Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Sucar Drom (del 27/07/2007 @ 09:53:40, in blog, visitato 2599 volte)
Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo
dell’associazionismo
Nei giorni 18 e 27 settembre 2007, 9 e 18 ottobre 2007, rispettivamente a Udine,
Bari, Palermo e Milano, dalle ore 9.00 alle ore 17.00, sono previste le Giornate
di formazione “Discriminazione razziale e accesso alla giustizia: il nuovo ruolo
dell’associazionismo”.
Tali iniziative si co...
Verona, un «fascista» all'Istituto per la Resistenza
Tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead,
dirigente della Fiamma Tricolore, membro del gruppo musicale "Gesta
bellica", che come pezzi culto ha canzoni dedicate a Erik Priebke ("Il
capitano") e a Rudolph Hess ("Vittima della democrazia") ma il loro hits è un
pezzo antisemita: “Tu ebreo maledetto che ti arricchisci sulla pelle degli
altri… giudeo senza patria, trovarti è stata dura ma con i tuoi soldi non fai
più paura”... Quale curriculum migliore ..
Cecina, XIII Meeting Internazionale Antirazzista
Sabato 21 luglio è iniziato il XIII Meeting Internazionale Antirazzista,
organizzato dall'ARCI Toscana, "Città Aperte: Genti, Generi, Generazioni" che
terminerà il 28 luglio. Quest'anno ampio spazio è dedicato alle Minoranze Sinte
e Rom, attraverso la presenza del Comitato Rom e Sinti Insieme, il 25 luglio, ma
moltissimi sono gli eventi (scarica il programma).
Mercoledì 25 luglio alle ore 10.00, si apre l'incontro del...
Cecina, il Comitato Rom e Sinti Insieme presenta il documento in preparazione
alla Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia
Ieri, 25 luglio 2007, il Comitato Rom e Sinti Insieme ha presentato il documento
"spunti di riflessione per la Conferenza sull’Identità Rom e Sinta in Italia".
Il documento è stato redatto a partire da sei quesiti posti dal Ministero
dell'Interno al Comitato. Il documento è stato presentato ieri ufficialmente al
Gov...
Di Daniele (del 28/07/2007 @ 09:21:00, in Europa, visitato 2572 volte)
26.07.2007 Barbulesti, villaggio romeno. Dal 2006 ha portato una
grossa novità: vi è stato eletto il primo sindaco rom della Romania. Un
interessante reportage di TOL. Nostra traduzione
Di Daniel Ganga e Petru Zoltan,
Transitions Online, 4 luglio 2007 (titolo originale: The First Romani Mayor)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Serena Scarabello
L’unica strada asfaltata di Barbulesti, 50 chilometri a nord di Bucarest, taglia
in due il villaggio, che è abitato da circa 6000 persone, di cui la maggioranza
sono rom.
Lungo questa strada, si trova un palazzo rosa, il municipio. Vicino, ci sono
delle case povere e malfatte, circondate da fatiscenti recinzioni. Accanto, un
gruppo di 59 abitazioni temporanee, ciascuna delle dimensioni di una carrozza
ferroviaria. Installate dal governo romeno in seguito alle inondazioni
dell’autunno del 2005, le abitazioni non dispongono né di fognature né di
impianto idraulico. L’acqua esce da un singolo pozzo e ogni dieci di questi
container c’è una rudimentale toilette, con un pezzo di tessuto come porta.
“Quando il vento soffia un po’ più forte del solito, le lamiere sui nostri tetti
se ne volano via”, racconta Dimitru Dragnea, il portavoce non ufficiale della
comunità. “Le recuperiamo durante la notte e le rimettiamo a posto il giorno
dopo…. Siamo 400 anime a bere da un solo pozzo”.
Questo desolato villaggio ha segnato un po’ la storia, l’anno scorso. In uno
stato di 21 milioni di abitanti, tra cui si stimano circa due milioni di rom,
Barbulesti ha eletto il primo sindaco rom della Romania. Ion Cutitaru ha
stabilito degli obiettivi per Barbulesti che potrebbero sembrare modesti in
qualsiasi altro posto – assicurare la distribuzione dei benefici statali tra i
residenti, costruire una stazione di polizia e un ufficio postale - ma qui sono
obiettivi molto ambiziosi..
Progetti ed ambizioni
Una delle prime azioni di Cutitaru è stata quella di richiedere per i residenti
di Barbulesti i sussidi sociali a cui hanno legalmente diritto. All’inizio
dell’anno, l’amministrazione comunale ha ricevuto 780 richieste per i sussidi
sociali, 580 in più rispetto all’anno precedente l’elezione di Cutitaru.
“Durante il mio mandato di sindaco, voglio pienamente assicurare ai miei
cittadini gli aiuti economici a cui hanno diritto. Un bambino può andare a
scuola se ha un pezzo di pane da mangiare”, afferma Cutitaru, che ha 55 anni,
folti capelli grigi e circa 168 centimetri di altezza.
Recentemente, ha accolto i visitatori nel suo ufficio, una stanza invasa di
carte e con una scrivania sulla quale ci sono tre bandiere: una della Romania,
una dell’Unione Europea e quella internazionale blu e verde del popolo rom.
Evidentemente stanco dopo una lunga giornata di lavoro, Cutitaru parla calmo dei
suoi ambiziosi progetti.
Vuole costruire una stazione di polizia, un ambulatorio, una clinica
veterinaria, un ufficio postale e un centro culturale per i Rom. “Ora, non
abbiamo nulla”, dice.
Cutitaru progetta inoltre di asfaltare le strade del paese e di arginare il
vicino fiume Ialomita, che ha inondato il villaggio nel 2005 e ha distrutto più
di 200 case, costringendo 300 persone a rifugiarsi nella scuola del villaggio.
“A breve, il nostro villaggio tornerà normale”, dice Cutitaru. “Riceveremo fondi
dall’amministrazione provinciale. Esistono anche fondi europei per i rom. Da
quel che so, ci saranno tra i 10 e i 12 milioni di euro per i rom”.
Nove mesi dopo la sua elezione, il sindaco sta ancora aspettando che la
provincia, che gestisce la maggior parte del denaro pubblico, investa i soldi
nel suo villaggio. Nel frattempo, dice, la sua volontà di aiutare i cittadini ha
portato ad un aumento delle tasse, sebbene non voglia dire di quanto.
“Prima si da qualcosa a qualcuno, e poi si può chiedere qualcosa in cambio”,
dice. “Quindi prima offriamo alla gente un sostegno economico minimo e garantito
dalla legge, e loro poi pagano le tasse allo stato”. Stiamo provando, con
l’aiuto degli amministratori locali, a spiegare ai nostri cittadini che hanno
sia diritti che doveri".
Ma un suo critico dice che tale approccio, tasse per ottenere sussidi sociali, è
fuorviante.
“Non sono per nulla d’accordo con persone che fanno affidamento unicamente sui
sussidi. Finché contano su 40 o 50 euro al mese, questo rimarrà un problema”
afferma Leonida Mandache, presidente della sezione di Ialomita del Partito
Pro-Europa. Dice che generalmente in una famiglia di sei o sette persone, che
riceve 100 euro al mese di sussidio, almeno tre persone sono in grado di
svolgere un lavoro, guadagnare un salario e condurre quindi una vita normale.
Lavoro lavoro lavoro
Molti sono d’accordo con l’idea che il lavoro sia la chiave per lo sviluppo, ma
riuscire ad assicurare un’occupazione alla gente è tutta un’altra questione, E’
difficile sapere quale sia la reale percentuale di disoccupati a Barbulesti, in
quanto la maggior parte dei residenti non ha mai lavorato in regola e non ha
quindi diritto all’assegno di disoccupazione ricevuto invece da chi, per
esempio, ha lavorato regolarmente assunto da una ditta che ha poi fallito. Molti
cittadini di Barbulesti lasciano temporaneamente il paese per cercare un’
occupazione, o per mendicare, da qualche altra parte.
Nel 2005 e nel 2006, l’Agenzia Nazionale per il Lavoro, affiliata al Ministero
degli Interni, ha sperimentato un progetto per favorire l’inserimento lavorativo
dei Rom, finanziato dall’Unione Europea e dal governo romeno. E’ stato un
fallimento, secondo un responsabile dell’Agenzia, che chiede di non rivelare il
proprio nome. “Le condizioni per l’assunzione erano troppo rigide” afferma “La
mancanza di interesse da parte dei datori di lavoro e degli attori sociali
coinvolti ( come le scuole, ospedali, ONG), combinata alla mancanza di
informazioni tra i Rom ha contribuito al fallimento del progetto”.
Questi spiega che i potenziali datori di lavoro imponevano delle condizioni
assurde. Per esempio, una ditta che si occupa della pulizia delle strade
richiedeva dieci anni di scolarizzazione. Un’altra ditta ancora, per un impiego
come lavavetri esigeva da un Rom la conoscenza dell’inglese.
“L’inserimento lavorativo… tutte balle!!”, afferma Mandache.
“Noi vogliamo lavorare, ma non abbiamo un’occupazione” aggiunge Dragnea, 55
anni. “Per lavorare come guardia, una ditta richiede almeno otto anni di
educazione scolastica. Viviamo grazie ai sussidi per i bambini. Non abbiamo
nient’altro. Tra 400 persone, solo due o tre lavorano nel villaggio. Se tutti
avessimo un’istruzione, la situazione sarebbe sicuramente diversa.”
Fino a due anni di età, un bambino di una famiglia sotto la soglia di povertà
può ricevere dallo stato fino a 65 euro mensili. Dopo i due anni, la cifra si
riduce a 12 euro al mese.
Nemmeno l’agricoltura è una buona alternativa: praticata in cooperative durante
il periodo comunista, è declinata dopo che la riforma agraria ha riconsegnato le
terre ai vecchi proprietari, i quali non avevano né i soldi né gli strumenti per
lavorare i campi. A lungo abbandonata, la terra ora è molto difficile da
coltivare.
“L’agricoltura non è più un’attività lucrativa” spiega Cutitaru “E’ difficile
qui a Barbulesti coltivare: non abbiamo gli strumenti e la terra non è fertile.”
Il villaggio ha circa 100 ettari di terra coltivabile.
Oggi, molti dei rom di Barbulesti lavorano come commercianti ambulanti, in
particolare nel settore tessile e nel vestiario. “Se andate in qualche mercato
in Romania… troverete sicuramente dei rom da Barbulesti” dice Cutitaru.
La sezione di Ialomita dell’Agenzia Nazionale per il Lavoro progetta di assumere
150 rom per tre mesi durante l’estate per svolgere lavori nella comunità.
Riceveranno un salario minimo dall’ Agenzia, spiega Mandache.
Ma questa è solo una goccia nell’oceano. Cutitaru ha promesso di far pressione
sulle ditte che faranno i lavori di modernizzazione a Barbulesti affinché
assumano dei rom.
Scalare la scala sociale
Cutitaru è stato eletto nell’ottobre del 2006, tre mesi dopo che Barbulesti ha
ottenuto l’autonomia da un villaggio vicino e quindi il diritto ad eleggere il
loro proprio sindaco.
Tra sette candidati, egli ha ottenuto il 55% dei voti al primo turno.
Cutitaru è considerato l’intellettuale del paese, dicono i concittadini. Egli
infatti ha frequentato le scuole per otto anni e ha fatto poi un apprendistato
come tappezziere. Ha lavorato a lungo come mediatore culturale nelle scuole e il
suo obiettivo era quello di portare a scuola tutti i bambini rom del paese.
“Avevo un compito veramente difficile!” afferma “ Se i bambini mancavano per più
di tre giorni consecutivi, andavo a casa loro e cercavo di convincere i genitori
a rimandarli a scuola. Il giorno dopo, andavo in classe con loro. Compravo loro
pasticcini e latte. Era particolarmente difficile con i bambini più piccoli,
perché non conoscevano per nulla il romeno. Dovevo insegnarglielo. Ora, sono
alle scuole secondarie. Voglio vedere dove arriveranno questi ragazzi.”
Cutitaru è orgoglioso di avere nel suo paese 12 ragazzi diplomati alle scuole
superiori, tra cui i suoi 5 figli, specialmente considerando il fatto che
l’istituto più vicino si trova a 20 chilometri da Barbulesti.
“Se la gente ha un’istruzione, la loro mentalità cambia. E’ una battaglia a
lungo termine. I cambiamenti possono avvenire in decine di anni, non in una
notte. Se una persona ha 10 o 12 anni di scolarizzazione, può trovare molto più
facilmente la sua strada.” afferma.
Ci sono circa 1100 bambini , la maggior parte rom, che frequentano la scuola di
Barbulesti, un numero significativo rispetto alla grandezza del villaggio.
Alcuni cittadini dicono che il merito è in parte degli sforzi di Cutitaru.
Ma non tutti apprezzano Cutitaru. Dragnea dice che il sindaco ha realizzato
poco. “Distribuiscono i sussidi quando vogliono” dice Dragnea riferendosi al
governo “Cutitaru non ha fatto nulla di speciale.”
Membro del Partito pro Europa, Cutitaru è in politica da 16 anni. É stato una
membro dell’amministrazione di Armasesti, il paese di cui Barbulesti faceva
parte fino allo scorso anno. Era conosciuto come il sindaco non ufficiale dei
rom.
“Ho condotto la mia campagna visitando tutti. Ho parlato a tutti per farmi
conoscere.” Dice Cutitaru “Ho riflettuto prima di fare questo. Ho calcolato i
problemi che avrei incontrato. … Se non riuscirò a fare ciò che mi sono
ripromesso, non mi candiderò per un nuovo mandato. Se invece ci riuscirò, mi
candiderò una seconda volta.”
Non ha molto tempo. Cutitaru è stato eletto in elezioni speciali, tra due
regolari votazioni. Rimarrà in carica ancora un anno e mezzo.
Di Fabrizio (del 29/07/2007 @ 09:28:44, in lavoro, visitato 2645 volte)
dalla
Reuters
Le famiglie rom nel Montenegro settentrionale stanno beneficiando con
successo di un programma di sviluppo economico. Attraverso un programma di
microcredito AgroInvest, le loro condizioni di vita sono drasticamente cambiate.
Le famiglie Hairushi e Djulshan, rispettivamente con tre e sette figli, sono
parte della colonia rom di 1.000 persone a Nikšiæ. I capifamiglie, Isad e Redzo,
per anni sono stati disoccupati, prima che il capitale straniero privato
arrivasse nella piccola città montenegrina.
La madre di Isad è una tra i migliaia dei Rom dispersi interni dal Kosovo nel
1999, senza documenti personali. Isad è tra quanti beneficiano del programma
AgroInvest, un'istituzione World Vision in Serbia e Montenegro. World Vision
d'altra parte, guarda oltre il solo sviluppo economico.
Col supporto dello staff del Programma di Sviluppo World Vision a Niksic, i
membri della comunità identificano le priorità chiave per lo sviluppo della loro
comunità e le necessità specifiche delle famiglie. Tra queste, l'urgenza di
esami medici specialistici per Sead, il figlio di Isad, nato prematuramente e
con solo il 20% di visione oculare.
Il 3% dei ricavati delle attività di micro credito di World Vision è messo a
disposizione per questi tipi di intervento e di progetti comunitari. Da questo
fondo sono stati forniti 750 US$, perché Sead potesse andare a Novi Sad in
Serbia, per una visita medica appropriata. Ora frequenta una scuola speciale a
Podgorica. Dal 2005 World Vision è intervenuta in oltre 100 iniziative per
l'infanzia, supportando la comunità nella scolarizzazione, sanità e attività
ricreative. Oltre 5.000 bambini sono stati diretti beneficiari di questi
progetti.
Altro esempio è quello della famiglia Djulshan con sette figli, di età
compresa tra 8 mesi e 20 anni, ed un nipote. Il padre Redzo (45 anni), col micro
credito di AgroInvest, si è procurato una sega circolare e offre i suoi servizi
ai cittadini di Nikšiæ. Ora guadagna 1.000 € a stagione ed è in grado di fornire
ai suoi figli una sistemazione migliore, vestiti e cibo più bilanciato.
"Non ho mai avuto un lavoro e mi sentivo colpevole per la mia famiglia. Sette
mesi fa era più dura, quando non avevamo nessun stipendio. Non voglio che i miei
figli vadano a mendicare. Voglio che abbiano una vita soddisfacente e che vadano
a scuola. Due dei miei sette figli ora vanno a scuola".
Kyhl Amosson, direttore nazionale di World Vision, dice: "La popolazione Rom
non è differente da altri clienti. Anche loro vogliono una vita migliore per i
loro figli e famiglie, sono come qualsiasi altro - vogliono guadagnare
abbastanza per avere case calde d'inverno, dar da mangiare ai loro figli,
mandarli a scuola, e dare loro migliore assistenza medica quando c'è bisogno".
World Vision non si indirizza specificatamente alla popolazione Rom
attraverso AgroInvest, in quanto si focalizza maggiormente sulla riduzione della
povertà sociale ed economica nelle aree rurali. La popolazione Rom è concentrata
nelle aree urbane. Ma quando è possibile, incoraggia l'integrazione sociale e
supporta tutti attraverso la mobilitazione della comunità.
Circa 4 milioni di Rom, la più alta concentrazione mondiale, è nei Balcani.
In Montenegro, la popolazione Rom non è così vasta come in Serbia o nel
Montenegro meridionale, ma certamente rappresentano uno dei gruppi più
vulnerabili ed escluse nella società.
[ Any views expressed in this article are those of the writer and not of Reuters.
]
Di Fabrizio (del 30/07/2007 @ 09:24:17, in Europa, visitato 2343 volte)
Da
Radio Praha
[18-07-2007] By Rosie Johnston
Le prime notizie sulle
sterilizzazioni di donne Rom risalgono agli anni '70. Esperti sospettano che
oltre 2.000 donne nella Repubblica Ceca, siano state sterilizzate contro la loro volontà.
Sin dal 1991 almeno 85 donne ed un uomo hanno presentato reclami all'ombudsman
ceco, asserendo di essere stati sterilizzati contro la loro volontà. Vybor pro lidska prava a biomedecinu
(Commissione per la biomedicina ed i diritti umani), una struttura governativa,
questa settimana ha suggerito che lo stato dovrebbe creare un fondo per
compensare queste donne. La somma sarebbe di circa 200.000 CZK,o 10.000 $, a
vittima. Ma il ministro responsabile ha rigettato l'idea, mentre i gruppi romanì
considerano le misure insufficienti. Kumar Vishvanathan è un attivista dei
diritti romanì di Ostrava:
In questa nazione, la sterilizzazione delle Romnià è proseguita negli
anni '70 ed '80, sotto il regime comunista. Durante questo periodo, è stata
un'attività gestita dallo stato, come è successo in Svezia, facendo finta
che fossero le donne stesse a voler essere sterilizzate. Spesso alle donne
venivano fatti dei "regali", come un sacco di carbone, una lavatrice ecc.
Penso che fosse un buon alibi, queste donne non avevano possibilità di dire
"No, non voglio il vostro sacco di carbone, invece voglio avere
bambini!".Non c'era la possibilità di dire così sotto il regime totalitario.
Disgraziatamente, questa pratica è continuata sino oggi. Conosciamo casi di
tre anni fa.
Lo stato non può più offrire "regali" alle donne che passano attraverso
ciò, quindi che incentivi offrono oggi alle donne per questa operazione?
Dopo il 1991, lo stato se n'è lavato le mani. Dal nostro punto di
vista lo stato è ancora responsabile, perché non ha preso nessuna misura
perché la comunità medica riceva una formazione adeguata per non lavorare in
stato di inerzia. Oggi continuano a lavorare come facevano nel passato. Non
ci sono stati gradini proattivi da parte dello stato per rafforzare i
controlli sul consenso responsabile.
Cosa pensi della recente proposta di Vybor pro Biomedicinu,
che lo stato dovrebbe compensare queste donne o che lo debbano fare gli stessi
ospedali?
Pensiamo che lo stato debba assumersi le proprie responsabilità. Diamo
il benvenuto all'idea che lo stato crei un fondo per compensare queste
donne. La nostra sola osservazione è che la compensazione non sia
limitata ai soli casi avvenuti prima del 1991. C'è poi un altro problema,
che le cartelle mediche di alcune donne sono state distrutte dagli ospedali
che ha compiuto queste operazioni. Oggi, è molto difficile per queste donne
provare che i loro casi sono reali.
Il compenso proposto da Vybor di 200.000 Corone, è sufficiente secondo il
vostro punto di vista?
Su questo posso solo dare la mia personale opinione, ma le donne Rom
dovranno decidere loro se è accettabile. Secondo me, è una somma inadeguata,
ma la parola finale resta alle Romnià.
Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:25:51, in casa, visitato 2273 volte)
L'Ombudsman contro la Discriminazione Etnica (Diskrimineringsomb udsman - DO) sta indagando sul mercato immobiliare dato che il numero di proteste continua ad
aumentare.
Negli ultimi cinque anni, ha ricevuto un totale di 314 rapporti su
proprietari che discriminano contro chi non è di etnia svedese. La prima metà di
quest'anno ha già visto 43 lamentele, comparate alle 60 di tutto l'anno scorso.
Secondo DO, i gruppi più discriminati sono gli Africani, i Rom, i Musulmani e
quanti provenienti dai paesi del Medio Oriente.
"Siamo passati attraverso situazioni terribili per cui la gente si trova
intrappolata in aree-ghetto. Spesso hanno fatto centinaia di richieste per
uscire dalle aree dove sono confinati. E' una situazione che porta alla
disperazione." racconta John Stauffe (avvocato e project manager DO) a Svenska
Dagbladet.
Nessuno dei casi riportati da DO ha prodotto una singola decisione del
tribunale. L'ufficio DO ha comunque prodotto atti in cinque occasioni, i più
recenti nel caso di una donna rom sfrattata dal suo appartamento a Sundsvall.
Le azioni giudiziarie sono in corso in altri tre casi. Nel quinto caso, è
stato raggiunto un accordo in tribunale, con l'inquilino che ha ricevuto 20.000
kronor (2.900 $) in compenso dal proprietario.
Di Sucar Drom (del 31/07/2007 @ 09:42:21, in blog, visitato 2473 volte)
Milano, le difficoltà sul territorio provinciale
«Abbiamo fatto di tutto per cercare un dialogo, ma non c’è stato nulla da fare.
Questa è gente che non vuole integrarsi, sono persone arroganti che vivono
nell’illegalità, ho anche subito un’aggressione qui in municipio da uno di loro
e ho presentato denuncia alla magistratura».
Ha i nervi a fior di pelle Giuseppe Caridi, primo cittadino...
Trento, la difesa delle minoranze
Il Trentino Alto Adige è diventato un modello da seguire per quel che riguarda
la convivenza con le minoranze linguistiche. I Mòcheni e i Cimbri al pari dei
ladini, sono qui tutelati sotto il profilo istituzionale e politico,
tuttavia le due comunità sono poco conosciute. È dunque necessaria un’opera di
valorizzazione e promozione della loro cultura e delle loro lingua per
garantirne la sopravvivenza. Ce ne parla Marco Viola, dirigente del servizi...
Milano, i Rom e le ragioni negate
Chiedono case, istruzione per i figli, un lavoro. Dicono no ai campi e ai patti
con le istituzioni. I rom di Milano raccontano di sentirsi emarginati. Per
incrinare la barriera di diffidenza ieri pomeriggio si sono dati appuntamento di
fronte a Palazzo Marino. Hanno cantato e suonato. Si sono fatti portavoce dei
messaggi scritti per l’occasione da Dario Fo e Moni Ovadia. Con loro num...
Rom e Sinti, Alleanza Nazionale è divisa tra separazione e assimilazione
Molti esponenti di Alleanza Nazionale continuano ad organizzare manifestazioni
per la cacciata dei Rom e dei Sinti, in particolare Rom rumeni, ma nella destra
italiana l'onorevole Roberta Angelilli (in foto) sceglie una strada diversa:
l'assimilazione. L'onorevole Angelilli, utilizzando le stime errate dell'Opera
Nomadi Nazionale, sta raccogliendo in tutto il Paese le firme per "difend...
Cecina, superare i "campi nomadi"
Superare i campi nomadi. Dal XIII Meeting Antirazzista di Cecina, il “Comitato
Rom e Sinti Insieme” manda un messaggio inequivocabile al Governo e agli Enti
locali e consegna al sottosegretario della Solidarietà sociale, Cristina De
Luca, un manifesto redatto da sette associazioni di rom e sinti rappresentate
dal Comitato.
La prima richiesta, dice Nazzareno Guarni...
Roma, in Regione la destra si arrabbia per i soldi promessi per i "campi"
Le casse della Regione sono sempre più vuote: nel settore sanitario, che incide
pesantemente sul bilancio della Pisana, si continua a parlare di «buchi»,
voragini, extradeficit, congelamento di debiti, tagli a servizi importanti.
Tutto, sembra, a causa del mancato controllo della spesa farmaceutica e
sanitaria che ha costretto la giunta Marrazzo a predisporre cinque o sei piani
di rientro dal deficit e a chieder...
San Benedetto del Tronto (AP), i "bravi ed onesti cittadini" criticano il
comportamento dei Carabinieri
E' successo anche questo... A San Benedetto del Tronto i "bravi ed onesti
cittadini" si sono arrabbiati perché il 113 non è intervenuto immediatamente a
cacciare delle famiglie, non sappiamo se sinte o rom, che si sono permesse di:
stendere la biancheria e occupare una buona pa...
Porto Cesareo (LE), i bambini rom sono senza diritti
Porto Cesareo ha visto lo sgombero di alcune famiglie, probabilmente di Rom
rumeni, che da anni vivevano in una masseria (in foto) nell'entroterra, in
pessime condizioni igieniche e sanitarie. I Carabinieri dopo diversi interventi
per "convincere" le famiglie ad andarsene sono intervenu...
Di Fabrizio (del 31/07/2007 @ 09:52:21, in blog, visitato 2199 volte)
In Italia, se ti chiami Berlusconi, o Fassino, o Fazio, sussiste una forma
estesa di presunzione di innocenza che (vedi Previti) va perfino oltre la
condanna passata in giudicato. Se invece sei rumena, specie se prostituta o
zingara, sei colpevole senza processo ed è già tanto se non ti fuciliamo sul
posto.
Il caso è quello di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. I media sono
del tutto univoci: la donna, rom, nomade, zingara, a seconda del grado di
grossolanità, è sicuramente colpevole di aver nascosto un bambino di tre anni
sotto la sua gonna per sequestrarlo. Dalla Rai a Mediaset, dall'ANSA al Corriere
della Sera a Repubblica non si trova un condizionale a pagarlo un milione.
Del resto è noto (leggasi: è diffusa vulgata) che gli zingari rapiscono i
bambini e non importa che MAI nella storia uno "zingaro" sia stato condannato
per un rapimento.
continua sul
blog di Gennaro Carotenuto
Di Fabrizio (del 01/08/2007 @ 10:00:49, in Regole, visitato 1917 volte)
Lo scorso 29 aprile, il Quarto Tribunale Municipale di Belgrado ha trovato Aleksandar Nikolić, guardia della sicurezza del club "Acapulco" di Belgrado, colpevole di aver proibito l'accesso a tre cittadini Rom: Zorica Stojković, Petar Antić e Ljutvija Antić, solo sulla base della loro etnia. La Corte gli ha commutato sei mesi di prigione, e una sospensione di due anni. Il secondo accusato, Aleksandar Sabo, è stato prosciolto da tutte le accuse.
La decisione della Corte è stata accolta con favore da European Roma Rights Centre (ERRC) di Budapest, Minority Rights Centre (MRC) ed Humanitarian Law Centre (HLC) di Belgrado, che avevano compilato le accuse contro Aleksandar Nikolić e Aleksandar Sabo. Le tre organizzazioni hanno rappresentato le vittime nel procedimento legale che è seguito.
I querelanti hanno fatto parecchi tentativi di entrare nel club, ma ogni volta la guardia di sicurezza ha risposto che occorreva una prenotazione o una tessera. Questo ha portato HLC e MRC a condurre un test il 25 luglio 2003, che ha provato senza ombra di dubbio la discriminazione contro questi Rom nel loro diritto di accedere agli spazi pubblici.
Il test consiste nel creare ad hoc una simulazione per dimostrare la differenza di trattamento. Nel primo caso il gruppo era composto da Rom, mentre il secondo da non-Rom. Tutti i partecipanti al test erano vestiti propriamente e l'unica differenza tra loro consisteva nel colore della pelle. Al primo gruppo le guardie hanno chiesto se avessero una prenotazione, senza la quale non era possibile entrare. Il secondo gruppo è invece entrato senza nessuna contestazione.
[...]
Di Fabrizio (del 01/08/2007 @ 22:31:34, in blog, visitato 1834 volte)
La “zingara” di Palermo era del tutto innocente, e non c’è mai stato nessun
tentato sequestro di bambini in spiaggia a Isola delle Femmine. Anche la cellula
di Al Qaeda formata da medici musulmani presunti terroristi, che era sulle prime
pagine di tutti i giornali del mondo tre settimane fa, non è mai esistita. Nel
silenzio osceno dei media, sono stati scagionati tutti. La “società aperta” è
sotto attacco. Ma da parte di chi?
La signora Maria Feraru, 45 anni, cittadina romena, è stata completamente
scagionata dall’accusa infamante di aver tentato di rapire un bimbo di tre
anni sulla spiaggia di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. Portava una
gonna sospetta, e ciò è bastato a scatenare la follia collettiva. Dai media, ai
bar di tutta Italia, ai forum in Internet, in molti avevano chiamato al
linciaggio, al farsi giustizia da sé. I media, trattandosi di una “zingara”,
avevano immediatamente presunto la colpevolezza. C’erano perfino le motivazioni:
tratta di bambini, qualcuno aveva perfino parlato di traffico di organi, in una
corsa ad evocare più orrore possibile senza alcun riscontro. Non importa che il
luogo più improbabile per rapire un bambino sia una spiaggia affollata o un
supermercato, dove appena un paio di mesi fa era stato inventato un falso
sequestro analogo, questa volta in norditalia. E non importa che non esista un
solo caso di “zingara” condannata per sequestro di persona in Italia. La
maggioranza degli abitanti di questo paese –senza alcuna vergogna- tra un giorno
o un mese sarà di nuovo disposta a credere che tutti gli zingari rapiscono i
bambini. O che i nazisti -è più o meno lo stesso- fecero le Fosse Ardeatine per
colpa dei partigiani che non si consegnarono. Del resto lo dice anche Mike
Buongiorno!
UNA FALSA NOTIZIA NON NASCE DAL NULLA Nasce da rappresentazioni collettive,
mentalità collettive, che la precedono e la sostengono. E’ quello che ci ha
insegnato già negli anni ’20 Marc Bloch, con La guerra e le false notizie. Siamo
disposti a credere tutto quello che ci rende chiaro un quadro. Gli zingari, o i
musulmani o i politici sono sempre colpevoli. I carabinieri (o gli Stati Uniti),
secondo da dove si guarda, hanno sempre torto o sempre ragione. Gli italiani (e
non solo loro) sono così disposti a credere che gli zingari rapiscono i bambini,
tanto da ribaltare l’onere della prova: sei tu –chi scrive sta ricevendo diversi
messaggi in tal senso- a dover dimostrare che gli zingari non rapiscono i
bambini, non loro a dover citare un solo caso di condanna passata in giudicato.
Continua sul
blog di Gennaro Carotenuto
Da
Mundo_Gitano
Por: LORENZO ARMENDARIZ GARCÍA**
Quando inizia ad interessarmi nel sorprendente mondo dei Gitani messicani,
a provare a recuperare le orme di mio nonno, "el Hungaro", che conobbi
pochissimo, il destino mi condusse verso la famiglia Costich, che amo e rispetto
come il mio proprio sangue. A partire da quel momento mi introdussi in un
universo di viaggi, storie ed esperienze che mi hanno segnato per la vita.
I forti legami emotivi che mi uniscono a varie famiglie Gitane mi hanno
permesso di ascoltare narrazioni dalla loro viva voce, che costituiscono la
storia orale di questo popolo. Nel contempo, le mie lunghe visite a diversi
accampamenti han reso possibile conoscere la quotidianità dei rappresentanti
della vita Gitana.
I Gitani han saputo adattarsi alla cultura messicana e alcune icone
nazionali sono presenti nelle loro case. Il 6 gennaio i Gitani Ludar
commemorano i loro defunti ed iniziano l'anno nuovo. Durante la Settimana Santa,
i Ludar non lavorano, si aiutano però vendendo salvavita e palle sulla
spiaggia. Montano anche piccoli trucchi visuali.
Anche se è difficile precisare con esattezza in quale anno arrivarono in
Messico le prime migrazioni di Gitani, probabilmente alla fine del secolo XVI e
poi durante i primi anni delle loro conquiste in America, tanto la Spagna che il
Portogallo cominciarono ad espellere verso le nuove colonie i gruppi di Gitani
che vagabondavano nelle terre europee. Molti di questi Gitani erano di origine
ungarica, dato che in quel periodo il vasto impero spagnolo comprendeva le terre
austriache. La presenza Gitana più antica in America di cui si ha conoscenza
proviene dal Brasile e data 1574. Mi consta che il popolo Gitano si trova oggi
principalmente in Argentina, Perù e Brasile, però anche in Colombia, Uruguay,
Cile, Guatemala, El Salvador, Honduras, Puerto Rico ed in misura minore a Cuba.
Le prime testimonianze sulla presenza Gitana in Messico di cui ho notizia,
appaiono nelle note di Albert Guilliam, viaggiatore statunitense che percorse
tra il 1843 e il 1844 il nord e il centro del Messico e menziona i Gitani
commercianti che giravano il paese. Anche il norvegese Kart Lumholtz ne allude
nella sua opera "El México Desconocido":
"Mi sorpresero all'improvviso le allegre chiacchiere e lo strano aspetto
di un gruppo di gente dai lunghi capelli sciolti che stavano bagnando alcuni
grandi cavalli [...] L'occupazione principale degli uomini è di calderai [...],
inoltre commerciano cavalli [...] Molti erano bosniaci e non mancavano alcuni
turchi e greci che portavano orsi e scimmie, però la maggioranza erano originari
dell'Ungheria, ungari vengono chiamati in tutto il Messico. Molti parlano bene
l'inglese e il francese, ed uno di loro mi disse che suo padre conosceva il mio
paese"
In effetti, in Messico, al pari di molti paesi dell'America Latina, li si
conosce col nome generico di "húngaros" perché considerati originari di questo
paese, però la loro vera origine è nel nord dell'India.
L prima grande migrazione documentata in Messico si da a partire dal 1890 e
proviene principalmente dall'Ungheria. Più in là arrivarono gruppi rumeni con
l'intenzione di entrare negli Stati Uniti. Un'altra grande ondata di migrazione
avvenne tra il 1920 e il 1926, a causa del razzismo contro questo popolo che si
intensificò dopo la I guerra mondiale. Si trattava di famiglie polacche ed
ungheresi che decisero di cercare la fortuna negli Stati Uniti, molte delle
quali si fermarono in Messico. Pochi anni prima, altri Gitani russi avevano
fatto lo stesso fuggendo dai moti rivoluzionari. Dato che il Messico aveva al
tempo una politica immigratoria abbastanza flessibile ed accoglieva senza
discriminazioni qualsiasi straniero, le famiglie Gitane arrivavano dalla Francia
in Messico passando da Cuba. Queste facilitazioni terminarono con la
promulgazione della legge sull'immigrazione nel 1930, con la quale venne
limitato l'ingresso nel paese di perseguitati politici ed esiliati.
In Messico vivono pochi Gitani di origine spagnola, la maggioranza arrivarono
da Ungheria, Polonia, Grecia, Bosnia, Yugoslavia, Turchia, Francia e Romania. Il
Gruppo maggioritario è quello dei Rom, diviso in clan e sottogruppi
principalmente di Kalderash, Husos, Grecos, Xoraxai, Xoropesti y Hungaresdos.
Parlano il romaní, lingua imparentata col sanscrito ed arricchita con prestiti
dialettali di altri idiomi. Vivono stabilmente nelle grandi città e centri
mercantili, intraprendendo senza dubbio lunghi viaggi col pretesto di strategie
commerciali, però la vera ragione è la nostalgia per il viaggio stesso. I
rumanos son Ludar e parlano rumeno antico, anche se le nuove generazioni
hanno perso completamente questa lingua. Son nomadi, anche se qualcuno mostra
l'intento di stabilizzarsi, però la tentazione di mettersi in cammino è più
forte di qualsiasi comodità della vita sedentaria. I Ludar chiamano
Gubert i Rom e questi a loro volta si riferiscono ai Ludar come
Boyhás, ed entrambe si autodenominano "paisanos" per differenziarsi dai
non-Gitani.
A parte le loro affinità, i Rom e i Ludar marcano le loro differenze.
Senza dubbio, mantengono relazioni commerciali e di mutuo aiuto. Per riferirsi
ai non-Gitani, i Rom li chiamano gadye ed i Ludar nians, nel caso
maschile, e surva al femminile.
Il matrimonio avviene generalmente tra membri dello stesso gruppo, però son
possibili matrimonio tra un uomo Rom ed una donna Ludar ed il matrimonio
con donne non Gitane, mentre è quasi inesistente quello tra un non-Gitano ed una
donna Gitana.
Ambedue i gruppi professano principalmente la religione cattolica, anche se è
importante la presenza della chiesa ortodossa ed evangelica La Vergine di
Guadalupe è la patrona dei cattolici, e Malverde, bandito convertito in santo il
cui santuario si trova a Culiacán, Sinaloa, è molto popolare tra i Gitani
viaggianti del nordovest del paese. Nonostante l'essere cattolici, molte delle
celebrazioni importanti come il battesimo o il matrimonio avvengono con i vecchi
costumi. Quello che per molti sarebbe superstizione, per loro sono codici che
rispondono al non detto, ad azioni senza spiegazione verbale che devono
compiersi perché l'ordine delle cose continui secondo il suo passo. Queste
azioni si portano col sangue ed iniziano da quando si nasce, così molti gruppi
non tagliano i capelli del neonato prima del battesimo. Inoltre si evitano i
fiumi ed i cimiteri, perché possono danneggiare il bebé. Come protezione bastano
una tirata d'orecchi ed un buffetto. Ci sono cose che non si menzionano perché
causano dolore, come i defunti e le disgrazie. Quello che si deve fare o dire
regola ogni atto del Gitano. Durante il battesimo i padrini depositano una
moneta sotto il bambino mentre lo vestono e lo cullano. Questa moneta sarà
conservata per sempre. Tutto questo è diretto alla buona sorte, che sia
protezione, salute o denaro.
Il commercio è fondamentale per la terza premessa. Durante i loro primi anni
dell'arrivo in terra americana furono commercianti ed esperti nel lavoro dei
metalli, principalmente i Kalderash o “Caldereros”. I Ludar hanno
un'antica tradizione di artisti e la loro principale attività è sempre stata lo
spettacolo artistico.
Però quando in Messico arrivò il cinema, tanto i Rom che i Ludar si
trovarono di fronte al progresso. Il cinema ambulante fu per entrambe i gruppi
la principale attività economica per varie generazioni. Questa nuova scoperta fu
portata nei posti più reconditi, prima con muli e carretti e dopo con veicoli
motorizzati. Con loro viaggiava il progresso, e le popolazioni rurali
conoscevano, a parte il cinema, anche l'energia elettrica generata da piccoli
impianti. Senza rendersene conto, i Gitani cominciarono a far parte della storia
culturale del paese. Gli anni '50, '60 e '70 del secolo passato costituirono gli
anni d'oro del cinema ambulante. La decadenza di questa attività data alla fine
degli anni '80 del secolo scorso, con l'introduzione degli apparati video e
delle antenne paraboliche nella provincia messicana. A partire da questo momento
fu necessario trovare alternative economiche. I Rom si inclinarono alla
riparazione di macchinari e principalmente alla compra vendita di automobili.
Invece, i Ludar recuperarono l'antica vocazione e convertirono le tende
da cinema in teatri ambulanti dove dispiegare le loro doti di maghi, fachiri,
illusionisti, pagliacci, imitatori e qualsiasi altra manifestazione artistica di
moda.
Le strategie economiche dei Ludar sempre si sono incamminate verso le
attività che permettano loro di continuare la transumanza. E' la loro ragione di
vita, per cui il destino ed il motivo non sono importanti, ma il pretesto del
viaggio. Mettere a dura prova il cammino fortifica l'animo e non esiste piacere
uguale al vincere la routine. Quando viaggio con le carovane condivido la stessa
sensazione di affrontare l'imprescindibile, che soccombe di fronte al potere
dell'improvvisazione. Paesaggi che si trasformano costantemente e che senza
dubbio sono familiari e vicini. Le notti al cielo aperto premiano la fatica
della giornata e propiziano il racconto di nuove esperienze che diventeranno
parte della storia di questo popolo. Non esiste limite alla creatività, così
uomini, donne e bambini risolvono qualsiasi imprevisto in maniera spontanea. La
notte, col suo silenzio interrotto da una voce che annuncia la prossima
pellicola od il seguente artista, propizia la libertà che risiede in un cielo
popolato di stelle e pareti che si spingono sino all'orizzonte.
Con la loro capacità naturale di adattarsi alle condizioni di ogni paese,
tanto i Rom che i Ludar fronteggiano i movimenti economici del Messico,
risolvendo con il loro istinto peculiare le vicissitudini dei cambi politici.
Ambedue i gruppi appartengono a questa terra e formano parte intrinseca della
cultura messicana, in un paese che ha permesso loro di essere liberi, condizione
che forma parte indissolubile della sua idiosincrasia.
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