Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/11/2006 @ 14:54:38, in casa, visitato 2445 volte)

Da: Hacer Foggo

Le case dei Rom a Kucukbakkkalkoy, Istanbul, sono state demolite il 19 luglio, senza che agli abitanti sia stata data l'occasione di portare con sé mobili e cose. Ora vivono in mezzo alle stesse rovine senza acqua ed elettricità.

Settimana scorsa il comune ha distrutto alcune tettoie, dicendo che "Gli altri ripari dei Rom saranno demoliti lunedì (27.11.2006)."

[I  Rom] non hanno più casa, non hanno denaro o altra terra. Non hanno nessun posto dove andare!

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Di Fabrizio (del 28/11/2006 @ 09:54:38, in musica e parole, visitato 2643 volte)

Da Roma_Francais

Arbat, uno dei più famosi Gruppi Musicali Rom in Francia, ha il proprio sito in francese e inglese. Arbat è stato fondato da Petia Iourtchenko, Lila Dalskaya-Roos e Pascal de Loubtchek.

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Di Alessandro (del 28/11/2006 @ 10:45:12, in Europa, visitato 2738 volte)

Masse di emigranti rom ungheresi in Svezia

Le basse prospettive di vita alimentano in Ungheria un fenomeno nuovo, le migrazioni di massa
Budapest (Dal nostro corrispondente)- Nell’arco delle quattro settimane scorse, sono arrivati a Malmö (Svezia) circa 250-300 cittadini ungheresi in ricerca di “rifugio politico”, o di lavoro; almeno queste sono state le ragioni espresse dai pretendenti immigranti ungheresi, che sono per lo più grandi famiglie rom provenienti dai paesini di una zona ben definita della regione Baranya, un distretto dell’Ungheria sud-occidentale.

continua

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Di Fabrizio (del 29/11/2006 @ 10:11:51, in conflitti, visitato 2530 volte)

By Zoran Radosavljevic

POSTOJNA, Slovenia (Reuters) - Elka Strojan e la sua famiglia Rom estesa di 30 elementi, forzati a lasciare la loro casa per andare in un ex caserma, rimarcano la precaria esistenza nei Balcani della più vasta minoranza d'Europa

"Qui stiamo davvero male. Non è casa nostra, è per i rifugiati e non lo siamo. Siamo cittadini sloveni con tutti i documenti" ci dice la signora, 55 anni, in uno stentato sloveno, seduta su un vecchio letto circondata da due cani e da una dozzina di nipoti.

Agli Strojan, inclusi i quattro figli di Elka e le loro famiglie, alla fine di ottobre il governo chiese di lasciare le loro case vicino ad Ambrus nella Slovenia centrale, dopo che i villici arrabbiati minacciarono di espellerli di forza.

Il Consiglio d'Europa ha criticato il neo-membro Slovenia per quello che era successo, ma gli abitanti del villaggio dicono di averne abbastanza dei Rom, dei loro furti e delle liti.

"Circa 600 viviamo vicino a loro. Volevamo bruciare e distruggere tutto ma siamo arrivati troppo tardi, la polizia era già schierata," dice il pensionato Joze Lindic.

"Non abbiamo niente, ma i problemi ci sono da 20 anni e non ne possiamo più. Che lo stato o l'Unione Europea se ne facciano carico. Non li vogliamo qui, mai più," ci dice stappando una birra al caffé.

Il governo ha promesso di provvedere ad un'alternativa alloggiativa permanente per gli Strojan, ma l'annuncio ha immediatamente sollevato le proteste dei residenti nelle potenziali nuove località.

IL RAPPORTO DI AMNESTY

Un recente rapporto di Amnesty International sui Rom in Slovenia, Croazia e Bosnia riporta che vivono in povertà estrema e che i loro bambini affrontano regolarmente discriminazioni a scuola.

"Le barriere che i bambini Rom affrontano nell'accesso alla scuola, li priva della possibilità di uscire dalla marginalizzazione".

Soltanto due della dozzina di figli degli Strojan andavano a scuola mentre vivevano ad Ambrus.

L'accesso alla scuola è persino peggiore per i Rom di Serbia, stimati in 500.000.

Secondo il censimento, il 34,8% dei Rom di Serbia sono analfabeti e soltanto il 20% hanno completato la scuola dell'obbligo. Quanti iscrivono i bambini a scuola, spesso lo fanno per accedere all'assistenza sociale.

"La società globalmente esprime nessun interesse per i loro problemi e bisogni," dice un rapporto dell'UNICEF, l'agenzia ONU per l'infanzia.

"Questo potrebbe essere causato da indifferenza generale, intolleranza e stereotipi dominanti sui Rom, dovuto alla poca conoscenza della storia, della cultura e tradizione dei Rom,"

SEGREGAZIONE

In Croazia, che spera di raggiungere l'EU nel 2010, i residenti della prospera regione di Medjimurje, che ha la più grande comunità Rom, protestarono nel 2002 contro le classi miste di Rom e Croati.

I Croati dicevano che i genitori Rom erano "spesso alcolizzati e i loro figli inclini al furto e a litigare", spesso con scarsa conoscenza della lingua croata.

I Rom hanno risposto compilando un atto d'accusa contro la segregazione alla Corte Europea per i Diritti Umani. Il caso è tuttora in discussione.

La situazione è di poco differente in Bulgaria e Romania, entrambe entreranno nella EU il prossimo gennaio.

I dati governativi calcolano la popolazione Rom in Romania in circa 535.000, ma una stima dei Gruppi sui Diritti delle Minoranze li pone sopra i 2.500.000, che ne farebbe la più grande popolazione Rom in Europa.

Le organizzazioni dei diritti dei Rom accusano le autorità di discriminazione continuata, reclamo sostenuto da molti osservatori occidentali.

La Bulgaria è anche stata criticata dalla Commissione Europea per fare troppo poco per integrare i Rom, che vivono ai margini della società, spesso in bidonvilles che mancano di acqua corrente ed elettricità.

Scolarizzazione adeguata e impieghi permanenti sono rari.

Una recente ricerca della commissione bulgara anti-discriminazione mostra come le tensioni etniche sono aumentate come risultato della percezione dei Rom della discriminazione.

"Le basi per la percezione della discriminazione si trovano nell'ampio dislivello nelle condizioni di vita, come pure nella sfiducia dimostrata da altri gruppi etnici contro i Rom," recita l'indagine.

Mirko Strojan, uno dei quattro uomini della famiglia di Rom sloveni, dice che la famiglia intende passare alle vie legali..

"Una cosa simile, che i nostri vicini vogliano farsi giustizia per conto loro oltrepassando la legge, non è mai successa. Intendiamo citare in giudizio il villaggio, fargliela pagare per i danni, la vergogna e la paura," ci dice.

(Additional reporting by Ljilja Cvekic in Belgrade, Tsvetelia Ilieva in Sofia and Marius Zaharia and Justyna Pawlak in Bucharest)

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This article: http://news. scotsman. com/latest. cfm?id=174844200 6

Last updated: 25-Nov-06 01:33 GMT

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Di Fabrizio (del 29/11/2006 @ 10:17:02, in Kumpanija, visitato 2978 volte)

Gruppo Inte(g)razione del Collettivo Vagabondi di Pace:


Amici e amiche del collettivo Vagabondi di Pace è arrivata una grande novità!
Le cartoline del progetto io.rom di animazione al campo rom di via Triboniano a Milano che il Collettivo Vagabondi di Pace porta avanti!
Sono bellissime per ogni occasione e, adesso che si avvicina Natale, sono perfette anche come biglietti di auguri! e in più finanziate l'attività del Collettivo Vagabondi di Pace : - )
In allegato trovate una copia del parte anteriore, mentre sul retro sono come una normale cartolina con in più il riferimento di dove e stata scattata e da chi, e l'indirizzo del sito internet dell'associazione.
Aspettiamo numerose le vostre prenotazioni!



per info: integrazione@vagabondidipace.org
io.laura@yahoo.it
A presto!

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Di Fabrizio (del 30/11/2006 @ 10:47:46, in musica e parole, visitato 2540 volte)

Da: Roma_Daily_News

Salve a tutti!

Sono estremamente contento di invitarvi a vedere questo nuovo film ad uno dei miei favoriti festival nel mondo: Spero siate pronti a ballare, ridere, piangere e ancora ballare per celebrare la musica e un nuovo film!

WHEN THE ROAD BENDS... (Quando la strada piega)
   racconti di una carovana Zingara

 

Sono onorato di annunciare la Prima olandese questa settimana al meraviglioso IDFA di Amsterdam (ho già detto che adoro questo festival!?!)

[...]

Altre notizie sul film: http://www.whenther oadbends. com
E: http://www.myspace. com/whentheroadb ends
E la pagina IDFA: http://www.idfa. nl/idfa_en_ filmdescription. asp?filmid= 21846

   QUANDO LA STRADA PIEGA... cinque bande Rom di quattro paesi diversi durante un viaggio di sei settimane attraverso il Nord America. La Carovana Zingara unisce musicisti e pubblico ad ogni concerto. Col fuoco nei loro ventri e l'anima nelle loro voci, gli stili dei musicisti varia dal flamenco alle bande di fiati, violini rumeni e folk indiano. E celebrano il meglio della cultura zingara e la diversità del popolo Rom in un'esplosione di danze e canzoni. Il film segue l'incredibile tour sul palco e dietro le quinte, scopriamo così la vita vera di questi musicisti - viaggiando verso casa loro, incontrando le loro famiglie e vedendo cosa porta la musica nei loro mondi. Racconti intimi sono tessuti attraverso i loro spettacoli, permettendoci di conoscere la musica zigana e fornendoci esaltanti rivelazioni sulla storia e cultura Rom (110 minuti).

Come chiede il sito IDFA, "Pensate di conoscere gli Zingari e la loro musica? Siete mai stati sulla strada con una carovana zigana?"

starring:
  Taraf de Haïdouks
    Fanfare Ciocarlia
        Antonio el Pipa
            Esma Redzepova
                Maharaja
 Directed: Jasmine Dellal
 Camera: Albert Maysles, Alain de Halleux
 Produced by Little Dust Productions/ Jasmine Dellal
  in association with ITVS, Fortissimo Films, FuWorks, CPB
 Co-producer: Sara P. Nolan
 Executive Producers: San Fu Maltha, Wouter Barendrecht, Michael J. Werner
 Concerts produced by: World Music Institute
 Sound: John Gurrin
International Sales: Fortissimo Film Sales B.V.
Dutch distributor: Fu Works & A-Film


A presto,

Jasmine
"Non puoi camminare dritto
 Quando la Strada Piega...
"
                 - proverbio Rom -


--
Jasmine Dellal
Little Dust Productions
104 West 14th St., #4
New York, NY 10011
+1-212-228-7777
dellal@littledust. com
www.littledust. com
http://www.whenther oadbends. com
http://www.myspace. com/whentheroadb ends

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Di Fabrizio (del 30/11/2006 @ 14:21:44, in Italia, visitato 2714 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir

Lettera del vescovo di Vicenza Mons.Cesare Nosiglia.

(Vicenza, Episcopio, 1 novembre 2006)

FIGLI DELLO STESSO PADRE

Frammenti di umanità dentro e fuori la città

Alla Chiesa di Vicenza,

ricca di comunità cristiane accoglienti nel segno della pace.

Ai fratelli e sorelle Rom e Sinti,

figli di un popolo ancora troppo poco conosciuto e amato.

Alle istituzioni e a tutte le persone di buona volontà

che abitano il nostro territorio.

Non posso pensare alla Chiesa di Vicenza a me affidata e non tenere abbracciato con gli occhi del cuore e della fede ogni realtà, ogni comunità cristiana, ogni angolo abitato, ogni persona. E lo sguardo si ferma lì, dove la vita è dura non solo per le fatiche ordinarie, ma perché non c’è ancora uno spazio per stare, per mangiare, per lavorare, per dormire. Sì, penso a voi, fratelli e sorelle Rom e Sinti che abitate già da decenni vicini a noi e per i quali è come se fosse sempre il primo giorno del vostro arrivo: la precarietà, il rifiuto, la paura, fanno di voi dei perenni esiliati, dei costretti fuggitivi senza tregua.

E penso anche a voi, fratelli e sorelle delle comunità cristiane, nati e cresciuti in terra vicentina. Penso alla fatica di continuare a cercare espressioni nuove di solidarietà e di accoglienza per non sentire troppo pesante il giudizio di quella Parola di Gesù che ci invita ad amarci gli uni gli altri di un amore forte fino alla fine.

Penso a noi come Chiesa, tutta insieme, chiamata a celebrare la misericordia del Padre, assidua nella preghiera che genera relazioni umane autentiche e coraggiose, vigilante nella carità che è via di pace.

In questa mia lettera la cui attenzione va in particolare ai fratelli e sorelle Rom e Sinti (e Zingari in genere), vorrei fare mie le parole che il Papa Paolo VI pronunciò al Campo Internazionale degli Zingari il 26 settembre 1965 a Pomezia: “Voi, nella Chiesa, non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore”.

La vostra presenza ci riconduce ad immagini bibliche antiche nelle quali ritroviamo le radici del nostro essere popolo di Dio: “Davanti a voi cammina il Signore, il Dio di Israele chiude la vostra carovana”

Un popolo in cammino, uno snodarsi in fila di carovane cariche di vita, dentro le generazioni e gli anni della storia, alla ricerca dei beni essenziali per vivere. Provvisorietà, lentezza del cammino, sete e fatica, fanno parte del nostro quotidiano, ma mai siamo vagabondi. Lì dove c’era la possibilità che un solo uomo, Caino, andasse ramingo per il mondo a causa del suo peccato, Dio intervenne perché non gli fosse fatto alcun male.

L’acqua, il pane, il vestito, una casa che serva da riparo, sono i beni essenziali per vivere e questi beni noi cerchiamo con la certezza che Dio accompagna e protegge il nostro cammino. Ed è proprio questa “presenza-compagnia” di Dio che siamo chiamati a rendere visibile, concreta, tra una carovana e l’altra, tra un accampamento e l’altro. Se questa certezza ci è radicata nel cuore, la fatica trova sostegno, la paura è superata, la provvisorietà diventa accoglienza.

Certo, le carovane di oggi hanno assunto forme diverse, il cammino non è più attraverso il deserto sabbioso, ma i nostri bisogni primari sono quelli di sempre e la loro ricerca è ancora affannosa e contrastata. Voi, fratelli e sorelle Rom e Sinti, continuate ad abitare ai margini delle nostre città e paesi, nella ricerca spesso senza speranza di un luogo dove poter abitare, dove stabilire relazioni che vi consentano di sentirvi appartenenti ad un territorio, familiari di altre persone, impegnati a costruire futuro per voi e per i vostri figli.

Ce lo chiediamo insieme: come costruire convivenze possibili, dignitose, rispettose delle reciproche diversità culturali, religiose, sociali che ogni etnia, ogni popolo porta con sé come bagaglio di vita?

Se perdiamo di vista che il Signore accompagna il nostro cammino, tutto si complica e sembra senza soluzione. La diversità appare una minaccia alle sicurezze acquisite; gli usi e i costumi che ci caratterizzano sono occasioni di scontro più che di incontro.

Ho presente, conosco bene la laboriosità del popolo vicentino, la sua instancabilità, le tante fatiche sopportate per raggiungere situazioni di benessere per le proprie famiglie, per i figli dei figli. E so anche che la solidarietà, l’ospitalità non devono e non possono mettere a repentaglio ciò che ognuno si è procurato con il sacrificio ed il lavoro.

Ma è tempo di aprire spiragli di vita anche per chi, più svantaggiato per cause diverse, chiede di abitare tra noi, chiede di abitare con noi. Troppe sono ancora le provocazioni che ci impediscono di dormire sonni tranquilli, ma le provocazioni della storia possono essere occasioni per approfondire anche la nostra fede, per convertire il nostro cuore a Dio, allenandoci a proclamare con le labbra ciò che il cuore vive nella carità. Dove la ricerca della carità è una ricerca autentica, coraggiosa, testimoniale, lì la carità diventa operosa, capace di fantasia, profezia di una giustizia che si ristabilisce, anticipazione della pace.

E poi, quale consolazione e quale forza ci suscitano le parole che la traduzione biblica dei LXX ha posto a commento in Proverbi 18,19: “Un fratello aiutato da suo fratello è come una città alta e fortificata, è forte come un bastione regale”, ed ancora Proverbi 19,17 aggiunge: “Chi dona ad un povero, fa un prestito a Dio. Chi restituirà se non Egli stesso?”.

Possiamo davvero “tollerare” che questi nostri fratelli Rom e Sinti non abbiano le condizioni minime per vivere (terra, acqua, dimora) e sentirci a posto come cristiani?

Il dover vagabondare, il non essere riconosciuti mai da nessuno, produce comportamenti di aggressività, di violenza da una parte e di intolleranza dall’altra.

Non c’è bisogno di improvvisazione o di gesti di spontaneismo, ma di riflessioni e proposte concrete che aprano percorsi di convivenza e di corresponsabilità che ci consentano di sentirci ugualmente coinvolti nel trovare risposte adeguate e durature.

Diritti umani e stili di vita, fede e prossimità si incontrano, costruiscono un tessuto sociale nel quale ognuno è tutelato in quanto persona a partire dai più piccoli e indifesi. Elemosina e giustizia camminano insieme.

Con il salmista chiediamo al Signore “Apri la tua mano e sazia ogni vivente”, anche noi apriamo le nostre mani e condividiamo l’umanità che siamo. Non c’è paura nel condividere, perché dal Vangelo ci viene la lezione più straordinaria di matematica: dividendo si moltiplica! L’episodio della moltiplicazione dei pani di cui ci parlano i Vangeli( cfr Marco 6,30-44) né è un esempio illuminante. Certo, parliamo di una moltiplicazione che riguarda le relazioni umane nuove, creative, libere e liberanti che il contatto con il povero ci dona. Quante volte, in questi anni, vi ho sentito dire con gioia che avete sperimentato quanto dia serenità all’animo e senso di gratitudine, donare, aiutare, soccorrere chi è nel bisogno. Sembra una frase fatta quella che “nel dare si riceve molto di più di ciò che si dona”, ma è straordinariamente vero che la prossimità apre finestre che lasciano entrare aria pura ed il nostro cuore si ossigena al contatto con ciò che ciascuno in profondità è.

Ma da chi iniziare? Da chi crede che ad amare non si perde, da chi sceglie di osare la prossimità, da chi sente come una spina nel fianco che altri fratelli e sorelle siano ai margini senza possibilità di riscatto.

L’invito è innanzitutto a voi, fratelli e sorelle Rom e Sinti, perché vi sentiate “costruttori insieme” di futuro e non tanto dei “ricevitori” di cose o di soluzioni già confezionate.

Le vicende storiche, gli abbattimenti di alcune frontiere, le guerre, i cambiamenti sociali in genere, hanno modificato anche la vostra vita. Anche per voi c’è la fatica di mantenere fede alle vostre tradizioni sia culturali che religiose nel rispetto delle generazioni che crescono. Anche voi desiderate caparbiamente non perdere le caratteristiche che vi contraddistinguono come popolo, come etnia, eppure sentite la necessità di trovare mediazioni che vi permettano di farvi accogliere nei contesti dove ora siete. Certamente, alcuni cambiamenti fanno soffrire e portano degli sconvolgimenti che a prima vista sembrano irreparabili. Penso, per esempio, alla dimensione del lavoro che vi ha caratterizzato per aspetti tipici, particolari: lavoro artigianale, commercio. Penso alle donne che chiedono l’elemosina. Come, oggi, qui, è possibile restare fedeli a queste tradizioni? Quali altre modalità cercare, quali ambiti di lavoro individuare nei quali guadagnare il necessario per vivere e mantenere le vostre famiglie?Come accettare e rispettare le regole su cui si fonda la nostra società, che possono sembrare stringenti ed estranee alla vostra tradizione e cultura,ma che sono la base per una civile convivenza pacifica e giusta tra persone, famiglie ed etnie diverse che abitano lo stesso territorio?

Comprendo e sento che non sono passaggi facili, so che richiedono anche per voi, dialogo in famiglia, collaborazione, unità, volontà di interagire. Anche a voi chiediamo di cogliere le opportunità che vi vengono offerte per un “coabitare” vivibile, aperti al cambiamento lì dove occorra.

E’ una scommessa aperta anche per la nostra chiesa: dare vita a progetti di inclusione sociale rivolti a singoli nuclei familiari. Gli obiettivi intermedi sono la scolarizzazione dei minori, l’inserimento lavorativo attraverso le cooperative, un cammino di fede in vista dei sacramenti ma non solo. Lo stile è quello di fare in modo che siate voi al centro delle vostre scelte e responsabilità attraverso una condivisione in itinere dei percorsi stessi.

Per tutti noi c’è l’invito a purificare il nostro vivere da quegli atteggiamenti che non consentono il dialogo, la conoscenza reciproca, la ricerca del bene. Impariamo a dare un nome alla nostra paura di fronte alla differenza tentando percorsi di conoscenza che ci facilitino la via dell’incontro. Favoriamo l’ascolto reciproco, accogliamo il buono che ogni storia umana porta con sé, creiamo possibilità di vita che comprendano i valori comuni riconosciuti.

Mi rivolgo alle comunità cristiane.

L’evangelizzazione, la catechesi possono essere momenti per incontrarci, per conoscerci, per accoglierci alla luce della Parola del Signore. Sarebbe bello pensare ad una intesa umana così profonda e rispettosa del nostro credo religioso, se fossimo capaci di pensare a dei percorsi catechistici e anche a un catechismo, da costruire insieme con i bambini, con i ragazzi. Anche l’uso della lingua propria è importante per comprendere meglio la storia, le sfumature, il pensiero e la religiosità di un popolo.

Il Vangelo che abbiamo interiorizzato in famiglia, in parrocchia o, per voi Rom e Sinti, nei racconti dei vostri capofamiglia, può essere il punto di partenza per aiutarci a pregare insieme, a condividere il nostro pensare Dio in modo diverso. In fondo, tutta la Bibbia è percorsa da questa ricerca-accoglienza del “Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”, quasi a dire che il nostro Dio non è il Dio dei luoghi ma delle persone e si fa vicino passando attraverso “altri”. Possiamo cominciare a scoprire quali segni di religiosità accompagnano la nostra giornata, i fatti importanti della nostra vita (la nascita, il matrimonio, la morte) e, mettendoli vicini, cogliere ciò che ci unisce quando parliamo del Dio in cui crediamo.

A chi non professa la fede cattolica, dico di non temere: la Chiesa vi sente ugualmente al centro del suo cuore e dove vive il rispetto per l’uomo, sempre è possibile un dialogo.

Un invito particolare ai catechisti ed agli animatori: proteggete e difendete la spontaneità di relazione e di familiarità che i bambini portano “naturalmente” con sé. E’ un tesoro di cui siamo responsabili e la cui salvaguardia è nelle mani di noi adulti. Le attività dell’oratorio, della vita associativa, le attività sportive, sono “cantieri” privilegiati dove far nascere l’incontro e l’accoglienza alle diversità. Lì dove un bambino si sente amato, ci sono buone possibilità perché il suo sviluppo come persona sia adeguato, armonico, libero.

A voi pastori delle comunità infine e ai consigli pastorali, chiedo di promuovere nella gente sentimenti di accoglienza e di pace superando timori e chiusure,di sostenere quelle istituzioni che tentano vie di soluzione dei problemi e offrire loro una sponda presso l’opinione pubblica,di aiutare quanti operano in questo ambito con spirito di solidale amicizia e stima

Mi rivolgo alle famiglie. Sarebbe consolante anche per me, vostro Vescovo, sapere che ci sono famiglie disponibili a vivere una solidarietà vicina, spicciola, con altre famiglie Rom e Sinte. In molte occasioni, in questi anni, state dimostrando che l’amore per i poveri vi sta a cuore e la Chiesa vi è grata. La richiesta che vi rivolgo è di aprire la vostra famiglia, inizialmente anche per brevi momenti, a qualche bambino per aiutarlo nei compiti pomeridiani. Anche qualche mamma Rom/Sinta potrebbe avere il desiderio di scambiare qualche sua preoccupazione/fatica nell’educazione dei figli, nei problemi familiari. Non abbiate paura di mescolare i vostri figli con i figli degli “altri”, perché non è allontanando che ci si difende, ma chiamandoci per nome si può superare la diffidenza. Non ribellatevi quando intuite che qualcuno ha iscritto i bambini Rom e Sinti alla scuola dove vanno i vostri figli. Quale futuro può esserci per un bambino che non conosce la lingua del paese dove si inserisce se non sa leggere, scrivere o fare i conti? Come potremo pensare che, da adulto, troverà un lavoro che gli consentirà di vivere dignitosamente?

Mi rivolgo alle istituzioni. E’ un invito a continuare quella collaborazione che è iniziata nei mesi scorsi e che ci vede impegnati a cercare e trovare spazi abitativi senza i quali ogni progetto di promozione e di inclusione sociale si banalizza e si vanifica. Senza un pezzo di terra dove poggiare regolarmente una roulotte, un prefabbricato e una serie di servizi essenziali per vivere dignitosamente, nessun inserimento lavorativo, nessuna scolarizzazione dei minori è fattibile, nessuna socializzazione può accadere.

Il rifiuto o l’allontanamento verso altri Comuni, non risolve i problemi di fondo anche se li sposta altrove: perché non promuovere collaborazioni e sinergie sul territorio per affrontarli insieme?

E mi rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: aiutiamoci a fare accoglienza, aiutiamoci a non subire passivamente le povertà dei fratelli che ci vivono accanto. Insieme, diventiamo testimoni di carità a partire da piccoli passi che ognuno di noi prova a vivere dentro la propria vita. E’ un metterci in gioco che prevede tempi lunghi, passione per l’uomo, progettualità, sinergie dentro e fuori la chiesa.

Non mancheranno fallimenti e crisi, che del resto abitano anche le nostre famiglie e il nostro credere. Ma non per questo ci si arrende. Le tante inadeguatezze che abitano anche oggi le nostre famiglie non ci autorizzano infatti a non credere più nella famiglia.

Così è per le complesse difficoltà di relazioni e di dialogo con chi è “diverso da noi”: non devono impedirci di tentare comunque vie di rispetto, attenzione, disponibilità a capire,ad aiutare,a percorrere vie concrete di solidarietà reciproca.

Dio che ascolta il grido del povero, di certo, non resterà sordo all’invocazione di aiuto di quei figli che, nel suo nome, vivono la carità.

Vi benedico di cuore

+ Cesare Nosiglia, arcivescovo

vescovo di Vicenza

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Di Fabrizio (del 01/12/2006 @ 10:27:56, in scuola, visitato 1946 volte)

Da: Mundo_Gitano

Si dice che la gente è ostile a ciò che non capisce, o in certi casi semplicemente a ciò che ignora.

Per molti questa è l'origine del "razzialismo" e forse questa può essere la ragione per cui negli anni gli Zingari siano stati marginalizzati in Spagna.

Per questo ogni iniziativa volta ad aiutare ad aprire i misteri della comunità Calé in Spagna deve essere la benvenuta. A volta le aperture avvengono dall'interno della comunità stessa.

All'inizio degli anni novanta un gruppo di donne zingare da Granada si sono unite in un'associazione chiamata Romi. Una delle mete era fondare un museo per spiegare la cultura delle Romnià, e adesso questo obiettivo è stato raggiunto.

Tre grotte nell'area Sacromonte di Granada ospitano il primo museo "La Gitana". Il governo regionale ha contribuito con 350.000 € ed il sindaco di Granada, José Torres Hurtado, ha espresso la speranza che il centro divenga un'attrazione turistica cittadina.

La prima grotta illustra la storia di come gli zingari lasciarono l'India e furono soggetti a leggi particolari sotto i regni cattolici di Spagna, come la condanna alla schiavitù del 1492. Nel XIX secolo fu proibito di parlare il  Caló e persino di indossare gli abiti tradizionali.

La seconda grotta si concentra sulle attività dei gruppi femminili e presenta gli zingari famosi nella storia. Sarete sorpresi di trovare Charlie Chaplin e Elvis Presley.

La terza grotta illustra tradizionali rimedi medici zingari, trasmessi di generazione in generazione.

Le nostre congratulazioni a Loli Fernandez, Direttrice dell'Associazione Romi delle donne Rom a Granada.

Asociacion De Mujeres Gitanas Romi
Pl. Rey Badis, S/N
18013 Granada
958 161 278

© typicallyspanish. com

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Di Sucar Drom (del 01/12/2006 @ 16:38:52, in blog, visitato 1712 volte)

Mantova, incontro con il Ministro Ferrero
A Mantova, sabato 25 novembre 2006, Yuri Del Bar e Carlo Berini hanno incontrato il Ministro del Welfare, Paolo Ferrero. All'incontro è stato presentato il lavoro svolto nel Nord e nel Centro Italia dall'Associazione Sucar Drom, dall'Istituto di Cultura Sinta e dall'Ente Morale Opera Nomadi Sezione di Mantova.
Durante l'incontro sono state consegnate al Ministro le ultime pubblicazioni dell...

Mantova, presentato il progetto "nevo drom"
Presentato questa mattina in Provincia il progetto Nevo Drom contro le discriminazioni razziali subite dalle popolazioni Sinte e Rom nel territorio mantovano. Alla conferenza stampa erano presenti l’assessore provinciale alle politiche sociali Fausto Banzi, Carlo Berini e Yuri Del Bar dell’Associazione Sucar Drom e Barbara Nardi dell’Istituto di Cultura Sinta.
“Negli ultimi anni – spiegano...

Unione Europea, Joaquin Cortes chiede un Commissario per le Minoranze
La richiesta è stata avanzata dall'artista spagnolo di origine Kalò al Presidente del Parlamento Europeo Borrel nell'incontro a Bruxelles, nell'ambito di una campagna di sensibilizzazione sui Rom e sui Sinti in Europa.
"Politicamente parlando sono abbastanza un neofita perchè la politica l'ho sempre lasciata al margine ma credo che nell'Unione Europea ci vorrebbe un consigliere, un co...

L'Europa è razzista, ma non lo sa
La discriminazione c´è ma non fa statistica, e quindi non si vede. Si potrebbe sintetizzare così l´ultimo rapporto dell'European Monitoring Center on Racism and Xenophobia che nel suo dossier per il 2005 assegna voti davvero bassi ai governi dell'Unione Europea non solo perché i Venticinque sono ancora lontani da...

Razzismo, rispondiamo insieme alla lettera arrivata a sucardrom
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la seguente lettera, dopo la fiaccolata di Piovene Rocchette. La lettera fa esplicitamente riferimento alla denuncia per discriminazione razziale che abbiamo presentato contro il Sindaco Maurizio Colman. Le argomentazioni po

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Di Fabrizio (del 02/12/2006 @ 10:04:14, in conflitti, visitato 2268 volte)

Da Nickolai Kalinin

Recentemente i fascisti in Bielorussia sono diventati più attivi. L'organizzazione nazionalista "Potere Bianco" mostra estrema aggressività contro i rappresentanti del popolo Rom. I suoi attivisti diffondono volantini con cui chiamano alla violenza contro i Rom in Bielorussia [...]. "Potere Bianco" chiede di espellere i Rom dalla Bielorussia con ogni mezzo.

Il Gruppo dei Legali dei Rom hanno indirizzato una protesta ufficiale al Comitato per gli Affari Religiosi e le Nazionalità, che la girato al Procuratore Pubblico. La risposta è arrivata subito: il Procuratore rifiuta di agire legalmente contro gli attivisti di "Potere Bianco". In realtà, l'attività di "Potere Bianco" si svolge apertamente e alla luce del sole e col tacito consenso delle autorità. I nomi degli attivisti potrebbero essere trovati facilmente. Ma il Procuratore Pubblico ha semplicemente ignorato la nostra protesta.

Ciò riflette l'attitudine delle autorità verso i Rom. Le manifestazioni di antiziganismo sono impunite e le autorità non rispettano i diritti delle minoranze nazionali. Il fascismo può essere distrutto con un ampio movimento civile Rom nella società, sulle basi dei principi di eguaglianza, libertà e giustizia sociale, dove non ci sia posto per la xenofobia. Chiediamo a tutti quanti non vogliono vedere neonazisti nelle strade delle nostre città, che non vogliono osservare in silenzio il comportamento dei fascisti, che non sono d'accordo con le violazioni di massa dei diritti umani, a scrivere al Presidente di Bielorussia, chiedendo attenzione ai Rom e il bando dei movimenti fascisti.

Chiediamo a tutte le organizzazioni Romani e no di protestare contro l'antiziganismo in Bielorussia, spedendo una lettera a:

The President of Belarus
Lukashenko Alexander
Marx's street 38
220016 Minsk
Belarus


Assieme siamo forti!

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