Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 22/11/2005 @ 10:23:03, in Europa, visitato 1890 volte)
(gli articoli originali sono in inglese)
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ROMANI INFORMATIONAL SERVICE - www.romea.cz - Romano Vodi - ROMEA The most visited Romani informational portal in Czech Republic
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Bratislava, 17. 11. 2005, 21:43, (CTK) - La polizia slovacca ha accusato sette persone, tra cui Marian Kotleba, capo dell'ultranazionalista Comunità Slovacca, di propaganda estremista. Il capo della polizia, Anton Kulich, ha detto alla televisione che Kotleba è accusato di appoggiare movimenti che propugnano la violenza, il fascismo e ideologie simili.
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Bucarest, 17. 11. 2005, 20:55, (Roma Network) - George Soros ha richiamato i governi dell'Europa Centrale e Meridionale ad agire perché finisca la discriminazione contro i Rom, la più numerosa minoranza europea. L'iniziativa, chiamata Decennio dell'inclusione Rom, è stata supportata da nove governi al suo lancio lo scorso febbraio, rappresenta uno sforzo internazionale senza precedenti per assicurare ai Rom uguale accesso all'istruzione, all'alloggio, all'impiego e alla sanità. L'appello è avvenuto durante la prima riunione tenutasi da quando la Romania ha assunto la presidenza a rotazione del comitato intergovernativo.
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Praga, 18. 11. 2005, 08:10, (CTK) - Il progetto "Rom scomparsi e Rom oggi", in cui i Rom sopravvissuti intervengono nelle scuole primarie e secondarie, per presentare la storia della II guerra mondiale, continuerà anche nel 2006, ha affermato l'organizzazione Ziva Pamet (Memoria Viva). Il progetto è stato organizzato da Ziva Pamet assieme al Museo di Cultura Romani e proseguirà grazie al supporto del fondo Erinnerung und Zukunft (Memoria e Futuro).
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Praga, 18. 11. 2005, 07:39, (CTK) - Centri dove gli esperti aiuteranno e motiveranno nello studio i bambini provenienti da un ambiente svantaggiato, saranno installati nelle regioni nel quadro di un progetto che verrà lanciato l'anno prossimo e costerà 80 milione di corone, pubblica Lidove noviny. "Intendiamo focalizzarci sui bambini Rom e di altre minoranze etniche, anche se non è questo il nostro ruolo. Lavoreremo con tutti i ragazzi che avranno bisogno" ha detto alla stampa Jana Zapletalova, direttrice dell'Istituto per la Consulenza Pedagogica e Psicologica, che ha curato il progetto.
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Bratislava, 16. 11. 2005, 20:04, (CTK) - Aumentano le differenze tra le regioni e la povertà sta tramutandosi da un fenomeno di durata temporanea a uno di lunga durata: questo il giudizio di un gruppo di esperti riunitisi a Bratislava settimana scorsa. La Ministra del Lavoro, Iveta Radicova, ha detto che non è il numero dei poveri ad aumentare.
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Praga, 16. 11. 2005, 16:42, (CTK) - Verrà riaperto nel 2006 il caso di Denis Gerasimov, 28 anni, membro del gruppo neonazista russo Kolovrat, imputato nella Repubblica Ceca per apologia del nazismo e del neonazismo. L'ha affermato Katerina Kohoutkova, Presidente del Tribunale d'Appello.
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Di Fabrizio (del 22/11/2005 @ 16:20:37, in Europa, visitato 2154 volte)
E' uscito il numero di Novembre.
Contiene informazioni su notizie e sviluppi politici riguardanti i diritti sociali fondamentali dei migranti privi di documenti in Europa. La newsletter è attualmente disponibile in formato Word e scaricabile dal sito internet di PICUM (www.picum.org) nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese. Vi invitiamo a diffondere ampiamente questa newsletter.
Estratto dalle cronache italiane:
· Il 7 ottobre 2005, il settimanale L’Espresso ha pubblicato un rapporto del giornalista italiano Fabrizio Gatti, nel quale descrive il periodo trascorso nel ‘centro di ricezione’ di Lampedusa dopo essersi buttato in mare e aver fatto finta di essere un immigrato Kurdo ‘irregolare’ proveniente dal nord dell’Iraq, di nome Bilal Ibrahim el Habib con lo scopo di essere trattenuto. Già nel 2000, Gatti era riuscito ad entrare nel centro di detenzione di via Corelli a Milano, fingendosi essere un migrante ‘irregolare’ rumeno, ed aveva scritto un rapporto sulla sua esperienza sul Corriere della Sera. In quell’occasione, venne accusato dagli ufficiali di polizia di aver ‘dichiarato falsa identità’, e gli vennero inflitti 20 giorni di carcere. http://www.statewatch.org/news/2005/oct/05lampedusa.htm
(in inglese). http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/cronaca/sbarchi3/fabrigatti/fabrigatti.html (in italiano). Per leggere il rapporto di Gatti (“Io, clandestino a Lampedusa”) in italiano: http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?idCategory=4821&idContent=1129502&m2s=a
· In merito allo scandalo del maltrattamento degli immigrati trattenuti nell’isola di Lampedusa, il ministro dell’interno Beppe Pisanu a dichiarato che i centri di detenzione in Italia non saranno più chiusi ma ‘rinforzati e migliorati’. I 17 centri detentivi in Italia (comunemente conosciuti come “CPT”) si trovano ad affrontare un numero crescente di problemi, in seguito all’aumento dei migranti privi di documenti in Italia negli ultimi anni. Il centro di detenzione di Lampedusa si trova ad affrontare il problema più serio: è stato costruito per 200 persone ma normalmente nè accoglie oltre 1.000. http://www.lefigaro.fr/international/20051014.FIG0198.html?082214
· Secondo il quotidiano torinese La Stampa del 20 ottobre, Antonio Guterres, rappresentante dell’ACNUR, ha reso noti i piani per creare una rappresentanza permanente all’interno del centro di detenzione per immigrati di Lampedusa. Una task-force permanente potrebbe essere istituita nel centro di Lampedusa. Verrebbe costituita dall’ACNUR, la Croce Rossa e l’OIM (Organizzazione Internazionale per la Migrazione). Fonte: BBC, 20 ottobre.
Il professore di diritto Fulvio Vassallo Paleologo ha scritto un articolo sulla privatizzazione dei diritti degli immigrati nei centri di detenzione in Italia, dal titolo “I centri di permanenza temporanea: diritti negati o la negazione del diritto?” L’articolo è disponibile: http://www.meltingpot.org/articolo5977.html
Di Fabrizio (del 30/11/2005 @ 05:18:13, in Europa, visitato 3147 volte)
Cancellati in Slovenia: una questione europea
28.11.2005
Un'analisi puntuale sulla situazione dei ‘cancellati' in Slovenia. Dopo l'indipendenza della Slovenia molti sloveni persero la cittadinanza. La loro colpa? Non essere etnicamente omogenei alla maggioranza nel Paese. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
A cura di: Civilna iniciativa izbrisanih aktivistov – Koper, Ptuj, Ljubljana Karaula MiR – MigrazioniResistenze – Friuli, Roma, Slovenija Društvo Dostje! - Ljubljana
Di Fabrizio (del 04/12/2005 @ 19:15:04, in Europa, visitato 2142 volte)
Premessa: Può stupire un articolo nella sezione "Europa" che arriva dalla Colombia. In realtà, le "nostre" periferie stanno sempre più assimilandosi a quelle che si trovano nel continente nord e sud americano e mi sembra limitante ragionarne esclusivamente tra europei.
Nel contempo, il dibattito sulle periferie in Europa riguarda anche le tematiche dell'alloggio e dell'accesso ai servizi per i Rom, che nel nostro continente esprimono una forte domanda di sedentarizzazione. E in questo scambio di idee incrociate, ecco che il Congresso Rom Panamericano chiede invece la tutela del nomadismo, che lì resiste ancora.
Lungi da me l'idea di suggerire soluzioni, piuttosto la certezza che qualsiasi sintesi derivi dalla conoscenza e dal confronto con gli aspetti e le opinioni che (nonostante internet) hanno meno visibilità.
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Minorías étnicas, multiculturalismo, interculturalidad: Nuevos conceptos
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Redacción Actualidad Étnica - Bogotá. Noviembre 23 de 2005.
Nel mezzo dello stato di emergenza che dallo scorso 12 novembre vive la Francia, come risposta all'onda di manifestazioni e disordini degli immigrati nelle periferie povere che circondano Parigi, e che protestano contro la loro marginalizzazione e repressione politica, si apre un nuovo dibattito che perdurerà nell'agenda pubblica di questo secolo.
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Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna? Sono alcune delle domande della dottoressa Graciela María Espinoza autrice dell'artícolo “Dal multiculturalismo all'interculturalità”, che partendo dalla posizione che non è possibile il multiculturalismo in termini assoluti, compie alcuni passi per comprendere i concetti di multiculturale e interculturale.
Il testo è stato pubblicato originariamente su momarandu.com.
La situazione attuale in Francia, ha raggiunto la massima tensione sfociando nei disordini provocati dagli immigrati e dai loro figli, per protesta contro le condizioni di marginalità nei quartieri periferici delle città. Senza dubbio, uno dei grandi dibattiti di questo nuovo secolo, probabilmente il più urgente.
Si discutono nelle differenti discipline, nuovi concetti come multiculturalismo, interculturalità, pluralismo razziale, assimilazione, integrazione, minoranze etniche... Verranno accettati, un giorno, come concittadini?, E come compatrioti?, Sarà possibile il rispetto delle differenti culture, con tutto ciò che comporta?, Spariranno il razzismo e la xenofobia in Francia o in Spagna?
La realtà sociale di fronte all'Europa, è quella di un popolo che non sarà più lo stesso, dato che il suo sangue e la sua cultura si mescolano con le altre. Gli "stranieri" che arrivano, spinti dalla precarietà della loro situazione economica, saranno parte, un giorno, della realtà sociologica di questa nazione? O costituiranno indefinitamente una causa in più di disintegrazione? Questo il nodo di un'ipocrisia terminologica che una società sviluppata chiama "gli stranieri", trattandoli come cittadini di seconda classe.
La cultura delle periferie, i sentimenti e il loro sapere, sono il prodotto della realtà in cui vivono questi soggetti. Distinto il sentire dei nordafricani, dei nigeriani, berlinesi, parigini o madrilegni, perché distinta è la loro situazione, compreso nel processo produttivo. E' possibile oggi il multiculturalismo? No, in termini assoluti. E' solo una gentile espressione, un discorso accademico.
Oggi, tutte le società sono multiculturali. Multiculturalismo è una risposta alla diversità culturale e alla sua integrazione nella "cultura nazionale", la cultura maggioritaria. Pertanto, le politiche dell'interculturalismo conformano i media per imparare come "vivere tutti assieme", "assicurare la piena partecipazione di tutte le culture e che la diversità è una fonte di ricchezza solo quando esiste l'intercultura" e "garantire la libertà di espressione (in ogni forma) in una società pluralista e multiculturale".
Il problema di questo pluralismo è se io debba consentire che, accanto al mio domicilio, ci siano un ristorante cinese, una balera orientale, o un centro di yoga hindu, o di folclore centrafricano, o una chiesa coreana, senza sapere come tollerare determinate pratiche che, per la mia cultura, risultano sgradevoli. Questi i veri problemi del multiculturalismo. E, partendo da qui, ci chiediamo: Pluralismo, sì o no?
Esistono due modelli di diversità culturale: nel primo caso, nasce dall'incorporare culture che previamente avevano forme di autogoverno ed erano concentrate territorialmente in uno stato principale... nel secondo, dall'immigrazione individuale e familiare. Questi due modelli sono denominati rispettivamente minoranze nazionali e gruppi etnici.
Nelle sue analisi sugli stati multinazionali e i poli etnici, Kymlicka prova a dimostrare che se le minoranze nazionali desiderano "continuare rimanendo società distinte dalla cultura maggioritaria di cui fanno parte", i gruppi etnici formatisi con l'immigrazione "desiderano integrarsi nella società di cui formano parte, essere accettati nella stessa come membri a pieno diritto".
I più famosi politologi si coinvolgono nella discussione. Giovanni Sartori argomenta che "La sola concessione della nazionalità non produce l'integrazione degli immigrati". Slavoj Zizek parla di multiculturalismo come di cattiva coscienza e recentemente ha aggiunto: "il terrorismo è uno specchio della nostra civilizzazione: i terroristi non stanno, non li vediamo, ma sono il riflesso del mondo occidentale".
Questa diversità culturale, che connette le persone in un sistema mondiale proiettato crescentemente verso la globalizzazione, è tanto percepita come fonte di disturbo, di conflitto, come pure di arricchimento. In più, l'immigrazione è tanto ricchezza, diritto e problema. I primi due non eliminano i rischi e le minacce del terzo. Il funzionamento della società democratica multiculturale richiede generose transazioni e considerevoli dosi di prudenza e buonsenso: e, in seguito, un'ampia concezione di libertà come, ad esempio, quella formulata da John Stuart Mills nel suo Sulla Libertà.
Vorrei sottolineare la fondamentale differenza tra i concetti di multiculturale ed interculturale. Il primo fa riferimento ad una situazione "di fatto" che in molti paesi è una realtà che data molti anni (quello che è successo in molti dei paesi comunitari), e in qualcuno di questi ha contribuito alla genesi della nazione. Il secondo è la manifestazione di una volontà rivolta a guadagnare relazioni che si considerano positive, su di un piano di mutua influenza.
Sono diversi i modelli distinti di contatto interetnico, che non sono tra loro autoescludenti. Secondo Graciela Malgesini e Carlos Giménez, il melting pot apparve come uno dei tre modelli di integrazione negli Stati Uniti, differente dall'anglo-conformismo (assimilazione nella cultura anglosassone maggioritaria) e dal pluralismo. Occorre capire che questo modello nasce in una nazione in cerca delle proprie radici culturali proprio nel suo rimescolamento e senza un passato comune indigeno che facesse da filo conduttore per tutta una tradizione storica atemporale. L''incrocio tra le culture non smette di essere funzionale all'assimilazione al modello dominante, in una società dove l'omogeneità è una pretesa.
Il modello assimilazionista parte dal presupposto che il contesto precedente di immigrazione, debba adattarsi alle esigenze normative della società ricettiva. Esiste un altro modello di contatto interetnico, conosciuto col nome di marginalizzazione. Consiste nel fatto che i gruppi etnicamente minoritari, conviventi con maggioranze che si suppongono "omogenee", siano relegate al margine che demarca, più che la differenza, la disuguaglianza. Ovviamente, la segregazione non è un atto volontario, ma la conseguenza delle differenze culturali e di classe.
In quanto al modello che si può definire di integrazione, è più che un modello ideale di relazioni interetniche, che un modello reale di contatto interculturale. Si fonda idealmente sulla comprensione e sulla conoscenza "dell'altro", per superare il possibile stereotipo stigmatizzato dove si trova. L'immigrato è portatore di storia e cultura, di codici che si manifestano nella quotidianità, che sono suscettibili di coesistere perfettamente ed arricchirsi mutualmente con quelli dei cittadini e della società ricettrice; però questi codici non sono irremovibili, ma in continua ricostruzione, per una interazione dinamica e costante. Pertanto. le relazioni interetniche si costruiscono in un contesto dialettico, di mutua interferenza.
E' successo qualcosa di curioso in Europa, con l'apparire delle minoranze etniche. Gli antropologi francesi cambiarono i loro orientamenti iniziando lo studio delle società distanti, dei contadini autoctoni in via di sparizione, delle tribù, in una "Antropología del Presente" dove l'unità di analisi è costituita dagli universi sociali etnoculturali.
Quanti conclusero la loro formazione accademica con Malinowski o la iniziarono con Claude Lévi Strauss, indifferenti e ostili al cambiamento, descrivevano immagini estetizzate di società tribali disseminate negli angoli più remoti del mondo abitato. Oggi, l'egemonia di questa concezione antropologica tradizionale, è superata dall'onda attuale di interesse al multiculturalismo.
A partire dal 1980 inizia a delinearsi un movimento che punta a fare del presente della società, il terreno propizio per l'indagine antropologica. Nomi come Clifford Geertz, o Gérad Althabe, non studiano più ciò che è distante, i nativi, il passato, non abbandonano il proprio mondo per arrivare agli "altri", alle tribù e "ritornare" - trasformati - a casa propria, ma rimangono nella propria regione. Il differente, lo "straniamento", come si suol dire, è lì, nella propria città, rappresentato dalle minoranze di origine straniera e dalle loro singole identità etnoculturali. Gli antropologi trovano negli immigrati di casa propria gli antichi "primitivi".
Gli "studi culturali" su queste minoranze etniche implicano un profondo ripensamento su cosa si sta facendo e sulle radici di queste ricerche. La prima rottura che appare lasciando il luogo di origine, quando un individuo o un gruppo lasciano il proprio luogo di origine, o si suppone che debbano mettersi in marcia, implica una serie di piccole trasformazioni; ma anche forti contrasti, nel mettere sulla bilancia le loro aspettative con la dura realtà, di rediscutersi personalmente, culturalmente e socialmente nei nuovi contesti, in definitiva la distanza tra il primo contatto con un luogo "estraneo" e i propri sogni e desideri.
Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 05:49:08, in Europa, visitato 2701 volte)
da British_RomaI Nomadi irlandesi esposti alla divisione razziale
Le divisioni sociali innescano il conflitto in uno dei paesi più ricchi del mondo
Angelique Chrisafis in Dublin Saturday November 26, 2005
Guardian
A fianco di un piccolo tabernacolo nella sua spoglia roulotte, Biddy McDonagh descrive i ratti che infestano l'area di sosta. "Sono grossi come gatti e si muovono come un branco in caccia", ci dice. Un ricordo a quattro zampe della discarica adiacente, in questo fazzoletto di terra brulla ai margini nordoccidentali di Dublino.Mrs McDonagh, 61 anni, ha una nipote di 39 e una bis-nipote di 10 anni, ha imparato da poco a scrivere il proprio nome ed indirizzo. "Non è molto" singhiozza "Ma ha significato una differenza nella mia vita". L'area di sosta, con i servizi esterni, sporadici tagli dell'elettricità, i graffiti, è ritenuta tra i "paradisi" dei Viaggianti, dice Winnie Kerrigan, un'altra residente in attesa di alloggio. Ma il boom economico della Tigre Celtica qui non è avvertito come altrove. "Viviamo nelle condizioni dell'Irlanda degli anni '30" dice Mrs Kerrigan.
Lo scorso ottobre, le 80 famiglie di Viaggianti che vivono lungo Dunsink Lane a Finglas, si sono svegliate scoprendo che il comune aveva costruito tutto attorno un muro per prevenire gli insediamenti abusivi. Divisi dalla comunità stanziale lì attorno e impediti a raggiungere scuole e negozi, i Viaggianti dicono che la barriera rappresenta un'azione razzista e discriminatoria e stanno protestando. Ci sono stati disordini, culminati col lancio di molotov e l'assalto ad un edificio lì vicino. Anche un campo da golf è stato seriamente danneggiato. Amplificata dai media che l'hanno subito paragonata ai più noti conflitti di Gaza o di Derry, la "Battaglia di Dunsink" ha polarizzato l'attenzione pubblica, esponendo la frustrazione di una minoranza marginalizzata ad un profondo sentimento anti-nomadismo
Un anno dopo, le problematiche relazioni irlandesi con il suo popolo nomade sono al più basso livello. Il caso di Pádraig Nally, contadino di Mayo accusato di aver ucciso un Viaggiante condannato a sei anni anni di prigione, è stato descritto dal giudice come "il caso più socialmente controverso" che gli fosse mai capitato, per le furiose polemiche che hanno diviso l'Irlanda al tempo del processo.
Nally, 61 anni, viveva da solo nella sua fattoria a Cross. L'ottobre dell'anno scorso aveva trovato John Ward, di 42 anni, nei suoi terreni ed aveva pensato che volesse introdurvisi. Nally gli sparò, colpendolo alla mano e all'anca. Poi era seguita una lotta durante la quale Ward era stato colpito ripetutamente con un bastone. Nally aveva poi raccontato alla polizia: "Era come colpire una pietro o un albero. Potevi colpirlo senza fargli niente." Ward era poi scappato sulla strada, Nally aveva ricaricato il fucile e gli aveva nuovamente sparato da distanza ravvicinata.e.
Secondo i suoi difensori, Nally è stato giudicato troppo severamente dal tribunale e i Viaggianti devono ammettere di essere coinvolti in una serie di atti criminali che "mettono un cuneo" tra loro e il resto della società. Ma secondo Ian O'Donnell dell'Istituto di Criminologia dell'Università di Dublino, l'accusa ai Viaggianti di essere coinvolti in crimini rurali non si poggia su basi solide. [...] "Penso che siano un capro espiatorio".
Settimana scorsa è stato negato il permesso di tenere un corteo in favore di Nally, perché c'era il timore che fosse una manifestazione razzista contro i Viaggianti. Ma Jim Higgins, deputato del Fine Gael, ha rinfocolato la polemica nel corso di un'intervista radiofonica, durante la quale affermava che "stagnai e Zingari" d'Irlanda non sarebbero comunque graditi. La divisione tra Viaggianti e il resto della società sta "crescendo e raggiungendo proporzioni vulcaniche" e se non sarà affrontata con decisione, produrrà nuovi morti
I gruppi Viaggianti lamentano che la comunità vive nel terrore. Questo mese uno di loro, 26 anni, è stato inseguito e picchiatto a morte con una mazza di metallo, da un uomo che credeva stesse introducendosi in casa sua.
Mentre monta la paura, Pavee Lackeen (cfr QUI ndr.), un film basato su avvenimenti reali di una famiglia che vive ai marginio delle strade di Dublino, ha vinto un premio internazionale. Gli spettatori erano scioccato dal racconto di una madre single con 10 figli, forzata per anni a vivere in una fredda roulotte senza elettricità, acqua o servizi igienici, mentre le Nazioni Unite classificano l'Irlanda come uno dei più ricchi paesi del mondo. Nonostante il successo del film, i suoi protagonsiti, la famiglia Maughan, ancora non hanno ottenuto una casa. Vivono nella stessa roulotte, senza servizi,occupando un campo incolto e circondati dai ratti.
Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, meno dell'1% della popolazione. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica. In Gran Bretagna e nell'Irlanda del Nord sono riconosciuti come gruppo etnico minorutario distinto, ma non lo sono nella Repubblica.
Martin Collins, vice direttore del Travellers group Pavee Point, parla dell'odio che viene affrontato giornalmente, che dovrebbe chiamarsi razzismo. Giudica "evidente" quanto rivelato dal caso Nally, come "razzismo istituzionalizzato" contro i Viaggianti. Nessuno di loro era nella giuria. "Sono il primo ad ammettere che Jahn Ward non aveva alcun diritto di trovarsi lì dov'era, ma quello è stato un omicidio a sangue freddo. Ed ora il fattore è ritratto come un eroe nazionale. E' qualcosa di simile a quanto avvenne in Alabama, Georgia e Mississippi."
Mr Collins dice che i Viaggianti non sonosorpresi dalla profondità del sentimento contro di loro. La vedova Ward ha ricevuto lettere minatorie del tenore "uno in meno, sotto con gli altri 30.000". I Viaggianti a Dublino dicono di dover cambiare il loro cognome per ottenere lavoro. Circa il 73% degli uomini sono disoccupati e una ricerca condotta da un'istituto per l'impiego svela che un occupato su quattro non vorrebbe condividere il proprio spazio di lavoro con un Viaggiante.
Tornata a Finglas, Winnie Kerrigan cdice che il messaggio emerso dal caso Nally è che ammazzare un Viaggiante è "OK".
"Non vogliamo pietà. Chiediamo diritti unmani," ci dice.
La storia I Viaggianti (Travellers) sono da secoli parte della società irlandese. Nativi dell'Irlanda, sono un gruppo distinto dai Rom europei, di cui condividono la tradizione nomadica e dei gruppi familiari estesi. Anche se oggi non è quasi più parlata, hanno una lingua propria, il Cant. Sono tradizionalmente lavoratori del metallo, commercianti di cavalli e lavoratori agricoli stagionali, oggi molti vivono concentrati nele aree urbane. Ci sono circa 30.000 Viaggianti in Irlanda, 15.000 in Bretagna e 10.000 negli USA. In Irlanda il 63% dei Viaggianti ha meno di 25 anni e l'aspettativa di vita è di dieci anni inferiore al resto della popolazione. Secondo Pavee Point circa 800 famiglie vivono ai margini dele strade, senza acqua, elettricità e servizi igienici, altre centinaia sono in attesa di sistemazione in alloggio. (sulle origini dei Traveller, dall'archivio di Pirori ndr)
Guardian Unlimited © Guardian Newspapers Limited 2005
Di Fabrizio (del 05/12/2005 @ 16:09:32, in Europa, visitato 2022 volte)
European Roma Rights Centre Country Report
Antiziganismo in Francia da Roma-Francais
Budapest, Paris, 2 Dicembre 2005. [...]
La Francia è conosciuta come luogo di nascita dei diritti umani. "Liberté, Egalité, Fraternité" - questa rivoluzionaria dichiarazione rimane nel cuore della Repubblica. Ogni successiva Costituzione Repubblicana ha reiterato l'impegno per i diritti umani e l'uguaglianza. D'altra parte, i reecenti sommovimenti sociali mostrano che ci sono cause profonde di preoccupazione, che non tutti in Francia beneficino delle premesse di eguaglianza incise nel cuore della Repubblica Francese.
Sin dal 2003, European Roma Rights Centre (ERRC) si è impegnato a monitiorare la situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom migranti in Francia, La ricerca indica che a centinaia di migliaia tra loro è negato il diritto al pari trattamento, e che sperimentano una quotidiana negazione ed interferenza verso quasi tutti i fondamentali diritti in campo civile, politico, sociale, economico e culturale. Sono stati per lungo l'oggetto di leggi, politiche e pratiche tese al loro controllo, repressione, esclusione ed assimilazione. [...] Recentemente, nuove leggi hanno seriamente limitato la possibilità di esprimere gli elementi chiave della loro identità, dando nel contempo giustificazione legale agli ufficiali della forza pubblica per agire in maniera repressiva e draconiana - e, di seguito, per escluderli da quasi tutti gli aspetti della vita pubblica e dei servizi.
La discriminazione contro Sinti, Gens de Voyage e Rom inibisce la capacità dei singoli di esercitare diritti fondamentali come quello di voto [...] Molti di loro devono portare seco speciali documenti di circolazione, da presentare come visti a gendarmi e polizia, [...] pena sanzioni o il loro mancato rinnovo. Spesso la discriminazione inizia al primo contatto col sistema scolastico. Un gran numero di Rom e Sinti non è scolarizzato, escluso dalla scuokla secondaria e/o segregato in classi differenziali. In genere la loro scolarizzazione è inferiore agli standards, spesso senza che vengano loro forniti i minimi strumenti letterari di base.
Molti Sinti, Gens de Voyage e Rom sono sgomberati da un comune all'altro, senza potersi fermare più di un breve periodo. La gran parte del territorio in effetti, appare off limits per loro. Le aree disponibili per la sosta sono spesso insalubri, inquinate o isolate dai centri cittadini. La maggior parte ritiene che l'intero apparato statale sia un nemico, il cui scopo è negare la loro cultura, alla sola ragione di forzarli ad allontanarsi dalla società francese nel suo insieme.
Alla stessa maniera, migliaia di Rom migrati in territorio francese, sono soggetti a politiche specifiche perché abbandonino la Francia. Vivono in baraccopoli indecenti, da cui peraltro sonoo ripetutamente sgomberati verso altri campi od edifici da occupare. Sono inoltre soggetti a varie forme di violenza e abusi [...]
L'antiziganismo è parte regolare e condivisa dei vari vari apsetti della vita pubblica: senatori, deputati, sindaci ne fanno ampio uso, spesso per ottenere finanziamenti pubblici. Ritratti come criminali sporchi e incivili, parassiti sociali e disturbatori della quiete pubblica, Sinti, Gens de Voyage e Rom sono isolati come una sottoclasse pericolosa e indesiderata.
Le recenti settimane hanno visto l'esplodere della rivolta, che ha coinvolto i settori più marginalizzati delle comunità. Il risultato è che la loro situazione, e quella degli inmmigrati di più recente arrivo, ha ottenuto nuova attenzione dai circoli politici. La situazione di Sinti, Gens de Voyage e Rom richiede una simile ed urgente attenzione, se si vuole realizzare pienamente la pronessa di uguaglianza.
Informazioni:
Lanna Hollo, ERRC France Research Team Leader: +33 (0)1 48 07 09 87Claude Cahn, ERRC Programmes Director: ccahn@errc.org, (36 20) 98 36 445Savelina Danova-Russinova, ERRC Research and Policy Co-ordinator: savelina.danova@errc.org, (36 1) 41 32 215
The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the rights of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc.org.
European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Phone: +36 1 4132200 Fax: +36 1 4132201 For correspondence, to subscribe and unsubscribe from this list, please use office@errc.org.
Di Daniele (del 06/12/2005 @ 19:40:58, in Europa, visitato 3051 volte)
questo articolo del manifesto di oggi che sarà "leggibile" da domani... è veramente molto interessante! con molti dati e testimonianze direttissime...domani ti mando la traduzione sull'articolo BBC.buona serata!daniele
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Indipendenza del Kosovo? Che ne pensano i 260.000 rom cacciati nel terrore Nessuno chiede agli zingari Viaggio nei campi profughi dove da sei anni vivono decine di migliaia di rom espulsi a forza dal Kosovo, e rimasti privi di tutto. «Non ci sono più aiuti, né locali né internazionali, e non c'è lavoro. Ma non possiamo nemmeno tornare a casa, siamo minacciati di morte» TOMMASO DI FRANCESCO INVIATO A BELGRADO
«Sei del manifesto? Allora conosci Rossana Rossanda? Ti prego salutala, lei è stata per me un mito quando ero studente in Germania alla fine degli anni Sessanta». A parlare è Rajko Djuric, al secolo giornalista della Tanjug ma soprattutto famoso per essere il «re degli zingari». O meglio l'«ex-re», perché a quella carica è stato eletto dal congresso mondiale degli zingari per ben due mandati dal 1990 al 2000, poi è stato presidente del congresso mondiale e ora dirige il Centro internazionale degli zingari di tutto il mondo e da «re» ha pubblicato molti libri sulla condizione degli zingari, tradotti [...]
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La versione integrale dell'articolo sarà disponibile domani. Oggi, l'accesso al testo integrale è riservato ai soli abbonati.
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NdR: inizia oggi la collaborazione del blogger Daniele (si definisce un lettore attento della Mahalla), il primo e l'unico, sinora , a raccogliere l'appello di aiutarmi con le traduzioni. Benvenuto! Prima che si arrabbino gli amici di Mantova, mi permetto due appunti al Manifesto:
- Zingari rimane un termine dispregiativo e vagamente etnocentrico. Almeno loro dovrebbero saperlo.
- Ogni tanto si scoprono nuovi re e regine zingare. Per favore! IRU è un organismo elettivo, che da voce al Congressi Mondiale dei Rom. Re e regine lasciateli ai fotografii cerca di scoop!
- In ogni caso, se mi riesce domani traduco in italiano l'articolo di Rajko Djuric, apparso sulla stampa a fine novembre.
- A proposito di Kosovo e di stampa italiana: lo sapete che all'appello di questa estate contro i rimpatri forzati, hanno risposto più numerosi dal Lussemburgo che dall'Italia? CHAPEAU!
Fabrizio
Di Fabrizio (del 07/12/2005 @ 16:02:20, in Europa, visitato 1869 volte)
Da: Barrie Taylor su British_Roma
Un'associazione caritativa Rom nel Regno Unito sta conducendo una vasta
ricerca sull'abuso di farmaci e droghe che ha colpito anche la nostra comunità.
Il gruppo di ricerca è composto da Rom ha determinato che il fenomeno ha
iniziato ad espandersi in concomitanza con la sedentarizzazione. Adulti e
ragazzi sono introdotti all'uso di droghe nelle scuole, nei pub o nei club. Ora
l'associazione sta provando a stabilire quale sia la profondità del fenomeno e
approntare materiale apposito per prevenire il fenomeno in quei settori della
comunità che ancora non siano stati toccati da questo disagio.
Occorrono unità specifiche che facciano da ponte e da traino tra la
comunità e i servizi socio-sanitari. Formare gruppi di auto aiuto che possano parlare
alle famiglie, aiutarle a comprendere la situazione e fornire supporto.
Il ricovero è gratis, ma i Rom non ne hanno consuetudine, per la maggior
parte perché non sono a conoscenza di questa possibilità. Dobbiamo essere noi
stessi a promuovere un progetto nazionale, che abbia radici nella nostra
cultura.
I responsabili del gruppo di ricerca da anni operano nel campo delle droghe e
recentemente hanno potuto accedere a un finanziamento della Lancs University,
che permetterà di produrre una documentazione sulle esigenze di Nomadi e
Viaggianti, ed eventualmente di poter provvedere ai casi più disperati. Come
partner dell'associazione europea UNITE, hanno anche possibilità di accedere e
condividere aiuti e conoscenze specifiche. Ora occorre anche coinvolgere il
Governo per condividere una strategia nazionale.
[...]
Contact 07949182079 and ask for Barrie Taylor
Droga e tossicodipendenza in Europa:
Di Fabrizio (del 08/12/2005 @ 10:25:38, in Europa, visitato 3048 volte)
25/11/2004 - Nuovamente impantanati gli sforzi per erigere a Berlino un monumento alle vittime Rom e Sinti dell'olocausto nazista. Nonostante gli esponenti dei maggiori partiti abbiano dichiarato il loro appoggio alla realizzazione, gli stessi partiti non hanno trovato un accordo sul termine da adoperare per indicare tale monumento. L'ultima definizione (A tutti quanti definiti "zingari" dal nazismo) è stata rigettata mercoledì scorso. Continua invece la discussione se i gruppi dei Rom e dei Sinti possano rappresentare tutti i popoli nomadi perseguitati dal regime nazista.
dall'archivio di Pirori, 1 dicembre 2004. Sempre su Pirori, l'11 dicembre 2004:.... "Oggigiorno," continua, "in Germania i neonazisti sono accettati meglio di noi Sinti." E' furioso col cancelliere Schröder che all'inizio di quest'anno ha presenziato all'apertura della galleria fondata da Christian Friedrich Flick, nipote di un industriale nazista. "Una mostra pagata col denaro di noi forzati". Per protesta, si è dimesso dal partito socialdemocratico. Non ha rapporti con altri sopravvissuti; dice di sentirsi in comunanza "mentalmente". Ma vorrebbe che le attività di testimonianza nelle scuole - intende riferirsi agli attivisti ebraici - fossero più comprensive verso i Sinti, che ritiene esserne rimasti esclusi per la differente cultura. "Juden, juden, juden," dice "Sinti, nix." Regolarmente è in viaggio per Berlino, dove si discute ancora invano [...] sulla costruzione di un monumento per le vittime Sinti. "Sono un vecchio di 84 anni, che deve ancora dimostrare e andare a Berlino..." Qui la sua voce si rompe e d'improvviso abbandona la stanza.
Nel frattempo, l'artista a cui è stato commissionato il monumento ha compiuto la bella detà di 75 anni, come ricorda ARTfaq:
Lo scultore israeliano Dani Karavan compie 75 anni
Le sue opere si trovano in tutto il mondo, il suo marchio: sculture monumentali che il visitatore esplora camminando all’interno di esse. Dani Karavan il 7 dicembre compie il suo 75° compleanno. Tra le sue opere più spettacolari ricordiamo “Passaggi” (vedi foto), realizzata nel 1994 nel paese spagnolo Portbou, dove il filosofo tedesco, Walter Benjamin, è stato assasinato durante la sua fuga dai nazisti. Altrettanto spettacolari sono le sue sculture “Strada dei diritti umani”, vicino al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga, e la sua creazione per il Heinrich-Böll-Platz a Colonia. A Berlino gli è stato commissionato un monumento commemorativo per i Sinti e Rom, uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dani Karavan è nato a Tel Aviv nel 1930. All’Accademia Bezalel di Gerusalemme ha studiato disegno, più tardi ha proseguito gli studi a Firenze e Parigi. Nel 1977 è stato presente alla Documenta di Kassel. Nel 1996 ha ricevuto il “Kaiserring” di Goslar. Per la sua opera completa è stato onorato con il Premio di Israele.
Bernd Noack
Di Fabrizio (del 10/12/2005 @ 19:41:09, in Europa, visitato 1967 volte)
cliccare sull'immagine per leggere l'articolo (testo in inglese)
9. 12. 2005: E' uscito il 7 novembre il libro
(Ne)boli [(No)dolore], sulle memorie dei sopravvissuti Rom
all'Olocausto della II guerra mondiale. Il volume raccoglie le
testimonianze orali sull'Olocausto assieme ai racconti sulla vita
prima e dopo la guerra. Alla presentazione presso il coffeeshop
Krasne Ztraty di Praga erano presenti alcuni dei sopravvissuti.
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9. 12. 2005: In occasione del 57° anniversario
della Giornata Internazionale dei Diritti Umani (10 dicembre)
l'ambasciatore USA nella Repubblica Ceca, William J. Cabaniss, ha
premiato l'attivista Sri Kumar Vishwanathan, creatore del
programma Common Life.
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9. 12. 2005: Si autodefinisce "un animale da
fatica a tempo pieno"; Enisa Eminova, Romnì macedone,
consulente di Roma Women's Initiative, fondata lel 1999
nell'ambito delle iniziative di Open Society
Institute. Roma Women's Initiative opera per sviluppare, collegare
e catalizzare un gruppo guida di donne Rom impegnate nello
sviluppo dei diritti umani delle donne dell'Europa Centrale e
Orientale.
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