Di Fabrizio (del 13/10/2012 @ 09:18:07, in Italia, visitato 1527 volte)
Di Davide Zaccheo
Foto fatta a giugno durante la festa IO NON SGOMBERO durante la quale ragazzi
italiani del quartiere e ragazzi rom del campo hanno realizzato quel bellissimo
murales fatto sulla parete posteriore di un container. Murales che è stato
distrutto da Roma Capitale insieme al container. (cliccare sull'immagine
per scaricarla a grandezza naturale)
Tra i giorni di lunedì 8 e martedi 9, i circa 170 rom di Tor de Cenci che da 10
giorni il comune aveva parcheggiato nell'ignobile e disumano centro di
accoglienza del Comune di Roma all'ex fiera di Roma, sono stati trasferiti in
via definitiva nel campo di Castel Romano. Sono stati trasferiti dopo quattro
giorni di sciopero della fame, costretti dalle vergognose condizioni in cui
sostavano nel centro di accoglienza nel quale dormivano ammassati in mezzo a
pidocchi pulci e topi.
La visita del sindaco Alemanno e la promessa che il nuovo campo sarebbe stato
pronto per lunedì li ha convinti ad interrompere lo sciopero della fame tra
sabato e domenica. Il lunedì stesso si è proceduto alle prime assegnazioni delle
casette e al trasferimento dei primi nuclei nel nuovo campo. Già martedì 9 tutta
la comunità si trovava a Castel Romano. Le famiglie sono state sistemate in 44
casette. Ci si è accorti però che non tutte le casette erano agibili (in alcune
mancava ancora la corrente elettrica, in altre l'acqua etc.) e quindi alcuni
nuclei familiari in attesa dell'"agibilità" della loro casa, hanno dormito
ammassati in casette di parenti e dintorni.
Il nuovo campo si trova limitrofo all'altro campo che ospita già 900 persone. La
maggioranza è bosniaca e una altra buona parte è serba. Come è noto Castel
Romano si trova su una strada a scorrimento veloce che è la via Pontina con
intorno solo prati e boschi. Da anni i Rom di questa comunità combattono insieme
alle associazioni presenti al campo per l'istituzione di una fermata
dell'autobus che li porti al più vicino punto di contatto con la civiltà che è
il capolinea della metro b di Roma "Eur Fermi". Circa 300 minori del campo
percorrono ogni giorno 30 km all'andata e 30 km al ritorno per raggiungere tutte
le scuole di ogni ordine e grado in cui sono iscritti, e solo questo dovrebbe
far riflettere sulle politiche di integrazione che il comune di Roma ha attuato
negli ultimi dieci anni.
Insieme ai bambini di Castel Romano ci sono da oggi anche i bambini di Tor de
Cenci, quelli che fino a ieri impiegavano dieci minuti per raggiungere la
scuola, quelli che potevano restare fino alle 16.00 insieme con tutti gli altri
bambini italiani e stranieri, quelli che infine incontravano i loro compagni di
classe in giro per il quartiere anche quando non c'era la scuola. Ora non lo
possono fare più. Non lo possono fare più neanche i loro ex vicini di casa
macedoni e bosniaci che sono stati trasferiti nel nuovo campo attrezzato de La
Barbuta, un campo costruito al confine con la pista di atterraggio del secondo
aeroporto di Roma che si chiama Ciampino. Anche per loro, i tempi e le distanze
sono raddoppiati.
Quello che è stato appena detto è anche il continuo di questa storia che è
realmente la storia di una volontà di integrazione. La comunità di Tor de Cenci
è stata per cinque anni letteralmente assediata dalle istituzioni con il preciso
fine di sgretolarne il vissuto, e soprattutto la parte buona di quel vissuto.
Ma la battaglia continua, continua con le proposte alternative dell'autorecupero,
del sostegno economico all'alloggio, del cambiamento delle politiche sugli
sfratti. Continua sempre e senza scoraggiarsi con la scolarizzazione dei minori.
I Rom di Tor de Cenci continuano a combattere ed è proprio per questo che
ovunque si trovano per me sono e saranno sempre i "I Rom di Tor de Cenci".
Mercoledì hanno rovesciato i cassonetti e minacciato di bloccare via del
Cornocchio. Ieri mattina, meglio organizzati, si sono presentati con cartelli e
iniziato lo «sciopero dei bambini». Nel senso che i piccoli non sono stati
mandati a seguire le lezioni come tutte le altre mattine.
Sono i nomadi di origine macedone ospiti del campo comunale, cinque famiglie
per un totale di una trentina di persone, che da qualche giorno hanno dichiarato
una sorta di stato di agitazione. Per colpa delle bollette.
«Noi siamo qui nel campo da anni e abbiamo sempre cercato di lavorare, senza
creare troppi problemi - hanno raccontato i capofamiglia reclamando un
intervento delle autorità. - Ma da qualche tempo tutti noi abbiamo perso il
lavoro e ora non ci sono più i soldi per pagare l'acqua e la luce. E abbiamo
paura che ci taglino le utenze».
Un rischio in realtà non troppo concreto che si lega tuttavia ad una altra
lunga serie di lamentele. Queste, almeno in parte, giustificate.
Gli ospiti del campo infatti dal 2008 vivono nella struttura senza un
regolare contratto di locazione da parte del Comune e questo fatto impedisce che
venga loro concesso il certificato di idoneità alloggiativa. Un documento senza
il quale trovare lavoro è pressoché impossibile.
«Purtroppo si tratta di un problema reale», ammette l'assessore ai servizi
sociali Laura Rossi che ieri alle 14 ha incontrato i nomadi insieme al sindaco
Pizzarotti. «La situazione del campo risente di una storica inerzia e di una
mancanza di accorta gestione da parte delle precedenti gestioni». Uno scomodo
retaggio che ora l'amministrazione si trova a dovere fronteggiare: anche se le
risorse, come è noto, sono molto scarse. «Per parte loro anche i nomadi hanno
delle forti responsabilità: il degrado della struttura è in buona parte
attribuibile a loro che hanno sempre comunque potuto contare su un'assistenza
economica. Le bollette non le hanno mai pagate e ad intervalli l'amministrazione
si è fatta carico di coprire il pregresso. Ora però il problema è più serio».
Si, perchè il campo sarebbe da da bonificare e rimettere in sicurezza con
investimenti pesanti mentre il Comune non può certo mantenere all'interno di una
propria struttura persone senza un contratto che è fondamentale per il loro
permesso di soggiorno e il lavoro. «Nell'incontro di ieri ho chiesto
espressamente che gli ospiti si impegnino per iscritto a offrire la loro
collaborazione per la gestione delle struttura. E' altresì vero che le
condizioni minime di sicurezza sono a rischio». E forse proprio qui è la chiave
per capire il motivo di questa lunga assenza di un contratto: per perfezionarlo
si sarebbe dovuto investire e si è preferito non farlo. Non riuscendo però
neppure a prendere la decisione di sgomberare un'area che ormai appare
fatiscente e devastata. E gli ospiti? Loro dopo l'incontro di ieri sembrano
dichiarare una certa disponibilità anche se le bollette, che ormai superano i
mille euro l'una, dovranno essere pagate. E su chi debba mettere la mano al
portafoglio le ipotesi sono diverse.
«In Emilia è stato stanziato un milione di euro per i campi nomadi- hanno
ripetuto più volte gli ospiti. - Ma i soldi dove sono?».
«Il finanziamento riguarda l'intera regione e per Parma sono disponibili
circa 30mila euro - ribatte l'assessore. - E noi di recente abbiamo partecipato
al bando per ottenere la somma». Ma 30mila euro certo non bastano. Tra poco
arriverà l'inverno. E il clima potrebbe surriscaldarsi.
A Roma, il sindaco Alemanno - evidentemente
alla caccia di consensi elettorali dalla sua parte politica, o con le necessità
di far cassa per il comune, chi può dirlo - ha emanato un'ordinanza (non è una
novità, per Roma) anti-bivacco. Cosa significa? Significa
che nelle aree «di particolare pregio storico, artistico, architettonico e
culturale ricomprese nel perimetro della Città Storica di Roma è fatto divieto
di bivaccare, sistemare giacigli e sostare per consumare cibi o bevande».
E chi dovesse violare l'ordinanza? Multa. Da 25
a 500 euro. E deve trattarsi veramente di un'emergenza, perché
l'ordinanza del sindaco si intitola "Disposizioni urgenti per garantire la
tutela delle aree di pregio del centro storico".
Un'ordinanza che ne va a sostituire un altra, in vigore fino allo scorso 30
settembre: Disposizioni urgenti per garantire la tutela, la valorizzazione e la
fruizione pubblica del patrimonio artistico e monumentale della città, dove in
pratica cambia qualche parola ma la sostanza rimane la stessa. Guardare ma non
mangiare.
Roma non è l'unica ad aver messo in atto severe disposizioni a riguardo. A
Vicenza, il sindaco Achille Variati durante il
periodo estivo ha severamente vietato la sosta prolungata e il bivacco a
roulotte e camper nelle zone adiacenti ai parchi giochi e nei parcheggi. Ai
malcapitati, soprattutto turisti e nomadi, è toccato pagare una multa di
350 euro.
Restando in Veneto, a Venezia la lista delle cose da non fare
per non far "indispettire" i tutori dell'ordine sono molte di più: dal divieto
di dar da mangiare ai piccioni a quello di fare pic nic in giro per la città,
oltre a sanzioni per chi gira a torso nudo per calli e campi.
C'è chi ha addirittura ingaggiato dei vigilantes anti-bivacco: succede a
Firenze, dove il sindaco Renzi, per mantenere il
"decoro" intorno a Santa Maria del Fiore, ha fatto posizionare un cordone per
persuadere i turisti a non sedersi sulla gradinata centrale del duomo, mentre
nelle ore di punta arrivano proprio dei vigilantes dell'Opera del Duomo a
sorvegliare la gradinata.
Quando la norma poi è troppo generica, si può incorrere in multe senza neanche
accorgersene: a Lecce, ad esempio, basta sedersi sul parapetto
dell’anfiteatro o sui gradini di una chiesa o di un altro monumento pubblico per
trovarsi in una condizione illecita. L'ordinanza, infatti, dichiara che "è
vietato occupare i monumenti ed i luoghi destinati al culto come luogo di
intrattenimento e/o bivacco o fare qualunque altra attività incompatibile con la
loro conservazione”. L'intoppo sta proprio in quel "qualunque", che garantisce
alla polizia municipale di multare anche chi si ferma a sorseggiare una
bottiglia d'acqua.
La difficile convivenza tra turisti e cittadini, indispettiti dall'aumento di
popolazione durante i mesi estivi, ha portato i sindaci di alcune città della
Costiera Amalfitana a correre ai ripari dall'invasione
turistica. Qui, oltre al classico divieto di bivacco anche sulle spiagge - per
la gioia dei ristoratori - vigono provvedimenti che fanno sorridere, come quello
che vieta di girare con zoccoli troppo rumorosi per le stradine di
Positano durante le ore di "siesta".
Un ridimensionamento e un ritorno al "buon gusto" talvolta è necessario. Eppure
basterebbe soltanto un maggiore senso civico e di rispetto per evitare di
vietare il piacere.
Il 16 ottobre 2012, giornata che ricorda la deportazione degli ebrei della
città di Roma avvenuta nel 1943, l'Associazione 21 luglio organizza una serata
di approfondimento, dibattito, cultura e musica per riflettere su quali siano le
migliori politiche da promuovere per un superamento definitivo dei "mega campi monoetnici" all'interno dei quali negli ultimi decenni sono state concentrate in
Italia le popolazioni rom e sinte.
Parteciperanno tra gli altri: Dezideriu Gergely (direttore del Centro Europeo
per i Diritti dei Rom); Emma Bonino (vice presidente del Senato); Nando Sigona
(ricercatore presso il Centro Studi sui Rifugiati dell'Università di Oxford);
Pietro Marcenaro (presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la
promozione dei diritti umani del Senato) e tanti altri. Concerto dei Musikanti
di Balval, del maestro Jovica Jovic e del sassofonista Gabriele Coen.
La serata sarà allietata inoltre da piatti della cucina rom.
Genova, 5 ott. - (Adnkronos) - "Riscoprire gli antichi mestieri, in
particolare l'artigianato artistico, tradizionale e tipico di qualita', puntando
anche sull'innovazione, costituisce una misura importante contro la piaga della
disoccupazione giovanile e aiuta produzioni di nicchia che hanno tutte le carte
in regola per rimanere sul mercato". Lo ha dichiarato Luca Costi, segretario
regionale di Confartigianato Liguria, a margine della presentazione, questa
mattina in Regione, dei finanziamenti del Fondo sociale europeo 2007-2013
rivolto alla formazione professionale "in bottega".
Due milioni e 270mila euro sono stati stanziati per avvicinare giovani,
disoccupati, inoccupati e appartenenti a minoranze etniche (rom e sinti) agli
antichi mestieri. Le "botteghe" individuate come ambito di formazione e
inserimento professionale riguardano i settori dell'artigianato artistico
tradizionale e tipico di qualita', mentre le aziende artigiane in possesso del
marchio "Artigiani In Liguria" possono formare anche personale gia' dipendente.
"Ma non solo - spiega Costi - e' previsto l'accompagnamento alla nascita di
nuove micro e piccole imprese nei settori dell'artigianato individuati". I
settori di intervento spaziano dall'agroalimentare tipico, alla moda, alla
lavorazione del legno e metalli, con attenzione particolare, per quanto riguarda
lo start up di nuove imprese, all'innovazione nei processi di lavorazione e
produzione.
Certo, capisco che trovare un lancio come quello dell'Adnkronos
sulle pagine di Libero, da uno strano senso di straniamento.
Ma le conferme al solito tran-tran arrivano puntuali il giorno dopo: come spinti
da un riflesso pavloviano insorgono i leghisti, anzi, come si scrive sotto
"tuonano" (che tanto lo sappiamo, a proposito di certezze, che ultimamente i
leghisti tuonano ma di lampi sono incapaci di farne...)
E' molto bello ed educativo che ora questi omini col cervello verde si
preoccupano di "tutte le altre comunità immigrate" e persino di una possibile
"guerra tra poveri".
Continuo a non capire una cosa: se gli zingari non lavorano, non va bene; ma se
lavorano non va bene comunque. Un tempo si diceva "non sono io il razzista, sono
loro che sono rom!"
Genova24.itBando artigianato, Rixi (Lega Nord): "Cosa c'entrano gli zingari
con gli antichi mestieri?"
Regione. Intervento del capogruppo della Lega nord Edoardo Rixi sul bando di
finanziamento – derivante da fondi europei – approvato dalla Regione Liguria
sugli antichi mestieri, con una voce ad hoc dedicata alla formazione di sinti e
rom. "Cosa c'entrano gli zingari con gli antichi mestieri della Liguria?" tuona
Rixi che ricorda che la cifra complessiva messa a disposizione dal bando è di 2
milioni e 270 mila euro.
"Considerando che la disoccupazione in Liguria è in aumento specie tra i giovani
e che le piccole imprese artigianali sono in grave crisi, a causa delle
politiche montiane e della concorrenza sleale dei paesi in via di sviluppo, mi
chiedo che senso abbia diluire un già magro stanziamento di fondi pubblici anche
ad una comunità di immigrati spesso clandestini". dice il capogruppo della Lega.
"L'attuale maggioranza che governa la Liguria al danno aggiunge la beffa, anzi
due beffe, perché – spiega Rixi – da un lato allargando i finanziamenti ai soli
zingari esclude tutte le altre comunità immigrate, lanciando il messaggio
implicito che sudamericani e nordafricani valgono di meno e rischiando così di
scatenare una guerra tra poveri, dall'altro dando dei finanziamenti pubblici a
sinti e rom si buttano i soldi in maniera irresponsabile, in quanto si tratta di
popolazioni nomadi che a breve non stanzieranno più in Liguria e probabilmente
neanche in Italia, col risultato che il denaro pubblico regalatogli non produrrà
né tassazione per la società né posti di lavoro sul nostro territorio.
La Giunta Regionale" conclude Rixi "riesce ad attuare politiche ridicole e
controproducenti anche quando s'impegna a fare qualcosa di sinistra".
Nel frattempo s'è destato anche
Il Giornale, solita foto decontestualizzata:
e titolo da cronaca nera: Gli antichi mestieri nelle mani dei rom Il bando per
salvare gli antichi mestieri della Liguria finisce con il finanziare le comunità
sinti e rom. Protesta la Lega Nord
ma il testo dice "finanziando ANCHE i sinti e i rom" (il maiuscolo è mio, ndr)
In chiusura, Rixi spiega in prima persona il suo pensiero su
Bordighera.net "Peccato che la Giunta di sinistra abbia stabilito, come si
legge sul sito ufficiale della Regione, di allargare la distribuzione di tale
denaro anche alle comunità sinti e rom, altrimenti dette zingare, residenti in
Liguria." Trattasi quindi di un problema di "cittadinanza", se non ho
capito male. D'altronde, anche il Sudafrica razzista era una nazione campione d
i diritti democratici, solo che li riconosceva esclusivamente ai bianchi.
Resta da notare che per una notizia trovata su questo importante
finanziamento, ce ne sono almeno 3 dedicate ad una polemica che più di parte non
si può...
ROMAREACT.
orgFLASHMOB, PER SVESTIRSI DEGLI STEREOTIPI, 30
settembre 2012
Un gruppo internazionale di 40 studenti ha lanciato romareact.org, una nuova
piattaforma online per mobilitare le comunità rom con flashmob mozzafiato in cui
ragazze e ragazzi pubblicamente si spogliano degli stereotipi.
Questa gioventù ne ha abbastanza di essere percepita come mendicanti, ladri,
cartomanti, anche quando un numero crescente tra loro si sta laureando
all'università.
"Make the Change" è il messaggio di appello all'azione del flash mob, che si
riferisce ad un urgente bisogno di aiutare i Rom a sollevarsi dalla povertà e
misurarsi con successo con i non-Rom.
Hanno perciò occupato il centro di Edirne in Turchia alle 13 di sabato 29
settembre, e messo in atto il primo flash mob nella storia del paese.
Anche la folla è rimasta attonita, era qualcosa di mai visto prima. Romnià
danzatrici del ventre, cartomanti, mendicanti ed alcolizzati che attorniano un
pubblico congelato. La musica li sblocca e si trasformano in avvocati,
infermieri, ingegneri attraverso le loro storie personali che necessitano il
cambiamento.
I "re-attori" - come la rete ERGO che si è occupata
dell'iniziativa chiama i giovani agenti del cambiamento - vogliono anche
mostrare la battaglia che i Rom istruiti conducono per essere differenti tanto
nel mondo rom che in quello non-rom.
RomaReact.org intende
celebrare
il successo dei giovani rom istruiti, dando luogo ad eventi simili nelle loro
stesse comunità e fornendo visibilità internazionale a loro. State all'erta!
ERGO Network ed i suoi membri in Albania, Bulgaria e
Macedonia, hanno organizzato il flash mob per la campagna Roma Women Empowerment
dal titolo Il Nostro Spazio, Il Nostro Spazio, Il Nostro caso. La campagna
riguarda l'accrescimento delle donne rom. Ha anche una componente online nel sito Roma
React, per visualizzare posti, spazi e casi delle donne rom nelle nostre
società.
Di Fabrizio (del 06/10/2012 @ 09:17:47, in Kumpanija, visitato 2638 volte)
Ancora si tratta di
Tor de' Cenci,
ma non vorrei annoiarvi con testimonianze strappalacrime, recriminazioni sui
diritti negati... diciamocelo, almeno tra di noi tutto ciò è scontato. Fate
conto che vi scriva un croupier, uno abituato a mescolare le carte, a cercare
nuovi punti di vista.
Volevo riflettere sul rapporto virtuale (molto reale, come spiegherò in
seguito) tra chi sopravvive con qualche sicurezza residua, interfacciandosi
al mondo tramite rete, internet e magari convegni, e gli "insicuri", i
"non-garantiti", che in questo piattume uniforme ritrovano forme di lotta
dimenticate da chi le aveva inventate.
Veniamo al pratico; da mercoledì scorso è apparsa su Facebook questa notizia:
Da stamattina alle 9.00 i rom sgomberati di Tor de Cenci protestano
attraverso lo sciopero della fame contro la disumana collocazione che è stata
loro riservata nel centro di accoglienza del comune di Roma sito presso un
padiglione dell'ex fiera di Roma in via dell'Arcadia. In questo centro dormono
tutti ammucchiati in due enormi stanzoni in condizioni igieniche pessime. La
protesta continuerà ad oltranza fino a quando il comune di Roma non troverà loro
una sistemazione dignitosa per qualsiasi essere umano.
La scrive
Davide Zaccheo, da cui sono arrivate in passato molte segnalazioni
su Tor de Cenci. E lui sta facendo di tutto per tenerci informati e soprattutto
attenti. Ce la sta mettendo tutta ma, spiace dirlo, è solo lui.
Ora, chi frequenta l'ambiente di Facebook, sa quanto sia facile, addirittura
compulsivo per qualcuno, usare la funzione "Condividi": è facile, per niente
dispendiosa e di solito ci si fa belli coi pensieri o le immagini prese da
altri. COME MAI COSI' POCHE CONDIVISIONI, STAVOLTA?
No, non mi preoccupano quei Rom prima sgomberati e poi ammassati come
scatolette... sarò cinico, ma ci sono abituati a vivere in condizioni inumane.
Mi preoccupate voi, tipici utenti massa da Facebook: se si fosse trattato di
denunciare uno sgombero, la malapolitica di una giunta, l'ennesimo morto, ci
sarebbero state schiere di anime belle a diffondere la notizia, anche
(soprattutto) senza avere capito di che cosa si trattasse. Perché una notizia
simile avrebbe riportato allo stereotipo del povero rom, che se non è un
delinquente, dev'essere per forza una vittima (e via di compatimento).
Ma se sono i Rom stessi a stancarsi delle "condizioni inumane" a cui sono da
anni sottoposti, per noi utenti telematici parlarne, scriverne, condividere,
significherebbe riconoscere che allora anche LORO sono davvero simili a noi.
Se LORO, gli estranei, gli esclusi... chiamateli come volete, sono arrivati
ad un atto estremo come lo sciopero della fame, non è per qualche ricatto
sentimentale in cui noi BUONISTI A PRESCINDERE dovremmo cadere; è invece per
mostrare che sono disposti, una volta tanto dopo anni a chinare la testa, a
mettersi in gioco.
Guardate, per favore, la home page di qualsiasi giornale. Guardate
l'attenzione riservata a cento notizie inutili. Confrontatele con questa tragica
e dolorosa presa di coscienza.
LORO stanno facendo di tutto, non solo per la casa o per le famiglie, ma per
la loro dignità. NESSUNO vorrà riconoscerlo e saranno sconfitti, ancora una
volta, non dalle ruspe ma da chi li osservava senza vederli (e senza vedersi).
Consoliamoci: saremo sconfitti anche noi, perché questo tipo di proteste una
volta le facevamo noi, ma ORA non siamo neanche più in grado di riconoscerle,
quando è qualcun altro a farlo.
Di Fabrizio (del 05/10/2012 @ 09:10:12, in casa, visitato 2240 volte)
L'area è stata suddivisa in due zone: la prima potrà ospitare 46 carovane,
mentre la seconda comprende 51 posti destinati ai gestori di giostre (foto
Keystone)
Corriere del Ticino 27 SET 2012 18:20
A Versoix predisposto un terreno di stazionamento di 53 mila metri quadrati
GINEVRA - Una nuova area di stazionamento destinata alle popolazioni nomadi è
stata inaugurata oggi a Versoix (Canton Ginevra). Il terreno di oltre 53 mila
metri quadrati accoglierà le carovane di zingari, nonché le famiglie
proprietarie di giostre e baracconi, insediate dal 1966 in riva al fiume Versoix.
Il terreno, di proprietà del Cantone, è stato dotato d'infrastrutture
collettive, in particolare un padiglione di 120 mq comprendente due lavanderie e
una sala di riunione. L'investimento, sopportato interamente dal Cantone,
rappresenta oltre 12 milioni di franchi.
L'area è stata suddivisa in due zone: la prima potrà ospitare 46 carovane,
mentre la seconda comprende 51 posti destinati ai gestori di giostre, che
disporranno peraltro di un parcheggio per le loro infrastrutture. "La Bécassière"
sarà l'unica area di stazionamento ufficiale di Ginevra per i nomadi.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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