sangue mi schizzò su un lato della faccia
dalla ferita sulla spalla.
Caddi, fingendomi morto.
Pregai la mia amata madre morta, tutti i
mulos*, affinché questi uomini non si accorgessero da dove
fuoriusciva il sangue. Quando arrivammo,
mi tirarono fuori per i piedi. La testa si schiantò
sul terreno, rimbalzando sulle pietre.
Mi gettarono a testa in giù in un pozzo.
Non raggiunsi mai l’acqua.
C’erano troppi corpi.
Giacevo rannicchiato, quasi incosciente
finché la puzza e il bruciore della calce viva
non mi fecero rinvenire.
Trattenni il fiato finché non sentii
ripartire la macchina, ma poi soffocai
per il fetore che mi circondava.
Con una sola mano, mi trascinai
aggrappandomi a gambe rigide
che mi fecero da scala per arrampicarmi.
La faccia, le mani, tutto il mio corpo
bruciava per la calce. Usai dell’erba
per pulire quello che potevo,
poi barcollai giù per una strada sporca
verso una lunga fila
di luci che si muovevano lentamente.
Venti minuti più tardi ero sull’autostrada
guardando i camion e le jeep verde oliva,
che mi passavano accanto come se fossi un palo del telefono.
Alla fine crollai davanti a due fari.
Non so dire se l’ultimo rumore che sentii
fu uno stridio o un grido.
Il giorno dopo in un ospedale militare
qualcuno della Nato mi interrogò per alcuni minuti.
L’interprete albanese fece sorridere i soldati.
A mezzogiorno stavo camminando
attraverso un bosco seguendo un sentiero per carri
che nessuno usa più,
tranne gli zingari
che fuggono da un paese
in cui hanno vissuto
per quasi
settecento anni.
*Mulos: spiriti di zingari defunti a cui non è stato
ancora concesso di entrare nel regno dei morti.
DOMENICA 20 FEBBRAIO 2011 - Dalle ore 19 concerto e jam session:
Via Bellezza 16A, Milano
MUZIKANTI DI BALVAL di JOVICA JOVIC
RAFFAELE KOHLER e la sua tromba
MALAPIZZICA
Ciao carissimi, vi scriviamo per invitarvi tutti, e speriamo sarete in
molti, ad una serata speciale che si terrà domenica prossima, 20 febbraio
all'Arci Bellezza di Milano. Lì i MUZIKANTI di Balval, RAFFAELE KOHLER e i
MALAPIZZICA daranno luogo ad un grande concerto solidale pensato per
autofinanziare il viaggio che porterà il maestro Jovica Jovic ed alcuni
componenti del gruppo, alla Fiera InMensa che si terrà a Cosenza dal 15 al 20
marzo (vedi allegato), dove potranno sostenere i valori dell'integrazione, dello
scambio socio culturale fra le variegate etnie che popolano, arricchendolo, il
nostro Paese. Tutto questo grazie a quel meraviglioso veicolo che è la loro
musica e che rappresenterà virtualmente il nostro abbraccio amichevole ai
fratelli immigrati.
La serata avrà inizio verso le 19 con un simpatico aperitivo etnico,
proseguirà con una breve presentazione del progetto, per poi esplodere in un
turbinio di danze ed emozioni dai Balcani fino al nostro profondo Sud!
L'ingresso sarà libero previo possesso della tessera Arci che si potrà
acquistare anche sul luogo. Sarà chiesto un gentile e libero contributo per il
buffet e il sostenimento delle spese.
Sperando che vinciate la pigrizia della domenica sera, vi aspettiamo numerosi
e confidiamo nella vostra disponibilità per diffondere la notizia dell'evento.
sabato 5 marzo alle ore 22.00
Teatro Bibiena, Mantova
Ancor prima di uscire dal ventre materno, Boulou ed Eliòs Ferrè hanno ascoltato
le note di una chitarra. Loro padre, Matelo Ferrè, è tuttora considerato una
leggenda. Compagno di strada di Django Reinhardt, Matelo aveva formato con i
suoi fratelli Baro e Sarane un trio divenuto celebre. In particolare Baro,
componente del quintetto di Django, è considerato come l’inventore del “valse
swing”, un vero e proprio fuoco musicale degli anni Trenta, Quaranta e
Cinquanta. Con Django, Gus Viseur e Jo Privat, i fratelli Matelo, Baro e Sarane
hanno colorato di francese il jazz.
Il primogenito di Matelo, Boulou, ha le stimmate del genio fin da piccolo: è
capace di suonare qualunque cosa ascolti, e in casa Ferrè di musica se ne
ascolta tanta! Django, certo, ma anche Charlie Parker e Dizzy Gillespie, di cui
Boulou impara tutti i “chorus” ad orecchio, la musica zigana, la classica
(Ravel, Bebussy, Faurè...). Insomma, un conservatorio domestico. E’ a otto anni,
con suo padre, che Boulou tiene il suo primo concerto: canta, suona, improvvisa.
Fra chi lo ascolta provoca stupore e meraviglia. Ancor prima di Raphael Fays e
Bireli Lagrene, Boulou è il bambino prodigio della grande famiglia manouche.
Qualche anno più tardi troviamo Boulou insieme a suo fratello Elòs, di 5 anni
più giovane, all’Olympia, in diretta televisiva. Quindi iniziano gli incontri
con i grandi del jazz, fra cui Dexter Gordon.
Ingresso: 15 euro - studenti 12 euro
Domenica 6 Marzo 2011 dalle ore 11.00 alle 13.00 Stage con Boulou ed Elios Ferrè
Iscrizione 15 euro
Info T +39 349 5921605
sabato 5 marzo dalle ore 22.00
Allo Spazio A di Sesto San Giovanni (attaccato a Milano) | via
Maestri del Lavoro| info@spazioa.org |
http://www.spazioa.org/
UDITE! UDITE! SIORE E SIORI!
GRANDE CONCERTO serale e
STAGE pomeridiano
(fantasia di valzer a 3, 5, 8, 11 tempi)
Vieni in bicicletta, in moto o in automobile?
Da Milano, percorrere viale Monza sino al termine. Oltrepassata la fermata di
Sesto Marelli della MM1 restare sulla destra senza salire sul cavalcavia. Subito
dopo l'ufficio postale (circa 100 metri) girare a destra in via Maestri del
Lavoro. La costruzione sulla sinistra è spazioA, di fronte a un ampio parcheggio
gratuito.
Vieni in metropolitana?
Prendere la MM1 fino a Sesto Marelli. Appena usciti restare sul lato destro di
viale Monza (il lato della sede CGIL-CISL-UIL) e proseguire in direzione Sesto
san Giovanni. Oltrepassato un porticato con le colonne rosse, proseguire sino
all'ufficio postale e girare a destra in via Maestri del Lavoro. La costruzione
sulla sinistra è spazioA.
Per info:
Gianmarco - 335.8395877
Daniela - 320.0877526
Pietro - 349.6342214
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