Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Da Slovak_Roma
I ragazzi rom hanno una più alta tolleranza ai rapporti prematrimoniale delle ragazze o dei loro genitori. Oltre l'86% dei 160 giovani maschi intervistati risponde che è accettabile per un regazzo fare sesso prematrimoniale con una ragazza, d'altra parte gli stessi intervistati ritengono che una ragazza debba arrivare vergine al matrimonio [...]
[Secondo l'opinione di Jarmila Filadelfiova, che ha curato la ricerca], la risposta negativa delle ragazze e dei genitori dipende dal non volere gravidanze indesiderate e dalla paura del giudizio della comunità. Rispondendo alla domanda se i ragazzi parlano di sesso con i genitori, il 70% dei ragazzi e il 51% delle ragazze dice di non parlarne. Dalla ricerca emerge che oltre la metà dei giovani manca di informazioni sul sesso e l'educazione sessuale. Questa mancanza di informazione dovrebbe essere coperta dalle scuole e altre attività informative - dice Jarmila Filadelfiova. Il questionario è stato compilato da 160 ragazze e 160 ragazzi tra i 13 e i 27 anni, e da 172 genitori tra i 17 e i 58 anni, in 12 distretti della Slovacchia.
Source: CTK
Da IL VENTO E IL CUORE (Febbraio 2005)
Oggi, c'è chi ha festeggiato san Valentino e chi invece scrive (e probabilmente pensa) che è l'ennesima festa del consumismo... un po' come i vari natali, pasque ecc. Io credo che ognuno faccia mondo a sé e abbia diritto a sentirla come un festa più o meno propria. Certo, dipende anche dall'altra/o. Quanto al consumismo, è un convitato che possiamo invitare o meno alla nostra festa, ma di cui è sempre più difficile farne a meno. Penso a quando ho conosciuto la mia donna, sono passati quasi 25 anni, ma già allora la festa vera era per i produttori di cioccolatini. Mi sono fatto l'idea che tanto più il progresso avanza, con le sue tecnologie, gli SMS e i MMS, tanto più ci illudiamo di vivere in una società globale, mentre invece la nostra preoccupazione principale è di isolarci e vivere questi momenti in una dimensione privata e personale. Invece, un tempo remoto, queste occasioni venivano condivise non solo dai "fidanzati", ma coinvolgevano famiglie e amici, sancivano alleanze e patti destinati a resistere al tempo e alle difficoltà. Una società, più ristretta ma più coesa di quella in cui viviamo, sorvegliava e proteggeva i due ragazzi. E ne aprofittava, per interrompere una vita di stenti con feste da ricordarsi per tutta la vita. Anche da noi, in Italia, ma ne abbiamo perso il ricordo (o la necessità). Ho ritrovato un'intervista di nove anni fa ad Angelo e Anna Garnieri, Rom Abruzzesi di Milano, pubblicata su "Il Vento e il cuore" Tra noi Rom Abruzzesi è tradizione MANDARE LA SERENATA. Per questo si prende un complesso, adesso vanno di moda i cantanti napoletani. Qualche giorno prima un messaggero si reca dalla famiglia della ragazza, per annunciare la prossima serenata. La famiglia fa sapere tramite il messaggero se gradisce oppure no la serenata e sino a quel momento ancora nessuno si è impegnato: di solito la serenata è gradita e non viene rifiutata. I musicanti arrivano a mezzanotte. Passano prima dai genitori, per loro eseguono tre canzoni - poi dai fratelli già sposati, a cui fanno due canzoni, infine dagli zii, con altre due canzoni. Quindi vanno, di solito in un ristorante e aspettano. Di solito non bevono molto mentre aspettano, perché ci tengono a fare bella figura e alle quattro di mattina ritornano per ripetere le serenate, come la prima volta. L'orchestra o il cantante vengono pagati dalla famiglia del pretendente, che provvede anche ad affittare il ristorante dove tornano i musicisti. Qui il giorno dopo fanno preparare una lunga tavolata, con tante torte e beveraggi. A questo rinfresco la famiglia aspetta che la richiesta fidanzata e la sua famiglia si presentino. Nel frattempo l'altra famiglia con genitori, zii e fratelli si riunisce in consiglio per decidere sul fidanzamento, chiedendo naturalmente il parere della ragazza interessata. Se al rinfresco arrivano solo i genitori, la risposta è negativa, gli ultimi arrivati bevono solo un caffé e tutto quello che è stato preparato verrà consumato dai musicisti e da chi vuole consolarsi del rifiuto ricevuto. Se invece con i genitori c'è anche la figlia, la richiesta è stata accettata e i ragazzi si scambiano l'anello di fidanzamento. Viene stabilito anche il periodo del fidanzamento, che può essere di qualche mese o anche di due anni. Alla fine i ragazzi si sposeranno. Ma già una settimana dopo il rinfresco, le famiglie al completo si ritrovano per conoscersi meglio e per parlarsi con più tranquillità, in una grande festa. Tra i Rom di origine jugoslava, invece i fidanzati scappano per rifarsi vivi dopo un po' di tempo. Capita anche da noi che i ragazzi siano impazienti, allora si mettono d'accordo tra loro e con l'aiuto di un amico o un'amica (che viene scoperto sempre troppo tardi) scappano assieme per andare a convivere. I genitori ci rimangono male, ma quando dopo qualche mese i due fuggiaschi si rifanno vivi, di solito la rabbia è sbollita. Così chi paga le conseguenze della fuga è sempre la mezzana che ha aiutato. Però tanto i matrimoni che le convivenze che si creano sono duraturi e i divorzi sono rari: quello che a molti sembra un matrimonio combinato, in realtà è una scelta importante e felice che si vive tutti assieme. Se la serenata, il rinfresco e il pranzo di fidanzamento sono offerte dalla famiglia dello sposo, il pranzo di nozze, che deve soddisfare centinaia di invitati e il gruppo che suonerà al matrimonio, competono invece alla famiglia della sposa. Come molte tradizioni, anche questa della serenata di fidanzamento non si trova quasi più tra i Rom Abruzzesi presenti nei campi sosta in città. Sono poche le famiglie che ci tengono ancora. Forse perché nei campi sosta si vive a contatto di gomito, forse perché i soldi sono pochi e si impiegano in altre maniere. Non è proprio una tradizione Rom, ma è stata appresa dalla gente del Sud, lì ancora sopravvive. Ci sarà tra i lettori, qualche meridionale che si ricorda di fidanzamenti simili? Il piacere di saperlo Mandare la serenata = Buccivibé La fuga = Snippé Matrimonio = Clusivibbé Famiglia e tradizioni Il progresso? (quadro Tre)
Col consenso dell'interessata, vi giro una lettera a cui non
so rispondere. Al solito, faccio conto sulle conoscenze di voi lettori. Grazie
ciao Fabrizio,
ho visto il tuo sito e mi ha molto incuriosito vorrei chiederti se tu sai quando
c'è il raduno rom in Ungheria e in Romania, desidererei vederlo.
Purtroppo non conosco le lingue slave, perciò ho difficoltà anche nel cercare.
Chissà se tu non riesca ad aiutarmi?
ho sentito che i raduni ungheresi sono veramente splendidi e non sono turistici,
ma sono veramente sentiti da questa popolazione che ha tanto sofferto e soffre
tutt'ora delle ingiustizie.
Questi raduni sono durante la festa di San Giorgio o durante la Pentecoste?
Ti ringrazio per il tuo aiuto, se riesci a darmelo.
Ciao
Olga
"Quello che è importante a mio modo di vedere..., è che tra i circa 22
milioni di neri così relativamente pochi sono stati abbastanza fortunati da
frequentare un college ...".
Comprendete che questa è una delle principali ragioni per cui i bianchi
d'America hanno così facilmente contenuto ed oppresso i neri americani? Perché
sino a poco fa, tra pochi negri scolarizzati a malapena hanno completato la loro
formazione, sono costretto a dire come i bianchi - nella ricerca e nel pensiero
creativo, per sistemarsi a loro volta in questo mondo bianco competitivo,
materialistico, cane-mangia_cane. Per generazioni, i cosiddetti negri "scolarizzati"
hanno "guidato" i loro fratelli neri echeggiando il pensiero dell'uomo bianco -
cosa che è naturalmente a vantaggio dell'uomo bianco sfruttatore.
Malcolm X: Autobiografia di Malcolm X
Sostituite la parola "Nero" con "Rom" e partecipate alla discussione su
http://www.idebate. org/discussion/ view_topic. php?id=1312&forum_id=54. (in
inglese ndr) - Valery Novoselsky (Roma Network)
Cari amici, l’Opera Nomadi di Milano ha appena realizzato un proprio sito consultabile all’indirizzo: www.operanomadimilano.org. Il sito intende principalmente fornire elementi di conoscenza ed analisi della situazione cittadina e provinciale delle comunità rom e sinte ma può essere anche un’occasione di divulgazione di idee, iniziative e proposte di interesse non solo locale. Vi invitiamo quindi a farci pervenire gli approfondimenti di carattere generale di cui siete autori o a conoscenza. Un cordiale saluto Maurizio Pagani – Giorgio Bezzecchi
Dandoci una scorsa, ecco un esempio di cosa si può trovare (il resto, cercatelo voi):
Il progetto "Bianca & Bernie" a Milano
Il progetto "Bianca & Bernie" a Milano ha come obiettivo quello di avvicinare i giovani che intendono svolgere l’esperienza di Servizio Civile Volontario in ambito sociale e l’Opera Nomadi che attua delle specifiche azioni di promozione e sostegno nell’ambito delle comunità rom e sinte, nelle scuole, nei servizi del territorio. Il progetto nazionale, promosso dal CESV di Roma si sviluppa in oltre cento sedi operative presso le associazioni di volontariato, utilità sociale e comuni tra cui l’Opera Nomadi di Milano. Il progetto vuole proporre ai giovani un’occasione concreta di incontro e collaborazione con il mondo del volontariato, come occasione di crescita e di formazione per i giovani del servizio civile, promuovendo la loro partecipazione alle attività concrete presenti sul territorio. Svolgere il SCN con Bianca & Bernie significa quindi entrare in rapporto con persone che hanno scelto di attivarsi volontariamente in uno specifico settore (culturale, educativo, sociale) e portare la tua energia e inventiva al servizio di questa grande forza ideale e capacità operativa.
Un Percorso personale ma non solitario
Nell’Opera Nomadi ci sono persone che lavorano intorno a te per il miglior svolgimento del tuo servizio civile, oltre alla segreteria organizzativa, i formatori e i responsabili del monitoraggio. Una persona dell'associazione (l'OLP) si occuperà di spiegarti i tuoi compiti e di curare il coordinamento tra te, i tuoi colleghi e il resto dell'associazione; un Tutor sarà a disposizione per chiarirti dubbi e le situazioni difficili che potresti affrontare, un Responsabile provinciale curerà il buon andamento generale; i tuoi colleghi e i volontari dell'associazione infine, condivideranno con te le proprie esperienze.
Una crescita comune
Il volontariato è un mondo che sa ascoltare, attento ai problemi degli altri ma anche alla propria crescita; non ci si aspetta di sapere già tutto, anzi, il tuo parere e le tue riflessioni critiche ci aiuteranno a trasformare il progetto e l'incisività della nostra azione. Per questo ti chiediamo di documentare il tuo percorso con un diario e di rispondere a questionari di monitoraggio e soddisfazione.
Con l'impegno di ognuno
Fare il SCN è un impegno serio e coinvolgente; scoprirai l’intensità del rapporto con l'altro, ma anche le difficoltà per i limiti e le carenze esistenti e la frustrazione di non poter risolvere tutto. Tempo e intelligenza ti saranno necessari per riuscire ad attivarti a pieno e costruire, nell’arco di un anno, nuove e più profonde competenze. Anche per il nostro ente presso il quale presti servizio accoglierti è un grande impegno, per accoglierti, guidarti, darti fiducia e autonomia per un vero impegno di formazione sul campo, che noi vediamo come un investimento in termini di crescita sociale e consapevolezza civica.
Per una logica di rete
Per tutti inoltre la scommessa è di riuscire, grazie alla presenza tua e degli altri giovani che svolgeranno servizio civile, ad uscire dallo specifico di ciascuna associazione di volontariato, per costruire un'azione comune che dia più forza e risalto alle azioni svolte da ognuno.
Contattaci
Contattaci, per saperne di più e partecipare alle selezioni per il prossimo bando.
Ai Rom e ai Sinti in Italia. Carissimi, in questi mesi il Governo italiano ha intrapreso diverse iniziative con l’obiettivo di riconoscere alle popolazioni sinte e rom lo status di Minoranze Etniche Linguistiche. Per questa ragione è stato formato al Ministero dell’Interno un gruppo interministeriale che partendo dal lavoro del dottor Scalia, pubblicato su internet, ha prodotto una bozza di testo di legge che in queste settimane è presentato a diverso titolo negli incontri riservati tra Stato ed Enti Locali. Inoltre, è stato formato dal Ministero delle Politiche Sociali il Tavolo Rom e Sinti, dove sono state invitate alcune delle realtà associative che, a diverso titolo, si sono spese a favore delle popolazioni sinte e rom in questi anni. In questi mesi l’Associazione Sucar Drom ha stimolato il Governo ad invitare i Rom e i Sinti che in questi anni si sono occupati di far riconoscere a queste popolazioni i diritti di cittadinanza ma non tutti hanno potuto partecipare. Negli ultimi due mesi abbiamo molto riflettuto e abbiamo deciso che fosse importante offrire momenti di incontro informali a tutti i Sinti e i Rom che lavorano su queste tematiche. Abbiamo deciso di organizzare un primo incontro a Mantova sabato 24 marzo, dalle ore 10.30, con il sostegno dell’Amministrazione Provinciale, per discutere insieme le diverse proposte di riconoscimento dello status di Minoranze ai Sinti e ai Rom con l’obiettivo di scrivere un testo condiviso da presentare al Governo. Bernardino Torsi Presidente dell’Associazione Sucar Drom Fausto Banzi Assessore della Provincia di Mantova Nazzareno Guarnirei Presidente dell’Associazione RomSinti@Politica Radames Gabrielli Presidente dell’Associazione Nevo Drom Yuri Del Bar Consigliere Comunale a Mantova Per informazioni e partecipazioni Associazione Sucar Drom, cellulare 338 8736013 telefono 0376 360643, fax 0376 318839 e-mail: sucardrom@sucardrom.191.it
In foto Bernardino Torsi e Radames Gabrielli
Nevo Drom
RomSinti@Politica Sucar Drom
Comunicato stampa
Mantova: evento storico per Rom e Sinti in
Italia
Sabato 24 marzo 2007,
presso il Palazzo del Plenipotenziario di Mantova, si sono riuniti
i rappresentanti delle maggiori organizzazioni
italiane sinte e rom e si è costituito ufficialmente il primo comitato
nazionale: Romanò
Phralipè - Rom e Sinti Insieme.
L’incontro è iniziato
alle ore 11.00 con l’intervento di Fausto Banzi, Assessore della Provincia di
Mantova, che ha sostenuto l’iniziativa e ha offerto la disponibilità della
Provincia di Mantova a sostenere il prossimo incontro assembleare.
La portata storica
dell’evento è stata sottolineata da tutti i partecipanti che hanno anche
sostenuto l’esigenza dell’unità, della partecipazione, della trasparenza e del
rigore con la ferma e chiara determinazione del ruolo di guida di Rom e Sinti,
senza esclusioni ma con l’interazione anche di coloro che non appartengono alle
minoranze sinte e rom.
Molte le tematiche
discusse ma i partecipanti si sono concentrati per: il superamento delle
politiche promosse dalle organizzazioni pro Rom-Sinti che hanno decisamente
fallito in questi anni e sono corresponsabili dell’attuale situazione di
discriminazione e segregazione delle popolazioni romanì; la costruzione di un
soggetto atto contrastare e annullare le attuali condizioni drammatiche e
discriminatorie, a partire dai famigerati campi lager; uscire dal mero folklore
e per promuovere le culture romanì, troppo spesso negate e schiacciate da
stereotipi e pregiudizi.
Nei prossimi giorni
sarà costituito un comitato di coordinamento formato dai delegati delle diverse
minoranze che lavorerà sul tema del riconoscimento per formulare una proposta di
legge da proporre al Governo e al Parlamento Italiano.
In attesa i promotori
dell’iniziativa Yuri Del Bar (Consigliere Comunale), Radames Gabrielli (Nevo
Drom), Nazzareno Guarnieri (Rom Sinti@Politica) e Bernardino Torsi (Sucar Drom)
gestiranno la segreteria tecnica del comitato con la collaborazione
dell’associazione Sucar Drom.
Nei prossimi giorni
sarà attivo il sito web:
www.comitatoromanophralipe.it ed un indirizzo e-mail:
info@comitatoromanophralipe.it
Yuri Del Bar,
Radames Gabrielli, Nazzareno Guarnirei e Bernardino Torsi
Bolzano, l'intervento di Radames Gabrielli su convivenza e discriminazioni
Pubblichiamo una parte dell'intervento tenuto da Radames Gabrielli, Presidente
dell'Associazione Nevo Drom, al convegno "Rom e Sinti: convivenza e
discriminazioni", promosso dall'Osservatorio provinciale sull'immigrazione in
collaborazione con la Ripartizione provinciale Politiche sociali a Bolz...
Mantova, è nato Romanò Phralipè, Rom e Sinti Insieme
A Mantova sabato 24 marzo è nato Romanò Phralipè, Rom e Sinti Insieme, il primo
coordinamento nazionale di Sinti e Rom che intende riunire intorno a sé tutte le
comunità presenti in Italia. L’incontro, a cui hanno partecipato i più
rappresentativi leader rom e sinti, è stato promosso dalle associazioni Sucar
Drom,...
Follonica (GR), bambina rom di cinque mesi muore in un incendio
Un drammatico episodio si è verificato nel Comune di Follonica, in Provincia di
Grosseto, in una abitazione di fortuna situata a fianco di un depuratore di
proprietà del comune. Una bambina romena di cinque mesi è morta in un incendio
che è divampato la scorsa notte.
Nell'incendio, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, sono rimaste
ustionate gravemente anche quattro persone e altre...
Congratulazioni Eva, sei grande!
Venerdì 16 marzo, alle ore 9.30, nella Sala Cammarata dell’Università di
Trieste, Eva Rizzin ha discusso la tesi di dottorato sul fenomeno dell’Antiziganismo
nell’Europa allargata. Appartenente alla comunità dei Sinti Estrekarija, Eva
Rizzin è da tempo impegnata infatti nella lotta all’antiziganismo con
l’associazione di promozione sociale OsservA...
Da Roma_Daily_News
Percezioni di identità - I Luli a Samarcanda - Posted by Ben | in Human Rights, Religion, Culture | on March 29th, 2007
Nafisa Hasanova (22 anni, Uzbeka) ama sfidare i tabù: lei visita i Luli, Rrom dell'Asia Centrale, la cui comunità è stata marginalizzata nella sua città di Samarcanda. D'altra parte, per tragica ironia, gli stessi Luli hanno una percezione distorta della loro identità e sono sull'orlo della perdita di una tradizione di secoli. Se la comunicazione all'interno della loro comunità e con la più vasta società attorno non migliora, dice Nafisa, il futuro è squallido.
I Luli in Uzbekistan: Una comunità poco conosciuta
Il popolo Rrom è meglio conosciuto in Occidente come Zingari, un termine che i Rrom non userebbero mai per descrivere loro stessi, ma che è stato imposto dall'esterno. Il termine ha molte connotazioni: persecuzione, marginalizzazione e discriminazione. La gente associa Zingaro con uno stile di vita itinerante di furti, piuttosto che con l'etnicità. Per esempio, in inglese esiste un verbo derivato dal sostantivo Gypsy, to gyp, che significa imbrogliare. Così la persona imbrogliata è gypped e chi imbroglia è Gypsy - interessante dimostrazione di come il linguaggio stesso può raccontarci il ruolo sociale e gli stigma dei Rrom nella cultura occidentale.
Nell'Asia Centrale, i Rrom sono conosciuti come Jughi, Multani o Luli. Loro si autodefiniscono Mugat (Mughat), che significa adoratori del fuoco, e Ghurbat, che significa soli o poveri. Tutte queste parole sono derivate dall'arabo. "Parte dei Rrom arrivarono nell'Asia Centrale dalla città di Multan, che oggi è nel Pakistan. E' per questo che a volte sono chiamati Multani: quelli che vennero da Multan," mi spiega il Dr. Khol Nazarov, un professore Luli. Gli antenati dei Rrom dell'Asia Centrale appartenevano ad una casta di cantanti, musicisti e ballerini. Di fronte alle fatiche nella loro patria, furono forzati a partire e dispersi in tutto il mondo. Una piccola comunità di Rrom si stabilì in Uzbekistan, dove vivono tuttora, conosciuti come Luli, nella città di Samarcanda.
A causa del loro stile di nomadico, i Rrom hanno sempre incontrato la diffidenza dei loro vicini meno mobili. Come in Occidente, sono largamente ritenuti mendicanti, ladri e criminali, incapaci di fermarsi. D'altra parte, la situazione in Uzbekistan è lievemente diversa dalle comunità Rrom nei paesi occidentali. Durante l'era Sovietica, la situazione materiale della maggior parte dei Rrom era relativamente buona. Grazie al lavoro garantito, alla casa e ad altri servizi sociali, i Rrom erano meno svantaggiati di quanto lo siano oggi. Allo stesso tempo, d'altra parte, le autorità sovietiche esercitavano una grande pressione perché i Rrom si assimilassero. L'uso in pubblico della lingua rrom era proibito. Poi venne il collasso dell'Unione Sovietica. Il susseguente malfunzionamento dell'economia non poté più fornire lavoro per i Rrom; lievitarono, soprattutto tra i Rrom i tassi di disoccupazione. La marginalizzazione crebbe peggio: deprivati dei mezzi di sussistenza, i Rrom ricominciarono a mendicare per sopravvivere - e a casa delle politiche culturali sovietiche, il loro senso di identità era stato severamente scosso.
Le durezze sperimentate dai Rrom Uzbeki hanno attirato l'attenzione degli attivisti dei diritti umani di Samarcanda, che dicono che le autorità dovrebbero fare di più per la comunità Luli. "Al momento, non hanno neppure un centro culturale nazionale," dice Komil Ashurov, del Centro Diritti Umani di Samarcanda. Mentre le altre minoranze hanno propri centri culturali nazionali, "Сохнут" per gli Ebrei o "Русь" per i Russi, i Luli mancano di un forum ufficiale per preservare il loro patrimonio culturale.
Rompendo il silenzio: una visita alla comunità Luli
L'idea di fare una ricerca sui Luli apparve strana a molti, incluso la mia famiglia e amici, in particolare a mia madre. Erano preoccupati perché la consideravano un'impresa pericolosa. Le cose poterono solo peggiorare quando divenne chiaro che intendevo visitare la loro comunità per parlare con loro e vedere dove e come vivevano.
Non ci si può immaginare quali ostacoli ho dovuto superare per raggiungere la "terra dei Luli."
Erano completamente sfiduciati sui non-Luli, che avevano assorbito stereotipi secolari sulla loro comunità. Non aiutava il fatto che i Luli vivessero in comunità separate chiamate jughihona, cosa che li rende apparire estremamente pericolosi e segregati. E' per questo che nessuno poteva immaginare che io andassi lì da sola. La prima volta mi recai lì accompagnata da Maite Ojeda, il mio supervisore, avevo concordato con uno dei Luli intervistati di incontrarci prima e poi girare per la jughihona. All'ultimo momento l'intervistato rifiutò di accompagnarci, dicendo che aveva paura che potesse succederci qualcosa perché, "Gli uomini Luli sono pericolosi." Ero scioccata: qui era un componente della comunità che assumeva il punto di vista maggioritario sui Luli.
Due altre donne tentarono di convincerci a non andare. Nonostante tutto, salimmo sul minibus e guidammo verso la jughihona. L'ostacolo seguente fu il guidatore, che rifiutò di portarci là perché "non era sicuro." Promise si aspettarci.
Tutte le trepidazioni ci facevano temere il peggio, ma la nostra esperienza fu esattamente all'opposto: la gente della comunità Luli era estremamente amichevole! Così, si ruppe il primo stereotipo. Non mi sembravano più pericolosi o aggressivi. Così potei passare al lavoro che volevo compiere, trovare cosa i Luli sapevano di loro stessi.
L'auto-percezione dei Luli
Intervistai sedici Luli, sette dei quali, tutte donne tra i 13 e 35 anni, confessarono di ignorare la storia del loro popolo. Gli altri, tra i 30 e 55 anni, affermarono che i Luli erano originari dell'India. Quanti furono in grado di darmi più dettagli furono maschi scolarizzati di oltre 40 anni. Come si può vedere, quasi la metà degli intervistati non aveva niente da raccontare ai propri figli sulle loro origini. Ciò che mette più paura è che questa ignoranza è prevalente tra i più giovani. Quando chiesi come le informazioni sulle peculiarità culturali passavano di generazione in generazione, un uomo, un macchinista, disse, "Non passano. I nostri nonni ci raccontavano le storie, che ora sono solo nella nostra memoria. E noi non ne parliamo ai nostri figli. Non ne sanno nulla. Sparite."
Quando ho chiesto sulla loro occupazione, la maggior parte dei Luli ha risposto "quidirish" o "talbidan". La parola quidirish, che ha origine dalla lingua uzbeka, significa "cercare", "viaggiare" o "visitare" (relativamente agli amici), mentre la parola talbidan (o talabidan) significa "invitare", "cercare" o "chiedere" ed è originaria del persiano. Così, i Luli non dicono di mendicare, ma di chiedere - ricordo una risposta, "Noi chiediamo, ma la gente ci chiama mendicanti, e questo è insultante. Perché noi ci limitiamo a chiedere."
I Tagichi e gli Uzbechi chiamano "gadoy" i Luli, mentre i Russi li chiamano "poproshayka." La parola gadoy significa "povero" o "mendicante," che implica un modo di vita parassitario. Anche la parola poproshayka significa povero, ma anche "mendicante", in tono dispregiativo. E' naturale, da fuori il punto di vista è molto negativo sull'occupazione dei Luli, sono visti come semplici mendicanti, sanguisughe della società. Tutto ciò è in linea con l'attitudine mondiale verso i Rrom. D'altra parte, la domanda rimane senza risposta se questo stile di vita dei Luli di Samarcanda deriva dalla tradizione o dalla necessità.
Mendicare: Tradizione o Bisogno?
Perché mendicano? Per rispondere, mi sono rivolta prima alla società maggioritaria chiedendo di scegliere un nome che potesse descrivere chi/cosa sono i Luli. Nove su 35 hanno risposto su cosa sono; il resto li ha paragonati a "creature selvagge", "bestie", "la vera peste della popolazione." La maggioranza ritiene che il mendicare sia un'abitudine, una tradizione per i Luli. Inoltre, la maggioranza della popolazione intende la parola Luli come sinonimo di mendicare, molti non sanno che i Luli formano un gruppo etnico, [...] Gli intervistati non vedono connessione tra i Luli ed i Rrom europei e russi. Di conseguenza, si fanno delle correlazioni con i Luli che sono molto differenti da come le associazioni occidentali fanno con gli "Zingari." Per esempio: "Un Luli è un mendicante, mentre Tzigano è una nazionalità," mi ha detto un giovane di 23 anni. "Tzigano è una nazionalità, danzano, cantano e guadagnano soldi. Sono più civilizzati; li rispetto. Ma i Luli sono mendicanti, che non lavorano, tutto quello che fanno è mendicare". Il termine tzigano è attualmente il nome comune dell'Est Europa per i Rrom (identico all'ungherese czigany, al russo zigan, il tedesco zigeneur sino all'italiano zingari) che si infiltrarono nella regione dell'Asia Centrale nell'era sovietica.
Soltanto due dei 23 intervistati credono che il mendicare dei Luli sia il risultato dello sviluppo socioeconomico: "Sono cresciuti vedendolo ed assorbendolo. Ci sono abituati," dice una giovane Uzbeca di 20 anni. Altre due persone pensano che il mendicare sia una necessità. Così, la maggioranza degli intervistati credono che per i Luli mendicare sia un modo di vita.
Cosa dicono i Luli sulle ragioni del loro mendicare? Sette dei 17 intervistati ritengono sia una tradizione, e gli altri 10 una necessità.
Intervistando i Luli si scontrano due contraddizioni percettive:
Prima, quando si intervistano uomini scolarizzati l'immagine è chiara: mendicare non è affatto una tradizione. Ho forti argomenti su questo. Per esempio: "I nostri antenati erano cantanti e danzatori. Questa è la nostra tradizione," spiega un uomo Luli di 50 anni. Sua moglie, invece, dice che il mendicare è una tradizione abbandonata dagli antenati, e che la gente lo fa senza riguardo all'età o allo stato finanziario. Questa contraddizione in prospettiva di una famiglia Luli è scioccante, ma ho trovato questa divisione estesa a tutta la comunità.
Ora, viene la seconda contraddizione: quando si chiede esattamente cosa vorrebbero per il loro popolo se avessero il potere di cambiare le cose, i Luli che pensano che il mendicare sia un'occupazione tradizionale, rispondono che darebbero lavoro a tutti, per non essere costretti all'accattonaggio per strada. La stessa donna che affermava che il suo popolo ha una tradizione nel mendicare, dice, "Se ci fosse il lavoro, nessuno mendicherebbe, questo è sicuro. Noi mendichiamo perché dobbiamo mangiare. Mi piacerebbe lavorare e non mendicare per le strade." La storia sembra darle ragione: durante il periodo sovietico c'era meno gente, Luli e no, a mendicare per strada, molti di loro lavoravano nelle fabbriche e nelle fattorie.
Quindi, l'accattonaggio non è una tradizione Luli. ...Alla fine non nel senso della tradizione come psicologia culturale, ho trovato che i Luli hanno il proprio metodo tradizionale per risolvere i problemi finanziari. Quando tra i non-Luli ci sono difficoltà finanziarie, prima vendono le loro proprietà, poi chiedono denaro in prestito, e solo di fronte a privazioni senza via d'uscita si decidono a mendicare. Nel caso dei Luli è comune vedere chi soffre delle difficoltà mendicando, mentre nel contempo mantengono il televisore o la macchina che altri avrebbero già venduti.
Stereotipando i Luli
C'è un altro stereotipo che riguarda i riti matrimoniali. Da fuori si crede che la futura sposa giuri di provvedere alla famiglia, nutrire il marito, e che le si dia un bastone ed un sacco, che sono il simbolo del matrimonio. Quando ho chiesto ai Luli su questa tradizione, mi hanno detto che è un assurdo pettegolezzo. Poi ho visto un video delle loro cerimonie matrimoniali, mi sono sorpresa vedendo che i loro matrimoni sono in tutto simili a quelli degli Uzbechi e dei Tagichi, eccetto l'assenza delle cerimonie di registrazione. Ho controllato con il locale Mullah per essere certa - se esistesse davvero una tradizione matrimoniale come comunemente si creda - e lui mi ha risposto, "Sono già 15 anni che lavoro in questo posto, ma non ho mai potuto testimoniare niente del genere."
Da fuori si pensa anche che i Luli abbiano un'altra religione, come il buddismo o non abbiano del tutto una religione. In realtà tutti i Luli sono musulmani. Durante i loro matrimoni, la sposa e lo sposo sono portati due volte alla moschea locale, invece che all'ufficio addetto alle registrazioni. Ci sono regole rigide su come la donna dev'essere vestita, come il foulard, i vestiti lunghi, ecc. e sono tutte regole strettamente islamiche. Uno degli stereotipi prevalenti sui Luli è che abbiano un loro specifico punto di vista che influenza il loro stile di vita. Una nozione comune è che siano misteriosi e amanti della libertà, al punto di resistere a tutte le autorità, siano benigne o meno. A me sono apparsi estremamente realistici ed amanti della libertà come qualsiasi altra persona. Quando ho chiesto loro di cosa avrebbero avuto bisogno per essere felici, nessuno mi ha risposto di volere maggior libertà o di voler viaggiare. Al contrario, i loro bisogni erano molto terreni: avere una casa, un lavoro, una sposa da amare e bambini felici.
C'è bisogno di miglior comprensione da ambo le parti.
Quando partii con la mia ricerca sui Luli di Samarcanda, avevo la mia schiera di pareri sulla loro comunità. Questi pareri sono stati messi in discussione, e questo è bene. L'unica cosa che posso sicuramente aggiungere è che la situazione dei Luli è un tema molto vasto che necessità di ulteriori ricerche e testimonianze. Posso aggiungere che la mancanza di informazione sulla società Luli si risolve in stereotipi senza base e alimenta un'intolleranza distruttrice. Questo rende impossibile l'integrazione tra le due comunità, Luli e no.
La mancanza di un'accurata autopercezione tra gli stessi Luli li rende incapaci di difendersi contro le discriminazioni, [...] Per di più, li mantiene in povertà, esclusi dalla società e contribuisce alla loro sparizione come minoranza nazionale.
Karaula Mir - Migrazioni Resistenze
5 aprile 2007
Milka ha 85 anni. Ieri, al campo nomadi di Testaccio, il Campo Boario,
davanti al balletto dei vigili urbani, davanti ai gipponi e alle volanti della
polizia venuti per sgomberare novanta famiglie, per ripulire dal disordine e
dare spazio al decoro urbano, si è sentita male. L'hanno portata in ospedale
per consolarla di aver perso l'ultima casa, per rincuorarla di non avere più un
posto dove andare. Anche Bogdan è vecchio, vecchio di tutti gli anni
attraversati al margine, lasciati al confino insieme alla sua gente, i
Kaldarascia, Rom italiani, zingari se preferite; ma Bogdan è anche vecchio di
persecuzioni e genocidi ormai ben riposti al caldo della nostra coscienza,
perché Noi non siamo nazisti e sopra ogni cosa Noi non siamo razzisti.
continua
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